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LA VITA QUOTIDIANA

C
arlo Magno ha inventato la scuola. E il punto di Rappresentazione di
domanda: sapevate che il simbolo dell’interrogativa un torneo della Civetta
non è altro che la stilizzazione grafica di “qo”, sigla (1440). Un uomo tiene
distanti i contendenti
della parola latina “quaestio”? I copisti dovevano con le sue gambe,
metterla alla fine di ogni frase interrogativa; la q con il tempo mentre i due si danno
venne posta sopra la o, e quest’ultima si ridusse a un puntino. colpi mirati, cercando di
schivarsi l’un altro.
La punteggiatura è stato uno degli escamotage adottati dagli
studiosi per trovare una scrittura chiara e comune a tutti gli
europei. A fini meno nobili, ma pur sempre utili, va fatta
risalire l’invenzione del primo wc (water-closet), mentre dal
solo Rinascimento italiano scaturirono le idee più brillanti
in fatto di moda (lo stile “personale” nasce nelle corti più
raffinate dell’epoca), giochi (calcio, biliardo), progettazioni
urbanistiche (la città ideale!) e modelli culturali esportati poi
in tutto il mondo. Piccole grandi rivoluzioni che cambiarono
per sempre, se non i fatti della grande Storia, i piccoli riti della
vita quotidiana. Quelli che riguardano davvero tutti da vicino.
Studiare come vivevano i nostri antenati è anche un modo per
trovare le risposte a domande che magari non ci si era mai posti.
Ma non per questo sono meno interessanti. Buona lettura!
Emanuela Cruciano, caporedattore

6 L’EREDITÀ DEL pag. 10 30 A SCUOLA CON


RINASCIMENTO CARLO MAGNO
Il tempo libero e l’ossessione per il look: Ecco come si studiava 1.200 anni fa
anche questo ci hanno insegnato uomini nella prima scuola pubblica, voluta
e donne vissuti in Italia 500 anni fa. dal re dei Franchi.

10 LE CIVILTÀ IN BAGNO 36 I PIACERI DELLA CARNE


Luigi XIV di Francia ci teneva i cuscini, L’Età di mezzo sotto le lenzuola.
i Romani “la facevano” in gruppo... pag. 22
42 UN GIORNO IN COMUNE
16 BAULI, CAPPELLIERE Ventiquattro ore nella Perugia del
E BEAUTY CASE Trecento. Tra botteghe, mercati e
Dalle bisacce alla 24ore, dalle valigie pubbliche esecuzioni.
di cartone al trolley: così si è evoluto il
bagaglio nei secoli. 46 IL POPOLO
DELLE CAMPAGNE
22 C’ERAVAMO TANTO AMATI Come vivevano (e mangiavano)
Quando non c’erano gli “alimenti” e il i contadini nel Medioevo.
divorzio era un tabù, ci si lasciava così.
52 L’ARMA SEGRETA
28 PRIMA DEI CASTELLI DEL MEDIOEVO
Gli antenati dei castelli medioevali La folgorante carriera dei formaggi:
erano le “motte”: borghi cintati e pag. 36
dal grana alle forme usate come
autosufficienti. moneta sonante.
COPERTINA ©LESSING/CONTRASTO

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LA VITA QUOTIDIANA
56 A.D. 1500 pag. 58
100 CATTIVI MAESTRI
Gli italiani al tempo di Leonardo. Fino all’800 valsero i princìpi
della “pedagogia nera”: i bambini
58 CHI PUÒ ESSER LIETO SIA disubbidienti erano puniti a suon
Il Rinascimento fu un’epoca di prosperità di botte e frustate.
e spensieratezza? Solo per pochi...
106 INFANZIA PERDUTA
66 IL SECOLO DEI GIOCHI Essere un bambino nell’Inghilterra
Ecco come ci si divertiva tra il pag. 72
vittoriana dell’800 era una disgrazia:
Quattrocento e il Cinquecento. la scuola (a suon di bacchettate) era
per i ricchi, tutti gli altri a lavorare.
70 UNA CASA A PALAZZO
Il Palazzo ducale di Urbino, vera 112 LA CITTÀ DI DICKENS
cittadella dentro la città, è un capolavoro Come si viveva in una grande città
del Rinascimento. come la Londra dell’età vittoriana?
Dickens racconta nei suoi libri tutte
72 ALLA CORTE DEL MORO pag. 92
le contraddizioni dell’Inghilterra
Un’incursione nel cuore del dell’Ottocento.
Rinascimento lombardo, guidati
da un poeta di corte. 118 TRA NONNI E NIPOTI
Da patriarchi a compagni di giochi:
76 L’OMBELICO DEL come è cambiata la figura familiare
NUOVO MONDO più amata.
La vita a Cusco, capitale del Perù nel
Cinquecento. Quando gli indios furono pag. 100
122 IL TEMPO DEI GELONI
cristianizzati e ridotti in schiavitù. Le condizioni sanitarie dei nostri nonni,
tormentati dal freddo e minacciati da
82 SHAKESPEARE DAL VERO tisi, malaria e sifilide.
Nei teatri di Londra, quattrocento anni
fa, succedeva un po’ di tutto: dalle lotte 126 LANA DI LATTE
tra animali agli spuntini alle ostriche. E CAFFÈ DI CICORIA
La necessità aguzza l’ingegno: guerre,
90 SPOSTARSI IN CARROZZA pag. 118 crisi economiche e sanzioni dietro
Se all’improvviso veniste trascinati all’invenzione dei surrogati.
sulle strade del XVIII secolo, sapreste
cavarvela? Sì, grazie a queste istruzioni 130 QUANDO NON C’ERA
per l’uso... IL WEEK-END
Sono passati poco più di settant’anni,
92 SCHIAVI DEL LAVORO ma i nostri nonni passavano il (poco)
La realtà disumana delle fabbriche, dove tempo libero in modo diverso da noi.
si sfruttavano persino i bambini, e dei pag. 136 Ecco come...
quartieri proletari dell’Ottocento che
fece indignare Marx (e non solo). 136 NEGLI ANNI DEL BOOM
Fu una rivoluzione: chi si trasferiva in
98 NELLA FILANDA città, chi scopriva il tempo libero...
DELL’OTTOCENTO Per anni l’Italia rimase sospesa tra
Come si lavorava secoli fa? Per scoprirlo, passato e modernità.
interpretiamo gli indizi disseminati
dagli artisti nei loro quadri. 146 LETTURE

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PRESENTA

LE PIÙ GRANDI BATTAGLIE


DELLA STORIA.

QUARTO
VOLUME
DA MARENGO
A KABUL
(1800-1897)

Dall’inizio del XIX secolo, segnato dai trionfi di Napoleone e dalla sua caduta a Waterloo, passando per i moti del ’48, le vicen-
de belliche dell’Ottocento sembrerebbero relegate ai campi di battaglia della vecchia Europa. E invece, ecco che la guerra si
sposta in Oriente, verso la Crimea, approda sul suolo americano, e poi arriva a toccare terre lontane, come l’Africa e l’Afghanistan.
E gli echi si sentono ancora oggi.

IN EDICOLA IL QUARTO VOLUME DELLA NUOVA COLLANA DI FOCUS


STORIA WARS DEDICATA ALLE GRANDI BATTAGLIE DELLA STORIA
INTERVISTA
Il TEMPO LIBERO e l’ossessione per il LOOK: anche questo

L’EREDITÀ DEL
M
olte delle nostre abitudi-
ni quotidiane sono nate
tra ’400 e ’500, duran-
te quell’epoca che siamo
soliti chiamare Rinascimento e che fe-
ce da “ponte” tra Medioevo ed Età mo-
derna. La nuova consapevolezza dell’uo-
mo – posto dall’Umanesimo al centro
dell’universo e protagonista giustappun-
to di una sorta di “rinascita” – produs-
se infatti più di un cambiamento. Qua-
li erano i valori di riferimento dell’epo-
ca? Le differenze tra poveri e ricchi era-
no ancora evidenti? E quelle tra città e
campagna? Come erano i rapporti tra i
sessi? E ancora, come si passava il tem-
po libero? Qual era l’importanza rivesti-
ta dal divertimento? E quella del cibo? A
rispondere a queste e ad altre domande
è un esperto di storia culturale, Alessan-
dro Arcangeli, docente di Storia moder-
na all’Università di Verona.
Per iniziare: la fioritura artistica, cul-
turale ed economica tra il XV e il XVI
secolo cambiò la vita quotidiana italia-
na ed europea?
Sì, anche se fu coinvolto un numero
ristretto di persone. D’altronde la stessa
arte era appannaggio di pochi: i dipinti
che oggi ammiriamo nei musei pubblici
erano all’epoca appesi sulle pareti di pa-
lazzi privati o al limite nelle chiese. Biso-
gnò attendere il ’700 per veder nascere i
primi musei moderni.
È vero però che, grazie all’introduzio-
ne della stampa a caratteri mobili, a par-
tire dalla seconda metà del ’400, molti si
avvicinarono alla cultura, e in un perio-
do di fermenti religiosi come quelli lega-
ti alla riforma protestante di inizio ’500
poteva capitare di ascoltare brillanti e vi-
vaci discussioni anche tra la gente comu-
BRIDGEMA/MONDADORI PORTFOLIO

ne. Anche grazie ai mercanti e alle nuove


rotte commerciali, molti dei modelli cul-
turali e degli stili di vita elaborati in Ita-
lia, patria del Rinascimento, si propaga-
rono nel resto del continente.

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ci hanno insegnato uomini e donne vissuti in ITALIA 500 anni fa

RINASCIMENTO Partiamo dal nucleo base di ogni so-


cietà, la famiglia: com’erano i rapporti
al suo interno?
Nelle campagne e tra i nobili domi-
nava il modello di famiglia ampia, “al-
largata”, mentre i cittadini conoscevano
già la cosiddetta “famiglia nucleare”, an-
tesignana della nostra e composta solo
da genitori e figli. Quanto alle relazioni
tra uomo e donna all’interno dei nuclei
familiari, rimasero a lungo squilibrate a
svantaggio della componente femminile.
Per molti aspetti, si registrò addirittura
un arretramento nella condizione socia-
le della donna rispetto alle epoche pre-
cedenti. Con alcune eccezioni: nei ceti
medio-alti le donne avevano per esem-
pio un più facile accesso alla cultura. Re-
gine e principesse vantarono prestigio e
una parziale emancipazione.
Rimanendo in tema di donne, queste
avevano accesso al mondo del lavoro? E
con quali prospettive?
Le donne lavoravano eccome, soprat-
tutto quelle dei ceti popolari. Il punto,
casomai, era che avevano accesso sola-
mente ai lavori più umili e mal remu-
nerati. Qualche opportunità in più, an-
che dal punto di vista imprenditoriale,
si apriva per le vedove, a cui era conces-
so di portare avanti le attività dei mari-
ti scomparsi.
Passando ad altro, in che modo le
città cambiarono volto divenendo
“moderne”?
I cambiamenti dei centri urbani ri-
guardarono sia i singoli edifici, con il sor-
IMPARANDO gere di splendidi palazzi fatti costruire
L’ARTE dai ricchi signori per mano dei maggiori
Ricamatrici ritratte architetti, sia l’intero assetto delle città.
nel ’400 da Francesco In molti centri si modificarono le alte
del Cossa nel salone
dei Mesi del Museo mura difensive medievali, e in altri ci fu-
Schifanoia a Ferrara. rono massicce operazioni di riorganiz-
Il ruolo della donna zazione urbanistica, come accadde per
cambiava ma per una esempio a Ferrara per volontà del du-
vera emancipazione la
strada era lunga. ca Ercole I d’Este. Questi, sul finire del
’400, raddoppiò lo spazio urbano facen-
do realizzare una nuova area edificata se-
condo uno schema razionale, in cui ab-
bondavano grandi viali e spazi aperti di-
stribuiti seguendo un ordine geometrico.

