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Corso per addetti

al primo soccorso aziendale


(D.Lgs. 81/2008 e D.Lgs. 106/2009)
OBIETTIVI DEL CORSO

• Prove pratiche di rianimazione cardiopolmonare, disostruzione vie aeree,


posizione laterale di sicurezza

• Emergenze mediche

• Emergenze traumatiche
OBIETTIVI DEL CORSO

• Prove pratiche di rianimazione cardiopolmonare su paziente pediatrico,


distruzione vie aeree, posizione laterale di sicurezza

• Emergenze mediche

• Emergenze traumatiche
PRINCIPALI PATOLOGIE E TRATTAMENTO
STROKE

Ischemico (85%)

Emorragico (15%)
STROKE
Accidente cerebrovascolare acuto: è un’interruzione del flusso sanguigno al
cervello che danneggia in maniera irreversibile o reversibile (T.I.A.) il
tessuto cerebrale

CAUSE
• Trombo o embolo
• Emorragia provocata dalla rottura di un’arteria che porta sangue al
cervello; in questo caso al danno dovuto alla mancata perfusione si associa
quello dovuto alla massa ematica che comprime il cervello
FATTORI DI
RISCHIO
• Ipertensione
• Diabete
• Fumo
• Età > 65 anni
• Sedentarietà
• Sesso indifferente (M=F)
SEGNI E SINTOMI

F.A.S.T.
Face: - Anisocoria
- Deviazione dellla bocca
- Deviazione dello sguardo

Arm: - Iper o ipotonia muscolare

Speech: - Cefalea improvvisa


- Linguaggio rallentato

Time: - Chiamare urgentemente i soccorsi


TRATTAMENTO

• Mantenere calmo il paziente


• Metterlo in posizione semiseduta
• Non somministrare nulla per via orale
• Controllare la pervietà delle vie aeree e i parametri vitali
• Predisporre per un’eventuale RCP
SINCOPE
È l’improvvisa e transitoria perdita della coscienza, associata ad una incapacità a
mantenere il tono posturale, dovuta ad insufficiente apporto di sangue al cervello

Segni & Sintomi


• Offuscamento della vista
• Bradicardia
• Ipotensione
• Pallore
• Sudorazione
• Perdita di coscienza
FATTORI
SCATENANTI
• Visione del sangue
• Forte emozione
• Temperatura ambientale elevata
• Dolore
• Ipoglicemia
• Variazione posturale
• Alcool e farmaci
TRATTAMENTO

POSIZIONE ANTISHOCK

Il trattamento della sincope è quello di


stendere il paziente e sollevare gli arti
inferiori di circa 30° rispetto alla testa
LIPOTIMIA
Malessere passeggero, senza perdita di coscienza, in cui il paziente avverte
ronzii, calo della vista, sudorazione, senso di freddo

SINTOMI:
• Pallore
• Sudorazione
• Senso di mancamento

TRATTAMENTO:
• Supporto psicologico
• Posizione antishock
• Controllo delle funzioni vitali
CRISI EPILETTICA

Disturbo dell’attività elettrica del cervello che può provocare movimenti


incontrollati, con parziale o totale perdita di coscienza e temporaneo
arresto del respiro dovuta a ipereccitabilità dei neuroni cerebrali
CAUSE

• Epilessia
• Folgorazione
• Trauma cranico
• Tumore cerebrale
• Temperatura corporea elevata (bambini piccoli)
LE FASI

• Fase tonica
• Fase clonica
• Fase risolutiva
FASE TONICA

• Contrattura generale in iperestensione


• Apnea e cianosi
• Aumento della frequenza cardiaca
• Dura circa 30 - 60 secondi
FASE CLONICA

• Contrazioni muscolari rapide generalizzate


• Morsicatura della lingua - labbra
• Iperestensione del capo e rapida flessione
• Ipersalivazione
• Incontinenza sfinterica

Dura circa 1-2 minuti, fino 5 -10 minuti


FASE RISOLUTIVA

• Decontrazione generale
• Il soggetto ha un respiro stertoroso
• Risveglio graduale (anche di un’ora)
• Il soggetto non ha ricordi

Dura parecchi minuti (fino a un’ora)


TRATTAMENTO

Cosa NON fare: Cosa fare:


