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Infermieristica in area critica( lez del 23/03/2021)

riepilogo:

l’infermieristica in area critica non deve necessariamente svolgersi nelle terapie intensive perché anche in
un reparto di chirurgia, medicina un pz potrebbe avere un deterioramento delle sue condizioni cliniche,
quindi diventa un pz critico.

Da qui la necessità da parte dell’infermiere di essere in grado di individuare rapidamente un pz critico e di


attivare l’iter di emergenza al fine di evitare un arresto cardiaco.

Quindi abbiamo proposto un metodo su come valutare un pz in deterioramento.

Questo metodo si chiama “ABCDE”, ovvero una ricetta VALIDATA caratt da diversi passaggi.

Valutazione in B( breathing) viene effettuata attraverso una parola chiamata OPACS, che sta per :

O: osservo

P: palpo

A: ausculto

C: conto

S: saturo

Alla saturimetria chiaramente diamo un valore ma soprattutto in base a quello che rileviamo aggiungiamo
il quantitativo di O2 da somministrare.

Valutazione in C ( circolazione)

Consiste nella valutazione:

-circolazione periferica:

come la valutiamo? Prendiamo la mano del pz la portiamo a livello del suo cuore e schiacciamo il letto
ungueale per 5 sec. Dopo lasciamo e vediamo in quanto tempo il letto ungueale ritorna al colorito inziale.

Se torna entro i 2 sec il pz non ha problemi di perfusione periferica mentre se per torna al colorito normale
ci mette un tempo > 2 sec avrà una peggiore perfusione periferica.

Attenzione: questo viene dimezzato da diversi fattori:

-smalto( difficile capire il suo colorito);

- ambiente freddo.

-frequenza cardiaca attraverso la valutazione del polso periferico( a livello dell’arteria radiale);

-pressione arteriosa: colleghiamo il pz ad un monitor;

-attività elettrica del cuore( mediante ECG);

-perfusione d’organo(il fatto ad esempio che il pz riferisca dolore toracico questo è un esempio di cattiva
perfusione a livello del cuore ,o ad esempio confusione mentale, ridotta perfusione a livello cerebrale.
Oppure attraverso un catetere vescicale posso valutare la sua diuresi, nel caso in cui la diuresi ad esempio
sia contratta)
-sanguinamento, disidratazione.

TRATTAMENTO DEI PROBLEMI DI CIRCOLO:

siamo in un momento in cui abbiamo già agito, come?

-somministrando O2

- posizionato accesso venoso( un alternativa all’accesso venoso si chiama INTRAOSSEA . le linee guida ci
impongono che per un pz critico, sofferente se abbiamo difficoltà nel reperire un accesso venoso e abbiamo
già fallito nei 2 tentativi di posizionamento, di passare a questa manovra, consentendoci di fare prelievi e
somministrare liquidi.

-Test di riempimento

-somministrazione di VASOPRESSORI( se noi abbiamo un accesso venoso possiamo somministrare su


prescrizione medica vasopressori che nella C trovano una collocazione importante in base alle condizioni
critiche del pz)

-somministrazione di morfina ,aspirina, nitrati e ossigeno( acronimo: MANO) che rientrano nelle patologie
delle SCA( sindromi coronariche acute)

Su questo aspetto il prof ci tiene a precisare un aspetto secondo cui su questa MANO i pareri sono
piuttosto discordanti, perché nel caso de pz critico con dolore toracico( ad esempio) abbiamo già fatto in C
un ECG potremmo avere indicazioni attraverso la cardiologia opp un medico che intravede un alterazione
del tratto ST( che ci può pensare ad una sindrome coronarica acuta)di somministrare MORFINA in quanto
riduce il dolore toracico ( il dolore toracico aumenta i battiti cardiaci e quindi il consumo di ossigeno).

Mentre per l’ASPIRINA ( acido acetil salicilico 300mg) le linee guida a livello internazionale un pz che
riferisce dolore toracico e poi ha un età particolare( età 50 anni) e ci sono altri segni/sintomi di una
possibile SCA ,invitano il soggetto ad assumere rapidamente aspirina( anche per via telefonica).

Prima però di consigliare al pz di assumere all’aspirina bisogna accertarsi:

-pz non sia allergico

-recenti problemi di ulcere gastriche, ictus o emorragie cerebrali.

Mentre per quanto concerne i NITRATI, ci possono essere delle controindicazioni a seconda dell’infarto e la
cui somministrazione viene prescritta dal medico attraverso un attenta valutazione del tracciato
elettrocardiografico.

