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Le tre leggi di Newton si applicano allo studio della dinamica dei punti materiali (o particelle o corpi
puntiformi che dir si voglia), ovvero ai corpi che hanno dimensioni trascurabili rispetto all'ambiente in cui si
muovono.
1) La prima legge di Newton dice che ogni punto materiale non soggetto a forze o su cui la risultante delle
forze agenti è nulla si muove di moto rettilineo uniforme, ossia si muove con velocità costante, che può
essere anche nulla.
2) La seconda legge di Newton ci dice che per modificare lo stato di moto di un punto materiale occorre una
forza; la forza F accelera il punto materiale, in accordo con la formula
dove la massa m è una misura dell'inerzia che il corpo oppone all'azione di una forza su di esso.
3) La terza legge di Newton è di solito enunciata dicendo che ad ogni azione corrisponde una reazione
uguale e contraria, affermazione che come vedremo è imprecisa e va formulata in modo un po’ più
dettagliato.
Se il blocchetto si muovesse sulla sabbia, per esempio, intuitivamente sappiamo che farebbe meno
strada... questo perché l'attrito sulla sabbia è maggiore, lo sappiamo anche se non abbiamo
ancora formalizzato il concetto di attrito.
Se il blocchetto si muovesse sul ghiaccio, viceversa, farebbe più strada, perché c'è meno attrito...
sappiamo infatti che sul ghiaccio si scivola!
Che cosa accadrebbe se avessimo a disposizione una superficie completamente priva di attrito?
Sappiamo che una tale superficie non esiste ma, idealmente, possiamo immaginare di osservare
quello che accade su superfici sempre più lisce: osserveremmo che al diminuire dell'attrito
aumenta la distanza percorsa. Al limite, su una superficie completamente liscia, il blocchetto non
si fermerebbe mai.
E' questo il contenuto del principio di inerzia: per comprenderlo, c'è bisogno di un processo di
astrazione, perché non abbiamo esperienza di superfici completamente lisce...
C'è un altro problema, sul quale abbiamo sorvolato: su tutti i corpi agisce
quanto meno la forza peso, dovuta all'attrazione gravitazionale della Terra,
come vedremo fra poco. Se vogliamo avere dei corpi completamente liberi
dobbiamo andare nello spazio profondo!
Ritorniamo al blocchetto di legno fermo: sappiamo che la risultante delle forze agenti su di esso
deve essere nulla, e questo ci porta a dedurre sulla base della prima legge di Newton che, oltre alla
forza peso, deve agire su di esso un'altra forza: si tratta della cosiddetta reazione vincolare
normale (che indichiamo con N) che bilancia la forza peso (W) e fa sì che il corpo resti fermo:
Abbiamo visto il contenuto della prima legge di Newton detta anche principio di inerzia.
Concentriamoci ora sulla sua importanza: infatti, il principio di inerzia ha il ruolo di definire i
sistemi di riferimento inerziali. In altri termini, il principio di inerzia non è valido in qualunque
sistema di riferimento ma solo ed esclusivamente nella classe dei sistemi di riferimento inerziali.
Ed è in questi sistemi di riferimento che sono valide le leggi di Newton. Allora, il principio di inerzia
può essere formulato anche in questo modo:
Un sistema di riferimento è inerziale se ogni particella libera (ossia non soggetta a forze o
soggetta a forze la cui somma è zero) si muove con velocità costante o nulla rispetto ad esso.
Quindi, per sapere se un sistema di riferimento è inerziale, ci basta osservare il comportamento di
una particella libera!
Ma che cosa è un sistema di riferimento? E' importante avere ben chiaro questo concetto,
fondamentale nello studio del moto. Il sistema di riferimento è un insieme di punti che non
variano la reciproca distanza e costituiscono, appunto, il riferimento rispetto al quale descriviamo
il moto dei corpi. Infatti, è evidente che per dire che qualcosa si sta muovendo dobbiamo definire,
per convenzione, qualcosa che sta fermo e questo qualcosa è appunto il sistema di riferimento. La
scelta del sistema di riferimento dipende dal fenomeno che stiamo osservando o descrivendo. Ad
esempio, se considero un aereo che sta decollando, descrivo il suo moto rispetto all'aeroporto,
che costituisce il sistema di riferimento; se studio il moto di un oggetto che si muove in questa
stanza, un sistema di riferimento naturale è costituito dalle pareti di questa stanza. Una volta che
abbiamo scelto sistema di riferimento, possiamo usare assi coordinati, solidali con il sistema di
riferimento, per misurare le grandezze coinvolte in un problema.
