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1.

Variabilità Biologica

Un campione biologico, non essendo uniforme né porzione di un “intero”, perché prelevato da una
popolazione soggetta a variabilità biologica intra ed interindividuale, fornisce dati di per sé non
indicativi in senso assoluto che devono essere correttamente rapportati a valori di riferimento.

In ogni individuo la stima dell’ampiezza delle oscillazioni casuali dei valori relativi ad ogni analita,
attorno ad un suo punto omeostatico, è valutata come Cvi (misura della Variabilità Biologica Intra-
individuale).

La variabilità dei vari punti omeostatici degli individui di un gruppo, relativamente allo stesso
analita, è definita come Variabilità Biologica Inter- individuale e la sua stima è CVg.

La variabilità biologica si divide quindi in:

 VARIABILITA’ INTRA-INDIVIDUALE: a carico dello stesso individuo


 VARIABILITA’ INTER-INDIVIDUALE: fra diversi individui

La variabilità intra-individuale è data da:

 Ritmi circadiani
 Variazioni stagionali
 Dieta
 Periodo mestruale
 Gravidanza

La variabilità inter-individuale, invece, è data da:


 Sesso
 Età
 Razza
 Massa corporea
 Fumo
 Alcool
 Farmaci

2. Differenza tra test di screening e di conferma

Gli Esami di Screening sono test eseguiti su pazienti asintomatici. L’assenza di sintomi non è
sempre associata all’assenza di malattia.

Un test di screening viene eseguito come prevenzione. Il test di screening infatti, in caso di
positività richiede un test diagnostico per essere confermato. La differenza sta nel fatto che un test
di screening genera una probabilità di rischio di malattia.

I test rapidi, invece, sono test specifici per una malattia.


3. I glicostatici

I glicostatici sono sostanze che vengono aggiunti al campione per la conservazione del glucosio.
Impedisce la glicolisi, il catabolismo del glucosio. Il campione poi viene conservato a basse
temperature.

4. Teorema di Bayes e grafico

TEOREMA DI BAYES ci permette di calcolare il valore di predittività di un determinato test attraverso le


formule:

Si definisce valore predittivo


positivo il rapporto tra veri positivi
e positivi totali, viceversa il valore
predittivo negativo.

In generale possiamo dire che il


valore predittivo dipende da
sensibilità, specificità e prevalenza.

5. Anticoagulanti

Gli anticoagulanti sono sostanze che vengono aggiunte al campione di sangue e non generano
nessuna interferenza diretta o indiretta nell’analisi. Ostacolano la coagulazione del sangue e
vengono utilizzati per prevenire la formazione di trombi e per ostacolare l’accrescimento di quelli
che si sono già formati.

Abbiamo diversi anticoagulanti. As esempio l’eparina è un anticoagulante naturale con attività


antitrombinica, cioè blocca la formazione di trombina e quindi di fibrinogeno.
L’EDTA, invece è un agente chelante. Forma complessi con gli ioni calcio.
Il citrato è un particolare anticoagulante. Si tratta di utilizzare il sale di sodio che forma complessi
con gli ioni calcio. Utilizzato per studiare la coagulazione e la VES.
Il fluoruro sale di potassio ha un’azione competitiva con il calcio ed è un debole anticoagulante. Determina
emolisi per osmosi. È usato accoppiato con EDTA, inibendo gli enzimi della glicolisi per applicazione
glicostatica.
6. Formula della sensibilità

La sensibilità è la capacità del metodo analitico di rilevare piccole quantità di analita. Per valutare la
sensibilità bisogna considerare la % di positività in caso di malattia perché possono essere dei pazienti
positivi ma non malati.

7. Prelievi di
Sangue

Gli esami del sangue sono uno degli esami più diffusi e consentono, mediante un semplice prelievo venoso,
di verificare i valori dei principali componenti ematici e fornire così importanti informazioni sulla salute
del paziente e sul funzionamento del suo organismo.

I prelievi possono essere:

 VENOSO, per RicercheBiochimico-Cliniche. Esami di routine


 CAPILLARE, per RicercheBiochimico-Cliniche. Esami di routine
 ARTERIOSO, per lo studio dei parametri dell’equilibrio acido-base. Esami standard

8. Grafico della LDH

LDH è l’acronimo che indica l’enzima LATTATO DEIDROGENASI. Questo enzima catalizza la
reazione reversibile che converte il piruvato in lattato. Si tratta di una reazione di ossido- riduzione
che avviene in presenza del coenzima NAD.

