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MONITORAGGIO RESPIRATORIO

La finalità di un buon monitoraggio respiratorio intraoperatorio di base è garantire:

− la presenza di una adeguata concentrazione di ossigeno nella miscela respiratoria nel sangue del paziente sottoposto
ad anestesia
− un’adeguata ventilazione

I moderni respiratori presenti oggi in tutte le sale operatorie tengono sotto controllo le pressioni di ventilazione meccanica
oltre che il volume ventilato.

Si impone un sistema di monitoraggio con allarmi di pressione massima, che segnalerà un’eventuale ostruzione
respiratoria, e di pressione minima che segnalerà o il distacco di tubi o raccordi o perdite a livello della cuffia del tubo oro-
tracheale o da altre parti del circuito.
Per misurare la concentrazione di ossigeno nella miscela inspirata (FIO2) viene solitamente posizionato un sensore a livello
della branca inspiratoria del circuito ventilatorio.

Un enorme passo avanti per quanto riguarda il monitoraggio respiratorio è stato compiuto con l'introduzione della
ossimetria arteriosa e della capnografia.

− L‘OSSIMETRIA ARTERIOSA consiste nel monitoraggio continuo non invasivo della saturazione arteriosa di
ossigeno tramite sensore che emette luce rossa e vicina all'infrarosso sulla pulsazione di un dito, lobo auricolare,
guancia o dorso del naso.
Il colore del sangue varia con la saturazione di ossigeno a causa delle proprietà ottiche dell'eme.
Quando la molecola di emoglobina cede ossigeno diventa meno permeabile alla luce rossa e assume tinta blu.
La saturazione è determinata spettrofotometricamente dalla misurazione della colorazione blu, utilizzando la
capacità delle sostanze di assorbire luce ad una specifica lunghezza d'onda. L’uso di due lunghezze d'onda permette
di calcolare le relative quantità di emoglobina ridotta e ossigenata, determinando così la saturazione.
La pulso-ossimetria, per valutare la saturazione in ossigeno dell'emoglobina nel sangue arterioso è forse la modalità
di monitoraggio più largamente usata fra tutte quelle introdotte nell'ambito della medicina critica degli ultimi anni.
Apparecchiature per la misurazione non invasiva della saturazione in ossigeno dell’emoglobina erano disponibili
già diversi anni fa; tuttavia, l'ingombro complessivo, in particolare quello del sensore, ne limitava l'impiego nella
pratica clinica di routine.
L'avvento dei microprocessori e la realizzazione di sensori tecnologicamente sofisticati hanno permesso lo sviluppo
di monitor non invasivi della saturazione dell'emoglobina‘ efficienti e funzionati, quali sono i pulso-ossimetri.
Una sorgente di luce (diodo ad emissione luminosa, LED), ed un sensore per la luce (fotodiodo), sono montati sulle
braccia opposte di una sonda a forma di pinza che viene in genere applicata al dito indice.

− LA CAPNOGRAFIA ci consente di campionare in continuo la concentrazione di CO2 nel gas esalato.


La sua misura nelle miscele gassose è facilitata poiché la CO2, ha una banda di assorbimento nello spettro
dell’infrarosso. La capnografia ci consente di campionare in continuo la concentrazione di CO2 nel gas esalato.

PCO2 di fine espirazione (End tidal PCO2)


L'End tidal PCO2, si avvicina alla PCO2 arteriosa in pazienti con funzione polmonare normale.

Una grande differenza fra PCO2 end tidal ed arteriosa può rappresentare:
o aumentato rapporto spazio morto / volume corrente
o scarsa perfusione polmonare
o shunt intrapolmonare.

Un progressivo aumento della end tidaI PCO2 può rappresentare:


o Ipoventilazione
o ostruzione delle vie aeree
o aumentata produzione di CO2 per aumento di metabolismo.
La funzione polmonare è raramente normale nei pazienti critici, quindi la PCO2 end tidal è una approssimazione
scarsa della PCO2 arteriosa.

