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La statica è una branca della meccanica.
Meccanica insieme di teorie che descrivono le condizioni di stato di quiete o di moto
di un corpo.
In particolare noi ci riferiamo alla meccanica classica e la formulazione che
utilizzeremo è quella di Newton ( la meccanica classica newtoniana).
La meccanica classica si fa terminare alla fine del 1904. Perchè nel 1905 si
riscontrano debolezze nelle sue teorie.
In funzione della natura dei corpi che esaminiamo la meccanica può ulteriormente
suddividersi.
Le famiglie di corpi che possiamo esaminare sono:
• Corpi rigidi, corpi in cui la forma non cambia.
• Corpi deformati, in cui questo non è più vero, la parte esaminata subisce un
cambiamento.
• Fluidi
Nella meccanica classica le prime tre sono indipendenti fra loro. La massa non varia
se vario il momento in cui la osserva, come il tempo non dipende dalla posizione.
Questa è la differenza tra la meccanica classica e quella che viene dopo.
La forza invece no, è qualcosa che in generale dipende da quelle grandezze. Se
considero posizioni diverse, se cambio le masse in gioco ecc.
Quella variabile che dobbiamo porre in funzione delle altre è la forza.
Ciò che varia è la forza in funzione dello spazio, del tempo e della massa.
La forza rappresenta una grandezza che dipende dalle altre ma rappresenta anche la
grandezza più importante da definire. Quindi ciò che dobbiamo fare è esaminare le
forze.
Quando ci troviamo di fronte ad un problema fisico-matematica dobbiamo utilizzare
la strategia della semplificazione del problema.
Il corpo rigido più semplice di tutti è la particella elementare, è un corpo di cui
possiamo assumere la massa concentrata in un punto.
Ciò che possiamo fare è ricercare le leggi e le formule nel caso di corpi che siano
particelle (trattiamo la statica delle particelle, il caso più semplice, eliminando così la
distribuzione spaziale, perché se parliamo di corpo parliamo di una parte di spazio, di
volume. Un corpo dunque è un aggregato di particelle che occupano dei punto spazio,
il corpo più semplice di tutti è quello composto da una sola particella.
Definisco la forza attraverso la prima legge di Newton.
Il primo mattone che utilizziamo è dunque la prima legge di Newton.
(Una legge o un principio è qualcosa che deriva dall’evidenza sperimentale e che
quindi non va dimostrato e diventa architrave delle nostre teorie.)
Quindi tutto quello che costruiamo a partire da queste leggi ci dà la possibilità di
prevedere quello che succede veramente nella realtà e di interpretare i risultati che ci
offre.
La forza è intimamente legata alla prima legge di Newton.
Cosa mi serve per definire una forza? 4 informazioni:
07.03.18
L’operazione di scomposizione del vettore secondo le direzioni degli assi è un
problema che capita spesso di affrontare.
Ci sono casi particolari.
Supponiamo di avere un vettore F e di volerlo scomporre secondo due direzioni
assegnate, chiamiamole R e S che passano per un punto di applicazione.
Stiamo cercando due forze secondo R e S il cui parallelogramma ha come diagonale
la forza F.
Ci tracc
Consideriamo un sistema di forze.
Prima legge di Newton
Una particella rimarrà nel suo stato di quiete o di moto quando le azioni ad essa
applicate sono nulle. Se la forza che applico al corpo è nulla allora il corpo non varia
il suo stato di quiete o di moto, ovvero è in equilibrio. Quando la risultante delle forze
applicate è zero?
Quando la risultante ha componenti tutte nulle.
E=0 condizione di equilibrio.
Un sistema di forze applicato in un punto è equilibrato quando la sua risultante è
nulla.
L’equilibrio è fondamentale per la statica.
Quando un sistema di forze assegnato è in equilibrio? Capirlo è fondamentale in
statica.
Da un punto di vista analitico è necessario che le componenti siano uguali a zero, da
un punto di vista geometrico deve esservi la chiusura del poligono delle forze.
Cercheremo di rappresentare la realtà attraverso degli schemi. Lo schema che ci verrà
sempre in aiuto è il diagramma di corpo libero. Prenderemo il nostro corpo,
applicheremo su quel corpo tutte le forze che abbiamo trovato e capiremo se queste
forze sono equilibrate. Nel caso del punto capiremo se il poligono è chiuso o se la
risultante delle forze è zero. Un problema che ci possiamo porre è, se ho un certo
sistema di forze applicato ad una particella materiale F1, F2 e F3, esiste una forza che
aggiunta a questo sistema lo fa diventare un sistema in equilibrio, esiste una forza che
equilibra il sistema? La chiameremo equilibrante. Sto cercando una forza che
sommato a questo mi dia zero.
Sommo tutte le forze, qual è la forza che devo applicare? Deve essere il lato di
chiusura di questo poligono mi deve portare dalla punta dell’ultima forza fino alla
coda della prima forza. Se io guardo la risultante di F1 ...Fn, è uguale a questo lato
del poligono ma va dalla coda della prima alla testa dell’ultima, è uguale ad e in
direzione, ha la stessa intensità, stesso punto applicazione ma hanno versi opposti. Se
io considero l’equilibrante di un sistema di forze e se indico con R la risultante, allora
l’equilibrante è uguale a -R. Da un punto di vista analitico devo sommare a R -R. Da
un punto di vista geometrico, devo guardare il poligono delle forze. Considereremo
sistemi di forze e cercheremo risultanti ed equilibranti e useremo le componenti o
considerazioni di tipo geometrico.
