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1 CONTAGLOBULI ................................................................................................................................................... 1
1.1 Storia ................................................................................................................................................................. 2
1.2 Principio di funzionamento ............................................................................................................................... 3
1.2.1 Autocampionatore ..................................................................................................................................... 4
1.2.2 Circuito fluidico ........................................................................................................................................ 4
1.2.3 Unità di elaborazione e controllo .............................................................................................................. 6
Correzione delle coincidenze .................................................................................................................................... 7
2 CITOFLUORIMETRIA A FLUSSO ........................................................................................................................ 7
2.1 Evoluzione storica ............................................................................................................................................. 8
2.2 Principi generali ................................................................................................................................................ 8
2.3 Principi di funzionamento ................................................................................................................................. 9
1 CONTAGLOBULI
L’ematologia è una branca della medicina e, in particolare, della medicina interna che ha ad oggetto lo studio del
sangue, sia sotto il profilo della sua composizione fisiologica, che sotto il profilo della diagnosi e della cura di tutte le
malattie che possono colpire l’apparato circolatorio.
L’immagine mette in evidenza la differenziazione degli elementi del sangue che si può avere durante la fase di studio
ematologico. Quella che interssa a noi in particolare sono le famiglie di granulociti, monociti e linfociti, quindi la
componente leucocitaria
Riportiamo di seguito delle definizioni prese dal CIVAB (rivedere):
Definizione più ampia di contaglobuli: Esegue automaticamente il conteggio delle cellule del sangue e
determina la concentrazione dell’emoglobina e la distribuzione volumetrica delle cellule.
Contaglobuli semiautomatico: La diluizione del campione di sangue è effettuata dall’operatore manualmente o
mediante l’utilizzo di un diluitore separato.
Contaglobuli automatico: La diluizione del campione è eseguita automaticamente dallo strumento.
Contaglobuli automatico differenziale: Sono capaci di discriminare i leucociti nelle popolazioni costituenti, in
modo parziale (3 popolazioni – granulociti, monociti e linfociti) o completo (5 popolazioni – ulteriore
disciminazione dei granulociti).
La cosa ci interessa perché ad un aumento o ad una diminuzione del conteggio cellulare di questa o quella popolazione
può corrispondere una specifica patologia. È evidente l'importanza di avere a disposizione una strumentazione
adeguata in grado di soddisfare questa esigenza di discriminazione e conteggio rapido ed accurato delle cellule
ematiche.
Le tecniche al momento più usate nella gran parte dei contaglobuli per il conteggio dei leucociti, eritrociti e piastrine,
sono 3:
1. rivelazione della luce diffusa (optical light scattering)
2. variazione di conducibilità o impedenza elettrica (tecnica impedenziometrica)
3. radiofrequenza (meno usata)
Nella maggior parte dei contaglobuli viene utilizzata una combinazione delle prime due tecniche di misura. La
misurazione dell'emoglobina viene effettuata, invece, per via fotometrica in seguito alla lisi dei globuli rossi effettuata
con lisanti specifici.
1.1 STORIA
Fino alla fine degli anni '50
Il conteggio degli elementi figurati del sangue era effettuato manualmente con
metodo diretto al microscopio ottico mediante camere di conteggio
opportunamente tarate (ad es. camera di Bürker 1 ). Tale metodica presentava
tempi d’esecuzione particolarmente lunghi ed i risultati prodotti erano affetti da
errori d’imprecisione dovuti alla notevole diluizione del campione (soprattutto
nel caso dei globuli rossi), alla sua preparazione ed infine al conteggio.
Successivamente fu proposto come metodo indiretto la misurazione dell'assorbanza2 di
sospensioni di globuli rossi, ma poiché questo metodo non teneva conto delle
dimensioni delle cellule, del colore del siero o dell'eventuale agglutinamento degli
eritrociti fu rapidamente abbandonato.
1
Camera di Burker: Nella parte centrale di questo grosso vetrino è disegnato un reticolo all'interno del quale si conteranno i
leucociti. Alcune camere presentano 2 reticoli separati da un incavo che, impedendo la commistione di sangue da una zona
all'altra del vetrino, permettono l'esecuzione di due conte sullo stesso strumento. E' necessario applicare un vetrino coprioggetto
sopra la camera, assicurandolo con le apposite alette metalliche. Il sottilissimo spazio che si viene a creare fra i 2 vetrini sarà
riempito per capillarità con una goccia del liquido in esame.