Piruvato Lattato
In vivo questa reazione procede verso destra o verso sinistra in funzione dell’esigenze metaboliche,
cioè se si fa uno sforzo intenso e quindi l’organismo non ha abbastanza ossigeno per far funzionare
bene il ciclo di Krebs, allora il piruvato si trasforma in lattato; se invece l’ossigeno c’è avviene la
reazione contraria.
Se il piruvato si riduce in lattato si ha l’ossidazione del NADH + H + in NAD+. Se la reazione è
inversa, cioè da lattato in piruvato, il lattato viene ossidato in piruvato mentre il NAD + si riduce in
NADH + H+.
Per valutare questa reazione si osserva l’assorbanza del coenzima NAD.
Si pone sull’asse delle ascisse la lunghezza d’onda che si misura in nanometri (nm), mentre
sull’asse delle ordinate si mette l’assorbanza che indica la capacità di una sostanza di assorbire un
raggio di luce monocromatica ad una certa lunghezza d’onda. Per quanto riguarda lo spettro di
assorbimento per l’NAD+ e l’NADH si ha un picco massimo a 260 nm sia per la forma ridotta che
per la forma ossidata; se si va avanti l’assorbimento diminuisce e a circa 300 nm lo spettro della
forma ossidata si appiattisce mentre per la forma ridotta si ha sempre un picco però questa volta più
basso ed ha il suo massimo picco di assorbimento a 340 nm. Quindi, il NADH ha due picchi uno a
260 nm e l’altro a 340 nm mentre il NAD+ ha un solo picco a 260 nn.
L’attività della LDH quindi è misurata monitorando l’assorbanza ad una lunghezza d’onda pari a
340 nm. I metodi di dosaggio sono P→L cioè piruvato che diventa lattato, oppure L→P cioè lattato
ce diventa piruvato. Il dosaggio dell’attività totale dell’LDH ha una bassa specificità nell’infarto del
miocardio. L’attività, invece, di una singola isoforma ha la sua specificità.

9. Valore predittivo negativo e positivo

Il valore predittivo viene definito a posteriori e può essere:

- Positivo: valutare la percentuale di pazienti positiva al test che deve essere considerata malata;
- Negativo: determina uno stato di buona salute.

Questo parametro è molto importante nella valutazione della sensibilità e della specificità.

10. Variabilità pre-analitica e Analitica

La variabilità̀ preanalitica riguarda le fasi di prelievo, trasporto e conservazione dei campioni.

È importante perché se il campione subisce delle variazioni, l’analisi può̀ essere inutile, può non essere
utilizzabile per il processo diagnostico; quindi, bisogna fare in modo che tra il prelievo e l’esecuzione
dell’analisi il campione deve rimanere inalterato. Nella pratica analitica il campione (specimen) viene trattato
adottando delle procedure precise in modo da conservazione dell’integrità chimica, biologica e morfologica e
per garantire il più possibile la correttezza del risultato analitico.

Il sangue può subire trattamenti preanalitici. Da qui otteniamo: plasma, dove il rischio di emolisi è inferiore,
o il siero, in cui la fosfatasi acida e l’LDH sono maggiori rispetto al plasma.

Plasma e siero si ottengono a partire dal sangue intero. Per il plasma, lo versiamo in provetta con eparina e
centrifughiamo in modo tale da precipitare la fase corpuscolata.

Se vogliamo il siero dobbiamo lasciare coagulare spontaneamente e poi sottoporre a centrifugazione così da
accelerare la sedimentazione della fase solida.
Questi accorgimenti riguardano anche le fasi successive come:

1)TRASPORTO: può essere Intramurale se avviene all’interno della struttura del laboratorio centralizzato;
qui il personale incaricato si deve occupare dell’organizzazione dei campioni; oppure Extramurale, in questo
caso ci devono essere accorgimenti al tipo di contenitori(infrangibili con tappi a tenuta sicura per evitare per
es evaporazione o perdita di liquidi), imballaggi (specie se il campione è pericoloso radioattivo o infetto
bisogna scrivere la classe di pericolosità sull’imballo), condizioni di spedizione come ad esempio la
temperatura(spesso è necessario usare ghiaccio o azoto liquido) o l’uso di stabilizzanti e conservanti. Il
tempo di trasporto deve essere il più breve possibile.