Cominciamo ad esaminare i corpi. Un corpo è un volume dello spazio occupato da
elementi di materia.
Un corpo è rigido quando nel generico cambiamento a cui è soggetto se prendo due
punti del corpo la loro distanza non cambia. E’ un problema di scale di osservazioni.
Ad esempio l’acciaio lo è, il pongo no. L’idea di corpo rigido nella nostra esperienza
ha un senso in realtà dipende da quello che osservo. L’ipotesi di corpo rigido è un
ipotesi esemplificativa, perché in tutti i materiali posso osservare delle variazioni
della forma. E’ un ipotesi che vale per certi campi di utilizzo del materiale e i risultati
che otteniamo li adoperiamo nel momento in cui questa ipotesi non sia più vera.
D’ora in poi ci occupiamo di corpi rigidi.
Consideriamo l’azione delle forze.
Possiamo suddividere le forze in:
• Tutto ciò che deriva da qualcosa esterno al corpo, forze esterne.
• Le azioni che le parti del corpo si scambiano fra loro, forze interne.
Il momento misura la capacità della forza F di far ruotare il corpo rigido rispetto al
polo considerato. Se la forza passa per il polo allora non fa ruotare il corpo.
Prodotto vettore da un punto di vista analitico:
Per vedere come si esprime conviene riferirci al generico sistema di riferimento
cartesiano, segue la convenzione della mano destra. SE io prendo l’asse x e lo porto
sull’asse y mi trovo l’asse z, y su z mi da x, z su x mi da y. Se invece percorro i
versori al contrario ottengo gli assi opposti.
Consideriamo i tre versori, i j e k. Cominciamo a fare i prodotti vettori semplici.
Proviamo a fare
• i v i=0 (prodotto di un vettore a sé stesso, un vettore è parallelo a se stesso)
• i v j = k (vettore che ha come modulo prodotto dei moduli, ma il modulo di i è
1, il modulo di j è 1, l’angolo compreso è 90 gradi, perché sono assi cartesiani,
il seno di 90 è 1, quindi modulo di i per modulo di j per il seno dell’angolo
compreso, è 1 e quindi è un versore anche questo.
Qual è la direzione? Ortogonale sia a i che a j, quindi sia all’asse x che all’asse y,
quindi è l’asse z, il verso è positivo e negativo a seconda della regola della mano
destra, porto x su y se è un asse cartesiano trovo il verso positivo delle z. Allora il
risultato è il versore diretto verso l’asse z, ovvero k.
• i v k = -j
sto moltiplicando due versori ortogonali quindi il modulo vale 1.
La direzione è ortogonale a x e a z, quindi è il terzo asse, y.
Il verso è negativo.
• J v i= -k
o +k o -k, o si utilizza la regola della mano destra o si osserva che i v j= k. Dunque
dato che si inverte deve necessariamente essere -k
• j v j= 0, perché è lo stesso vettore
• j v k= i dato che manca l’asse x, si assegna il versore i, positivo.
• K v i=j
• k v j=-i
• k v k=0
Abbiamo svolto i prodotti vettori fra i versori degli assi cartesiani perché poi li
utilizzeremo nell’espressione analitica del prodotto vettore del momento.
Per ricordarli devo ricordare che se la diagonale cioè il prodotto vettore di un vettore
per se stesso è sicuro zero.
Quando faccio xy yz zx, ottengo più, quando li trovo al contrario il risultato è
sicuramente negativo.
Cosa significa dire xy yz zy.
Noi lavoriamo con i tre indici x y z. Le permutazioni che possiamo fare sono
xy, se poi scorriamo facciamo aumentare sia x che y, accade che la x diventa y e la y
diventa z, se scorriamo ancora succede che la y diventa z e la z diventa di nuovo x.
Queste tre sono le permutazioni pari. Se invece di andare in avanti andiamo indietro,
facciamo le permutazioni dispari, quindi facciamo diminuire xy, quindi zx,
cominciamo da x z e ce lo percorriamo al contrario, quindi dopo abbiamo zy,
scendiamo ancora, e otteniamo yx.
Abbiamo detto che vale la proprietà distributiva, allora possiamo considerare il
momento dato da due forze applicate nello stesso punto.
Da un punto di vista analitico: se io voglio fare R v F, il momento di una forza
rispetto ad un polo. Se il polo è l’origine del sistema di riferimento e questa è la forza
F applicata in un certo punto A, allora chi è il vettore R? E’ il vettore che unisce il
polo al punto di applicazione della forza.
Allora R è un vettore che in questo sistema di riferimento ha come componenti le
coordinate del punto A. Chi sono le componenti? La xA yA zA v Fx Fy Fz.
Significa che al posto di R posso scrivere:
xA*i+yA*j+zA*k v (e al posto di F) Fx*i+Fy*j+Fz*k
la proprietà distributiva dice che invece di considerare il prodotto per la somma posso
considerare la somma dei prodotti e quindi posso ricavare tutti i termini che derivano
da questo prodotto.