2
L'assorbanza: (in passato densità ottica, indicata con D) in spettroscopia è definita come il logaritmo decimale dell'inverso della
trasmittanza: dove I0 e I1 sono le intensità della luce incidente e della luce che emerge dal campione attraversato ad una data
lunghezza d'onda. L'assorbanza è in relazione lineare con la concentrazione di un campione per concentrazioni sufficientemente
basse secondo la legge di LambertBeer. Attraverso tale relazione, le misure di assorbanza sono alla base dell'analisi chimica
quantitativa per spettrofotometria.
Per diminuire l’intervento umano, volendo ridurre quindi soggettività e errori, si è cercato di inserire sempre di più
automazione nel processo.
Anni '70
Furono progettate delle strumentazioni capaci di automatizzare le procedure di preparazione del campione e di
conteggio.
Erano costituite da:
un dispositivo per l'applicazione di una pellicola del campione di sangue sulla lastrina di supporto
una stazione di lettura, dotata di microscopio e telecamera per l'acquisizione delle immagini
un'unità d’elaborazione dati per l'interpretazione delle immagini acquisite mediante tecniche informatiche di
riconoscimento di configurazione (tecniche pattern recognition).
Il loro utilizzo risulta limitato per gli elevati costi d’acquisizione, la scarsa produttività e, in particolare, per
l'inaffidabilità statistica dei risultati prodotti, derivante dall'esiguo numero (100 -200) di cellule esaminate.
Nella tecnica di conta a flusso continuo gli elementi corpuscolati del sangue sono trasportati alla camera di misura da
una corrente fluidica continua (tecnica della citometria a flusso) dove sono esaminati singolarmente.
Una caratteristica importante, dal punto di vista statistico, di questa tecnica è l'elevato numero di cellule (dell'ordine
delle decine di migliaia) conteggiate nel corso dell'analisi, tale da determinare una diminuzione dell'errore
d’imprecisione per i parametri analitici misurati o derivati.
Anni’70 fino ad oggi
1.2.1 Autocampionatore
(Questa parte del contaglobuli è generalmente opzionale e quindi di solito non è integrata nello strumento).
L'autocampionatore svolge una fase preliminare dell’analisi vera e propria riducendo la parte di preparazione del
campione dovuta all’operatore: consente l'automazione delle fasi di miscelazione, preparazione ed aspirazione del
campione (anche direttamente da provetta con tappo). Questo ha consentito:
Il liquido di diluizione assicura la conducibilità elettrica nel tratto compreso tra i due elettrodi e, quindi, pure
attraverso l'orifizio.
https://www.youtube.com/watch?v=R_-nf0J3i1w
Nel momento in cui l'apertura è impegnata da una cellula si verifica una brusca diminuzione di conducibilità elettrica
tra i due elettrodi dovuta all’elevata resistività specifica cellulare. Come conseguenza di ciò si ha la generazione di un
impulso di tensione ai capi degli elettrodi. L'intensità e la frequenza degli impulsi registrati sono direttamente
proporzionali rispettivamente alle dimensioni ed al numero delle cellule presenti nel campione in esame.
Il liquido di diluizione assicura la conducibilità elettrica nel tratto compreso tra i due elettrodi e, quindi, pure
attraverso l'orifizio. Le aperture presentano diametro variabile (da 50 a 120 μm) a seconda della popolazione cellulare
considerata.
Questo è il metodo più radicato che viene ancora molto utilizzato
Per limitare gli errori di conteggio dovuti a formazione di agglomerati cellulari (quando il fascio non è ben collimato),
presenza di bolle d'aria in fase d'aspirazione, passaggio contemporaneo di più cellule attraverso l'apertura (coincidenza
spaziale) è prevista la presenza su ciascun canale di due o più camere di conteggio operanti in parallelo i cui
rispettivi conteggi sono mediati tra loro per ottenere il risultato finale.
Per la differenziazione dei leucociti si collassano le membrane citoplasmatiche dei globuli bianchi utilizzando un
lisante specifico e, quindi, dall'analisi della distribuzione dei segnali raccolti, sono valutate le dimensioni dei nuclei,
elemento sufficiente ad effettuare una prima discriminazione delle varie popolazioni leucocitarie (per esempio
linfociti, monociti e granulociti).
