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Fisiologia 43 - Regolazione Della Respirazione

(Il prof stato a tratti poco chiaro, in rosso ho segnato le parti a cui non sono riuscita a dare una
rielaborazione)
Laltro gas respiratorio importante lanidride carbonica. uno dei principali prodotti terminali del
metabolismo cellulare e il nostro organismo ne produce in quantit massiva. Questo prodotto del
metabolismo viene principalmente eliminato dai polmoni. Grossomodo la quantit di anidride
carbonica prodotta e trasportata dal sangue allincirca 200ml/min. Questo valore si ottiene
moltiplicando la quantit di CO2 prodotta e contenuta in 1l di sangue, che circa 40 ml, per la
gittata cardiaca. La CO2, come lossigeno, deve essere trasportata. Le modalit di trasporto sono
molteplici. Mentre lossigeno trasportato quasi totalmente dai globuli rossi (la parte fisicamente
disciolta circa 0.3ml/100ml). La quantit di CO2 trasportata si divide, invece, in diverse frazioni:
fisicamente disciolta (perch un gas e si solubilizza);
legata chimicamente allemoglobina. La CO2 non compete per lo stesso sito di legame per
lossigeno, cio per il ferro, ma si lega alla parte globinica, ai residui amminici e (???non
riesco a capire il nome del secondo gruppo) della parte proteica dellemoglobina;
legata alle proteine plasmatiche;
la maggior parte viene trasportata sotto forma di bicarbonato dal plasma.
Le percentuali sono diverse: la quota che si trova nel plasma fisicamente disciolta ammonta a circa
il 5-7%, la quota legata allemoglobina come carbaminoemoglobina ammonta al 23%, la maggior
parte si trova sotto forma di bicarbonato plasmatico ed circa il 70%.
Lefficienza del trasporto della CO2 comincia nel plasma grazie ad alcune caratteristiche fisicochimiche che la stessa CO2 ha.
Normalmente la CO2 diffonde dai tessuti al plasma per gradiente di pressione: il sangue arterioso
presente nei capillari ha una PCO2 di 40mmHg, mentre nei tessuti questa PCO2 ammonta a 4546mmHg. Per diffusione la CO2 va a finire nei capillari e, quindi, nella parte liquida del plasma
dove si scioglie fisicamente. Nel plasma va incontro a diversi destini. Una quota, corrispondente al
3-4%, reagisce con lacqua formando acido carbonico (un acido debole che si dissocia in
idrogenioni e ioni bicarbonato). Questa reazione nel plasma in realt quantitativamente molto
limitata, perch manca un enzima fondamentale, lanidrasi carbonica, presente nei globuli rossi, che
accelera di 5mila volte questa reazione. Di questa parte di CO2 una parte si idrata, una parte si lega
alle proteine plasmatiche, ma la maggior parte della CO2 penetra per diffusione nella parte liquida
dei globuli rossi dove va incontro ad un destino diverso, nel senso che una parte o la quantit di
CO2 che si lega alemoglobina dipende dalla presenza dellossigeno in quel momento (se
lemoglobina ossigenata o deossigenata). Della quota che penetra dentro i globuli rossi il 23% si
combina con l emoglobina, formando carbaminoemoglobina, mentre la maggior parte viene
convertita in ione bicarbonato, che poi fuoriuscir dal globulo rosso e verr veicolato dal plasma.
Questo legame allemoglobina avviene perch lemoglobina stessa possiede dei gruppi molto affini
con la CO2, i gruppi amminici e ???, cio lo stesso sito dove pu andarsi a legare lidrogenione. A
livello dei tessuti la cessione dellossigeno fa si che lemoglobina si possa andare a legare alla CO2,
formando carbaminoemoglobina. Sotto questa forma viene poi trasportata a livello dei polmoni.
Questo sistema di trasporto si completa con la trasformazione in bicarbonato. Ad un livello di pH di
7,40 (valore normalmente presente nei nostri liquidi corporei) il rapporto tra bicarbonato e CO2 di
circa 20:1. Considerando la quantit totale di bicarbonato trasportato e di anidride carbonica,
diciamo che la quota che rimane sottoforma di CO2 molto esigua. Questa viene tutta trasformata
in bicarbonato e poi andr a costituire uno dei sistemi tampone dellorganismo , il sistema acido
carbonico-bicarbonato. Questo sistema non , per, al massimo della sua efficienza al pH del
sangue. Infatti, potete vedere che pK del sistema a 6,1. Per, poich il bicarbonato presente nel

plasma quantitativamente enorme e soprattutto chimicamente disponibile a tamponare