2) ACCETTAZIONE – VERIFICA IDONEITA: All’arrivo del materiale, l’addetto deve verificare che
non ci siano state almeno compromissioni macroscopiche del campione, decidendo se accettarlo o meno.
Esistono degli appositi criteri di non accettabilità dei campioni che vanno rispettati (es. identificazione
assente, contenitore inadatto, emolisi evidente...). Nel caso in cui il campione risulta non accettabile viene
respinto al paziente oppure se non è possibile viene cestinato e smaltito, secondo precise procedure.

3) SIERATURA E CENTRIFUGAZIONE: ovviamente riguarda i campioni di sangue per separare la parte


corpuscolata dal siero a seconda delle necessità. La centrifugazione deve essere fatta entro 1 ora dal prelievo
e la sieratura può avvenire in diverse condizioni: se utilizziamo dei contenitori in vetro bisogna lasciare il
campione per 30 min a temp. amb., se usiamo dei contenitori in plastica bisogna lasciarlo per più di 30 min a
temp. amb. A meno che non aggiungiamo degli attivatori di coagulazione come particelle di vetro o caolino
che facilitano l’aggregazione piastrinica, migliorando il processo della coagulazione, in questo caso bastano
15 minuti a temperatura ambiente. Oppure possiamo aggiungere trombina e in questo caso i tempi si
riducono ulteriormente a cinque minuti a temperatura ambiente. Al termine, il plasma (o siero) è separato
dalla parte corpuscolata mediante l’utilizzo di pipette tipo Pasteur o analizzato direttamente dalle
strumentazioni. Se vogliamo ottenere il plasma facciamo centrifugazione, metto l’anticoagulante, se
dobbiamo sierare invece non è necessario l’anticoagulante. Particolare attenzione va posta a campioni
anomali, tipo quelli IPERLIPEMICI (concertazione lipidica elevata) che appaiono torbidi per cui possono
impedire l’individuazione di forme di ipopotassemia, ipocalcemia, oppure possono dare risultati
spettrofotometrici o radioimmunologici(il complesso antigene anticorpo fluttua anziché sedimentare a causa
delle lipoproteine) sbagliati per cui c’è la necessità di chiarificare il siero aggiungendo agenti chiarificanti
(PEG, lipoclean) o ultracentrifugando o ricorrendo alla lipolisi. Alcuni metaboliti, enzimi, elettroliti, minerali
(salvo alcune eccezioni) non vengono significativamente alterati se analizzati in sieri tenuti a temperatura
ambiente fino a quattro ore. Gastrina, insulina, reninarichiedono il raffreddamento immediato in acqua e
ghiaccio. Anche i metaboliti a breve vita media come ammoniaca, acido lattico, il pH e i gas nel sangue
richiedono questo raffreddamento immediato in acqua e ghiaccio, con i quali abbiamo una temperatura
costante tra 0 e 4°C.

La variabilità analitica è la variabilità che noi osserviamo durante l’analisi di laboratorio quando
andiamo a valutare una grandezza attraverso un metodo. Scegliamo il metodo da utilizzare in modo
da avere performance analitiche migliori, con errori pressoché nulli, ripetibili e con tecniche che
siano alla portata di tutti, anche del personale tecnico. Attraverso la misurazione otteniamo un
valore analitico che rappresenta una stima fedele del valore ove scriviamo anche l’unità di misura
ed il metodo di misurazione. Il valore ottenuto viene poi confrontato con un valore di riferimento.
La variabilità analitica può essere studiata attraverso l’ATTENDIBILITA’, la quale rappresenta la
qualità di un risultato e si esprime attraverso i parametri:

Precisione, Accuratezza, Sensibilità e Specificità:


A. Precisione: rappresenta la concordanza tra i risultati di una serie analitica realizzata effettuando
misure distinte cioè misure effettuate con lo stesso metodo su porzioni dello stesso campione stabile
ed omogeneo. Se abbiamo concordanza tra le misure ottenute, il metodo è preciso; se si ottengono
valori diversi, “dispersi”, il metodo non è preciso. I risultati analitici ottenuti sono soggetti ad errori
casuali e la dispersione dei valori è descritta da una distribuzione di tipo gaussiano da cui posso
estrapolare la Deviazione standard: è la misura dell’imprecisione che viene chiamata dispersione o
variabilità analitica dei risultati delle repliche (misure). Nel concetto di precisione sono assimilabili
altri due concetti:

 Ripetibilità: è la misura della deviazione dei risultati dal valore medio in un’unica serie
analitica. In questa misurazione l’operatore usa gli stessi reattivi e gli stessi apparecchi.
 Riproducibilità: è la misura della deviazione dei risultati dal valore medio in un periodo
più lungo per cui gli operatori sono diversi e usano reattivi e apparecchi diversi. È utile per
verificare se la variazione o la ripetizione del risultato dipende da questi parametri.

B. Accuratezza: è la concordanza in una serie di repliche nell’analisi dello stesso campione, fra
valore medio e valore vero. Quindi, il valore medio si avvicina o coincide al valore vero, il risultato
è accurato. Il valore vero è il valore più probabile ottenuto con metodi definitivi più accurati. Il
controllo dell’inaccuratezza non è altro che il controllo degli errori sistematici (che si ripetono
sistematicamente) in una serie di risultati, dovuti ad esempio ad errori di taratura, concentrazioni dei
reagenti errate e così via.

C. Specificità: è la capacità di dosare un certo analita senza subire interferenze da parte di altri
analiti ed è un parametro legato all’accuratezza. Molti metodi sono aspecifici ed (introducono errori
sistematici) infatti l’accuratezza è un parametro difficile da ottenere a livelli soddisfacenti in
laboratorio.

D. Sensibilità: è la capacità di dosare piccole quantità di analita, è inversamente correlata al limite


di rilevabilità, cioè la quantità più piccola che noi possiamo misurare. La quantità più piccola
misurabile è espressa dal rapporto tra il segnale analitico che ottengo sullo strumento e il rumore di
fondo detto bianco. Il limite di rilevabilità coincide con il doppio della deviazione standard del
bianco.

Tipi di errori:
 Errore casuale: definizione, natura, entità, distribuzione, controllo e misura; calcolo della
deviazione standard, precisione e coefficiente di variazione
 Errore sistematico: definizione, natura, entità, studio, controllo, accuratezza e misura
dell’inaccuratezza
 Errore grossolano: definizione, natura, entità, studio di provvedimenti operativi per il
contenimento di questo errore
 Errore analitico globale o variabilità analitica: controllo della precisione e dell’accuratezza,
sicurezza di qualità (controllo di qualità intralaboratorio e interlaboratorio)
 Errore analitico tollerabile in biochimica clinica: analisi statistica, approccio fisiopatologico
(secondo Tonks), approccio medico( secondo Barnett, ecc.)
11. Sensibilità e Specificità con le formule
 Specificità: è la capacità di dosare un certo analita senza subire interferenze da parte di altri
analiti ed è un parametro legato all’accuratezza. Molti metodi sono aspecifici ed
(introducono errori sistematici) infatti l’accuratezza è un parametro difficile da ottenere a
livelli soddisfacenti in laboratorio.
 Sensibilità: è la capacità di dosare piccole quantità di analita, è inversamente correlata al
limite di rilevabilità, cioè la quantità più piccola che noi possiamo misurare. La quantità più
piccola misurabile è espressa dal rapporto tra il segnale analitico che ottengo sullo strumento
e il rumore di fondo detto bianco. Il limite di rilevabilità coincide con il doppio della
deviazione standard del bianco.

La sensibilità è la percentuale di risposte positive su pazienti affetti dalla malattia, positività in caso
di malattia. Una sensibilità del 100% indica che vi sono 100 positivi su 100 pazienti affetti dalla
malattia.

La specificità è la percentuale di risposte negative su pazienti non affetti dalla malattia, negatività
nello stato di salute. Una specificità del 100% indica che vi sono 100 negativi su 100 pazienti sani.