Rapporto spazio morto/volume corrente


La differenza fra PaCO2 arteriosa ed end tidal (et) può essere usata per calcolare il rapporto spazio morto
fisiologico/volume corrente attraverso l'equazione di Bohr:

Vd PaCO2
Vt PetCO2

Nel soggetto sano ci si può attendere un valore fra 30 e 45%

EMOGASANALISI

Nei pazienti a rischio o durante anestesia per chirurgia maggiore, al monitoraggio respiratorio di cui si è detto in precedenza
è necessario aggiungere l'emogasanalisi.

Tale esame, come dice l'etimologia della parola, analizza i gas del sangue, in particolare, quello arterioso consentendoci di
valutare la funzione primaria del polmone e cioè la validità degli scambi gassosi.
L'interpretazione dell'emogasanalisi dovrebbe essere in grado di rispondere il tre domande:
1. esiste un deficit dello scambio gassoso?
2. in quale stato si trova il sistema di controllo della ventilazione?
3. qual è lo stato dell'equilibrio acido-base?

Tale esame, insieme naturalmente a radiografia del torace e spirometria ci consente di valutare la funzionalità respiratoria.

L'emogasanalisi non è sufficiente a fornirci una specifica diagnosi eziologica.

Il sistema omeostatico che ci interessa in emogasanalisi è l'equilibrio acido-base; parleremo perciò brevemente della
fisiologia acido-base in rapporto all' analisi dei gas del sangue.
La principale funzione del meccanismo regolatore dell'equilibrio acido-base è di mantenere il pH entro il limite ristretto di
7.35-7.45.
Se il pH scende al di sotto di 6.80 o sale al di sopra di 7.80, generalmente ne consegue la morte.
Lo stato dell'equilibrio acido-base viene determinato controllando la condizione acidica del sistema circolatorio.

Pertanto, il controllo del sangue o "sistema di trasporto" riflette le complesse funzioni dei sistemi:
− Respiratorio
− Renale
− Circolatorio

Poiché questo è un sistema dinamico, il controllo condotto per un certo periodo di tempo fornisce un quadro più significativo
dello stato acido-base del paziente di quanto non si ottenga con una singola determinazione effettuata in un momento
qualsiasi.

A tal proposito nei pazienti a rischio, o per interventi di chirurgia maggiore, si incannula un’arteria in genere la radiale in
maniera tale da potere eseguire frequenti prelievi emogasanalitici.

L'equilibrio acido-base dipende dalla concentrazione di ioni idrogeno (H+) e cioè dalle proporzioni in cui acidi e basi sono
presenti nei liquidi biologici.
L'apporto di ioni idrogeno non deriva dall'esterno con la dieta, ma è un prodotto del metabolismo cellulare.
La cellula produce infatti molti acidi che si ionizzano e liberano ioni idrogeno e solo la presenza e l'integrità dei dei
meccanismi ematici (sistemi tampone), respiratorio e renale permette di mantenere l'omeostasi dell'organismo.
Si evidenzia quindi la necessità di una tempestiva valutazione di tale equilibrio che scaturisce essenzialmente dalla
determinazione di tre variabili:

− pH: Il pH misura il grado di acidità o alcalinità ed esprime la concentrazione in idrogenioni.


Il pH del sangue arterioso e dei liquidi extracellulari è di 7,4 +/- 0,02.
La determinazione del pH si dovrebbe fare sul sangue arterioso, ma si può usare anche sangue venoso tenendo
presente che in questo il pH è più basso.
Bisogna avere cura poi di evitare il contatto con l'area e di eseguire la sua determinazione al più presto dopo il
prelievo per prevenire le modificazioni del pH per perdita di CO2 e per formazione di acido lattico dalla demolizione
del glucosio.
Dalla misurazione del pH possiamo stabilire se siamo in presenza di:
o acidosi (PH < 7,35)
o alcalosi (pH > 7,45)
Non ci consente di stabilire, però, se si tratta di un disturbo di tipo metabolico o respiratorio.
Possiamo avere un quadro più completo solo con la determinazione delle altre due variabili:
o PCO2 che rappresenta la componente respiratoria
o HCO3- che rappresenta la componente metabolica