SCALA (2)
Fu così superato lo schema dei centri
medioevali, ricchi di viuzze strette e tor-
tuose e spesso privi di piazzali. Ciò con- È vero che si cominciò a giocare e a quest’epoca. Certamente nel corso del
tribuì a ridefinire il modo stesso di per- divertirsi? Rinascimento – in primis tra le élite – si
cepire e vivere lo spazio cittadino, per- Sì, mentre nel Medioevo il divertimen- registrò una crescita qualitativa del tem-
seguendo quel concetto di “città ideale” to era spesso associato all’idea di pecca- po a disposizione. I ceti alti lanciarono
rappresentato tra l’altro da un celebre di- to, nel Rinascimento assunse un ruolo tra l’altro la moda della “villeggiatura”.
pinto anonimo della fine del XV seco- di primo piano. I passatempi più diffu- I veneziani furono i primi a ritirarsi in
lo. I nuovi schemi urbani rinascimenta- si? Le carte e i dadi, che spesso sfociava- splendide ville fatte costruire proprio per
li, ereditati in parte dal mondo romano, no nel gioco d’azzardo suscitando le pre- riposarsi e distrarsi. Come? Con feste,
contrassegnarono poi quasi tutte le città occupazioni di autorità e predicatori re- giostre, spettacoli e tornei, sapendo che
moderne, incluse molte grandi metropo- ligiosi. Ci si svagava anche con la musi- l’organizzazione di questi divertimenti
li dei nostri giorni. ca e la danza, e non mancavano gli sport – che coinvolgevano anche il popolo –
Nei centri abitati i contrasti tra ricchi come il calcio fiorentino, antenato del avrebbe avuto ricadute in termini di im-
e poveri erano più evidenti? nostro football, e la pallacorda, praticata magine e popolarità.
Sì, bastava anche solo guardare la qua- con passione da intraprendenti regnan- A proposito di mondanità, quali no-
lità delle abitazioni. Inoltre, seppure non ti e da abili professionisti che ci si guada- vità riguardarono l’abbigliamento e la
fossero previste “segregazioni spaziali” in gnavano da vivere. cura del corpo?
base al ceto, c’era la tendenza a concen- Più in generale, furono “ludici” mol- Alcune radici della moda come la co-
trare alcune attività artigianali in deter- ti atteggiamenti e usi allora in voga, spa- nosciamo oggi risalgono al tardo Me-
minate vie, caratterizzate così dal proli- ziando dai rebus presenti nei manoscrit- dioevo: donne e uomini cominciaro-
ferare di case-bottega. ti di Leonardo da Vinci fino ad arrivare a no a vestire diversamente, si introdus-
I cittadini più emarginati venivano re- certe esuberanze nel vestiario, che indus- sero decorazioni pregiate e sfarzose e il
legati nei pressi delle cinte murarie se sero le autorità a promulgare le cosiddet- modo di vestire si personalizzava, alme-
non oltre. Un po’ come avviene oggi nel- te leggi suntuarie, per frenare gli eccessi no per chi se lo poteva permettere. Nel
le periferie delle grandi città. Nelle cam- del lusso e della moda. Rinascimento, il cambiamento iniziava
pagne, dove viveva e lavorava la stragran- Si può dire che si stesse definendo il dalle corti. Come nella Mantova di ini-
de maggioranza della popolazione, le tra- concetto di “tempo libero”? zio ’500, dove Isabella d’Este ideò accon-
sformazioni sociali e culturali erano mol- C’è chi dice, forse esagerando, che sia ciature e sperimentò profumi che attira-
to meno visibili. stato addirittura “inventato” proprio in rono un’attenzione di portata europea.

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SI VA IN VACANZA
In questa pagina, in
villeggiatura a Venezia:
proprio i veneziani furono
i primi a inventarsi la casa
delle vacanze nel ’500.
Nella pagina accanto,
ci si svaga con musica e
scacchi in un manoscritto
del XV secolo e (a destra)
sfarzo e alta moda nel
ritratto di Eleonora
di Toledo con il figlio
realizzato da Agnolo
Bronzino nel 1545.

GETTY IMAGES
All’epoca cosmetici ed essenze profu-
mate sopperivano a un’igiene del corpo
Si cominciò ad ABITARE in città ordinate,
ancora ben lontana dai nostri canoni. Il con PIAZZE e spazi APERTI. I più poveri
lavarsi di frequente non era infatti cosa
né diffusa né raccomandata, nonostan- però erano emarginati in PERIFERIA
te i progressi scientifici e medici dovuti
agli studi di illustri personaggi come Le- allarmare le autorità civiche fu la sodo- te abitudini figlie di quel tempo. Ma c’è
onardo da Vinci e il fiammingo Andrea mia: Firenze e Venezia istituirono appo- un aspetto della realtà rinascimentale che
Vesalio, che nel 1543 pubblicò il De hu- site magistrature per reprimerla. Un’os- presenta tratti di assoluta modernità. Si
mani corporis fabrica, prima opera scien- sessione scatenata da una crescente li- tratta dell’acquisita consapevolezza, so-
tifica sull’anatomia umana. beralizzazione dei costumi che spianò il prattutto da parte dei ceti alti, dell’im-
E a tavola che cosa cambiò? terreno alla moderna percezione “laica” portanza che rivestiva la presentazione di
Innanzitutto ci fu un arricchimento della sessualità. sé in pubblico. Lo stesso Baldassarre Ca-
dei menù, dovuto all’influenza culinaria Com’era il “perfetto uomo” e la “per- stiglione utilizzò il termine “sprezzatura”
araba e ai nuovi prodotti giunti dall’A- fetta donna” dell’epoca? per definire la qualità più importante che
merica, anche se in principio patate e po- Un modello lo tratteggiò l’umanista doveva avere un uomo di corte, ossia la
modori furono visti con sospetto. lombardo Baldassarre Castiglione nel disinvoltura, l’equilibrio e il controllo di
Per le élite i pasti diventarono un’op- Libro del Cortegiano (1528): descrive un sé nelle occasioni sociali.
portunità di esibizione di lusso e raffina- uomo che è allo stesso tempo d’arme e Sempre più persone iniziarono a inve-
tezza: si nutrivano con alimenti di pri- di lettere, prestante e di bella presenza, stire in strategie per imparare a muover-
ma qualità – dalla cacciagione alle paste esperto di tutte le arti. La donna doveva si con successo nelle relazioni interper-
ripiene – preclusi invece ai ceti inferio- essere espressione di grazia e bellezza ma sonali e a presentarsi bene nelle occasio-
ri, la cui dieta era a base di pane e cerea- avere anche tutte le peculiarità maschi- ni pubbliche. Oggi siamo ormai abituati
li. Una situazione che durerà fino al XX li, eccezion fatta per le capacità militari. a considerare la nostra un’età dell’imma-
secolo, quando lo sviluppo dell’indu- Proprio Il Cortegiano è da molti ricono- gine, dove quel che conta è troppo spes-
stria alimentare rese più accessibili nu- sciuto come il primo testo di larga circo- so “apparire”, ma a ben vedere 500 anni
merosi prodotti. lazione a superare il pregiudizio misogi- fa le cose non andavano diversamente. •
In ambito sessuale quali furono invece no della cultura occidentale, anche se la Matteo Liberti
le tendenze del tempo? E che percezione battaglia, come detto, sarebbe stata an-
si aveva dell’omosessualità? cora lunga. ALESSANDRO ARCANGELI
Aumentò la preoccupazione mora- Veniamo a giorni nostri: che cosa ab- Docente di Storia moderna all’Università di
Verona, è esperto di cultura e società europea e
le nei confronti della sessualità, soprat- biamo ereditato? autore di vari saggi sul tema, tra i quali Passatempi
tutto da parte cattolica. Il vizio capitale La percezione del tempo libero o la ri- rinascimentali. Storia culturale del divertimento in
più pericoloso divenne la lussuria, e ad cercatezza nel vestire sono certamen- Europa (secoli XV-XVII) (Carocci).

9
IGIENE

LE CIVILTÀ IN
LUIGI XIV di Francia
teneva dei cuscini nella
VASCA, ma i suoi
sudditi si LAVAVANO
POCO. I Romani “la
facevano” in GRUPPO
e gli inglesi inventarono
lo SCIACQUONE

C
ome si spiega che il bagno, dopo il gran
lavarsi del mondo antico, sia stato re-
legato a una penitenza monastica nel
Medioevo, a poco più di una bizzar-
ria nel Seicento (Luigi XIV teneva dei cuscini nel-
la vasca!), e nel secolo dei Lumi sia stato comple-
tamente dimenticato? In realtà, la storia della “ci-
viltà in bagno” non segue la logica di un progresso
graduale dalla sporcizia all’igiene, come si potreb-
be pensare. Ha, piuttosto, un percorso pieno di
contraddizioni, stranezze e pregiudizi.
Naturali. L’uomo primitivo viveva per necessi-
tà quanto più vicino all’acqua e a un certo punto
scoprì che il fiume, oltre a dissetare, poteva spaz-
zare via gli escrementi e rinfrescare il corpo. Andò
anche oltre: a Skara Brae, il più importante villag-
gio neolitico ritrovato in Europa, nelle isole a nord
della Scozia, all’interno delle capanne in pietra so-
no stati scoperti scarichi rudimentali che partono
da nicchie nelle pareti e confluiscono in un torren-
te (che oggi non c’è più).
Gli Assiri che, come i Babilonesi, vivevano an-
che loro vicino a grandi fiumi, si lavavano solo nel-
le grandi occasioni. Ma facevano uso di cosmetici
e profumi. Altrettanto raffinati, ma più puliti, gli LA VASCA, QUESTA
Egizi: il faraone si bagnava ogni giorno nel Nilo e SCONOSCIUTA
sembra che i suoi sudditi lo imitassero versandosi La visione romantica del
l’acqua addosso, con un vaso. bagno del pittore belga
Le vasche erano un’eccezione: straordinaria dun- Alfred Stevens (1823-
1906). Fino agli inizi del
que quella della regina di Creta che risale a 3.600 Novecento la vasca era
anni fa, nel Palazzo di Cnosso: non una bagnarola una rarità: per riempirla ci
rudimentale, ma una splendida vasca di terracotta voleva troppa acqua.