Valutazione in D( consiste ella valutazione della coscienza del pz)

In realtà già nelle prime valutazione è possibile riscontrare già se un pz è cosciente oppure no.

Nell’approccio alla valutazione dello stato di coscienza:

- possiamo utilizzare due scale: AVPU( ci consente di fare una valutazione in pochi secondi),
GCS( valutazione che richiede + tempo però è più precisa).

A cosa corrisponde l’AVPU?

A: ALERT( vigile)

V: VERBAL( risponde se lo chiamiamo)

P:PAIN( risponde al dolore)


U: UNRESPONSIVE( non risponde)

Se il pz si trova in fase A e V non c’è molto da preoccuparsi

N.B: La scelta della scala dipende sia dalla conoscenza della scala, dal tempo a disposizione e dal luogo in
cui ci troviamo.

-PUPILLE( cosa ci interessa sapere: se reagiscono alla luce, se sono isocoriche)

-SEGNI DI LATO( nel caso in cui il pz fosse cosciente quindi si trova secondo la scala AVPU si trova in A, le
pupille sono normali, vediamo i segni di lato quali possono essere: a destra stringe con precisione l amia
mano mentre a sx non stringe oppure facciamo sollevare gli arti inferiore e vediamo se si mantengono allo
stesso livello )

-GLICEMIA( effettuato con stick glicemico, si effettua per correlare il livello di coscienza con la glicemia)

Esempio pratico: se io vedo che un pz è comatoso quindi non risponde, cerchiamo di capire se questo non
risponde perché ha uno stick glicemico pari?

Questo sangue per fare lo stick lo prendo dal sangue prelevato in fase C.

Quindi attraverso la valutazione della glicemia è possibile diagnostica se la persona si trova in COMA
GLICEMICO.

Cosa possiamo fare noi infermieri in una situazione di ipoglicemia?

aumentare la glicemia, come? 50 mL di glucosata al 10%, max 250mL( soprattutto se ho un valore di


glicemia < 70mg/dL

però nella realtà c’è chi somministra anche glucosata al 33%, però ovviamente dipende dal tipo di accesso
che il pz ha, dalle complicazioni etc.

A livello domiciliare, un calo ipoglicemico come viene trattato:

-se il pz è cosciente somministriamo zucchero

-se il pz è incosciente non somministriamo nulla x os in quanto possiamo avere un ab ingestis.

Valutazione in E

Scopriamo il pz e facciamo una scansione del pz:

-testa : ad esempio possiamo vedere degli edemi, sanguinamenti, liquor che fuoriesce

-collo: vedo se ad esempio le giugulari sono turgide ovvero dovute a delle resistenze

-torace: ad esempio possiamo osservare( non si capisce

-addome(alla palpazione dell’addome devo capire se è dolente, se c’è rigidità)

-arto superiore e inferiore( agli arti facciamo attenzione alla temperatura, polsi simmetrici, presenti, se ci
sono edemi declini.)

I parametri vitali che in questa valutazione ABCDE noi rileviamo che ci devono far pensare a qualcosa di
grave.

Ricordiamoci che le diagnosi derivano da valutazione di segni e sintomi.

Il metodo ABCDE prevede una verifica e un azione.


Per risolvere i problemi in A

Che azioni faccio?

-manovra di Heimlich: manovra che ha l’obbiettivo di sostituire le vie aeree in un pz che è cosciente con
ostruzione delle vie aeree;

-chiamiamo i soccorsi;

- se è possibile rimoviamo il corpo estraneo;

-sublussazione della mandibola: è un alternativa all’iperestensione del capo;

-utilizziamo alcuni presidi di minima( alla portata di chiunque):cannula Rino o orofaringea;

-intercrico ( manovra invasiva).

Le cause di ostruzione delle vie aeree possono essere:

-edemi delle parete molli;

-corpo estraneo;

-sangue, vomito, bolo alimentare.

Cosa fare per aprire le vie aeree?

Se il pz è incosciente:

- iperestendiamo il capo

-solleviamo il mento o sublussazione della mandibola( indicate soprattutto nei pz che hanno subito traumi
al fine di evitare lesioni del midollo)

In cosa consiste la sublussazione della mandibola? Disarticolare la mandibola al fine di liberare le vie aeree

N.B: quando un pz è incosciente evitare di mettere un cuscino sotto, perché avremo una chiusura delle vie
aeree.