E viene quindi:
xA*i v Fx*i + xA*i v Fy*j + xA*i v Fz*k+ yA*j v Fx*i+ yA*j v Fy*j+ yA*j v
Fz*k+ zA*k v Fx*i + zA*k v Fz*k
xA*i v Fx*i=0 (sto facendo il prodotto di un vettore esteso su x per un altro vettore
esteso su x.)
xA*i v Fy*j= xA*Fy*k (mi viene un vettore che ha come modulo il prodotto dei
moduli per il seno dell’angolo compreso, l’angolo compreso è 90 gradi, perché uno è
lungo x l’altro lungo y, quindi viene xA*Fy e la direzione è quella ortogonale a i e j
quindi k e il verso è quello che porta i in j ma i v j mi da k. Quindi mi resta xA*Fy*k.
xA*i v Fz*k=xA*Fz* (-j) il modulo si ricava sempre da xA per Fz, e i v k è uguale a
-j.
In definitiva il momento rispetto al polo O della mia forza è pari a R v F
che possiamo scrivere anche come somma di queste componenti:
xA*Fy*k ecc
Troveremo
yA*j (Fx*i)=
j v i=-k
quindi mi rimarrà -ya * Fx
Poi passiamo ai termini j, ovvero quelli che moltiplicano i per k.
Quindi i termini che considero sono:
xA* Fz che è quello che trovato con -j.
zA* Fx che moltiplica k v i= +j
Quindi mi viene zA* Fx – xA Fz* j
Vediamo i termini con la i, sono quelli che nel prodotto mi viene fuori j e k
Quindi
yA*Fz che moltiplica j v k=+i
yA*Fz
E l’altro -zA*Fy.
Facendo il prodotto vettore mi rendo conto che le componenti del momento polare le
trovo in questo modo.
Questa espressione si può scrivere in forma compatta in questo modo, come
determinante di una matrice 3x3.
Il determinante lo posso trovare in vari modi, ad esempio prendo il primo elemento
della prima riga lo moltiplico per il determinante del minore corrispondente meno il
primo elemento di prima riga seconda colonna per il determinante del minore
corrispondente più il versore.
Ricavo i termini.
Abbiamo trovato un’espressione semplice del momento polare di una forza rispetto
ad un polo da un punto di vista analitico.
Se ci occupiamo di problemi piani (significa che i punti che consideriamo
appartengono a quel piano) quando facciamo il prodotto vettore si attua una
semplificazione ovvia. Se noi immaginiamo di avere come piano la lavagna quando
facciamo il momento della forza rispetto ad un polo O è come se avessimo un sistema
di riferimento xy del piano e l’asse z che è ortogonale a piano. Siccome seguiamo la
regola della mano destra, sappiamo che z è uscente dal piano della lavagna. Significa
quindi che se il momento è concorde con l’asse z allora ho un verso di rotazione
rispetto ad O e un verso di rotazione antiorario, se invece il momento viene con verso
opposto allora cambiando il verso di rotazione entro dal piano della lavagna e quindi
diventa orario. Dunque dire che il momento è positivo equivale a dire che è
antiorario, dire che il momento è negativo equivale a dire che è orario. Cioè se io
faccio prodotti vettori di vettori che appartengono al piano xy io so già che il risultato
è sull’asse z e che quindi la direzione a me non serve perché è sicuramente z, conosco
già la direzione e quindi mi basta specificare solo il verso oltre che l’intensità.
Quindi quando definiamo i momenti di una forza rispetto ad un polo per un problema
piano devo trovare l’intensità, che segue la solita regola, prodotto dei moduli per il
seno dell’angolo compreso e poi gli diamo un segno, segno + se è antiorario cioè
concorde all’asse z, segno - se è orario, cioè discorde con il verso dell’asse z.
Quindi concorde con l’asse z, verso di rotazione antiorario o momento positivo sono
tre modi per dire la stessa cosa nel caso di un problema piano.
Discorde con l’asse z, verso di rotazione orario o momento negativo sono tutte e tre
la stessa condizione. La semplificazione di un problema piano è che l’asse momento
è ortogonale al piano e quindi è sicuramente l’asse z. (questa è la convenzione che
usiamo).
Teorema d
Ci dice che se io considero più forze concorrenti in un punto il momento risultante
delle forze rispetto ad un polo è pari alla somma dei momenti delle singole forze
rispetto ad un polo.
Considero un sistema di forze F1, F2...Fn applicate in un generico punto A. Se io
voglio sapere il momento risultante rispetto al polo O di questo sistema di forze è
sufficiente sommare il momento della F1 rispetto al polo O, il momento della F2
rispetto al polo O e il momento della Fn rispetto al polo O. In termini analitici il
momento risultante lo dovrei scrivere come la somma delle forze, che è proprio la
risultante R, e fare il prodotto vettore con il vettore OA che unisce il polo con il punto
di applicazione. Il teorema ci dice che ciò è uguale a sommare i momenti di ogni
singola forza rispetto al polo O. Quindi dato che le forze sono applicate tutte nello
stesso punto devo fare:
OA v F1+ OA v F2 + OA v Fn
Cioè in pratica considerato un sistema di forze applicate nello stesso punto,
OA v ∑ Fi = ∑ OA v Fi
Questa è proprio la proprietà distributiva, quindi possiamo considerare questo
teorema conseguenza della proprietà distributiva.