10
BAGNO

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LESSING/CONTRASTO
GETTY IMAGES
CAVALLERIA
Lancillotto, cavaliere
della Tavola
rotonda, aiuta una
donna al bagno
in un manoscritto
medioevale.

dipinta. Dopo questa fuga in avanti, la vasca, pe- nello “sporco” Medioevo. La causa? Forse lo scar-
rò, scompare per secoli e secoli. Fino ai Greci clas- so ricambio d’acqua dei bagni (insieme al concime
sici, che erano amanti della pulizia. utilizzato per fertilizzare i campi e all’uso di parti-
Docce gelate. Per gli Elleni le terme rappre- colari salse fatte con interiora di animali).
sentavano il completamento della ginnastica, ma Scandalose tinozze. Il Medioevo, dicevamo,
ci si lavava velocemente, con acqua fredda. Il ba- rifuggiva dall’acqua e dalla pulizia. I bagni pubbli-
gno caldo, considerato effeminato e vizioso, si dif- ci, eredità romana nonché luoghi promiscui e oc-
fuse solo durante la decadenza, sotto la dominazio- casione di licenziosità, furono messi al bando per-
A OGNUNO IL ne romana. Era l’epoca delle latrine comuni che si ché seminaria venenata, “focolai del vizio”. Priva-
SUO LAVAGGIO vedono a Pompei e altrove: un gelido sedile di cal- tamente ci si lavava in tinozze di legno rotonde od
Sotto, su un vaso care su un orifizio a forma di toppa, al di sotto del ovali in cui sedevano due o più persone, spesso l’in-
greco del V secolo
a.C., atlete spartane si quale si poneva il vaso, o un sedile di legno poggia- tera famiglia, ospiti compresi. Quanto al gabinet-
lavano: per rimuovere to su due supporti di mattoni. to si chiamava allora in vari modi: “luogo neces-
lo sporco si usava Nell’Urbe, nonostante i 13 acquedotti e le tan- sario”, ritirata o, più spesso, garderobe. Era per lo
un raschietto, detto
strigile. A destra, nel
te terme colossali, gli antichi Romani persero la più scavato nello spessore della parete con il poz-
Palazzo di Cnosso, loro battaglia contro i parassiti. È quanto ha re- zo di scarico verticale al di sotto del sedile, in le-
a Creta (Grecia), si è centemente sostenuto l’antropologo Piers Mitchel gno o di pietra.
conservata la vasca dell’Università di Cambridge: pulci, pidocchi e Al Castello di Chillon, sul lago di Ginevra, co-
dipinta di una regina
della civiltà minoica:
vermi intestinali erano diffusi nell’Impero roma- me altrove nel XIII secolo, le latrine furono costru-
ha circa 3.600 anni. no tanto quanto lo erano al tempo dei Vichinghi o ite nel vano di una torretta a picco sul lago: un ca-
LESSING/CONTRASTO (2)

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A PORTATA
DI MANO

UIG VIA GETTY IMAGES


Orinatoio portatile
a forma di orice (una
gazzella) proveniente
dall’antico Egitto
(1543-1292 a.C.).

polavoro d’igiene. Sono arrivate a noi intatte an-


che le latrine di Palazzo Davanzati, casa gentilizia
fiorentina del Trecento: ce ne sono a ogni piano,
collocate in piccolissime stanzette affrescate, sot-
to una finestra.
Talvolta il garderobe veniva ricavato nel vano del Nel corso del Medioevo il gabinetto si
camino per garantire l’espletamento dei propri bi-
sogni al caldo, come nel Castello di Winchester in
chiamava “LUOGO NECESSARIO”
Inghilterra (lo scarico era accanto alla canna fuma- o, in francese, GARDEROBE
ria). Nelle case modeste, si andava meno per il sot-
tile: era sovrano il vaso da notte, di vetro, metallo
o terracotta verniciata, e il contenuto finiva rego- Stravaganze da bagno

S
larmente in strada. Dei gabinetti pubblici ci fa in- ono celeber- calda da fare seduti bagno nel quale, con
vece un’accurata descrizione Boccaccio nel Deca- rime le storie sul proprio letto: un complicatissimo
merone: una latrina a cul di sacco fra due case in un di Poppea, la era una specie di meccanismo, si pote-
vicoletto, coperta da un assito di legno. moglie di Nerone, borsa che si chiudeva va mantenere l’acqua
Nel Trecento comincia la produzione commer- che faceva il bagno intorno al collo del in movimento: era
ciale del sapone, ideata in Inghilterra. Compaiono solo nel latte d’asina paziente con una l’antenato dell’idro-
anche catini di pietra infissi nel muro, dotati, grazie e quelle di Maria corda. Mentre lui massaggio. E che dire
Antonietta, regina di stava lì impacchetta- del bagno elettrico,
a un gancio sovrastante, di serbatoi metallici forni- Francia, che esigeva to, l’acqua entrava in delizia ottocentesca?
ti di maniglie che venivano riscaldati sul focolare e una bagnarola nuova un imbuto vicino alla Qui il malcapitato se-
poi collocati sopra il catino. ogni volta che si la- spalla (era necessario deva con un polo del
Trattamenti da papa. Il Rinascimento non vava. Ma non sono le un collaboratore) magnete attorciglia-
fu un’epoca di maggiore pulizia: il bagno si face- uniche stravaganze. per scaricarsi poi in to intorno all’alluce,
va, con cadenza “biblica”, nella tinozza di legno. Il dottor Sanctorius, un catino ai piedi del mentre l’altro polo
Fa eccezione la splendida sala da bagno di Castel vissuto in Veneto bagno-borsa. veniva applicato ad
nel ’600, inventò per Elettrizzante. Nel altre parti del corpo
Sant’Angelo voluta da papa Clemente VII de’ Me- esempio un bagno 1776 un certo conte con una spugna
dici, che risale al 1530. Decorata con marmi e af- curativo con acqua di Milly realizzò un bagnata.
freschi del Romanino, era provvista di acqua cal-
da e fredda e di un sistema di riscaldamento ad
aria calda simile a quello dei Romani. Persino un
genio come Leonardo da Vinci si sbizzarrì in que-
sto campo: per Isabella d’Aragona progettò un im-
pianto di miscelazione dell’acqua calda con la fred-

ABITUDINI
PRINCIPESCHE
A destra, bidet
ottocentesco in legno e
porcellana: apparteneva
alla principessa Sissi,
imperatrice d’Austria dal
1854 al 1898.
A sinistra, vasca e bidet
in marmo, con interno
in rame dorato, nella
HERITAGE IMAGES/GETTY IMAGES
AA/MONDADORI PORTFOLIO

Reggia di Caserta: furono


usati nel ’700 dalla
regina Maria Carolina
d’Asburgo.

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NAPOLEONE BONAPARTE amava farsi il bagno, ma ancora
nell’ 800 lavarsi era considerato un VEZZO per eccentrici
da per una stanza da bagno alla Corte Vecchia; al panneggi. Il popolo, da parte sua, continuò a ro-
castello di Amboise, in Francia, ideò gabinetti con vesciare in strada il contenuto dei vasi.
acqua corrente e condutture nascoste nel muro, pe- Nel Settecento le cose andarono pure peggio: si
rò mai realizzati. pensava che il bagno fosse fonte di malattie e lo
Quanto al garderobe, nel Rinascimento fu sosti- stesso lavamani che entrò in voga allora, con mol-
tuito dalla “seggetta” o comoda, piccola cassa por- te varianti estetiche, consisteva di una brocca e di
tatile col coperchio che nascondeva un vaso. Il se- un catino così piccoli da consentire solo abluzio-
dile era imbottito e il rivestimento in stoffa poteva ni sommarie. In compenso, in Francia comparve
essere più o meno lussuoso. L’oggetto regnò sovra- il bidet (dal francese antico bider “trottare”) che
no per due secoli, benché alla fine del ’500, in In- gli inglesi relegarono a “sconvenienza continenta-
ghilterra, Sir John Harington avesse ideato un wa- le”. Un esemplare famoso è quello conservato alla
ter-closet quasi moderno: chiusura a valvola e sciac- Reggia di Caserta, in marmo e rame, appartenu-
quone. Ma i tempi non erano maturi e l’invenzio- to alla regina di Napoli, Maria Carolina d’Asbur-
ne fu dimenticata. go. Per la vasca si usò il rame e lo stagno per rive-
PROFUMATO Passo indietro. La seggetta rimase in voga per stire poltrone allungate adorne di drappeggi che
RELAX tutto il ’600: lo stesso Re Sole dava udienza seduto avevano una funzione soprattutto erotica: Giaco-
Sotto, una pubblicità lì sopra. Intanto il vaso da notte si ingentilì: si co- mo Casanova ne possedeva addirittura una porta-
francese dell’800
che lancia un minciò a utilizzare il rame, il peltro, l’oro e l’argen- tile, a due piazze.
detergente per il to. Il cardinale Mazarino ne aveva uno di vetro ri- Ma mentre imperversava la seggetta, nel 1755
bagno. Il sapone fu coperto di velluto con una fascia d’oro e cordoni fu richiesto il brevetto per un gabinetto a valvola e
commercializzato di seta. Nella corte di Versailles erano disponibili sciacquone, il water-closet, inventato in Inghilter-
in Inghilterra nel
Trecento. 264 seggette, di cui 208 ricoperte di damasco ros- ra da un certo Alexander Cummings che non fa-
so, cremisi o blu, le restanti camuffate da cassetti e ceva l’idraulico, ma l’orologiaio. Da lì non si tor-

SCALA
nò più indietro. I primi water furono in piombo e EVOLUZIONI
metallo, poi in ceramica smaltata. Nella prima me- A sinistra, il water degli antichi
tà dell’Ottocento si scoprì il miracoloso effetto del Romani era in pietra, ma quasi mai
singolo come quello qui sopra, di
vapore e dell’acqua calda sulle malattie: improv- Dougga, in Tunisia. Sotto, in legno
visamente tutto si poteva curare in questo modo, e richiudibile quello da viaggio di
dalle palpitazioni ai reumatismi, dall’orticaria alla Francesco Giuseppe, imperatore
sterilità. Però il bagno di pulizia quotidiano rimase d’Austria dal 1848.
un’eccentricità: chi lo praticava – Napoleone Bona-
parte (per lui fu costruito in Palazzo Pitti a Firenze
nel 1813 uno splendido bagno con la vasca di mar-
mo), l’imperatrice Elisabetta d’Austria, per citare i
più famosi – era considerato un fanatico.

THE ART ARCHIVE


Passi avanti. Comunque la pulizia avanzava: il
bidet divenne uno status symbol per la nuova bor-
ghesia – ma non approdò mai in Inghilterra – e il
lavamano si ingrandì: divenne un piccolo tavolo PER SOLI RICCHI
col piano di marmo, un catino e una brocca che Sotto, zampe da leone e
poteva contenere fino a cinque litri d’acqua. La marmo rosso: questa toilette
vasca, dimenticando le frivolezze settecentesche, con schienale utilizzata nella
Roma barocca, oggi è esposta
si trasformò in una bagnarola di lamiera smaltata

HERITAGE IMAGES/GETTY IMAGES


al museo Louvre di Parigi. .
o laccata, destinata soprattutto alle donne: per gli
uomini era segno di effeminatezza.
RMN/ALINARI

La vasca come la conosciamo oggi si chiama-


va “bagno generale” e fino agli inizi del Novecen-
to fu una rarità perché per riempirla era necessa-
ria molta acqua. Dal 1850 in poi ci si preoccupò
anche di trovare un sistema di riscaldamento: con
l’avvento del gas, si installarono fiammelle diret-
tamente sotto la vasca, causa peraltro di vari inci-
denti domestici. Fortunatamente, si passò allo scal-
dabagno alimentato con antracite o legna e, poi, a ARRIVA LO
SCIACQUONE
quello elettrico. In un catalogo di fine
Agli inizi del ’900 arrivò l’acqua corrente e la va- ’800 l’illustrazione
sca trovò finalmente fissa dimora in una stanza a di un gabinetto
lei dedicata, insieme a lavandino, bidet e water-clo- moderno con tanto
di cassetta per
set. Da qui in avanti la storia della civiltà in bagno scaricare l’acqua.
la conosciamo tutti. •
Franca Porciani

La scoperta... dell’acqua calda

B
asta lavarsi le mani dolori lancinanti e il deces- Rivoluzione semplice. Il
per salvare molte vite. so. L’ostetricia a Vienna era medico intuì che fra i due
Lo scoprì, seguendo costituita da due padiglio- fatti c’era una connessione e
un’intuizione, Ignác Sem- ni: nel primo lavoravano i impose che i medici, gli stu-
melweis, un medico nato a medici e gli studenti, nel denti e le infermiere si lavas-
Budapest nel 1818, che la- secondo le ostetriche. Ma, sero le mani con cloruro di
vorava nella prima divisione stranamente, nel secondo, calcio prima di toccare una
di ostetricia dell’ospedale la percentuale di morti per puerpera e che venissero
di Vienna, dove le donne febbre puerperale era molto cambiate spesso le lenzuola.
dopo il parto morivano più bassa. I medici all’epoca Le morti diminuirono fino
BRIDGEMANART/MONDADORI PORTFOLIO

come mosche. Solo nel facevano molte autopsie all’1%. Semmelweis aveva
mese di gennaio del 1846 la senza alcuna protezione, inventato la sterilizzazione e
mortalità raggiunse il 40 per lavaggio o disinfezione per i primi rudimenti di antiset-
cento. Il flagello si chiamava poi occuparsi delle parto- tica in un’epoca in cui l’idea
“febbre puerperale”: pochi rienti, infettandone una dei germi patogeni era di là
giorni di febbre altissima, gran parte. da venire.