immediatamente gli idrogenioni, chiaro come questo sistema assuma un ruolo fondamentale ai fini
della regolazione dellequilibrio acido-base per lorganismo.
Una parte dellanidride carbonica si lega allemoglobina, formando carbaminoemoglobina , unaltra
parte viene trasformata in bicarbonato attraverso una reazione che comporta lintervento
dellanidrasi carbonica, un enzima intra-eritrocitario che accelera di 5mila volte verso destra questa
reazione, cio verso la formazione di acido carbonico. Lacido carbonico si scinde poi in H+ e
bicarbonato e sotto questa forma il bicarbonato diffonde nel plasma. Questo processo di
trasformazione in ioni bicarbonato mediato dallanidrasi carbonica viene spostato verso destra non
solo per la presenza dellenzima, che accelera notevolmente la reazione, ma grazie anche al potere
isoionico dellemoglobina. Cio, grazie alla capacit dellemoglobina non solo di legare la CO2, ma
anche di legare gli idrogenioni. Lemoglobina stessa non solo funge da trasportatore di CO2, ma
funge da tampone per gli idrogenioni che via via vengono prodotti. Per questo la reazione si sposta
verso destra, determinando un notevole accumulo di bicarbonato allinterno del globulo rosso. Un
aumento della concentrazione del bicarbonato tender a far si che il bicarbonato stesso diffonda nel
plasma, dove in concentrazione pi bassa. Questo fenomeno comporta unalterazione
dellequilibrio elettrico della cellula, perch escono cariche negative. Deve, quindi, esserci un
tamponamento, che potrebbe essere o lingresso di cariche positive (ioni sodio) oppure uno
scambio, unuscita dei cloruri, per cui dallesterno il cloro entra dentro il globulo rosso in quantit
tale da compensare la fuoriuscita del bicarbonato. Questo fenomeno per cui il globulo rosso
acquisisce cloruri e fa uscire bicarbonato prende il nome di fenomeno di hamburger o shift dei
cloruri. Il cloro richiama acqua e questo spiega anche perch il globulo rosso a livello periferico
aumenta un po di volume.
La maggior parte della CO2 viene trasportata sotto forma di bicarbonato. vediamo le varie forme di
CO2 presenti nel sangue arterioso e nel sangue venoso misto. Nel sangue arterioso (quindi a livello
dei polmoni) la CO2 ha un valore sotto forma gassosa del 5.2%, di carbaminoemoglobina del 5%,
mentre il bicarbonato ha un valore di quasi il 90%. Questo trasporto di CO2 sotto forma di
bicarbonato va a costituire quella che viene chiamata la riserva alcalina dellorganismo. Si tratta di
una riserva di ioni basici che sono in grado di tamponare non solo in ambito fisiologico gli
idrogenioni continuamente prodotti dal metabolismo cellulare (soprattutto se pensiamo al
metabolismo delle proteine, di alcuni aminoacidi che contengono zolfo e fosforo), ma gioca un
ruolo molto importante soprattutto in condizioni patologiche sia acute che non. Basti pensare, ad
esempio, ad un diabete scompensato, dove la produzione continua di corpi chetonici e acido acetico,
che vengono immessi continuamente in circolo, deve essere compensata. Infatti, il sistema di
ventilazione e di metabolismo epatico non sono sufficienti a smaltire questi corpi chetonici e questi
acidi organici che sono acidi deboli, ma sempre acidi sono. Nei diabetici scompensati in cui c
questa continua produzione di acidi, il bicarbonato gioca un ruolo fondamentale per cercare di
mantenere il pH nei limiti fisiologici o vicini a quello fisiologico, impedendo unalterazione degli
equilibri che porti ad unacidosi molto grave.
Nel sangue venoso misto, invece, possiamo vedere come aumenta la quantit di anidride carbonica
sciolta fisicamente e legata allemoglobina. Questo ci fa comprendere come lemoglobina non
giochi solo un ruolo di trasporto, ma anche di riserva e di tamponamento dei radicali acidi. Infatti,
non dobbiamo dimenticare che la CO2 si idrata e forma acido carbonico e quindi forma
idrogenioni.
Sotto queste varie forme il sangue arriva a livello periferico a livello dei tessuti e sotto queste forme
arriva al livello dei polmoni, dove la CO2 deve essere eliminata. Quindi tutte le reazioni che hanno
portato alla formazione di carbaminoemoglobina e di bicarbonato devono andare in direzione
opposta.