• Non interferire con le convulsioni • Afferrare e far sdraiare
• Non cercare di aprire la bocca • Proteggere da oggetti vicini che possano
forzatamente ferire
• Non versare liquidi in bocca o sul • Liberare da abiti ed accessori stretti
viso • In caso di convulsioni febbrili abbassare
• Non far bere la temperatura con spugnature
• Cessate le convulsioni, far assumere la
PLS
Obiettivi • Rassicurare
• Evitare ulteriori danni da caduta
• Controllare le funzioni vitali
• Tenere a bada gli astanti
FUNZIONALITA’
RESPIRATORIA
ASFISSIA
Si verifica quando il sangue non può ossigenarsi o per un impedimento alla penetrazione dell’aria, o
per incapacità dell’emoglobina di legarsi all’ossigeno. L’asfissia può essere di origine:
Meccanica: quando il soggetto resta immobilizzato dal peso di persone (folla in fuga), oppure da
macerie (frane, terremoti), quindi la gabbia toracica non può più espandersi e l’aria non può
penetrare nei polmoni

Ventilatoria: quando l’aria inspirata è satura di fumo (durante gli incendi), o di gas tossici come per
es. CO (ossido di carbonio); in questa condizione l’aria penetra nelle vie respiratorie ma l’ossigeno
non riesce a legarsi all’emoglobina o perché il suo contenuto è scarso o perché i gas tossici (CO) si
legano per primi occupando i recettori ad esso dedicati.
MONOSSIDO DI CARBNIO
Scarsità di aria

COMBUSTIONE
INCOMPLETA

Colorito bluastro della pelle e delle mucose ad eccezione che


nell’asfissia da CO dove il colorito è rosso accesso.
MONOSSIDO DI CARBNIO
TRATTAMENTO
• La sicurezza del soccorritore è la priorità: accertarsi di non correre rischi

• Rimuovere l’origine dell’impedimento alla respirazione: pesi sul torace, terra o


altro materiale

• Se l’asfissia è provocata da inalazione di fumo o gas allontanare il paziente dal


luogo dell’evento

• Se il paziente è incosciente ma respira: Posizione Laterale di Sicurezza

• Se il paziente non respira: iniziare BLS


SISTEMA
CARDIOVASCOLARE

Il sistema CV si compone di:


• cuore
• arterie
• capillari
• vene
• valvole
• sangue
ANATOMIA
LO SHOCK

Tutte le cellule hanno bisogno di ossigeno. Affinché questo ossigeno possa


raggiungere le cellule è necessario che il sangue che lo trasporta possa circolare
con una pressione sufficiente a raggiungere tutti i distretti del corpo. Ogni
condizione che altera la capacità del sangue di perfondere i tessuti provoca lo
shock.
Lo shock è infatti correttamente definito come un “difetto nella perfusione” degli
organi da parte di sangue ossigenato.
CUORE

Il cuore è indispensabile per garantire una adeguata perfusione tissutale. La


perfusione dipende infatti dalla gittata cardiaca, data dalla formula:
gittata sistolica x frequenza cardiaca = gittata cardiaca
In uno stato di shock la g.s. diminuisce in quanto il volume ematico è minore; la
reazione di compensazione allora porta ad un aumento della f.c. al fine di
mantenere stabile la g.c.
L’aumento della f.c. quindi è uno tra i primi segni di shock.
VASI
Il SNC simpatico e parasimpatico controlla il flusso sanguigno variando il diametro dei
vasi e quindi il volume del sangue circolante. La principale regolazione del flusso
sanguigno avviene a livello capillare dove i vasi capillari fenestrati (cioè muniti di
valvole sfinteriche) rispondo agli stimoli nervosi rilassandosi o contraendosi e quindi
portando ad un maggiore o minore afflusso di sangue nel distretto corporeo. Per
garantire una stabilità emodinamica l’organismo bilancia la vasodilatazione in
alcuni distretti con la vasocostrizione di altri. È per questo che un ulteriore segno
precoce di shock è la cute pallida e l’alterazione del refilling capillare.
SANGUE

Il sangue è il trasportatore di ossigeno nell’organismo. Assieme all’O2 esso trasporta