15
COSTUME

Dalle BISACCE alla 24 ore, dalle

BAULI,
valigie di CARTONE al trolley: così
è cambiato il BAGAGLIO nei secoli.
E con lui il nostro modo di viaggiare

CAPPELLIERE E
BEAUTY CASE
16
C
i sono lo scrittore polacco Ryszard Nel Medioevo, per esempio, i nobili si facevano

ALINARI
Kapuściński, l’attrice inglese Liz Taylor costruire mobili smontabili perché fosse possibile
e il patrono d’Italia san Francesco. Vi- trasportarli negli spostamenti da un feudo all’altro.
cino a loro, tre bagagli. Il primo com- Nel ’700 non c’era famiglia aristocratica che non in-
prende una padella e una cassa di libri. Il secondo traprendesse un viaggio con carrozze stracariche di
un cucchiaio, una ciotola di legno e una bisaccia. Il bauli e cappelliere.
terzo 110 valigie con dentro abiti, cosmetici e ogni Ultimo viaggio. La storia della valigia comin-
altro ben di Dio. Indovinello: associate i “colli” al cia... dalla fine. Uno dei più antichi bauli scoper-
giusto personaggio. A ogni tipo di viaggiatore corri- ti avrebbe dovuto infatti accompagnare durante il
sponde infatti un diverso tipo di ba- suo ultimo viaggio, quello nell’al-
gaglio (dal francese bagage, ter- dilà, il faraone Tutankhamon
ALTRI TEMPI mine che indicava il convoglio (XIV secolo a.C.). «Nella
Sopra, una famiglia
attende il treno, con
carico di equipaggiamenti al se- tomba del sovrano egizio so-
scatoloni e pacchi guito degli eserciti). L’evoluzio- no stati ritrovati oltre 50 co-
usati come valigie, ne dei bagagli permette così di ri- fanetti e casse contenenti
alla stazione centrale costruire il modo in cui si viag- stoffe, cosmetici e una
di Milano nel 1947.
A destra, una valigia giava in passato e soprattutto grande varietà di ogget-
e una cappelliera in lo spirito con cui lo si faceva ti di uso quotidiano»,
cuoio degli Anni ’50. nelle diverse epoche. spiega lo scrittore e sto-

GENTILE CONCESSIONE “IL TUCANO EDIZIONI” 17


Nel ’500, dopo la scoperta dell’America, nelle grandi CITTÀ c’erano
rico delle esplorazioni Paolo Novaresio. «Da allora
il baule è stato tra i bagagli più comuni. Se ne servi-
rono Greci e Romani durante i loro lunghi sposta-
menti per mare o per terra, caricandoli sui carri. Si
trattava di cofani di legno e bronzo, spesso decora-
ti con avorio e metalli preziosi. Essendo oggetti di
grandi dimensioni, erano adatti a essere stipati sul-
le navi mercantili e spesso venivano utilizzati anche
come panche o letti durante le lunghe ore di navi-
gazione». I bauli privilegiavano la praticità a scapi-
to dell’eleganza. Il coperchio piatto e la forma squa-
drata servivano proprio a questo: a impilarli uno so-
pra l’altro come piccoli container.
Questo standard arrivò al Medioevo. Sulle na-
vi vichinghe tra il IX e il XV secolo, i rematori dei
drakkar sedevano su casse di legno con forme e mi-
sure codificate e utili anche per dormirci sopra. IL RAGAZZO
Niente a che vedere con il bagaglio dei pellegrini che CON LA VALIGIA
Famiglia di percorrevano a piedi le strade d’Europa e della Ter- Illustrazione per una
emigranti rasanta in quello stesso periodo. I globetrotter del- pubblicità del 1957.
FOTOTECA GILARDI

italiani sbarcata lo spirito si mettevano in marcia con bagagli ridotti


a New York all’osso: una bisaccia con sandali di ricambio, un li-
nel 1905.
bro di preghiere, la borraccia ricavata da una zuc-
ca, un bastone e, se la meta era Santiago de
Cartone e sacchetti: Compostela, la conchiglia-lasciapassare
bagagli da migranti dei pellegrini.

I
eri il fagotto, oggi Container. Diversi,
il sacchetto di pla- invece, i bagagli che
stica. Da sempre il a fine Ottocento
bagaglio degli indi- portavano con sé gli

SCALA
genti si è contraddi- emigranti europei
stinto per la povertà, diretti verso l’Ameri-
anche dei materiali. ca. «Erano per lo più
Ma a entrare nel ceste, fagotti e balle
nostro immaginario in iuta o canapa»,
come simbolo di spiega l’esperto. A
emigrazione è stata queste tipologie si
la valigia di cartone, sono aggiunti i ba-
spesso legata da un gagli degli emigran- Una toilette da viaggio con
semplice spago e ti “di lusso”, tecnici astuccio in cuoio del 1890 circa.
utilizzata nel secon- e funzionari che si
do dopoguerra dagli spostano per lunghi Baule in legno di fine ’800,
italiani emigrati dal periodi: noleggiano in stile coloniale.
Mezzogiorno verso il interi container in
Nord Italia o la Ger- cui mettono persino
mania. «A renderla i mobili di casa. Del
celebre furono i film resto il bagaglio
del Neorealismo dell’emigrante
come Rocco e i suoi contiene da sempre
GENTILE CONCESSIONE “IL TUCANO EDIZIONI” (2)

fratelli (1960), di i simboli della pro-


THE ART ARCHIVE

Luchino Visconti. E pria identità: foto


gli scatti di grandi di famiglia, cibo e
fotografi», spiega indumenti portati
Paolo Novaresio. da casa.
Baule-libreria appartenuto a un
viaggiatore inglese del Cinquecento.

18
ARTIGIANI specializzati nella realizzazione di BAULI da viaggio
In tour. «Con la scoperta dell’America, nel 1492, teva durare mesi e il loro corredo da viaggio preve-
l’intensificarsi delle esplorazioni e l’invenzione della deva il letto, materiale da cucina, ingenti scorte di
stampa che favorì la diffusione delle guide di viag- cibo e di bevande», spiega Novaresio.
gio (le prime furono scritte proprio per i pellegri- Lo storico francese Pierre Chaunu quantificava
ni diretti a Santiago de Compostela), il concetto di in 8-900 chilogrammi il peso del bagaglio di chi si
viaggio e di bagaglio subì una rivoluzione», prose- imbarcava alla volta delle Indie: almeno una tren-
gue Novaresio. tina di colli tra casse, ceste, sacchi, botti, masseri-
Ma fu nel ’700 che il bagaglio divenne più simi- zie e gabbie con animali vivi.
le a quello che abbiamo in mente oggi. Era il secolo Molto più “leggero” (si fa per dire) il bagaglio di
del Grand tour, un viaggio di formazione attraver- chi andava oltreoceano come missionario: il frate
FOTOTECA GILARDI

so l’Europa che era un must per i giovani aristocrati- domenicano Jean-Baptiste Labat (1663-1738), in
ci, soprattutto inglesi e tedeschi. L’esperienza durava partenza per le Antille, ci ha lasciato una rara testi-
mesi, anche più di otto, durante i quali ci si portava monianza della dotazione allora considerata indi-
al seguito scorte alimentari, indumenti, libri, lettini spensabile per attraversare l’Atlantico. Escludendo
avvolgibili, passaporti, lettere di credito (una sorta vettovaglie, paramenti e altri “strumenti del me-
di travellers-cheques), guide, medicinali. stiere”, la lista annoverava tra l’altro “un materasso,
Coloniali. Tra ’700 e ’800 diventarono qua- un traversino, un paio di lenzuola, una coperta, sei
A BORDO! si routine anche le traversate oceaniche. «Funzio- camicie, altrettante mutande, dodici fazzoletti e un
Sopra, una tuta nari, commercianti, missionari o semplici avven- ugual numero di berretti da notte, di paia di calze di
con valigia per turieri si recavano nelle colonie americane o asiati- tela e calzini, un cappello, tre paia di scarpe”. Il tut-
“aeroturisti” ideata
dall’artista futurista che per lunghi periodi, accompagnati da un equi- to trasportato con i soliti bauli.
Thayaht, nel 1922. paggiamento vario e complesso. Questi passeggeri, Diversi tipi. Secondo Chaunu, «fino alla diffu-
Sotto, imbarco con antesignani del turista moderno, non viaggiavano sione degli aerei, che imposero limiti di peso al ba-
zaini e valigie per il
viaggio inaugurale del
certo come avrebbero fatto gli emigranti del XIX- gaglio, i bauli rimasero la “borsa da viaggio” per an-
transatlantico Queen XX secolo, con semplici valigie di cartone (v. riri- tonomasia. Ce n’erano di diversi modelli: esisteva il
Mary, nel 1936. quadro nella pagina a sinistra). La navigazione po- “baule-farmacia”, dove si tenevano chinino (contro
ALINARI
Il pesante fardello del soldato I bauli da MONGOLFIERA erano

A
partire dalla oggi può viaggiare
Seconda con “appena” 15 kg
guerra mon- di zaino, anticamen-
diale il bagaglio dei te non era così. La
soldati si è alleg- borsa in cuoio di un
gerito. Almeno per legionario romano,
quanto riguarda gli comprensiva di
alimentari. Il merito borraccia, pentola,
è soprattutto della mantello arrotolato,
Razione K, il pasto pali da tenda, coper-
individuale giornalie- ta di lana e sacchetto
ro messo a punto dal con gli immancabili
fisiologo americano fichi secchi, leggeri
Ancel Keys e adottato e nutrienti, pesava
dall’esercito dal 1942. intorno ai 30 kg. Ma
Nella prima versione al seguito, in sacchi
era un sacchetto e bauli su carri e
sottovuoto con animali, c’erano altri
all’interno alimenti 20 kg tra vettovaglie
per colazione, pranzo e arnesi da cucina.
LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO (2)

e cena, oltre a pasti- Grosso modo lo stes-


glie per disinfettare so bagaglio dei cava- QUANDO C’ERA
l’acqua, frutta secca, lieri medioevali, che IL FACCHINO
latte condensato, per di più dovevano Roma, 1962: un
integratori alimentari portarsi appresso facchino alla stazione
e fiammiferi. (o far portare allo Termini.
Affardellati. Se scudiero) almeno 25
il soldato medio di kg di armatura.
la malaria), piante officinali come la gialappa (un
lassativo), garze e pastiglie per affrontare le traver-
ALINARI

sate in mare o il deserto. C’erano poi il baule-bi-


blioteca e il baule-letto. Ma anche bauli ideati per
essere caricati su mongolfiere o quelli con appen-
diabiti interni, a cassetti o con bauletti più piccoli».
Per ottimizzare gli spazi si usavano bastoni da pas-
seggio che all’occorrenza diventavano forchette, col-
telli e persino saliere. E se un viaggio aristocratico nel
’700 prevedeva almeno 30 o 40 bauli stipati in più
carrozze, nell’800 la rivoluzione dei trasporti a vapo-
re (treni ma anche navi più veloci) favorì la nascita di
un nuovo tipo di viaggio: quello turistico.
«A metà ’800 nacquero le agenzie turistiche», rac-
contava Chaunu. «La prima in assoluto vide la luce
in Inghilterra: era la Thomas Cook & Son. Come
viaggio inaugurale, nel 1841, propose l’escursione
in treno Leicester-Loughborough (una ventina di
chilometri): vi parteciparono 570 persone, con un
limite di bagaglio di 90 kg per persona».
In carrozza! La prima agenzia di viaggio ita-
liana esordì solo nel 1897. L’Italia unitaria investì
enormi risorse nello sviluppo di una rete ferrovia-
ria e nell’arco di un ventennio gli spostamenti fu-
rono molto facilitati. L’avvento della locomotiva
rese il viaggio alla portata di tutti, dando l’avvio al
turismo di massa (o quasi). Non senza polemiche,
Portazaino improvvisato con due fucili nel 1890. se è vero che nel 1892 un generale, Luigi Giannot-
ti, annotava in un suo libro “un vecchio conte di Ca-

