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Rivediamo ora, sul piano pratico, il Face

Medical Lifting.

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Con il Medical Face Lifting possiamo
rigenerare:
L’epidermide
Il derma
L’ipoderma
L’osso
Per questo utilizziamo il termine di Full Face
Regeneration.

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Per ottenere quanto esposto utilizziamo i
prodotti autologhi del paziente ed in
particolare:
Autologus Platelets Derived Growth Factors
Platelets Rich Plasma
Autologus Plasmatic Fibrin
Autologus Fat Stem Cells
Autologus Biological Tissue Support

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Il protocollo prevede due fasi. La prima
dedicata alla rigenerazione della cute deve
essere ripetuta più volte nell’anno.
La seconda, dedicata solo ad un riequilibrio
estetico dei volumi dell’osso e del tessuto
adiposo. Vanno ripetute fino al risultato
desiderato.

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Vediamo l’operatività delle tre fasi relative
alla rigenerazione del tessuto dermico.

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La prima fase si effettua utilizzando i
fattori di crescita liberati dalla
degranulazione delle piastrine del paziente.

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Il paziente accede al nostro studio per
iniziare il trattamento.

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Si effettua un prelievo di sangue venoso con
provette contenenti citrato di sodio.

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Possiamo utilizzare, per il prelievo venoso:
• Kit certificati
• BD Vacutainer® CPT™ Cell Preparation
Tube with Sodium Citrate
No. 362761
• BD Vacutainer Glass Citrate Tube
No. 367691
Per non caricare eccessivamente I costi dei
nostri pazienti, preferiamo utilizzare le
seconde voci.

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Utilizziamo il Sodio Citrato perché, in
presenza di ioni calcio, forma il Calcio
Citrato, sale più stabile.

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La sequestrazione del calcio porta
all’impossibilità di far passare la
protrombina in trombina e quindi impedisce
la coagulazione del sangue.

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Effettuiamo un prelievo di 20 ml di sangue
venoso.

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Se utilizziamo le provette con gel
separatore, effettuiamo una centrifugazione
ad alto numero di giri (3000-4000) per un
tempo di 15 minuti.

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Sia nelle provette da gel da Kit certificato,
sia in quelle normali, otteniamo una
separazione dove, sotto il gel, abbiamo i
globuli rossi ed i granulociti, sopra il gel,
abbiamo mononucleati e piastrine.

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Nelle provette che contengono anche il Ficoll
(2 ml), dopo la separazione dobbiamo
riportare alla normalità il volume del plasma
e, per questo, aspiriamo 2 ml della parte
superiore del plasma.

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Successivamente, dobbiamo sospendere ed
omogeneizzare le piastrine sedimentate
sopra il gel. Per questo invertiamo, più volte,
la provetta.

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A questo punto, possiamo aspirare
completamente il plasma con all’interno le
piastrine.

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Se utilizziamo delle provette normali,
dobbiamo effettuare una centrifugazione
tale da poter separare la parte corpuscolata
dal plasma, mantenendo nel plasma le
piastrine.

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In questo caso, il tempo di centrifugazione e
il numero di giri dovrebbero essere calcolati
sulla base della grandezza della centrifuga
ed in particolare sulla base del raggio di
questa. Un apposito nomogramma ci consente
di effettuare questo calcolo, che risulta, in
verità, un pochino complicato.

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Per questo effettuiamo delle prove pratiche,
più semplici e che debbono essere
effettuate solo in fase di taratura della
centrifuga. Effettuiamo un prelievo ematico
di sangue venoso e facciamo delle prove di
centrifugazione, aumentando gradatamente
il numero di giri ed il tempo. Dobbiamo
ottenere una separazione della parte
corpuscolata dal plasma e il mantenimento
della torbidità del plasma (indice della
presenza delle piastrine.

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Ottenuto questo, preleviamo il plasma e
facciamo effettuare una conta piastrinica da
un laboratorio, sia sul plasma prelevato, sia
sul sangue intero. Confrontando i due valori
dobbiamo avere una differenza non
superiore al 70%. A questo punto abbiamo
tarato la nostra centrifuga e manteniamo
questi parametri per il nostro successivo
lavoro.

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Mediamente, per piccole centrifughe, con un
raggio di circa 8 cm, i parametri di utilizzo
sono tra i 1200 e i 1500 giri per un tempo di
8-10 minuti.

