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La seconda legge della dinamica

Gennaio 2019

Brano dai Philosophiae Naturalis Principia Mathematica


(Newton): seconda legge
Mutationem motus proportionalem esse vi motrici impressa, et fieri secundum lineam rectam
qua vis illa imprimitur

Si vis aliqua motum quemvis generet; dupla duplum, tripla triplum generabit, sive simul et
semel, sive gradatim et successive impressa fuerit. Et hic motus (quoniam in eandem semper
plagam cum vi generatrice determinatur) si corpus antea movebatur, motui ejus vel conspiranti
additur, vel contrario subducitur, vel obliquo oblique adjicitur, et cum eo secundum utriusque
determinationem componitur.

Spiegazione rispetto alla formula studiata in Fisica


P
In fisica la seconda legge di Newton si studia come questa formula tra vettori (il simbolo
significa che bisogna sommare tutte le forze applicate ad un oggetto):

X
F~ = m~a (1)
P~
La somma F è la forza totale che agisce su un corpo; Newton considera una forza singola
~
F . Ma la parola di Newton “vis” non si traduce con “forza”, ma con un termine moderno (che
si studia in terza superiore), che si chiama “impulso”, e che è uguale a F~ · (tB − tA ), ovvero
alla forza moltiplicata per il tempo che trascorre da quando inizio ad imprimerla (punto A), a
quando smetto (punto B). Se spingo un carrello con una forza F~ iniziando a spingerlo al tempo
tA e smettendo al tempo tB , allora la “vis” che imprimo al carrello è F~ · (tB − tA ).

Invece la parola “motus” di Newton significa “quantità di moto”, che è il prodotto della
massa per la velocità (Quantitas motus est mensura ejusdem orta ex velocitate et quantitate
materiae conjunctim). In pratica Newton dice che il “motus” di un corpo si modifica in modo
direttamente proporzionale alla “vis”. Quindi la variazione del “motus” è proporzionale alla
“vis”. In pratica sta dicendo:

mutationem motusproportionalem essevi motrici


z }| {
impressa
z }| {
F~ (tB − tA )
z}|{
m~vB − m~vA = (2)

1
Ma se divido entrambi i membri per tB − tA ottengo:

m~vB − m~vA ~vB − ~vA


F~ = =m (3)
tB − tA tB − tA
~vB −~vA
ma sappiamo che tB −tA
= ~a (accelerazione media), quindi si ottiene:

F~ = m~a (4)

che è la seconda legge di Newton come presentata dai libri, nel caso vi sia una sola forza
che agisce.

Concetto di proporzionalità diretta


Newton specifica che si tratta di una proporzionalità diretta tra la variazione del “motus” e la
“vis” in quanto dice esplicitamente proportionalem esse e dupla duplum, tripla triplum (ovvero
se la “vis” è il doppio, anche la variazione del “motus” è il doppio... etc...).

Concetto di vettore
Newton chiarisce anche che le due quantità che sono proporzionali sono dei vettori. Infatti gli
effetti sono diversi per direzioni e versi diversi in cui viene impressa la “vis” (si corpus antea
movebatur, motui ejus vel conspiranti additur, vel contrario subducitur, vel obliquo oblique ad-
jicitur).

Infatti il vettore della forza è una freccia che indica non solo “quanto” spingo un oggetto
(lunghezza della freccia), ma anche in che direzione e in che verso lo spingo (verso sinistra,
destra, in avanti, all’indietro, in obliquo).

Newton dice chiaramente che l’uguaglianza (lui la chiama proporzionalità) è tra due vettori
anche quando dice (Mutationem motus) fieri secundum lineam rectam qua vis illa imprimitur...
cioè la variazione del “motus” ha la stessa direzione della “vis” (quindi deve trattarsi di vettori
se l’uguaglianza coinvolge anche la direzione).

Come mai utilizzare i concetti di “vis” e “motus” invece che quelli di


“forza” e “accelerazione”
Il concetto di accelerazione è facile da utilizzare per noi che siamo tecnologicamente avanzati.
Per gli antichi era quasi impossibile calcolare l’accelerazione, per un problema di imprecisione
degli strumenti di misura. Il problema è che la velocità si ottiene dividendo la differenza di
spazio di un oggetto per la differenza di tempo. Ogni volta che in Fisica si calcola la differenza
tra due quantità che conosciamo con una certa imprecisione (errore di misura), l’errore sulla
differenza delle due quantità diventa molto più importante (perdo precisione). Tanto per ca-
pirci, se ho un metro che misura le altezze con una incertezza di un centimetro, allora quando
misuro la differenza di altezza tra Gianni (1.75 m) e Sara (1.68 m) ottengo 7 cm, ma l’errore
sui 7 cm è circa 2 cm. Se sbaglio di due centimetri su sette centimetri la mia imprecisione è
molto alta in proporzione alla quantità misurata (sbagliare di un centimetro su 175 centimetri

2
è accettabile, ma due centimetri su sette sono in proporzione un errore grosso).

Quindi la velocità media (differenza di spazio diviso differenza di tempo) è difficile da cal-
colare senza avere una grossa imprecisione. Ma l’accelerazione media (differenza di velocità
divisa per differenza di tempo) è ancora più difficile da calcolare senza commettere grossi erro-
ri, specialmente se ho già una grossa imprecisione per la velocità. L’unico modo per calcolare
in modo molto preciso l’accelerazione è avere degli strumenti di misura tecnologicamente molto
avanzati, cosa impossibile ai tempi di Galileo e di Newton.

Il “motus” è un concetto più semplice da studiare (per gli antichi) rispetto all’accelerazione
in quanto collegato ai fenomeni di urto. Infatti in terza si farà vedere che due corpi che si
urtano si scambiano tutto o parte del loro “motus”.

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