Il primum movens a livello dei polmoni la diffusione della CO2 dal globulo rosso, quindi della
CO2 fisicamente disciolta dal plasma allarea alveolare, allalveolo. Se diminuisce la CO2
fisicamente disciolta, quella del globulo rosso tender ad equilibrasi a quella che c nel plasma.
C, quindi, un processo in cui la CO2 del globulo rosso tende ad uscire nel capillare, quindi nel
plasma, quindi nellalveolo. Siccome tutte le reazioni viste sono reversibili, c un equilibrio tra la
carbaminoemoglobina e la CO2 fisicamente disciolta. Per cui lentamente la CO2, che si era legata
ai gruppi amminici e ??? a formare carbaminoemoglobina, passa nella fase fisicamente disciolta.
Comincia questo processo inverso. Contemporaneamente avviene un evento importante. A livello
dei polmoni c lossigeno che va passando e si va legando allemoglobina. Lemoglobina si pu
comportare da acido o da base e a livello dei polmoni il legame con lossigeno la rende una
sostanza pi acida, quindi pi facilmente dissociabile. Lemoglobina si dissocia, infatti, dai
componenti che aveva legato, dallulteriore CO2 e dagli idrogenioni. Gli H+ liberati si vanno a
legare con il bicarbonato presente, lacido carbonico che si forma si scinde in acqua e anidride
carbonica, la CO2 passa nel plasma e nellalveolo. Il processo avviene rapidamente. 0,75secondi il
tempo di contatto, ma in realt lossigenazione (e quindi lequilibrio) avviene in circa un terzo: in
0.30 secondi tutta la CO2, che si era caricata a livello tissutale, viene scaricata a livello polmonare.
Possiamo constatare come la quantit di CO2 che si scioglie in acqua, in fase liquida,
direttamente proporzionale alla pressione parziale del gas, ma dipende anche dalla quantit e dalla
solubilit del gas stesso nel plasma. Lossigeno disciolto rispetto alla sua quota fisicamente legata
molto basso. Tutto sommato lunico modo di essere trasportato per lossigeno quello di legarsi
allemoglobina. Mentre per la CO2 abbiamo diverse componenti: abbiamo quella fisicamente
disciolta, CO2 come bicarbonato e CO2 sottoforma carbaminica. A differenza dellossigeno, la
maggior parte della CO2 trasportata sottoforma di bicarbonato. C una differenza tra la quota
fisicamente disciolta nel sangue arterioso e quella nel sangue venoso: circa 2,8ml/100ml di sangue
nel sangue venoso e un po meno 2,5ml nel sangue arterioso.
Come c per lossigeno una curva che determina il legame dellossigeno e quindi la saturazione
dellemoglobina, cosi anche qui abbiamo due curve in cui abbiamo il sangue che parzialmente
ossigenato, quindi il punto del sangue venoso e il punto del sangue arterioso, dove c una
differenza di pressione parziale di circa 5-6mmHg. Infatti, nel sangue venoso abbiamo un valore di
PCO2 di circa 45-46mmHg, mentre nel sangue arterioso di 40mmHg. Bastano questi 5mmHg di
differenza per determinare a livello dellalveolo degli scambi e cessione di CO2 molto importanti.
Questo non avviene per lossigeno. Infatti, nel sangue venoso la quantit di ossigeno presente
nettamente maggiore, legandosi allemoglobina circa 15ml/100ml, mentre nel sangue arterioso
20ml. Significa che c una differenza artero-venosa soltanto di 5ml. Qui, invece, per pochi mmHg
c la stessa quantit di CO2 che si sposta. Significa che, sebbene sia poca la differenza in mmHg,
in realt la quantit di CO2 che si scambia molto maggiore che non per lossigeno. Questo gioca
un ruolo importantissimo nellequilibrio acido-base e nella regolazione chimica della respirazione.
Infatti, lorganismo, pi che essere tarato sulla regolazione della PO2 arteriosa a 100mmHg, ha
come punto di riferimento la CO2. Bastano, infatti, pochissimi mmHg di differenza nel sangue
arterioso della CO2, che da 40mmHg pu passare a 41-42mmHg, e gi abbiamo una stimolazione
notevole della respirazione. Invece, per lossigeno se da 100mmHg passiamo a 80-70mmHg non
succede quasi niente. La stimolazione della respirazione avviene per grandi variazioni della PO2. Se
la PO2 non scende a 60-50mmHg, non inizia nessun tipo di processo adattativo. Significa che dal
punto di vista funzionale molto pi importante tenere sottocontrollo la CO2 prodotta piuttosto che
la carenza di ossigeno, sempre entro certi limiti.
Anche per lossigeno la regolazione dei chemiocettori si basa su quello fisicamente disciolto. Sono i
gas disciolti che vanno a stimolare i chemiocettori per entrambi. Solo che mentre per lossigeno
necessitano di una grande differenza di PO2, per la CO2, invece, la differenza pochissima. Quindi

dal punto di vista funzionale la deduzione che certamente molto pi importante tenere entro
limiti piuttosto ristretti la variazione di PCO2, piuttosto che di PO2. Infatti, c un certo
collegamento tra la PCO2 e lacido carbonico. Lacido carbonico produce acidi, si pu quindi
modificare il pH e si possono modificare i modi di funzionamento degli enzimi.

Controllo della respirazione.