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Altra accuratezza deve essere mantenuta
nella separazione del plasma. Infatti, nel
caso dell’uso del kit con la provetta con il
gel, si aspira facilmente tutto il plasma. Nel
caso dell’uso di una provetta normale (senza
gel) si deve essere attenti nell’aspirazione a
non raccogliere la porzione leucocitaria. Qui,
infatti, abbiamo anche i granulociti che
possono liberare, dopo l’attivazione, enzimi
proteolitici, catepsine, mieloperossidasi e
composti tossici dell’ossigeno con possibile
danno cutaneo.

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Inseriamo un ago fino all’interfaccia
plasma/parte corpuscolata e, con molta
attenzione, preleviamo tutto il plasma in una
siringa.

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Quindi, invertiamo più volte la siringa per
rendere omogenea la concentrazione delle
piastrine nel plasma.

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Dopo aver fatto il prelievo e prima di
iniziare la centrifugazione, prepariamo la
cute che deve essere accuratamente pulita e
applichiamo una maschera anestetica per
ridurre il fastidio delle multipunture.

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Asportiamo, quindi, la maschera anestetica e
disinfettiamo la cute.

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Effettuiamo, ora, la biostimolazione dermica
sul viso, collo, decolleté e mani, infiltrando il
plasma con un ago da 4 mm 30 G. E’ molto
importante l’introduzione delle piastrine nel
derma per metterle in contatto con il
collagene dermico.

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Le piastrine introdotte, poste in contatto
con il collagene dermico, devono attivarsi,
degranularsi e liberare il PDGF.

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Il contatto con il collagene dermico con lo
specifico recettore piastrinico determina
liberazione interna di ioni calcio. Questi
attivano la marginalizzazione dei granuli, la
loro apertura e la liberazione dei fattori di
crescita.

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Quindi, è l’introduzione intradermica che
porta le piastrine a contatto con il collagene
dermico, alla loro attivazione e alla
successiva degranulazione.

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L’infiltrazione si effettua a livello del viso,
del collo del decolleté e delle mani.

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Dopo il trattamento, per evitare
inquinamento del plasma introdotto, non si
deve applicare, sulle zone trattate, alcuna
crema o trucco.

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Vediamo ora la seconda tappa della
biostimolazione dermica.

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In caso di pazienti con segni visibili
d’invecchiamento in particolari zone del
volto, possiamo effettuare un potenziamento
del risultato biologico utilizzando una
seconda biostimolazione.

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La nostra paziente ritorna in studio, dopo 6
ore dalla prima biostimolazione, per
effettuare una seconda biostimolazione
dermica.

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Questa nuova biostimolazione si esegue con
una concentrazione di fattori di crescita più
alta, perché, nelle 6 ore, si è avuto un
reclutamento recettoriale (aumento del
numero di recettori sulla parete cellulare).

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Preleviamo ancora 20 ml di sangue venoso in
provette con citrato di sodio.

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Effettuiamo una centrifugazione utile a
separare la parte corpuscolata del sangue
dal plasma, mantenendo, in questo, le
piastrine in concentrazione crescente
dall’alto al basso.

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Preleviamo solo il terzo inferiore del plasma.
La zona ricca in piastrine. Quindi, nel caso
delle provette senza gel, inseriamo l’ago sino
all’interfaccia parte corpuscolata/plasma e,
con molta attenzione, preleviamo solo il
terzo inferiore del plasma. Successivamente
omogeneizziamo le piastrine invertendo la
siringa.

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Anche nel caso delle provette con gel,
effettuiamo la separazione con
centrifugazione.

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Dopo la centrifugazione, non asportiamo solo
i 2 ml superiori (Ficoll), ma tutti i due terzi
superiori del plasma. Invertiamo, quindi, la
provetta per omogeneizzare le piastrine e
preleviamo il Plasma Ricco in Piastrine.

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Il Plasma Ricco in Piastrine viene utilizzato
per la seconda biostimolazione.

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Si prepara sempre la pelle, pulendola ed
anestetizzandola.

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Si disinfetta accuratamente la cute.

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Effettuiamo una biostimolazione dermica
sulle zone più danneggiate ed invecchiate
infiltrando il PRP con un ago da 4 mm 30 G.
E’ importante verificare la formazione del
ponfo, segno di introduzione intradermica.