In seguito guardiamo in bocca possiamo avere la necessita di liberare le vie aeree, come? Attraverso
l’utilizzo di un aspiratore che ci consente di aspirare attraverso delle sonde eventuale sangue, vomito , tra
cui una chiamata sonda di YANKAUER.

Presidio che si differenzia dai sondini di aspirazione perché di plastica dura e diciamo che è simile come
concetto a quello utilizzato dagli odontoiatri quando fanno cure a livello del cavo orale per aspirare.

Il concetto è avere un calibro maggiore, ma soprattutto con residui alimentari o coaguli un po’ grossi il
sondino si può ostruire. I sondini di aspirazione vengono utilizzati per aspirare le secrezioni. Ma per liberare
il cavo orale dalla presenza ad esempio di vomito o sangue, è indicata la sonda di cui si è parlato prima.

Poi abbiamo dei presidi aggiuntivi di base, base perché è il minimo per rendere pervie le vie aeree. Le
cannule orofaringee sono presidi che si vedono nei reparti e sul carrello delle emergenze, a differenza delle
cannule rinofaringee. Come si posizionano? Prima di posizionare la cannula, prendiamo la misura attraverso
l’angolo mandibolare e gli incisivi e la posizioniamo. Attenzione, non sempre la cannula che noi abbiamo è
precisa alle nostre dimensioni del volto per cui io posso avere una cannula un po’ più lunga, una un po’ più
corta, ma si preferisce sempre quella un po’ più lunga, perché quella corta non assolve al compito. Le
controindicazioni sono che innanzitutto il paziente deve essere completamente incosciente, non deve avere
riflessi perché si può scatenare il vomito. Mentre la cannula rinofaringea è molto più tollerata nel soggetto
o nel caso di trisma in cui non si può posizionare quella orofaringea.

Le controindicazioni per la cannula rinofaringea sono:

-traumi facciali

-sospetta frattura di base cranica

-età pediatrica

Per ostruzione delle vie aeree si intende l’improvvisa riduzione o assenza del flusso di aria verso il
parenchima polmonare per la presenza di un ostacolo alle vie aeree. I segni sono legati all’ostruzione delle
vie aeree differiscono a seconda del grado di ostruzione, la quale può essere parziale o completa. Ad
esempio il soggetto che ha una tosse improvvisa e tenta di sputare qualcosa e ha una leggera sensazione di
soffocamento, questo è un segno di ostruzione parziale. Mentre se il soggetto non tossisce, non parla, e ha
una sensazione di mancanza di aria e porge le mani al collo, questi sono segni di un’ostruzione completa.
Nell’ostruzione delle vie aeree non c’è nessuna prevalenza per il sesso, e la maggiore fascia di prevalenza è
dai 70 anni in poi, con un’alta percentuale di decessi. Questo perché, questi pazienti hanno una disabilità
neurologica, disfagia, chi assume una terapia sedativa, vanno più facilmente incontro ad ostruzione.

Come tentiamo di ventilare un paziente? Attraverso alcuni presidi. Abbiamo visto già i presidi per la
pervietà delle vie aeree. Ma per ventilare adeguatamente un paziente c’è il pallone auto espandibile
comunemente chiamato Ambu (è la marca). In ospedale però viene chiamato così. E’ presente un reservoir,
e la maschera facciale. Questo è un presidio che si deve completare ovviamente con un flusso di ossigeno,
tant’è che se io fornisco aria col pallone ambu darò ossigeno al 21%, quindi aria ambiente. Se invece, al
pallone ci metto un flusso di ossigeno 10-12 L/m posso raggiungere delle concentrazioni di ossigeno pari al
50%. Infine utilizzando tutto insieme potrò raggiungere concentrazioni anche del 90%. Tutto dipende poi
dalla situazione. Ventilare il paziente che è o incosciente o che non ha una buona frequenza respiratoria,
comporta sia dei vantaggi che dei limiti. Il vantaggio è che evitiamo il contatto diretto con la vittima, per cui
se il soggetto non respira, in ospedale non possiamo pensare alla respirazione bocca a bocca, ma è
necessario che ci siano tutti questi presidi. In questo momento di pandemia, le indicazioni della
respirazione bocca a bocca, sono assolutamente sconsigliate. Bisogna stare il più lontano possibile dal
paziente. Altri vantaggi della ventilazione con pallone ambu sono che permette concentrazioni di ossigeno
superiori all’85% e che può essere utilizzato con maschera facciale Combitube, tubo endotracheale. Per i
limiti invece, se utilizzato con maschera facciale si rischia di offrire una ventilazione inadeguata e un rischio
di insufflazione gastrica (questo dipende dalla forza di insufflazione dell’operatore). Se l’aria va nella
stomaco, esso si distende e il paziente può vomitare, e il vomito finire nelle vie aeree e peggiorare la
situazione.