− pCO2 : La determinazione della pCO2 (pressione alla quale il gas è disciolto nel sangue, parziale perché la CO2 è
solo uno dei gas della miscela)viene fatta attraverso elettrodi particolari.
I valori normali sono compresi fra 35-45mmHg.

o pCO2 normale indica che non vi è un disturbo respiratorio


o pCO2 elevata (>42 mmHg) indica ipoventilazione e acidosi respiratoria
o pCO2 diminuita indica iperventilazione e quindi alcalosi respiratoria

− HCO3- : La determinazione dei bicarbonati (HCO3), i cui valori normali di concentrazione plasmatica sono 24
mEq/l.
o Bicarbonati <24 acidosi metabolica
o Bicarbonati >24 alcalosi metabolica

Un altro dato importante è la p02 cioè la pressione parziale di ossigeno i cui valori normali nel sangue arterioso vanno da
80 a 100 mmHg.
Poiché la PO2 è sotto il controllo dei polmoni rappresenta la componente respiratoria, mentre i bicarbonati sono sotto il
controllo dei reni, rappresentano la componente metabolica.
Entrambi gli organi, reni e polmoni, in condizioni normali hanno la capacità sia di aumentare che di diminuire il loro effetto
tampone per mantenere il pH normale
Cercheremo ora di correlare la funzionalità dell’organismo con l’equazione di Henderson-Hasselbac

Possiamo schematizzare disturbi dell’equilibrio acido-base in quattro condizioni:

ACIDOSI METABOLICA CAUSA

Caratterizzata dalla incapacità del rene a produrre una pH diminuito diabete, stress, etc.
quantità sufficiente di bicarbonati PCO2 normale
HCO3- diminuito

ALCALOSI METABOLICA CAUSA

Caratterizzato dall’accumulo di bicarbonato in eccesso pH aumentato Vomito, lavaggio gastrico,


attraverso la perdita di acido dal corpo o ingestione di PCO2 normale diuresi etc.
alcali HCO3-aumentato
ACIDOSI RESPIRATORIA CAUSA

Caratterizzata dall’incapacità del polmone di eliminare pH diminuito enfisema, asma, terapia con
sufficiente CO2 PCO2 aumentato ossigeno etc.
HCO3 normale

ALCALOSI RESPIRATORIA CAUSA

Caratterizzata da polmoni che eliminano quantità pH aumentato ansietà, febbre, anemia,


eccessive di CO2 PCO2 diminuito intossicazione da farmaci etc.
HCO3 normale

I moderni emogasanalizzatori, da noi usati sono integrati con sistemi computerizzati che calcolano tutta una serie di
parametri derivati che vanno dai bicarbonati alle basi in eccesso, alla saturazione d'ossigeno, tutti dati che permettono di
seguire il paziente e dal punto di vista respiratorio e da punto di vista metabolico.
In base a tale esame farmacologicamente o impostando i parametri del respiratore automatico è possibile correggere gli
eventuali stati di acidosi, alcalosi, ipossia, ipercapnia ecc.

Vediamo ora di analizzare meglio i parametri derivati:

o Contenuto di CO2 o CO2 Totale (T CO2) che nel plasma è definito come la somma del fattore tampone metabolico
e tampone respiratorio. Per questa ragione il contenuto di CO2 non è di per se stesso un parametro particolarmente
significativo ma diventa utile solo se lo si considera assieme ad altri parametri clinici come il pH o con i valori degli
elettroliti quali il potassio e i cloruri in quanto ci consentirà di differenziare il fattore metabolico da quello
respiratorio.

o Bicarbonati standard (SBC): Esprimono la concentrazione dei bicarbonati nel plasma equilibrato a 40 mmHg
pCO2.