Quindi da un punto di vista fisico il teorema ci sta dicendo che se voglio considerare
l’effetto di un sistema di forze applicato ad un punto, dato che io so che devo
considerare il risultante e momento risultante, sia l’effetto come risultante che come
momento, il teorema ci dice che noi possiamo esaminare questo effetto, sia facendo
prima la risultante, sia facendo il momento della risultante rispetto al polo.
Se abbiamo tante forze applicate ad un punto sappiamo che il loro effetto è
equivalente all’effetto della loro somma, oppure sommare tutti i momenti delle forze
applicate su un punto.
A seconda della situazione noi lavoreremo con la risultante o con la somma dei
momenti.
08.03.18
Consideriamo una barretta di materiale, acciaio, tale per cui per le forze che
applichiamo possiamo considerarlo rigido. Supponiamo che questa barretta sia fissata
in un punto O e applichiamo una forza F in questo punto.
Qual è il momento della forza rispetto al polo O?
Prodotto vettore del vettore
21.03.18
I gradi di libertà sono quei parametri che determinano in maniera empirica la generica
configurazione del corpo.
La quantità dei gradi di libertà la indichiamo con la l.
Li possiamo scomporre in:
- Lr → gradi di libertà legati all’ipotesi di corpo rigido.
- Ld → i parametri rimanenti per la configurazione quando rimuoviamo l’ipotesi di
corpo rigido e manteniamo quella di corpo continuo.
Per i vincoli (=dispositivi puntiformi che servono a limitare i possibili spostamenti di
un corpo) possiamo introdurre il concetto di molteplicità.
Per molteplicità si intende il numero di gradi di libertà che il vincolo da solo è in
grado di eliminare.
Quindi se abbiamo più vincoli possiamo esprimere la molteplicità totale come somma
delle molteplicità dei singoli vincoli.
Se su un corpo abbiamo un solo vincolo allora la molteplicità sarà 1, 2, 3…
Se abbiamo più vincoli la molteplicità sarà la somma delle varie molteplicità.
Ma quando i vincoli sono davvero efficaci?
Un vincolo è efficace quando è realmente in grado di eliminare qualcosa che prima
c’era.
Cioè, è efficace quando elimina un grado di libertà che la struttura possedeva.
(esempio dei due carrelli sovrapposti). Un vincolo ha si una sua molteplicità ma ha
anche una sua efficacia.
Allora possiamo distinguere la molteplicità totale dei vincoli in:
-Vr, che rappresenta la molteplicità efficace dei vincoli atta ad eliminare gradi di
libertà di corpi rigidi. I vincoli hanno una loro molteplicità se sono posti in maniera
corretta eliminano gradi di libertà, ovvero fanno si che le informazioni necessarie per
la configurazione del corpo siano di meno. Se li metto male li sto limitando nello
stesso modo e quindi non levo gradi di libertà al corpo rigido.
-Vd, quello che manca, molteplicità inefficace per eliminare gradi di libertà di corpo
rigido, limiterà solamente i cambiamenti di configurazione di corpi deformabili.
Se prendiamo un corpo rigido, allora posso cercare di capire se applico dei vincoli
qual è la molteplicità, se è efficace e quali sono i gradi di libertà che il corpo ha.
Nel piano mi servono tre gradi di libertà.
Nello spazio sei gradi di libertà.
Il caso più semplice è il caso di un corpo rigido nel piano. Abbiamo anche distinto i
corpi per forma e abbiamo individuati quelli monodimensionali come i più semplici.
Per un corpo rigido posso definire i gradi di libertà, in particolare il numero di gradi
di libertà del singolo corpo rigido.
L0r=3 nel piano L0r=6 nello spazio.
Poi posso definire i gradi di libertà della struttura privata dei vincoli. (L*r).
L*r= a L0r → a= numero di corpi che compongono il sistema.
L*r= L0r se la struttura è formata da un solo corpo rigido.
Il nostro scopo è identificare gli effetti dei vincoli e i gradi di libertà necessari per
identificare la generica configurazione di un corpo rigido di una struttura.
Fino ad adesso non ho imposto nessun vincolo, non ho limitato la struttura.
Cosa succede quando introduco i vincoli? Un unico corpo in cui introduciamo un
vincolo. Un vincolo è un dispositivo in grado di limitare gli spostamenti al punto a
cui è vincolato.
Esempio 1
Lor=3
a=1
l*r=3*1=3
Molteplicità dei vincoli= 2 (un solo vincolo)
Il vincolo influenza la struttura quando vedo quanto vale Vr
Devo capire se i vincoli eliminano i gradi di libertà.
Se il vincolo è efficace ha un Vr uguale a 2 o 1 se è inefficace ha Vr=0→Vd
Impongo di non avere spostamenti nel punto A, dopo che impongo il vincolo. Quindi
non mi servono più 2 informazioni per la configurazione della struttura.
Il vincolo ha eliminato due gradi di libertà, il vincolo mi dice che il punto A non si
sposta.
Adesso la struttura può solo ruotare intorno a questo punto, quindi per definire la
configurazione della struttura mi basta un parametro.