12. Emolisi

Per emolisi s’intende il passaggio nel siero o nel plasma di emoglobina ed altre sostanze contenute
negli eritrociti a concentrazione superiore come potassio, arginasi, catalasi, lattato deidrogenasi etc.

Il potassio ha una concentrazione endoeritrocitaria di 100 millimolare a fronte di una


concentrazione nel siero di 4-5 millimolare, per cui l’emolisi porterebbe ad una fuoriuscita del
potassio per diffusione semplice dall’interno all’esterno della cellula. Questa diffusione porterebbe
ad un arricchimento del siero. Perché avviene questo: sulle membrane cellulari vi è la proteina
trasportatrice sodio – potassio ATP-asi, una pompa metabolica che espelle al di fuori della cellula 3
ioni sodio ed internalizza 2 ioni potassio. Questa pompa lavora contro gradiente di concentrazione e
consuma una molecola di ATP. Inoltre, è un regolatore dell’omeostasi cellulare.

Le cause che inducono emolisi sono:

 Osmotica chimica, in presenza di alcol, disinfettanti, solventi all’interno dell’ago della


siringa dei contenitori.
 Meccanica, velocità di aspirazione ed espulsione del sangue dall’ago all’interno della
siringa. Un rimedio si è dimostrato però l’ago a farfalla che velocizza i prelievi evitando
l’emolisi.
 Fisica, se non si presentano le opportune condizioni del campione come, per esempio, errato
congelamento e scongelamento.
 Biologica, patologie presenti all’interno dell’organismo come la Sferocitosi.

13. Effetti crono biologici

Sono fattori influenzano il risultato delle analisi. Si tratta di cambiamenti che possono avvenire nel tempo. I
prelievi effettuati in momenti diversi danno risultati diversi. Interferiscono i ritmi ultradiani, infradiani circa
settani, circa mensili e circa annuali.

Es.: il colesterolo risulta aumentare nella stagione invernale.

Per i ritmi circadiani, questi tengono conto dell’alternanza sonno – veglia, oppure luce – buio, fanno variare
alcuni parametri come velocità di eritrosedimentazione, VES, la concentrazione di ACTH, cortisolo,
calcemia, cloruremia etc.

14. Curva di roc

È un grafico che mette in relazione sensibilità e specificità di un test diagnostico al variare del valore soglia
(CUT – OFF). L’analisi della curva permette di valutarne l’accuratezza, di determinare il valore soglia più
appropriato e di confrontare diversi test.

- L’obiettivo del test è classificare correttamente un paziente;


- I pazienti classificati erroneamente saranno definitivi FALSI POSITIVI o FALSI NEGATIVI;
- La sensibilità di un test diagnostico è determinata dalla proporzione VERI POSITIVI/TOT MALATI
- La specificità di un test diagnostico è data dalla proporzione VERI NEGATIVI/TOT SANI

Per determinare se un paziente rischia di contrarre una malattia, si utilizzano test che quantificano i livelli di
concentrazione di certe sostanze.

In questi casi viene scelto il valore soglia della sostanza che permetta di discriminare i malati dai sani.
Incrementando il cut – off, il numero dei falsi negativi aumenta diminuendo i falsi positivi, dando un test
altamente specifico ma poco sensibile. Viceversa, abbassando il cut – off il numero di falsi positivi aumenta e
diminuisce il numero di falsi negativi, test altamente sensibile ma poco specifico.
Per rappresentare graficamente si procede così:

- Sull’asse y troviamo i valori di sensibilità, o


tasso di veri positivi;
- Sull’asse x troviamo la specificità del test, o
tasso di falsi positivi;
- Per ogni cut – off abbiamo un certo valore per
entrambi e ne ricerchiamo il punto nel
grafico;
- Unendo i vari punti si ottiene un andamento
‘’a scaletta’, ovvero la curva ROC.

Un test risulta più accurato quanto più la sua curva si avvicina all’angolo superiore sinistro del grafico. Per di
più, il punto più vicino a tale angolo rappresenta il valore di cut – off che massimizza sensibilità e specificità.

15. Grafico di Jouden

Il grafico di Jjouden permette di valutare il controllo di qualità interlaboratorio, cioè è l’analisi di


campioni provenienti dall’esterno o da altri lab. della stessa regione o da lab. di altre nazioni.