anche le sostanze di rifiuto (ioni del metabolismo e CO2). Un’alterazione dell’apporto di
ossigeno e quindi una riduzione dell’ossigenazione tissutale porta a sostituire il
meccanismo energetico aerobio con quello anaerobio-lattacido con conseguente impiego
di sostanze tampone e quindi produzione di metaboliti (acidi e K+) portando a danni
gravi ed irreversibili alle cellule.
GLI STADI DELLO SHOCK
FASE COMPENSATA
Nella prima fase dello shock l’organismo attiva immediatamente dei meccanismi di
compensazione: nella fattispecie per rimediare alla bassa g.c. e alla mancanza di
ossigeno i recettori aortici portano ad un aumento della f.r. e f.c.; per aumentare la
perfusione agli organi nobili si assiste anche ad una vasocostrizione periferica che
determina cute pallida, fredda e sudata. In questa prima fase la PAS del paziente è
ancora stabile e non significativamente alterata, pertanto non può fornire informazioni
attendibili sullo stato di shock.
GLI STADI DELLO SHOCK
FASE SCOMPENSATA
La progressiva vasocostrizione periferica peggiora lo stato di shock e porta all’inizio del meccanismo di
produzione energetica anaerobico-lattacido con un conseguente sviluppo di metaboliti dannosi per il
paziente. Per far fronte all’acidosi metabolica il cervello fa innalzare la f.r. fino ai 30 atti per minuto
portando ad un respiro troppo veloce e quindi inadeguato. La progressione della vasocostrizione porta il
paziente dallo stato di pallore a quello cianotico (colorito bluastro) evidente soprattutto sulle mucose
di bocca, naso, orecchie ed estremità. I classici segni di shock scompensato sono:
-Alterazione dello stato di coscienza
-Cute fredda, sudata, pallida o cianotica
-Sudorazione diffusa
-Tachicardia e tachipnea
GLI STADI DELLO SHOCK
FASE IRREVERSIBILE
L’accumularsi di sostanze nocive nel sangue porta ad uno stato comatoso del paziente
(unresponsive), i polsi periferici saranno assenti, il colore della cute sarà cianotico o
con marezzature, la sudorazione sarà bloccata ma la cute rimarrà umida. Le
conseguenze più gravi sono l’insufficienza cardiaca e l’ARDS. Solo un numero limitato
di pazienti riescono a sopravvivere a questa fase, detta perciò irreversibile.
PRINCIPALI CAUSE DI SHOCK

Se il sistema circolatorio è il contenitore, il sangue è il contenuto ed il cuore è la pompa che


consente al sangue di circolare.

Lo stato di shock può verificarsi quindi per le seguenti 4 principali condizioni:


a) diminuzione del contenuto rispetto al contenitore (shock ipovolemico)
b) aumento della capacità del contenitore (shock distributivo)
c) difetto di funzionamento della pompa (shock cardiogeno)
d) ostruzione, solitamente meccanica che impedisce una corretta stabilità emodinamica
SHOCK IPOVOLEMICO
Lo shock ipovolemico è determinato da una diminuzione dei liquidi nell’albero
vascolare può essere dovuto alla perdita di sangue (emorragie interne ed esterne, rottura
di cisti ovarica, dissecazione dell’aorta, rottura di aneurisma) o alla disidratazione
(diarrea, vomito, sudorazione profusa, malnutrizione, patologie metaboliche,
iperglicemia, patologie renali).
SHOCK OSTRUTTIVO

Lo shock ostruttivo è dovuto ad un’ostruzione dell’albero vascolare che blocca il ritorno


venoso al cuore (da precarico) o porta ad una diminuzione della g.c. (postcarico). Le cause
più comuni sono il PNX di natura traumatica o conseguente ad una BPCO, il
tamponamento cardiaco e l’embolia polmonare.
SHOCK DISTRIBUTIVO
Le cause di questo tipo di shock sono o l’eccessiva vasodilatazione o la grande permeabilità dei
vasi. Nel caso dello shock neurogeno si ha un’improvvisa vasodilatazione dovuta ad un problema
del SNC (trauma, overdose da oppiacei, malattie infettive). Nel caso di shock anafilattico si assiste
invece ad un aumento della permeabilità dell’albero vascolare dovuto ad una reazione allergica.
Analogo meccanismo avviene per lo shock settico, determinato invece da un’infezione sistemica
(generale).
SHOCK CARDIOGENO

Lo shock cardiogeno è invece dato da un deficit della pompa, e si verifica se il danno al


miocardio supera il 40% della sua superficie. Il caso più eclatante e conosciuto è l’IMA.
SEGNI E SINTOMI DELLO
SHOCK
• Cute fredda, pallida e sudata
• Tachicardia
• Tachipnea
• Ipotensione (segno tardivo)
• Coscienza alterata
• Tempo riempimento capillare >2sec.
TRATTAMENTO
In primis è necessario garantire l’ABCDE del paziente, provvedere quindi a:
-Garantire la pervietà delle vie aeree
-Controllare la f.r. e se necessario supportare la ventilazione
-Valutare (F.C., PA )
-Porre il paziente in posizione anti-shock (escluso lo shock cardiogeno)
-Evitare la dissipazione del calore e proteggere dall’ipotermia
EDEMA POLMONARE ACUTO

Complicanza di una insufficienza cronica o acuta della pompa cardiaca.