o Basi tampone (BB): Rappresentano la concentrazione totale equivalente di tutti i componenti tamponati anionici
(basi) del sangue-emoglobina, bicarbonati, proteine plasmatiche e fosfati.
Il totale delle basi tampone è di circa 48 mEq/l.

o Eccesso di basi (BEb): L'eccesso di basi indica la deviazione, in mEq/l delle basi tampone rispetto al valore
normale. Il BE può essere anche definito come il numero di mEq/l di acido forte per titolare a pH 7.40 un campione
che abbia una pCO2 di 40 mmHg ed una temperatura di 37 C°.
Se, per esempio, un individuo, a causa della ritenzione di bicarbonati, ha un valore di Basi Tampone di 55 mEq/l,
ciò vuol dire che ha 7 mEq/l di basi in più del valore normale (48 mEq/l) e che, quindi, il suo eccesso di Basi è +7
mEq/l Alla PCO2 dì 40 mmHg occorrerebbero 7 mEq/l di acido forte per portare il pH di quel campione a pH 7.40.

Malgrado l'espressione "Eccesso " che fa parte del termine, il BE può avere anche valore negativo. Se le Basi
Tampone fossero 40 mEq/l, il BE sarebbe pari a -8 mEq/l. Il Difetto dì Basi, espressione molto meno frequentemente
usata, non è nient'altro che un Eccesso di Basi negativo.

Quale indice dello stato del fattore tampone metabolico, l'Eccesso di Basi ha molti vantaggi rispetto ad altri
parametri. In primo luogo, comprende le capacità tamponanti dell'emoglobina e, quindi, è utile in quei casi in cui
la concentrazione dell'emoglobina è bassa o varii. In secondo luogo, ha un valore normale che non varia, zero, e le
variazioni rispetto al valore normale sono espresse in termini quantitativi , mEq/l, il che è utile per effettuare una
terapia.

o Eccesso di Basi o Eccesso d Basi del Liquido etracellulare (BEecf): L'eccesso di Basi del fluido extra-cellulare si
differenzia dall' Eccesso di Basi del sangue perché rappresenta l'intero ammontare di fluidi dell'organismo di cui il
sangue è solamente il 37%. Ciascuno dei liquidi extra-cellulari ha una differente capacità tamponante. Per questa
ragione, l'eccesso di basi dell'intero compartimento fluido rappresenta il modo migliore per esprimere l'eccesso di
basi in vivo.
Per il Prelievo si usa principalmente sangue arterioso,prelevato preferibilmente dall' arteria radiale o dalla femorale
con i dovuti accorgimenti (prelievo in anaerobiosi, siringhe eparinate mantenute in ghiaccio).

Disturbi misti acido-base:


Poiché i disturbi della respirazione sono spesso associati ad alterazioni metaboliche si riscontrano i cosiddetti disturbi misti.
Si può parlare di disturbo misto se la risposta compensatoria cessa in poco tempo o supera quella aspettata.
In seguito al disturbo misto si hanno ripercussioni sulla concentrazione di H+ sia in senso positivo che negativo.

Frequenti alterazioni che peggiorano la concentrazione degli H+:

o Acidosi respiratoria + Acidosi metabolica


o Alcalosi respiratoria + Alcalosi metabolica
o Edema polmonare + Arresto cardiorespiratorio
o Cirrosi + Diuresi

Frequenti combinazioni che riducono la concentrazione degli H+:

o Acidosi metabolica + Alcalosi respiratoria


o Acidosi metabolica + Alcalosi metabolica
o Insufficienza renale cronica + Iperventilazione
o Insufficienza renale cronica + Vomito

Il gap anionico ci aiuta nella comprensione di tali disturbi. Per gap anionico (differenza anionica) si intende la, differenza
fra anioni e cationi comunemente dosati nel siero.

I cationi normalmente dosati sono Na+ e K+ mentre gli anioni normalmente dosati sono Cl- e HCO3-.
I cationi non dosati Ca+ ed Mg++ (7 mmol/l) e gli anioni non dosati SO4-- e PO4- (24 mmol/l).

