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OSSIGENOTERAPIA

DEFINIZIONE
Somministrazione di ossigeno a concentrazioni maggiori di quelle
nell’ambiente atmosferico

SCOPO

◼ migliorare l’ossigenazione dei tessuti


◼ridurre lo sforzo respiratorio nei pazienti dispnoici
◼ridurre lo sforzo cardiaco nei pazienti con malattie cardiache
IPOSSIEMIA
Diminuzione della tensione dell’ossigeno nel
sangue arterioso
IPOSSIA
Diminuzione dell’ apporto di ossigeno ai
tessuti.
Ipossia ipossemica
Ipossia circolatoria
Ipossia anemica
Ipossia istotossica
Ossigeno è un farmaco

L’ossigeno è presente nell’atmosfera terrestre, che ne


contiene approssimativamente il 20.9%
– l’ossigeno gassoso è un gas incolore, inodore, insapore, con
una densità specifica relativa all’aria di 1.1
– l’ossigeno liquido è un liquido azzurro che fluisce come
l’acqua. Presenta un punto di ebollizione di –183.0 °C alla
pressione atmosferica ed una densità specifica relativa
all’acqua di 1.14
un volume di ossigeno liquido genera 873 volumi di ossigeno
gassoso alla pressione e temperatura atmosferica
– è comburente non è un combustibile(il combustibile è la
sostanza che brucia: carta, legno, carbone, benzina;
il comburente è la sostanza che fa avvenire la reazione è
una ossidazione e in genere è l'ossigeno
La somministrazione dell’ossigeno deve
essere scrupolosa perché è l’anidride
carbonica che influenza direttamente il
meccanismo ciclico della respirazione,
quando il valore della PaCo2 sale sopra i
30-40 mmHg i recettori presenti a livello
cerebrale vengono stimolati dando origine
all’atto inspiratorio.
Alcune patologie polmonari croniche
possono indurre una sorta di adattamento
ad alti livelli di PCO2 nel sangue. In tali
soggetti l’atto inspiratorio non è stimolato
dall’aumento della pco2 come avviene
fisiologicamente nelle persona sana, ma
dalla diminuzione della PO2
(stimolo ipossico).
Danni O2 terapia
 atelectasia. Per atelettasia si intende la mancata
distensione di un organo.
 atelettasia è il collasso del tessuto polmonare con perdita di
volume In questo caso è provocata dallo spiazzamento
dell'azoto all'interno degli alveoli ad opera dell'ossigeno che
giunge in concentrazione maggiore. L'azoto in condizioni di
equilibrio garantisce la permanente apertura degli alveoli;
nelle zone in cui la ventilazione è ridotta l'ossigeno viene
riassorbito rapidamente dal sangue, non riuscendo a
mantenere un'adeguata pressione endoalveolare, motivo per
cui in questi settori gli alveoli tendono a collassare
 tossicità da ossigeno. Si tratta di danni tissutali che si
possono verificare nel caso di esposizione dei pazienti ad
elevate concentrazione di ossigeno per lunghi periodi (ore).
Sono causati dai radicali liberi prodotti dai processi riduttivi
dell'ossigeno
Il concetto di ventilazione meccanica non
invasiva (NIV) si riferisce alla capacità di fornire
un supporto ventilatorio attraverso le vie aeree
superiori del paziente, utilizzando maschere o
altri presidi. La tecnica si distingue da quelle che
bypassano le vie aeree, attraverso il
posizionamento di un tubo tracheale, maschera
laringea, o tracheotomia e che pertanto sono
considerate invasive.
 bassi flussi: da 0,5 a 4 L/min
 medi flussi: da 4 a 8 L/min
 alti flussi: da 9 a 15 L/min.

la FIO2 e' la percentuale di ossigeno (O2)


che viene inspirata da un paziente.
Presidi di somministrazione
dell’Ossigeno non invasivi