Complicanza del Soroche (mal di montagna).
Il sangue ristagna nei capillari polmonari trasudando liquido negli alveoli ed
impedendo quindi lo scambio dei gas.
È una emergenza medica!
EDEMA POLMONARE ACUTO
• Tosse con espettorato schiumoso, rosato
• Dispnea
• Tachicardia
• Cianosi
• Sudorazione profusa
• Senso di morte imminente
TRATTAMENTO

• Chiamare immediatamente il 118


• Mettere il paziente semiseduto
• Prepararsi ad una eventuale RCP
ANGINA PECTORIS

Temporanea interruzione del flusso sanguigno coronarico

• Le cause sono le stesse dell’IMA, ma


l’ischemia è transitoria
• I sintomi sono simili a quelli dell’IMA ma di
durata più breve (5 - 10 minuti)
• Si presenta più frequentemente sotto sforzo
ma anche a riposo
• Può essere il preludio dell’infarto

Trattare come l’infarto


DIABETE
DIABETE
• Diabete di tipo I solitamente noto e trattato
• Primo esordio con coma chetoacidosico
• Cause precipitanti: febbre, infezioni, sforzo fisico
• Segni di allarme: poliuria, polidipsia, iperfagia, perdita di peso, astenia
SINTOMATOLOGIA
Valori Normali di glicemia: 70 - 110 mg/dL

Ipoglicemia Iperglicemia
• Pallore • Cute Arrossata e secca
• Sudorazione • Alitosi acetonica
• Irritabilità • Confusione mentale
• Stato confusionale • Irrequietezza
• Convulsioni • Coma
• Coma
PERPLESSITÀ?
OBIETTIVI DEL CORSO

• Prove pratiche di rianimazione cardiopolmonare su paziente pediatrico,


distruzione vie aeree, posizione laterale di sicurezza

• Emergenze mediche

• Emergenze traumatiche
LE LESIONI

• Fratture
• Lussazioni
• Traumi Cranici
• Traumi Colonna
• Traumi Toracici
• Traumi Addominali
LESIONI MUSCOLO SCHELETRICHE

• Strappo (Eccessiva sollecitazione di un muscolo)


• Distorsione (Stiramento e lacerazione dei legamenti)
• Frattura (Soluzione di continuo di un segmento osseo)
• Lussazione (Perdita contiguità dei capi articolari)
STRAPPO MUSCOLARE,
LESIONE LEGAMENTOSA
Lacerazione muscolare e/o rottura di un legamento da:
• Mancato allenamento
• Affaticamento
• Basse temperature
• Età

SEGNI E SINTOMI
• Prominenza muscolare
• Tumefazione
• Percezione attraverso la cute della rottura muscolare
• Dolore improvviso e violento durante il movimento
• Dolore alla pressione
DISTORSIONE
Lesione dell’apparato capsulo-legamentoso di una articolazione (senza
spostamento permanente dei capi articolari)

SEGNI E SINTOMI
• Dolore al movimento
• Gonfiore
• Versamento ematico
• Pallore
TRATTAMENTO
R.I.C.E.

R. Rest Riposo
I. Ice Ghiaccio
C. Compression Compressione
E. Elevation Messa in scarico
LUSSAZIONE
Spostamento permanente di capi articolari normalmente in contatto

SEGNI E SINTOMI
• Deformazione dell’articolazione
• Rigonfiamento
• Dolore costante
• Aumento del dolore al movimento
• Articolazione bloccata
• Impossibilità a compiere i movimenti naturali
LUSSAZIONE
TRATTAMENTO

• Immobilizzazione in posizione antalgica

• Ospedalizzare il prima possibile per facilitare la


riduzione

• Controllare sempre la presenza di perfusione,


sensibilità e motricità distale
FRATTURE

da trauma diretto

da trauma indiretto
FRATTURE
frattura chiusa frattura esposta
FRATTURE
frattura incompleta

frattura completa
FRATTURE
SEGNI & SINTOMI
• Dolore nella parte colpita avvertito anche in condizioni di riposo
• Limitazione dei movimenti della parte interessata
• Deformazione, più o meno evidente, della zona colpita
• Comparsa, dopo un certo periodo di tempo, di una colorazione bluastra (ecchimosi)
nel punto colpito
TRATTAMENTO
• Non ridurre la frattura, cioè non cercare di rimettere a posto le ossa interessate
• Non toccare mai la ferita di una frattura esposta, ma limitarsi a coprirla con garza
sterile o con un panno pulito
• Se la frattura è esposta dare priorità all’emostasi
• Controllare sempre perfusione, sensibilità e motricità distale
• Posizionare ghiaccio come analgesico
• Immobilizzare sempre perché:

