LEGGI DI NEWTON
I fondamenti della meccanica sono rappresentati dalle tre leggi del moto di Newton.
- La I legge di Newton afferma che un corpo rimane in quiete o in uno stato di moto uniforme a
meno che non sia applicata ad esso una forza.
- La II legge di Newton afferma che la forza F applicata su un corpo che è in movimento è data dal
prodotto tra la massa del corpo e la sua accelerazione (7), quindi la forza applicata su un corpo
equivale alla variazione nel tempo della quantità di moto di un corpo (Q), ovvero il prodotto tra
la massa e velocità del corpo (8). Per lo stesso motivo, la forza gravitazionale agente su un
oggetto di massa m è data dal prodotto tra la massa dell’oggetto e l’accelerazione gravitazionale,
che corrisponde al peso dell’oggetto (p=mg)
- La III legge di Newton afferma che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria
quindi quando due corpi A e B interagiscono in modo che A esercita una forza su B, una forza
della stessa grandezza ma di verso opposto viene esercitata da B su A.
Dalle leggi di Newton deriva che la quantità di moto Q totale di un sistema rimane invariata se
nessuna forza agisce dall’esterno, quindi vale un principio di conservazione.
MOTO ROTATORIO
Altra tipologia di moto è il moto rotatorio e consiste in un moto di un punto
materiale lungo una circonferenza. Nell’analisi del moto rotatorio è
fondamentale introdurre l’unità di misura chiamata radiante. Un angolo in unità
radiante θ (9) è definito come il rapporto tra l’arco della circonferenza (s) e il
raggio (r). Nel caso in cui si abbia un cerchio completo, l’arco coincide con la
circonferenza 2πr e quindi l’angolo sotteso da un cerchio è 2π rad.
Il corrispondente della velocità, nel moto circolare, è la velocità angolare ω,
cioè lo spostamento angolare nell’unità di tempo, quindi, se un corpo ruota di angolo θ in un tempo
t, allora la velocità angolare è data da θ/t (10). Tale velocità può essere costante ma, se varia, allora
compare il concetto di accelerazione angolare α, che consiste nella variazione di velocità angolare
nell’intervallo di tempo (11).
Inoltre, quando un oggetto ruota attorno a un asse, ogni punto dell’oggetto descrive una
circonferenza e quindi è anche in movimento lineare. La distanza lineare s, percorsa nel moto
angolare è data dal prodotto tra il raggio e l’angolo θ. La velocità lineare v di un corpo che gira ad
una velocità angolare ω e a una distanza r dal centro si calcola dal prodotto tra il raggio e la velocità
angolare (10). Nello stesso modo, l’accelerazione lineare a è data dal prodotto tra l’accelerazione
angolare α e il raggio r (11). Quando un oggetto ruota uniformemente intorno ad un asse, la velocità
lineare rimane costante ma la direzione della velocità lineare è in continua variazione. Tale
variazione è sempre rivolta verso il centro di rotazione, infatti un corpo rotante è sempre accelerato
verso il centro da un’accelerazione detta accelerazione centripeta (ac) che è data dal rapporto tra il
quadrato della velocità tangenziale alla circonferenza e il raggio, quindi dal prodotto tra il quadrato
della velocità angolare e il raggio (12). Il corpo viene accelerato verso il centro di rotazione, grazie
ad una forza centripeta rivolta verso il centro di rotazione che è data dalla massa moltiplicata per
l’accelerazione centripeta (13). La forza centripeta è necessaria per mantenere il corpo in rotazione,
infatti in assenza di tale forza il corpo si muoverebbe in modo lineare. Inoltre, in base alla III legge
di Newton, esiste anche una forza uguale e contraria alla forza centripeta che è detta forza
centrifuga, diretta nella direzione opposta rispetto al centro di rotazione.
Nel moto rotatorio, inoltre, invece che la massa diventa rilevante il momento d’inerzia, che è
l’analogo della massa nel moto traslazionale. Il momento di inerzia I è dato dal prodotto della massa
e il raggio elevato al quadrato (14). Invece il momento della forza è definito come la capacità di una
forza di produrre una rotazione intorno ad un asse. Esso è dato dal prodotto tra la distanza d tra
l’asse di rotazione e punto di applicazione della forza (braccio di forza) e la componente della forza
perpendicolare a tale distanza (15).