Quando pensiamo alla respirazione pensiamo ad unattivit automatica involontaria, perch non ci
accorgiamo di respirare. Tuttavia, possiamo modificare con la volont lattivit respiratoria sia per
quanto riguarda la frequenza che il volume che respiriamo. Ci sono altri fattori che possono
modificare la respirazione involontariamente, ad esempio lo starnuto o la tosse. Ci sono una serie di
componenti che convergono su quella che la via finale comune e che possono modificare questo
ritmo respiratorio. Tutti questi fattori sono atti a far si che nel sangue arterioso ci sia una costanza
dei due parametri fondamentali che abbiamo guardato, la PO2 e la PCO2. Pi la PCO2 che non la
PO2. Durante lattivit respiratoria, quanto meno nella respirazione tranquilla, abbiamo dei periodi
di attivazione dei muscoli respiratori a cui segue un periodo di rilassamento.
Qui sono registrate le attivit respiratorie nei neuroni inspiratori attivi. Si osserva chiaramente come
questi neuroni via via che procede linspirazione vanno aumentando di numero e di ampiezza. Si
parla, infatti, in questo caso di aumento crescente a rampa, perch danno limpressione di una
rampa che sale. Mentre poi nella fase espiratoria c un silenzio assoluto di questi neuroni. Nella
fase eupnoica abbiamo la conferma che lattivit inspiratoria determinata dallattivazione dei
muscoli inspiratori. Si tratta quindi di una fase attiva in cui si compie lavoro. La fase espiratoria,
invece, passiva e non si ha nessun tipo di attivit neuronale.
Il controllo centrale dellattivit respiratoria molto complesso e non del tutto chiaro. Intanto
difficile stabilire realmente se c unattivit automatica di tipo pacemaker come quella cardiaca.
Infatti, respiriamo senza accorgercene, c unattivit respiratoria ciclica che potremmo pensare
anche automatica (e alcune ipotesi sono state fatte). E poi abbiamo la presenza di centri che non
sono anatomicamente ben definiti. Infatti, per quanto riguarda i centri inspiratori ed espiratori
parliamo di centri funzionali, cio di gruppi neuronali che nellattivit respiratoria scaricano tutti in
maniera sincrona o crescente. Le difficolt derivano dal fatto che queste strutture si trovano
principalmente nel tronco dellencefalo, nella formazione reticolare dove sono i centri vitali e dove
sono pure i centri della pressione. Quindi non si possono fare delle ablazioni anche parcellari, come
ad esempio per certe zone corticali o per altre zone del sistema nervoso . Ci hanno provato sugli
animali, che, per, morivano. stato Cajal ad individuare nel tronco dellencefalo, in particolare nel
bulbo e nel ponte, due strutture che erano implicate con le attivit respiratorie: il nucleo del tratto
solitario e il nucleo commissurale, che erano dei bersagli principalmente sia di afferenze che
provenivano dai polmoni che anche il cosi detto nucleo ambiguo. Siamo grossomodo nelle stesse
zone di regolazione della pressione arteriosa, infatti la cerano i centri pressori.
Tuttavia i muscoli respiratori sono messi in funzione anche per atti involontari diversi dalla
respirazione. Ci sono tutta una serie di condizioni (quali il sonno, la fonazione, le emozioni, il
sistema cardiovascolare ecc), che vanno ad agire su quello che stato chiamato loscillatore
intrinseco o il generatore del pattern respiratorio. Questo poi a sua volta va ad influenzare sia i
motoneuroni spinali sia i motoneuroni cranici, che vanno ad agire su quelle che sono le resistenze al
flusso.
Esiste un sistema regolatore molto complesso ed adattabile costituito da diverse componenti.
Il tronco dellencefalo e il midollo spinale contengono i circuiti fondamentali per la genesi del ritmo
respiratorio e del pattern di attivazione muscolare. stata individuata anche una zona nei ratti
appena nati che sembrerebbe avere una funzione di pacemaker, tipo quella del nodo senoatriale.
Questa zona nei ratti adulti sembra sparire o per lo meno sembra non avere pi unattivit

automatica, ma nel ratto neonato c. Il dubbio se un problema di tecnica, di registrazione o se


c una qualche modificazione via via che va aumentando let?
Le strutture caratteristicamente legate a quelle che sono le strutture fondamentali, quindi che vanno
ad agire a livello del bulbo, possono provenire dal SNC, quindi dalla sfera vegetativa, dai centri
encefalici superiori e anche dal controllo volontario (visto che i muscoli sono muscoli scheletrici,
sottoposti a controllo volontario). Dobbiamo immaginare che nella corteccia cerebrale, nelle zone
vicine alle aree motorie, debbano esistere delle zone che, se stimolate, vanno a modificare lattivit
respiratoria. Ma anche dal sistema libico, che uno dei centri della sfera vegetativa pi elevata,
dove abbiamo tantissimi recettori (soprattutto i recettori degli oppiacei che giocano un ruolo molto
importante come per esempio i recettori , e ). Abbiamo dei chemiocettori non solo a livello
periferico, ma anche centrale, a livello bulbare, in una zona vicino al pavimento del VI ventricolo,
dove il liquor che li bagna e le modificazione della composizione del liquor possono determinare
delle modificazioni respiratorie. Li c anche un altro problema, perch c la barriera
ematoencefalica. Alcuni sostengono che non una stimolazione diretta degli idrogenioni che pu
determinare lattivazione respiratoria, ma che un processo che deriva dal passaggio dellanidride
carbonica. Gli acidi fissi non passerebbero direttamente. Per, stato visto con alcuni esperimenti
che c unaltra zona della barriera emato-encefalica che fa passare gli acidi fissi, per esempio il
rosso fenolo che si andava a trovare dallaltro lato. Quindi, la barriera emato-encefalica da questo
punto di vista non si comporta in maniera univoca. Abbiamo delle perplessit. Ad esempio, il fatto
che nei soggetti diabetici, che devono eliminare i corpi chetonici, si ha liperventilazione
superficiale (o respiro di Kussmaul, respirazione molto frequente e superficiale che li elimina),
dipende dal fatto che gli acidi organici determinano attraverso il tamponamento con il bicarbonato
la produzione di CO2 e che poi la CO2 va a stimolare oppure sono direttamente questi acidi
organici, gli idrogenioni che riescono a passare e ad andare a stimolare le zone chemiosensibili
centrali? Anche qui ci sono dei dubbi.
Abbiamo poi i chemiocettori periferici che sono neuroni sensoriali. Tutte queste informazioni vanno
a finire su questa struttura centrale, formata dal ponte e dal bulbo, dove ci sono dei nuclei neuronali,
alcuni dei quali, i nuclei bulbari, sono determinanti per lattivit respiratoria (cio se si distruggono,
lanimale non respira pi). I centri pontini hanno il ruolo di modulare lattivit respiratoria, quindi
sono in grado di modificare sia la profondit che la frequenza respiratoria. Queste strutture sono
collegate con i motoneuroni somatici collegati allinspirazione, ma anche a quelli che controllano i
muscoli espiratori nel caso di respirazione forzata.
Se consideriamo che possiamo modificare lattivit respiratoria volontariamente, allora dobbiamo
rivolgerci alla corteccia cerebrale. Gli emisferi cerebrali sono quelli che determinano la respirazione
volontaria, perch da li parte il comando motorio sulla modificazione della profondit e della
frequenza respiratoria. Si attivano queste zone quando si mettono in movimento alcune metodiche
di determinazione dei volumi polmonari, soprattutto della ventilazione massima al minuto (quella
che coinvolge massimamente tutti i muscoli respiratori volontariamente). Partono proprio da questi
neuroni della corteccia, che dorsalmente sono rappresentati da questa zona vicina allarea di Broc,
dove ci sono i muscoli???(penso volesse dire le aree) che controllano la fonazione, la faccia, la
lingu, la glottide e i muscoli delle vie aeree superiori, che vengono attivati prontamente nel caso in
cui dobbiamo respirare massimamente e che devono essere controllati adeguatamente.
Unaltra zona molto importante da questo punto di vista si trova vicino la scissura di Silvio ed
costituita dal girus compositum anthurium e dalla circonvoluzione silviana ed ectosilviana.
E poi c una zona importantissima che riguarda non solo i movimenti respiratori, ma tutti i nostri
movimenti e che la corteccia premotoria. questa zona che chiamata area 4, che costituisce
lalto gruppo motorio per tutti i movimenti corporei. Su questa area convergono informazioni che
provengono da altre aree, soprattutto dallarea premotoria, che si divide in due parti: abbiamo larea
premotoria in basso e superiormente larea motrice supplementare, dove tra laltro sembra che,
assieme al girus cingoli (il giro del cingolo), venga pianificata la strategia motoria.