✴ per evitare che fratture chiuse diventino aperte


✴ per minimizzare il danno a nervi, muscoli e vasi
✴ per diminuire il dolore
✴ per evitare di mettere in circolo sostanze grasse
✴ per evitare che le estremità dell’osso fratturato ruotino causando
sanguinamento
TRAUMA CRANICO
• Per lo più a seguito di cadute, incidenti ciclistici e automobilistici
• L’intervallo lucido può essere prolungato e il deterioramento neurologico tardivo
SEGNI E SINTOMI
• Vomito improvviso a getto
• Irrequietezza
• Sonnolenza
• Alterazione del visus
• Cefalea
• Alterazioni dell’equilibrio
• Asimmetrie pupillari
• Scarsa reattività agli stimoli
• Deficit di movimento e parola
• Ematomi su collo, palpebre, orecchie
• Fuoriuscita di sangue o liquor da
naso ed orecchie
TRATTAMENTO

• Supportare le funzioni vitali


• Valutare la dinamica
• Esame delle pupille
• Valutare risposta degli occhi, verbale, motoria
• Valutare lo stato di coscienza
• Tamponare eventuali emorragie del cuoio capelluto

Ospedalizzare anche se apparentemente


tranquillo e con parametri vitali stabili
TRAUMI ALLA COLONNA VERTEBRALE
QUANDO SI VERIFICANO
• Cadute dall’alto
• Incidenti stradali
• Schiacciamenti
SEGNI E SINTOMI

Considerare la DINAMICA e la PORZIONE di


midollo danneggiata per determinare la GRAVITA’

• Forte dolore a collo e schiena


• Perdita o indebolimento capacità motoria
• Formicolio o perdita di sensibilità agli arti
• Perdita funzione sfinterica
• Priapismo negli uomini
• Insufficienza respiratoria se lesione sopra C6
TRATTAMENTO
• Stabilizzare e minimizzare i movimenti del
capo, del collo e del torace
• Mantenere pervie le vie aeree
• Controllare coscienza e respiro
• Controllare emorragie
• Mantenere la temperatura corporea
• Ricordare che lesioni cervico-dorsali danno
problemi ad ABC

Spostare la vittima in asse


solo se a rischio di un pericolo immediato
TRAUMA TORACICO
TIPOLOGIA DELLE
LESIONI

• Lesioni della parete toracica: coste, sterno, clavicola, scapola


• Lesioni organi endotoracici: polmone, pleura, diaframma, cuore e grossi vasi,
trachea, bronchi, esofago
• Traumi toracici aperti: con comunicazione del cavo pleurico con l’esterno
• Trauma toracico chiuso: senza comunicazione
VOLET COSTALE
PNX APERTO
PNX IPERTESO
SEGNI E SINTOMI
• Tosse
• Possibile cianosi
• Difficoltà a respirare (dispnea)
• Dolore al movimento o alla respirazione
• Estrema ansietà e stato di agitazione
• Lesioni evidenti (ferite, contusioni)
• Asimmetria o ridotta espansione della gabbia toracica
• Raccolta di aria sottocute (enfisema)
• Giugulari turgide
• Frequenza respiratoria aumentata
• Tachicardia, ipotensione, segni di shock
TRATTAMENTO

• Controllare e supportare le funzioni vitali


• Trattare eventuali emorragie esterne
• Attivare misure antishock
• Se non presenti lesioni midollari mettere il paziente semiseduto
• Chiudere immediatamente le ferite medicandole a finestra (su 3 lati)
• Chiamare immediatamente il 118
• Non somministrare cibi o bevande
• Non rimuovere i corpi estranei
TRAUMA ADDOMINALE
ORGANI PARENCHIMATOSI
ORGANI CAVI
TRAUMA ADDOMINALE
Chiuso: possibile lesione degli organi interni con emorragia e shock
Aperto: ferite che mettono in comunicazione la cavità addominale con l’esterno

SEGNI & SINTOMI

• Soggetto immobile, con gli arti inferiori flessi sull’addome


• Ematoma nei traumi chiusi
• Lesione evidente o ferita penetrante nei traumi aperti
• Segni di shock
• Dolore
• Nausea e vomito
TRATTAMENTO