Le concentrazioni di anioni dosati (CI- e HC03-) sono addizionate e sottratte dal totale delle concentrazioni dei cationi
dosati (Na+ e K+) dovrebbe essere meno di 17mEq/l (gap anionico).

Gap anionico >17 indica concentrazioni elevate degli anioni non dosati (diabete, acido si lattica, disidratazione, ecc.).

Gap anionico <10 può significare un aumento dei cationi non dosati o una riduzione degli anioni non dosati
(ipermagnesiemia, mieloma multiplo, ecc.).

Quindi le variazioni del gap anionico ci consentono di individuare l'eziologia di base dell’acidosi o dell’alcalosi.

Squilibri idro-elettrolitrici:

Normalmente viene mantenuto un equilibrio fra apporto e perdita di acqua, elettroliti e sostanze nutritizie.

La stabilità del mezzo interno è, non solo il risultato di un'accurato bilancio fra entrate e uscite ma anche il risultato di una
complessa interazione fra vari meccanismi di controllo quale l'asse ipofiso-surrenalico, le varie funzioni tubulari e l’attività
respiratoria.

Il bilancio idrico tiene conto del rapporto fra gli introiti di acqua per via entrale o parenterale e le perdite attraverso la diuresi,
le feci, la perspiratio insensibilis (evaporazione cutanea e polmonare) e la respiratio sensibilis (sudorazione).
A parte il normale ricambio idrico che in genere coinvolge l'assunzione e la perdita di circa due litri di liquidi nelle 24 ore,
bisogna ricordare che circa otto litri vengono secreti nel lume intestinale (saliva, succo gastrico, biliare, ecc.) e riassorbiti
quasi completamente ogni 24 ore.

Tali liquidi fanno parte del settore extra-cellulare che rappresenta il 20% del p.c. (peso corporeo), il 40% del p.c. e
rappresentato dal liquido intra-cellulare, l’acqua corporea totale è pari al 60%del p.c.

Fra il liquido intra-cellulare e quello extra-cellulare vi è una una differente composizione elettrolitica; il sodio rappresenta
il principale catione extra-cellulare, mentre il potassio rappresenta il principale catione intra-cellulare.

I principali anioni extra-cellulari sono:


− Bicarbonati
− Proteine
− Cloruri

I più importanti anioni intracellulari sono:


− fosfati inorganici.

La somma dei cationi deve essere uguale a quella degli anioni per mantenere la neutralità elettrica.

Entrambi i compartimenti hanno la stessa osmolarità, cioè 280mOsm/1 (intendendo per osmolarità la concentrazione
molecolare di tutte le particelle osmoticamente attive, presenti in una soluzione).

Il mantenimento dei normali valori di osmolarità e della ripartizione degli elettroliti nei diversi settori è affidato:
− da una parte al sistema di regolazione ormonale con l'ADH (ormone antidiuretico) e l'aldosterone
− dall'altra alle pompe ioniche delle membrane cellulari.

Gli stati di iperosmolarità si ripercuotono nel settore extracellulare, determinando liberazione di ADH e sete.
L'osmolarità si normalizza con il riassorbimento di acqua libera ad opera dell'ADH.

Se questo meccanismo non è efficiente, il compenso avviene a carico del settore intracellulare e cioè passa acqua dal LIC
al LEC fino al raggiungimento di un nuovo equilibrio osmolare tra i due settori e si determina così una disidratazione
cellulare.

Viceversa, gli stati di ipo-osmolarità si riflettono in un edema cellulare, per passaggio di acqua dal LEC al LIC.

Ogni riduzione cospicua della volemia efficace determina attivazione del sistema renina-angiotensina-andosterone e
ipersecrezione di ADH. Ciò allo scopo di ricostruire la volemia mediante riassorbimento renale di sodio e acqua
(aldosterone) e di acqua libera (ADH).
Questo complesso meccanismo viene attivato anche se non sono presenti turbe della osmolarità.

La legge della volemia efficace di Goldeberg ci dice che gli equilibri ormonali, che regolano la volemia prevalgono su quelli
che regolano l'osmolarità.