20
in materiale IMPERMEABILE, in caso di AMMARAGGIO
salmonferrato trovava strano, anzi indecente, che ora del Lingotto a Torino (1922), che riunì in una so-
tutti arrivino insieme a destinazione, cioè tanto lui la fabbrica l’intero ciclo produttivo (importando
signor conte di prima classe, quanto il modesto viag- anche da noi il modello della catena di montaggio
giatore di seconda e il povero diavolo di terza. Rim- introdotta negli Usa da Henry Ford), favorì il pro-
piangeva i bei tempi passati quando egli viaggiava gressivo passaggio di tanti italiani alle quattro ruo-
con quattro cavalli e due postiglioni, mentre rideva te. E i bagagli dovettero adattarsi.
di coloro i quali viaggiavano con la diligenza”. «A fa- «I bauli squadrati e piatti erano pensati per i tre-
re la differenza», precisa Novaresio, «non era più ni, erano di dimensioni medie e soprattutto so-
il mezzo di trasporto, ma proprio il bagaglio. Nac- vrapponibili. Lasciarono presto il posto a valigie
que non a caso in quegli anni quello di marca. Nel più piccole, facilmente caricabili sulle automobili»,
1896 Louis Vuitton lanciò il primo baule griffato. prosegue Novaresio. Così il termine baule passò a
E qualche decennio dopo, nel 1924, la prima borsa indicare il vano dell’auto dedicato al carico dei ba-
BAULE FIRMATO floscia, anticipazione del bagaglio moderno». Ma gagli. «I viaggi si fecero brevi. E gli oggetti da por-
Sotto, il bagaglio di altri cambiamenti erano dietro l’angolo. tare diminuirono, come pure le dimensioni delle
Robert Wilson, artista A quattro ruote. Tra le due guerre mondia- valigie», continua l’esperto. «L’esperienza del viag-
in tour mondiale li un nuovo fenomeno rivoluzionò il bagaglio: il gio diventò così comune che la Società delle Na-
nel 1910, con baule successo dell’automobile. Ultimata e potenziata la zioni (l’antenata dell’Onu, ndr) nel 1937 ufficia-
griffato della ditta
di Louis Vuitton, che rete ferroviaria, gli investimenti si concentrarono lizzò i termini “turista” e “turismo” identificando-
inventò la borsa da sulle strade, in parte già valorizzate da Napoleone li come sinonimi di “chi viaggia per periodi di oltre
viaggio. all’inizio dell’Ottocento. Adesso, però, a percorrer- 24 ore”». E in quegli anni debuttò la ventiquattr’o-
A destra, bauletto le non erano più carrozze e cavalli, ma automobili. re destinata al businessman.
con cassetti decorato
in oro (XVII-XVIII Al termine della Grande guerra la Fiat era la terza Baule addio. Il requiem per i gloriosi bauli ar-
secolo). impresa italiana: la costruzione dello stabilimento rivò con la fine degli Anni ’50, quando negli Usa
si affermò definitivamente il trasporto aereo a sco-
po civile e le valigie di pelle, capienti ma leggere,
ne presero il posto. A dire il vero, dieci anni do-
po, l’invenzione della valigia rigida in polipropile-
ne reinventò il baule. Al quale nel 1988, con il pri-
mo trolley brevettato da un ex pilota dell’america-
na Northwest airlines, Robert Plath, spuntarono le
rotelle. Le dimensioni però rimasero ridotte. An-
che per questo, forse, Liz Taylor fu costretta a sud-
dividere i suoi abiti in 110 valigie. Se avesse avuto
un bagaglio più minimal, a base di libri come quel-
lo di Ryszard Kapuściński, gliene sarebbe bastata
una. Ma difficilmente avrebbe potuto emulare san
Francesco, che si accontentava della bisaccia. •
Giuliana Rotondi

GENTILE CONCESSIONE “IL TUCANO EDIZIONI”

21
SOCIETÀ

C’ERAVAMO
TANTO
AMATI
Quando non c’erano
gli “alimenti” e
il DIVORZIO
era un tabù, ci si
LASCIAVA così

CONTRATTO
STRACCIATO
Lo scioglimento del
contratto matrimoniale in
un dipinto settecentesco
di Etienne Jeaurat: grazie
alla Rivoluzione francese il
divorzio divenne legge.
FOTOTECA GILARDI (2)
PRO O CONTRO?
Sopra, due locandine pro e
contro l’abrogazione della


Q
legge sul divorzio (del 1970)
in occasione del referendum
uando si trova un coniuge ammazza-
del 1974 promosso dalla to, la prima persona inquisita è l’al-
Democrazia cristiana. tro coniuge: questo la dice lunga su
quel che la gente pensa della famiglia”,
affermava lo scrittore inglese George Orwell (1903-
1950). Eppure per secoli il mantra è stato: giù le
mani da questa istituzione. Esaltata, svilita, bana-
lizzata, ma sempre in piedi. Pilastro esclusivo della
società. Con i suoi equilibri indiscussi, sbilanciati a
favore dell’uomo. E i suoi rituali arcaici, figli di cul-
ture patriarcali prima, borghesi poi. Difesa anche al
prezzo di mascherare ipocrisie oppure oltraggiata a
volte solo per pregiudizi ideologici, fino a diventa-
re nel secondo Novecento terreno di scontro: è sta-
to quando la legge sul divorzio (1970) ha diviso gli
italiani che nel maggio di quattro anni dopo sono
andati in massa a votare il referendum per dire se
volevano o no la sua abrogazione. Vinsero i “no”, i
cattolici incassarono il colpo e il divorzio rimase le-
gale. Una rivoluzione copernicana per il Paese, so-
prattutto per il cosiddetto sesso debole che vide ri-
conosciuto il diritto di scegliere come e con chi vi-
vere. Ma prima, come ci si separava? E la donna,
dopo la separazione, come campava?
“Gran dote, gran baldanza”. La possibilità di
separarsi c’è sempre stata, fin dai tempi degli Egizi
per intenderci. Nell’antichità, però, a far da padrona
era la dote. Una donna passava dalle mani del padre
a quelle del marito con parte dei suoi beni: terreni,
case, in alcuni casi anche schiavi. Più ricco era il pre-
mio in palio, più alte erano le possibilità di contrarre
BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO

un buon matrimonio. Come diceva un proverbio,


“le belle senza dote trovano più amanti che mariti”.
Se anticamente divorziare, nei casi previsti dalla

23
DE AGOSTINI/ANSA
IL RIPUDIO DI
ABRAMO
Abramo (II millennio
a.C.) scaccia Agar,
schiava della moglie
Sara, con cui ebbe
il suo primo figlio
Ismaele. Nella Bibbia il
ripudio è previsto solo
in alcuni casi specifici.

Lui e lei, chi ci ha perso di più nei secoli?

L
a risposta potrebbe ANTICO EGITTO Durante GRECIA In tutte le poleis le ROMA Nella Roma arcaica e
sembrare scontata, eppure l’Antico regno (2700-2192 a.C.) donne occupavano una po- per tutta l’epoca monarchica e
non lo è. Almeno se diamo le donne godevano di una sizione subordinata rispetto repubblicana la donna latina
uno sguardo al passato: le certa indipendenza: quando agli uomini (a Sparta un po’ fu priva di diritti. In caso di
donne dell’antico Egitto per si sposavano continuavano meno): dovevano il massimo divorzio rientrava sotto la
esempio godevano degli stessi a disporre dei loro beni e li di obbedienza al padre e al patria potestà con parte della
diritti degli uomini e poteva- mantenevano anche in caso marito. Venivano date in spose dote. La Lex Iulia de adulteriis
no essere portate in giudizio di divorzio. Davanti alla legge bambine a uomini spesso coercendis di Augusto (15 a.C.)
proprio come loro. Ecco come si avevano gli stessi diritti e i più vecchi di loro e in caso di non le diede di certo più tutele:
sono evoluti gli equilibri tra le medesimi doveri rispetto agli divorzio tornavano sotto la il padre poteva uccidere la
parti nei secoli. uomini. tutela del padre. figlia adultera.

24
Il primo divorzio in USA fu nel 1639. Lei SCOPRÌ che il marito
era BIGAMO: ottenne tutti i beni e lui fu ESILIATO
legge, era quindi possibile, la separazione si risol- o se uno dei due decideva di ritirarsi a vita religiosa.
veva per lei in un cambio di padrone. «Se l’unione «La donna continuò però a essere sottomessa
veniva meno, la donna tornava sotto la potestà pa- all’autorità del padre prima, del marito poi», ag-
terna, con i suoi beni, unica fonte di sostentamen- giunge la storica. Se abbandonata o ripudiata, ave-
to», spiega Chiara Maria Valsecchi, docente di Sto- va due possibilità: tornare a casa o chiudersi in con-
ria del diritto di famiglia all’Università di Padova. vento. A meno di essere lei la fedifraga – in quel ca-
Ovviamente a patto che non avesse grilli per la te- so veniva cacciata senza un soldo – o di essere figlia
sta: se colta in flagrante adulterio, infatti, era rispe- di un papa, come Lucrezia Borgia. In quel caso non
dita a casa, e senza la dote. solo era concesso divorziare (fu annullato il primo
Il principio rimase inalterato almeno fino all’an- matrimonio avallando la falsa accusa di impotenza
no Mille, con pene e tutele più o meno aspre in ba- del marito), ma anche risposarsi. Per tutti gli altri
se ai periodi. Nella Roma repubblicana, per esem- il divorzio era impossibile. Se ne accorse anche il
pio, i matrimoni duravano un battito di ciglia: Sil- re d’Inghilterra Enrico VIII, che nel XVI secolo, in
la, Pompeo, Cesare, Cicerone, Bruto, Antonio di- mancanza di un erede maschio, fece carte false per
vorziarono più volte per motivi spesso futili. Anche far dichiarare nulla la sua prima unione con Cate-
per questo Augusto diede un giro di vite, discipli- rina d’Aragona, arrivando a proclamare lo scisma
nando la restituzione della dote: la donna adulte- dal mondo cattolico.
ra era punita con la confisca della metà della do-
te e la relegazione su un’isola, l’amante con la con-
fisca della metà del patrimonio e con uguale rele-
gazione su un’isola, ovviamente diversa. Le regole
si inasprirono con il diffondersi del cristianesimo,
sotto Costantino prima e con Teodosio I poi. E se
Carlo Magno, nel IX secolo, poté avere cinque mo-
gli e svariate concubine fu solo perché visse un pa-
io di secoli prima che si affermasse in pieno l’orto-
dossia cattolica, avvantaggiandosi ancora di costu-
mi germanici.
DIVORZI DA RE
A sinistra, una
In famiglia, per sempre. Con il cristianesimo,
stampa del Medioevo in Europa dilagò la “lieta novella”: il matrimonio
in cui re Baldovino I non era più atto civile, ma un rito sacro, compiuto
BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO (2)

ripudia la moglie. al cospetto non solo della comunità, ma di Dio. E


A destra, un dipinto
col divorzio di Enrico in quanto tale era indissolubile. Non solo: l’unione
VIII d’Inghilterra da non era più disciplinata dallo Stato, ma dal diritto
Caterina d’Aragona. canonico. Il divorzio a questo punto non aveva più
ragione di esistere, fatte salve alcune eccezioni: se
non veniva consumato il matrimonio, per esempio,

MEDIOEVO Il divorzio non era SETTECENTO Con la Rivoluzio- FASCISMO Mussolini sotto- DOPOGUERRA La legge sul
concesso a nessuno, a meno ne francese (1789) alla donna scrisse i Patti lateranensi (1929) divorzio (la 898) arrivò in Italia
che il matrimonio risultasse in caso di divorzio vennero con la Chiesa, ribadendo l’in- nel 1970, dando a uomo e don-
non consumato o se uno dei riconosciuti gli stessi diritti dissolubilità del matrimonio. na pari diritti. Negli stessi anni
due intendeva ritirarsi a vita dell’uomo. Per un breve perio- Il Codice penale Rocco (1930) anche in Europa si discuteva
religiosa. L’adulterio era punito do s’introdusse l’uso dell’as- prevedeva il delitto d’onore, del tema: nel ’75, in Francia,
con un’ammenda o con un segno di mantenimento e la con attenuanti nel caso in cui Valéry Giscard d’Estaing pro-
rituale di espiazione pubblico. comunione dei beni. La donna l’uomo avesse ucciso la moglie mosse una legge avanzata. Il 26
Ma la donna, in caso di adulte- non poté però mai avere la in flagrante adulterio. La dispo- maggio 2015 nel nostro Paese
rio, perdeva anche la propria facoltà di gestire il patrimonio sizione rimase in vigore in Italia è entrata in vigore la cosiddetta
dote, che restava al marito. del marito. fino al 1982. legge sul “divorzio breve”.