Il principio di inerzia dice che in un sistema di riferimento inerziale una particella libera si muove a
velocità costante: possiamo a questo punto chiederci come facciamo a realizzare un tale sistema
di riferimento. Se ci pensiamo oggetti “completamente liberi” non esistono: infatti ovunque, sulla
Terra, nel Sistema Solare c'è sempre interazione gravitazionale. Per questo un vero sistema di
riferimento inerziale dovrebbe essere collocato nello spazio profondo lontano da ogni corpo
celeste. In realtà, per una gran parte dei fenomeni che osserviamo sulla Terra, possiamo
considerare “abbastanza inerziale” un sistema di riferimento non rotante, solidale al centro di
massa della Terra. Il centro di massa della Terra non è fermo, perché sappiamo che la Terra gira
intorno al Sole e, pertanto, è soggetto ad una accelerazione centripeta, diretta verso il sole, e
dovuta alla sua attrazione gravitazionale.
Facciamo ora un esempio concettuale per capire il significato della prima legge di Newton.
Vogliamo analizzare l'enunciato della prima legge di Newton, secondo cui se la risultante delle
forze che agisce su un corpo è nulla, il corpo si muove con velocità costante o è in quiete: come
abbiamo visto tale affermazione è valida esclusivamente in un Sistema di Riferimento Inerziale.
L'oggetto che consideriamo è un albero che indichiamo con A, e consideriamo l'osservazione di
questo albero da due sistemi di riferimento: il sistema con origine O è fermo rispetto all'albero,
mentre il sistema O' è solidale ad un autobus in moto verso destra. Nel sistema O, l'albero è fermo
e la risultante delle forze agenti è chiaramente nulla. Consideriamo ora la descrizione dell'albero
dal punto di vista del sistema di riferimento mobile O', e valutiamolo in due condizioni diverse, e
vediamo quanto sono compatibili con il fatto che la risultante delle forze è nulla. La prima è
quando l'autobus si muove con velocità costante verso destra: dal riferimento mobile l'albero
apparirà in moto a velocità costante verso sinistra. Quindi, la risultante delle forze è nulla e
l'albero si muove con velocità costante: possiamo affermare che O' è un sistema inerziale. La
seconda condizione è quando il sistema O' sta accelerando verso destra: in questo caso, nel
riferimento mobile si vede l'albero accelerare verso sinistra. La risultante delle forze è nulla, ma
l'albero non si muove con velocità costante: quindi il sistema mobile O' non è un sistema di
riferimento inerziale. Questo esempio concettuale ci ha mostrato come la prima legge di Newton
ci permette di distinguere un Sistema di Riferimento Inerziale da uno che non lo è.
Una volta che abbiamo definito un sistema di riferimento inerziale, a partire da esso se ne possono
definire infiniti: sono tutti quelli in moto con velocità costante rispetto ad esso. Nei sistemi di
riferimento inerziali vale il principio di relatività Galileiana: esso afferma che è impossibile
discernere un sistema inerziale da un altro mediante osservazioni cinematiche. In altri termini
l'osservazione di come si muovono i corpi all'interno del sistema inerziale non consente di stabilire
se quel sistema inerziale è in moto o in quiete rispetto a un altro. Questo equivale a dire che le
leggi della meccanica hanno la stessa forma in tutti i sistemi di riferimento inerziali.
Innanzitutto evidenziamo che F rappresenta la risultante delle forze, ossia se sul corpo di massa m
agiscono una serie di forze F1 F2... e via discorrendo, F sarà la sommatoria di tutte le forze che
agiscono sul corpo:
Chiarito questo, la seconda legge di Newton dice che una forza F applicata ad un punto materiale
provoca un'accelerazione a parallela e concorde con F; il modulo dell'accelerazione è
proporzionale alla forza applicata; il rapporto fra il modulo della forza e quello dell'accelerazione è
uno scalare che è caratteristico di ogni corpo e prende il nome di “massa”. La massa m costituisce
una misura della “resistenza” che il corpo oppone al tentativo dalla forza di cambiare lo stato di
moto; ciò vuol dire che a parità di forza applicata, l'accelerazione è tanto minore quanto maggiore
è la massa ossia l'inerzia del corpo cui è applicata la forza F.
Possiamo ora definire l'unità di misura dell'intensità della forza: ricordando che la massa si misura
in kg e l'accelerazione si misura in m/s2, definiamo il newton (simbolo N) come unità di misura
della forza; 1 N corrisponde all'intensità della forza necessaria per imprimere l'accelerazione di 1
m/s2 ad un corpo avente la massa di 1 kg.
Un caso particolare della seconda legge di Newton è il caso dell'equilibrio ossia della quiete di un
corpo: se la sua velocità è nulla, sarà nulla anche la sua accelerazione e, di conseguenza, la
risultante delle forze agenti su di esso deve essere uguale a zero:
Questo, a prima vista, sembra una ripetizione della prima legge, ma sappiamo che non è così: la
prima legge serve a definire i sistemi di riferimento inerziali, ovvero i sistemi nei quali valgono le
leggi di Newton.
