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Variabilità Biologica
Un campione biologico, non essendo uniforme né porzione di un “intero”, perché prelevato da una
popolazione soggetta a variabilità biologica intra ed interindividuale, fornisce dati di per sé non
indicativi in senso assoluto che devono essere correttamente rapportati a valori di riferimento.
In ogni individuo la stima dell’ampiezza delle oscillazioni casuali dei valori relativi ad ogni analita,
attorno ad un suo punto omeostatico, è valutata come Cvi (misura della Variabilità Biologica Intra-
individuale).
La variabilità dei vari punti omeostatici degli individui di un gruppo, relativamente allo stesso
analita, è definita come Variabilità Biologica Inter- individuale e la sua stima è CVg.
Ritmi circadiani
Variazioni stagionali
Dieta
Periodo mestruale
Gravidanza
Gli Esami di Screening sono test eseguiti su pazienti asintomatici. L’assenza di sintomi non è
sempre associata all’assenza di malattia.
Un test di screening viene eseguito come prevenzione. Il test di screening infatti, in caso di
positività richiede un test diagnostico per essere confermato. La differenza sta nel fatto che un test
di screening genera una probabilità di rischio di malattia.
I glicostatici sono sostanze che vengono aggiunti al campione per la conservazione del glucosio.
Impedisce la glicolisi, il catabolismo del glucosio. Il campione poi viene conservato a basse
temperature.
5. Anticoagulanti
Gli anticoagulanti sono sostanze che vengono aggiunte al campione di sangue e non generano
nessuna interferenza diretta o indiretta nell’analisi. Ostacolano la coagulazione del sangue e
vengono utilizzati per prevenire la formazione di trombi e per ostacolare l’accrescimento di quelli
che si sono già formati.
La sensibilità è la capacità del metodo analitico di rilevare piccole quantità di analita. Per valutare la
sensibilità bisogna considerare la % di positività in caso di malattia perché possono essere dei pazienti
positivi ma non malati.
7. Prelievi di
Sangue
Gli esami del sangue sono uno degli esami più diffusi e consentono, mediante un semplice prelievo venoso,
di verificare i valori dei principali componenti ematici e fornire così importanti informazioni sulla salute
del paziente e sul funzionamento del suo organismo.
LDH è l’acronimo che indica l’enzima LATTATO DEIDROGENASI. Questo enzima catalizza la
reazione reversibile che converte il piruvato in lattato. Si tratta di una reazione di ossido- riduzione
che avviene in presenza del coenzima NAD.
Piruvato Lattato
In vivo questa reazione procede verso destra o verso sinistra in funzione dell’esigenze metaboliche,
cioè se si fa uno sforzo intenso e quindi l’organismo non ha abbastanza ossigeno per far funzionare
bene il ciclo di Krebs, allora il piruvato si trasforma in lattato; se invece l’ossigeno c’è avviene la
reazione contraria.
Se il piruvato si riduce in lattato si ha l’ossidazione del NADH + H + in NAD+. Se la reazione è
inversa, cioè da lattato in piruvato, il lattato viene ossidato in piruvato mentre il NAD + si riduce in
NADH + H+.
Per valutare questa reazione si osserva l’assorbanza del coenzima NAD.
Si pone sull’asse delle ascisse la lunghezza d’onda che si misura in nanometri (nm), mentre
sull’asse delle ordinate si mette l’assorbanza che indica la capacità di una sostanza di assorbire un
raggio di luce monocromatica ad una certa lunghezza d’onda. Per quanto riguarda lo spettro di
assorbimento per l’NAD+ e l’NADH si ha un picco massimo a 260 nm sia per la forma ridotta che
per la forma ossidata; se si va avanti l’assorbimento diminuisce e a circa 300 nm lo spettro della
forma ossidata si appiattisce mentre per la forma ridotta si ha sempre un picco però questa volta più
basso ed ha il suo massimo picco di assorbimento a 340 nm. Quindi, il NADH ha due picchi uno a
260 nm e l’altro a 340 nm mentre il NAD+ ha un solo picco a 260 nn.
L’attività della LDH quindi è misurata monitorando l’assorbanza ad una lunghezza d’onda pari a
340 nm. I metodi di dosaggio sono P→L cioè piruvato che diventa lattato, oppure L→P cioè lattato
ce diventa piruvato. Il dosaggio dell’attività totale dell’LDH ha una bassa specificità nell’infarto del
miocardio. L’attività, invece, di una singola isoforma ha la sua specificità.