25
DE AGOSTINI/ANSA
SICURI SICURI?
Tentativo di riconciliazione di due
coniugi che vogliono divorziare in
una stampa repubblicana francese
(fine XVIII secolo).

Al referendum per ABROGARE la legge sul divorzio del 1974


votò più dell’80% degli italiani. Il NO vinse con il 59%
Gli anglicani vantarono così il primato nell’intro- che il matrimonio sia più antico di qualche settima-
duzione del divorzio, anche se «la differenza di at- na”, disse un tagliente Voltaire.
teggiamento in questi anni rispetto al mondo cat- Per un breve periodo, nei giorni di entusiasmo gia-
tolico non è così netta come si potrebbe pensare», cobino seguito alla rivoluzione del 1789, si raggiun-
precisa la storica. «Una diversa interpretazione di sero vette libertarie che per i secoli successivi rimase-
un passo evangelico infatti condusse i protestanti ro una chimera: «Si poteva divorziare per semplice
ad ammettere il divorzio, ma solo in caso di adul- incompatibilità di carattere o per una separazione di
terio e di impotenza. Quindi la casistica non risul- fatto durata sei mesi», aggiunge la storica. «Con una
ta particolarmente alta, anche perché, per ragioni serie di leggi successive, tra il 1792 e il 1794 le cause
di onore, dichiarare pubblicamente di aver subìto di divorzio si estesero sempre di più secondo il prin-
adulterio spesso non era una strada considerata cipio che nessuno può essere obbligato a rimane-
praticabile: si preferiva evitare». re legato a una persona quando non lo voglia: era il
L’età dei mangiapreti. Non fu Enrico VIII in- trionfo della libertà individuale proclamato dalla ri-
somma e nemmeno Lutero a far vacillare l’ortodos- voluzione. Si sancì anche il principio della comunio-
sia cattolica, quanto la Rivoluzione francese, man- ne dei beni e dell’assegno di mantenimento, mentre
giapreti e, secondo l’iconografia cattolica, anche la dote rimase come opzione alternativa».
mangia famiglie. Fu grazie ai padri del libero pen- Uno dei primi a sperimentare la comunione dei
siero infatti che la tendenza antidivorzista ebbe una beni fu Napoleone, che inserì il divorzio nel suo
battuta d’arresto: “Il divorzio risale probabilmente codice civile. Diede anche il buon esempio: di-
alla stessa epoca del matrimonio. Ritengo, comunque, vorziando dalla moglie Giuseppina Beauharnais

26
CONTRASTO
FOTOTECA GILARDI

(1809) – abbandonata per sposare Maria Luisa vore. «A mio parere», spiega Chiara Maria Valsec-
C’È CHI DICE NO d’Austria – le lasciò in proprietà niente meno che chi, «ci sono motivazioni sostanziali che spiegano
In alto a destra, Marco il castello di Malmaison, vicino a Parigi. E fu sem- il fallimento di tutti questi tentativi: si pensava al
Pannella, leader dei pre lui a introdurre anche nei regni italiani il suo matrimonio come a un’istituzione chiave della so-
radicali attivi nella
campagna referendaria
codice che liberalizzava la pratica. Secondo le cro- cietà. E il bene della società veniva prima della li-
sul fronte del no (1974). nache però con poco successo: vi fecero ricorso so- bertà di scelta del singolo». Ancora di più durante
Qui sopra, una copertina lo in tre. Sia perché il divorzio rimaneva impopo- il fascismo. Benito Mussolini, firmati i Patti latera-
di Gente del 1962, con i lare e i giudici erano minacciati di scomunica da nensi con la Chiesa cattolica (1929), si guardò be-
retroscena del divorzio
di Liz Taylor da Eddie parte della Chiesa, sia perché la legge era farragi- ne dal rompere con l’ortodossia religiosa sul tema
Fischer, lasciato per nosa: per il divorzio consensuale occorreva il con- dell’indissolubilità del matrimonio. Lui, che vole-
Richard Burton. senso non solo dei genitori, ma anche dei nonni; va le donne come angeli del focolare dedite all’alle-
se defunti bisognava presentarne l’atto di morte. vamento dei figli e i mariti come rappresentanti del
Chiesa, patria, famiglia. Fatta la legge, direb- gagliardo spirito italico sotto le lenzuola. Di quale
be il Manzoni, trovato l’inganno. Ma a onor del casa non importava. Il codice Rocco l’anno succes-
vero i governanti inventarono anche qualcosa di sivo introdusse anche il delitto d’onore (v. riquadro
più di un semplice trucchetto: morto Napoleone alle pagine precedenti).
abrogarono infatti il suo codice. Ritennero infat- Arrivano gli alimenti. Come si è giunti allo-
ti che in Europa i tempi non fossero maturi per un ra all’epoca delle Liz Taylor, l’attrice che vanta nel
modello di famiglia borghese così emancipato e li- suo curriculum otto matrimoni, facendo impallidi-
bertario. Con la Restaurazione (1815) ci fu un ri- re sovrani del calibro di Carlo Magno, che a fron-
torno all’ordine e la famiglia tornò a essere consi- te delle sue cinque mogli dovette aspettare la mor-
derata il perno della società. E il divorzio l’ostacolo te di almeno tre di loro prima di potersi risposare?
per eccellenza. Un filosofo del tempo, Louis de Bo- In mezzo c’era stata una rivoluzione copernicana:
nald, parlò addirittura di tre princìpi – re, Chiesa e quella industriale, che introdusse nella cultura di
padre – che dovevano rappresentare i valori eterni massa nuovi valori e stili di vita più emancipati, so-
a cui tutti dovevano ispirarsi, anche le famiglie, or- prattutto per le donne, recuperati a piene mani dai
ganizzate secondo il modello assolutistico dell’an- tempi della Rivoluzione francese.
cien régime. Insieme non si sta più per dovere, ma per amore. E
Preservare l’istituzione divenne così un imperati- quando questo finisce ci si lascia. A patto che un co-
vo con cui anche le ali più laiche e liberali dei go- niuge aiuti economicamente quello più debole, as-
verni non poterono non fare i conti. Così, nell’Ita- sicurando lo stesso tenore di vita. Una pratica fanta-
lia appena unita si risolse in nulla il tentativo di far scientifica rispetto al passato. Ma consolatoria, se la si
approvare un disegno di legge da Giuseppe Zanar- pensa come l’attrice tedesca Marlene Dietrich, aman-
delli nel 1883 (padre dell’omonimo codice penale) te di grandi uomini, che constatò: “Quando l’amore
che prevedeva il divorzio in caso di sevizie e adulte- finisce gli alimenti colmano il vuoto”. •
rio. Fu bocciato con 400 voti sfavorevoli e 13 a fa- Giuliana Rotondi

27
VISTI DA VICINO

PRIMA
MODELLO BASE
Ricostruzione di una motta della
Francia Settentrionale, del tipo
diffuso intorno al Mille.

PONTE LEVATOIO CASA E TRIBUNALE


L’accesso alla fortezza L’edificio più imponente della
rialzata era possibile bassa corte ospitava la “sala
solo attraverso un ponte grande” (o “aula”) dove veniva
mobile che univa la amministrata la giustizia e dove
motta alla bassa corte. si tenevano i banchetti e le
cerimonie ufficiali. Qui vivevano i
padroni e si alloggiavano gli ospiti.

DIFESA RIALZATA
Alla sommità della
collinetta artificiale (la
“motta”) c’era una torre di
guardia, di solito a pianta
quadrangolare, in legno o
in pietra. Era circondata da
una palizzata, talvolta con
un camminamento di ronda
in cima. La torre ospitava i
soldati della guardia e veniva
utilizzata come estremo
rifugio in caso di attacco.

DOPPIO FOSSATO
Sia la motta artificiale,
sia la bassa corte erano È PRONTO!
circondate da un fossato
Le cucine e gli alloggi
riempito d’acqua.
degli abitanti della bassa
corte erano in un unico
grande edificio basso.

28
DEI CASTELLI
AUTARCHICI
Gli antenati dei castelli MEDIOEVALI erano
La motta era un insediamento
pressoché autosufficiente. Aveva
le “motte”: borghi cintati e autosufficienti. Che
infatti una propria fornace,
l’armeria e laboratori artigianali. in qualche caso sono diventati CITTADINE

P
rima che possenti castelli in pietra pun-
teggiassero con i loro profili merla-
ti valli e pianure, tra la fine del X e l’i-
nizio dell’XI secolo spuntarono, prima
in Francia e poi altrove in Europa, borghi for-

G. ALBERTINI
tificati costruiti in legno. Caratterizzato da un
terrapieno artificiale alto dai sei ai quindici me-
tri, questo tipo di incastellamento si chiamava
appunto “motta” (nel senso di “montagnetta”).
Alla normanna. Rovine di questi sistemi di-
fensivi si trovano ancora oggi in abbondanza nel
Nord Europa, soprattutto in Inghilterra e nel-
la Francia Settentrionale, dove la dominazio-
ne normanna fu più marcata. La motta a pianta
circolare era infatti un’invenzione dei Norman-
ni. Tanto che nel celebre arazzo di Bayeux, che
rappresenta la battaglia di Hastings (Inghilter-
ra) combattuta nel 1066 fra Normanni e Anglo-
sassoni, se ne vedono ben cinque.
La collina artificiale veniva costruita ammuc-
chiando terra e pietre (per esempio blocchi di
gesso) ricavate nelle vicinanze dell’insediamen-
TUTTI A MESSA
Spesso nella corte
to. Si usava anche il materiale di riporto dello
bassa c’era una scavo del fossato circostante. La motta era sem-
chiesetta, in qualche pre collegata a un piccolo villaggio fortificato,
caso diventata non sopraelevato, anch’esso protetto da un fos-
poi una chiesa più
grande.
sato: la “bassa corte”.
Potere locale. Come i successivi castelli
(che sono una loro evoluzione) le motte nacque-
IN PIAZZETTA ro da una doppia esigenza: militare e residen-
Nella bassa corte si svolgeva la ziale. E come i castelli divennero i simboli della
vita quotidiana. Nell’ampio cortile potenza e dell’autorità dei signori locali, che da
fortificato c’erano il pozzo e le lì governavano i loro territori. Con l’arrivo dei
strutture adibite alle abitazioni, ai Normanni le motte si diffusero anche nell’Italia
servizi e ai lavori agricoli.
Meridionale. A poco a poco, in tutta la Penisola
il termine arrivò a definire un rialzo di terra, non
BESTIE E
CRISTIANI necessariamente di forma circolare, con una for-
Stalle e magazzini, tificazione alla sommità. In Lombardia, Veneto
oltre che a merci e Piemonte esistono ancora toponimi che ricor-
e animali, erano dano l’origine di molte località da insediamenti
destinati ai servi. Che
spesso trovavano di questo tipo: Motta Visconti (Mi), Motta di
posto nel fienile. Livenza (Tv) o Motta Vagnoni (To). •
Giorgio Albertini

