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Valitutti, Falasca, Amadio

Chimica:
concetti e modelli
Seconda edizione
Capitolo 15

Le proprietà
delle soluzioni
Sommario
1. Perché le sostanze si sciolgono?
2. Le soluzioni elettrolitiche e il pH
3. La concentrazione delle soluzioni
4. Le proprietà colligative
5. La tensione di vapore delle soluzioni: la legge di Raoult
6. L’innalzamento ebullioscopico e l’abbassamento crioscopico
7. Osmosi e pressione osmotica
8. La solubilità
9. Solubilità, temperatura e pressione
10. I colloidi sono pseudosoluzioni
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Perché le sostanze si sciolgono?
Le soluzioni sono miscugli omogenei e possono essere
solide, liquide o gassose. Il solvente è il componente della
soluzione che si trova in proporzione maggiore, mentre il
soluto è presente in quantità minore.

A Cristalli di solfato
di rame (il soluto) sciolti
in acqua (il solvente);
B dopo il mescolamento,
si ottiene C una soluzione colorata di azzurro.

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Perché le sostanze si sciolgono?
La capacità di un soluto di sciogliersi in un dato solvente
dipende da molti fattori, tra cui i tipi di legami che si devono
rompere nel soluto e nel solvente, e quelli che si possono
formare nella soluzione.

Il bilancio energetico che ne consegue influisce


inevitabilmente sul processo di dissoluzione, perché ogni
sistema materiale tende spontaneamente a raggiungere lo
stato a cui corrisponde il minor valore possibile di energia
potenziale.

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Perché le sostanze si sciolgono?
Nella formazione di una soluzione, le molecole di solvente
circondano le molecole di soluto; il fenomeno è detto
solvatazione ed è dovuto alle attrazioni che si esercitano
fra solvente e soluto. Quando il solvente è l’acqua, la
solvatazione prende il nome di idratazione.

Poiché l’acqua è il solvente liquido più diffuso in natura,


è interessante esaminare il comportamento delle soluzioni
acquose in relazione alla conducibilità elettrica.

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Perché le sostanze si sciolgono?
• I composti molecolari polari non ionizzabili, come
lo zucchero, formano soluzioni acquose perché l’acqua,
fortemente polare, riesce a rompere i legami dipolo-dipolo
presenti tra le molecole di soluto che, elettricamente
neutre, si disperdono nell’acqua.

Tali soluzioni non presentano ioni e quindi non conducono


la corrente elettrica.

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Perché le sostanze si sciolgono?
• I composti molecolari polari ionizzabili, come HCl
e tutti gli altri acidi, formano soluzioni in cui il dipolo
dell’acqua rompe il legame covalente presente tra l’atomo
di idrogeno e il non metallo.

Il fenomeno, chiamato ionizzazione, provoca


la formazione di ioni che consentono alla soluzione
di condurre l’elettricità.

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Perché le sostanze si sciolgono?
• I composti ionici come NaCl, posti in acqua, liberano
ioni positivi e negativi a causa dell’azione delle molecole
d’acqua, che interferiscono con il legame ionico,
separando gli ioni di carica opposta già presenti
nel solido.

Il processo è chiamato dissociazione e le soluzioni che


si ottengono conducono l’elettricità.

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Perché le sostanze si sciolgono?
Un elettrolita è una sostanza che rende elettricamente
conduttrice la soluzione acquosa in cui è disciolto.

Si distinguono gli elettroliti in:


• elettroliti forti, cioè i sali, gli idrossidi o i composti molecolari
polari come HCl che in acqua si dissociano completamente;
• elettroliti deboli, ossia i composti polari come l’acido acetico,
che si ionizzano in acqua solo in parte;
• non elettroliti, come lo zucchero che non conducono
corrente.

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Le soluzioni elettrolitiche e il pH
Le soluzioni che contengono ioni conducono l’elettricità e
sono chiamate soluzioni elettrolitiche.

Gli elettroliti possono essere acidi, basi o sali.

Gli acidi sono gli elettroliti che in acqua liberano ioni H+;
le basi in acqua, invece, liberano ioni OH−.

Gli ioni H+ si legano subito con una molecola di H2O


e formano lo ione idronio H3O+.

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Le soluzioni elettrolitiche e il pH
• Le soluzioni in cui la concentrazione degli ioni positivi
H3O+ è maggiore di quella degli ioni negativi OH− si
definiscono soluzioni acide.

• Le soluzioni in cui la concentrazione degli ioni negativi


OH− è maggiore della concentrazione degli ioni positivi
H3O+ sono soluzioni basiche.

• Quando, invece, le concentrazioni degli ioni H3O+ e OH−


sono uguali, si ha una soluzione neutra.

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Le soluzioni elettrolitiche e il pH
Esistono numerose sostanze che assumono colore
diverso quando si trovano in soluzione acida o basica: tali
sostanze sono chiamate indicatori acido-base.

L’indicatore universale, che serve per stabilire se una


soluzione è acida o basica, è sensibile alle variazioni di
concentrazione degli ioni H3O+ e OH−: diventa rosso
quando sono in maggioranza gli ioni positivi H3O+, blu
quando lo sono gli ioni negativi OH− .

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Le soluzioni elettrolitiche e il pH
A Il cavolo rosso
contiene pigmenti
che possono
funzionare da
indicatori
acido-base:
assumono colorazioni
differenti in presenza di sostanze acide o basiche.
B L’ortensia cambia colore a seconda del pH del terreno: nel
terreno acido i fiori sono blu, in quello basico sono rosa.

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Le soluzioni elettrolitiche e il pH
Il pH è un numero che misura il grado di acidità
(o di basicità) di una soluzione.

Il valore del pH dipende dalla concentrazione di ioni H3O+


presenti nella soluzione.

• Se la soluzione è neutra, il pH = 7,00.


• Se la soluzione è acida: il pH < 7,00.
• Se la soluzione è basica, il pH > 7,00.

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La concentrazione delle soluzioni
Il modo più semplice per esprimere la concentrazione di una
soluzione è usare la concentrazione percentuale.

Quando si mescolano dei liquidi si deve prestare attenzione a


possibili aumenti o diminuzioni di volume. Se si mescolano,
per esempio, 50 mL di acqua e 50 mL di alcol etilico si
ottengono 98 mL di soluzione (anziché 100 mL). La
contrazione del volume della soluzione è dovuta alla
presenza dei legami a idrogeno che si instaurano tra le
molecole di acqua e quelle di alcol.

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La concentrazione delle soluzioni
La concentrazione in parti per milione (ppm) indica
il numero di parti di soluto presenti in un milione di parti
di soluzione. Si distinguono le parti per milione in massa:

e le parti per milione in volume:

La concentrazione ppm è adimensionale.

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La concentrazione delle soluzioni
Come esprimere la concentrazione percentuale e in parti
per milione.

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La concentrazione delle soluzioni
La molarità (M) è data dal rapporto tra la quantità chimica
in numero n di moli di soluto e il volume V della soluzione,
espresso in litri.

La molarità si esprime in mol/L. ed è un’unità di misura della


concentrazione che dipende dalla temperatura; al variare
della temperatura, infatti, varia anche il volume della
soluzione.

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La concentrazione delle soluzioni
Preparazione di una soluzione acquosa 1,00 M di NaCl.

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La concentrazione delle soluzioni
Si possono preparare soluzioni titolate (a concentrazione
nota) anche diluendo soluzioni più concentrate, fino a
ottenere la molarità desiderata.

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La concentrazione delle soluzioni
Con la diluizione la quantità di soluto resta invariata, perciò è
possibile scrivere un’uguaglianza fra il numero di moli di
soluto prima (ni) e dopo (nf) la diluizione:

L’aggiunta di solvente dal volume iniziale Vi al volume finale


Vf comporta una diminuzione della concentrazione perché
aumenta il volume della soluzione mentre le moli iniziali sono
le stesse di quelle finali.

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La concentrazione delle soluzioni
La molalità (m) è data dal rapporto tra la quantità chimica in
moli di soluto e la massa del solvente, espressa in kg.

La molalità si esprime in mol/kg.

La molalità è indipendente dalla temperatura, poiché nella


relazione non compare il volume.

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La concentrazione delle soluzioni
La frazione molare (X) di ogni componente di una soluzione
è il rapporto tra la quantità chimica in moli di quel
componente e il numero totale di moli di tutti i componenti.

La frazione molare è adimensionale.

Se si moltiplica per cento il valore della frazione molare, si


ottiene la percentuale molare; essa indica quante moli di
quel componente sono presenti su cento moli totali.

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Le proprietà colligative
Una proprietà colligativa dipende solo dal numero di
particelle di soluto presenti in soluzione e non dalla loro
natura.

La tensione di vapore di una soluzione è più bassa di


quella del solvente puro.

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La tensione di vapore delle
soluzioni: la legge di Raoult
La tensione di vapore di una soluzione (ideale) il cui soluto
non è volatile è direttamente proporzionale alla frazione
molare del solvente.

L’abbassamento della tensione di vapore di una soluzione


corrisponde al prodotto tra la tensione di vapore del solvente
puro e la frazione molare del soluto.

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L’innalzamento ebullioscopico
e l’abbassamento crioscopico
Il punto di ebollizione di una soluzione è maggiore del
punto di ebollizione del solvente puro perché nella soluzione
la tensione di vapore è inferiore a quella del solvente puro.

Il soluto abbassa il punto di congelamento della soluzione.


Le costanti kc e keb non dipendono dal tipo di soluto, ma
sono caratteristiche del solvente.

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L’innalzamento ebullioscopico
e l’abbassamento crioscopico
Per soluzioni di elettroliti forti, le formule relative
all’innalzamento ebullioscopico e all’abbassamento
crioscopico devono tener conto della ionizzazione e della
dissociazione e quindi sono modificate con l’introduzione
del coefficiente i (coefficiente di van’t Hoff), che indica il
numero totale di moli di ioni che si liberano da una mole
di soluto:

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Osmosi e pressione osmotica
L’osmosi è una proprietà colligativa che si manifesta
quando due soluzioni, una meno concentrata e l’altra più
concentrata, sono separate da una membrana
semipermeabile, una membrana cioè in grado di lasciarsi
attraversare soltanto da certe sostanze.

La pressione osmotica rappresenta la pressione idrostatica


che bisogna esercitare su una soluzione, separata da
un’altra soluzione per mezzo di una membrana
semipermeabile, perché in essa non entri altro solvente.

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Osmosi e pressione osmotica
Nelle soluzioni ideali, cioè in soluzioni molto diluite, la
pressione osmotica è:

Se la sostanza disciolta è un elettrolita, l’equazione diventa:

Se si applica alla soluzione più concentrata una pressione


maggiore della pressione osmotica, si ottiene come risultato il
passaggio delle molecole di solvente dalla soluzione più
concentrata a quella meno concentrata: osmosi inversa.

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Osmosi e pressione osmotica
Le soluzioni che presentano uguale concentrazione
e uguale pressione osmotica sono dette isotoniche.

Se due soluzioni hanno una concentrazione


e una pressione osmotica diverse, quella con
concentrazione minore viene detta ipotonica e quella
con concentrazione maggiore è detta ipertonica.

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La solubilità
La solubilità la quantità massima di soluto che
si può sciogliere in una certa quantità di solvente
a una determinata temperatura, varia da sostanza
a sostanza e dipende sia dalla natura del soluto
sia da quella del solvente.

Tra il soluto disciolto e quello indisciolto si instaura,


pertanto, un equilibrio; poiché esso è caratterizzato
da un incessante movimento delle particelle,
lo si definisce equilibrio dinamico.

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Solubilità, temperatura e pressione
Una soluzione si definisce soprasatura quando contiene un
eccesso di soluto rispetto alla quantità massima che può
sciogliersi a quella temperatura.

La solubilità delle
sostanze varia
all’aumentare
della temperatura.

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Solubilità, temperatura e pressione
Tutti i soluti gassosi presentano una diminuzione di solubilità
all’aumentare della temperatura. La diminuzione,
all’aumentare della temperatura, della quantità di ossigeno
disciolta nei laghi e nei fiumi, per esempio, può causare la
morte per asfissia dei pesci.

Quando la concentrazione di
ossigeno scende al di sotto
di 4 mg/L nessun pesce è
in grado di sopravvivere.

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Solubilità, temperatura e pressione
La solubilità dei gas nei liquidi viene descritta dalla
legge di Henry: la solubilità (S) di un gas in un liquido,
cioè la sua concentrazione in una soluzione satura,
è direttamente proporzionale alla pressione parziale
del gas (pg) che sta al di sopra della soluzione.

La costante di proporzionalità k è nota come


costante di Henry e dipende dalla temperatura,
dalla natura del gas e dalla natura del solvente.

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Solubilità, temperatura e pressione
Andamento della solubilità di alcuni gas in acqua
al variare della loro pressione.

La solubilità
di ciascun gas
raddoppia
al raddoppiare
della pressione.

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I colloidi sono pseudosoluzioni
I colloidi sono sistemi che si differenziano dalle soluzioni
e dai miscugli eterogenei per le dimensioni delle particelle
disperse (tra 10−6 e 10−9 m).

Se le particelle disperse hanno dimensioni superiori a


1000 nm, il miscuglio è chiamato sospensione.

I termini fase dispersa e fase disperdente prendono il


posto rispettivamente di soluto e solvente.

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I colloidi sono pseudosoluzioni
In una dispersione colloidale il raggio di luce viene deviato
dalle particelle della fase dispersa e compare una
luminosità diffusa (effetto Tyndall).

Il ferrofluido è una sospensione di cristalli di magnetite di


dimensioni nanometriche dispersi in acqua oppure in olio,
che risentono dei campi magnetici.

Tecniche di
Separazione.

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I colloidi sono pseudosoluzioni
La stabilità delle dispersioni colloidali è garantita dal moto
browniano.

Esempi di colloidi o dispersioni colloidali.

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