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L’introduzione intradermica porta le
piastrine a contatto con il collagene dermico,
alla loro attivazione e alla successiva
degranulazione.

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Anche in questo caso, dopo il trattamento, la
zona non deve essere contaminata con creme
o trucchi e deve essere ben sterilizzata.

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Passiamo ora alla terza fase della
rigenerazione dermica che si esegue
infiltrando aminoacidi precursori e tampone
bicarbonato.

49
Dopo 30 giorni la nostra paziente torna
nuovamente allo studio per praticare il
completamento del trattamento.

50
Dopo 30 giorni dalla biostimolazione con
PDGF si ha il picco numerico massimo dei
fibroblasti attivati, cioè un aumento di
numero dei fibroblasti con una massima
capacità metabolica.

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Effettuiamo, allora, una Biostimolazione con
Skin-B, un medical device che contiene
Aminoacidi Precursori e Tampone
Bicarbonato per permettere una corretta
neosintesi di matrice dermica

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Possiamo anche utilizzare dei prodotti
farmaceutici, se non abbiamo a disposizione
lo Skin-B. prendiamo 8 ml di una soluzione di
aminoacidi per uso parenterale e 2 ml di
bicarbonato di sodio all’8,4%.

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Gli aminoacidi presenti nel Medical Device
permettono ai fibroblasti attivati di
rigenerare il derma cutaneo. La prolina viene
utilizzata come precursore del collagene, la
glucosamina come precursore dell’acido
ialuronico e la lisina come precursore della
desmosina, cerniera elastica dell’elastina.

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Il tampone bicarbonato ottimizza lo stato
della matrice dermica conservando la sua
fluidità attraverso il mantenimento di un
valore di pH di 7,4. Questo consente anche
di evitare una neoformazione di collagene
fibrotico (I tipo) caratteristico di uno stato
infiammatorio (pH acido).

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Durante la centrifugazione del sangue,
prepariamo la cute della nostra paziente
applicando una maschera anestetica.

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Asportiamo la maschera e disinfettiamo
accuratamente la cute.

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Si infiltra il prodotto con un ago da 4 mm 30
G. E’ importante verificare la formazione del
ponfo, segno di introduzione intradermica.

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Il medical device viene introdotto con
piccole punture, intradermiche, a tappeto su
tutte le zone del viso, collo, decolleté e
mani.

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Anche in questo caso, dopo il trattamento, la
zona non deve essere contaminata con creme
o trucchi e deve essere ben sterilizzata.

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La rigenerazione dermica (due sedute nello
stesso giorno ed una a 30 giorni di distanza)
viene programmata, sulla base del quadro
clinico, due o quattro volte l’anno.

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Passiamo ora alla rigenerazione
dell’epidermide. Questa prevede
l’asportazione dello strato corneo, un peeling
all’acido mandelico e l’apposizione topica dei
fattori di crescita piastrinici.

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Prepariamo, perciò, la cute della nostra
paziente:
• rimuovendo il trucco
• asportando lo sporco
• uniformando il valore del pH con un
tampone
• asportando l’eccesso di tampone

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A questo punto, asportiamo lo strato corneo
per migliorare la permeabilità
dell’epidermide. Possiamo, per questo,
utilizzare una crema con granuli di coridone
e/o una tela smeriglio a grana fine.

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Tolto lo strato corneo, fessuriamo
l’epidermide applicando dell’acido mandelico.

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Ad arrossamento (segno dell’azione
dell’acido), blocchiamo il suo effetto con un
tampone, laviamo ed asciughiamo la cute.

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Ora possiamo mettere i fattori di crescita
che, su una cute prima del corneo e
fessurata, possono raggiungere lo strato
basale dell’epidermide.

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Preleviamo 10 ml di sangue venoso in
provette con citrato di sodio.

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Se usiamo provette senza gel,
centrifughiamo per separare il Plasma Ricco
in Piastrine.

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E lo preleviamo secondo la tecnica già
precedentemente descritta.

70
Oppure, utilizzando provette con il gel,
centrifughiamo e

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preleviamo il Plasma Ricco in Piastrine con la
tecnica delle provette con gel.

72
Utilizziamo per la rigenerazione epidermica
il PRP per avere una maggior concentrazione
di fattori di crescita, vista la difficoltà di
percorso che questi debbono fare per
raggiungere lo strato basale dell’epidermide.