Il primo tipo di luce rilevata ci permette di distinguere granulociti, linfociti e monociti, la seconda ci permette di
discriminare ulteriormente i granulociti in basofili e eosinofili.
In alcune strumentazioni i leucociti sono differenziati mediante colorazione citochimica indotta dall'enzima
perossidasi contenuto nella cellula.
1.2.2.3 Radiofrequenza
È una tecnica recente, anche se meno usata, che sfrutta l'interazione di un fascio di onde elettromagnetiche a
radiofrequenza con le cellule che attraversano l'apertura di conteggio. Dall'intensità degli impulsi prodotti, trasmessi
ad un rivelatore, si ricavano informazioni sulla densità citoplasmatica e sulle dimensioni dei nuclei. In questo caso la
differenziazione leucocitaria avviene in modo non invasivo senza alterare la morfologia ed il contenuto della cellula
con l’aggiunta di lisanti o di reattivi cromogeni usati dai metodi esaminati in precedenza. Tale metodo è utilizzato in
accoppiata al metodo resistivo. Le cellule analizzate sono distribuite in uno scattergram bidimensionale che riporta in
ascissa la rivelazione resistiva per il dimensionamento cellulare, mentre in ordinata la rilevazione in radiofrequenza
per la struttura cellulare interna.
1.2.2.4 Fotometria
La metodica fotometrica è impiegata nel canale dedicato alla determinazione dell'emoglobina presente nel campione
di sangue. La camera di reazione e misura è costituita da una celletta nella quale è trasformata e dosata l'emoglobina.
Mediante istogramma sono differenziate le popolazioni cellulari riportando in grafico le frequenze e le ampiezze dei
segnali registrati.
La rappresentazione con citogramma è invece di tipo puntuale ed è presente in contaglobuli provvisti di almeno due
sistemi di rivelazione.
In tali laboratori, per esigenze specifiche, i contaglobuli possono essere affiancati da citofluorimetri che consentono
una migliore tipizzazione delle diverse popolazioni cellulari in termini di morfologia e di diverso grado di maturità
degli elementi figurati del sangue.
2 CITOFLUORIMETRIA A FLUSSO
È l’evoluzione della tecnica del contaglobuli. La citofluorimetria a flusso è una tecnica di misurazione
multiparametrica di caratteristiche fisiche e/o chimiche condotta su cellule in sospensione all’interno di un fluido di
trasporto. Le cellule/particelle passano allineate attraverso un sistema di rilevazione ottico/elettronico.
https://www.youtube.com/watch?v=2P7YsJ0Zkio
Rende possibile la misurazione di proprietà multiple di singole cellule ad una velocità molto rapida, permettendo una
dettagliata analisi qualitativa e quantitativa. Il tipo di parametri attualmente rilevabili in citofluorimetria a flusso è
molto ampio: volume e complessità morfologica delle cellule, contenuto di pigmenti, DNA, RNA, proteine, antigeni
di superficie ed intracellulari, pH, flussi di Ca++, etc.
Aspetto peculiare della citofluorimetria a flusso, soprattutto se paragonata alla tecnologia precedente – strettamente
connesso alla possibilità di analizzare contemporaneamente più fluorescenze – è quello di raccogliere e memorizzare
molti parametri per ogni singola cellula analizzata, parametri che correlati tra loro permettono di individuare e studiare
sottopopolazioni (anche rare) di cellule.
Alcuni citofluorimetri sono inoltre in grado di separare fisicamente, secondo criteri stabiliti dall’utilizzatore,
popolazioni cellulari raccogliendole sia in provette che su micropiastre.
Gli anticorpi monoclonali (MoAb) costituiscono un insieme di anticorpi identici fra di essi in quanto sono prodotti
da linee cellulari provenienti da un solo tipo di cellula immunitaria (quindi un clone cellulare). Dato un qualsiasi
antigene, è possibile creare uno o più anticorpi monoclonali in grado di legare specificamente un suo determinante
antigenico; questo implica la possibilità di individuare, neutralizzare o purificare la sostanza in oggetto. Questa
importante caratteristica degli anticorpi monoclonali li rende uno strumento estremamente efficace in biochimica,
biologia molecolare, diagnostica e medicina. Quando tali anticorpi vengono utilizzati in campo terapeutico, il nome
dell'anticorpo termina con il suffisso -mab.
I primi problemi furono:
trovare coloranti che potevano essere coniugati agli Ab senza modificare la loro capacità di legame
all’antigene;
selezionare fluorocromi con spettri distinti di emissione.