 Cannula nasale o occhialini


 Sondino nasale
 Maschera semplici
 Maschera di Venturi
 Maschera con sacca di riserva
 Tende ad ossigeno-cappe ad ossigeno
da 0,5 a 4-5 l/min. L’aumento di flusso di 1 litro di ossigeno al minuto tramite cannule
nasali corrisponde in linea di massima a respirare aria con una concentrazione di ossigeno
del 24%; l’aggiunta di 2 litri di ossigeno a una concentrazione del 28%, e così via,
aggiungendo il 4% per ogni litro di ossigeno in più alla concentrazione dell’aria ambiente
(che è il 21%).
La tecnologia è venuta in aiuto e questa maschera semplice si è evoluta nella più
recente Oxymask. Questo dispositivo permette di erogare anche bassi flussi al
minuto di O2 senza il fenomeno del rebreathing in quanto è forata e consente il
passaggio dell’aria.
In pratica è solo un telaio leggero di sostegno al tubo dell’ossigeno che viene
diffuso davanti alle vie respiratorie del paziente. Anche in questo caso la FiO2
non è nota, ma si può utilizzare in quelle situazioni dove il paziente non tollera la
cannula nasale e non necessita di alti flussi.
Un altro tipo di maschera è quella
semplice, senza reservoir e senza sistema
venturi.
Questa maschera è ormai in disuso e
sconsigliata, poiché non si può calcolare la
FiO2 erogata e si rischia un aumento della
CO2 (anidride carbonica) per via del
fenomeno del rebreathing. Se proprio fosse
necessario utilizzarla in mancanza di altro è
consigliabile utilizzare alti flussi (10 l/min o
più).
È un sistema ad alto flusso, il più efficiente e
sicuro per la somministrazione di O2 a
percentuali controllate. Il flusso erogato supera
circa 4 volte quello richiesto. In questi casi,
dunque, la FiO2 è garantita al valore prefissato.
La caratteristica della maschera è costituita da
una restrizione nel punto in cui l’aria ambiente
si mescola con l’ossigeno, erogando così una
miscela adatta alle necessità richieste dal
paziente.
Colore valvola di Venturi Concentrazione O² (%) Flusso LPM

BLU 24% 2

BIANCO 28% 4

ARANCIONE 31% 6

GIALLO 35% 8

ROSSO 40% 8

ROSA 50% 12

VERDE 60% 15
La maschera da utilizzare in emergenza è per eccellenza
la maschera con reservoir. Alla maschera è applicato un
serbatoio (tipo sacchetto) che si riempie con l’alto flusso di
ossigeno e da cui il paziente respira ossigeno quasi puro
(si arriva ad una FiO2 del 90% se la maschera è ben adesa e
il flusso è sufficiente a gonfiare bene il reservoir.
L'ossigenoterapia ad alto flusso viene applicata con una speciale cannula
nasale ad alto flusso (HFNC) e un circuito respiratorio inspiratorio riscaldato.
Viene utilizzato per l'applicazione di aria e ossigeno miscelati, riscaldati e
umidificati, ad alte velocità di flusso, tipicamente impostate tra 30 l/min e 50
l/min.

La cannula nasale high flow è costituita da un apparecchio


compressore, da un miscelatore, da un umidificatore attivo,
da un circuito riscaldato e dalla parte terminale – di silicone
morbido e spesso - che si pone davanti alle narici del
paziente.
Massima concentrazione si

ottiene con

maschera con riserva


CONTINUOUS POSITIVE AIRWAYS
PRESSURE
(Pressione Positiva Continua delle Vie Aeree)