- Positivo: valutare la percentuale di pazienti positiva al test che deve essere considerata malata;
- Negativo: determina uno stato di buona salute.
Questo parametro è molto importante nella valutazione della sensibilità e della specificità.
È importante perché se il campione subisce delle variazioni, l’analisi può̀ essere inutile, può non essere
utilizzabile per il processo diagnostico; quindi, bisogna fare in modo che tra il prelievo e l’esecuzione
dell’analisi il campione deve rimanere inalterato. Nella pratica analitica il campione (specimen) viene trattato
adottando delle procedure precise in modo da conservazione dell’integrità chimica, biologica e morfologica e
per garantire il più possibile la correttezza del risultato analitico.
Il sangue può subire trattamenti preanalitici. Da qui otteniamo: plasma, dove il rischio di emolisi è inferiore,
o il siero, in cui la fosfatasi acida e l’LDH sono maggiori rispetto al plasma.
Plasma e siero si ottengono a partire dal sangue intero. Per il plasma, lo versiamo in provetta con eparina e
centrifughiamo in modo tale da precipitare la fase corpuscolata.
Se vogliamo il siero dobbiamo lasciare coagulare spontaneamente e poi sottoporre a centrifugazione così da
accelerare la sedimentazione della fase solida.
Questi accorgimenti riguardano anche le fasi successive come:
1)TRASPORTO: può essere Intramurale se avviene all’interno della struttura del laboratorio centralizzato;
qui il personale incaricato si deve occupare dell’organizzazione dei campioni; oppure Extramurale, in questo
caso ci devono essere accorgimenti al tipo di contenitori(infrangibili con tappi a tenuta sicura per evitare per
es evaporazione o perdita di liquidi), imballaggi (specie se il campione è pericoloso radioattivo o infetto
bisogna scrivere la classe di pericolosità sull’imballo), condizioni di spedizione come ad esempio la
temperatura(spesso è necessario usare ghiaccio o azoto liquido) o l’uso di stabilizzanti e conservanti. Il
tempo di trasporto deve essere il più breve possibile.
2) ACCETTAZIONE – VERIFICA IDONEITA: All’arrivo del materiale, l’addetto deve verificare che
non ci siano state almeno compromissioni macroscopiche del campione, decidendo se accettarlo o meno.
Esistono degli appositi criteri di non accettabilità dei campioni che vanno rispettati (es. identificazione
assente, contenitore inadatto, emolisi evidente...). Nel caso in cui il campione risulta non accettabile viene
respinto al paziente oppure se non è possibile viene cestinato e smaltito, secondo precise procedure.
La variabilità analitica è la variabilità che noi osserviamo durante l’analisi di laboratorio quando
andiamo a valutare una grandezza attraverso un metodo. Scegliamo il metodo da utilizzare in modo
da avere performance analitiche migliori, con errori pressoché nulli, ripetibili e con tecniche che
siano alla portata di tutti, anche del personale tecnico. Attraverso la misurazione otteniamo un
valore analitico che rappresenta una stima fedele del valore ove scriviamo anche l’unità di misura
ed il metodo di misurazione. Il valore ottenuto viene poi confrontato con un valore di riferimento.
La variabilità analitica può essere studiata attraverso l’ATTENDIBILITA’, la quale rappresenta la
qualità di un risultato e si esprime attraverso i parametri:
Ripetibilità: è la misura della deviazione dei risultati dal valore medio in un’unica serie
analitica. In questa misurazione l’operatore usa gli stessi reattivi e gli stessi apparecchi.
Riproducibilità: è la misura della deviazione dei risultati dal valore medio in un periodo
più lungo per cui gli operatori sono diversi e usano reattivi e apparecchi diversi. È utile per
verificare se la variazione o la ripetizione del risultato dipende da questi parametri.
B. Accuratezza: è la concordanza in una serie di repliche nell’analisi dello stesso campione, fra
valore medio e valore vero. Quindi, il valore medio si avvicina o coincide al valore vero, il risultato
è accurato. Il valore vero è il valore più probabile ottenuto con metodi definitivi più accurati. Il
controllo dell’inaccuratezza non è altro che il controllo degli errori sistematici (che si ripetono
sistematicamente) in una serie di risultati, dovuti ad esempio ad errori di taratura, concentrazioni dei
reagenti errate e così via.