LAVORO ED ENERGIA
In fisica si compie lavoro quando una forza viene applicata ad un corpo per produrne od ostacolarne
lo spostamento. Il lavoro, infatti, è dato dal prodotto della forza e dello spostamento (16). Quando la
forza è parallela allo spostamento e nella stessa direzione, quindi cos0°=1, allora il lavoro è
positivo; se la forza è perpendicolare allo spostamento, quindi cos90°=0, allora il lavoro è nullo; se
la forza è parallela allo spostamento ma in direzione
opposta, quindi cos180°=-1, allora il lavoro è negativo. Il
collegamento tra energia e lavoro è dovuto al fatto che
l’energia è necessaria per compiere un lavoro, infatti hanno
la stessa unità di misura, il Joule. Attraverso il lavoro una
forma di energia può essere convertita in un’altra, ma la
quantità totale di energia non varia. Infatti, in assenza di
attrito, la somma di energia cinetica ed energia potenziale si conserva.
Esistono due forme di energia che un corpo possiede:
- Energia cinetica (U), ovvero l’energia che un corpo possiede in virtù del suo movimento.
L’energia cinetica di un corpo di massa m in movimento con una velocità v è dato da 1/2mv2 (17).
- Energia potenziale, ovvero la capacità di un corpo di fare lavoro in virtù della sua posizione o
configurazione. Essa è direttamente proporzionale, quindi, all’altezza del corpo, infatti è data
dalla formula: mgh (18).
Anche nel caso di una forza elastica, una molla allungata o compressa possiede un’energia
potenziale che è data da 1/2ks2 (18), in cui k è la costante elastica, che dipende dalle caratteristiche
della molla e s è l’ampiezza dell’allungamento o compressione.
CALORE
Il calore è una forma di energia e come tale può essere convertito in lavoro o in un’altra forma di
energia. Tuttavia, mentre le altre forme di energia possono essere convertite anche interamente in
lavoro, l’energia termica può essere convertita solo parzialmente in altre forme di energia. Per
questo si dice che è una forma di energia disordinata. Il calore non può essere convertito
completamente a causa della teoria cinetica della materia, infatti le particelle, all’interno di un corpo
hanno un movimento caotico e non un moto ordinato, quindi non possiedono un’energia potenziale.
L’energia cinetica media delle particelle, invece, è 3/2kT, quindi è direttamente proporzionale alla
temperatura del corpo. Maggiore è la temperatura e maggiore è l’energia cinetica delle particelle.
Il calore è misurato in calorie (cal), infatti una caloria è la quantità di calore necessaria per innalzare
di 1° la temperatura di 1gr d’acqua. Invece il calore specifico è la quantità di calore necessaria per
innalzare la temperatura di una massa unitaria di una sostanza di 1°. Una caloria, infine, equivale a
4,184J.
TERMODINAMICA
La termodinamica studia le relazioni che intercorrono tra calore, lavoro e scambio di energia. La
termodinamica si fonda su due leggi fondamentali:
- I legge della termodinamica, la quale afferma che l’energia interna di un sistema in ogni
trasformazione ciclica si conserva, infatti una forma di energia può essere convertita in un’altra
ma l’energia non può essere né creata né distrutta. La conservazione dell’energia è implicita in
tutti i calcoli di bilancio energetico nei sistemi viventi, i quali contengono energia termica
sottoforma di calore, e energia chimica immagazzinata nei tessuti. Se tali parametri, quindi peso
e temperatura, devono rimanere costanti, allora l’energia in ingresso deve essere esattamente
uguale alla somma del lavoro svolto e del calore perso dal corpo. Uno squilibrio tra energia in
ingresso ed energia in uscita implica un cambiamento nell’energia interna del corpo. Quindi
l’energia interna del corpo ΔU è data dalla differenza tra il calore scambiato ΔQ e il lavoro L
svolto dal corpo sull’ambiente, e quindi negativo (20). Tale espressione si scrive, in funzione del
tempo come ΔU/Δt, ovvero il metabolic rate, che corrisponde alla variazione di energia interna
nell’unità di tempo ed è data dalla differenza tra la velocità di scambio (ΔQ/Δt) e la potenza P,
ovvero il lavoro nell’unità di tempo (L/t).
- II legge della termodinamica, la quale afferma che la direzione del cambiamento spontaneo in un
sistema avviene da una disposizione a minor probabilità a una a maggior probabilità, ovvero
dall’ordine al disordine. Il corpo umano è un sistema enormemente ordinato e per mantenere
questo ordine, esso consuma energia.
ENERGIA CHIMICA
L’energia chimica usata dagli animali è ottenuta dall’ossidazione delle molecole di cibo, ad esempio
una molecola di glucosio viene ossidata con produzione di 6 molecole di CO2, 6 molecole di H2O e
666kcal. In questo modo , poiché il peso molecolare del glucosio è di 180, allora per ogni grammo
di glucosio vengono rilasciate 3,7kcal di energia per gli usi metabolici.