29
ISTRUZIONE

AKG/MONDADORI PORTFOLIO
A SCUOLA CON
CARLO MAGNO
Ecco come si studiava 1.200 ANNI FA nella prima scuola pubblica.
Quella voluta dal re dei Franchi in una RIFORMA senza precedenti


M
agno” non è un epiteto da tut- siastici del regno, alla quale seguirono diversi “capi-
ti. Se il re dei Franchi Pipino il tolari” (cioè ordinanze) che fissarono, svilupparono
Breve doveva il suo nomignolo e uniformarono la questione fondamentale dell’i-
alla bassa statura, il figlio Carlo struzione. Era il primo passo di quella che verrà poi
divenne per tutti “il Grande” per le sue numerose definita renovatio o “rinascita carolingia”.
qualità. E non solo perché fu un valoroso condot- La squadra. Per il suo progetto il sovrano chia-
tiero, che sconfisse Àvari, Longobardi e Sassoni fino mò a corte intellettuali di grande talento. Come
a fondare il Sacro romano impero, e nemmeno sol- l’inglese Alcuino di York, insegnante di grande fa-
tanto perché fu magnanimo con i nemici e aperto ma e con una vocazione per la pedagogia, o come
verso le culture diverse dalla sua. Uno dei suoi me- l’italiano Pietro da Pisa, il primo studioso a entrare
riti fu anche quello di aver risvegliato l’Europa dal nella corte come maestro di grammatica per i gio-
letargo culturale in cui era piombata dopo la cadu- vani nobili (e per lo stesso Carlo, semianalfabeta).
ta dell’Impero romano. E di avere istituito, con una C’erano poi Eginardo, esperto di grammatica lati-
riforma senza precedenti, la prima scuola pubblica. na e abile architetto (fu lui a progettare il palazzo di
Cominciare dalle basi. Carlo Magno si trovò Aquisgrana), e Teodolfo d’Orléans, vescovo ma so-
ad affrontare il difficile compito di governare una prattutto poeta.
realtà politica inedita, non più circoscritta al Regno Il re convocò anche lo storico, naturalista e studio-
BUON MAESTRO dei Franchi, ma neppure somigliante al prece- so di greco Paolo Diacono, membro di una famiglia
Carlo Magno guida la dente Impero romano. Si trattava di un longobarda non assoggettata dai Franchi, a te-
mano di uno scolaro vasto territorio costituito da grup- stimonianza della grande apertura menta-
in un’illustrazione pi etnici e culturali molto diversi, le del sovrano. Se da un lato Carlo vo-
ottocentesca (in
realtà il re non anche nella lingua: francesi, ger- leva centralizzare il governo del re-
sapeva scrivere). manici, italiani. gno, infatti, dall’altro sapeva valo-
In alto a sinistra, Per mettere ordine nel suo rizzare le differenze.
il suo testamento regno disponeva di due stru- W la schola! L’idea di creare
(814) nella scrittura
minuscola carolina, da menti formidabili: la lingua la- un sistema d’istruzione comune in
lui introdotta. tina e la religione. La prima, pe- tutto il territorio fu accolta con en-
A destra, il suo rò, non era più l’idioma di tutti i tusiasmo da vescovi, abati e prelati.
monogramma: giorni ed era conosciuta male an- Quanto fosse spontaneo non si sa, vi-
KaRoLuS.
che dagli ecclesiastici. Nemmeno la sto che era stato un decreto del 797 a im-
fede cristiana era la stessa per tutti: l’in- porre loro di fondare scuole di vario grado in
terpretazione delle Scritture cambiava da re- cattedrali, abbazie e villaggi. Ma chi poteva frequen-
gione a regione e qua e là persistevano riti pagani, tare quelle scuole? Tutti, considerati gli standard
soprattutto nelle zone rurali. Per dare unità alle sue dell’epoca, ovvero anche giovani di media o bassa
terre, insomma, bisognava iniziare dalle fondamen- estrazione sociale.
ta. Cioè dalla scuola, che a quel tempo significava Il modello era la Schola palatina di Aquisgrana, ca-
dai monasteri, roccaforti del sapere. pitale del regno. Inaugurata già dai sovrani merovin-
Ma ai tempi di Carlo il livello culturale del clero, gi e restaurata dal padre di Carlo, aveva inizialmen-
purtroppo, era molto vicino all’analfabetismo: nel te lo scopo di formare la classe di scrivani e contabi-
780 il sovrano fece divulgare una lettera agli eccle- li di palazzo sotto la guida di Alcuino.

31
SEMBRA che lo stesso Carlo Magno partecipasse ad appassionanti
sfide di logica con ALCUINO DI YORK e i membri della sua corte
Una sorta di scuola di alta amministrazione an- se avvenire mediante l’apprendimento mnemoni- BIBLIOFILO
te litteram. Di cui il re voleva estendere i benefici a co e le punizioni, bensì lavorando sulle innate capa- Carlo Magno riceve
tutto il regno. cità dell’alunno. Proprio per stimolare la vivacità di Alcuino di York che
Il maestro. Dotato di un talento naturale per pensiero dei suoi alunni, ogni giorno proponeva lo- gli presenta alcuni
manoscritti dei suoi
l’insegnamento (lui stesso era solito paragonare il ro problemi matematici e logici. monaci, in un dipinto
suo zelo educativo all’azione di colpire una pietra fo- Il famoso problema del contadino che deve tra- ottocentesco.
caia per produrre la scintilla), Alcuino importò nella ghettare una capra, un lupo e un cavolo sulla riva
scuola carolingia i metodi già sperimentati in Inghil- opposta di un fiume (v. il secondo riquadro nella pa-
terra. La struttura di questa università primordiale gina a fianco) nacque proprio tra le mura del palaz-
era basata sulle sette arti liberali: il trivium (gram- zo di Aquisgrana.
matica, retorica e logica) e il quadrivium (geome- Caccia all’errore. Un potente alleato della ri-
tria, aritmetica, astronomia e musica). forma carolingia fu l’ordine benedettino. Lo scrip-
Come pedagogo Alcuino era all’avanguardia: era torium (il luogo dove si copiavano i manoscritti) di
convinto che la trasmissione del sapere non doves- ogni monastero e abbazia divenne di fatto il primo

32
Il metodo Il metodo
Alcuino 1 Alcuino 2

E P
cco un frammento di er stimolare l’intel-
dialogo tra Alcui- ligenza degli allievi
no (A) e il giovane Alcuino usava anche
principe Pipino (P) di cui enigmi logici. Uno dei più
era precettore: i metodi di famosi – notissimo ancora
insegnamento del monaco oggi (ha dato origine
ricordano l’associazione all’espressione “salvare
d’idee della psicologia. capra e cavoli”) – è il
P: Che cos’è una lettera? seguente. Un contadino
A: Il guardiano della deve traghettare sulla riva
storia. opposta di un fiume una
P: Che cos’è una parola? capra, un lupo e un cavolo,
A: La traditrice della potendo portare sulla
mente. barca solo un elemento
P: Cosa crea la parola? per volta, e senza poter
A: La lingua. lasciare incustodite sulla
P: Che cos’è la lingua? sponda la coppia lupo e
A: Qualcosa che frusta capra (il lupo mangerebbe
l’aria. la capra) e la coppia capra
P: Che cos’è l’aria? e cavolo (la capra mange-
A: La protezione della vita. rebbe il cavolo). Come fa?
P: Che cos’è la vita? Soluzione logica. Il conta-
A: La gioia dei beati, il do- dino deve attraversare il
BRIDGEMAN/ALINARI (2)
lore dei peccatori, l’attesa fiume con la capra (il lupo
della morte. non si mangia il cavo-
P: Che cos’è la morte? lo), quindi può tornare
A: Un evento inevitabile, a prendere il cavolo: lo
un viaggio incerto, il do- porta sull’altra sponda
lore dei vivi, la conferma e ricarica la capra sulla
del testamento, il ladro barca portandola indietro.
LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO

dell’uomo. Quindi può scaricare la


P: Che cos’è l’uomo? capra e caricare il lupo: lo
A: Lo schiavo della morte, porta dall’altra sponda e
un viaggiatore di passag- torna indietro a riprender-
gio, l’ospite di un luogo. si infine la capra.

esempio di scuola pubblica europea. Il libro, consi-


derato un mezzo di conservazione del sapere e del-
la fede, acquisì un’enorme importanza anche come
strumento didattico.
Nella lettera del 780 ai prelati, Alcuino si lamen-
tava così: “Se la loro capacità di scrittura è così ridot-
ta, così anche la loro capacità di comprendere con esat-
tezza le Scritture è di gran lunga inferiore a quanto
converrebbe”. Non era più ammesso non saper scri-
vere. Fino ad allora le missive che arrivavano a cor-
te erano infarcite di errori, praticamente illeggibili.
SISTEMATICI
Due pagine tratte da
La scrittura era considerata un’attività secondaria e
codici della scuola spesso chi sapeva leggere non sapeva scrivere. Alcui-
carolingia: il metodo no rivoluzionò queste abitudini, esaltando la gram-
per contare di Rabano matica e demonizzando gli errori ortografici. Osser-
Mauro (a destra) e
la suddivisione dei
vò, per esempio, che era sufficiente anteporre una h
Vangeli sinottici alla parola latina ara per trasformare “un altare in un
(sopra). porcile” (in latino, hara).

33
CARI MONACI...
Una lettera firmata
da Carlo per
l’abbazia francese
di Saint Denis.

Per alcuni storici il PROGETTO di Carlo, se ATTUATO fino


in fondo, avrebbe potuto cambiare le SORTI dell’Europa
I puntini sulle i. La diffusione delle scuole e la Padre d’Europa. La “riforma scolastica” (che fu
necessità di stabilire regole comuni fece nascere una anche politica) di Carlo Magno è da molti conside-
nuova scrittura. Doveva essere uniforme e sobria, rata il primo tentativo di unificazione europea. Ri-
ma soprattutto precisa e ben leggibile, con tanto di uscito grazie all’apertura mentale di un sovrano il-
punteggiatura. Fu per esempio introdotto il punto letterato ma abbastanza umile da andare lui stesso a
interrogativo, stilizzazione grafica della sigla qo, che scuola e da prendere il meglio di culture anche diver-
stava per quaestio (“domanda”). I copisti dovevano se dalla propria. Una lezione, per la fragile Europa di
metterla alla fine di ogni frase interrogativa: la q con oggi. Di cui resta un’eredità tangibile: col tempo ab-
il tempo venne posta sopra la o, e quest’ultima si ri- bandonata, la minuscola carolina fu riscoperta nel

LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO
dusse a un puntino. Il “papà” della nuova scrittura, Quattrocento dall’umanista italiano Poggio Brac-
detta poi minuscola carolina, pare sia stato uno scri- ciolini, che ne fece un modello per i primi stampa-
vano di nome Adalberto, del monastero benedetti- tori. I quali a loro volta la usarono per forgiare i loro
no di Corbie, in Francia. Ma è quasi certo che dietro caratteri, antenati diretti di quelli che usiamo anco-
ci fosse Alcuino, dal 796 a sua volta abate in Fran- ra oggi sui nostri computer. •
cia, nell’Abbazia di San Martino, presso Tours. Ca- Marco Barberi
ratterizzata dalla forma regolare delle lettere e dalla CARLO, COLTO
COMMITTENTE
riduzione delle abbreviazioni (prima così comples- Sopra, una miniatura
se da essere incomprensibili), la “carolina” imitava i dall’evangelistario
caratteri classici, addolciti dall’influsso delle lettere di Godescalco (781)
arrotondate tipiche della scrittura minuscola greca. commissionato da
Carlo Magno e dalla
Immagini parlanti. L’apprendimento (che al moglie Ildegarda.
tempo significava essenzialmente lettura dei testi A sinistra, Eginardo,
sacri) fu facilitato da un altro strumento didatti- biografo di Carlo
co fino ad allora sottovalutato: la miniatura. Uno Magno, allo scrittoio
in una miniatura del
splendido esempio è costituito dal Vangelo di Car- XIV secolo.
lo, del 795, realizzato a uso personale del sovra-
no. Lì, come in altri testi della scuola carolingia,
furono definitivamente abbandonate le codifica-
te figure bizantine e longobarde che ormai aveva-
AKG/MONDADORI PORTFOLIO (2)

no perso significato per la gente del tempo. La crea-


tività dell’artista cominciò a unire, a quelli simbolici,
elementi realistici. La figura umana acquistò slancio
e vitalità, mentre i volti presentavano realisticamen-
te le fattezze dei personaggi ritratti.