La corteccia cerebrale con queste componenti costituisce un valido controllo volontario dellattivit
respiratoria.
Quello che ci ha fatto capire realmente dove sono i centri determinanti per lattivit respiratoria
involontaria si sono ottenuti grazie a una serie di esperimenti di sezioni che sono state fatte
cominciando dal tronco encefalico, in quella che la zona intercollicolare del mesencefalo, che in
grado di determinare nellanimale sulla base di questa la(???non capisco cosa dice 37min.23sec) del
tono muscolare. Partendo da questa sezione e via via andando caudalmente con altre sezioni (una
sezione medio-pontina, una sezione medio-bulbare e una sezione caratteristica cervicale), si
capito come queste sezioni, e quindi lesclusione di zone via via piu rostrali, poteva modificare
lattivit respiratoria.
Una sezione fatta a livello del mesencefalo tra i collicoli superiore e inferiore non determinava
unalterazione dellattivit ritmica respiratoria, mentre una sezione a livello cervicale C1 aboliva
completamente la respirazione nel mammifero. chiaro che nella zona tra mesencefalo e C1 sono
presenti i centri respiratori e che delle sezioni effettuate a livello del ponte e del bulbo erano in
grado di modificare notevolmente lattivit respiratoria.
Queste sono le sezioni e i tipi di respirazione che si possono osservare in soggetti a vaghi integri e a
vaghi sezionati. Il vago gioca un ruolo fondamentale nel controllo respiratorio.
Una sezione tra i collicoli inferiori e superiori a vaghi integri non modifica lattivit
respiratoria. A vaghi sezionati non modifica lalternanza del ritmo respiratorio, c soltanto
un rallentamento, una riduzione della frequenza, ma per compensare c un aumento
dellampiezza.
Se si fa, invece, una sezione medio-pontina gi a vaghi integri si osserva un rallentamento e
se si fa pure la sezione dei vaghi si osserva che ad una fase inspiratoria segue una fase di
fermo respiratorio in cui lanimale pu anche morire. Si ha il fenomeno dell apneusi, un
atto inspiratorio profondo con lanimale che si ferma in inspirazione, che non espira.
Se si fa una sezione a livello tra il bulbo e il ponte, in modo da separare tutte le informazioni
provenienti dalla parte superiore del bulbo, osserviamo che a vaghi intatti si ha lalterazione
di quello che il ritmo respiratorio sia nella frequenza che nella profondit e a vaghi
sezionati si ha un tipo di respirazione chiamata gasping. un tipo di respirazione che in
genere si osserva nei soggetti con lesioni, con emorragie nel tronco dellencefalo che
portano in breve tempo a morte, perch lattivit respiratoria completamente irregolare,
molto lenta, non adeguata a fornire la quantit di ossigeno necessaria. Lanimale o in questo
caso luomo dovrebbe essere intubato.
Le strutture importanti ai fini della respirazione sono state identificate a livello del bulbo, dove
abbiamo un centro inspiratorio e un centro espiratorio. In realt i centri sono bilaterali.
importante osservare che c una zona di sovrapposizione tra attivit espiratoria e inspiratoria,
proprio a dimostrazione di quello che ho detto: in realt non sono due centri separati, ma sono
neuroni espiratori ed inspiratori frammisti e che noi dal punto di vista funzionale consideriamo dei
centri veri e propri.
Mediante esperimenti di lesione e di simulazione stato osservato che nel ponte (quindi al di sopra
del bulbo, dei centri inspiratori ed espiratori bulbari. Questi sono i centri che determinano lattivit
respiratoria. Significa che se si distruggono questi centri non si respira pi) vi sono dei centri e uno
di questi stato chiamato centro pneumotassico. Il centro pneumotassico posto nella parte
rostrale del ponte, nella parte alta quasi a confine con il mesencefalo. Il centro pneumotassico
nelluomo corrisponde al nucleo parabrachiale mediale e al nucleo di kolliker-fuse. La lesione di
questo centro a vaghi tagliati determina il fenomeno dellapneusi, cio un atto inspiratorio
massimale seguito da brevissime espirazioni in cui lanimale da esperimento pu pure morire in
inspirazione, perch i muscoli inspiratori non si rilasciano pi. Da questo si pu immaginare che
lattivit del centro pneumotassico sia quella di modulare lattivit inspiratoria, dei neuroni

