L'esame osteopatico
Il paziente si spoglia (mai oltre la biancheria intima) in modo da essere più facilmente
ispezionabile e l’osteopata comincia a cercare i problemi relativi alla mobilità, le lesioni
osteopatiche primarie.
Si comincia generalmente con un esame visivo in modo da osservare la postura, gli
adattamenti della colonna vertebrale, l'appoggio plantare, le rotazioni degli arti e altri aspetti
legati alla statica e alla dinamica.
Fatto questo si passa al test osteopatico vero e proprio che è basato sulla sensibilità
manuale. L’osservazione è utile, dà indicazioni importanti, ma l’unica vera arma a disposizione
dell’osteopata, in effetti, è proprio la sensibilità della mano.
In effetti se non si riesce a capire come uno schema motorio sia organizzato, dove siano
localizzati i focolai lesionali principali, insomma se non si riesce a capire da dove parte il
problema, qualsiasi ulteriore intervento o tecnica successiva sarà completamente inutile.
Agire tecnicamente su una parte che non presenta problemi non arrecherà alcun danno al
paziente ma non porterà neanche alcun beneficio e il paziente uscirà dallo studio esattamente
come è entrato.
L’esame osteopatico rappresenta un procedimento di grande difficoltà tecnica.
Capire che la causa primaria di un’incontinenza urinaria possa essere localizzata per esempio a
livello di un piede non è affatto semplice; così come non è semplice accorgersi che un dolore
ad una spalla possa essere causato per esempio da una contrattura del diaframma.
La valutazione rappresenta in realtà il vero terreno di prova per l’osteopata ed è soprattutto da
questa capacità che si riconosce la vera abilità di un professionista.
Le tecniche osteopatiche
Una volta individuato il problema non resta che correggerlo. Le tecniche osteopatiche sono
numerosissime. Come già specificato qualsiasi parte del corpo può essere soggetta a restrizioni
della propria mobilità e per ogni parte esiste senz’altro più di una manovra correttiva.
Quindi si può facilmente immaginare quante manovre esistano.
E naturalmente le tecniche sono molto diverse tra loro: trattare un osso craniale, un viscere o
un femore implica un’evidente differenza metodica.
Le tecniche comunque sono tutte completamente indolori, non invasive e anzi addirittura
piacevoli. La correzione infatti va sempre nel senso della fisiologia, riporta l'organismo verso
l'equilibrio, verso l'armonia funzionale. E naturalmente il paziente lo percepisce. Addirittura,
nella fasi più delicate della seduta, può capitare che un paziente si addormenti.
A fine seduta molto spesso il paziente si sente più rilassato e avverte un senso di benessere
abbastanza immediato, anche se gli adattamenti più importanti avvengono poi nel corso del
tempo.
Un aspetto sorprendente dell’osteopatia è la semplicità delle sue tecniche. Se si osserva un
osteopata mentre sta lavorando in realtà sembra quasi fermo, non si ha la percezione visiva
che stia facendo qualcosa. L'osteopatia non prevede manovre particolarmente scenografiche.
2)ARTO SUPERIORE
-SPALLA=DOLORE ARTICOLARE E PROFONDO,LIMITAZIONE DEI
MOVIMENTI DELLA SPALLA,PERIARTRITE SCAPOLO-OMERALE
3)ARTO INFERIORE
-GINOCCHIO=DOLORE,PROBLEMI AI
MENISCHI,LEGAMENTI,CAPSULA,INFIAMMAZIONE,ARTROSI,ESITI DI
DISTORSIONI O FRATTURE
-ASMA=CHIUSURA ASMATICA
Le controindicazioni dell'Osteopatia
L'Osteopatia non presenta particolari controindicazioni.
Restituire mobilità e vitalità alle strutture non arreca alcun tipo di danno, anzi solitamente
porta un beneficio.
Esistono, caso mai, alcune particolari tecniche non consigliabili in caso di grave
demineralizzazione ossea ma esse sono facilmente sostituibili o intercambiabili con altre
tecniche meno energiche e altrettanto efficaci.
In conclusione l'Osteopatia non è mai dannosa e può essere praticata con sicurezza su tutti:
anche nei casi in cui non ha utilità diretta può comunque portare sollievo al Paziente senza
provocare effetti collaterali.
Il trattamento osteopatico
Per curarsi con l'Osteopatia è necessario seguire un percorso terapeutico costituito da
una serie di sedute.
Una seduta osteopatica singola, fuori da un percorso strutturato, è poco efficace se non
addirittura inutile.
Per risolvere un problema osteopatico il percorso deve essere seguito in maniera
completa.
Il numero delle sedute può variare sulla base del problema presentato dal Paziente:
mediamente comunque il numero è piuttosto basso perché la correzione osteopatica, una volta
fatta, resta.
Importante!
Alcuni Pazienti sperano di ottenere risultati già a partire dalla prima seduta e, quando questo
non si verifica, scoraggiati abbandonano il trattamento osteopatico.