Invece, la quantità di ossigeno necessaria per metabolizzare 1 grammo di glucosio è data dalle moli
(6), moltiplicate per i 22,4l/mole, tutto diviso per il peso molecolare, per un totale di 0,75l di O2
ogni grammo di glucosio. In questo modo, ogni litro di O2 ha un valore calorico di circa 5kcal
(666/6x22,4). Inoltre, si è calcolato che, indipendentemente dal cibo consumato, sono prodotte
4,83kcal di energia per ogni litro di ossigeno.
TEMPERATURA CORPOREA
La velocità dei processi metabolici aumentano con la temperatura. Per ogni animale esiste una
velocità ottimale per i vari processi metabolici e gli animali a sangue caldo, per questo, hanno
sviluppato metodi per mantenere la loro temperatura corporea costante anche quando la temperatura
esterna varia. L’ossidazione del cibo, che produce energia, non si verifica spontaneamente a
temperature ambientali normali ma, affinché avvenga a temperatura corporea, deve essere promossa
da un catalizzatore che, nel corpo umano, prende il nome di enzima.
DIFFUSIONE
La diffusione è il principio con cui si crea uno spostamento delle molecole, da zone in cui la
concentrazione è maggiore a zone in cui è minore, in modo da formare una distribuzione finale
omogenea. Il processo di diffusione è il meccanismo principale con cui viene fornito ossigeno e
sostanze nutritive alle cellule e vengono eliminate le scorie dalle cellule. Il moto diffusivo è
relativamente lento su larga scala, ma sulla piccola scala di cellule tissutali il moto diffusivo è
abbastanza veloce per svolgere le funzioni vitali delle cellule. La diffusione è la diretta conseguenza
del moto causale delle molecole, detto moto browniano. Infatti, come risultato
della collisione tra le molecole, la direzione delle molecole viene modificata
in modo casuale così che dopo un certo numero di collisioni N, la molecola si
troverà ad una distanza S dal punto di partenza, data dal prodotto tra la
distanza media tra le collisioni L e la radice del numero di collisioni (21).
OSMOSI
Molte membrane sono semipermeabili, ovvero sono permeabili
all’acqua ma non lasciano passare molecole disciolte in acqua,
come le membrane biologiche. Si verifica, in questo caso, un
flusso unidirezionale di acqua dalla parte meno densa della
membrana a quella più densa. La membrana semipermeabile è
sottoposta ad un bombardamento di pressione chiamata pressione
osmotica che risucchia le molecole d’acqua nella parte dove la concentrazione di soluto è maggiore.
Tale flusso di solvente si verifica fin quando non si raggiunge una situazione di equilibrio.
RESPIRAZIONE
Per ossidare una kcal di energia sono necessari in media 0,2l di O2, infatti, un adulto sano a riposo
consuma circa 70kcal di energia all’ora, quindi questo implica un consumo di 14,5l di O2. Il modo
più semplice per ottenere l’ossigeno necessario sarebbe per diffusione attraverso la cute ma tuttavia
questa quantità di O2 non sarebbe sufficiente, infatti nell’uomo solamente il 2% di O2 è ottenuto
per diffusione attraverso la cute. Il resto dell’ossigeno viene acquisito attraverso i polmoni. Quando
il diaframma viene compresso, infatti, il volume dei polmoni aumenta e la pressione di gas al loro
interno diminuisce e l’aria entra nei polmoni e giunge agli alveoli, dove viene il gas viene
scambiato per diffusione tra il sangue e l’aria nei polmoni. La superficie totale alveolare dei
polmoni è di circa 100m2 che è circa 50 volte più grande della superficie totale della cute. La
barriera tra aria alveolare e sangue nei capillari, inoltre, è molto sottile poiché è composta da solo
epitelio pari a circa 4x10-5cm, quindi lo scambio è molto più veloce. Il volume complessivo dei
polmoni è di circa 6l ma a riposo solo meno di 1l di aria viene scambiato in ogni respiro.
LIQUIDI IN EQUILIBRIO
Le differenze nelle proprietà fisiche di solidi, liquidi e gas si spiegano in base alle forze le legano le
molecole, infatti in un solido le molecole sono rigidamente vincolate e quindi i solidi hanno forma e
volume propri. I liquidi, invece, sono costituiti da molecole che tenute insieme da una minor forza e
quindi non hanno una forma propria ma riescono ad avere, comunque, un proprio volume
adattandosi alla forma del recipiente che li contiene. In un gas, invece, le molecole non sono legate
l’una all’altra, infatti il gas non ha ne una forma ne un volume proprio. Sia i liquidi che i gas sono
liberi di fluire e per questo sono chiamati fluidi.