Lr=1
Molteplicità=2
Vr=2
V-Vr= 0
Questo definisce le condizioni topologiche della struttura, quanti sono i gradi di
libertà e i vincoli inefficaci (Vd=r)
r=gradi di iperstaticità della strutturami
Mediante la determinazione di Vr e r posso capire se la struttura possiede gradi di
libertà di corpo rigido, se esistono nuovi possibili movimenti della struttura
compatibili con l’ipotesi di corpo rigido. Se la struttura ha gradi di libertà di corpo
rigido se applico un sistema di forze che genera una rotazione o traslazione secondo
quei possibili cambi di configurazione allora la struttura cambierà configurazione.
Dire che una configurazione è possibile significa dire che se io ho il giusto sistema
che tende a darmi quel cambiamento di configurazione l’otterrò. Se una struttura può
muoversi significa che quello che abbiamo realizzato non funziona, non dovrebbe
cambiare configurazione.
Una struttura che possiede gradi di libertà di corpo rigido si definisce “LABILE”.
Quindi con Lr e r posso definire i gradi di libertà e iperstaticità di una struttura.
Quindi la struttura che sto esaminando è una volta labile (Lr=1), ha un grado di
libertà di corpo rigido e non ha iperstaticità (r=0 questa struttura non è
IPERSTATICA).
Un caso particolare è il caso di struttura in cui sia Lr che r sono uguali a zero.
Se lr=r=0 la struttura è ISOSTATICA.
Se r >0 ho vincoli sovrabbondanti nella struttura, ho inserito vincoli che non mi
servono. Talvolta aumentano la sicurezza della struttura, talvolta bloccano qualcosa
che non sono gradi di libertà.
Le due informazioni che devo essere in grado di ricavare per l’analisi topologica Lr e
r.
Esempio 2:
Questa struttura è piana (lr=3) ed è formata da un solo corpo rigido quindi a=1 e
quindi
l*r=3*1=3, se levo tutti i vincoli ho 3 gradi di libertà di corpo rigido.
Per molteplicità devo sommare le molteplicità dei singoli vincoli. Quindi:
V= VA+ VB=3
In A ho una cerniera (molteplicità 2) in B ho un carrello (molteplicità 1).
Sono nel caso in cui i gradi di libertà di corpo rigido e la molteplicità dei vincoli sono
uguali, quindi:
Lr= l*r – Vr
3-3=0
l*r=Vr → la struttura potrebbe essere isostatica.
Se l*r e r sono diversi
Se l*r > Vr ho più gradi di libertà di quanti ne posso togliere allora la struttura è
sicuramente labile, sicuramente possiede gradi di libertà di corpo rigido.
Se l*r < V, voglio levare più gradi di libertà di quelli che la struttura possiede, la
struttura ha dei vincoli che non funzionano quindi è sicuramente iperstatica.
Siamo nel caso in cui la struttura potrebbe essere isostatica. L*r=V
Comincio dalla struttura priva di vincoli.
Quando metto la cerniera, dato che è efficace Lr=1
Quando applico il carrello in B, elimino il grado di libertà che la struttura possiede?
Se lr=1 il carrello non serve a nulla.
Se lr=0 il carrello ha levato gradi di libertà. Vincolo unitario, non ci sono altre
possibilità.
L’effetto possibile del vincolo è quello di eliminare un grado di libertà, elimina una
possibilità di spostamento che la struttura possiede.
Il vincolo P vuole eliminare gli spostamenti verticali del punto B.
Prima di applicare il vincolo il punto P si poteva spostare verticalmente?
Se si, il vincolo è efficace perché elimina qualcosa che era possibile.
Se non si poteva spostare elimina qualcosa che non si poteva spostare (approccio di
efficacia del vincolo).
IL punto di B prima di applicare il carrello si può spostare? Dipende dalla cinematica
del corpo, dal modo in cui gli spostamenti euleriani mi dicono come si può spostare il
corpo.
So qual è il centro di rotazione del corpo, tutti i punti si devono muovere in maniera
ortogonale rispetto alla congiungente con il centro di rotazione.
L’applicazione del carrello elimina una possibilità di spostamento che aveva la
struttura, quindi il vincolo è efficace e quindi lr=0.
Modo diretto. Che condizioni mi impone sui centri di rotazione?
Quando non ho vincoli ho che il centro di rotazione è in qualsiasi punto del piano,
l’applicazione del vincolo limita le possibili posizioni del centro di rotazione e quindi
levo gradi di libertà alla struttura.
Il carrello mi dice che il centro di rotazione deve stare su questa retta perpendicolare,
le due condizioni sono incompatibile, non può essere questo e trovarsi in questa retta
contemporaneamente, adesso il centro di rotazione non esiste, ho levato un grado di
libertà alla struttura. C non esiste e quindi anche da questo punto di vista il vincolo
carrello è efficace.
VrA=2
VrB=1
Vr=VrA+VrB=3
r=V-Vr=0
lr= l*r – Vr=0 struttura isostatica. Non ho vincoli inefficaci.
Esempio 3:
Nella prima riga lasciamo uno spazio all’inizio e alla fine, una colonna per ogni punto
vincolato.
Nella seconda riga scriviamo V, metteremo le molteplicità del vincolo che trovo in A
e B.
Nell’ultima riga Vr, Vr con A e Vr con B.
L’ultima colonna la riserviamo alle somme degli elementi, somma di Vi e somma
delle Vr.
La prima riga la scrivo subito. In A ho una cerniera quindi VA=2. In B ho un carrello
quindi VB=1.
La seconda riga la devo analizzare. Partiamo dalla struttura priva di vincoli.