In questo momento di pandemia da covid, le linee guida ci dicono che se si ventila col pallone maschera, un
operatore dovrà tenere ben salda la maschera sul viso e l’altro operatore deve insufflare.

L’intubazione tracheale è un’altra tecnica di ventilazione delle vie aree. E’ una manovra che prevede
sicuramente di pre ossigenare il paziente, e posizionarlo col capo iperesteso (sniffing position), un tentativo
di intubazione non deve durare più di trenta secondi, inserire poi il tubo attraverso il laringe, sotto visione
diretta con l’ausilio del laringoscopio, se ci sono dubbi o difficoltà, riossigenare prima di un ulteriore
tentativo. L’ossigenazione deve avvenire con la tecnica pallone maschera. Abbiamo tanti strumenti per
questa manovra di intubazione. Il vero danno è l’ipossia non la mancata intubazione, l’obiettivo non è
intubare il paziente, è riuscire ad ossigenarlo.

Non esiste una figura ben precisa deputata all’intubazione. Le linee guida dicono che intuba chi sa intubare
e chi intuba lo fa con i farmaci (miorilassanti).
Bisogna conoscere tutto il materiale che serve per l’intubazione, preparare per l’intubazione. Oggi ci sono
presidi che ci aiutano in questa manovra ad esempio i laringoscopi con fibre con uno schermo, ossia la
videolaringoscopia che aiuta a posizionare il tubo per l’intubazione.

Tornando l’aspetto infermieristico, quello che interessa a noi oltre che conoscere tutto il materiale
l’infermiere deve anche assistere lo specialista in questa manovra che a volte potrebbe essere difficoltosa.
Gli obbiettivi della somministrazione dei farmaci quali sono? Naturalmente il soggetto che viene sedato e
miorilassato sicuramente ha una maggiore tolleranza durante la manovra.

Quello che dobbiamo preparare sul tavolo di lavoro sono -> un rilevatore esofageo, un capnometro,
materiali come cerotti, garze e manometro per la corretta pressione del tubo endotracheale.

Le complicanze dell’intubazione tracheale quali possono essere? Fino al 1974 questa manovra di
intubazione rientrava nelle mansioni dell’infermiere (prima esisteva un mansionario) poi è stato abolito il
mansionario per cui nel nostro ambito non esistono cose che si possono fare o meno, ma l’infermiere fa
quello che riesce e sa fare, nessuno costringe gli infermieri a fare determinate cose ma ci sono situazioni
particolari dove alcune manovre da parte nostra sono richieste per salvare la vita al paziente.. tornando al
discorso delle complicanze una di queste è l’intubazione esofagea intubando invece di andare in trachea si
va in esofago, non ce ne accorgiamo e quando iniziamo a ventilare aria questa andrà a finire nello stomaco
che si distenderà e che provocherà vomito al paziente ma soprattutto la cosa principale è che non stiamo
fornendo ossigeno al paziente, ma soprattutto se questa manovra è stata preceduta dalla somministrazione
di farmaci che lo hanno completamente mioclassato il pz è completamente fermo; un altro tipo di
complicanza può essere l’intubazione selettiva del bronco principale destro noi sappiamo che dal punto di
vista anatomico, abbiamo la trachea poi abbiamo due ramificazioni bronco destro e sinistra, il bronco
destro anticipa un po’ quello di sinistra, quindi il rischio sarebbe che con l’intubazione si prende il bronco di
destra, ma questo non è molto grave in quanto tutto sommato iniziamo a ventilare e ci accorgiamo che si
solleva l’emitorace di destra e l’emitorace di sinistra si solleva meno perché l’aria sta andando in un solo
polmone, l’importante è accorgersene e sfilare leggermente in modo tale che il tubo esce dal bronco di
destra, ci se ne accorge anche con l’auscultazione, una volta infatti che il paziente è stato intubato ed è
stato cuffiato, iniziamo a ventilare con il fonendo si fanno delle prove, la prima prevede quella di mettere il
fonendo a livello epigastrico in modo tale che insufflando se sentiamo un getto forte di aria a livello
epigastrico significa che il tubo è stato messo in esofago, successivamente si va ad ascoltare a livello degli
apici e delle basi dei polmoni per sentire eventuali rumori, inoltre andiamo anche a notare la corretta
espansione simmetrica del torace durante la ventilazione. Un’altra conferma di corretto posizionamento
può essere fatta con il rilevatore esofageo che è un misuratore di CO2 e se io il tubo l’’ho posizionato in
esofago chiaramente non andrò a rilevare nessuna CO2, è simile al capnometro con la differenza che il
secondo misura il quantitativo di CO2 espirato.

