Sei sulla pagina 1di 5

EMOGASANALISI ARTERIOSA

Al paziente ricoverato in terapia intensiva vengono monitorizzati tutte le funzioni vitali , per cui
anche la funzione respiratoria che assume estrema importanza soprattutto quando il paziente è
affetto da Insufficienza Respiratoria o più in generale quando è portatore di una protesi
respiratoria.
Oltre alla osservazione della meccanica respiratoria, un’altra modalità di monitoraggio della
qualità delle funzioni respiratorie è l’esecuzione dell’emogasanalisi che risulta essere l’esame più
indicato per valutare una possibile estubazione o sospensione della ventilazione meccanica non
invasiva.
L’ infermiere di rianimazione, è chiamato a conoscere la fisio-patologia respiratoria, presupposto
fondamentale per riconoscere le principali alterazioni in modo da poterle tempestivamente
riferirle al medico.
L’equilibrio acido base può essere definito come dato fondamentale per il buon funzionamento di
tutte le attività metaboliche mantenendo nella norma tutte le funzioni vitali indispensabili alla
sopravvivenza dell’individuo.
In condizioni normali, l’organismo umano produce (come frutto del metabolismo), acidi tra i quali
ricordiamo l’ammoniaca, l’anidride carbonica oltre alla generazione di energia (ATP).
Gli acidi passano nel sangue e gli eccessi sono eliminati per ristabilire l’equilibrio acido base e
permettere al sangue di conservare la sua composizione neutra.
Il pH del sangue, lievemente alcalino (7,35 – 7,45), è il risultato di tre sistemi definiti “sistemi
tamponi”
1. Acido –base;
2. Polmoni;
3. Reni.
Quando il pH è inferiore a 7,35 si parla di acidosi, mentre quando supera i 7,45 si parla di alcalosi.
Acidosi ed alcalosi possono entrambe essere di tipo metabolico o di tipo respiratorio a seconda del
sistema di regolazione che è coinvolto maggiormente nella compensazione dello squilibrio.
Nell’organismo esistono 3 sistemi che normalmente cooperano per mantenere e regolare
l’equilibrio acido-base:
• molecole tampone (bicarbonati, fosfati e proteine): è il sistema che interviene per primo ed
agisce nell’arco di pochi secondi;
• i polmoni (sistema respiratorio): regolano la produzione di anidride carbonica (CO2). Sono
molto rapidi nell’intervenire sul pH. Se ad esempio si verifica un’acidosi, i polmoni possono
aumentare rapidamente la frequenza e la profondità degli atti respiratori di aumentare
l’eliminazione della CO2. Se invece si verifica un’alcalosi il sistema respiratorio reagirà in
maniera opposta, producendo bradipnea e respiro superficiale.
• i reni (sistema metabolico): è l’ultimo sistema tampone ad intervenire, impiega almeno 8 -
12 ore prima di agire e alcuni giorni per completare il suo operato e riuscire a eliminare gli
acidi ancora in circolo e recuperare il bicarbonato che si esaurirebbe presto senza il
riassorbimento renale.

Da qui si deduce che l’organismo ha bisogno di trattenere bicarbonati e di eliminare acidi, perché
l’equilibrio da mantenere dipende dal rapporto tra i due elementi.

1
Per emogasanalisi s’intende pertanto una procedura che consente di misurare
contemporaneamente i valori ematici di pH, PaCO2, PaO2 HCO3-, la saturazione, l’emoglobina e altri
parametri ed elettroliti quali il sodio, potassio, calcio, glicemia e lattati.
Si effettua su un campione di sangue arterioso (prelevato generalmente dall’arteria radiale o
femorale) con siringa eparinizzata. È una procedura sicuramente più dolorosa rispetto ad un
comune prelievo venoso e spesso essendoci la necessità di ripetere il prelievo più volte al giorno si
posiziona un catetere arterioso in modo da prelevare il campione senza arrecare dolore al
paziente. È un esame rapido per valutare quindi la ventilazione e un corretto metabolismo.