Cerchiamo di capire il significato della seconda legge di Newton. Ricordiamo che la dinamica
risponde alla domanda: perché si muovono i corpi? Partendo dal presupposto che conosciamo le
forze che agiscono su un corpo, l'applicazione della seconda legge di Newton ci permette di
determinarne il moto, ovvero la legge oraria. Facciamo un paio di esempi per chiarire questo
concetto. Supponiamo che la risultante delle forze agenti su un corpo sia nulla: questa cosa ci dice
che la sua accelerazione è nulla:
In sintesi, dalla conoscenza delle forze che agiscono sul corpo siamo in grado di determinare il tipo
di moto e sappiamo che si muove in quel modo perché le forze agenti su di esso hanno
determinate caratteristiche.
Abbiamo detto prima che la forza definisce come interagiscono due corpi. Vediamo quanti e quali
tipi di forze conosciamo. Secondo il modello odierno delle interazioni fondamentali esistono
quattro tipi di forze e sono, nell'ordine, la forza gravitazionale, la forza elettromagnetica, la forza
nucleare forte e la forza nucleare debole.
Le forze sono caratterizzate da un raggio d'azione ossia da una distanza entro la quale sono in
grado di agire: la forza gravitazionale e la forza elettromagnetica hanno raggio di azione infinito,
tanto è vero che la Terra sente la forza gravitazionale del Sole che è distante 150 milioni di
chilometri; i raggi elettromagnetici, quali ad esempio la luce, si propagano in tutto l'universo, e
questo dimostra che anche l'interazione elettromagnetica ha raggio di azione infinito. Le forze
nucleari, al contrario, sono confinate nel nucleo atomico, quindi il loro raggio d'azione è limitato.
In particolare la forza nucleare forte è responsabile della coesione delle particelle nucleari, quindi
è efficace su quella scala, che è dell'ordine di 10-15m. La forza nucleare debole è invece
responsabile dei processi di decadimento radioattivo, ed è efficace sulla scale delle particelle
nucleari, ovvero 10-18 m. E' chiaro che nella vita quotidiana non possiamo sperimentare
direttamente gli effetti delle forze nucleari, ma solo quelli della forza gravitazionale e della forza
elettromagnetica.
Dal punto di vista macroscopico, possiamo forse dare una classificazione delle forze più vicina alla
nostra esperienza quotidiana: possiamo dividere le interazioni macroscopiche in interazioni a
lungo raggio, ed interazioni di contatto: mentre le prime agiscono a distanza fra un corpo e l'altro,
le seconde richiedono, appunto, il contatto dei corpi. Fra quelle a lungo raggio ci sono l'interazione
gravitazionale e quella elettromagnetica. Fra quelle di contatto ci sono le forze di attrito, le forze di
compressione e le forze di tensione.
Osserviamo che, sulla base di quello che abbiamo detto prima, tutte le forze macroscopiche di
origine non gravitazionale hanno origine elettromagnetica: in altri termini, anche le interazioni di
contatto sono una manifestazione macroscopica delle interazioni che avvengono a livello
microscopico fra le particelle dei corpi e si tratta di interazioni elettromagnetiche: per esempio
l'attrito è dovuto all'interazione elettrostatica fra le particelle delle superfici dei corpi a contatto.
Spesso l'applicazione delle leggi di Newton non è intuitiva. Facciamo l'esempio della mela che cade
sulla Terra: sappiamo che cade perché è attratta dalla terra ma, secondo il principio di azione e
reazione, anche la Terra è attratta dalla mela. E' legittimo chiedersi, quindi, perché la Terra non si
muove. Cerchiamo di capirlo, utilizzando la seconda legge di Newton. Indichiamo con Fm,T la forza
che la mela esercita sulla Terra, che sappiamo essere uguale e opposta a FT,m, che è la forza che la
terra esercita sulla mela. L'applicazione della seconda legge di Newton, ci dice che
ovvero la forza cui è soggetta la Terra è pari al prodotto delle sua masse per la sua accelerazione;
analogamente
ovvero la forza cui è soggetta la mela è uguale al prodotto della sua massa per la sua
accelerazione. Per il principio di azione e reazione, le due forze hanno lo stesso modulo, quindi
Se valutiamo questo rapporto considerando una mela di 100 grammi, otteniamo che esso risulta
essere
Questo vuol dire che l'accelerazione della Terra è 1026 volte più piccola di quella della mela: ed è
per questo che la Terra non si muove mentre la mela cade!