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I PRINCIPI DELLA DINAMICA

La dinamica quella branca della Fisica che studia il moto dei corpi dal punto di vista causa-effetto. Si deve principalmente a Isaac Newton laver posto le basi di questa disciplina con la sua famosa opera Principia mathematica philosophiae naturalis del 1678. PRIMA DI NEWTON Dai tempi di Aristotele (IV secolo a.C.) le teorie sul moto dei corpi non avevano fatto grandi passi avanti. Secondo Aristotele il moto poteva essere di due tipi: il moto naturale ed il moto violento. Motore del moto naturale era la tendenza dei corpi a riportarsi nel loro elemento di origine. Secondo le conoscenze dellepoca, tutti i corpi potevano essere composti da soli quattro elementi : terra, acqua, aria e fuoco ed ogni corpo, a seconda dellelemento che in maggior percentuale lo costituiva, tendeva a portarsi spontaneamente verso di esso. Per questo motivo i sassi tendono a ricadere verso terra una volta cessato limpeto iniziale, cos come lacqua tende a ricongiungersi allacqua del mare; il fumo si muove verso lalto dove si trova laria di cui sembra sia fatto e le fiamme sinnalzano verso il cielo cercando di ricongiungersi al fuoco sprigionato dalle stelle. Nel caso dei corpi celesti, il moto circolare era il loro moto naturale, essendo questo senza inizio e senza fine. Tutti questi moti, essendo naturali, secondo Aristotele non erano causati da forze. Il moto violento era imposto, era cio il risultato di forze che tiravano o spingevano : un carro si muoveva perch trainato da un cavallo, una nave era sospinta dalla forza del vento, ecc. Fu quindi opinione generale, per quasi 2000 anni che, se un corpo si muoveva contro la propria natura, di questo era responsabile qualche tipo di forza, in assenza di forze non si produceva moto. GALILEO Fu Galileo Galilei (il pi eminente scienziato del XVI secolo) a dimostrare, tramite ragionevoli estrapolazioni di osservazioni tratte da esperimenti che solo quando presente lattrito necessaria una forza per mantenere in moto un corpo. Secondo Galileo, un corpo sul quale non agisca la forza di attrito, se messo in moto, continua a muoversi senza aumentare n diminuire la sua velocit. A Galileo si deve anche un principio di relativit (principio di relativit galileiana) secondo cui facendo esperimenti sul moto degli oggetti in un laboratorio fisso a terra oppure in un laboratorio 1

animato di moto rettilineo uniforme, si osservano le stesse leggi della fisica, cio la quiete ed il moto rettilineo uniforme sono identici e facendo esperimenti non ci si pu accorgere di essere fermi o di essere in moto rettilineo uniforme. Secondo Galileo quindi il moto naturale quello rettilineo uniforme e non quello circolare uniforme. NEWTON A questo punto non restava che dare una sistemazione razionale a queste nuove idee ed quello che fece Newton. Ecco i suoi famosi tre principi : Primo Principio (o Principio dinerzia) Ogni corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, fino a che non sia costretto da forze esterne a cambiare quello stato In altre parole le cose tendono a continuare a fare ci che stavano facendo : un corpo in quiete tende a restare in quiete; un corpo in moto tende a mantenere il suo moto. Dal punto di vista delle forze possiamo anche esprimere il primo principio in questo modo : Se la risultante delle forze agenti su un corpo zero, il corpo se in quiete resta in quiete, se si muove, il suo moto rettilineo uniforme Secondo Principio : Se un corpo (assimilabile ad un punto materiale) sottoposto ad una forza non equilibrata F , subisce unaccelerazione a che risulta essere direttamente proporzionale alla forza e inversamente proporzionale alla massa : F a= m Questa formula sintetizza il secondo principio della dinamica. I punti materiali anche se sono privi di dimensioni non sono uguali , essi possono differire tra loro per il valore di una grandezza chiamata massa e che provvisoriamente immagineremo corrispondere alla quantit di materia concentrata nel punto. 2