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In questo caso, mancando il contatto con il
collagene, dobbiamo fare un’attivazione
esogena, aggiungendo al plasma del cloruro di
calcio 10 mEq/10 ml.
La degranulazione segue l’aggiunta
dell’attivatore con liberazione del PDGF.

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In questo caso il PDGF viene liberato nella
siringa e, per la sua breve emivita, dobbiamo
essere molto rapidi a disporlo sulla cute.
Facciamo cadere delle piccole gocce e
massaggiamo per distribuire.

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Dopo l’applicazione lasciamo asciugare il
plasma e mandiamo via la paziente senza
aggiungere nulla sul viso. Le proteine
plasmatiche fanno un effetto maschera e
tensore.

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La rigenerazione epidermica viene
effettuata due volte l’anno, nei periodi
lontani dal sole.

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Concludiamo la rigenerazione della cute con
la rigenerazione del tessuto sottostante le
rughe e con la, eventuale, correzione di
queste.

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Utilizziamo, per la rigenerazione delle rughe
la fibrina autologa.

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Effettuiamo un prelievo di sangue venoso del
paziente.

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Preleviamo 10 ml di sangue venoso in una
provetta priva di anticoagulante.

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Il tempo a disposizione per effettuare tutto
il trattamento diviene uguale al tempo di
coagulazione e cioè 12 minuti.

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Una rapida centrifugazione ci consente di
separare tutta la parte corpuscolata,
comprese le piastrine.

83
Evitiamo, così, che nel plasma, già in fase
coagulativa, si liberi la trombostenina,
responsabile della retrazione del coagulo.

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Dopo la centrifugazione preleviamo il plasma
nel quale si sta formando la fibrina.

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Aggiungiamo una goccia di acido tranexamico
sufficiente a bloccare la trasformazione
delle molecole di plasminogeno in plasmina.

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La Fibrina Plasmatica Autologa viene
infiltrata nel derma sotto le rughe e/o le
depressioni del volto.

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Impiantandola superficialmente come un
filler.

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Possiamo anche introdurla a livello del solco
orbitario per ridurne la demarcazione.

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Il plasma introdotto si coagula rapidamente
in un aggregato fibrinico che viene
successivamente colonizzato dai fibroblasti
inducendo una rigenerazione del tessuto
sottostante la ruga.

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In caso di necessità, possiamo effettuare un
completamento del trattamento rigenerativo
delle rughe utilizzando un filler autologo
composto dalle proteine plasmatiche del
paziente coagulate (STBA) e da
idrossiapatite al 5-10% (vedremo questo tipo
di preparazione nella rigenerazione dell’osso.
Il filler deve essere introdotto a livello
sottocutaneo.

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Ultimata la rigenerazione della cute. Quando
la risposta di questa non è sufficiente sul
piano estetico, possiamo effettuare la
rigenerazione del tessuto osseo e del
tessuto grasso del volto.

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Vediamo ora la rigenerazione del tessuto
adiposo del volto.

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IL trattamento prevede:
• Una biostimolazione del volto con fattori di
crescita piastrinici per attivare l’angiogenesi
• Dopo 7 giorni, un’infiltrazione della zona di
prelievo del grasso con una soluzione
lipogenetica
• dopo quattro ore infiltrazione delle cellule
staminali adipose adulte, nel volto
• controllo del risultato a 3-6 mesi.

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La paziente arriva allo studio al tempo 0.

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Si esegue una biostimolazione con fattori di
crescita piastrinici autologhi ….

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…… per stimolare l’angiogenesi e migliorare il
futuro attecchimento delle cellule staminali
adulte.

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Dopo 7 giorni dalla biostimolazione, la
paziente torna allo studio.

98
Effettuiamo l’infiltrazione della zona di
prelievo del grasso (solitamente l’addome)
con la soluzione lipogenetica.

99
Lo scopo dell’infiltrazione è quello di
aumentare la quantità di cellule staminali
adulte per ottenere un miglior risultato.

100
La soluzione lipogenetica aumenta il volume
degli adipociti che attivano la moltiplicazione
e la differenziazione delle cellule staminali
presenti a livello dello stroma vascolo-
connettivale.