Il vincolo in A è efficace. Il primo vincolo che applico non può essere inefficace
perché sicuramente prima di applicare il vincolo la struttura ha tutti i gradi di libertà.
La cerniera in A è efficace e i gradi di libertà sono 2. Vr=2 in A.
Il vincolo B è efficace o non è efficace? Elimina lo spostamento che è possibile o lo
conserva?
Il punto B si può spostare secondo la direzione che suggerisce il carrello?
Prima di applicare il vincolo il punto B si può spostare secondo lo spostamento che il
vincolo vuole impedire? No perché lo spostamento euleriano mi dice che B si può
spostare solo in maniera ortogonale alla congiungente con l’asse di rotazione e
cambierebbe la distanza tra A e B, annullo l’ipotesi di corpo rigido. Lo spostamento
non è consentito quindi quando applico il carrello in B non elimino uno spostamento
possibile, quindi il vincolo in B è inefficace.
Vr=0
Molteplicità tot=2
lr= l*r – Vr=1 (i gradi di libertà della struttura)
r=V- Vr=1
Allora posso dire che il generico punto si sposta lungo l’ortogonale alla congiungente
e ruota di Φ (l’entità dello spostamento è Φ * d).
Nel caso di spostamenti infinitesimi la distanza AB= AB*.
Lo spostamento AB* è la componente tangente della rotazione. Stiamo
approssimando lo spostamento rotazione con la componente tangente, ci serve che le
distanze siano diverse ma in realtà sono uguali.
AB e AB* sono uguali a meno un infinitesimo di superiore. Quindi non stiamo
violando l’ipotesi di corpo rigido.
Il carrello era in B, ha seguito la struttura ed è andata in B*.
La struttura che abbiamo descritto è una volta labile e una volta iperstatica.
Siamo nella condizione particolare in cui l*r= V, può succedere che:
V=Vr tutti i vincoli sono efficaci, struttura isostatica
V> Vr iperstaticità, i vincoli che non sono efficaci sono gradi di libertà.
Esempio 4:
L*r=3*1=3
Tabellina.
Applico i vincoli uno alla volta cercando di capire se sono o non sono efficaci.
Applico i vincoli in A e in B.
In B abbiamo una cerniera interna, ovvero un dispositivo che elimina gli spostamenti
relativi. Grazie all’applicazione di quel vincolo il punto B da questo lato (B’) e
dall’altro (B’’) non sono liberi ma devono muoversi insieme.
E’ il primo caso di vincolo che lega parti della struttura.
Abbiamo due aste e in genere i corpi vanno numerati, quindi avremo un corpo 1 e un
corpo 2.
Siamo sempre nello spazio e quindi l0r=3 però questa volta ma questa volta il numero
di aste è 2 quindi sei sono i gradi di libertà della struttura priva di vincoli. (l*r= 6)
Tabellina:
Il vincolo in A è un vincolo ad incastro, quindi ha molteplicità 3 ed elimina tutti i
gradi di libertà.
Il vincolo in B è una cerniera, vuole eliminare i due spostamenti relativi. In B la
molteplicità è 2.
La molteplicità totale dei vincolo quindi è pari a 5.
L*r=6 V=5 se applico bene i vincoli posso eliminare 5 possibili spostamenti e almeno
un grado di libertà deve restare. La struttura è sicuramente labile, devo capire quante
volte.
Una volta sicuramente, ma può essere due o tre volte labile.
Siamo nella configurazione iniziale lr=6.
Poniamo il vincolo in A. Cosa fa il vincolo A.
Il vincolo vuole eliminare lo spostamento del punto A e la rotazione del corpo rigido
1. Prima dell’applicazione del vincolo il corpo 1 poteva spostarsi e ruotare? Si perché
era libero. Il vincolo quindi elimina tutti i gradi di libertà del corpo 1 e quindi è
efficace. Quindi i gradi i libertà della struttura in questa configurazione sono 3 (erano
6 e ne ho levati 3). Il corpo 1 non ha più possibilità di movimento, quindi i tre gradi
di libertà rimanenti sono del corpo 2, perché la struttura è formata da qualcosa di
fisso rispetto al suolo più un corpo libero di muoversi come vuole nel piano.
Secondo metodo: l’asta 1 è fissa, non può muoversi. Allora dire che l’asta 2 si muove
rispetto all’asta 1, significa che l’asta 2 si muove rispetto al suolo, perché l’asta 1
coincide con il suolo. Se l’asta 1 coincide con il suolo allora dire C2 o dire C12 è la
stessa cosa perché l’asta 1 non può muoversi. D’altronde il punto B dell’asta 1 è
diventato un punto che non può muoversi perché deve stare attaccato al punto B
dell’asta 1 che non può muoversi e quindi il punto B dell’asta 2 non può muoversi
nemmeno. E allora la cerniera interna si comporta come se fosse una cerniera esterna,
perché è una cerniera interna che collega al suolo. Quindi mi rendo conto che il
vincolo B è pienamente efficace, perché ha tolto 2 gradi di libertà.
E allora:
Vr=5
lr= l*r- Vr= 1
r= V- Vr= 0
La struttura è una volta labile.
Quindi 1 grado di libertà è sufficiente per determinare la nuova generica
configurazione della struttura.
Adesso serve un parametro cinematico.