inspiratori, direttamente o indirettamente. stato identificato sempre nel ponte, ma questa volta
nella porzione caudale, un altro nucleo: il centro apneustico.
Lazione del centro pneumotassico si esplica sullattivit respiratoria inibendo il centro apneustico,
che a sua volta va ad agire sui neuroni inspiratori ed espiratori bulbari.
Lattivit di regolazione molto complessa e dobbiamo crearci un modello. Sappiamo che vi sono
due tipi di centri. Alcuni modulano lattivit respiratoria e sono i centri pontini, cio il centro
pneumotassico e il centro apneustico. Il centro pneumotassico situato nella parte rostrale del
ponte, nella parte alta; il centro apneustico nella parte ventrale, caudale del ponte. Il centro
pneumotassico ha unattivit inibitoria sul centro apneustico. A sua volta il centro apneustico scarica
attivando i neuroni inspiratori. Quindi normalmente il centro pneumotassico modula lattivit del
centro apneustico, che a sua volta scarica per quello che basta sui neuroni inspiratori. Nel momento
in cui togliamo il centro pneumotassico, quindi togliamo il controllo sullapneustico, lapneustico
non pi frenato e scarica in maniera abnorme sui centri inspiratori bulbari, che a loro volta
scaricano sui motoneuroni che vanno ad innervare i muscoli inspiratori. Se i vaghi sono integri non
si osserva lapneusi, ma se i vaghi sono tagliati si osserva. Significa che in vivo il controllo sui
neuroni inspiratori bulbari avviene sia da parte dellapneustico, ma anche da fibre vagali che
arrivano nella regione bulbare e che portano informazioni da strutture polmonari. Sono
informazioni che servono anchesse a limitare linspirazione. Quindi sui neuroni inspiratori bulbari
convergono due tipi di afferenze inibitorie: una proviene dal vago e inibisce direttamente,
probabilmente attraverso interneuroni, e un altro tipo di influenza che potrebbe non agire
direttamente o agire sia sullapneustico, sia sul bulbo. Per, chiaro che, se lo pneumotassico va ad
agire sul bulbo, non pu andare ad agire sui neuroni inspiratori perch li attiverebbe, quindi
potrebbe andare ad agire sui neuroni espiratori, che a loro volta vanno ad inibire i neuroni
inspiratori.
Centro pneumotassico parte rostrale del ponte, centro apneustico parte caudale. Centri inspiratorio
ed espiratorio bulbare. Su questi centri inspiratori arrivano altre informazioni dai tensiocettori
polmonari. Quindi convergono informazioni sia dal SNC che dalla periferia, da alcuni recettori che
danno alcune informazioni.
Oltre ai centri pontini, nel bulbo sono presenti due strutture: i centri inspiratori ed espiratori.
Lattivit respiratoria unattivit ciclica. Significa che i neuroni inspiratori scaricano per 23secondi, dopo di che si bloccano, 2 secondi circa dura la fase espiratoria e poi si ricomincia. I
ricercatori iniziarono a pensare che nel controllo dellattivit respiratoria soprattutto i neuroni
centrali, quelli del bulbo, potessero funzionare come dei circuiti che ci sono in fisica e che sono
chiamati circuiti oscillanti. Si ipotizza che i neuroni inspiratori scaricano per un certo periodo dopo
di che vengono inibiti. Se consideriamo il centro espiratorio, i neuroni inspiratori ed espiratori
possiamo immaginare che quando attiva lattivit inspiratoria i neuroni inspiratori scaricano sui
motoneuroni e contemporaneamente inibiscono i neuroni espiratori. Questo dura 2-3 secondi. Per,
via via che la scarica procede si ha un fenomeno di adattamento: diminuisce la scarica dei neuroni
inspiratori, quelli espiratori non sono pi frenati e vanno a diminuire quelli inspiratori. Quello a cui
si arrivati un circuito che deriva dalla combinazione di un sistema di regolazione a network, di
una rete neuronale.
Ci sono almeno 7 tipi di neuroni, che scaricano in momenti diversi dellattivit respiratoria. Ce ne
sono alcuni che scaricano poco prima che inizi linspirazione, alcuni che scaricano allinizio della
fase inspiratoria e altri che scaricano alla fine della fase inspiratoria. Poi ce ne sono altri che
scaricano allinizio dellespirazione e altri ancora alla fine dellespirazione. Il quadro non
perfettamente chiaro, abbiamo un modello.
Quelle del bulbo sono due tipi di strutture, tra queste abbiamo un gruppo di neuroni inspiratori (che
costituisce il gruppo respiratorio dorsale) e un gruppo di neuroni espiratori (gruppo respiratorio