101
La soluzione lipogenetica è costituita da una
soluzione glucosata al 5% e da insulina
rapida.

102
Si usa una quantità d’insulina corrispondente
a 1 U.I. per chilo di grasso da stimolare.

103
Considerando che la quantità d’insulina
normalmente utilizzata è, come detto, di 1
U.I. per Kg., se vogliamo stimolare una zona
di prelievo di 20 centimetri per 20
centimetri pari a 400 cc di grasso, dobbiamo
utilizzare 0,4 U.I.

104
Prepariamo la soluzione per infiltrare i 400
cc di grasso in questo modo:
• Preleviamo 1 ml di Insulina Rapida (100
U.I.) e lo diluiamo in 500 ml di Soluzione
Fisiologica.

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Otteniamo così una soluzione contenente 0,2
U.I. d’insulina per ml.
Preleviamo 2 ml di questa diluizione e li
aggiungiamo a 100 ml di Soluzione Glucosata
al 5%.

106
Utilizziamo tutta questa nuova soluzione
(100 ml di sol. Glucosata 5% + 0,4 U.I.
d’insulina) per infiltrare la zona di prelievo
(400 cc di grasso.) usando un ago da spinale
(90 mm 20 G).

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Aspettiamo 4 ore per consentire la
neoformazione di trigliceridi intradipocitari
e la conseguente moltiplicazione delle cellule
staminali per opera dell’insulina e dell’IGF-1.

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Effettuiamo, quindi, una nuova infiltrazione
con 50 ml della Soluzione di Klein (500 cc di
Soluzione Fisiologica + 40 ml di Lidocaina 1%
con Adrenalina 1:50.000 + 10 ml di
Bicarbonato di Sodio 8,4%).

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Aspettiamo lo sbiancamento della zona segno
di completa azione dell’anestetico e del
vasocostrittore.

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Effettuiamo l’aspirazione del grasso, con
cellule staminali, utilizzando un ago 14 G
montato su una siringa da 5 ml, attacco luer.

111
L’ago, con la punta tagliente, riesce ad
effettuare dei veri e propri piccoli carotaggi
della frazione vascolo-stromale. Le cellule
staminali adulte si differenziano in
adipoblasti che si impiantano più facilmente
e, con la loro moltiplicazione danno luogo alla
formazione di un nuovo tessuto adiposo.

112
Dopo aver prelevato il grasso con le cellule
staminali e in attesa della preparazione della
zona d’impianto (pulizia, sterilizzazione e
anestesia) si mettono le siringhe a
decantare per separare le soluzioni dal
grasso.

113
Durante la preparazione ed il prelievo
applichiamo sul volto della paziente una
maschera anestetica.

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In soggetti particolarmente sensibili,
possiamo sostituire la maschera anestetica
con un’anestesia del nervo infraorbitario e
del nervo mentale.

115
Prima dell’impianto, asportiamo la maschera,
puliamo il viso e sterilizziamo la cute.

116
Al momento di eseguire il liposowing,
svuotiamo le siringhe delle soluzioni ed
effettuiamo, sempre con un ago 16 G, delle
aperture della cute per permettere il
passaggio della cannula.

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Iniettiamo il grasso con le cellule staminali
in piccole quantità distribuendolo con una
micro cannula da 2,1 mm nelle zone dove il
tessuto adiposo si è ipotrofizzato (bolla del
Bichat, nasogeniene, angolo inferiore della
bocca).

118
Dal punto d’ingresso, muoviamo a raggiera la
cannula depositando il grasso con le cellule
staminali.

119
E’ importante l’introduzione delle cellule
staminali direttamente nel tessuto adiposo
del volto e non in altre zone o tessuti.
Perché l’impianto nel tessuto adiposo
consente il colloquio paracrino delle cellule
adipose presenti con le nuove cellule
staminali e la regolazione della
moltiplicazione e del volume finale di
sviluppo.

120
Utilizziamo circa 6 millilitri di grasso per
parte del volto, distribuendolo in piccole
quantità (o,5 ml). Per facilitare questa
operazione possiamo utilizzare la pistola di
Nacul.

121
Dopo il liposowing di mantiene una copertura
antibiotica per tre giorni (Azitrocin 500 mg
al giorno).

122
Sempre per una migliore estetica del volto
possiamo eseguire la rigenerazione del
tessuto osseo.

123
Per la rigenerazione del tessuto osseo
utilizziamo una miscela al 20%
d’idrossiapatite e proteine plasmatiche
denaturate che impiantiamo a livello del
periostio dell’osso da rigenerare.