• Controllare le funzioni principali


• Esaminare l’addome
• Mantenere la pervietà delle vie aeree in considerazione del vomito
• Misure antishock
• Chiamare immediatamente il 118
• Controllare le emorragie esterne
• Coprire con telo o garza sterile
• Non fare né bere né mangiare
• Non tentare di rimuovere eventuali corpi estranei
• Se cosciente porre il paziente supino con gli arti inferiori flessi
DOMANDE?
LA CUTE
FUNZIONI
• difesa dagli insulti meccanici grazie alla struttura caratteristica e alla presenza di fibre
collagene ed elastiche che le conferiscono resistenza ed elasticità.
• difesa da agenti infettivi (batteri e funghi): questa funzione è dovuta all’acidità del film
idrolipidico, per la presenza di acidi grassi, e al sudore, che creano un ambiente sfavorevole
allo sviluppo di germi.
• azione di termoregolazione: tale funzione viene svolta attraverso due meccanismi. Uno
determina la dispersione del calore attraverso la sudorazione e l’altro regola la dispersione
del calore, aumentandola o riducendola, attraverso il fenomeno, rispettivamente, della
vasodilatazione o della vasocostrizione, in altre parole, aumentando o diminuendo il calibro
dei vasi sanguigni a seconda della temperatura esterna.
• azione tamponante: cioè di neutralizzazione delle soluzioni diluite di acidi o di alcali.
• azione di depurazione: attraverso una vera e propria funzione escretoria.
EMORRAGIE
CLASSIFICAZIONE
• Emorragia arteriosa: il sangue esce a fiotti, in
modo zampillante, il ritmo di fuoriuscita è
sincrono a quello del battito cardiaco e il colore
del sangue è rosso vivo.
• Emorragia venosa:  l'uscita del sangue
avviene continuamente e non a fiotti, il flusso è
lento e si espande "a macchia d'olio” e il colore
del sangue è rosso scuro.
• Emorragia capillare: l’uscita del sangue è
lento, quasi trasudante, è di piccola entità ed il
colore è rosso, anche se meno vivo di quello
arterioso.
CLASSIFICAZIONE

In base al punto di origine può essere:


• esterna
• interna (raccolta di sangue all’interno del corpo
senza evidenza esterna)
• esteriorizzata
CONSEGUENZE

Il livello di pericolosità dipende da:


1. Quantità e velocità della perdita di sangue. Grave:
• Adulto 1 litro (1000ml)
• Bambino ½ litro (500 ml)
• Lattante 150 ml
2. Sede dell’emorragia: è più facile intervenire su un’emorragia
esterna che interna
3. Tipo di vaso leso: la lesione arteriosa è più grave di quella venosa
4. Condizioni del paziente precedente l’intervento:  il paziente
che si trovava in buone condizioni di salute ha ovviamente una
prognosi migliore di un paziente già affetto da altre patologie
EMORRAGIE ESTERNE
EMORRAGIE INTERNE
EMORRAGIE ESTERIORIZZATE
SEGNI E SINTOMI

• Pallore
• Senso di sete
• Nausea,vomito
• Ansia , agitazione
• Sudorazione fredda
• Perdita di coscienza
• Respiro rapido e superficiale
• Polso rapido e poco percepibile
TRATTAMENTO

• Esercitare una pressione diretta sul punto di emorragia


• Elevare l’arto (se non vi sono fratture)
• Bendaggio compressivo
• Esercitare pressione sui punti di compressione
• Posizionamento del laccio emostatico
• Posizione antishock
• Non rimuovere i corpi estranei conficcati
• Nel sospetto di emorragia interna chiamare immediatamente il 118
BENDAGGIO COMPRESSIVO
I PUNTI DI
COMPRESSIONE
IL LACCIO EMOSTATICO
ARTERIOSO
IL LACCIO EMOSTATICO
ARTERIOSO

Determina il totale arresto della circolazione sanguigna


dell'arto al quale esso viene applicato
UN L.E.A. DI FORTUNA…

cciale dello sfigmomanometro a


mmHg di pressione o qualsiasi
o largo e piatto, cravatte, calze.
IL PRINCIPIO DEL L.E.A.
LACCIO EMOSTATICO ARTERIOSO

• Amputazione o semiamputazione di un arto


• Emorragia inarrestabile
• Schiacciamento di un arto
• Fratture esposte
• Quando i feriti son tanti ed i soccorritori sono pochi

NON rimuovere:
rischio emorragia, shock ed embolia
LACCIO EMOSTATICO ARTERIOSO

• Amputazione o semiamputazione di un arto


• Emorragia inarrestabile
• Schiacciamento di un arto
• Fratture esposte
• Quando i feriti son tanti ed i soccorritori sono pochi

NON rimuovere:
rischio emorragia, shock ed embolia
LACCIO EMOSTATICO ARTERIOSO

Il laccio va posto circa 7-10 cm a monte della ferite in maniera tale da


preservare quanto più possibile la perfusione e la vascolarizzazione
dell’arto. Limite di utilizzo è l’applicazione ai soli arti.