ventrale). I neuroni che sono implicati in questo tipo di attivit sono diversi e sono stati chiamati in
maniera diversa a seconda del momento in cui scaricano.
Questa una registrazione di questi neuroni bulbari e poi la registrazione dellattivit neuronale nel
nervo frenico, nel ricorrente e nelladdominale, che sono nervi che vanno a controllare il frenico, il
diaframma e gli addominali (abbiamo visto nel caso dellespirazione forzata il retto, lobliquo ecc).
Guardate come sono combinati questi tipi di neuroni.
Abbiamo i neuroni inspiratori precoci che scaricano si durante tutta linspirazione, per
allinizio dellinspirazione la frequenza di scarica nettamente elevata e via via che procede
linspirazione vanno diminuendo di frequenza. un processo di adattamento che gi
abbiamo visto, per esempio a livello dei recettori. Quando sottoposti ad uno stimolo
continuo, questi si adattano leggermente e riducono la frequenza di scarica o un controllo
inibitorio che effettuano alcuni neuroni inibitori del tronco dellencefalo?
I neuroni a rampa iniziano a scaricare in maniera meno frequente e via via che
linspirazione procede aumentano la frequenza di scarica.
Tutti e due i tipi di neuroni, sia quelli precoci che a rampa, con la fine dellinspirazione
improvvisamente si bloccano, cessano di scaricare.
Ci sono i neuroni tardivi che scaricano solo verso la fine del processo inspiratorio e
brevissimamente allinizio dellespirazione. Cessano comunque con lattivit espiratoria.
I neuroni pre-espiratori scaricano poco prima dellinizio della respirazione e solo per un
breve momento dallinizio dellinspirazione.
Poi ci sono i neuroni post-inspiratori, che cominciano a scaricare durante lespirazione.
Questo importante perch scaricano comunque anche nellattivit eupnoica. Quindi, non
sono certamente questi neuroni che vanno ad attivare i muscoli espiratori. Si potrebbe
pensare che c lespirazione forzata e che quindi i muscoli vengono coinvolti e invece no.
Questi scaricano anche a volume corrente e noi sappiamo che lattivit espiratoria
unattivit passiva. Ci si fatti lidea che lattivazione di questi neuroni espiratori possa
servire ad inibire lattivit dei neuroni inspiratori, che vengono improvvisamente bloccati.
In qualche modo si deve fermare lattivit dei neuroni inspiratori e pensare che si possano
bloccare cosi improvvisamente senza motivo non tanto probabile. pi probabile, sulla
base di quello che stato registrato, che comincino ad attivarsi dei neuroni espiratori che
hanno il solo ruolo di inibire i neuroni inspiratori e non di andare ad attivare altre strutture
espiratorie forzate.
Ci sono anche i neuroni espiratori a rampa che agiscono sia nella prima che nella
seconda fase dellespirazione.
Il tutto molto complesso.
Inoltre, stato visto che nella zona di confine tra bulbo e ponte sono stati notati due gruppi
neuronali che sembra giochino un ruolo molto importante: il centro di Btzinger e il centro di preBtzinger. Sono due gruppi di neuroni a confine tra bulbo e ponte. Proprio nel centro di preBtzinger, ma anche in alcuni neuroni del Btzinger sono state notate delle attivit pacemaker
spontanee. Si riusciti ad isolare, mantenendo vitali, questi gruppi neuronali e si visto che questi
cominciano a scaricare poco prima, qualche millisecondo prima che inizi lattivit inspiratoria.
Siccome tutte le afferenze erano state bloccate, non c dubbio che non cera uninfluenza esterna
su queste zone. Questo stato visto solo nel ratto neonato, non nel ratto adulto. Si ipotizzato che
questi possano avere unattivit automatica spontanea e che quindi possano essere questi i neuroni
che danno origine al ritmo respiratorio, che innescano un meccanismo poi su tutti gli altri circuiti
neuronali.
Il modello che hanno ipotizzato quello a network, a rete. Tutti questi neuroni pre-inspiratori, a
rampa, precoci ecc non sono altro che il interneuroni. Quindi, fanno parte di una catena neuronale
che sta tra il punto in cui insorge il ritmo respiratorio e luscita, cio i motoneuroni inspiratori. C
una rete mista che fatta da strutture pacemaker che si vanno a implicare con altre strutture.