In effetti ottenere risultati alla prima seduta è statisticamente molto difficile: questo
aspetto deve essere chiaro da subito per non costituire motivo di scoraggiamento in seguito.
Fare una seduta per poi abbandonare subito rappresenta un errore: si spendono soldi senza
avere benefici.
ORIGINI DELL’OSTEOPATIA
L’Osteopatia nasce nel XIX secolo ad opera del dott. Andrew Taylor Still (1828 - 1917), un
medico statunitense.
Le vicende personali nonché i drammi che colpiscono direttamente la sua famiglia (perdita di
tre figli) inducono Still a dubitare dei rimedi terapeutici della sua epoca. La conclusione a cui
giunge è che essi non rappresentano vere soluzioni alle malattie e ai disagi umani.
Da qui la ricerca di un'alternativa.
Lo spirito di curiosità nei confronti delle scienze naturali ma soprattutto il vivo interesse nei
confronti dell’anatomia umana, che ha l’opportunità di coltivare durante gli eventi della guerra
di Secessione, portano Still a una rivisitazione completa del concetto di "medicina".
Andrew Taylor Still
Dopo anni di osservazioni e di studi Still giunge a dare una nuova interpretazione circa il
funzionamento della macchina umana e a proporre un nuovo metodo terapeutico basato su
criteri strettamente anatomici ma su principi totalmente diversi da quelli della medicina
tradizionale della sua epoca.
Nel 1874 Still enuncia i principi fondamentali del metodo da lui fondato a cui dà il nome di
Osteopatia; detti principi sono ritenuti ancora validi dalla comunità osteopatica.
Nel 1892 fonda a Kirksville, Missouri, l’American School of Osteopathy, la prima scuola di
Osteopatia; questa struttura esiste tuttora con il nome di Kirksville College of Osteopathic
Medicine. Nel 1895 fonda The A.T. Still Infirmary, la prima clinica osteopatica.
Sia la scuola che la clinica sono istituzioni di grande successo e raccolgono numerose adesioni
anche al di fuori dello stato del Missouri. Nel 1897 esistono già più di trecento scuole di
Osteopatia e nello stato del Missouri l’Osteopatia viene riconosciuta come forma di medicina.
Nasce l’American Association for the Advancement of Osteopathy che diventerà nel 1901
l’American Osteopathic Association.
Nel 1917 l’Osteopatia fa il suo ingresso in Europa per opera di John Martin Littlejohn che fonda
in Inghilterra la British School of Osteopathy, tuttora un riferimento internazionale per gli studi
osteopatici.
Una svolta importantissima nella storia dell’Osteopatia si ha con William Garner
Sutherland (1873 – 1954) che nel 1929 presenta il concetto di osteopatia craniale.
PRINCIPI DELL’OSTEOPATIA
Still riassume questo concetto in un enunciato diventato uno dei principi cardine
dell’Osteopatia cioè il principio di unità del corpo. L’Osteopatia è tecnicamente fondata su
questo concetto.
In realtà il vero elemento di originalità e perno centrale di tutta la scienza osteopatica è la
scoperta che la forma degli organi e la loro organizzazione anatomica sono concepite per il
movimento.
Dall’osservazione attenta dei dettagli anatomici Still si rende conto che non esistono parti
immobili nell’organismo ma tutte sono conformate per muoversi e tutte godono di una mobilità
reciproca che a volte è molto limitata ma sempre presente e che permette loro di adeguarsi in
maniera ottimale allo svolgimento delle proprie funzioni.
Still afferma che la struttura governa la funzione. Per struttura intende la relazione
dinamica tra le parti dell’organismo e in primo luogo tra le ossa dello scheletro che fa da
supporto al sistema delle fasce e a tutti gli organi.
Questo principio è ancora più evidente quando un elemento perde la possibilità di muoversi,
anche solo parzialmente. In tal caso non solo quell’elemento non riuscirà a svolgere
adeguatamente le proprie funzioni ma comprometterà la salute generale di tutto l’organismo.
Un altro importante principio afferma che il ruolo dell’arteria è supremo. Il mantenimento
del flusso ematico (e dei fluidi in generale) in tutti i vasi e in tutti i distretti è uno dei principi
cardine dell’Osteopatia.
Un apporto ematico insufficiente è incompatibile con un buon funzionamento e questo vale per
un organo come per una singola cellula. Una parte del corpo può presentare difficoltà non per
problemi intrinseci ma perché non riceve un buon nutrimento o non è in grado di eliminare le
sostanze di rifiuto.
Ancora si ammette la possibilità di autoguarigione del corpo. In condizioni ambientali
confortevoli, con uno stato nutrizionale adeguato e in assenza di gravi menomazioni
l’organismo tende a ritrovare autonomamente il proprio equilibrio.
L’Osteopata prepara il terreno ma non partecipa in maniera diretta al processo di riequilibrio, di
guarigione, poiché esso avviene in totale autonomia.
Gli studi e gli sviluppi successivi a Still hanno prodotto un arricchimento delle nozioni
osteopatiche e uno sviluppo notevole del metodo ma i principi di fondo sono rimasti inalterati.