124
Effettuiamo un prelievo di sangue venoso.

125
Preleviamo 10 ml di sangue venoso del
paziente in una provetta con citrato di sodio.

126
Effettuiamo una centrifugazione rapida per
dividere il plasma dalla parte corpuscolata.

127
Preleviamo 2,5 ml di plasma.

128
Mescoliamo il plasma con 500 mg
d’idrossiapatite, a fine granulometria.

129
L’idrossiapatite nel plasma forma una
sospensione che omogeneizziamo con un
vortex.

130
Successivamente, mettiamo in siringa la
sospensione e denaturiamo le proteine con il
calore ad una temperatura di 60-70 °C.
Otteniamo, così, un filler costituito da
proteine plasmatiche autologhe denaturate,
mescolate con Idrossiapatite ad una
concentrazione del 20%.

131
Impiantiamo ora il prodotto tracciando le
Linee di Hinderer (la prima dall’angolo
dell’occhio all’angolo della bocca e la seconda
dell’angolo inferiore della narice al margine
superiore del trago). Nel punto
d’intersezione si entra con l’ago,
perpendicolarmente, sino a toccare l’osso; si
ruota la siringa e si fa camminare l’ago
tangenziale all’osso.

132
Si inietta il prodotto a raggiera coprendo sia
l’osso zigomatico che il malare.
Si massaggia per distribuire il prodotto in
modo omogeneo sull’osso.

133
Si inietta 1 ml per zona del volto. Le
proteine plasmatiche vengono rapidamente
metabolizzate mentre l’idrossiapatite
permane per un tempo sufficiente a
stimolare una risposta fibrotica da parte dei
fibroblasti. La capsula fibrotica determina
un aumento di volume della struttura ossea.

134
Dopo 30-40 giorni, osserviamo il risultato
estetico e, se questo è insufficiente,
ripetiamo il trattamento.

135
Riprendiamo, ora il protocollo eseguendolo
con i tempi giusti.

136
Al tempo 0 effettuiamo un’iniziale
rigenerazione dermica utilizzando Fattori di
Crescita Piastrinici Autologhi;

137
Effettuiamo un prelievo di sangue venoso in
provette contenenti citrato di sodio al 3,8%.

138
Centrifughiamo il sangue per separare le
piastrine.

139
Dopo la centrifugazione separiamo il plasma.

140
Preleviamo tutto il plasma contenente le
piastrine.

141
Omogeneizziamo le piastrine nel plasma.

142
Montiamo sulla siringa un ago 30 G 4 mm.

143
Anestetizziamo le zona da trattare con una
maschera anestetica.

144
Disinfettiamo la cute.

145
Iniettiamo nel derma il plasma con le
piastrine.

146
Trattiamo, a tappeto, il viso, il collo il
decolleté e le mani.

147
Un filmato

148
Dopo il trattamento, disinfettiamo la cute e
avvisiamo la paziente di non applicare creme
o trucco per 30 minuti.

149
A 6 ore dal tempo 0, se necessario,
effettuiamo un’ulteriore rigenerazione
dermica utilizzando Plasma Ricco in
Piastrine.

150
Preleviamo il sangue venoso.

151
Centrifughiamo.

152
Separiamo il plasma con le piastrine dalla
parte corpuscolata del sangue.

153
Preleviamo solo la frazione inferiore, Plasma
Ricco in Piastrine.

154
Omogeneizziamo la concentrazione
piastrinica.

155
Applichiamo l’ago sulla siringa.

156
Anestetizziamo, disinfettiamo ed
effettuiamo l’introduzione dei fattori di
crescita nel derma, trattando solo le zone
del volto più sofferenti e/o invecchiate.

157
Dopo il trattamento, disinfettiamo, no
trucco, no creme.

158
A 30 giorni dal tempo 0, effettuiamo, in
contemporanea:
• La rigenerazione dell’epidermide
• La rigenerazione delle rughe
• La terza fase della rigenerazione dermica

159
Prepariamo, perciò, la cute della nostra
paziente:
• rimuovendo il trucco
• asportando lo sporco
• uniformando il valore del pH con un
tampone
• asportando l’eccesso di tampone

160
A questo punto, asportiamo lo strato corneo
per migliorare la permeabilità
dell’epidermide. Possiamo, per questo,
utilizzare una crema con granuli di coridone
e/o una tela smeriglio a grana fine.