Il mantenimento delle differenti concentrazioni elettrolitiche fra LIC e LEC è d'altra parte regolato dal corretto
funzionamento delle pompe ioniche delle membrane cellulari.

Il fabbisogno idro-elettrolitico quotidiano è un indice indiretto del bilancio giornaliero dell'acqua e degli elettroliti:
− Na → 1-1,5 mEq/ Kg/ dì
− K → 0,7-0,9 mEq/Kg/dì
− Cl → 1,3-1,9mEq/IKg/ dì
− Mg → 0,171nEq/Kg/dì
− Ca → 0,3 mEq/Kg/dì
− P → 0,5 mEq/Kg/ dì
− H2O → 30-35 mEq/Kg/ dì
Qualunque sia l’eziologia i disturbi elettrolitici possono evolvere per proprio conto e se non scoperti e trattati
tempestivamente possono portare a conseguenze anche irreversibili.

Gli elettroliti da tenere maggiormente sotto controllo sono essenzialmente Na e K, le cui variazioni possono avere gravi
conseguenze nell'equilibrio idro-elettrolitico dell’organismo.

Gli elettroliti si dissociano in particelle positive (cationi) e negative (anioni) il cui numero deve essere uguale nei liquidi
biologici.

Per quanto riguarda gli ioni monovalenti (NA, K,Cl) esprimersi in mEq o in mmol è la stessa cosa.
Per gli ioni bivalenti la concentrazione in mEq sarà il doppio di quella in mmol.

Sodio
Il contenuto di sodio nell'organismo è mantenuto costante grazie alla regolazione renale.
Il fabbisogno giornaliero di sodio è di 4-6 g.
La principale via di escrezione sodica è l'urina, vengano eliminati 50-200 mEq/24ore.
Con le feci ed il sudore piccole quantità.

La principale funzione del sodio è quella di mantenere la tonicità dei liquidi extracellulari e quindi il volume dei liquidi
nell' organismo.

Con le sue variazioni, condiziona l'equilibrio idrico: qualunque modificazione della concentrazione del sodio extracellulare
provoca una variazione della osmolalità dei liquidi extracellulari con passaggio di acqua del settore extra a quello intra e
viceversa.

Si possono avere iponatremie vere dovute ad una reale diminuzione di sodio, o iponatremie da emodiluizione con
contenuto di sodio totale o anche elevato.
Le prime sono dovute o ad insufficiente apporto o ad eccessiva perdita di sodio.
Le seconde sono dovute all'introduzione di una eccessiva quantità di acqua o a ridotte capacità di eliminare acqua.

La causa più frequente di ipernatremia è la disidratazione ipertonica, dovuta a perdita di acqua dallo spazio extracellulare
in eccesso rispetto al sodio.

Una ritenzione di sodio si può verificare o per una alterata filtrazione glomerulare o da aumentato riassorbimento tubulare
per effetto di una maggiore secrezione di aldosterone.

La concentrazione normale nel siero è di 135-146 mEq/l.