Andiamo a sintetizzare e a cercare di capire come funziona il sistema. Abbiamo detto che il sistema
funziona perch esistono dei neuroni che sono presenti nel ponte, nella parte rostrale e nella parte
ventrale, centro pneumotassico e centro apneustico. Normalmente il centro pneumotassico inibisce
lapneustico, che a sua volta va ad eccitare i neuroni che fanno parte del centro inspiratorio bulbare.
Nel momento in cui si fa una sezione medio-pontina tale da escludere il centro pneumotassico e una
sezione dei vaghi, noi abbiamo il fenomeno dellapneusi. Allora i vaghi sono tanto importanti come
il centro pneumotassico. Perch, se noi togliamo il centro pneumotassico e manteniamo i vaghi,
linspirazione viene frenata lo stesso. Significa che i vaghi portano informazioni importanti ai fini
del controllo della espirazione. I vaghi portano informazioni dai tensiocettori polmonari posti nelle
zone dei polmoni che vanno pi incontro allespansione. Quindi, certamente non nei bronchi o nei
bronchioli terminali, ma sono tensiocettori posti nei sacchi alveolari, nei dotti alveolari, che sono le
porzioni che si espandono di pi quando ispiriamo. Questo controllo avviene su base riflessa e viene
chiamato riflesso di insufflazione o di Hering-Breuer. Linformazione parte dai tensiocettori
polmonari le cui fibre decorrono nel nervo vago. Ecco perch il vago importante. Quando
insuffliamo i polmoni, questi recettori iniziano a scaricare, attraverso le fibre vagali e il vago stesso
aumenta la frequenza di scarica che va a finire a livello bulbare su interneuroni inibitori. Questi
interneuroni, il cui mediatore chimico il GABA, vengono attivati e vanno ad inibire i neuroni del
centro inspiratorio. Vuol dire che abbiamo un meccanismo di protezione che tende ad impedire
leccessiva espansione polmonare. Per cui, anche se il centro pneumotassico non funziona e i vaghi
sono integri, lespansione frenata. Nel momento in cui taglio pure i vaghi, il centro apneustico pu
scaricare tranquillamente sui neuroni inspiratori e determinare il fenomeno dellapneusi. Le
afferenze vagali finiscono a livello del bulbo su interneuroni GABA-ergici, che vengono attivati e
vanno ad inibire i neuroni del centro inspiratorio. Linibizione non data direttamente sul centro
apneustico, ma sui neuroni su cui va a scaricare il centro apneustico. Questo riflesso nelluomo non
funziona per volumi correnti normali di 500cc, comincia a funzionare per volumi di 800cc, cio
quando il volume corrente inizia ad aumentare.
Questa la curva che ci fa vedere la relazione tra la durata dellapnea e il volume dellinsufflazione.
Il polmone deve essere insufflato ampiamente affinch si possa provocare unapnea di una certa
durata, quindi significa che nelluomo il sistema funziona per volumi da 800 in su. Questo un
riflesso che funziona molto quando noi inspiriamo al massimo, quando dilatiamo la gabbia toracica.
Possiamo evitare in questo modo quelle che potrebbero essere delle lacerazioni a livello pleurico.
Oltre a questo, esiste un altro riflesso che protegge il polmone, invece, dalleccessivo restringimento
che potrebbe portare al collasso delle vie aeree. un riflesso di desufflazione. Quando i volumi
polmonari tendono a ridursi di molto (soprattutto nelle espirazioni forzate), questi tensiocettori
cominciano a scaricare notevolmente tendendo a bloccare lattivit espiratoria.
Quindi il sistema, il polmone in particolare, tende ad essere protetto sia da eccessive dilatazioni che
da eccessive riduzioni di volume. Anche queste fibre decorrono sul vago.
Vi sono poi dei riflessi che non provengono dal polmone, ma dai muscoli intercostali. Si tratta del
riflesso miotatico da stiramento e del riflesso miotatico inverso. Il riflesso da stiramento comincia a
scaricare quando il muscolo viene stirato troppo, tende a proteggere il muscolo da eccessivi
stiramenti. Il riflesso miotatico inverso, al contrario, protegge il muscolo da eccessive contrazioni,
quando c molta tensione, molta forza. Per evitare che si possa rompere un muscolo quando questo
caricato eccessivamente, c linibizione della contrazione. Allo stiramento segue nel riflesso
miotatico normale una contrazione per impedire al muscolo di stirarsi. Quando abbiamo, per
esempio, un carico sul braccio di mezzo chilo e lo portiamo, sviluppiamo una certa forza. Se
mettiamo un carico di 20 kili, improvvisamente, a precindere dalla volont, lo molliamo
involontariamente. Questo perch i recettori tendinei (che sono i recettori del riflesso miotatico
inverso) percepiscono leccessiva tensione delle fibre muscolari che potrebbero rompersi e quindi
blocca questa contrazione. Per cui c un rilasciamento dei muscoli che si stanno contraendo e una
contrazione dei muscoli estensori che tendono a mollare il carico.

In tutti e due i casi abbiamo informazioni sia sulleccessivo stiramento sia sulleccessiva
contrazione. Il muscolo protetto sia da eccessive tensioni date dallo stiramento che da eccessive
tensioni date dalla contrazione eccessiva, dal carico eccessivo. Lo stesso avviene a livello dei
muscoli intercostali. Inspirazioni troppo profonde, che mettono in tensione, tendono ad inibire
linspirazione e di contro eccessive espirazioni
ci sono tutta una serie di recettori, provenienti anche dalle articolazioni, che contribuiscono alle
informazioni che arrivano gi normalmente sia dai centri nervosi che dai tensiocettori polmonari.
Ci sono una serie di alterazione di respirazione. Ad esempio liperventilazione da obesit o
sindrome di Pickwick. Questi soggetti che hanno un addome molto prominente devono compensare
e compensano con che cosa? Il diaframma non pu scendere perch ci sono i visceri, quindi il
polmone non pu stirarsi verso il basso e non aumenta il diametro cranio caudale. Il compenso si
ottiene agendo sui muscoli intercostali con uniperventilazione superficiale. Abbiamo quindi una
respirazione caratteristica.
Ci sono altri tipi di respirazione. Il respiro di Cheyne-Stokes si ha quando intervengono diverse
condizioni. Infatti,pu essere sia di tipo cardiaco che di tipo neurologico. un respiro periodico,
che avviene soprattutto durante il sonno. Si hanno dei cicli respiratori che via via vanno
aumentando , diminuiscono e poi si bloccano. Questo durante il sonno pu determinare piccoli
momenti di ipossia cerebrale e a lungo andare si possono avere alterazioni molto pi gravi.

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