161
Tolto lo strato corneo, fessuriamo
l’epidermide applicando dell’acido mandelico.

162
Effettuiamo il prelievo del sangue venoso,
mentre la paziente è sotto acido mandelico.

163
Preleviamo 20 ml di sangue venoso e lo
dividiamo in due provette, una con
anticoagulante ed una senza.

164
Centrifughiamo, rapidamente e ad alta
velocità, la provetta senza anticoagulante.

165
Preleviamo il plasma nel quale è attivata la
coagulazione.

166
Aggiungiamo una goccia di acido tranexamico
per rallentare l’azione della plasmina.

167
Torniamo dalla nostra paziente e blocchiamo
l’effetto dell’acido mandelico con un
tampone, laviamo ed asciughiamo la cute.

168
Sterilizziamo la cute.

169
Ed impiantiamo il plasma in coagulazione
nelle rughe del volto.

170
Utilizzandolo come un filler superficiale.

171
Un filmato.

172
Riprendiamo la provetta contenente il
sangue con l’anticoagulante e la mettiamo a
centrifugare.

173
Durante il tempo di centrifugazione
effettuiamo una biostimolazione
intradermica con Skin-B o altro preparato a
base di aminoacidi e tampone bicarbonato.

174
La biostimolazione si esegue sul viso, il collo,
il decolleté e le mani della paziente,
introducendo il prodotto nel derma.

175
Dopo la biostimolazione prendiamo la
provetta con il sangue centrifugato e
preleviamo la frazione inferiore, ricca in
piastrine.

176
Aggiungiamo qualche goccia di cloruro di
calcio per attivare la degranulazione delle
piastrine.

177
Facciamo cadere delle gocce di plasma sulla
cute e la diffondiamo con un dito. In questo
caso il PDGF viene liberato nella siringa e,
per la sua breve emivita, dobbiamo essere
molto rapidi ad introdurlo nella cute.

178
Come detto, effettuiamo la rigenerazione
del derma 4 volte l’anno e, se necessario ci
aggiungiamo la rigenerazione delle rughe.

179
Abbiniamo, due volte l’anno alla
rigenerazione dermica la rigenerazione
epidermica.

180
Passiamo, poi, alla rigenerazione dei tessuti
osseo ed adiposo. Per la rigenerazione
dell’osso si utilizzano le proteine plasmatiche
autologhe denaturate (STBA) mescolate con
Idrossiapatite (Fosfato Tricalcico).

181
Preleviamo del sangue venoso del paziente in
provette con anticoagulante.

182
Preleviamo 10 ml di sangue in provette con
citrato di sodio.

183
Effettuiamo una centrifugazione rapida ad
alto numero di giri perché non abbiamo
necessità delle piastrine.

184
Preleviamo 2,5 ml di plasma e lo mescoliamo
con 500 mg d’idrossiapatite a piccola
granulazione.

185
Si ottiene una sospensione che
omogeneizziamo con un vortex.

186
Denaturiamo le proteine plasmatiche con il
calore a 60-70°C ed otteniamo un filler
omogeneo costituito dalle proteine
plasmatiche autologhe denaturate (STBA)
con il 20% di Idrossiapatite.

187
Tracciamo le linee di Hinderer ed
introduciamo, nel punto d’inserzione delle
due linee, l’ago, fino a toccare l’osso. Quindi,
ruotiamo la siringa e ci spostiamo lungo il
periostio.

188
Inserire l’ago nel punto d’inserzione celle
due linee, sino a toccare l’osso.

189
Si ruota la siringa e si sposta l’ago lungo il
periostio, nella zona zigomatica ….

190
…. e, se necessario, a livello malare.

191
Si completa il trattamento con un massaggio
profondo per uniformare l’impianto sul
periostio.

192
Un filmato.

193
Si utilizza 1 millilitro di filler per zona, in
ogni seduta.

194
Si osserva il paziente dopo 30-40 giorni e si
ripete fino al risultato estetico finale.

195
Vediamo ora il trattamento di rigenerazione
del tessuto adiposo del volto.

196
Iniziamo con una biostimolazione con fattori
di crescita per attivare la neoangiogenesi.

197
Dopo 7 giorni abbiamo la risposta
neoangogenetica richiesta e possiamo
effettuare il liposowing.

198
Iniziamo preparando la soluzione
lipogenetica. Preleviamo 1 ml di insulina
rapida con 100 U.I. e lo diluiamo in 500 ml di
soluzione fisiologica. Otteniamo una
soluzione con 0,2 U.I. d’insulina per millilitro.