FORZA E PRESSIONE IN UN FLUIDO (1 DOMANDA)
I solidi e i fluidi trasmettono le forze in modo diverso, infatti, quando viene applicata una forza a
una sezione di un solido, essa viene trasmessa alle altre parti del solido mantenendo invariata la
direzione. Invece, grazie alla capacità del fluido di scorrere, una forza viene trasmessa in un fluido
uniformemente in tutte le direzioni. Infatti nei fluidi in equilibrio, ad una data profondità, la
pressione è uguale in ogni direzione. Se così non fosse, il liquido sarebbe in moto. Un fluido in un
contenitore, infatti, esercita una forza, nota come pressione, su tutte le superfici del contenitore con
cui è a contatto e anche una pressione su qualsiasi oggetto immerso in esso.
La pressione è intesa come la forza F per unità di superficie A, in cui la forza si intende applicata
perpendicolarmente alla superficie. L’unità di misura è il Pascal, ma può essere misurata anche in
Atm (atmosfere) oppure in mmHg o torr (1torr=1mmHg). Un torr è la pressione esercitata da una
colonna di mercurio alta 1mm. La pressione in un fluido aumenta con la profondità a causa del peso
del fluido soprastante, infatti, a densità costante ρ, la differenza di pressione P2-P1, tra due punti
separati da una distanza verticale h è data dal prodotto tra la densità, l’accelerazione di gravità g e
l’altezza (ρgh). Tale relazione, che vale solamente solo per i fluidi incomprimibili, è nota come
legge di Stevino (23).
PRINCIPIO DI ARCHIMEDE
Il principio di Archimede afferma che un corpo parzialmente o totalmente
immerso in un fluido è sostenuto da una forza dal basso verso l’alto che è uguale
in grandezza al peso del fluido spostato (25). Tale forza è generata dalla differenza
di pressione ΔP tra la superficie inferiore e la superficie superiore dell’oggetto
immerso, infatti la pressione verso l’alto sulla superficie inferiore di un oggetto
immerso è maggiore della pressione verso il basso su quella superiore, poiché l’altezza del fluido
soprastante è minore (legge di Stevino). Tale forza è detta forza di Archimede. Il segno della forza
risultante è dato dalla differenza tra la densità del liquido e la densità dell’oggetto. Se, infatti la
densità del liquido è maggiore di quella dell’oggetto, allora l’oggetto galleggia, se invece la densità
dell’oggetto è maggiore di quella del liquido, allora l’oggetto affonda.
TENSIONE SUPERFICIALE
Le molecole che costituiscono un liquido esercitano reciproche forze attrattive.
Una molecola all’interno del liquido è circondata da un numero uguale di
molecole in tutte le direzioni, quindi la forza intermolecolare netta risultante è
zero. Invece la situazione è diversa in prossimità della superficie, dove non ci
sono molecole al di sopra e quindi una molecola è attratta prevalentemente in
una direzione, ovvero verso l’interno. Questo fa sì che le molecole
intensifichino le interazioni con le molecole vicine e la superficie del liquido si
comporta, in questo modo, come una membrana tesa che crea una tensione
superficiale che si oppone a un aumento della superficie libera del liquido. La forza esercitata dalla
tensione superficiale è tangente alla superficie del liquido. La forza prodotta dalla tensione
superficiale su una superficie liquida di circonferenza o perimetro L è data dal prodotto della
tensione T e della circonferenza o perimetro L (26). Se la forza esercitata da un oggetto sulla
superficie di un liquido è minore della forza esercitata dalla tensione superficiale, allora l’oggetto
non si immerge nel liquido poiché non riesce a rompere la tensione superficiale (insetti). Inoltre,
quando un liquido è contenuto in un recipiente, le molecole della superficie vicine alle pareti del
recipiente sono attratte da esse con una forza di attrazione chiamata adesione. Tuttavia, esse sono
anche soggette ad una forza coesiva esercitata dal liquido, che tira le molecole nella direzione
opposta. Se la forza adesiva è maggiore della forza coesiva, allora la superficie del liquido vicino
alla parete è curvata verso l’alto. Se invece la forza coesiva è maggiore, la superficie del liquido è
curvata verso il basso. L'angolo θ è l'angolo tra la parete e la tangente alla superficie del liquido in
corrispondenza del punto di contatto con la stessa. Per un dato liquido e un dato materiale di
superficie, θ è costante. Ad esempio, l'angolo di contatto tra vetro e acqua è 25 °. Infatti, se θ >90°
allora la forza coesiva è maggiore di quella adesiva, invece se θ <90°, allora la forza adesiva è
maggiore di quella coesiva. Inoltre, se l’adesione è maggiore della coesione, un liquido in un tubo
ristretto salirà di una determinata altezza h, al contrario sarà più basso di una data altezza h.
Un’altra conseguenza della tensione superficiale è la tendenza del liquido ad assumere una forma
sferica, come si può notare nelle gocce di pioggia.
