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Ho sceso,dandoti il braccio,almeno un milione di scale

Satura
Questo componimento è inserito nell’ultima raccolta che Montale pubblica, e cioè Satura.
Montale scrive questa poesia dopo la morte della moglie, Drusilla Tanzi, che fu la compagna di tutta la
vita del poeta. La donna aveva un problema alla vista: ricordiamo questo particolare quando
analizzeremo il testo.

In questa poesia si rivela un grande dolore per la perdita della moglie. Il poeta ripensa alla vita
trascorsa insieme a lei e ci dice che la sua donna è stata una guida per lui, l’unica capace di
accompagnarlo attraverso le difficoltà della vita. È molto bello notare il gioco di parti che si invertono:
sua moglie aveva una malattia agli occhi e quindi non vedeva quasi per niente. La guida “reale” era
quindi Montale che, appunto per aiutarla a camminare, la teneva sottobraccio e l’accompagnava
camminando, ma se lui era stato per lei una guida fisica, la donna risulta essere al contrario una guida
“spirituale” per il poeta che infatti, senza lei, adesso sente solo un grande vuoto.

Leggendo la poesia abbiamo avuto modo di vedere il tipo di linguaggio utilizzato: è un linguaggio
semplicissimo e quotidiano.Nonostante ciò il poeta, con la sua sensibilità, riesce a rendere tutto su un
piano “alto”: anche parlare di una scalinata o di una prenotazione diventa una grande prova poetica. Ci
troviamo in presenza di versi liberi – una scelta comune nei poeti del Novecento – che contano anche
degli endecasillabi sciolti. Ci sono poche rime (crede/vede) ma la musicalità viene resa dall’ assonanza
(viaggio/braccio) e dalla scelta di un linguaggio semplice e colloquiale.
● Iperbole: Ho sceso almeno un milione di scale, con questa espressione il poeta vuole
semplicemente far capire a chi ascolta la poesia che il cammino accanto alla donna amata è
stato lunghissimo.
● Ossimoro: breve/lungo, Montale contrappone due termini di significato opposto, vuole far
capire che la vita insieme alla moglie, anche se effettivamente durata tanti anni, adesso sembra
brevissima
● Metafora: il nostro viaggio, il viaggio è una metafora piuttosto comune (non è un’idea originale
di Montale) per indicare la vita dell’uomo sulla terra.
● Anafora: Ho sceso… Ho sceso, questa figura retorica consiste nel ripetere a inizio di due versi
diversi la stessa parola (o le stesse parole). L’effetto che il poeta vuole rendere è quello di un
pensiero ripetitivo che torna sempre in testa e quindi di un dolore costante.
● Sineddoche = le sole vere pupille (v. 11). Sostituzione di una parola con un'altra in base a un
rapporto di quantità: una parte, cioè le pupille, per il tutto, quindi gli occhi.
● Enjambement = occorrono le coincidenze (vv. 4-5). le coincidenze, le prenotazioni, le trappole,
gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede (vv. 5-7)

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