199
Mescoliamo 1 ml della soluzione (0,2 U.I.)
diluita d’insulina con 50 ml di soluzione
glucosata al 5%.

200
Questa preparazione viene iniettata con un
ago da spinale 9mm 20G.

201
Iniettiamo un totale di 100 ml di soluzione
glucosata al 5% con 0,4 U.I. d’insulina in una
superficie di 400 cc di tessuto adiposo.

202
Aspettiamo, dopo l’infiltrazione, quattro ore
per consentire l’aumento di volume degli
adipociti e la moltiplicazione delle cellule
staminali del tessuto adiposo.

203
Passate le quattro ore, effettuiamo
l’anestesia della zona di prelievo infiltrando
50 ml di Soluzione di Klein utilizzando
sempre un ago da spinale.

204
Aspettiamo lo sbiancamento della zona,
indice dell’azione dell’anestetico e del
vasocostrittore.

205
Aspiriamo il grasso, arricchito di cellule
staminali, utilizzando un ago 16G perché
dobbiamo prelevare la frazione vascolo-
stromale.

206
Preleviamo con siringhe da 5 ml con attacco
luer lock. Normalmente raccogliamo 4
siringhe affinché, dopo decantazione ed
eliminazione delle soluzioni, possiamo
utilizzare 3 ml di grasso per siringa.

207
Prepariamo la zona d’impianto con una
maschera anestetica.

208
Oppure, effettuando un’anestesia tronculare
del nervo infraorbitario e del nervo mentale.

209
Effettuata l’anestesia, sterilizziamo
accuratamente la cute.

210
Effettuiamo, sempre con un ago 16 G due
aperture nella cute per permettere
l’ingresso della cannula.

211
Utilizziamo cannule di 2,1 mm per effettuare
il liposowing.

212
Distribuiamo il grasso nel tessuto adiposo
del volto.

213
Utilizziamo 6 ml di grasso per parte di viso
iniettando delle piccole quantità, 0,5 ml, per
punto. Per facilitare questa distribuzione
utilizziamo una pistola di Nacul.

214
Un filmato.

215
Dopo il trattamento somministriamo un
antibiotico di copertura per tre giorni.

216
Il risultato di osserva dopo 3-6 mesi e, se
necessario, si ripete il liposowing.

217
Infatti, mentre nel lipofilling abbiamo un
risultato immediato che diminuisce nel
tempo.

218
Nel liposowing il risultato non è visibile
subito ma compare nel corso di alcuni mesi.

219
Concludiamo ricordando il protocollo del
Face Sculpture.

220
Questo prevede una completa ricostruzione
dei volumi del volto, sia con l’aumento
dell’osso che del grasso, sia con la
diminuzione del tessuto adiposo.

221
L’aumento del volume dell’osso si esegue con
la tecnica descritta di rigenerazione.

222
Per questo utilizziamo le proteine
plasmatiche autologhe denaturate (STBA)
mescolate con Idrossiapatite al 20%.

223
Nell’aumento del volume del grasso possiamo
utilizzare la tecnica di rigenerazione già
descritta.

224
Utilizzando le Autologus Fat Transit
Amplifing Cells per il liposowing.

225
Oppure attraverso la stimolazione diretta
del numero di cellule adipose direttamente
nella zona ipotrofica.

226
Infine, possiamo ridurre l’eccesso di volume
del tessuto adiposo,

227
Per questo utilizziamo l’apoptosi degli
adipociti.

228
Prepariamo la soluzione apotosica
aggiungendo una goccia di ferro ferrico alla
vitamina C (1grammo in 5 ml). Di questo
preleviamo 1 ml e lo diluiamo con 4 ml di
acqua distillata e con 0,5 ml di anestetico.

229
Apriamo la fiala di vitamina C, aggiungiamo
una goccia di ferro ferrico e mescoliamo.

230
Preleviamo 1 ml, lo diluiamo con 4 ml di acqua
distillata e aggiungiamo 0,5 ml di anestetico.

231
Iniettiamo la zona volume per volume.

232
233

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