TENSIOATTIVI
I tensioattivi sono molecole che abbassano al tensione superficiale dei liquidi. Le molecole di
tensioattivo più comuni sono anfipatiche, quindi hanno un'estremità che sia idrosolubile (idrofila) e
l'altra insolubile in acqua (idrofoba), quindi una è fortemente attratta dall’acqua e l’altra viene
respinta dall’acqua. Quando le molecole di tensioattivo sono poste in acqua, si allineano in
superficie con la porzione idrofoba rivolta fuori dall’acqua. Tale allineamento sconvolge la struttura
superficiale dell’acqua riducendo la tensione superficiale. Stessa cosa accade in liquidi oleosi, in cui
i tensioattivi si allineano con la porzione idrofila al di fuori del liquido riducendo comunque la
tensione superficiale. L’uso più comune di tensioattivi è quello di saponi e detergenti per pulire le
sostanze oleose. Riducendo la tensione superficiale dell’olio, esso si divide in piccole goccioline
circondate dall’estremità idrofilica che attira l’acqua e così vengono solubilizzate in acqua.
LE ONDE
La maggior parte delle informazioni relative all’ambiente fisico ci perviene attraverso i sensi
dell’udito e della vista. Il suono e la luce sono fenomeni molto diversi che hanno, però, entrambi, un
carattere ondulatorio. Un’onda può essere definita come un disturbo che trasporta energia da un
luogo ad un altro senza trasferimento di massa. Infatti, in entrambi i casi l’uomo riesce ad ottenere
informazioni sugli oggetti che lo circondano senza essere in contatto fisico con loro. L'energia
trasportata dalle onde stimola i meccanismi sensoriali dell’uomo che attivano una trasduzione,
ovvero una trasformazione dell’informazione in un segnale chimico. La trasmissione di
informazioni a distanza di energia avviene attraverso la propagazione di onde, che si differenziano
in onde meccaniche, in cui a vibrare è il mezzo di propagazione, come nel suono, in cui a vibrare
sono le particelle dell’aria, e onde elettromagnetiche, in cui a vibrare è un campo di forze, come la
luce. Tuttavia, esistono alcuni parametri che caratterizzano tutte le onde:
- Velocità di propagazione, che dipende dal materiale in cui l’onda si propaga.
- Frequenza, ovvero il numero di onde che si propagano in un secondo e si misura in Hertz.
- Ampiezza o intensità, ovvero il valore della compressione e della rarefazione del mezzo di
propagazione, legata all’energia trasportata dall’onda.
IL SUONO
Il suono è un’onda meccanica prodotta da corpi vibranti, infatti quando un oggetto come le corde
vocali umane cominciano a vibrare, le molecole d'aria circostanti sono perturbate e sono costrette a
seguire il movimento del corpo vibrante. Le molecole vibranti a loro volta trasferiscono il loro
movimento verso molecole adiacenti provocando la propagazione del disturbo vibratorio lontano
dalla sorgente. Quando le vibrazioni dell'aria raggiungono l'orecchio, causano la vibrazione del
timpano; questo produce impulsi nervosi che sono trasmessi ed elaborati dal cervello.
Affinché l’onda meccanica venga propagata è necessario un mezzo materiale tra la sorgente e il
ricevitore, come è dimostrato dall’esperimento della campana nel vaso. La propagazione del
disturbo sonoro nel mezzo avviene, infatti, attraverso alterne compressioni e rarefazioni del mezzo,
inizialmente causate dalla fonte sonora vibrante. Tali compressioni e rarefazioni sono delle
deviazioni della densità del mezzo rispetto al valore medio. In un gas le variazioni di densità sono
equivalenti a cambiamenti della pressione.
Le principali caratteristiche del suono sono:
- Ampiezza (intensità), determinata dall’entità della
compressione e della rarefazione nel mezzo di propagazione.
- Frequenza, determinata dal numero di compressioni e
rarefazioni che avvengono in un secondo, quindi indica il
numero di oscillazioni che si verificano in funzione del
tempo. È misurata in Hertz, infatti 1Hz equivale ad un ciclo al secondo. Essa è ricavabile
attraverso 1/T, in cui T corrisponde al periodo, ovvero l’intervallo temporale che corrisponde alla
lunghezza d’onda λ, cioè la distanza tra i punti corrispondenti sull’onda sonora.
Quando un suono si propaga attraverso l’aria, le variazioni di pressione di pressione dovute alle
compressioni e alle rarefazioni assumono una forma sinusoidale. Infatti, una funzione periodica
come il suono può essere spiegata dalla somma di più sinusoidi.
La velocità di propagazione dell’onda sonora dipende dal mezzo in cui essa si propaga e si ricava
dalla frequenza moltiplicata per la lunghezza d’onda (29), il che equivale al rapporto tra lunghezza
d’onda e periodo T (29).