Si osservi che il secondo principio contempla anche il primo come caso particolare. Infatti se la risultante delle forze zero anche laccelerazione zero . Se laccelerazione vale zero vuol dire che o la velocit costante (moto uniforme) o il corpo in quiete. Per questo motivo, attualmente, il secondo principio viene anche indicato come Principio fondamentale della dinamica. Dal secondo principio possiamo anche dare unaltra definizione alla grandezza che abbiamo chiamato massa. E evidente che, a parit di forza applicata, il corpo che possiede massa maggiore subisce unaccelerazione minore. La massa quindi rappresenta la resistenza che un corpo oppone alla sua variazione di velocit (massa inerziale). Il peso di un corpo rappresenta invece la forza con la quale la Terra attira il corpo di massa m (e viceversa). Noi sappiamo che se un corpo viene abbandonato, cade verso terra con unaccelerazione g = 9,8 m / s 2 , indipendentemente dalla massa del corpo, per cui la formula precedente diventa : P=mg La massa che compare nella relazione precedente potrebbe essere definita come la propriet di un corpo di essere attratto dalla Terra e quindi qualcosa di diverso dalla massa inerziale e possiamo chiamarla massa gravitazionale. Anche lo strumento per misurare le due masse diverso. La massa gravitazionale che legata al peso del corpo quella che misuriamo con la bilancia a bracci uguali. Questa bilancia funziona sul principio della leva e quindi funziona solo in un campo gravitazionale. Come si potrebbe misurare la massa di un corpo in assenza di gravit? La risposta la seguente: misurando la massa inerziale . Si aggancia il corpo ad una molla e la si fa oscillare (bilancia inerziale). Il periodo di oscillazione dipende unicamente dalle caratteristiche della molla (la sua costante elastica) e dalla massa del corpo appeso. Sebbene la massa gravitazionale e la massa inerziale siano definite in maniera diversa, , se si utilizzano le stesse unit di misura, in pratica coincidono. Dal secondo principio della dinamica viene ricavata anche lunit di misura della forza che nel SI il Newton (N) : 1 N quella forza che applicata alla massa campione di 1 kg gli imprime laccelerazione di 1 m/s.

Terzo Principio (o Principio di Azione e Reazione) : Ad ogni azione corrisponde sempre una reazione uguale e contraria, ossia le mutue azioni tra due corpi sono sempre uguali e dirette in versi opposti Questo principio chiarisce alcune propriet di quella grandezza chiamata forza: a) le forze hanno sempre origine materiale, cio sono dovute alle interazioni tra corpi, un corpo provoca la forza ed un altro corpo la subisce b) le forze agiscono sempre in coppia : se su un corpo A viene esercitata una certa forza, allora nelle vicinanze, anche se nascosto, deve esserci un altro corpo B che ne la causa e questo corpo B, a sua volta , risente di una forza dovuta alla presenza di A :

A FB FA

FA = forza esercitata da A sul corpo B FB = forza esercitata da B sul corpo A FA = FB

SISTEMI DI RIFERIMENTO INERZIALI E NON INERZIALI Quando si parlato del moto dei corpi, si detto che occorre fissare un sistema di coordinate cartesiane per poterne definire la posizione , cio occorre scegliere un sistema di riferimento. A volte i sistemi di riferimento vengono rappresentati come osservatori. Un sistema di riferimento si dice inerziale se per esso valido il principio dinerzia , non inerziale nel caso contrario. Spieghiamoci meglio con degli esempi. Consideriamo un vagone animato di moto rettilineo uniforme rispetto a terra e su di esso un osservatore S (che materializza un sistema di riferimento) che osserva appunto una valigia ferma ai suoi piedi . Per simulare il fatto che il pavimento del vagone non trasmette nessuna forza orizzontale alla valigia, immaginiamola con le ruote e quindi priva di attrito:

Per losservatore S le forze agenti sulla valigia sono due : la forza peso P e la reazione vincolare Rv dovuta al pavimento del vagone Queste due forze sono uguali e contrarie e quindi la loro risultante vale zero , la valigia , rispetto a S in quiete : valido il principio dinerzia. Losservatore S un sistema di riferimento inerziale. Un altro osservatore S fisso a terra vedrebbe la valigia muoversi con la stessa velocit costante del vagone , anche per S le forze agenti sulla valigia sono P e Rv e quindi la loro risultante zero : anche S un sistema di riferimento inerziale. Quindi la Terra e i sistemi che si muovono di moto rettilineo uniforme rispetto alla Terra sono dei sistemi di riferimento inerziali. Supponiamo adesso che il vagone frenando deceleri bruscamente, losservatore S (cio il sistema di riferimento S che in realt non una persona) non sa che il vagone sta frenando improvvisamente vedrebbe la valigia mettersi in moto e andare a sbattere contro la parete opposta. Se losservatore S facesse delle misure troverebbe che la valigia accelera , ma nei paraggi non vi sono corpi che 5

producono forze orizzontali (per S le forze continuano ad essere P e Rv ) . Poich S un fisico finirebbe per concludere che il primo principio della dinamica per lui non valido (risultante delle forze uguale a zero, accelerazione diversa da zero !). Conclusione : S non pi un sistema di riferimento inerziale . a S
a

Losservatore S (il quale sa che il vagone sta frenando) spiega il fenomeno in questo modo : la valigia, che non risente di forze orizzontali , continua a muoversi di moto rettilineo uniforme e quindi va a sbattere contro la parete del vagone che invece decelera. S ancora un sistema di riferimento inerziale in quanto per lui ancora valido il principio dinerzia (risultante delle forze =0, moto rettilineo uniforme). Quindi i sistemi accelerati non sono dei sistemi di riferimento inerziali. Per la verit nemmeno la Terra un sistema di riferimento rigorosamente inerziale in quanto essendo animata da moto rotatorio intorno al proprio asse e intorno al Sole si muove di moto accelerato. Poich laccelerazione centripeta del moto rotatorio della Terra molto bassa, possiamo pensare che la Terra sia un sistema localmente inerziale. I sistemi di riferimento pi rigorosamente inerziali sono le cos dette stelle fisse e tutti i sistemi che si muovono di moto rettilineo uniforme rispetto ad esse. A questo punto abbiamo scoperto che i Principi della Dinamica sono validi solo per sistemi di riferimento inerziali e non lo sono per i sistemi accelerati cercheremo di studiare i fenomeni fisici ponendoci dal punto di vista di un osservatore inerziale e, nel caso in cui sia conveniente studiare il fenomeno dal punto di vista di un osservatore non inerziale, ci inventiamo delle forze che chiamiamo fittizie perch non sono reali in quanto non hanno unorigine materiale .Queste forze sono anche chiamate forze dinerzia. A proposito di forze fittizie, consideriamo un altro esempio molto comune, quello di unauto che affronta una curva verso sinistra a velocit sostenuta. Il passeggero che siede accanto al pilota si sente spinto verso lesterno della curva contro la portiera della macchina e ne deduce che in curva 6

vi una forza centrifuga che spinge radialmente verso lesterno della curva . Se per conosce i Principi della Dinamica si rende conto che tale forza, che a lui sembra reale, solo apparente perch non generata da nessun altro corpo, quindi ne deduce che lauto che affronta una curva non un sistema di riferimento inerziale. Il solito osservatore fisso a terra sa che lauto per effettuare una curva necessita di una forza centripeta diretta verso il centro della curva che vale : Fc = mV/R (in cui V la velocit dellauto e R il raggio della curva) che viene esercitata in pratica dallattrito tra i pneumatici e la strada. Il passeggero invece tende a mantenere per inerzia il moto rettilineo che aveva lauto allinizio della curva ; quindi lo sportello dellauto che esercita su di lui una forza centripeta necessaria a fargli descrivere una traiettoria circolare. Losservatore fisso a terra ancora una volta un osservatore inerziale.

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