Potassio

Il potassio ha il compito di mantenere l'omolarità dei liquidi intracellulari e regola l'eccitabilità delle fibrocellule muscolari
del miocardio.
Il fabbisogno minimo giornaliero è di 20 mEq.
Con una alimentazione normale, vengono introdotti circa 2-6 di g potassio.
La concentrazione di potassio nel siero e nei liquidi extracellulari è di 3,5-5,3 mEq/l, mentre nei liquidi intracellulari è 140-
150 mEq/l.
Questa differente concentrazione è la conseguenza di quel processo attivo che richiede energia che è la pompa sodio-
potassio.
Le membrane cellulari sono infatti permeabili al sodio, il quale penetra liberamente nel liquido intracellulare ma viene
espulso mediante il meccanismo della pompa del sodio la fuoriuscita attiva del sodio dalle cellule è accompagnata e resa
possibile dal contemporaneo passaggio nelle cellule di potassio, allo scopo di mantenere la normale concentrazione osmotica
del liquido intracellulare assicurando anche l’elettroneutralità.
La principale escrezione di potassio avviene con le urine, giornalmente vengono eliminate 30-90 mEq, solo poco con le feci
ed il sudore.
Il rene ha la capacità di adattarsi all'introduzione giornaliera di quantità elevate di potassio, viceversa la capacità del rene di
adattarsi ad un diminuito apporto di potassio è minore che per il sodio; una dieta priva di sodio porta alla sua immediata
scomparsa nelle urine, una dieta a basso contenuto di potassio porterà ad una riduzione della sua eliminazione ma non alla
sua scomparsa.
Insufficiente apporto o eccessive perdite di potassio portano ad ipopotassiemia.
Se la funzione renale e normale non si può avere iperpotassiemia per un eccessivo apporto, in quanto il potassio passa prima
negli spazi intracellulari e poi viene eliminato con le urine.
Quindi, le sindromi da eccesso di potassio sono dovute ad alterazioni anatomiche o funzionali del rene.

METODI DI PRELIEVO PER L'ANALISI DEI GAS E DEL pH NEL SANGUE.

− Sangue capillare "Arterializzato": questo metodo è indicato nel bambino e nell'adulto qualora si debbano fare
numerosi prelievi a breve intervallo di tempo. La parte prescelta, sia il polpastrello del dito che il lobulo
dell'orecchio, deve essere frizionata, riscaldata e disinfettata, quindi punta con apposita lancetta sterile. La prima
goccia di sangue viene scartata; la goccia di sangue da analizzare deve essere il più possibile sferica in modo da
ridurre la superficie di scambio per il CO2.
Il sangue viene prelevato lasciandolo salire spontaneamente in un capillare eparinato tenuto orizzontalmente. Il
capillare deve essere riempito completamente e chiuso alle due estremità.

− Sangue venoso: la sua utilità è limitata alla valutazione grossolanamente indicativa dell'evolvere nel tempo dei
valori di pH e di PCO2 purchè il sangue sia prelevato senza laccio, previo riscaldamento del braccio in acqua a
45°C per 20 min.,e praticando il prelievo da una vena del dorso della mano.

− Sangue arterioso: è il metodo scelto negli adulti, privo di complicanze e sofferenze per il paziente se si procede
con attenzione.

Le principali sedi di prelievo sono due, ognuna con pregi e difetti.


− L'arteria femorale viene punta subito al di sotto del legamento inguinale: i pregi di questa sede sono costituiti dal
fatto che ogni puntura consente un solo prelievo e che è possibile pungere erroneamente la vena satellite.
− L'arteria radiale nel punto in cui la pulsazione è meglio palpabile, è facilmente aggredibile essendo superficiale e
relativamente fissa, consente un prelievo unico.

TECNICA DEL PRELIEVO ARTERIOSO

a. Controllare l'integrità della confezione prima di utilizzare la siringa.


b. Posizionare il pistone a volume desiderato (lcl, 2 cl).
c. Inserire l'ago sulla siringa ed assicurarsi che sia ben saldo.
d. Preparare la zona del prelievo.
e. Liberare l'ago dalla custodia.
f. Pungere l'arteria ed attendere che la siringa si sia completamente riempita.
Note: l'aria sarà automaticamente espulsa dalla siringa
g. Terminato il prelievo, esercitare una leggera pressione con le dita sulla zona del prelievo.
h. Inserire la punta dell'ago nel dado di gomma.
i. Agitare il campione 20-30 secondi per mescolare il sangue con l'eparina.

Se il flusso sanguigno si ferma prima che la siringa sia completamente piena:


a. Interrompere immediatamente il prelievo.
b. Inserire la punta dell'ago nel dado di gomma.
c. Tenere la siringa con la punta dell'ago rivolta verso il basso e premere il pistone per espellere l'aria dalla siringa.
d. Per aspirare un campione di sangue: premere il pistone fino a toccare il cono della siringa.
e. Prelevare il campione di sangue aspirando.

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