Un altro tipo di complicanza può essere il traumatismo delle arcate dentarie chiaramente perché il
laringoscopio che si inserisce nel cavo orale, una persona inesperta potrebbe andare a fare leva sugli incisivi
andando a frantumare alcuni denti, mentre la manovra corretta non è quella di fare leva ma è di sollevare il
mento. Ulteriori complicanze sono rigurgito e inalazione di contenuto gastrico nelle vie aeree e mancata
intubazione.

La pinza di Megill ha due funzioni quella di


rimuovere eventuali corpi estranei dalla laringe,
mentre nella manovra dell’intubazione questa
pinza serve all’operatore per aiutare a prendere il
tubo e spingerlo in laringe.

La maschera laringea è un presidio sovra glottido


ed è un presidio che può traqnuillamente essere
messa dall’infermiere, condizione per l’utlizzio di questo presidio è che il paziente sia incosciente a
differenza del tubo endotracheale in alcuni situazioni non andando dalla bocca ma dalle narici. Situazione
molto comune è l’arresto cardiaco, quindi risulta una valida alternativa al sistema pallone-valvola-
maschera. Possono essere utilizzati in sostituzione dell’intubazione tracheale quando l’intubazione è
difficile o non è possibile in caso di mancanza di personale addestato.

le tecniche per l’inserimento sono diverse, e anche qui


abbiamo svantaggi e vantaggi. Uno dei vantaggi è che la
maschera viene inserita in maniera rapida e a facile
inserimento, questo perché solitamente l’operatore si aiuta
con l’indice per l’inserimento, inoltre risuta difficle sbagliare
questa manovra. La maschera ha diverse misure in base al
peso della persona e inoltre la maschera garantisce una
ventilazione più adeguata della maschera facciale, inoltre per
l’inserimento non serve il laringoscopio.

I limiti invece sono che non garantisce dalla inalazione, non p


utilizzabile quando sono richieste alte pressioni di ventilazione
e non permette l’aspirazione delle vie aeree, il gold standard
per la protezione delle vie aeree è il tubo endotracheale, perché il tubo viene inserito in trachea e viene
cuffiato un tubo, in questo modo il tubo è ben saldo e la cuffia funge anche da barriera contro l’inalazione
di materiale gastrico che potrebbe andare nei polmoni. Mentre la maschera esserendo un sistema sovra
glottico non garantisce in questo. Inoltre non è utilizzabile per alte pressiomi, perché si rischia che se io uso
alte pressioni di aria questa potrebbe uscire dai margini della maschera e potrebbe finire in stomaco,
evento molto frequente, in più non ci consente l’aspirazione delle vie aeree.

Queste maschere hanno un numero in base al peso,numero che è indicato sulla maschera stessa inoltre è
indicato anche il range di peso (in kg) del paziente, per esempio per la numero 3 è indicato un peso di 30-50
kg oltre a questo sono scritte anche indicazioni di quanta aria dobbiamo mettere nel palloncino, quindi per
esempio sempre per la numero 3 sono indicati 20cc. La regola dice che prendiamo una siringa e insuffliamo
aria per cuffiare la maschera, per ricordare quanti cc di aria servono per cuffiare dobbiamo ricordare una
formuletta in base al numero della maschera quindi per esempio num. 3,4 o 5 dobbiamo immaginare di
fare una sottrazione di 10 quindi se la maschera è la numero 3 togliamo 10 e il risultato è di 20 cc, se la
machera è 4 togliamo 10 e il risultato è di 30 cc, se la maschera è 5 togliamo 10 e il risultato è di 40 cc, se
non ricordiamo questa formula comunque sia sulla maschera è riportata l’indicazione corretta.

Il prof mosta un video che dimostra l’inserimento, ci fa notare che l’operatore inserisce la maschera
aiutandosi con l’indice una volta che abbiamo inserito dobbiam cuffiare la maschera insufflando aria dal
tubicino apposito, quando cuffiamo vediamo un leggero movimento di assestamento della maschera, dopo
di che possiamo provare a ventilare con il pallone, e vediamo sollevare in maniera simmetrica il torace.

