Se noi osservassimo una forma a nuvola del DNA potremmo affermare che il DNA proviene da una cellula
necrotica per cui il DNA si è spappolato. Quando un DNA subisce delle lesioni assume una forma a Cometa
con una porzione impaccata che viene chiamata TESTA della cometa che rappresenta un DNA integro senza
frammentazioni.
La CODA della cometa è rappresentata dalla frammentazione del DNA trascinato dal campo elettrico; più
lunga sarà la coda più sarà efflorescente. Quindi più danno c’è più grande sarà la coda.
Questa tecnica può essere applicata a diverse tipologie di studio.
Inoltre, ci sono una serie di facilitazioni per questa tecnica, per esempio ci sono dei vetrini diversificati per
l’agarosio per l’agarosio ad alto punto di fusione che mi permettono di saltare il passaggio del vetrino
ricoperto dall’agarosio, mi indicano l’area in cui depositare il mio campione senza mettere sopra il vetrino
copri oggetto.
Ci sono anche dei vetrini contenenti più posizioni dove posizionare la mia sospensione, fino ad arrivare a 96,
che mi permettono di avere un’ampia riproducibilità dei risultati.
Anche per quanto riguarda l’elettroforesi esistono diverse tecnologie di cui il metodo classico cui è
fortemente consigliato di aggiungere un’apparecchiatura di ricircolo del tampone, garantendo sempre i 4°C,
mentre nei sistemi più moderni garantiscono il lavoro in assenza di luce e sono disponibili in 4 differenti
formati: per 10, 20, 40 e/o 80 vetrini.
Abbiamo poi il microscopio a fluorescenza collegato con il computer che analizza i risultati tramite software
opportuno.
Abbiamo detto che possiamo avere due tipi di stima:
- Una prima stima data solo dalla Visualizzazione, quindi guardando l’immagine posso dire se c’è una
frammentazione delle molecole di DNA
- Una seconda stima data tramite dei software che quantificano la fluorescenza che viene visualizzata,
distinguendo l’immagine in diverse porzioni: la cellula (ossia il DNA) che presenta la Testa che è la
parte più compatta e la coda che rappresenta la frammentazione del DNA.
Viene misurata la percentuale di DNA presente nella coda, espressa in termini di fluorescenza.
Un altro modo per esprimere il danno è la lunghezza della coda.
Abbiamo differenti versioni della Comet Assay: solitamente la soluzione in cui viene condotta
l’elettroforesi è una soluzione alcalina con un pH dai 13 in su.
Questa soluzione può essere modificata utilizzando una soluzione neutra con un pH di circa 8, ma si avrà
una forza minore che mi rende disponibile il DNA e in elettroforesi quello che verrà trascinato dalla corrente
sarà un DNA che è fortemente danneggiato che solitamente presenta delle rotture a doppio filamento.
Si dice infatti che quando si utilizza una variante di questa tecnica utilizzando una soluzione neutra vado a
visualizzare un danno a doppio filamento.
Invece, per valutare il livello di siti alcalino-labili, dovrei esporre durante la mia elettroforesi il campione a
due diversi pH e fare la differenza tra i valori ottenuti a pH 13.1 con quelli ottenuti a pH 12.1.
Se c’è differenza del DNA che io ritrovo nella coda ai due diversi pH, questa sarà data dai siti alcalino-labili.
Se volessi misurare il danno ossidativo dovrei condurre un’elettroforesi a pH12.1 preceduta da un
trattamento con enzimi di tagli FPG o Endo III