C. Specificità: è la capacità di dosare un certo analita senza subire interferenze da parte di altri
analiti ed è un parametro legato all’accuratezza. Molti metodi sono aspecifici ed (introducono errori
sistematici) infatti l’accuratezza è un parametro difficile da ottenere a livelli soddisfacenti in
laboratorio.
Tipi di errori:
Errore casuale: definizione, natura, entità, distribuzione, controllo e misura; calcolo della
deviazione standard, precisione e coefficiente di variazione
Errore sistematico: definizione, natura, entità, studio, controllo, accuratezza e misura
dell’inaccuratezza
Errore grossolano: definizione, natura, entità, studio di provvedimenti operativi per il
contenimento di questo errore
Errore analitico globale o variabilità analitica: controllo della precisione e dell’accuratezza,
sicurezza di qualità (controllo di qualità intralaboratorio e interlaboratorio)
Errore analitico tollerabile in biochimica clinica: analisi statistica, approccio fisiopatologico
(secondo Tonks), approccio medico( secondo Barnett, ecc.)
11. Sensibilità e Specificità con le formule
Specificità: è la capacità di dosare un certo analita senza subire interferenze da parte di altri
analiti ed è un parametro legato all’accuratezza. Molti metodi sono aspecifici ed
(introducono errori sistematici) infatti l’accuratezza è un parametro difficile da ottenere a
livelli soddisfacenti in laboratorio.
Sensibilità: è la capacità di dosare piccole quantità di analita, è inversamente correlata al
limite di rilevabilità, cioè la quantità più piccola che noi possiamo misurare. La quantità più
piccola misurabile è espressa dal rapporto tra il segnale analitico che ottengo sullo strumento
e il rumore di fondo detto bianco. Il limite di rilevabilità coincide con il doppio della
deviazione standard del bianco.
La sensibilità è la percentuale di risposte positive su pazienti affetti dalla malattia, positività in caso
di malattia. Una sensibilità del 100% indica che vi sono 100 positivi su 100 pazienti affetti dalla
malattia.
La specificità è la percentuale di risposte negative su pazienti non affetti dalla malattia, negatività
nello stato di salute. Una specificità del 100% indica che vi sono 100 negativi su 100 pazienti sani.
12. Emolisi
Per emolisi s’intende il passaggio nel siero o nel plasma di emoglobina ed altre sostanze contenute
negli eritrociti a concentrazione superiore come potassio, arginasi, catalasi, lattato deidrogenasi etc.
Sono fattori influenzano il risultato delle analisi. Si tratta di cambiamenti che possono avvenire nel tempo. I
prelievi effettuati in momenti diversi danno risultati diversi. Interferiscono i ritmi ultradiani, infradiani circa
settani, circa mensili e circa annuali.
Per i ritmi circadiani, questi tengono conto dell’alternanza sonno – veglia, oppure luce – buio, fanno variare
alcuni parametri come velocità di eritrosedimentazione, VES, la concentrazione di ACTH, cortisolo,
calcemia, cloruremia etc.
È un grafico che mette in relazione sensibilità e specificità di un test diagnostico al variare del valore soglia
(CUT – OFF). L’analisi della curva permette di valutarne l’accuratezza, di determinare il valore soglia più
appropriato e di confrontare diversi test.
Per determinare se un paziente rischia di contrarre una malattia, si utilizzano test che quantificano i livelli di
concentrazione di certe sostanze.
In questi casi viene scelto il valore soglia della sostanza che permetta di discriminare i malati dai sani.
Incrementando il cut – off, il numero dei falsi negativi aumenta diminuendo i falsi positivi, dando un test
altamente specifico ma poco sensibile. Viceversa, abbassando il cut – off il numero di falsi positivi aumenta e
diminuisce il numero di falsi negativi, test altamente sensibile ma poco specifico.
Per rappresentare graficamente si procede così:
Un test risulta più accurato quanto più la sua curva si avvicina all’angolo superiore sinistro del grafico. Per di
più, il punto più vicino a tale angolo rappresenta il valore di cut – off che massimizza sensibilità e specificità.