Questo grafico viene utilizzato per l’analisi dei


campioni da parte di un numero elevato di laboratori
di riferimento, ove vengono calcoli la media e della
deviazione standard.
Questo grafico permette di scartare i risultati
aberranti e ricalcolando la media e la DS in base ai
rimanenti risultati.

A livello pratico per fare il controllo di qualità inter-laboratorio si costruisce il grafico di Youden
analizzando due sieri, A ad alta concentrazione in un certo analita e B siero a bassa concentrazione di
quell’analita. Questi possono essere miscelati opportunamente fino ad ottenere una serie di sieri a diversa
concentrazione di quell’analita.

Sull’asse delle ascisse e delle ordinate mettiamo i sieri A (sull’asse Y) e B (sull’asse X) . Facciamo una serie
di misurazioni e quindi calcoliamo la media MA (che è la media dei risultati ottenuti dall’analisi della serie
dei campioni che contengono la soluzione A) e MB (che è la media dei risultati ottenuti dall’analisi della
serie dei campioni che contengono la soluzione B). L’intersezione di queste due rette (che partono una da
MA e l’altra da MB) ci dà un punto. Tracciamo anche la diagonale, una retta che congiunge il punto di
intersezione tra le due medie con l’origine degli assi cartesiani (0). A questo punto costruiamo due cerchi
concentrici: uno più piccolo di raggio 1DS e l’altro più grande di raggio 2DS. Proiettando i punti di
intersezione dei cerchi sull’asse X avremo: -2DS, -1DS, +1DS, +2DS. A questo punto, si conclude la
struttura del grafico: si mandano due tangenti al cerchio di raggio 2DS parallele fra di loro e con il
coefficiente angolare di 1 (perché queste due rette formano con l’asse delle ascisse un angolo di 45°, ha
coefficiente angolare di 1). Se i punti cadono nell’intersezione tra le medie vuol dire che è preciso; se i punti
cadono dentro il cerchio più piccolo di raggio 1DS la situazione è sotto controllo; se vanno fuori dal cerchio
di raggio 1DS, ma dentro il cerchio di raggio 2DS in questo caso è più imprecisa ma i limiti sono accettabili.
Se invece il punto cade fuori dal cerchio di raggio 2DS, ma entro l’area descritta dalle due tangenti, i valori
possono essere troppo bassi se cadono a sinistra, oppure troppo alti se cadono sulla destra del cerchio, Questi
valori sono precisi ma particolarmente inaccurati. Se invece cadono al di fuori dall’area descritta dalle
tangenti sono aberranti, cioè dovuti ad errori grossolani, quindi non possono essere tenuti in considerazione.

16. Raccolta delle Urine

Campione biologico che non viene prelevato ma raccolto. Trova applicazione nell’Urocultura,
valutazione se all’interno delle urine sono presenti microrganismi. Necessario contenitore sterile ed
evitare inquinamento del campione da parte dell’ambiente.

17. Differenza tra siero e plasma

Il siero ha la composizione del plasma, ma è privo di fattori di coagulazione; mentre il plasma è


costituito da H2O e proteine plasmatiche, albumina e fattori di coagulazione. Inoltre, il siero non
può essere solubilizzato.

18. Errore di Parallasse

Sono gli errori che effettuiamo quando per la lettura utilizzando un sistema costituito da un
elemento mobile che si muove su una scala graduata bisognerebbe porsi in modo perpendicolare
alla lancetta; tuttavia, la lettura può non essere precisa. Per minimizzare questo errore in passato ci
si serviva di alcuni specchietti, oggi il problema è superato con i display led.

19. Preparazione del paziente

Prima di eseguire un esame di laboratorio bisogna far si che il paziente esegui delle accuratezze.
Questo ne permetterà di non avere errori dei risultati, quindi avere dei risultati più attendibili:

1. Assunzione di medicamenti

Può indurre interferenze quali:

 METABOLICHE E BIOFARMACOLOGICHE azione farmacologica, immunologica e


tossicologica dei medicamenti
 FISICHE pigmenti simili a quelli da dosare
 CHIMICHE, interazione farmaco-analita o interazione farmaco-reagenti
2. Dieta e digiuno

L’assunzione o meno di cibo può indurre interferenze quali:

 AUMENTO DELLA GLICEMIA NELLA FASE POST-PRANDIALE


 AUMENTO DELLA LIPEMIA NELLA FASE POST-PRANDIALE (possono essere falsati
il dosaggio dell’emoglobina col metodo di Drabkin e tutti i dosaggi fotometrici e
spettrofotometrici diretti e la misura delle attività transaminasiche con il test ottico
accoppiato)

3. Postura, riposo ed altre condizioni

In questo caso facciamo una distinzione tra PAZIENTI AMBULATORIALI ed OSPEDALIERI.