Esiste questa maschera laringea un


po’ più semplice che è a gel e non c’è
bisogna a differenza della classica di
cuffiarla. La particolarità di questa
maschera è proprio il materiale infatti
una volta inserita a contatto con la
laringe il calore delle mucose, la fanno
dilatare e adagiare perfettamente alla
zona inoltre è dotata di un foro nella
quale noi possiamo inserire una sonda di aspirazione gastrica. Anche qui ci sono diverse misure a seconda
della persona.

La punta di questa maschera va in esofago dove possiamo eventualmente aspirare. Possiamo anche
collegare la maschera ad un ventilatore meccanico.

CANNULE DI GUEDEL -> Ne esistono diverse dimensioni che vengono contraddistinti con i colori, le giuste
dimensioni della maschera per il pz vengono prese miusando dalla fessura labiale all’angolo mandibolare o
al lobo dell’orecchio, preferiamo sempre la cannula un po’ più lunga rispetto a quella più corta perché
solitamente quella più corta non raggiunge il nostro obbiettivo, lubrifichiamo semore e la si inserisce con
l’accortezza di ruotare la cannula quando abbiamo superato il palato molle.

Per l’inserimento di questa cannula il paziente deve essere completamente incosciente, perché se così non
fosse l’inserimento della cannula stimolerebbe il vomito. Ulteriori contrindicazioni sono quelle del trauma
tantè che nei bambini a prescindere dal trauma o meno non si posiziona in questa maniera e lo stesso
nell’adulto con un trauma facciale questo movimento di rotazione non si fa, perché questo in caso ci
fossero delle fratture per esempio a livello della mandibola potrebbero complicare la situazione per cui sia
nel bambino che nell’adulto co un trauma facciale l’introduzione della cannula va fatta evitando la
rotazione, quindi la cannula va inserita con la curva verso i piedi e ci possiamo aiutare con un abbassa
lingua.

CANNULA RINOFARINGEA -> questa cannula viene inserita anche in pazienti coscienti. Anche questa
cannula ha diverse dimensioni, per l’inserimento anche questa viene lubrificata, è una cannula con una
leggera curva. Le indicazioni dicoo che la cannula deve prima provare ad essere inserita dalla narice di
destra e se ci sono resistenze si passa alla narice di sinistra. Questa cannula ha una punta che aiuta
nell’inserimento e quello che dobbiamo fare quando iniziamo ad inserire è effettuare delle rotazioni.
Questa cannula è molto più tollerata confronto all’altra cannula. Le controindicazioni sono l’età pediatrica e
un sospetto di frattura di base cranica, quando ci troviao si fronte a un trauma e abbiamo dei segni che ci
fanno sospettare : 1) stiamo intervenendo sul trauma 2) il pz presenta un’ematoma periorbitale o segno del
procione oppure è presente il segno di Battle che è l’ematoma dietro il padiglione auricolare 3) vediamo
che perde liquor o sangue dal meato uditivo, questi sono segni di frattura di base cranica e questo
comporta che con la cannula dobbiamo andare con molta cautela perché si tratta di una controindicazione
relativa, perché questa cannula è dotata di una curva che potrebbe comportare uno sbagliato inserimento
della cannula che comporterebbe una contominazione delle meningi, è un rischio che potrebbe accadere.
Se sentiamo delle resistenze ci si ferma sempre e si prova dall’altra narice, il concetto è quello di un sondino
naso gastrico.

Il prof mostra un video dove ci fa vedere la ventilazione con pallone autoespandibile reservoir e ci ricorda
che il reservor viene usato con l’ossigeno collegato altrimenti non ha senso. Con questa ventilazione si
cerca di ventilare in maniera adeguata e dobbiamo anche stare attenti alla pressione che diamo, perché con
la ventilazione pressione maschera se supero una certa pressione succede che l’epiglottide si abbassa e
l’aria va nello stomaco, infatti ci sono molti palloni autoespansibili che hanno una valvola, un limitatore do
pressione in maniera tale che quando superiamo o comunque diamo una forte pressione si bloccano
proprio per evitare questo problema.

TUBO LARINGEO -> è un presidio che si differenzia dalla maschera laringea ma rientra sempre nei sistemi
sovra glottici ed è anche più semplice, riesce ad essere inserito anche in pazienti che sono seduti e
incoscienti, es. in un incidente stradale.
Con l’apposito tubicino
insuffliamo aria e cuffiamo le
due cuffie.

-il prof ci mostra il video di


inserimento-

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