Negli ultimi anni la CFM ha raggiunto una notevole diffusione, sia in laboratori clinici che in laboratori di ricerca.
Fattori che hanno contribuito a questo notevole sviluppo:
la possibilità di utilizzare più laser di emissione, che permette di effettuare analisi multiparametriche a 4 e
più colori;
la disponibilità di MoAb marcati con un’ampia gamma di fluorocromi e diretti contro una larghissima
varietà di Ag di membrana e/o intracellulari;
la riduzione dei costi e della complessità nell’utilizzo dello strumento.
L’analisi multiparametrica, uno dei più potenti aspetti della citofluorimetria a flusso, permette di affrontare i problemi
biologici della eterogeneità cellulare. Sfrutta due operazioni fondamentali della CFM: il gating e il sorting.
Gating: è un analisi a posteriore, utilizzando una finestra elettronica, permette di isolare una determinata popolazione
da tutte le altre cellule, e di analizzare i parametri successivi solo all’interno della popolazione.
Sorting: è un gating reale, che consente di raccogliere fisicamente le popolazioni che sono state separate dal resto
della miscela. Si stabiliscono delle finestre di selezione per identificare le popolazioni di interesse che verranno
separate e raccolte in provette distinte.
Le cellule mantengono la vitalità dopo il sorting!
Citofluorimetri a circuito chiuso: il campione analizzato viene perso
Citofluorimetri a circuito aperto: il campione incontra il fascio di luce laser in aria, per poi essere recuperato
selettivamente dopo il sorting.
Il campione fluido viene frammentato in minuscole goccioline, ognuna delle quali contiene una singola cellula.
Le goccioline vengono caricate elettricamente e deviate mediante piastre di deflessione negli appositi raccoglitori.
Quanto visto finora non rappresenta nulla di molto dissimile da quello che avviene nel contaglobuli, un fattore che
invece rappresenta un’unicità di questa metodica è legato alla fluorescenza (immagine sopra a destra). La fluorescenza
permette di dare una serie ulteriore di informazioni relative al nostro campione. In citofluorimetria vengono rilevati
segnali fluorescenti generati:
1. dall’utilizzo di MoAb marcati con fluorocromi (FITC, PE, PerCp, APC, ecc) specifici per antigeni presenti
sulla membrana, nel citoplasma, nel nucleo;
2. da fluorocromi che si legano in maniera stechiometrica a determinate sostanze come il DNA e l’RNA.
Ogni fluorocromo presenta una caratteristica lunghezza d’onda per l’eccitazione e l’emissione. Limiti alla scelta di
fluorocromi da utilizzare in combinazione:
La lunghezza d’onda di eccitazione
Le bande di emissione devono essere sufficientemente separate da permettere la loro appropriata misurazione.
Detto in maniera semplicistica
Un laser a 488 nm è capace di eccitare il fluorocromo
il fluorocromo eccitato sale nel livello successivo della nuvola
elettronica
il fluorocromo ritorna al livello originale e rilascia l’energia in
eccesso come fotone che viene rilevato dal sistema
Quindi fluorocromi diversi hanno lunghezze d’onda diverse. L’eccitazione proviene dal laser. Ci sono 4 diverse
opzioni: 488nm Blue, 633nm Red, 405nm violet, 350nm UV. La lunghezza d’onda di emissione è più alta di quella
di eccitazione e attraverso un sistema di filtri e specchi è possibile separare le diverse lunghezze d’onda ed inviarle a
diversi detettori.
Ci sono 4 tipi di filtri:
Long Pass: passano le lunghezze d’onda superiori al filter number
Short Pass: passano le lunghezze d’onda inferiori al filter number
Band Pass: passano le lunghezze d’onda comprese fra 2 filter
number
Dichroics: riflettono le lunghezze d’onda superiori e inferiori al
filter number
Nonostante il complesso sistema di lenti, specchi e filtri, e l’attenzione
posta nella selezione di fluorocromi con spettri di emissione separati,
succede che una radiazione di una certa intensità di un fluorocromo si
sovrappone alla lunghezza d’onda del fluorocromo successivo. È
necessaria dunque un’opera di compensazione, processo che ha lo scopo, dal punto di vista dell’elaborazione finale
dei grafici in uscita, di sottrarre da un certo canale una quota fissa di segnale relativo all’emissione di un altro
fluorocromo.