Inoltre, le variazioni di pressione dovute alla propagazione del suono si sovrappongono alla
pressione atmosferica, quindi la pressione totale in ogni punto dell’onda risulta essere la somma
della pressione atmosferica Pa e della massima variazione di pressione dovuta all’onda Po
moltiplicata per sin2πft (30). La pressione è sempre dovuta all’applicazione di una forza, la quale
presuppone un’energia. La quantità di energia trasportata da un’onda sonora sinusoidale per unità di
tempo attraverso ogni unità di superficie è chiamata intensità I ed è inversamente proporzionale alla
densità del mezzo e alla velocità di propagazione dell’onda (31).
PROPRIETA’ DELLE ONDE
Tutte le onde, sia meccaniche che elettromagnetiche, subiscono alcuni fenomeni
caratteristici:
- Attenuazione, che consiste nel fatto che un’onda perde parte della sua energia
nell’attraversare un mezzo, in parte perché viene assorbita e in parte perché viene
distribuita nella disomogeneità del mezzo. L’energia persa viene in gran parte trasformata in
calore, quindi determina un aumento di temperatura nel mezzo. Essa dipende principalmente dal
materiale di propagazione.
- Riflessione, infatti quando un’onda passa da un mezzo ad un altro, parte dell’onda viene riflessa
dall’interfaccia e parte di essa entra nel mezzo. Se le eventuali irregolarità della superficie di
interfaccia sono minori di λ, allora la riflessione è detta speculare, se invece le irregolarità sono
più grandi di λ, allora la riflessione è diffusa. L’angolo di riflessione è sempre uguale all’angolo
di incidenza.
- Rifrazione, ovvero il fenomeno per cui quando un’onda incide sull’interfaccia con un angolo
obliquo e la direzione di propagazione dell’onda trasmessa nel nuovo mezzo viene modificata.
Mentre l’angolo di riflessione è sempre uguale all’angolo di incidenza, in questo caso, l’angolo
dell’onda rifratta è generalmente funzione delle proprietà dei due mezzi materiali, i quali
presentano un indice di rifrazione. Ad esempio, nel caso del suono, passando perpendicolarmente
dall’aria all’acqua, il rapporto tra intensità trasmessa e intensità incidente (32) mostra che
solamente lo 0,1% dell’energia sonora entra nell’acqua mentre il 99,9% viene riflessa. L’acqua,
infatti, è un’efficace barriera per il suono.
- Interferenza, che si verifica quando due o più onde viaggiano simultaneamente nello stesso
mezzo. In questo caso, la perturbazione a cui è soggetto il mezzo è uguale alla somma vettoriale
delle singole perturbazioni prodotte da ciascuna onda. Un’interferenza può essere costruttiva,
quando due o più onde sono in fase e la perturbazione dovuta alla somma delle onde in ciascun
punto aumenta rispetto a quella delle componenti. Invece, quando due onde
sono sfasate di 180°, quindi sono in antifase, l’interferenza è detta
distruttiva poiché la perturbazione complessiva è ridotta rispetto a quella
delle due onde singole. Infatti la perturbazione di un’onda viene annullata
dalla perturbazione dell’altra. Un particolare tipo di interferenza, infine, è
quello prodotto da due onde che hanno stessa frequenza e stessa ampiezza
ma viaggiano in direzioni opposte. L’onda risultante risulta “ferma” e infatti prende il nome di
onda stazionaria, in cui i massimi e i minimi si intercambiano. Essa non trasmette alcuna energia.
- Diffrazione, che consiste nel fenomeno per cui un’onda, quando incontra un ostacolo ha la
tendenza a diffondersi nella regione dietro l’ostacolo. Tuttavia, si ha una diffrazione nella regione
dietro l’ostacolo solamente se l’ostacolo è più piccolo della lunghezza d’onda. Ad esempio, una
persona seduta dietro un pilastro ad un concerto sente l’esecutore perché la lunghezza d’onda del
suono oltrepassa l’ostacolo ma la visione è impedita perché la lunghezza d'onda della luce è
molto più piccola del pilastro.
L’ORECCHIO
La sensazione dell’udito proviene dalla risposta dei nervi dell’orecchio alle variazioni di pressione
dell’onda sonora. Le terminazioni presenti nell’orecchio non sono le uniche che rispondono alla
pressione ma sono molto più sensibili rispetto a qualsiasi altra parte del corpo. L’orecchio è
suddiviso in:
- Orecchio esterno, diviso in padiglione auricolare e canale uditivo. Il padiglione auricolare espone
una superficie molto ampia all’esterno così da captare e convogliare il suono all’interno del
canale uditivo, il quale è una “guida d’onda” ovvero un condotto attraverso cui l’onda viaggia.