I pazienti ambulatoriali sono in posizione ortostatica. Il volume plasmatico è ridotto di circa il 10%
e vi è un aumento del liquido interstiziale di alcune sostanze come emoglobina, proteine totali e
altre sostanze legate a proteine in circolo (calcio, NEFA, bilirubina, colesterolo, ecc.).

I pazienti ospedalieri, invece, se completamente immobilizzati, presentano una variazione della


concentrazione di varie sostanze nel sangue. Ad esempio demineralizzazione delle ossa, cioà un
aumento dell’escrezione renale di calcio, fosforo, ecc.

L’attività fisica determina un aumento:


 dell’attività sierica di AST, CPK, LDH, aldolasi
 della concentrazione di ammoniaca, acido lattico, acido piruvico
 dell’escrezione urinaria di catecolamine

STRESS ed EMOZIONI determinano un aumento:


 della concentrazione di adrenalina, noradrenalina e ormoni tiroidei
 dell’escrezione urinaria di catecolamine e vasopressina
 Diminuzione della concentrazione di colesterolo

COMA DIABETICO determina un aumento:


 della concentrazione di acido acetacetico e acetone.
Questi possono interferire con alcuni analiti.

PAZIENTI UREMICI possono presentare un aumento della concentrazione di vari metaboliti e


determinare interferenze su alcune determinazioni, come glicemia, azotemia, transaminasi.

TRAUMI CHIRURGICI determinano un aumento della concentrazione di CPK, AST.

4. Effetti crono biologici

Sono fattori influenzano il risultato delle analisi. Si tratta di cambiamenti che possono avvenire nel tempo. I
prelievi effettuati in momenti diversi danno risultati diversi. Interferiscono i ritmi ultradiani, infradiani circa
settani, circa mensili e circa annuali.
Es.: il colesterolo risulta aumentare nella stagione invernale.

Per i ritmi circadiani, questi tengono conto dell’alternanza sonno – veglia, oppure luce – buio, fanno variare
alcuni parametri come velocità di eritrosedimentazione, VES, la concentrazione di ACTH, cortisolo,
calcemia, cloruremia etc.

5. Emolisi

Per emolisi s’intende il passaggio nel siero o nel plasma di emoglobina ed altre sostanze contenute
negli eritrociti a concentrazione superiore come potassio, arginasi, catalasi, lattato deidrogenasi etc.

Il potassio ha una concentrazione endoeritrocitaria di 100 millimolare a fronte di una


concentrazione nel siero di 4-5 millimolare, per cui l’emolisi porterebbe ad una fuoriuscita del
potassio per diffusione semplice dall’interno all’esterno della cellula. Questa diffusione porterebbe
ad un arricchimento del siero. Perché avviene questo: sulle membrane cellulari vi è la proteina
trasportatrice sodio – potassio ATP-asi, una pompa metabolica che espelle al di fuori della cellula 3
ioni sodio ed internalizza 2 ioni potassio. Questa pompa lavora contro gradiente di concentrazione e
consuma una molecola di ATP. Inoltre, è un regolatore dell’omeostasi cellulare.

Le cause che inducono emolisi sono:

 Osmotica chimica, in presenza di alcol, disinfettanti, solventi all’interno dell’ago della


siringa dei contenitori.
 Meccanica, velocità di aspirazione ed espulsione del sangue dall’ago all’interno della
siringa. Un rimedio si è dimostrato però l’ago a farfalla che velocizza i prelievi evitando
l’emolisi.
 Fisica, se non si presentano le opportune condizioni del campione come, per esempio, errato
congelamento e scongelamento.
 Biologica, patologie presenti all’interno dell’organismo come la Sferocitosi.

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