PROCEDURA DI PRELIEVO
• Informare il paziente;
• Preparare in una arcella: siringa eparinizzata, garze con iodopovidone e/o citroclorexan
• Frizionare le mani
• Indossare i guanti monouso e i DPI. Eseguire disinfezione cutanea.
• Chiedere al paziente di posizionare il polso piegato di circa 60°. Tastare con il dito indice e
medio la pulsazione dell’arteria e con la mano dominante, inserire la siringa con
un’inclinazione di 45° rispetto al polso del paziente. Se verrà punta l’arteria la siringa si
riempirà automaticamente grazie alla pressione arteriosa (è sufficiente anche un solo
millilitro di sangue).
• Rimuovere la siringa, applicare al polso del paziente il “premi fistola” (per impedire il
formarsi di ematoma nel punto di prelievo), eliminare eventuali bolle d’aria presenti
all’interno della siringa subito dopo il prelievo per evitare che il sangue ossigenato venga a
contatto con l’ossigeno dell’aria ambiente e quindi avere in seguito un risultato “falsato”.
• Eseguire l’analisi del prelievo recandosi nel piccolo laboratorio analisi della terapia
intensiva
• Se per qualunque motivo il sangue prelevato non può essere subito analizzato, posizionare
sulla siringa l’etichetta identificativa del paziente e lasciare la siringa in frigorifero per non
più di 5 minuti.
Se al paziente in precedenza fosse stata incannulato un catetere arterioso, la procedura di prelievo
sarà la seguente:
• Informare il paziente;
• Preparare in una arcella: siringa eparinizzata, garze con iodopovidone e/o citroclorexan
• Frizionare le mani
• Indossare i guanti monouso e i DPI.
• Aspirare, attraverso il sistema chiuso del circuito di monitoraggio, la soluzione fisiologica
presente nello stesso, disinfettare il punto di prelievo del circuito.
• Prelevare la quantità di sangue arterioso necessario.
• Rimuovere la siringa e disinfettare nuovamente il punto di prelievo.
• Eliminare eventuali bolle d’aria presenti all’interno della siringa subito dopo il prelievo per
evitare che il sangue ossigenato venga a contatto con l’ossigeno dell’aria ambiente e quindi
avere in seguito un risultato “falsato”.
• Eseguire l’analisi del prelievo recandosi nel piccolo laboratorio analisi della terapia
intensiva
• Se per qualunque motivo il sangue prelevato non può essere subito analizzato, posizionare
sulla siringa l’etichetta identificativa del paziente e lasciare la siringa in frigorifero per non
più di 5 minuti.
2
Una corretta interpretazione dell’emogasanalisi nei singoli elementi che lo compongono permette
di:
1. Valutare ossigenazione e scambi gassosi (attraverso la valutazione di PaO2 e FiO2)
2. Valutare l’equilibrio acido – base (attraverso la valutazione del pH)
3. Valutare l’eventuale disturbo respiratorio (attraverso la valutazione di PaCO2)
4. Valutare l’eventuale disturbo metabolico (attraverso la valutazione di HCO3-, )
5. Valutare l’attività dei sistemi tamponi (attraverso PaCO2 e HCO3- )

I valori normali del pH sono compresi tra 7,35 e 7,45.


I valori normali di PaO2 sono 80 – 90 mmHg
I valori normali di PaCO2 sono 35 – 45 mmHg
I valori normali di HCO3 sono 22 – 26 mEq/l

INDICAZIONI PER L’ESECUZIONE DELL’EMOGASANALISI


Si può ricorrere all’esecuzione dell’emogasanalisi nei seguenti casi:
• diagnosi e inquadramento della gravità dell’insufficienza respiratoria;
• gestione del paziente ammesso in terapia intensiva per insufficienza respiratoria, cardiaca,
renale, epatica, politrauma, sepsi, cheto acidosi diabetica, ustioni e avvelenamenti
• valutazione della terapia nei pazienti ricoverati in terapia intensiva in particolar modo per
valutare correttamente l’ossigenoterapia e la ventilazione meccanica
• monitoraggio dei pazienti in corso di chirurgia cardiovascolare.

L’interpretazione dell’emogasanalisi deve essere eseguita nella sua completa totalità cioè oltre alla
valutazione del pH, PaO2 HCO3 PaCO2 l’infermiere di terapia intensiva dovrà considerare anche le
condizioni cliniche al momento del prelievo (paziente in respiro spontaneo in aria ambiente o con
supporto di ossigeno, paziente in ventilazione meccanica non invasiva o intubato). Tutto questo
perché il rapporto tra PaO2 e FiO2 (frazione di ossigeno inspirata), cioè l’indice di funzionalità e
respirazione alveolare, è strettamente collegato alla quantità di ossigeno somministrata.
Per esempio un emogasanalisi con PaO2 80 mmHg in aria ambiente (quindi 21% di ossigeno) avrà
un rapporto PaO2/FiO2 pari a 381 (80x100/21). Al contrario un paziente in respiro spontaneo con
maschera di Venturi al 40% di ossigeno con il medesimo valore di PaO2 avrà un rapporto pari a 200