Ha un diametro di 0,75 cm e una lunghezza di 2,5 cm, una configurazione risonante per le onde
sonore alle frequenze di 3000Hz. Infatti, la risonanza è quel fenomeno per cui una parte
dell’onda rimane per un periodo di tempo nell’orecchio, amplificandosi. Questo spiega l’elevata
sensibilità dell’orecchio alle onde sonore in questa gamma di frequenza.
- Orecchio medio, una cavità piena d’aria composta da un sistema di ossicini che, grazie alla
membrana timpanica, che separa l’orecchio esterno e quello medio, viene messo in movimento.
Il martello, l’incudine e la staffa trasmettono le vibrazioni dalla membrana timpanica alla finestra
ovale, che poi le trasmette al liquido dell'orecchio interno. Il sistema formato dal martello,
incudine e staffa è funzionale anche come sistema di controllo dell’intensità, infatti se il suono è
troppo forte, i muscoli dell’orecchio si contraggono vincolando questi ossicini e riducendo la
trasmissione del suono. La sensibilità dell’orecchio è dovuta alla sua conformazione e in
particolare al sistema di amplificazione dell’orecchio medio, infatti l’area del timpano è di circa
30 volte più grande di quella della finestra ovale e quindi la pressione sulla finestra ovale
aumenta dello stesso valore, inoltre nel range di frequenza intorno ai 3000Hz vi è un aumento
della pressione dovuta alla risonanza del canale uditivo.
- Orecchio interno, composto da un sistema cocleare, che è l’organo dell’udito, e il sistema
vestibolare (canali semicircolari, utricolo e sacculo), che è l’organo dell’equilibrio. Le cellule
sensoriali che convertono il suono in impulsi nervosi si trovano nell’orecchio interno, il quale è
ripieno di liquido detto endolinfa, che viene messo in movimento dalla pressione dell’onda. In
particolare, la coclea è l’organo che converte il segnale pressorio in segnale elettrico, infatti
l’onda sonora, che viaggia lungo il canale vestibolare della coclea e, attraverso l’elicotrema si
propaga anche al canale timpanico, produce vibrazioni della membrana basilare su cui sono
poggiate le cellule sensoriali che trasmettono impulsi al cervello.
L’UDITO
L’orecchio non risponde in modo lineare all’intensità del suono, infatti un suono che è un milione di
volte più potente di un altro non evoca una sensazione sonora un milione di volte maggiore. La
risposta dell’orecchio all’intensità è di tipo logaritmico. Le intensità del suono, infatti, possono
essere molto grandi o molto piccole, estendendosi su una larga scala. In questo modo si definisce
una scala logaritmica. Infatti, la funzione logaritmica, in fisica, viene utilizzata quando si ha una
grande escursione della grandezza fisica. Quindi ogni fenomeno è associato ad una potenza che
deve essere trasformata in decibel, ovvero l’unità di misura dell’intensità logaritmica. L’intensità
del suono viene misurata rispetto ad un livello di riferimento di 10-16 W/cm2. Per individuare il
numero di decibel che corrisponde al fenomeno occorre calcolare il logaritmo del rapporto tra la
potenza del fenomeno e 10-16 che è il valore di riferimento e moltiplicare il risultato per 10 (33). Ad
esempio, se un suono ha un’intensità di 10-12 W/cm2, allora la sua intensità logaritmica sarà
10log104, ovvero 40dB.
EFFETTO DOPPLER
L’effetto Doppler è un fenomeno per cui la frequenza del suono
rilevato da un osservatore dipende dal relativo movimento tra la
fonte e l'osservatore. Si vede, infatti, che se l'osservatore è
fermo e la sorgente è in movimento, la frequenza del suono f’
rilevata dall'osservatore è maggiore della reale frequenza
trasmessa dalla fonte quando essa si avvicina, invece, è minore
quando la fonte si allontana. Usando l'effetto Doppler, è possibile misurare i moti all'interno di un
corpo. Infatti, tramite l’eco-Doppler la velocità del flusso sanguigno si ottiene, ad esempio,
confrontando la frequenza incidente con la frequenza dell'onda ultrasonica diffusa, infatti interpreta
la variazione di frequenza delle onde ultrasoniche diffuse dalle cellule del sangue che scorre nei
vasi sanguigni per valutare la velocità ematica.
FORZA DI COULOMB
La forza di Coulomb è la forza esercitata tra due cariche elettriche che interagiscono tra loro. Le
cariche elettriche sono proprietà di protoni e elettroni, i primi che hanno carica positiva e gli altri
che hanno carica negativa. Le cariche opposte si attraggono mentre quelle uguali si respingono. La
forza esercitata tra due corpi carichi è proporzionale al prodotto delle loro cariche Q1 e Q2 mentre è
inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra loro (34). Tale equazione è nota come
legge di Coulomb. Tale forza viene calcolata utilizzando la costante dielettrica del vuoto o del
mezzo. Data, infatti, una coppia di cariche elettriche, esse esercitano una forza l’una sull’altra che
può essere attrattiva o repulsiva a seconda della carica delle forze interagenti.