Scegliamo ad esempio lo spostamento di questo punto nella direzione verticale.
Questo va bene come parametro se è uno spostamento consentito. In quella
configurazione quel punto si può spostare lungo la verticale? Si perché abbiamo detto
che il punto C2 è il punto B e quindi si deve muovere in direzione ortogonale alla
congiungente. Se io definisco questo punto ho definito tutta la nuova configurazione
della struttura? Necessariamente, se ho un solo grado di libertà.
Definendo questo punto avrò la nuova configurazione della struttura. E quale sarà la
nuova configurazione della struttura? Quando ho disegnato la nuova configurazione
dell’asta ho disegnato un altro segmento, non un arco di cerchio o un’iperbole, perché
è un corpo rigido e la distanza fra due punti non può variare perché altrimenti non
rispetta l’ipotesi di corpo rigido. Quindi il corpo 2 nella nuova configurazione deve
mantenersi un segmento. Quanti punti mi servono per tracciare un segmento? Due.
Un punto ce l’ho, mi serve un altro punto della spostata dell’asta e l’altro è C12 che è
un punto fisso, vuol dire che nella nuova configurazione il punto B dell’asta 2 deve
rimanere nella sua posizione. Quindi ho trovato due punti, li unisco e ottengo la
spostata dell’asta 2. Per l’asta 1 la nuova configurazione è necessariamente quella
iniziale, dato che non può muoversi. Questo quindi è un possibile modo per
rappresentare λ. (lo spostamento)
Potrei voler usare come parametro la rotazione invece dello spostamento.
Effettivamente in questo caso c’è una rotazione. Ma quindi rappresenta un nuovo
parametro? Sono allora due i gradi di libertà? No, perché se c’è un solo grado di
libertà, vuol dire che questo ha segnato una componente di spostamento e tutte le
altre componenti devo trovarle in funzione di questa. Non significa che è l’unica
componente di spostamento. Avere un grado di libertà significa fissare una grandezza
come parametro lagranciano per trovare tutte le altre. Allora se abbiamo un solo
grado di libertà la Φ la devo trovare in funzione di λ. Infatti sappiamo che:
λ= Φ * d λ= spostamento
Φ= rotazione
Quindi:
Φ= λ/d
Dove d è una quantità geometrica. Assegno λ mi trovo Φ. Quindi entrambi sono
possibili parametri lagranciani perché entrambi rappresentano possibili spostamenti
però devo trovarne uno in funzione dell’altro.
Esempio 6:
Nuovamente una struttura formata da due aste, l’asta AB e l’asta BC, collegata
nuovamente da una cerniera interna.
Tabellina:
Prima di applicare la cerniera il punto C era libero e poteva muoversi come voleva,
ho eliminato quindi due possibilità di moto che la struttura possedeva e quindi anche
il vincolo in C è pienamente efficace.
Con questa configurazione abbiamo adesso 2 gradi di libertà. Come li posso
immaginare? Uno mi descrive la rotazione dell’asta 1 e un altro la rotazione dell’asta
2. Quindi lr=2.
I problemi adesso sorgono nel vincolo in B. Le possibilità sono 3, che il vincolo sia
pienamente efficace, parzialmente efficaci o che non servi a nulla. Quindi Vr può
essere 2 o 1 o 0. Quindi o toglie 2 gradi di libertà o ne toglie 1 o non ne toglie
proprio. Quindi devo sempre chiedermi il vincolo toglie qualcosa che prima c’era o
no.
Il vincolo in B elimina gli spostamenti relativi fra il punto B dell’asta 1 e il punto B
dell’asta 2. Eliminare gli spostamenti relativi significa che le componenti degli
spostamenti relativi devono essere tutte zero. Ma il punto B dell’asta 1 come può
muoversi in questa configurazione? Siamo nella solita condizione, perché questo è il
centro di rotazione dell’asta 1, quindi se scelgo lo spostamento piuttosto che la
rotazione, questa è la generica configurazione dell’asta 1. L’asta 2 invece come più
muoversi? Se questo è il punto fisso del moto dell’asta 2, C2 e allora il moto dell’asta
2 può solamente essere una rotazione intorno a C2. Questo significa che il punto B
dell’asta 1 e il punto B dell’asta 2 si possono muovere solo lungo la verticale.
Quando applico la cerniera questa vuole eliminare tutti gli spostamenti relativi,
quindi sia lo spostamento verticale che orizzontale perché sono le componenti.
Eliminare lo spostamento relativo verticale significa eliminare qualcosa che prima
c’era? Si, perché prima il corpo poteva salire o scendere di quanto voleva. Quindi
mettendo la parte di cerniera che elimina lo spostamento relativo verticale ho
eliminato qualcosa. Quindi in questa nuova configurazione un vincolo a molteplicità
doppia lo posso rappresentare come due mattoncini a molteplicità unitaria. Quindi se
metto il vincolo carrello interno che elimina lo spostamento relativo tra il punto B
dell’asta 1 e il punto B dell’asta 2, impongo che i due punti possano andare lungo la
verticale ma insieme. Quindi lr=1
La parte di carrellino orizzontale serve? In questa configurazione il punto B non può
spostarsi orizzontalmente, se no varia o la distanza da A o da C.
Quindi è una struttura che ha:
Vr=5 e quindi lr=1 e r=1 è una struttura che è una volta labile e una volta iperstatica.