Infatti un rapporto PaO2/FiO2


Inferiore a 100 è sinonimo di ARDS (adult respiratory distress sindrom);
compreso tra 100 e 200 insufficienza respiratoria acuta
compreso tra 200 e 300 insufficienza respiratoria moderata
maggiore di 300 quadro respiratorio normale

3
ALTERAZIONI DELL’EMOGANALISI

La tendenza del pH a diminuire si definisce ACIDOSI; la tendenza del pH ad aumentare si definisce


ALCALOSI; le variazioni di PaCO2 sono secondarie a modificazioni della ventilazione. Le variazioni di
HCO3 sono secondarie ad alterazioni metaboliche.
Acidosi e alcalosi se non compensate possono instaurare quadri clinici ben definiti:
• Acidosi respiratoria caratterizzata da una riduzione del pH e un aumento più o meno
marcato di anidride carbonica (PaCO2) e aumento dei bicarbonati per compensazione. Le
cause principali possono essere ipoventilazione, lesione encefalica, depressione dei centri
del respiro (sovradosaggio o intossicazione da oppiacei o benzodiazepine), danno
polmonare (polmonite, enfisema, pneumotorace). I sintomi di un’acidosi respiratoria
possono essere: ridotta frequenza e profondità di respiro, ridotta attività del sistema
nervoso centrale, mal di testa, aritmie.
• Acidosi metabolica caratterizzata da una riduzione del pH e contemporaneamente anche
una riduzione dei HCO3 e riduzione dell’anidride carbonica per compensazione. Le cause
principali possono essere l’anormale perdita di bicarbonato per diarrea o vomito
prolungati, digiuno prolungato, cheto acidosi diabetica, inadeguata funzione renale. I
sintomi di un’acidosi metabolica possono essere deterioramento del livello di coscienza dal
sopore fino al coma, iperventilazione (tentativo di compenso respiratorio), debolezza,
aritmie (se presente ipokaliemia).
• Alcalosi respiratoria caratterizzata da un aumento del pH, una diminuzione dell’anidride
carbonica, diminuzione dei bicarbonati per compensazione. Le cause possono essere:
aumento della frequenza respiratoria con conseguente eccesso dell’eliminazione di CO2 a
seguito di dolore, esercizio fisico, febbre o overdose da farmaci. I sintomi possono essere
respirazione rapida e poco profonda, alterazione dello stato di coscienza e dell’attenzione e
aritmie cardiache
• Alcalosi metabolica caratterizzata da un aumento del pH e contemporaneamente dei
bicarbonati e aumento dell’anidride carbonica per compensazione. Le cause possono
essere: perdita di acido cloridrico dallo stomaco per vomito o aspirazione gastrointestinale,
eccessivo uso di diuretici, eccessiva somministrazione di bicarbonato. I sintomi sono:
respiro lento e superficiale (tentativo di compenso respiratorio), vertigini, ipertonia
muscolare, disorientamento e irritabilità, aritmie se presente ipokaliemia).

E se durante il prelievo invece di un’arteria pungiamo una vena? Come possiamo accorgerti che
l’emogasanalisi non è patologico ma vi è un errore di venipuntura?

I valori di un’emogasanalisi sono:


pH 7.32-7.36
PvO2 40 mmHg
PvCO2 45 mmHg
HCO3 24-30mEq/l
SvO2 60-80%

4
I primi 4 valori ci servono per differenziare un’emogasanalisi arteriosa da una venosa ma spesso
l’EGA venoso può essere richiesto specificatamente dal medico per ottenere e valutare il valore di
SvO2 che rappresenta il valore medio della saturazione di ossigeno del sangue proveniente da tutti
i tessuti perfusi

Il prelievo per l’esecuzione di un’emogasanalisi venosa può essere richiesto per le seguenti
motivazioni:
• Escludere la venipuntura di un’arteria rispetto ad una vena durante l’incannulazione di un
catetere venoso centrale;
• Valutare i pazienti con disfunzione cardio polmonare
• Pazienti rianimati in condizioni di shock
• Pazienti che richiedono supporto emodinamico

Potrebbero piacerti anche