CAMPO ELETTRICO
Qualsiasi oggetto che esercita una forza su un altro oggetto senza contatto può essere pensato come
avente linee di forza provenienti da esso. La completa configurazione delle linee è chiamata campo
di forza. La forza di Coulomb si riferisce alla presenza di un campo elettrico, ovvero un campo di
forze generato nello spazio dalla presenza di una o più cariche elettriche o di un campo magnetico.
Esso viene misurato in volt per metro. Il prodotto tra il campo di forza e della distanza su cui si
estende il campo è un importante parametro che si chiama differenza di potenziale o tensione. La
tensione consiste nell’energia trasferita quando una carica si muove tra due punti. Il potenziale
elettrico, quindi, è il lavoro per unità di carica e quando vi è una differenza di potenziale tra due
punti, viene esercitata una forza sulla carica posta nella regione tra questi punti. La differenza di
potenziale è misurata in volt.
IL SISTEMA NERVOSO
Una delle applicazioni più significative dei fenomeni elettrici negli organismi viventi si trova a
livello del sistema nervoso. I neuroni, ovvero le cellule elementari del sistema nervoso, formano
una complessa rete che riceve, elabora e trasmette informazioni da una parte del corpo all’altra. Il
centro di tale rete si trova nel cervello che ha la capacità di memorizzare e analizzare le
informazioni. Sulla base di queste informazioni, il sistema nervoso controlla varie parti del corpo. Il
sistema nervoso umano è molto complesso e consiste di circa 1010 neuroni interconnessi.
I messaggi sono impulsi elettrici trasmessi dai neuroni. Quando un neurone riceve uno stimolo
appropriato, produce impulsi elettrici che si propagano lungo la sua struttura, simile ad un cavo. La
forza dello stimolo si traduce in numero di impulsi prodotti.
I NEURONI
I neuroni, che sono le unità di base del sistema nervoso, possono essere divisi in tre classi:
- Neuroni sensoriali, che ricevono stimoli dagli organi sensoriali che
controllano l'ambiente esterno e interno del corpo. A seconda delle loro
funzioni specializzate, i neuroni sensoriali trasmettono messaggi su fattori
come il calore, la luce, la pressione, la tensione muscolare e l'odore ai
centri superiori del sistema nervoso per l'elaborazione.
- Neuroni motori, che trasportano messaggi che controllano le cellule muscolari.
- Neuroni di connessione (interneuroni), che trasmettono informazioni da un neurone all’altro.
Ciascun neurone è composto da un corpo cellulare a cui sono collegate terminazioni chiamate
dendriti e una lunga coda, chiamata assone, che propaga il segnale a partire dal corpo cellulare
verso la periferia. Alcuni degli assoni sono coperti da una guaina segmentata di materiale grasso
chiamato mielina. I segmenti sono lunghi circa 2 mm, separati da lacune chiamate nodi di Ranvier.
La guaina mielinica aumenta la velocità di propagazione dell'impulso lungo l’assone. La capacità
del neurone di trasmettere messaggi è dovuta a caratteristiche elettriche dell’assone. Infatti,
l’interno dell’assone è costituito da un fluiso ionico, separato dal fluido corporeo da una membrana
che è un isolante relativamente buono ma non perfetto dal punto di vista elettrico, infatti una
percentuale di corrente può fuoriuscire attraverso essa. All’interno dell’assone è una grande
concentrazione di ioni K+ mentre all’esterno una grande concentrazione di ioni Na+. In condizioni
di riposo la membrana dell’assone è altamente permeabile al K+ e solo leggermente permeabile agli
ioni Na+, quindi gli ioni K+ possono facilmente uscire e si crea un potenziale negativo all’interno
dell’assone che si aggira intorno a 70mV. Quando il valore della tensione attraverso una porzione
della membrana è ridotto al di sotto di un valore soglia, la permeabilità della membrana agli ioni
Na+ aumenta rapidamente. Quindi, gli ioni Na+ entrano nell’assone e inducono un potenziale
dentro l’assone ad un valore positivo. Il picco dell’assone in un dato punto dell’assone aumenta la
permeabilità al Na+ nella porzione immediatamente successiva, che a sua volta produce un picco in
quella regione. Quindi la depolarizzazione viene propagata lungo l’assone. Alla depolarizzazione
segue la chiusura dei canali Na+ e l’apertura dei canali del K+, che permette l’entrata degli ioni K+
e quindi il potenziale nell’assone ritorna al suo stato di riposo.