La CPAP consiste nell’applicazione di una


pressione positiva continua in tutte le fasi
della respirazione, in pazienti in respiro
spontaneo.
La CPAP non rappresenta propriamente
un tipo di ventilazione, in quanto al
paziente non viene fornito un “volume”
inspiratorio di aria da parte del
ventilatore, ma solo una pressione, per cui
egli deve essere in grado di esercitare una
sua forza inspiratoria sufficiente a
sviluppare un adeguato volume corrente.
I caschi dotati di questa tecnologia sono
delle sfere trasparenti (come dei caschi
da astronauta un po’ minimali) dotate di
diversi tubi in grado di introdurre
ossigeno ed espellere anidride
carbonica, favorendo quindi
la respirazione della persona che li
indossa.
 Quanto O2 abbiamo?
Per prima cosa é importante conoscere la capacità della bombola. Questa informazione é possibile
ricavarla leggendo la punzonatura presente nella parte superiore della bombola, in prossimità
della bombatura. Oltre alla capacità della bombola é possibile leggere il peso, che corrisponde
indicativamente alla capacità maggiorata del 10%. Se non comparisse la capacità, la si potrebbe
quindi ricavare anche dal peso.
Altro dato importante che dobbiamo conoscere é la pressione dell’ossigeno contenuto nella
bombola indicato dal manometro (unità di misura Atmosfera - Atm) posto in prossimità del
rubinetto/valvola della bombola.
La formula che se ne ricava per conoscere la quantità di ossigeno nella bombola é la seguente:

Pressione (Atm) x Capacità della bombola = Quantità di O2 (lt)


Esempio:

Pressione: 150 Atm


Volume: 5 lt

150 Atm x 5 lt = 750 lt

Una bombola da 5 litri con un valore riportato sul manometro pari a 150
atmosfere, contiene 750 litri di ossigeno.
Quant’é l’autonomia della bombola?
Quello che ora dobbiamo sapere é quanto durerà la nostra bombola, nel
caso in cui si rendesse necessario l’uso prolungato, avendo impostato un
valore di erogazione costante. Quello che ora ci interesserà conoscere per
determinare l’autonomia della bombola, é la quantità di Ossigeno di
erogazione impostato sull’apparato di ventilazione o sul flussimetro.
La formula che se ne ricava per conoscere il tempo di autonomia é la
seguente:

Esempio:
Quantità di O2: 750 litri
Erogazione: 10 lt/min

 Una bombola da 750 litri con impostato il flussimetro o l’apparato di


ventilazione con una quantità di erogazione pari a 10 litri/min, ha
un’autonomia di 75 minuti.
La formula che se ne ricava per conoscere
il tempo di autonomia é la seguente:

Esempio:
Quantità di O2: 750 litri
Erogazione: 10 lt/m in una bombola da
750 litri con impostato il flussimetro o
l’apparato di ventilazione con una quantità
di erogazione pari a 10 litri/min, ha
un’autonomia di 75 minuti. Pressione x
capacita’ della bombola /erogazione (litri
minuto) = tempo di autonomia
Riassumendo:
La formula per determinare l’autonomia di
una bombola e’ la seguente:

Pressione (Atm)x Capacita’ della bombola


Erogazione(lit./min)

uguale
Tempo di autonomia
Procedura
MATERIALE OCCORRENTE:

 Occhialini , maschere , sonde nasali


 Guanti
 Garze non sterili
 Erogatore di Ossigeno
 Misuratore di flusso
 Liquidi sterili sol.fisol. 0,9 o acqua
bidistillata
 Bacinella reniforme
 Eseguire il lavaggio delle mani
 Spiegare la procedura
 Aiutare a far assumere la posizione
Fowler se e’ tollerata
 Inserire il misuratore di flusso nella
presa a muro
 Allestire il sistema di umidificazione
riempendo il sistema con liquidi sterili
 Collegare il tubo dell’ossigeno al
beccuccio sul misuratore di flusso di
flusso
 Aprire l’ossigeno ai litri prescritti e
controllare la fuoriscita dell’ossigeno
 Posizionare la maschera o altro presidio
( se maschera fare aderire bene al volto
del paziente)
 Controllare il corretto funzionamento del
presidio ed osservare la risposta del
paziente
 Iniziare l’erogazione di ossigeno come
da prescrizione
 Controllare i parametri vitali e l’aspetto
generale dell’utente
 Riordinare il materiale
 Registrare l’avvenuta ossigenoterapia
 Lavarsi le mani

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