A livello pratico per fare il controllo di qualità inter-laboratorio si costruisce il grafico di Youden
analizzando due sieri, A ad alta concentrazione in un certo analita e B siero a bassa concentrazione di
quell’analita. Questi possono essere miscelati opportunamente fino ad ottenere una serie di sieri a diversa
concentrazione di quell’analita.
Sull’asse delle ascisse e delle ordinate mettiamo i sieri A (sull’asse Y) e B (sull’asse X) . Facciamo una serie
di misurazioni e quindi calcoliamo la media MA (che è la media dei risultati ottenuti dall’analisi della serie
dei campioni che contengono la soluzione A) e MB (che è la media dei risultati ottenuti dall’analisi della
serie dei campioni che contengono la soluzione B). L’intersezione di queste due rette (che partono una da
MA e l’altra da MB) ci dà un punto. Tracciamo anche la diagonale, una retta che congiunge il punto di
intersezione tra le due medie con l’origine degli assi cartesiani (0). A questo punto costruiamo due cerchi
concentrici: uno più piccolo di raggio 1DS e l’altro più grande di raggio 2DS. Proiettando i punti di
intersezione dei cerchi sull’asse X avremo: -2DS, -1DS, +1DS, +2DS. A questo punto, si conclude la
struttura del grafico: si mandano due tangenti al cerchio di raggio 2DS parallele fra di loro e con il
coefficiente angolare di 1 (perché queste due rette formano con l’asse delle ascisse un angolo di 45°, ha
coefficiente angolare di 1). Se i punti cadono nell’intersezione tra le medie vuol dire che è preciso; se i punti
cadono dentro il cerchio più piccolo di raggio 1DS la situazione è sotto controllo; se vanno fuori dal cerchio
di raggio 1DS, ma dentro il cerchio di raggio 2DS in questo caso è più imprecisa ma i limiti sono accettabili.
Se invece il punto cade fuori dal cerchio di raggio 2DS, ma entro l’area descritta dalle due tangenti, i valori
possono essere troppo bassi se cadono a sinistra, oppure troppo alti se cadono sulla destra del cerchio, Questi
valori sono precisi ma particolarmente inaccurati. Se invece cadono al di fuori dall’area descritta dalle
tangenti sono aberranti, cioè dovuti ad errori grossolani, quindi non possono essere tenuti in considerazione.
Campione biologico che non viene prelevato ma raccolto. Trova applicazione nell’Urocultura,
valutazione se all’interno delle urine sono presenti microrganismi. Necessario contenitore sterile ed
evitare inquinamento del campione da parte dell’ambiente.
Sono gli errori che effettuiamo quando per la lettura utilizzando un sistema costituito da un
elemento mobile che si muove su una scala graduata bisognerebbe porsi in modo perpendicolare
alla lancetta; tuttavia, la lettura può non essere precisa. Per minimizzare questo errore in passato ci
si serviva di alcuni specchietti, oggi il problema è superato con i display led.
Prima di eseguire un esame di laboratorio bisogna far si che il paziente esegui delle accuratezze.
Questo ne permetterà di non avere errori dei risultati, quindi avere dei risultati più attendibili:
1. Assunzione di medicamenti
I pazienti ambulatoriali sono in posizione ortostatica. Il volume plasmatico è ridotto di circa il 10%
e vi è un aumento del liquido interstiziale di alcune sostanze come emoglobina, proteine totali e
altre sostanze legate a proteine in circolo (calcio, NEFA, bilirubina, colesterolo, ecc.).
Sono fattori influenzano il risultato delle analisi. Si tratta di cambiamenti che possono avvenire nel tempo. I
prelievi effettuati in momenti diversi danno risultati diversi. Interferiscono i ritmi ultradiani, infradiani circa
settani, circa mensili e circa annuali.
Es.: il colesterolo risulta aumentare nella stagione invernale.
Per i ritmi circadiani, questi tengono conto dell’alternanza sonno – veglia, oppure luce – buio, fanno variare
alcuni parametri come velocità di eritrosedimentazione, VES, la concentrazione di ACTH, cortisolo,
calcemia, cloruremia etc.
5. Emolisi
Per emolisi s’intende il passaggio nel siero o nel plasma di emoglobina ed altre sostanze contenute
negli eritrociti a concentrazione superiore come potassio, arginasi, catalasi, lattato deidrogenasi etc.