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OSSIDAZIONE PROTEICA

I metalli pesanti tendono ad essere affini alle proteine che presentano degli amminoacidi solforati tra cui la
metionina e la cisteina.
La metionina è un amminoacido essenziale, dunque va introdotto con l’alimentazione poiché il nostro corpo
non è in grado di sintetizzarla.
Questi amminoacidi vengono modificati sia nella loro struttura che nella loro funzione e sono gli
amminoacidi più suscettibili di ossidazione e sono coinvolti nel ciclo di metilazione.
Il rallentamento della loro attività può essere anche associato alla metilazione del DNA o la formazione delle
catecolammine, la formazione di altri neurotrasmettitori o la sintesi del glutatione che dipende dalla
disponibilità della cisteina.
I danni possono essere reversibili se le cellule possiedono l’opportuno sistema enzimatico:
– Metallotioneine
– Metionina solfossido reduttasi che ha il compito di eliminare il residuo di ossidazione che si è venuto a
creare e ripristinare le quantità di metionina.
– Tioredossine
La tioredossina-1 (Trx-1) è una piccola proteina composta da 105 amminoacidi, con peso molecolare 12.500
dalton (12,5 kDa) che funge da maggiore arma antiossidante nelle cellule animali.
La tioredossina è coinvolta nella biosintesi dei desossinucleotidi, dato che riduce la ribonucleotidereduttasi
ossidata, con uno scambio disolfuro; infatti, i due gruppi −SH della tioredossina cedono i loro idrogeni ai
due gruppi sulfidrilici ossidati (che formano un ponte disolfuro −S−S−) della ribonucleotidereduttasi.
Nel sito attivo delle tioredossine sono presenti due residui di cisteina.
Queste tioredossine quando si trovano davanti un altro substrato ossidato, che a loro volta contiene dei
residui cisteinici o metioninici, hanno il compito di ripristinare lo stato della proteina che ha subito il danno
ossidativo e riportarla allo stato ridotto.
Nel fare questo loro stesse si ossidano cedendo due equivalenti riducenti al substrato ossidato che si riduce.
Dopo aver fatto ciò la tioredossina reduttasi (TR o TxR) che è un enzima ossidoriduttivo avente come
cofattore il NADP ridotto (NADPH2) ed è l'unico enzima conosciuto in grado di rigenerare
la tioredoxina ossidata, rigenera la TRX-1 con un processo opposto.
Quindi utilizza degli equivalenti riducenti proveniente dal NADPH attraverso il suo coenzima che è il FAD,
per ripristinare la TRX-1.
Dunque, i FAD vengono ripristinati dagli equivalenti riducenti che provengono dai NADPH.
Dunque, la tioredossina reduttasi partecipa ad un precesso che vede il FADH2 che dona gli equivalenti
riducenti e si trasforma in FAD, il quale verrà ripristinato utilizzando gli equivalenti mobili che sono i
donatori di elettroni per mantenere sempre attivi le forme ridotte degli enzimi che partecipano al ripristino
delle normali condizioni di ossidazione delle proteine.
Questo rappresenta un meccanismo di riparo che le cellule mettono in atto quando si trovano davanti ad un
aumento improvviso dei radicali liberi che crea dei danni di tipo ossidativo.
Nonostante non siano dei marcatori che vengono ricercati con i metodi diagnostici, tutti questi enzimi
potrebbero essere indice di allarme, in quanto la tioredossina dovrebbe aumentare di quantità e di attività.

Abbiamo già accennato a come le metallotioneine intervengono inseguito all’aumento di metalli pesanti nel
nostro organismo.
Le metallotioneine possiamo definirle come delle proteine ubiquitarie citosoliche a basso PM che si trovano
all’interno delle nostre cellule con il compito di legare i metalli essenziali; hanno un’affinità per lo zinco e
per il rame.
Le metallotioneine sono in grado di riconoscere lo stato di ossidazione dei metalli i in base ai gruppi
funzionali che permettono di legare questi metalli e quindi, non conoscendo direttamente il metallo, se ci
fossero dei cationi con lo stesso ingombro sterico o con la stessa carica sarebbero legate a loro volta, ognuno
in funzione della propria costante di affinità che la proteina ha nei confronti del metallo in questione.
Dunque, vengono legati non solo i metalli essenziali, ma anche grandi quantità di mercurio e cadmio.
La caratteristica principale per le quali le metallotioneine si comportano come delle proteine strettamente
correlate all’omeostasi dei metalli all’interno delle nostre cellule è dovuto all’elevato numero di aminoacidi
solfidrilici contenuti in queste proteine.
In particolar modo è stato stimato che circa il 30 % del contenuto di amminoacidi con gruppi SH sono
cisteine.
Si ipotizza che le metallotioneine oltre a partecipare alla fissazione dei metalli in tracce, partecipano nel
controllo della concentrazione di questi ioni, nella regolazione dei flussi di ioni ai distretti cellulari e nella
neutralizzazione dei metalli tossici, come il cadmio e il mercurio, e nella protezione dallo stress indotto dai
metalli.
Queste proteine risultano essere molto più affini
ai metalli tossici come il mercurio ed il rame.
Poiché metalli come il mercurio hanno
un’affinità maggiore rispetto al cadmio o allo
zinco, questo ne comporta lo scostamento dei
metalli meno affini e l’inserimento di questo
nelle metallotioneine causando l’azione tossica.
La concentrazione dei metalli meno affini,
ormai liberi, viene man mano ridotta poiché
verranno eliminati e inibiscono gli enzimi in cui
si trovavano legati poiché ne riducono l’attività.
In funzione del legame che la metallotioneina istaura con il metallo pesante si avrà un elevato turnover,
ossia, in funzione dalla quantità di metallo legato, queste proteine vengono continuamente sintetizzate e
tradotte.
Questo è di facile comprensione perché se la metallotioneina è legata al metallo non è resa disponibile per
legare altre quantità di metallo presente nel nostro organismo e quindi devono esserci nuove proteine
sintetizzate.
Inoltre, avviene anche l’espressione indotta delle metallotioneine da mercurio, cadmio e zinco.
Per queste motivazioni le metallotioneine vengono considerate dei biomarcatori per l’individuazione
dell’inquinamento da metalli pesanti.
I metalli pesanti li troviamo raggruppati in una categoria molto più ampia che è la categoria dei minerali, i
quali nel nostro organismo svolgono dei ruoli talvolta fondamentali.
I minerali sono degli elementi inorganici che all’interno di un mezzo acquoso si dissociano in ioni.
Gli ioni nel nostro organismo costituiscono gli elettroliti i quali partecipano a due funzioni fondamentali per
la fisiologia del nostro organismo: l’equilibrio idroelettrolitico, ossia l’equilibrio all’interno delle nostre
cellule, nei liquidi interstiziali e nel plasma relativamente alla concentrazione di acqua e di ioni che diventa
fondamentale sia per il giusto funzionamento delle cellule che di tutto l’organismo.
Quando e se queto equilibrio elettrolitico non viene mantenuto si creano delle variazioni di pressioni
osmotiche che implicano un movimento di acqua intra ed extra cellulare o trans-cellulare, creando squilibri
nelle cellule che possono condurre anche a morte per swelling (rigonfiamento) o raggrinzamento la cellula.
Questi ioni svolgono anche delle azioni fondamentali per quanto riguarda il mantenimento del pH.
Questi diversi aspetti ci fanno capire perché all’interno del nostro organismo la concentrazione degli ioni
deve essere finemente regolata.
I metalli di cui abbiamo necessità derivano dall’ambiente esterno tramite l’inalazione o l’alimentazione, per
esempio.
All’interno del gruppo dei minerali abbiamo una suddivisione in macro-minerali, minerali in tracce e i
metalli tossici.
La distinzione fatta per i primi due gruppi viene applicata a seconda del fabbisogno giornaliero degli ioni
metallici.
I macro-minerali vengono
definiti tali perché il
nostro organismo
necessita di una quantità
superiore ai 100 mg al
giorno e, di solito, in
questo gruppo sono
contenuti i metalli e i
minerali come calcio,
fosforo, potassio, sodio,
cloro, magnesio e zolfo.
Tutti gli altri, come il
ferro, rame, zinco, iodio
etc, fanno parte dei
microelementi poiché il
nostro organismo necessita una quantità che varia da 1 a 100 mg al giorno.
Il gruppo dei macro-elementi può essere coinvolto nelle “Funzioni Plastiche”, ossia nell’organizzazione
strutturale delle varie cellule e dei tessuti molli e ossei.
Il gruppo dei microelementi svolge, invece, delle “Funzioni Bioregolatorie” come la regolazione degli
enzimi ed il controllo delle reazioni metaboliche.
Ovviamente hanno un ruolo importante anche a livello del sangue per l’osmoralità e lavorano attraverso e
mediante altri sistemi come i reni attraverso il riassorbimento e la filtrazione o la secrezione attiva degli ioni
che sono mediati dagli ormoni surrenali, nel meccanismo di regolazione della sete, l’ormone acTh o
vasopressina che è l’ormone antidiuretico e ancora il sistema renina/angiotensina/aldosterone che si occupa
della variazione della pressione sanguigna regolata dai livelli di sodio e potassio intra ed extra cellulari ed il
Il Peptide natriuretico atriale (ANP) è un ormone di origine peptidica prodotto da cellule specializzate del
miocardio che è coinvolto nel controllo omeostatico di acqua, sodio, potassio e grasso presenti
nell'organismo.
Per quanto riguarda il terzo gruppo, quello dei metalli tossici, non hanno alcuna funziona nel nostro
organismo.
Essi, infatti, non partecipano a nessun processo biologico, ma la loro presenza deve essere assenti.
Qualora fossero presenti sono indice di inquinamento da parte esterna, infatti essi stessi diventano dei
biomarcatori di sé stessi.
Quelli più conosciuti sono l’arsenico, il mercurio, l’alluminio, il piombo, il cadmio e lo stagno, ma ci sono
degli altri metalli pesanti gravemente nocivi anche a dosi infinitesimali e, solo tramite i capelli possono
essere rilevati e identificati anche a distanza di tempo.
Alcuni effetti dell’accumulo di Arsenico nel nostro organismo conducono all’avvelenamento cronico con
l’insorgenza di lesioni della pelle, irritabilità, depressione, epatite tossica, alterazione dei sistemi enzimatici.
Un metallo come il Piombo può accumularsi nei reni, nel fegato, nel cervello e nelle ossa.
Il piombo riesce ad attraversare la barriera placentare ed inoltre può essere assorbito dalla pelle,
dall’intestino o respirando il 30 % di quanto inalato.
Il piombo risulta essere tossico soprattutto per i bambini dove causa un’eccitazione eccessiva con difficoltà
di concentrazione e memorizzazione; porta anche ad un danno cromosomico e ad una ridotta resistenza alle
malattie infettive.
Negli adulti causa stipsi, coliche addominali e anemia.
L’alluminio si accumula a livello celebrale e tende a legarsi al DNA. Provoca degenerazione neuronale,
stitichezza, pelle secca, mal di testa, disturbi della memoria e demenza.
Alcuni metalli vengono definiti cancerogeni o ancora metalli come il nichel provoca delle reazioni allergiche
ad alcuni soggetti.
Molti metalli possono essere tossici e avere conseguenze negative sulla salute umana, animale e vegetale,
oltre che sull'ambiente nel suo complesso.
La presenza di metalli in un campione si misura generalmente in parti per milione (ppm), parti per miliardo
(ppb) o persino parti su 10^12 (ppt)
I metodi per la misura di questi sono: la spettroscopia di assorbimento atomico (AAS), la spettroscopia di
emissione ottica al plasma accoppiato induttivamente (ICP-OES) e la spettrometria di massa al plasma
accoppiato induttivamente (ICP-MS).
Nei settori farmaceutico, chimico e petrolchimico viene attuato un controllo qualità per identificare e
determinare la quantità di contaminanti metallici presenti in prodotti quali farmaci, fertilizzanti, cosmetici,
confezioni, dispositivi medici, lubrificanti e catalizzatori.
A causa della capacità dei metalli di influenzare alcune reazioni chimiche, l'analisi delle tracce di metallo
trova applicazione anche nel campo della ricerca di formulazioni chimiche per il miglioramento dei processi
produttivi.
L’analisi dei metalli prende il nome di mineralogramma.
Il mineralogramma è un test di screening che, per definizione, non fornisce una diagnosi di alcuna malattia o
condizione patologica.
I dati grezzi sono immediatamente leggibili ed espressi anche in forma grafica.
Tuttavia, bisogna prestare attenzione poiché ci sono molte condizioni biologiche o esogene che possono
distorcere la lettura di un minerale; infatti, il mineralogramma non è uno specchio immediato e fedele della
situazione minerale dell’organismo, ma un indicatore da interpretare.
Il mineralogramma è un test analitico che valuta la composizione dei minerali presenti nei capelli.
Rappresenta uno strumento utile a dirci se abbiamo intossicazione da metalli pesanti (piombo, mercurio,
cadmio, arsenico, alluminio etc).
È un’analisi che ci racconta la storia di tre mesi antecedenti la data dell’analisi, considerando che la crescita
del capello è di circa 1-1,3 cm al mese; ed inoltre è un’analisi che ci dà in una unica soluzione il livello di
tutti i nostri minerali e ci permette grazie alla misurazione in termini di rapporto dei metalli, di evidenziare
la tendenza a patologie:
- Il rapporto calcio/fosforo (valutazione della velocità di ossidazione dei tessuti),
- rapporto sodio/potassio (valutazione dell’attività surrenale),
- rapporto calcio/potassio (valutazione dell’attività tiroidea),
- rapporto zinco/rame (valutazione del metabolismo del colesterolo, dei lipidi in genere e del sistema
immunitario)
- rapporto calcio/magnesio (valutazione dell’attività pancreatica),
- rapporto ferro/rame (stato infiammatorio in corso di anemie ?!),
- rapporto calcio/sodio (valutazione degli stati iper o ipotensivi ?!),
- rapporto calcio/ferro (valutazione di sintomatologie da ipersideremia),
- rapporto sodio/magnesio (valutazione dell’attività della corteccia surrenale nei fumatori ?!).
L’analisi minerale del tessuto capillare definita HTMA o mineralogramma è una biopsia di un tessuto molle
(capelli ed unghie).
L'analisi degli elementi in tracce su campioni di capelli è stata ampiamente utilizzata per valutare la fauna
selvatica e l'uomo esposizione a diversi contaminanti presenti nell'ambiente o sul posto di lavoro.
Questo studio presentava delle evidenze vantaggiose come:
-il carattere meno invasivo di procedure di raccolta dei capelli che evitano il prelievo venoso;
-la stabilità dei capelli, come materiale biologico, che facilita i processi di stoccaggio e trasporto;
-le concentrazioni più elevate di residui normalmente presenti in campioni di capelli, rispetto a quelli su
sangue e urina
-la capacità di accumulo dei capelli metalli durante periodi prolungati, riflettendo in questo modo almeno 1
anno di esposizione.
Per quanto riguarda sangue e urina, le cui concentrazioni di metalli diminuiscono rapidamente dopo
l'esposizione, capelli e unghie sembrano essere di maggior valore nella valutazione dell'esposizione passata
e continua ad alti livelli di metalli.
I capelli sono stati utilizzati più frequentemente delle unghie per scopi diversi e in diversi campi di
applicazione.
La ricerca medica utilizza l'analisi dei capelli per diagnosticare le condizioni della malattia e per definire le
relazioni tra concentrazioni di metalli e varie malattie; gli scienziati forensi esaminano i capelli per scoprire
forme di avvelenamento a causa dell'ingestione di dosi anomale di metalli; gli ambientalisti cercano di
identificare le aree che richiedono attenzione, per la potenziale esposizione delle popolazioni residenti ai
metalli e anche per accertamenti occupazionali esposizione a loro.
I minerali rilevati nell’analisi sono:
•Minerali nutrizionali: argento, boro,
calcio, cobalto, cromo, ferro, fosforo, litio,
magnesio, manganese, molibdeno, nichel,
oro, potassio, rame, selenio, silicio, sodio,
stronzio, vanadio, zinco. Questi
rappresentano sia il gruppo dei micro che
dei macro-elementi.
•Minerali tossici: alluminio, antimonio,
arsenico, berillio, cadmio, mercurio,
piombo, platino, stagno, uranio.
•Minerali aggiuntivi: bario, germanio,
palladio, rodio, titanio, tungsteno, zirconio.
Di questi non conosciamo la loro funzione
nel nostro organismo.
Nel referto, accanto ad ogni metallo,
troviamo il valore misurato che appartiene
al paziente, l’intervallo di riferimento o
comunque il valore limite sotto il quale
dovrebbe trovarsi a livello fisiologico e, in
fine, in alcuni referti potrebbe essere
rappresentato graficamente, tramite barre e
colori, i valori ritrovati.
Nel referto è riportato anche il rapporto tra metalli poiché questo è indice di espressione di alcune
funzionalità.
Il mineralogramma ci dice
-com’ è la nostra tipologia metabolica ossidativa (lento o veloce)
– come funziona la nostra tiroide nell’ambito della regolazione della produzione energetica
– la funzionalità del surrene in risposta agli agenti stressogeni e nei confronti dei processi ossidativi
– come interviene il Sistema Nervoso Autonomo nella gestione dello stress e nel definire l’individualità
metabolica
– quali possono essere le scelte nutrizionali più appropriate per un singolo paziente al fine di assicurare uno
stato di benessere psicofisico
Il test è consigliato a tutti per valutare lo stato di benessere dell’organismo e prevenire e identificare
eventuali intossicazioni da metalli. In particolare, è consigliato a coloro che:
•Fanno parte di categorie professionali che vivono o lavorano in ambiente inquinato.
•Seguono uno stile alimentare e di vita sregolato e non bilanciato.
•Consumano grandi quantità di alimenti conservati e ricchi di additivi.
•Usano molti farmaci o integratori alimentari.
•Hanno protesi dentarie, impianti, devitalizzazioni.
•Hanno riscontrato una importante caduta di capelli, o unghie fragili e pelle molto secca.
•Soffrono di stanchezza cronica (astenia), difficoltà di concentrazione, irritabilità.
•in gravidanza e allattamento vogliono valutare l’intossicazione da metalli pesanti e la corretta
concentrazione dei minerali antagonisti (calcio, ferro, selenio).
•in menopausa e soffrono di osteoporosi.
•Hanno carenze di micronutrienti oppure soffrono di disturbi del comportamento alimentare (anoressia,
bulimia).
Per effettuare l’esame si prelevano tre ciocche dai due lati e dal centro della zona nucale, per un totale di 1-
2grammi, tagliando alla base della nuca.
La lunghezza delle ciocche non deve superare i 3 (tre) cm.
I capelli non devono essere colorati.
Vanno lavati bene con shampoo neutro e risciacquati molto bene con acqua, indi asciugati e poi tagliati.
Variabili da tenere presenti nell’effettuare l’indagine:
- il livello di ferro è sempre più elevato nei capelli rossi;
- rame e magnesio sono ridotti nei capelli bianchi;
- lo zinco è ridotto nei capelli naturalmente biondi;
- il rame abbonda nei capelli molto scuri
- il magnesio abbonda nei capelli neri;
- i capelli delle donne contengono in genere più magnesio, rame, cobalto e nichel.
Il piombo dovrebbe essere assente e se ritrovato, è indice di inquinamento ambientale, ancorché di piombo
nell’individuo.
Per delle valutazioni del sistema immunitario è bene controllare il valore di zinco, rame, selenio, sia tal
quale che anche i loro rapporti.
Per esempio, una bassa risposta dal sistemo immunitario è associata ad un basso rapporto zinco/rame o
ancora dall’eccesso di minerali tossici, da un rapporto sodio/potassio alterato e da un basso valore del
rapporto zinco/rame.
Un rapporto ferro/rame alto è associato ad un’infezione batterica mentre un rapporto ferro/rame basso indica
un’infezione virale.
Una serie di marcatori che possono essere misurati per delineare una condizione di stress ossidativo, oltre ad
eventuali mancanze e squilibri dei metalli essenziali che possono essere zinco, rame ed oltre alla presenza di
metalli tossici, possiamo considerare come marcatore la concentrazione di selenio.
Alte concentrazioni di selenio sono presenti nel tonno fresco, nella sogliola, nel fegato, nelle cozze e nelle
sardine.
La concentrazione di Selenio è importante per due aspetti: alla normale funzionalità della tiroide e delle
eventuali reazioni metaboliche che sono controllate dagli ormoni tiroidei e, tra l’altro, è uno tra i metalli che
svolge un ruolo importante per lo stress ossidativo, in quanto molte delle proteine di natura enzimatica che
costituiscono il nostro sistema antiossidante sono delle selenio proteine, e quindi hanno la necessità di avere
come cofattore questo metallo.
Il selenio si trova coinvolto anche con delle proteine che sono implicate nella sintesi del DNA e ad una serie
di processi biologici associati alla protezione dell’infezione e nella riproduzione cellulare.

Un altro dato importante è la concentrazione di Mercurio poiché tra i metalli tossici è quello che si
accumula di più nel nostro organismo in quanto l’esposizione è maggiore.
Le fonti d’inquinamento da mercurio sono: le vecchie protesi dentali, i pesci, i crostacei, sistemi idrici,
batterie, elettrodi, combustione di combustibili fossili alcuni fertilizzanti ed industrie del legno e dell'oro.
Il mercurio è liposolubile, dunque si accumula livello del sistema nervoso centrale.
I sintomi di accumulo cronico sono tremori disturbi mentali ed emotivi convulsioni, paresi, irritabilità e
depressione, insonnia, infiammazione gengivale, irritazione cutanea, perdita di peso ed appetito e anemia.
Inoltre, il mercurio è pericoloso perché riesce ad attraversare la membrana placentare e gli amminoacidi
contenenti gruppi solfidrilici SH- legano metalli come mercurio e piombo.
In un esperimento sono stati trattati degli astrociti umani con del metil-mercurio MeHg e si sono andati a
ricercare delle specie radicaliche.
Negli astrociti che sono cellule dalla tipica morfologia stellata e che sono fondamentali per l’attività
neuronale e hanno un ruolo in diverse patologie del sistema nervoso, trattati con metilmercurio do 24h di
esposizione si notò un incremento delle specie radicaliche rispetto agli astrociti non trattati.
D’altro canto, è stato valutato anche un altro componente dell’equilibrio redox che è il contenuto
citoplasmatico di glutatione.
Il glutatione rappresenta l’antiossidante per eccellenza all’interno delle nostre cellule, quindi se da un lato
c’era l’incremento di specie radicaliche date dalla presenza del mercurio parallelamente dopo 72h si
osservava una riduzione del contenuto del glutatione.
Questo può essere spiegato non solo perché il mercurio si andava a legare tramite il gruppo solfidrilico
libero del glutatione andandolo ad ossidare, ma anche perché il glutatione veniva consumato dall’eccessiva
produzione di radicali liberi che dovevano essere eliminate.
Dopo 24h da questo studio si è notato un dato che all’apparenza può apparire anomalo, ossia un incremento
del glutatione rispetto a delle cellule che non sono stati esposti al mercurio; ma questo avviene perché il
nostro organismo reagisce attivamente all’insulto che subisce, come in questo caso la produzione eccessiva
di specie radicaliche, se però l’insulto continua, quindi in questo caso l’incremento di ROS (specie
radicaliche) continua ad aumentare, collassa non reagendo più.
Inoltre, se si aiutano gli astrociti somministrando una sostanza ad alto potere antiossidante come l’acido
alpha lipoico che è il cofattore di molti enzimi tra cui la piruvato carbossilasi del ciclo di Krebs, avendo dei
gruppi tiolici liberi fa sì che anziché consumare glutatione è essa stessa ad essere consumata passando dalla
forma ridotta alla forma ossidata.
Quindi, nelle cellule che erano state esposte al mercurio e pretrattate con acido lipoico, non si osserva la
riduzione di glutatione, ma una riduzione delle specie radicaliche che aiuta il glutatione e le nostre cellule a
difendersi dalle ROS.
Possiamo concludere dicendo che l’Acido alpha- lipoico riesce a contrastare gli effetti negativi del mercurio
sull’equilibrio redox, cercando di contrastare gli effetti dello stress ossidativo.
I metalli pesanti, in generale, tendono ad accumularsi nel nostro organismo nel tempo e dei chelanti per
l’eliminazione dei metalli pesanti che possono essere assunti per aiutare il nostro sistema immunitario sono:
il selenio e altri oligoelementi, le vitamine A, B, C, E, l’ossiprolina, l’N-acilcisteina, il glutatione l’L-
cisteina e l’L-metionina.
Un altro modo per agire potrebbe essere rappresentato con una terapia di chelazione utilizzando l’EDTA.
La funzione della terapia deve essere monitorata tramite i test specifici per la rilevazione dei metalli pesanti
con cadenza regolare.
Ovviamente il modo per espellere l’eccesso di metalli pesanti dal nostro organismo sono le urine dove,
all’esame di queste, ci sarà un eccesso di quel metallo pesante.
Ad oggi vi sono diverse associazioni mediche come quella fondata da alcuni medici statunitensi, la MCS
“Sensibilità clinica multipla”, la CFS “Sindrome da fatica cronica” o la MF “fibromialgia”, che tendano
di far riconoscere la sintomatologia che accomuna queste malattie, quali dolori diffusi, malessere generale,
depressione, etc.
Queste malattie e malesseri sembra abbiano in comune un comune denominatore: l’intossicazione di metalli
pesanti.
Alcune patologie ginecologiche correlabili allo stress ossidativo sono il dolore pelvico cronico dato da
malattie come l’endometriosi o la neuropatia del pudendo, l’infertilità, i disturbi legati alla menopausa come
osteoporosi e disfunzione del pavimento pelvico o la sindrome premestruale.
Ovviamente questo stress ossidativo può essere bilanciato da un buon mantenimento delle difese
antiossidanti, infatti, il nostro sistema immunitario cerca di bilanciare gli effetti dei radicali liberi con le
difese antiossidanti.
Possiamo distinguere queste difese in due gruppi principali: gli antiossidanti di natura enzimatica o primari
e una seria di sostanze sia endogene che esogene, le quali possono essere identificate come Nutrienti,
proprio perché molti sono assunti con l’alimentazione, i quali avendo questa funzione antiossidante cercano
di neutralizzare direttamente i radicali liberi che si sono formati.
Nel nostro organismo sono presenti una serie di meccanismi di risposta e di riparo ad eventuali danni dati
dallo stress ossidativo come i sistemi di riparazione dei danni a carico del DNA i quali possono partecipare
alla rimozione del danno che hanno subito le proteine, o possono essere dei gruppi di proteine che
rispondono attivamente al danno di stress radicalico, e ovviamente anche il nostro sistema immunitario.
Ricordiamo che gli antiossidanti enzimatici detossificano la cellula dai ROS con reazioni in cui le specie
radicaliche perdono la loro reattività e vengono trasformate in sostanze innocue, mentre gli antiossidanti non
enzimatici o secondari implementano le difese antiossidanti (es. ripristinando il pool dei tioli) ed agiscono di
per sé come scavengers.
I sistemi di difesa enzimatici sono:
-SOD, Catalasi,Glutatione perossidasi
Gli antiossidanti NON ENZIMATICI ENDOGENI sono:
-Glutatione (GSH), Coenzima Q10 (Ubichinone), Acido urico, Bilirubina, Melatonina.
Gli antiossidanti NON ENZIMATICI ESOGENI sono:
-Vitamine liposolubili come la vitamina A (retinolo + 3-deidroretinolo) e carotenoidi (luteina, zeaxantina),
al Vitamina E (a-tocoferolo) + famiglia dei tocoferoli e tocotrienoli, la Vitamina K (fitil-menachinone); m a
canche le Vitamine idrosolubili come la Vitamina C (acido ascorbico), l’Acido Lipoico, i Polifenoli e
Flavonoidi e i Micronutrienti (selenio, rame, zinco)

Nel caso in cui l’eccesso di radicali liberi non viene neutralizzato correttamente dalla prima linea di difesa
antiossidante allora agiranno altri sistemi di riparo che tenderanno di ripristinare le normali condizioni; tra i
sistemi di riparo che si occupano di riconoscere il danno a livello proteico abbiamo:
-le Proteinasi che tagliano le proteine ossidate
-le Proteasi tagliano i prodotti delle proteinasi.
Se il danno è a carico delle membrane, e quindi si tratta di danno lipidico, intervengono:
-le Fosfolipasi, le quali tagliano parti danneggiate di lipidi ossidati per consentire il riparo enzimatico
-l’Acetil transferasi che rimpiazzano gli acidi grassi tagliati dai lipidi
-la Glutathione perossidasi/transferasi che aiuta il riparo di acidi grassi ossidati senza danneggiare le
membrane.
Quando si ha invece un danno a livello del DNA intervengono le:
-Esonucleasi ed Endonucleasi le quali eliminano segmenti danneggiati di DNA
-La Glicosilasi e polimerasi le quali lavorano nei “gaps” lasciati da esonucleasi ed endonucleasi
-Le Ligasi che “cuciono” il riparo

Ovviamente vi sono delle cause che conducono ad un abbassamento delle difese antiossidanti del nostro
organismo come una ridotta assunzione o assorbimento di antiossidanti che può causare ipovitaminosi,
quindi carenza di una vitamina, o sindrome di malassorbimento e patologie come la celiachia; ci può essere
una ridotta capacità di utilizzazione delle difese antiossidanti come quando vi è un deficit nel meccanismo di
captazione e trasporto etc.
La nutrizione svolge un ruolo fondamentale nel mantenere l’efficacia delle difese enzimatiche antiossidanti
Oligoelementi essenziali (selenio, rame, manganese e zinco) sono coinvolti nella struttura molecolare o
nell’attività catalitica.
Una corretta alimentazione adeguata al fabbisogno del singolo potrebbe essere sufficiente ad inattivare le
specie radicaliche senza utilizzare integrazione con antiossidanti.
Ma l’apporto alimentare è spesso variabile, pertanto, può essere necessaria l’integrazione con opportune
molecole antiossidanti, sempre tenendo sotto controllo almeno il livello di radicali liberi e la capacità
antiossidante nel sangue.
Inoltre, se le concentrazioni degli integratori sono in eccesso, quindi se assunti con concentrazioni superiori
ai livelli necessari per poter svolgere la loro funzione, essi stessi diventano sostanze Pro-ossidanti
comportandosi come i radicali liberi.
Questo perché un antiossidante per spegnere una specie radicalica non fa altro che ossidarsi a sua volta,
quindi il radicale si neutralizza ma lui stesso diventa specie radicalica.
La differenza tra un radicale dell’ossigeno, per esempio, e un radicale derivante dalla sostanza antiossidante
è la struttura chimica, poiché, molto spesso, queste molecole si presentano con doppi legami coniugati o con
sistemi aromatici, quindi quell’ eventuale elettrone spaiato presente perde la sua reattività poiché viene, per
risonanza, sciftato tra i diversi atomi di carbonio coinvolti che si trovano in un anello benzenico o in una
catena idrocarburica con doppi legami coniugati (come possono essere i derivati dei beta caroteni).
Quindi, anche se la molecola è diventata un radicale, viene spenta da questo meccanismo di risonanza.
La protezione necessaria ad un organismo, per essere efficace DEVE essere: specifica, bilanciata e
completa.
Dunque, quando si va a consigliare l’assunzione di integratori è di fondamentale importanza valutare la loro
capacità antiossidante e una delle misure che viene fatta è misurare la capacità di adsorbire i radicali
dell’ossigeno, indicata con ORAC.
Solitamente, per far sì che queste sostanze assunte con l’alimentazione o con l’integrazione abbiamo
effettivamente un’azione protettiva ed efficace nei confronti del danno radicalico, si è stimato che bisogna
assumere 5000 unità ORAC al giorno le quali corrispondono a 5 porzioni di frutta e verdura.

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