Segnare sempre l’ora


in cui il laccio viene posto
AMPUTAZIONI
TRATTAMENTO

• Arrestare l’emorragia ponendo un


laccio a monte dell’amputazione

• Tamponare sterilmente

• Raccogliere il pezzo amputato in un


sacchetto inserito in un altro sacchetto
con acqua e ghiaccio

• Allertare subito il 118


FERITE
CLASSIFICAZIONE

• abrasioni: lesioni superficiali da corpo contundente irregolare, ruvido (spesso contengono


all’interno piccoli corpi estranei che possono causare infezione)
• da punta: ferita penetrante con foro di entrata piccolo e danno interno più o meno profondo
(chiodo, pugnale, spina di rosa ecc.)
• da arma da fuoco: tipo particolare di ferita che causa cavitazione
• da taglio: tagli netti causati da un bordo affilato (lama, vetro rotto ecc.) Poiché i vasi
sanguigni ai bordi della ferita sono tagliati di netto ci può essere abbondante emorragia. Le
ferite da taglio ad un arto possono anche recidere strutture tendinee
• lacere: a margini irregolari, prodotte da un urto o da una forza lacerante (es. un
macchinario)
• lacero-contuse: margini irregolari e contusi. Possono sanguinare in modo meno abbondante
rispetto alle ferite ma il danno e la contusione dei tessuti sono più gravi

COMPLICANZE
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TRATTAMENTO

• Indossare i guanti
• Applicare ghiaccio se rischio di ematoma
• Distendere il paziente per evitare sincope
• Esporre la ferita (scoprire la parte lesa)
• Arrestare l’emorragia
• Pulire con H2O o H2O2
• Disinfettare (attenzione allergie agli iodati)
• Medicare in modo sterile
• Inviare al P.S. se ferita in zone delicate
• Non usare alcool, pomate, polveri o cotone
• Non rimuovere eventuali corpi estranei
MEDICAZIONE
USTIONI
• Termiche: lesioni dovute direttamente al calore
• Chimiche: lesioni dovute al contatto con caustici (es. acidi
o basi forti)
• Elettriche: lesioni dovute al passaggio di corrente elettrica
attraverso la cute
• Radiazioni: causate da fonti luminose o radiazioni
Ionizzanti
CLASSIFICAZIONE

• I° grado od ustione eritematosa: epidermide superiore


• II° grado od ustione bollosa: epidermide e derma
• III° grado od ustione escariotica: necrosi cute e sottocute
• IV° grado: interessamento dei piani muscolari ed ossei
I GRADO
II GRADO
III GRADO
ESTENSIONE

Adulto Bambino
INDICI DI GRAVITÀ

• Età
• Inalazione
• Patologie preesistenti
• Causa e sede dell’ustione
• Presenza concomitante di traumi
• Profondità ed estensione della superficie ustionata
TRATTAMENTO

• Tranquillizzare l’infortunato
• Rimuovere l’agente ustionante
• Togliere eventuali oggetti metallici
• Raffreddare la parte ustionata con teli bagnati
• Coprire il paziente
• Non applicare ghiaccio
• Non applicare unguenti, spray, burro ..
• Non somministrare alimenti o bevande
• Non togliere vestiti attaccati alla cute
QUANDO ALLERTARE IL 118

• Funzioni vitali compromesse


• Interessamento del volto con possibile
compromissione del respiro
• Ustioni di 2° e 3° grado: >30 % TBSA adulto e
>20 % TBSA bambino
• Ustioni interessanti articolazioni o altri distretti
delicati
PUNTURE D’INSETTO
• Provocano generalmente solo reazioni locali.
• In casi particolari la sensibilità del soggetto
alle sostanze iniettate è tale da provocare
fenomeni generalizzati

SEGNI & SINTOMI


• Arrossamento
• Gonfiore
• Edema
• Prurito
• Dolore
• Orticaria generalizzata
• Shock anafilattico
• Difficoltà respiratoria anche grave
TRATTAMENTO

• Rimuovere il pungiglione senza romperlo, utilizzando pinzette


• Disinfettare la zona
• Applicare ghiaccio
• In caso di edema o prurito intenso consultare il medico
• Non schiacciare la zona per estrarre il pungiglione
• Non dare da bere se vi sono segno di shock o comunque reazioni
generalizzate
MALATTIA DI LYME
• Trasmessa dalle zecche
• A loro volta provenienti da animali selvatici e domestici
• Causata da un microorganismo (Borrelia Burgdorferi)
• Può dare problemi precoci cutanei e tardivi più seri, cardiaci, articolari
• Rimuovere la zecca con le apposite pinze, consultare il medico
ELETTROCUZIONE
LESIONI
• Ustioni
• Fratture
• Lesione centri nervosi
• Trisma (bocca serrata)
• Arresto respiratorio da tetanizzazione dei muscoli
• Arresto cardiaco (FV)
• Crisi epilettica
TRATTAMENTO
• Interrompere il passaggio di corrente elettrica
• Allontanare l’infortunato dalla corrente d’energia isolando prima se stessi
• Avvertire i soccorsi
• Controllare le funzioni vitali
• Se necessario iniziare RCP
• Trattare eventuali ustioni
• Non toccare nulla che sia in contatto con l’infortunato
• Non dare da bere
• Dopo l’allontanamento dalla fonte non muovere l’infortunato senza tenere conto
del possibile politrauma
COLPO DI CALORE
PATOLOGIA
• Consiste nell’arresto dei meccanismi deputati allo smaltimento del
calore corporeo, in particolare della sudorazione, con conseguente
innalzamento della temperatura (fino a 43°C)