Questo è il caso di tre cerniere allineate.
22.03.18
Nel caso delle cerniere allineate ci siamo accorti che la cerniera in B non era
completamente efficace. Vediamo adesso in termini di centri di rotazione cosa ci
dicono i vincoli.
Il vincolo in A ci dice che il centro di rotazione coincide con A. In vincolo in C ci
dice che il centro di rotazione coincide con C. Infine se guardiamo il vincolo in B,
abbiamo detto che questo è il punto fisso del moto relativo dell’asta 1 rispetto all’asta
2 e quindi è proprio il centro di rotazione. Notiamo che i centri relativi e assoluti delle
aste sono allineati e questa è una condizione molto particolare, questo allineamento è
condizione che assicura la possibilità per le aste di avere dei moti. Ogni volta che
abbiamo questa condizione possiamo dire che a causa della presenza del primo centro
di rotazione sappiamo che il centro di rotazione relativo si può spostare in maniera
ortogonale alla congiungente ma sappiamo che il tratto della stessa retta che unisce il
centro di rotazione relativo con il centro 1 e quella che unisce il centro di rotazione
assoluto 2 con il centro relativo, abbiamo la stessa possibilità di moto. Questa
condizione va sotto il nome di Primo teorema di Kennedy, primo teorema delle
catene cinematiche, stiamo considerando un allineamento tra centri di rotazione, che
chiamiamo catena cinematica. Il primo teorema afferma che se due corpi rigidi hanno
centro di rotazione assoluti e relativi allora hanno una possibilità di moto. La
condizione che mi dà è una condizione sufficiente affinché la struttura presenti delle
possibilità di moto rigido, una tale struttura la chiamiamo cinematismo. Quindi il
primo teorema afferma che se due centri assoluti e il centro relativo di due corpi
rigidi appartenenti ad una struttura sono allineati allora questa struttura rappresenta
un cinematismo, cioè sono possibili dei moti rigidi. Quando troviamo questo
allineamento abbiamo trovato dei gradi di libertà. Per ricordarci di questa condizione
scrivo:
C1 I C2 I C3
28.03.18
6.04.18
Vogliamo trovare le condizioni di equilibrio di questa struttura in fiume:
C*t F – Ct Q= 0
Sono le lr equazioni delle incognite che sono F e Q, cioè F relativo a *forze che fanno
lavoro per effetto di spostamenti assoluti e Q dove abbiamo **le forze che fanno
lavoro per effetto di spostamenti relativi, quelle equazioni devono essere verificate
affinché si abbiano condizioni di equilibrio.
Per applicare questo principio devo trovare i termini di queste equazioni. Partiamo
dalle F e Q su cui impongo le condizioni, in F devo mettere le *, ci sono qui forze di
questo tipo? Si, sono tutte forze che fanno lavoro per effetto di spostamenti assoluti.
Allora dentro il vettore F dovrò avere queste tre forze. Quindi vettore delle forze F:
Avendo scelto queste tre forze io so che gli spostamenti che fanno fare lavoro a
queste forze sono gli . Accanto a queste F ho il vettore degli spostamenti incogniti i
cui termini dei meccanismi fondamentali saranno proprio le colonne della matrice
C*. Il primo termine di U è lo spostamento del punto di applicazione F1, direzione e
verso della forza F1, U2 è lo spostamento che fa fare M1, il momento che fa lavoro
per effetto di una rotazione, U3 la stessa cosa ma per M2.
Mettiamo anche una forza che fa lavoro per effetto di spostamenti relativi. (M4 ed
M4), due forze uguali e contrarie applicate in corrispondenza del vincolo interno
dove è possibile una rotazione relativa. Devo scrivere il vettore Q, il vettore delle
forze che ** ne ho soltanto 1, quindi il vettore Q coincide solo con M4 e quindi nel
vettore θ metto gli spostamenti relativi che fanno fare lavoro ad M4, al primo termine
di Q, devo prestare attenzione che la direzione è quella delle forze, il verso per
convenzione lo scegliamo. θ1 è fatto da queste due rotazioni.
Se prendiamo questo come λ2, cioè decido di bloccare questo vincolo devo verificare
che la struttura sia isostatica.
La prima asta è incastrata, blocco la rotazione e non ha più possibilità di muoversi.
Stavolta l’asta 1 coincide con il suolo quindi questo vincolo da interno diventa
esterno, mi dice che C2 è all’infinito lungo l’orizzontale, questo è C23 e questo è C3,
le due aste hanno questi centri di rotazione che non sono allineati, quindi la struttura è
isostatica. L’asta 1 è bloccata, le aste 2 e 3 non fanno parte di un cinematismo o
hanno moti possibili che le concordano e nemmeno possono muoversi singolarmente,
quindi la struttura è isostatica.
Allora questa scelta di λ1 e λ2 è corretta e mi consente di eliminare tutti i gradi di
libertà che la struttura possedeva.
Ho stabilito di voler usare questi come parametri lagrangiani e quindi posso passare
all’analisi dei meccanismi fondamentali.
Devo prendere un parametro lagrangiano alla volta e bloccare tutti gli altri.
Posso a questo punto ricavarmi la rotazione dell’asta 3, che varrà 1/L (Φ=
spostamento/ distanza)
Passiamo alla proiezione sull’orizzontale: