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Io sono Rosina Anselmi

Dramma in atto unico

Di

Arsinoe Delacroix

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Personaggi

Rosina Anselmi

Bianca di Navarra

Mariannina Coffa

Cleopatra di Sicilia

Giulia Tofana

La brigantessa Carmela

Nota di regia: Quest’opera consente di fare interpretare tutte le 5


figure ad una sola attrice oppure i vari personaggi entrano appena
Rosina li chiama. L’opera consente anche di fare interpretare meno
personaggi essendo monologhi staccati fra loro… mantenendo fissi
il primo e l’ultima scena e all’occasione si possono anche
estrapolare solo i singoli monologhi.
Altra possibilità che consente l’opera è quella di essere uno
spettacolo itinerante fuori dal teatro… gli attori stanno fermi in
luoghi prestabiliti ed il pubblico si sposta da un personaggio all’altro
per ascoltarne la storia…

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Scena I

La scena è composta da 5 grandi specchi messi a raggiera.


Lo specchio centrale ha un tavolino ed una sedia lateralmente…
Sul tavolino c’è uno specchio più piccolo …trucchi e 5 copioni…
Una donna si trova in scena seduta al tavolino davanti lo specchio piccolo.
Si sta truccando…
Quest’opera consente di fare interpretare tutte le 5 figure ad una sola attrice oppure i vari
personaggi entrano appena Rosina li chiama.

Rosina- io sono Rosina Anselmi…un’attrice…


La mia vita è stata il palcoscenico…
che per me è indispensabile come l’aria che respiro…
splendente come il sole che sorge tutti i giorni…
e romantico come la luna che tramonta lasciando spazio alle stelle…

Rosina si alza e si posiziona al centro del palcoscenico

Rosina- Sono nata a Catania il 26 luglio 1876 …mia madre Francesca Quintavalle
e mio padre Alessandro Anselmi erano due attori…come lo erano i miei nonni
ed i miei bisnonni… eravamo una famiglia di attori da generazioni…
Ho iniziato a recitare fin da bambina nella compagnia dialettale diretta da
mio padre con i miei sei fratelli…cosi come accade a tutti i figli degli attori…
buttati su un palcoscenico da quando sono in fasce…
Recitavamo a braccio nelle commedie che davamo nel teatrino di Gregorio
Grasso… dopo la rappresentazione delle marionette…
In questo teatro ho incontrato Mimì Aguglia e Nino Martoglio …con la cui
compagnia sono partita in tournée per l'America del Nord…
Recitavamo per gli italo-americani …nei loro teatri…e spesso anche nei
loro magazzini…
L ‘America era pena di immigrati siciliani desiderosi di vedere uno piccolo
spaccato di vita che avevano lasciato nell’amata patria…
Abbiamo avuto un grande successo…
Nel 1910 sono ritornata in Sicilia e sono stata scritturata come prima attrice
nella "Comica Siciliana" diretta da Angelo Musco… nel famoso San Carlino
di Catania… dove affiorò la mia arte…
Straordinari erano i miei personaggi … divertenti …comici…sempre pronti ad
una battuta che facesse ridere il pubblico…
il mio personaggio più riuscito era quello della moglie del capocomico …esilerante
Per oltre un trentennio sono stata la spalla di Angelo in numerose sue
commedie…
Passavamo da un successo all’altro da una tournee dietro l’altra… anche se
inizialmente abbiamo passato periodi di grande fame …ma erano i tempi…
Ho incontrato i più grandi autori di teatro del tempo…
Il mio preferito era Luigi Pirandello…sempre cosi elegante nel suo silenzio
riflessivo…e con quello sguardo triste…e pensieroso…
Veniva alle prove…non salutava e si metteva in un posto nel’ ultima fila
a guardarci…certe volte lo vedevo ridere… altre volte lo vedevo prendere un
taccuino dalla tasca del cappotto e prendere degli appunti che poi a prove finite
discuteva a solo con Angelo…

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Rosina- Alla morte di Angelo …con il cuore a pezzi per la perdita del mio compagno
di palcoscenico…amico di innumerevoli risate …per non impazzire sono tornata
in teatro ed ho avuto una breve esperienza teatrale di pochi mesi con
Giovanni Grasso jr. e Turi Pandolfini…ma mi mancava qualcosa…
cosi nel 1938 ad un anno esatto dalla scomparsa di Angelo Musco…
ho fondato una Compagnia dialettale diretta da Me e da Michele Abruzzo…
ma anche qui… mi mancava qualcosa…mi mancava Angelo…
Il palcoscenico senza di lui non era lo stesso…
Ho continuato a recitare fino alla fine della mia vita anche quando ero ormai
cieca…ma di questo il pubblico non se ne accorgeva…
Prima di andare in scena mi facevo accompagnare da un macchinista sul
palcoscenico e mi studiavo gli spazi che c’erano tra i mobili…contavo e ricontavo
i miei passi per memorizzare quelli che dovevano essere i miei movimenti…
e poi quando si apriva il sipario …la magia che accompagna il teatro mi ridava
la vista… e iniziava la commedia …con grandi risate del pubblico…ignaro del
mio limite…
Sono morta nel 1965 ma il mio cuore è stato sempre con Angelo…
quei momenti passati insieme sul palcoscenico sono stati indimenticabili…
tanto da scrivere sul mensile La lettura … un lungo articolo di ricordi…
intitolato… Trent'anni con Musco…

Rosina si dirige sul proscenio.


.
Rosina- Basta parlare di me…questa sera voglio raccontarvi la storia di 5 donne
siciliane… cinque donne che rappresentano l’anima della nostra terra…
la Sicilia…

Rosina torna a sedersi nel tavolino.

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Scena II

Rosina si alza e si sposta davanti lo specchio centrale a lei vicina dopo essersi truccata ed
aver preso degli oggetti dal tavolo.
Rosina si specchia nel grande specchio e la sua immagine riflessa viene vista dal
pubblico.

Rosina- Io sono Bianca di Navarra…conosciuta come la Donnafugata…


tutti vantano il privilegio di avermi ospitato… ma la mia storia è ben diversa…

Entra in scena Bianca di Navarra o Rosina recita il monologo dopo essersi girata.

Bianca- Sono nata a Pamplona…in Spagna… il 6 luglio 1387…


Mio padre era Carlo III…re di Navarra…della casa di Evreux, e mia madre era
Eleonora Enriquez… secondogenita del re di Castiglia.
Il mio matrimonio fu combinato per motivi di stato.. cosi… il 21 maggio del 1402 ho
sposato per procura Martino I detto il Giovane… figlio primogenito del re di
Aragona …Martino I il Vecchio… e della sua prima moglie Maria de Luna
Martino il giovane era l’unico re di Sicilia da quando era morta… nel 1401…
la regina Maria… figlia del re Federico III…
Ho raggiunto la Sicilia… nell'autunno di quell’ anno scortata proprio da quel
Bernardo Cabrera… stratega catalano e valido aiuto di re Martino…spietato tanto
da guadagnarsi il titolo di Gran Giustiziere di Sicilia… che un giorno divenne il mio
più acerrimo nemico.
Il 26 dicembre del 1402 a Palermo fu celebrato il matrimonio effettivo con
Martino il Giovane… poi andai a vivere a Catania.
La mia vita coniugale fin dall'inizio si è rivelava difficile e spesso esasperata…
anche se non priva di affetto e di reciproca stima.
In una lettera di Martino il Vecchio all'arcivescovo di Saragozza si racconta la
gioia di mio marito… grato per aver ricevuto dal padre una "bella… buona e
sàggia moglie"… ma invece in una lettera che io ho scritto a mio padre…
il re di Navarra mio padre… rivelo la mia tristezza per un matrimonio infelice…
in quanto mio marito Martino aveva una vita dissoluta ed io ero l’ultimo dei
suoi pensieri…infatti a meno di un anno dal matrimonio gli erano nati due
bambini illegittimi … Federico e Violante …dalle concubine catanesi
Tarsia Rizzari e Agatuccia Pesci.
Io la regina di Sicilia…dopo la prima esperienza di un aborto tardavo a dare un
erede a Martino…mio marito.
Finalmente nel 1406 nasce mio figlio che ho chiamato Martino…come il padre e
come il nonno…erede al trono re di Sicilia…
Purtroppo il mio bambino moriva nell'agosto 1407…
Il mio dolore fu enorme…ma la vita andava avanti…e cosi come era mio dovere…
cercai ripetutamente di restare incinta …ma non ci riuscii…
Nell'estate del 1408…su richiesta di suo padre Martino I il Vecchio… mio marito
organizzò un esercito per riconquistare agli aragonesi la Sardegna…
io venni nominata reggente del regno di Sicilia col titolo di vicaria ed esercitai
il potere reale con un certo polso… lottando contro alcuni nobili che volevano
approfittarsi dell'assenza del re.
Ma non era la prima volta che io rimaneva vicaria dell'isola.
Già nel 1404… quando mio marito si era recato per qualche tempo in Catalogna …
avevo governato la Sicilia dimostrandomi all'altezza della situazione per energia
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Bianca-e abilità politica…sono riuscita ad isolare e neutralizzare… senza far ricorso a
violente repressioni…un tentativo di ribellione di alcuni baroni messinesi
concedendo loro il mio perdono in cambio della promessa di una sottomissione
futura..
L'improvvisa morte in Sardegna per malaria di Martino …mio marito…il 25 luglio
1409… turbava all'interno del Regno… il precario equilibrio che ero riuscita a
ricomporre… ma soprattutto la mancanza di un erede aggravava il problema
della successione.
Il re d'Aragona …mio suocero…per evitare conflitti interni …si affretto a
confermarmi Vicaria di Sicilia cosi come deciso nel testamento di Martino …
mio marito…ma la pace durò poco…
Infatti con la morte di Martino il Vecchio avvenuta il 31 maggio 1410 … a poco
meno di un anno da quella di mio marito… il Conte Cabrera considerava
decaduto da ogni mio potere la mia nomina e rivendicava il diritto di reggenza in
quanto… le consuetudini dell'isola riconoscevano solo al gran giustiziere… per
i periodi di interregno… il diritto di rappresentare l'autorità regia.
, Si crearono due avverse fazioni sostenute dai baroni che… lieti di poter contare su
un potere centrale diviso… si alleavano ora con l’una ora con l’altra parte…
Io sono rimasta ferma nei miei principi di rettitudine e lealtà nei confronti del popolo
Siciliano che mi aveva ospitata manifestandomi affetto e devozione.
Ho evitato di chiamare in aiuto mio padre Carlo… re di Navarra…
ed ho preferìto contare sulle mie forze e sui pochi amici veri che mi restavano
vicini… come i Moncada… i Rosso… i Filangieri e i Lanza.
Il conte Cabrera… servendosi di truppe mercenarie pensò di risolvere la
situazione chiedendomi in moglie…senza alcun pudore…
Io… ovviamente…ho rifiutato e questo accese ancor di più la sua ossessione
per me…dichiarandosi innamorato pazzo…
ma era innamorato di me o del mio regno?
Il Conte Cabrera… ferito nel suo orgoglio… era più che mai convinto che Io
ed i miei averi avrebbero dovuto essere suoi …così decise di prendersi con la
forza quello che con le parole gli era stato negato.
Quando un fatto storico colpisce in maniera particolare la fantasia del popolo…
succede spesso che dalla vicenda venga tratta poi una farsa…
E fu così che la notte del 12 gennaio 1412… Bernardo Cabrera… con a seguito
i suoi soldati… irruppe Palazzo Reale di Palermo per sorprendermi nel sonno…
ma io fui avvisata da alcuni nobili palermitani delle intenzioni del Cabrera…
e poco prima che questi piombasse nel palazzo…ho abbandonò lo Steri…
correndo verso il mare seguita dalle mie ancelle… coperta soltanto da leggere
vesti da notte…e mi sono rifugiata su una galea catalana che ha prese subito
il largo.
Il conte Cabrera arrivò nel porto quando già la nave era lontana dalla riva e in
un primo momento… preso dalla sua passione…. iniziò a chiamarmi a gran
voce… a dichiararmi il suo amore e la sua ardente passione.
Troppo tardi però …la nave era lontana …ed io non potevo sentirlo…
Così deluso e inferocito ritornò allo Steri e fattosi indicare la mia camera dalla
servitù impaurita… si gettò sul mio letto… fra le lenzuola ancora calde e
profumate urlando frasi sconnesse come invasato per la beffa subita.
Questo raccontano i cantastorie…raccontano la mia fuga per tutta la Sicilia …
ora in nave ora a cavallo… e sempre di lui …Bernardo Cabrera …che come un
segugio cerca le mie tracce ma il destino lo fa arrivare sempre tardi…
Ma la vera storia è solo una lunga trama machiavellica che evidenzia il continuo
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Bianca- passaggio da un contendente all’altro… consentendo agli sfruttatori della
situazione di prevalere e di arricchirsi.
Per risolvere i conflitti interni tra le varie città ho cercato allora di dar vita ad un
Parlamento siciliano a Taormina… ma intanto il conte Cabrera si accaniva
sempre più contro i baroni che non gli consentivano di realizzare il suo sogno
di potere…
Esasperata da quest’uomo con i miei fedelissimi…lo abbiamo attaccato e
respinto sino ad Alcamo… dove il conte Cabrera riuscì a salvarsi riparandosi
nel Castello… poi abbiamo riconquistarto… una dopo l’altra le città occupate
dal mio…chiamiamolo spasimante… ed a ricompattare le forze rimaste vicine alla
monarchia…e per fare questo …la mia corte è diventata itinerante…sempre in
marcia per un luogo nuovo…senza una sede… attraversando con la sua corte…
in lungo e in largo… più volte la Sicilia.
Da Randazzo…ho inviato ventisette lettere …redatte in siciliano illustre o in latino
basso medievale alle autorità di Messina e di altre città siciliane… manifestando
la necessità di convocare un Parlamento Generale nella Città dello Stretto.
Ma ciò era sconsigliabile poiché a Messina in quel periodo… come in altre città
isolane imperversava la peste …quindi ho suggerito di incontrarci nella citta di
Taormina…che sorge in un pizzo di montagna …isolato dal mondo …
A Palazzo Corvaja… si tenne il primo Parlamento siciliano dal 17 al 23 agosto
del 1411. Tra le tante decisioni prese di carattere amministrativo e legale …
fu anche deliberato di inviare una delegazione in Catalogna per chiedere al nuovo
re di Spagna… Ferdinando I di Aragona… detto “il Giusto”… di nominare uno dei
suoi figli come re autonomo dell’Isola per garantire lo status di Regnum Siciliae
indipendente … affinché ponesse fine alla guerra civile mettendo d’accordo
le diverse fazioni… riportando l’unità… la pace ed il benessere.
La risposta si fece attendere qualche mese…
Anche in Spagna c’erano turbolenze di carattere dinastico…
Re Martino I di Aragona era morto senza lasciare eredi… e fu grazie al’ intervento
del suo confessore personale San Vincenzo Ferreri… che fu eletto Ferdinando I di
Aragona nel compromesso di Caspe organizzato dal santo alla presenza di tutti
i regnati di Spagna.
Bernardo Cabrera … nel frattempo… per vendetta del’ umiliazione subita ad
Alcamo aveva saccheggiato Palermo e il Palazzo Reale…
Tempestivamente il nuovo re di Aragona mi riconferma il titolo
di Vicaria del regno di Sicilia e manda in mio aiuto cinque nobili spagnoli …
tra cui il fratello di San Vincenzo Ferreri…che prima mi furono di sostegno
e poi cominciarono ad osteggiarmi per brame di potere…
Bernando Cabrera… con uno stratagemma… fu catturato ed imprigionato nel
castello di Paterno…dove rimase per anni…e pensate un po’…l ho pure aiutato
per riottenere la libertà…lo avevo perdonato…avevo capito il perché delle sue
azioni…dettate solo da brama di potere…
In qualità di Vicaria ho continuato a dare sostegno all’artigianato… alla pesca…
favorendo le enormi ricchezze naturali dell’isola… ho continuato a muovermi con
la mia corte per tutta la Sicilia…per ascoltare quei siciliani che avevano bisogno
del mio intervento… ho decretato tasse più giuste… ho cercato di combattere
la corruzione dei pubblici funzionari ..ho fatto ordine nelle mille leggine che
favorivano i signori locali …

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Bianca- Ma il mio tempo in questa meravigliosa terra volgeva al termine…
ero stata nominata da mio padre… erede del regno di Navarra…
in quanto la maggiore dei figli superstiti di Carlo III…
Dovevo abbandonare il mio vicariato in Sicilia e tornare nella mia madre patria…
Re Ferdinando si affrettò… quindi a inviare in Sicilia…come viceré…
il figlio secondogenito Giovanni di Peñafiel…per sostituirmi…
Con questa nomina di un Vice re di Sicilia…moriva il regno di una Sicilia libera
ed indipendente……
Io ho cercato di far capire a Ferdinando che questo poteva significare aprire le vie
ad altri aspiranti al trono di Sicilia… come i regnanti di Napoli… ma le mie
rimostranze rimasero inascoltate.
Nel frattempo precedevano l'arrivo del viceré Giovanni di Panafiel… che sbarcò a
Palermo il 6 aprile 141… Domingo Ram,…arcivescovo di Hues…
Olfa de Procida e Francesco Amettla…. incaricati di preparare il mio ritorno
in Navarra da Carlo III …mio padre…
Mi sono imbarcava a Trapani con il mio seguito personale… e quando la nave
lentamente comincio ad allontanarsi dalla mia amata Sicilia…ho pianto…
ho pianto lacrime amare…ho lascito in questa terra un pezzo del mio cuore…
ho lascito il mio bambino morto prematuro…ma era figlio di questa terra…
non potevo portarlo con me…
Ho solo chiesto che la sua sepoltura fosse sempre piena di fiori di campo…
quei fiori che amavo vedere nei campi sterminati durante il mio continuo peregrinare
da un comune all’ altro…
Dopo la mia partenza… la Sicilia non fu più residenza di re
Non ho incontrato Giovanni di Panafiel in Sicilia… ma l’ ho incontrato davanti l’altare
della cattedrale di Pamplona il 10 giugno 1420…perchè la ragion di stato aveva
deciso la necessita di un nostro matrimonio per alleare i regni di Navarra e
Aragona…
Il 15 settembre 1425 moriva Carlo III…mio padre ed Io fui incoronata
Regina di Navarra…e ricca dell'esperienza siciliana…ho governato con saggezza
e ho controllato con relativa facilità il fermento delle fazioni contrarie.
Sono morta il 1 aprile 1441 all’ombra dell’altare maggiore del santuario domenicano
della Nievas…in Castiglia… dove mi ero recata in preghiera…
il mio ultimo pensiero è stato per la Sicilia …mi sono domandata se il paradiso
aveva gli stessi odori di quella terra che aveva rapito il mio cuore

Rosina torna a sedersi al tavolino.


Esce di scena Bianca di Navarra.

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Scena III

Rosina si sposta nello specchio alla sua destra dopo essersi truccata e aver preso degli
oggetti dal tavolo
Rosina si specchia nel grande specchio e la sua immagine riflessa viene vista dal
pubblico.

Rosina-Io sono Mariannina Coffa…poetessa…


la mia vita è stata la poesia…fino all’ultimo mio respiro…
ogni parola era un emozione…ogni verso era un profumo che si disperdeva
nell’aria…

Entra in scena Mariannina Coffa o Rosina recita il monologo dopo essersi girata.

Mariannina- Sono nata a Noto il 30 settembre 1841…mio padre Salvatore era un


avvocato…un uomo colto cosi come lo era mia madre Celestina Caruso.
Sono stata battezzata in Cattedrale il 3 ottobre.
All'età di dieci anni sono andata al collegio "Peratoner" di Siracusa…dove sotto
la guida di Francesco Serra Caracciolo ho cominciato a comporre le prime
poesie"improvvisate"…
Poesie che mi nascevano spontanee come respirare.
La mia fama di giovane poetessa cresceva ogni giorno a dismisura …cosi
nel settembre del '52 fui presentata da mio padre al sacerdote letterato
Corrado Sbano… che nell’ambiente culturale passava per essere un'autorità nel
campo delle lettere ma soprattutto un facile verseggiatore…
mi doveva indirizzare nelle letture…mi suggeriva i temi delle composizioni e mi
correggeva la tecnica di versificazione.
Era il mio tutore artistico…
Naturalmente… Don Sbano mi consigliava letture cattoliche e sorvegliava che
i temi delle mie poesie rifuggissero da quelli tipici degli «autori esagerati e
intemperanti»….
A causa di questo suo rigore morale fu poi accusato di aver corrotto e soffocato
le mie naturali tendenze… portandomi a un'effusione sentimentale di matrice
schiettamente tardo-romantica per avermi nutrita di una disordinata miscela di
autori classici disparati…
le mie improvvisazioni erano tanto apprezzate nella arcadica «Accademia dei
Trasformati» di Noto… cui feci parte dal 1857 con il nome di Ispirata …
La mia fama cresceva… cosi dal 1858 feci parte anche dell'«Accademia Dafnica»
e di quella degli «Zelanti» di Catania.
Per iniziativa di Don Sbano pubblicai nel '55 le Poesie in differenti Metri…
Che è una raccolta delle mie prime poesie in gran parte dettate improvvisando su
temi assegnati… e alcune scritte con rime prestabilite.
Nel '59 ho pubblicato i Nuovi canti dove ad un certo punto gli exploits
estemporanei cedono il posto a più meditati componimenti… pur non cessando
l'abitudine di scrivere su argomenti suggeriti o richiesti da altri.
Pur contravvenendo spesso ai divieti di lettura impostomi da Don Sbano…
ne ero comunque profondamente influenzata…così le mie trasgressioni culturali
si limitavano a disordinate incursioni nella terra proibita dell'eccesso passionale e
sentimentale …

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Mariannina- Lessi Shakespeare… Byron… Sue.. Dumas… senza mai pensare di mettere
in discussione i principi basilari che mi aveva impartito Don Sbano.
In un linguaggio poetico infarcito di reminiscenze dantesche… foscoliane
leopardiane e al contempo indirizzata verso una collocazione
tardoromantica… mi sforzavo di coniugare il classicismo cattolico
insegnatomi da Don Sbano con la mia inclinazione al dolorismo effusivo…
peraltro senza troppi conflitti…
A completare la mia educazione artistica …mio padre mi fece impartire
dal 1855 lezioni di pianoforte dal giovane musicista Ascenso Mauceri …
del quale mi innamorai perdutamente… e galeotto fu proprio quel pianoforte
che mi apprestavo a suonare…
Ci fidanzammo per qualche tempo…ma la nostra storia d’amore era
destinata a finire quando mio padre decise di farmi sposare con un ricco
possidente ragusano… Giorgio Morana.
Ascenso propose di fuggire insieme… lontano…. ma io decisi di sottomettermi
alla volontà della famiglia… rinunciando per sempre all’unico amore della
mia vita…decisione di cui mi pentii fino alla fine dei miei giorni…
A distanza di molti anni… pentita di non essere scappata con lui…
gli ho scritto implorandolo di vederci … di poterci riabbracciare ancora
una volta …ma l’Ascenso che io conoscevo non esisteva più…
era solo un ricordo…un mio appassionato ricordo…dopo il mio rifiuto…
la sua vita era andata avanti…aveva girato il mondo…ed io ero diventata per
lui …solo un piacevole ricordo passato.
Gli ho persino dato un appuntamento…dove rimasi ad aspettare invano il suo
arrivo…e non lo cercai più
l'8 aprile 1860…ho sposato… il ricco proprietario terriero ragusano
Giorgio Morana.
Con questo matrimonio naufragavano i miei sogni di gloria…
Con mio marito mi sono trasferita a Ragusa nella casa di mio suocero…
un uomo villano e ignorante …che riteneva che per le donne scrivere fosse
un atto riprovevole… uno strumento di perdizione.
Quest’uomo…se così lo si può chiamare… il mio onorando suocero…
non fece apprendere alle sue figlie il leggere e lo scrivere… appunto perché
non fossero disoneste o cattive donne di casa.
Non ero contenta della mia vita… ero spossata da cinque parti e da continui
malanni… ma soprattutto ero afflitta dalla perdita di due figliolette e di alcuni
tra i più cari amici e parenti.
In queste condizioni la scrittura diveniva una forma di fuga…
quasi una seconda vita "ideale" contrapposta alle miserie della realtà
quotidiana…
Nonostante tutte le avversità… non ho mai desistito dal perseguire la mia
indole di donna di cultura… mi sono iscritta a numerose associazioni ed
accademie sia italiane che straniere … ho fatto pubblicare diversi articoli sotto
pseudonimo in testate a tiratura nazionale… come la rivista genovese
“La donna e la famiglia”.
Ho intrattenuto rapporti epistolari con i maggiori esponenti della cultura
ottocentesca siciliana come Giuseppe Macherione… Giuseppe Costanzo
e Mario Rapisardi.

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Mariannina-Nell'estate del '75 si sono manifestati i primi sintomi di quel male che mi
avrebbe portato alla tomba dopo lunghe sofferenze.
Proprio a causa della mia malattia ho conosciuto il medico omeopata catanese
Giuseppe Migneco… cultore del magnetismo animale e massone
come il suo allievo di Noto Lucio Bonfanti…. che mi introdusse
nella Loggia Elorina…
Si trovano nelle poesie di questo periodo… riferimenti ai miei nuovi credi
Misteriosofici che condividevo con il Dottor Migneco ed il Dottor Bonfanti…
Stanca delle restrizioni di mio suocero…ho lasciato la casa di mio marito
e mi sono trasferita a Noto per seguire le cure del medico Bonfanti…
che mi ha ospitarla dopo che i miei genitori mi hanno cacciato dalla loro
casa… scandalizzati dal mio comportamento.
Nelle mie ultime lettere ho espresso tutta la mia violenta esasperazione nei
confronti di quanti,,, genitori… marito e parenti… mi avevano imposto la loro
volontà e mi avevano impedito la libera manifestazione della mia
personalità… rovinandomi la vita.
Sono stata testimone di un periodo delicato… il Risorgimento Italiano…
ho visto la morte di diversi stati europei e la nascita di altri …in un continuo
gioco di trasformazioni geografiche e politiche…
Dal mio palazzo assisto … inerme… allo stravolgimento della mia nazione
e non potendo impugnare le armi contro i nemici stranieri…
posso solo usare l arma della scrittura…e mi schiero contro la Roma
papalina che ostacolava l’unificazione.
Come un’ombra attenta seguo l’inesorabile susseguirsi degli eventi
Risorgimentali…e nelle mie poesie descrivo la storia che sto vivendo…
ma nello stesso tempo la elaboro con la sensibilità che solo la poesia
è in grado di possedere.
Nei miei scritti ho descritto le condizioni e il peso sociale che avevamo
Noi donne… Soffocate dal continuo sottostare ad inutile regole e al volere
della famiglia prima e quella del marito poi… ed in quanto donne
ritenute esseri non pensanti.
Il mio grido di dolore si materializza come segno di rivolta contro un sistema
che imbavaglia e ammutolisce tutti coloro che sono considerati indegni
di poter esprimere le proprie idee in maniera libera.
Sono andata contro mio marito …mio suocero …mi ribello a queste
costrizioni e ho continuato a fare poesia!
E’ vero che ho sacrificato il mio amore pur di non andare contro il volere
della famiglia ma ero vittima di una società intollerante e repressa…
non ho mai smesso di scrivere per affermare la mia stessa esistenza in un
mondo che troppo spesso si dimentica di riconoscere il giusto valore
degli “ultimi”.
La scrittura e la poesia sono il solo ed unico strumento che ho avuto …
per poter evadere da una società che non è in grado di comprendemi
fino in fondo…e che è diventata la mia prigione…
Per sedare il mio malessere interiore ho approfondito tematiche legate
al mondo dell’occulto …al magnetismo… alla teosofia… al sonnanbulismo…
al mesmerismo e alla massoneria entrando a far parte anche della
Loggia Elorina…

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Mariannina- Il più importante filosofo del 900 italiano… Benedetto Croce…disse di me…
“…andando al mio solito a caccia di libri vecchi… mi venne tra mano il volume
delle Poesie scelte di Mariannina Coffa…edito a cura del Municipio di Noto.
Possedevo della stessa autrice quello dei “Nuovi Canti”…
La poetessa Mariannina Coffa ebbe molta reputazione e molta ammirazione
in Sicilia… e… in verità… non mancò di una certa sua personalità…
malinconica… dolente e sospirosa… e di una continua gentilezza di tono che
la distingue nella turba delle rimatrici…”.
Sono morta a Noto il 6 gennaio 1878 …alla sola eta di 37 anni…
Mi piace ricordare questi versi…
“ Muor giovane …colui che a Dio è caro”.

Rosina torna a sedersi al tavolino.


Esce di scena Mariannina Coffa.

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Scena IV

Rosina si sposta nello specchio alla sua sinistra dopo essersi truccata e aver preso degli
oggetti dal tavolo.
Rosina si specchia nel grande specchio e la sua immagine riflessa viene vista dal
pubblico.

Rosina- io sono Cleopatra di Sicilia…mi chiamano cosi per come sono morta…
nessuno sa quale sia il mio vero nome…ma le mie gesta sono leggendarie…

Entra in scena Cleopatra di Sicilia o Rosina recita il monologo dopo essersi girata.

Cleopatra- In Sicilia la lotta per il predominio degli svevi sugli arabi fu lunga e
sanguinosa…alcuni emiri si asserragliarono in fortezze per resistere ad
oltranza ai nuovi conquistatori.
Nel 1220 …all’indomani della sua incoronazione in San Pietro…
Federico II di Svevia si apprestò a recarsi in Sicilia per reprimere i focolai
di resistenza araba che si annidavano in alcuni punti chiave dell’isola.
Uno di questo era la fortezza di Entella …oggi chiamata Poggioreale…
in provincia di Trapani… dove l’emiro Mirabetto …mio padre…
si era asserragliato con la sua famiglia ed i suoi fedelissimi …
disposti a tutto per resistere.
Io… oltre ad essere la maggiore delle figlie dell’emiro… ero un abile
Guerriera… bella come una dea… ero capace di sconfiggere in
combattimento fino a tre uomini contemporaneamente.
Inoltre eccellevo nel tiro con l'arco ed ero un'abile conoscitrice dei veleni.
Volendo evitare un lungo e difficile assedio…. Federico inviò a Mirabetto una
lettera con una generosa offerta… se l Emiro Mirabetto e i suoi figli si fossero
recati a Palermo a fare atto di sottomissione… avrebbero avuto salva la vita
e… in più…. avrebbero ottenuto un salvacondotto per recarsi in Africa.
Mio Padre Mirabetto e i miei due fratelli si fidarono di Federico ed
accettarono l’offerta… ma io ero molto più diffidente…e mi sono rifiutata
di seguirli …
Alla loro partenza dissi loro: “Voi andate pure. Se l’imperatore mantiene
la parola data io vi raggiungerò in Africa…altrimenti vi vendicherò.”
L emiro mio padre mi abbraccio dicendomi…” Vedi nemici in ogni angolo”
Mio padre parti con la fiducia che contraddistingueva il suo cuore e fu
l’ultima volta che lo vidi... come avevo immaginato… quella di Federico era
effettivamente una trappola…
Arrivati a Palermo Mirabetto ed i miei fratelli furono ricevuti con molti onori…
ma appena essi si imbarcarono sulla nave per Tunisi…. furono legati e
chiusi in un sacco e poi buttati in mare.
Rimasta al sicuro nella rocca di Entella…ho atteso notizie di mio padre e
dei miei fratelli per due anni … ma non ricevendone …ho capito che erano
stati uccisi e ho deciso di vendicarmi.
Ho scritto in segreto a Federico offrendogli la rocca e…gli ho proposto di
mandare trecento soldato svevi… che io avrei fatto entrare di nascosto durante
la notte … in pegno gli ho mandato una ciocca dei miei capelli intrisi di

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Cleopatra-sensuale profumo.
L’imperatore… compiaciuto di questa mia offerta…l’ accettò… e fece come
stabilito… mi mandò i suoi trecento soldati…
Non appena i soldati entrarono nella rocca… furono tutti uccisi dai miei servi …
Quando l’indomani Federico si recò alla rocca e non vide… come invece si
aspettava… il suo vessillo sventolare sui torrioni…comprese che lo avevo
raggirato….cosi come lui aveva fatto con mio padre ed i miei fratelli…
Federico invece di adirarsi…mi scrisse offrendomi protezione e
Manifestandomi la sua volontà di avere un figlio da me che così bene avevo
saputo dargli scacco.
Io …ovviamente rifiutai con orgoglio…e lui continuò l’assedio del mio
Castello... ancora più agguerrito di prima…
Quando qualche settimana dopo mi ritrovai allo stremo delle forze…
senza cibo e munizioni… preferìi uccidermi piuttosto che cadere nelle mani
del mio nemico Federico II .. .che alloggiava in una tenda sotto le mura…
in attesa di conquistare il mio castello…
Mi feci mordere da un serpente velenoso… come la celebre regina d’Egitto…
per questo sono passata alla storia come la “Cleopatra siciliana”.
Certo ...considerando che l'unica specie velenosa di serpenti presenti nell'isola
è la vipera aspis …la mia morte non è stata rapida come quella della regina
egiziana…ma la mia agonia durò 24 ore…
Alcune storie siciliane narrano di una mia ulteriore beffa ordita ai danni di
Federico… si narra che travestita da uomo… ho approfittato della resa della
fortezza per imbarcarni e fuggire e che fui sostituita nella morte da una
mia fedelissima schiava.
Poi mi sono arruolata come pirata e ho continuato fino alla fine dei suoi giorni
come piratessa la lotta contro Federico II …si narra anche che sono stata
condannata definitivamente a morte dal sultano d'Egitto… Al-Kamil per
non essermi adeguata alla tregua imposta con Federico II e averlo continuato
a combattere…
Ma comunque …in un caso o nell’altro…Ho combattuto Federico II…
fino alla mia morte…

Rosina torna a sedersi al tavolino.


Esce di scena Cleopatra di Sicilia.

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Scena V

Rosina si sposta nello in basso alla sua sinistra dopo essersi truccata e aver preso degli
oggetti dal tavolo.
Rosina si specchia nel grande specchio e la sua immagine riflessa viene vista dal
pubblico.

Rosina- Io sono Giulia Tofana…di professione guaritrice…


soprattutto guaritrice dai mariti inopportuni…grazie all’acqua tofana…
medicina miracolosa di mia invenzione…che eliminava i nemici…

Entra in scena Giulia Tofana o Rosina recita il monologo dopo essersi girata.

Giulia- La mia fama di avvelenatrice è diventata leggendaria …pensate che pochi mesi
prima di morire… Mozart confidò a sua moglie il sospetto di’essere stato
avvelenato con l’acqua tofana.
Questo episodio testimonia come il mio veleno fosse ancora conosciuto a distanza
di quasi due secoli da quando l’avevo inventato…
Sono nata nei bassifondi di Palermo il 16 gennaio del 1620…da una famiglia
poverissima…
Mia madre mori di parto per non avere i soldi per pagarsi le cure necessarie…
E sono stata cresciuta da una zia che faceva la meretrice e la fattucchiera…
lavoro che ho intrapreso pure io…perche avevo dalla mia parte una bellezza
prorompente e una fervida inventiva.
Tra i miei amanti avevo anche esponenti del clero e fu grazie all’amicizia stretta
con un frate speziale che sono riuscita ad avere delle “polveri” necessarie per
mettere a punto la mia miscela per la leggendaria acqua tofana….
Pur essendo analfabeta e priva di ogni educazione....avevo un’intelligenza pratica
e una spiccata propensione per gli esperimenti chimici …qualità che mi
permisero…dopo qualche tentativo… di ottenere la formula del veleno perfetto …
quello che uccideva lentamente… senza dare nell’occhio…lasciando roseo
il colorito del morto…
Non aveva nessun odore… Nessun sapore… era un miscuglio di arsenico e
Antimonio…la cui somministrazione doveva avvenire un po’ per giorno…
attraverso un numero preciso di gocce versate nel vino o nella zuppa.
In un mondo pieno di rancori e di conflitti… non ho faticato a vendere la mia
invenzione a chi ne aveva necessità.
I miei clienti aumentarono in fretta cosi come le mie rendite…
Ho lasciato il malfamato quartiere del Papireto assieme a Girolama… mia
sorella di latte…avevamo avuto la stessa balia perché anche lei era orfana di
madre ….e divenne la mia più valida collaboratrice…
Tutto sembrava filare liscio ma a causa di un cliente maldestro ho rischiato di
finire sotto la mano secolare del tribunale dell’Inquisizione.
Per sottrarmi alle indagini e alle relative conseguenze …ho accettato la proposta
di frate Girolamo che mi portò con sé a Roma… dove lo aspettava una brillante
carriera ecclesiastica alla corte di papa Urbano VIII.
Giunta a Roma ho preso alloggio in un bell’appartamento alla Lungara…
nel rione Trastevere… a spese del mio amante…frate Girolamo… che invece
alloggiava in una di stanza nel convento di San Lorenzo.

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Giulia- Per passare il tempo ho imparato a leggere e scrivere e per integrarmi nella
società ho cominciato a vestirmi come una dama d’alto rango…
gli anni bui di Palermo erano solo un ricordo…
Ho passato anni sereni e pieni di divertimenti…andavo da una festa all’altra e
Frequentavo i teatri della capitale…
Un giorno… una mia cara amica venne a lamentarsi dei maltrattamenti subiti in
casa dal marito,
Questa era una piaga che all’epoca accomunava la maggior parte delle spose….
Costrette al matrimonio in età giovanissima… subivano abusi e angherie d’ogni
genere dai coniugi indesiderati.
Fu così …forte del mio ascendente sul mio amante…che lo spinsi a procurarmi
le materie prime della mia invenzione… noncurante di trovarmi nella città di
San Pietro…sotto il naso dell’Inquisizione.
Spregiudicato quanto me… frate Girolamo mi rifornì dell’arsenico tramite un
suo zio compiacente… frate speziale alla Minerva.
Rispolverata la vecchia formula …sono ritornata al lavoro di fattucchiera
vendendo la mia preziosa merce solo alle donne.
Il mio lavoro ebbe nuovamente successo ed i miei affari diventarono sempre
più intensi e la mia pozione per liberarsi dei mariti sempre più famosa…
Dopo qualche anno però… una delle mie “clienti”… la contessa di Ceri…
ansiosa di liberarsi del consorte e contrariamente alle istruzioni che gli avevo
dato… vuotò l’intera boccetta del veleno nella minestra… provocando la morte
immediata del marito e scatenando i sospetti dei parenti.
L’indagine di polizia condusse presto a me.
Sono stata arrestata…ed ho subito un processo insieme alle mie oltre
seicento clienti… di cui avevo fatto i nomi…
Muoia Sansone con tutti i filistai…!!!
Io sono stata condannata alla pena capitale… invece le spose fedifraghe furono
murate vive nel palazzo dell’Inquisizione… a Porta Cavalleggeri.
Mi hanno sottoposto a tortura ….come voleva la prassi …nonostante avessi
confessato spontaneamente le mie malefatte… ma poi grazie all’intervento
di Frate Girolamo sono stata rilasciata ed ho fatto persero le tracce.
Ho smesso per sempre di aiutare le donne in difficoltà…
Sapete qual è stata la mia difesa in tribunale?
Ho detto che quei miscugli non erano altro che preparati efficaci per la cura della
Pelle e che non era affare mio se le clienti ne facevano un uso differente…ma io
dovevo avvertirle di non berlo perché era un intruglio velenoso e quindi di tenerlo
lontano dalle mani dei bambini…
Non mi hanno creduto…e la mia acqua tofana è rimasta famosa nei secoli…
come rimedio contro i mariti inopportuni…

Rosina torna a sedersi al tavolino.


Esce di scena Giulia Tofana.

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Scena VI

Rosina si sposta nello specchio in basso alla sua destra dopo essersi truccata e aver
preso degli oggetti dal tavolo
Rosina si specchia nel grande specchio e la sua immagine riflessa viene vista dal
pubblico.

Rosina- Io sono Carmela la brigandessa…il mio nome dice tutto…


.
Entra in scena Carmela la Brigandessa o Rosina recita il monologo dopo essersi girata.

Carmela -Sono nata a Riesi… in provincia di Caltanissetta… nel 1909…


da una famiglia modesta ma onesta….mio padre era falegname e mia madre
faceva la sarta e si occupava di noi bambini…
i soldi non bastavano mai…cosi andai a servizio da una famiglia facoltosa
di Riesi…
Per qualche anno tutto sembrava andare bene…fin quando uno stalliere della
famiglia…ubbriaco… cercò di mettermi le mani di sopra con violenza…
A violenza ho risposto con violenza e l’ho ucciso… pugnalandolo varie volte con
lo stesso coltello con cui mi aveva minacciato…
Sono stata costretta a lasciare Riesi e a nascondermi nelle campagne di
Mazzarino…dove mi sono unita ad una banda di briganti tra le più pericolose e
militarizzate della zona…
Per questo periodo passato con loro fui accusata di associazione a
delinquere… sequestro di persona… omicidio…estorsione …furto… e via
dicendo… insomma una lunga una sfilza di imputazioni… che ho compiuto
tra Mazzarino e Riesi fino a San Cono… Gela e Niscemi…
negli anni tra il 1943 e il 1947.
Ero la donna del capobanda…che era più giovane di me ed era un grande
femminaro …ma io lo amavo e lo accettavo cosi com’era.
Un giornalista ... in un articolo a me dedicato…mi descrisse come una donna
con la testa piccola… alta e mobilissima… gli occhi intelligenti e il corpo
“dal taglio ferino… selvaggio e guizzante” dove si sente “la razza berbera delle
compagne di uomini arditi disposti a seguirle.
Insomma …io ero una brigantessa… non una mantenuta… e riscuotevo
incondizionato il rispetto e il timore dell’intera banda…e anche per questo ero
il braccio destro del capo… di cui era anche consigliera…
il mio amante si era dato alla macchia …sull’esempio di Salvatore Giuliano…
dopo lo sbarco alleato e sull’onda delle macerie lasciate prima dal fascismo
e poi dai comandi americani… che non seppero creare in Sicilia un
ordine stabile.
Non sapevo leggere né scrivere ma in compenso spesso osavo rapinare
da sola perché conoscevo benissimo l’uso delle armi… anche militari…
che all’epoca erano di facile reperimento.
Nelle mie ambizioni più manifeste c’era anche quella di creare una banda di sole
donne e per tale scopo…. su un cavallo “bianco” e vestita con abiti maschili…
giravo i paesi del circondario nel tentativo di fare proselite e reclutarle al mio
comando.
Un idea questa che può sembrare stravagante per quei tempi ma che ho portato
avanti con dedizione… puo sembrare un anticipazione del moderno
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Femminismo… ma io ero solo ferma nella convinta volontà di non subire più
ordini dai maschi … ma anzi di darli io stessa a loro… ed ero anche convinta di
voler dare pari opportunità alle altre donne… insofferenti come me… del potere
virile…perfino nella gestione di una organizzazione criminale… come quella dei
briganti.
Quando fui arrestata… nel 1947… mi trovavo a Roma…dove io ed il mio
amante ci eravamo recati per comprare armi di contrabbando…e vi eravamo
rimasti…pensando di essere al sicuro dalle autorità…
Quando le forze dell’ordine ci presero ero in un appartamento di via Tembien
41… col mio amante che si intratteneva con una nuova amichetta di professione
prostituta.
Io ero così innamorata del mio uomo che mi accollavo le sue corna
e accettavo senza protestare un “ménage à trois”.
La nuova amante del mio amore… invece… sembrava rosa dalla gelosia…
tanto che al processo disse ai giudici che preferiva chiamare me …
la sua rivale… “la giumenta”… per via dei miei appetiti sessuali…
ma anche del mio aspetto fisico…
Fui quindi processata e condannata a 27 anni di reclusione… che dovevo
scontare lontano dalla mia Sicilia… nel carcere di Perugia… dove era stata
rinchiusa anche la famosa assassina Rina Fort … con cui nessuna delle
detenute voleva convivere per l’orrore del suo delitto e nel timore di essere
uccise...
Rina Fort era definita la “belva di via S. Gregorio” di Milano… era stata
dichiara colpevole di avere ucciso… nel 1946… la moglie e i tre figli del suo
amante catanese a colpi di spranga di ferro… nel loro appartamento.
Io fui messa proprio nella sua stessa cella… e diventammo amiche
Rina … a causa dei suoi continui rimorsi… e dopo lunghe discussioni mi ha
convinto a votarmi a Dio e farmi monaca… come la stessa “belva” si proponeva
di fare. Tuttavia…mentre la vocazione di Rina Fort non fu creduta… per me
invece la custodia del carcere si allentò per consentirmi di praticare la
vocazione…e fui mandata in un convento in Sicilia…nella mia terra…
Ho passato mesi in preghiera come folgorata da una crisi mistica ma la voce
della libertà si faceva ogni giorno sempre piu pressante …così
in un giorno di pioggia torrenziale… eludendo la sorveglianza…ho scavalcato
il muro del convento… dove era stata trasferita per pregare e meditare…
e sono scappata.
. A piedi… tra strade di campagna e viottoli…nascosta dallo scuro della notte
ho raggiunto Catania dove sono entrata a servizio… come cameriera… nella
casa di un notaio…in attesa di tempi migliori…
Al momento opportuno… dopo avere sottratto soldi e biancheria…sono fuggìta
E sempre a piedi ho raggiunto Piazza Armerina.
Anche qui sono entrata a servizio come cameriera in una casa delle piccola
borghesia locale… ma prima che potessi ripetere gli stessi delitti di Catania …
razziare soldi e poi scappare … fui riconosciuta da una signora amica della
famiglia e denunciata.
Fui arrestata e portata nel carcere di Catania dove nel 1951 fui processata…
Giudicata colpevole e condannata per essere fuggita dal convento..
Venni rinchiusa nel carcere locale da dove riuscii a fuggire nascosta tra i rifiuti
della spazzatura…
Da quel momento in poi feci perdere le mie tracce…e trascorsi una vita serena
fino alla fine dei miei giorni…lavorando come un onesta cameriera…
mentre la banda del mio amante continuava a infestare le campagne tra il
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Nisseno… il Catanese e l’Ennese.
Un anno dopo la mia fuga appresi dai giornali che tutta la banda era stata
uccisa in un Imboscata creata da un traditore…anche il mio amore era morto…
Avrei voluto essere stata con loro…morire per la libertà…ma non è stato cosi…

Rosina torna a sedersi al tavolino.


Esce di scena Carmela la Brigandessa.

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Scena finale

Rosina si sposta nello specchio a lei vicino dopo essersi truccata e aver preso degli
oggetti dal tavolo.

Rosina- La Sicilia è una terra che ha sempre dovuto fronteggiare grandi difficoltà…
basti pensare alle numerose dominazioni di cui è stata oggetto e alle quali i suoi
abitanti si sono dovuti abituare.
Tuttavia… la cultura siciliana non è mai venuta meno ed è riuscita ad emergere
nonostante le influenze straniere….questo anche grazie alla persistenza e alla
determinazione che caratterizza i siciliani e… in particolar modo…
le donne dell’Isola che spesso si sono dimostrate all’avanguardia e hanno lottato
per ottenere diritti sociali e politici di cui erano prive.
Ve le voglio ricordare per pendere omaggio ad ognuna di loro…
Francisca Massara che nel 1698 fu la prima donna a indossare i pantaloni…
Sebbene molti attribuiscano tale primato alla letterata parigina George Sand…
Non si conoscono molti dettagli della vicenda proprio perché si trattò di uno
Scandalo…di certo tale gesto non passò inosservato… ancor più se si pensa che
i pantaloni per donne furono realmente accettati solo nel corso del XX secolo.
Dorotea Isabella Bellini e Geneviefa Bisso…queste due donne divennero celebri
perché furono tra le protagoniste di una disputa letteraria.
Nel 1725… un noto farmacista di Palermo di nome Luigi Sarmento e dal
comportamento fortemente misogino… pubblicò un opuscolo intitolato
“Lu vivu mortu”. Lo scritto era una critica al mondo femminile e alle donne in
generale e non fu molto gradito dal mondo letterario… infatti… tanti si scagliarono
contro il farmacista rispondendo con delle critiche al suo opuscolo.
Tra i critici furono presenti anche Dorotea Bellini e Geneviefa Bisso… le quali
risposero in versi siciliani nel 1735.
Si può quindi affermare che con loro si ebbero le prime pubblicazioni femministe e
teorizzazioni di quello che in futuro sarebbe diventato un movimento globale per
la difesa della parità dei diritti tra uomini e donne.
Maria Paternò fu la prima donna italiana ad ottenere il divorzio.
Nell’anno 1808 la baronessa catanese chiese e ottenne il divorzio dal consorte
usufruendo dell’art. 296 dell’allora vigente Codice Napoleonico.
Durante la reggenza napoleonica il divorzio era concesso secondo quanto
riportato dalle leggi del Codice… mentre fu nuovamente abolito con il ritorno dei
Borbone dopo il Congresso di Vienna
Andreana Sardo nipote di Giovanni Sardo… professore e bibliotecario
all’università etnea …si rese protagonista di un evento cruciale per quello
che oggi è l’edificio principale dell’Università…
il 6 aprile del 1849 i Borboni reagirono alla ribellione dei cittadini catanesi
devastando tutto ciò che incontravano nella città di Catania e seminando
il panico tra la gente. Anche il Palazzo Centrale dell’ateneo catanese… in piazza
Università fu oggetto di distruzione… fino all’intervento di Andreana.
La giovane infatti raggiunse e convinse il comandante dell’esercito borbonico
a permetterle di spegnere l’incendio in corso dentro l’Università di Catania…
in modo da salvare l’immenso patrimonio al suo interno.

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Rosina- Franca Florio fu un icona della Belle Époque… passata alla storia e ammirata
per la sua bellezza e per le buone qualità che la resero celebre tra il popolo
siciliano al punto da essere considerata come la Regina dell’Isola.
Per il Kaiser Guglielmo II fu la Stella d’Italia… mentre D’Annunzio la
soprannominò l’Unica,
Baronessa di nascita, ebbe a che fare con il mondo dell’economia e
dell’imprenditoria e si occupò spesso di intrattenere relazioni pubbliche per conto
della famiglia… data l’abilità di conversazione di cui si dice fosse dotata
Carmelina Naselli…fu la prima donna docente universitaria in Italia.
Laureata in Lettere all’inizio degli anni ’20 a Catania… Carmelina ottenne un
primo incarico di insegnamento nel 1940 ma solo nel 1949 divenne ordinaria
di Storia delle Tradizioni Popolari all’Università di Catania…e insegnò anche altre
discipline come Storia della Letteratura Italiana… Filologia Romanza…
Franca Viola fu l’emblema della lotta per l’emancipazione femminile…
fu un vero simbolo per le donne della fine degli anni ’60.
La sua storia inizia come quella di molte giovani siciliane del Novecento…
costrette a sottostare a leggi di onore e morale non scritte…
Franca nacque ad Alcamo in una famiglia umile e appena quindicenne venne
ufficializzato il suo fidanzamento con Filippo Melodia… il quale fu
successivamente arrestato per furto e appartenenza a banda mafiosa.
La famiglia della ragazza ruppe quindi il fidanzamento ma Melodia non accettò tale
gesto e nel dicembre 1965 rapì Franca che venne violentata… picchiata e
segregata in casa dei Melodia per una settimana fino al momento di mettere
la sua famiglia davanti al fatto compiuto e organizzare il matrimonio riparatore
essendo ormai “svergognata”.
La famiglia Viola si ribellò alla legge d’onore con estremo coraggio… escludendo
il matrimonio della figlia e rivolgendosi alla polizia.
Il rifiuto del matrimonio riparatore fu un vero scandalo all’epoca… perché l’onore
della ragazza era ormai compromesso e nessuno l’avrebbe più accettata.
Franca ne uscì vincitrice e divenne un simbolo di coraggio per tutte le donne
Elvira Giorgianni meglio nota con il cognome del marito e della casa editrice da
loro fondata nel 1969 la “Sellerio Editore” su suggerimento di noti intellettuali
siciliani come Sciascia e Buttitta
Nina Siciliana. fu la prima donna a poetare in volgare.
Ha vissuto nel XIII secolo e grazie alla passione per la poesia di Costanza
d’Altavilla conobbe la scuola poetica siciliana… alla quale si ispirò per comporre
i suoi versi..
Accursia Pumilia. nel 1906… fu la prima donna a chiedere di essere iscritta nelle
liste elettorali. In questo modo contravvenne alla legge che escludeva
espressamente le donne dall’elettorato amministrativo. Si dovrà aspettare il
referendum del 1946 perchè le donne italiane avessero il diritto di voto…
Dina e Clarenza… due eroine messinesi che durante i Vespri Siciliani contro
l’armata di Carlo d’Angiò… hanno combattuto in prima persona difendendo la città
dall’attacco dei francesi. Grazie al loro tempestivo avviso dell’arrivo dei nemici…
le truppe riuscirono a prepararsi in tempo al combattimento e a proteggere la
città di Messina. 
la Baronessa Angelina Autieri si impegnò per il bene sociale… diede un
occasione a tutte le donne povere di realizzare da sole il loro corredo,…
insegnando l’arte del Tombolo. Il suo palazzo divenne un vero e proprio
laboratorio della lavorazione del pizzo con questa tecnica.

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Rosina- Peppa la cannoniera che nel pieno degli scontri tra le vie catanesi per l’unità
d’Italia riuscì a cogliere di sorpresa il nemico e ad impadronìrsi di un cannone
incustodito tirandolo a sé con l'aiuto di una fune e di altri patrioti …
dopo di che sparse della polvere da sparo sulla bocca del cannone e le diede
fuoco, simulando un colpo di cannone.
Attese che la cavalleria dei soldati borbonici si avvicinasse… questi…sicuri
che il cannone di Peppa fosse scarico… si lanciarono alla carica per
riguadagnare il terreno perso ma la donna… rimasta coraggiosamente immobile
nella sua posizione,…li attendeva pronta a sparare…
Fu così che Peppa riuscì a colpire l'esercito borbonico e a mettersi in salvo…
E a portare il cannone a Mascalucia … sede del quartier generale dei
rivoluzionari favorevoli all’Unità di Italia
Virdimura de Medico fu la prima donna che praticò la professione di medico…
e fu la prima donna ufficialmente autorizzata ad esercitare la medicina e la
chirurgia in Sicilia… sottoponendosi alla prova di abilitazione.
Il documento di idoneità all’esercizio della professione le verrà rilasciato nel
novembre del 1376 ed attesterà la validità delle sue cure.
All’interno del documento…per volere di Virdimura verrà scritta una specifica
richiesta. “Poter curare i poveri e tutti quelli che non potevano pagare gli esosi
onorari chiesti dagli altri medici”.
Bella di Paija apparteneva alla comunità ebraica di Mineo ed anche lei
esercitava la professione di medico.
Non aveva un titolo ufficiale… ma era molto apprezzata… la chiamavano…
con rispetto… “donna” e la ricompensavano lautamente.
Non fu la prima donna ad esercitare… ma fu la prima a ottenere l’abilitazione con
decreto. Non sostenne alcun esame… ma ottenne il titolo per aver praticato
“Cum sanitati di li piacenti”. La regina Bianca di Sicilia… nel settembre del
1414… stabilì con un decreto che la “dutturissa” potesse liberamente esercitare.
Tra le tante donne siciliane che hanno fatto la storia dell’isola…non possiamo
certo dimenticarci di Costanza d' Altavilla nata a Palermo nel 1154…
madre di Federico II… lo stupor mondi…il regnante illuminato di Sicilia…
Rosalia Sinibaldi. giovane aristocratica che divenne la santa patrona
di Palermo…
Laura Lanza…la celebre baronessa di Carini uccisa dal padre nel suo castello
e protagonista di una leggenda che ha ispirato libri e film..
Maria Luisa Mangano nata ad Avola è stata la prima donna inquisita dal
Santo Uffizio di Sicilia… era sospettata di stregoneria…quindi venne
processata… torturata e bruciata….
Gertrude Azzolina… la suora eretica del diciassettesimo secolo …
la temibile avvelenatrice Giovanna Bonanno… nota come la vecchia dell' aceto…
la poetessa e patriota di Termini Imerese Rosina Muzio Salvo…
la mecenate della musica Tina Whitaker,…
Margherita Biondo… fondatrice dell' attuale Teatro Stabile di Palermo…

Rosina si sposta sul proscenio e si rivolge al pubblico

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Rosina- Intraprendenza… spirito di sacrificio… competenza e professionalità sono le doti
che hanno permesso a queste donne di raggiungere mete elevate e contribuire
ad accrescere la straordinaria ricchezza della società siciliana.
Una costellazione di donne viste in tutta la loro diversità… nelle loro "differenti
differenze"… di sesso e di genere…che sono state esempio della molteplicità
di modi che hanno avuto di rompere il silenzio e lasciare traccia di sé…
tutte donne di sicilia…baciate dal sole della nostra terra…

Sipario

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