• L’esposizione diretta al sole non è il fattore predominante ed il


quadro si realizza più spesso in ambienti chiusi, umidi e poco
ventilati
PATOLOGIA
• Quando la temperatura esterna pareggia o supera quella
corporea, la termodispersione è affidata interamente ai meccanismi di
evaporazione cutanea

• L’elevata umidità e la scarsa ventilazione rappresentano ovvi ostacoli


alla evaporazione del sudore

• Ne consegue un innalzamento della temperatura corporea


SEGNI & SINTOMI
• Malessere
• Nausea
• Sete intensa
• Cefalea
• Confusione mentale
• Tachipnea
• Tachicardia.
• Iperpiressia
• Cute calda e secca
• Possono comparire lesioni a vari organi; successivamente il sensorio si
obnubila fino al coma, la morte può avvenire in questa fase
TRATTAMENTO
• È un’emergenza medica che richiede l’immediato raffreddamento del
soggetto tramite impacchi di acqua fresca

• Monitorare la temperatura

• Il soggetto andrà svestito e spostato in un ambiente areato e fresco

• Reintegrare i liquidi persi con soluzioni saline


IPOTERMIA
CAUSE
• Protratto sforzo fisico in condizioni di freddo e vento

• Politrauma

• Intossicazione da alcool

• Carenza di ossigeno da alta quota

• Esaurimento delle riserve energetiche che generano il calore del


corpo
STADI
• 1° stadio ipotermia lieve 35°c a 32°: torpore, confusione mentale, amnesia,
disartria, brividi, perdita della coordinazione motoria, può esservi tachipnea

• 2° stadio ipotermia moderata 32° a 29°: delirio, iporeflessia, brividi, possibile


bradip-nea e bradiaritmia

• 3° stadio o ipotermia grave < 29°: perdita di coscienza, marcata rigidità, stato di
shock, apnea, areflessia
STADI

• Morte apparente < 24° e > 15°: paziente incosciente, midriasi fissa, arresto
cardio-respiratorio (FV, asistolia)

• Tra il 1° e 2° stadio < 32 (paradoxal undressing): il paziente tende a svestirsi per


un abnorme calore diffuso
TRATTAMENTO
•Portarlo in ambiente riscaldato
•Riscaldarlo in maniera graduale coprendo testa e collo
•Far sorseggiare bevande calde, zuccherate ma non bollenti, se pienamente
cosciente
•Se possibile fare un bagno caldo 40°C
•Far indossare vestiti asciutti e caldi
•Se ha perso conoscenza supportare le funzioni vitali
•Non riscaldarlo con bottiglie di acqua calda o termocoperte
CONGELAMENTO
• temperature 0° e 10°C, umidità, vento, altitudine, immobilità, abbigliamento
inadeguato, disidratazione

• celle frigorifere

• alta quota

• esposizione prolungata a temperature rigide, le parti colpite sono in genere quelle


più esposte: mani, piedi, orecchie, naso
SEGNI & SINTOMI

• 1° Grado superficiale: cute pallida, fredda ed insensibile

• 2° Grado profondo: le vescicole prima chiare, ora color rosso

• 3° Grado profondo: la cute di colore nero, liscia con aspetto a


porcellana.
TRATTAMENTO
• Portarlo in ambiente riscaldato
• Riscaldare l’infortunato con il proprio corpo nelle zone in cui la pelle è più
sottile e vascolarizzata
• Far assumere bevande calde, zuccherate e ricche di sali minerali
• Avvolgere le zone lesionate in fasciature sterili non compressive
• In caso di congelamenti lievi lasciarlo camminare, altrimenti no
• Non frizionare con la neve, non automassaggiare (la parte lesionata va trattata
come se fosse una ferita aperta)
• Non far assumere bevande alcoliche
• Non far fumare
• Non mettere pomate o unguenti anticongelanti o farmaci vari
• Non iniziare il riscaldamento prima che l’infortunato sia stato trasferito in
luogo caldo e riparato.
AVETE
DOMANDE
DA
PORCI?
GRAZIE A TUTTI
PER L’ATTENZIONE!

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