34
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SESSUALITÀ

Dai tabù alla POLIANDRIA (più mariti


per una moglie), dalle SITUAZIONI
imbarazzanti alle POSIZIONI più peccaminose:
l’Età di mezzo sotto le LENZUOLA

I PIACERI
DELLA CARNE
S
esso? No, grazie! Fin dai primi secoli il Me- to generato, nel peccato mi ha concepito mia madre”.
dioevo guardò con sospetto all’intimità fra La lista dei nemici medioevali del sesso è lunga.
uomo e donna, diventando presto un’e- Papa Leone Magno (V secolo) riteneva che “presso
poca sessuofobica. Non fu così per tutti tutte le madri di questa terra il concepimento non è
gli uomini e le donne medioevali, i quartieri a lu- senza colpa”. Un secolo più tardi il vescovo francese
ci rosse esistevano anche allora e a quell’allergia al Cesario di Arles (VI secolo) ammoniva: chi si fosse
sesso si arrivò solo per gradi. Ma resta il fatto che accoppiato nei giorni festivi avrebbe generato figli
nel mondo cristiano la morale sessuale era stabili- lebbrosi e indemoniati. E papa Gregorio Magno,
ta da papi, vescovi, monaci e teologi. un secolo dopo, rincarava la dose: l’unione coniu-
In materia all’inizio si adot- gale è immune da colpa solo
tò, travisandola, la visio- se c’è l’intenzione di avere fi-
ne del filosofo greco Socra- gli. Per lui, “il piacere non può
te. Per il maestro di Platone essere mai senza peccato”. Infi-
non bisognava fare nulla per ne un altro pontefice, Nico-
puro piacere. Di conseguen- la I (e siamo arrivati al IX se-
za, san Girolamo (347-420) colo), raccomandava di aste-
diceva che una donna cessa- nersi da ogni piacere della
va di essere tale e poteva esse- carne e dalla contaminazio- VITE INTIME
re chiamata uomo se sceglie- ne del corpo nei giorni di fe- Un bordello nella miniatura
va di servire più Cristo che il sta. Un’indicazione eredita- di un manoscritto del tardo
mondo: fuor di metafora, vo- ta dagli insegnamenti ebraici Medioevo. A sinistra, una
coppia nell’intimità della
leva dire che la funzione del- ma vanificata, nel secolo suc- camera da letto. Allora la
LUISA RICCIARINI/LEEMAGE

la donna era solo la riprodu- cessivo, dai papi protagonisti donna era “ufficialmente”
zione. Del resto, fu lui a con- della cosiddetta “pornocra- desiderabile solo per
dannare per primo la con- zia”, l’epoca in cui attraverso la funzione riproduttiva
(e la contraccezione
traccezione, bollandola come un ben poco casto viavai al- era condannata).
una forma di omicidio. cune “papesse” (come la bel-
Chi è senza peccato? E pensare che tra i Pa- lissima Marozia) governarono di fatto Roma. Gra-
dri della Chiesa gli ex libertini, che di sesso dove- zie ai piaceri che sapevano dare.
vano intendersene, non mancavano. Uno per tutti, Ai ripari. A partire dal XII secolo, il sesso diven-
sant’Agostino (morto nel 430), che si convertì do- ne materia da teologi del calibro di Pietro Lombar-
po una gioventù dissoluta; forse per questo consi- do, sant’Alberto Magno e san Tommaso d’Aquino.
derava il sesso lo strumento della trasmissione del Erano tutti d’accordo su un punto: per chi proprio
peccato originale. Per farlo, arrivò a forzare il signi- non sapeva resistere alla tentazione del sesso c’era
ficato di questo salmo biblico: “Nella colpa sono sta- pur sempre il matrimonio e le nozze erano l’unico
LEEMAGE

36
LA TOP-FIVE
DELLE POSIZIONI
Il vescovo tedesco sant’Alberto
Magno (1206-1280) si prese
la briga di redigere una lista
delle posizioni dell’amplesso,
ordinandole dalla più consona
alla più peccaminosa.

1
“Missionario”

2
Lato a lato

3
Seduti

4
In piedi

LUISA RICCIARINI/LEEMAGE (2)


5
Da dietro

Per prepararsi agli INCONTRI sessuali le DONNE puntavano sulla


rimedio per la concupiscenza. Il Dottore Angeli- AMORE E
co, come fu chiamato d’Aquino, affermò che “nel PERVERSIONE
rapporto l’uomo diviene simile alla bestia”, che l’u- Qui sopra, una donna
frusta il marito sotto
nione carnale “ha sempre in sé qualcosa di vergogno- lo sguardo di un’altra
so e causa il rossore”, che solo chi arriva vergine alla coppia di sposi.
morte ottiene il paradiso al cento per cento, men- In alto a sinistra, Gli
tre gli sposati si fermano al trenta (lo racconta nel amanti defunti: è il
titolo dell’opera di
suo trattato di teologia). Naturalmente, aggiunge- Matthias Grünewald
va che l’uomo è sempre trascinato al peccato dal- (1450-1528) che
la donna. rivisitò così il tema del
peccato originale.
Ma i teologi non furono tutti così bacchettoni. A sinistra, Eloisa e
Almeno uno, Pietro Abelardo (1079-1142), fece il suo precettore
eccezione. Abelardo osò sostenere che nessun pia- Abelardo in una
cere naturale (sesso incluso) può essere peccato. La miniatura del ’400.
Ebbero una relazione
pagò cara. Sopportò di essere odiato da Bernardo che finì in tragedia: lei
da Chiaravalle e zittito da papa Innocenzo II, che entrò in convento, lui
lo condannò nel 1141. Finché una brutta notte si fece monaco
qualcuno lo evirò, di sorpresa. La sua colpa? Avere Il dono del mattino. Ma come lo facevano, (ma solo dopo essere
stato evirato).
amato carnalmente la bella Eloisa, di cui era l’isti- quando lo facevano, le coppie medioevali? La don-
tutore. Abelardo si fece monaco e anche Eloisa (al- na si preparava a un incontro sessuale pettinando la
lieva, amante e sposata in segreto) finì in convento. sua attaccatura dei capelli in modo da alzarla il più
Loro, di sicuro, alla passione avevano dato sfogo, possibile, per mostrare la fronte. Era questo l’ide-
come dimostrano alcune bollenti missive. Questa, ale di bellezza del tempo. Si ritirava poi in un ba-
per esempio: “Col pretesto delle lezioni ci abbando- gno pubblico e si cospargeva con profumi a base di
nammo completamente all’amore, lo studio delle let- olii, fiori e spezie. Le coppie si fidanzavano formal-
tere ci offriva quegli angoli segreti che la passione pre- mente intorno all’età di dieci o undici anni, ma si
dilige. Aperti i libri, le parole si affannavano di più incontravano soltanto cinque o sei anni più tardi.
intorno ad argomenti d’amore che di studio, erano Dopo aver fatto sesso per la prima volta, l’uomo
più numerosi i baci che le frasi; la mano correva più spesso si presentava alla sua sposa con il “dono del
spesso al seno che ai libri”. mattino,” per ricompensare la compagna della per-

38
pettinatura: mostrare la FRONTE era infatti considerato molto SEXY
A CACCIA DI dita della verginità. Una piccola scatola decorativa Filippo IV di Francia (1268-1314), per esem-
PECCATORI in cambio di quella che spesso era un’imbarazzante pio, scoprì che la nuora aveva relazioni clandesti-
Sopra, alti e bassi prima esperienza sessuale. E chi aveva rapporti al di ne. Ricorse ai suoi poteri e fece sventrare pubblica-
della vita coniugale
nell’affresco di fuori del matrimonio? Veniva bollato come forni- mente gli amanti di lei. Quanto alle adultere, su-
Memmo di Filippuccio. catore, e punito pesantemente, se scoperto. A dire bivano la rasatura dei capelli ed erano condanna-
Sotto, nell’affresco di il vero più per ragioni pratiche che morali: i nobi- te all’ergastolo.
Benozzo Gozzoli, san li temevano infatti le pretese di eventuali figli ille- Zero fantasie. Poco spazio, almeno a giudica-
Tommaso con papa
Sisto IV. Nel Medioevo gittimi. Un inconveniente contro il quale c’erano re dalle fonti dell’epoca, era lasciato alle fantasie
i Padri della Chiesa solo insicuri preservativi di origine naturale (vesci- sessuali. La posizione canonica era quella del mis-
davano disposizioni che animali, da legare con un filo di spago) e riu- sionario: lui sopra e lei sotto, il più possibile ve-
sulla vita sessuale.
tilizzati più e più volte oppure, appunto, il carcere stiti. L’unica deroga era ammessa in caso di obe-
(quando non la morte). sità. Il sesso orale, invece, era punito con tre an-
ni di reclusione.
C’era poi la spinosissima questione dell’omoses-
sualità. Non furono pochi i grandi personaggi me-
dioevali che preferivano compagni del proprio ses-
so. Riccardo Cuor di Leone era gay e, pare, coin-
volto in una relazione appassionata con il re Filippo
II di Francia. Il tutto tenuto segretissimo, perché
l’omosessualità era considerata un peccato morta-
le. Nel Duecento, Edoardo II d’Inghilterra e il suo
amante Peter Gaveston dovettero affrontare non
solo l’astio, ma anche le lame dei baroni inglesi a
causa della loro relazione. Una relazione che Gave-
LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO (3)

ston pagò con tre esili e l’uccisione a tradimento.


Un altro tema su cui i teologi avevano le idee
chiare era la masturbazione. La Chiesa era d’ac-
cordo con Tommaso d’Aquino, che considerava
la masturbazione un “vizio contro natura”, e quin-
di rigorosamente vietata. Al contrario, le autorità

39
LE TAVERNE, SOSTE PREDILETTE DEI VIAGGIATORI

V
Le prostitute I cibi erano appesi Musicisti itineranti Le lucerne Il vino era Il riscaldamento iaggiare sulle strade
esercitavano per evitare gli allietavano erano a spesso si limitava a un medioevali poteva
nelle taverne. assalti dei topi. le serate. olio. allungato. grande camino. essere faticoso e la sera
niente era più rilassante di un
piatto caldo a base di zuppa
d’orzo e un bicchiere di vino
gustati nel tepore accogliente
di una taverna. Questi locali
non erano come i nostri bar: i
pericoli qui abbondavano.
Le osterie erano l’unico luogo
dove trascorrere il tempo
libero. Durante i giorni di
festa ospitavano canti e balli
sfrenati che però spesso de-
generavano in violenza.
Di lusso o equivoche. Ogni
città o borgo aveva alme-
no un’osteria: erano ben
segnalate da vessilli colorati
e presidiate da un banditore,
una sorta di “buttadentro”
che decantava ai viaggiatori i
prezzi vantaggiosi e la qualità
del vino. C’erano però anche
osterie non blasonate. Quelle

G. ALBERTINI
prive di cartello erano di cat-
tiva fama, ritrovi abituali di
Tra gli alimenti Il denaro si teneva I mendicanti Uomini e donne Tra i clienti migliori briganti e gente di malaffare,
base, la zuppa nella scarsella erano una indossavano cuffie c’erano i mercanti, che qui era più facile trovare don-
di cereali. (borsellino) alla cintura. presenza fissa. di stoffa. viaggiavano per affari. ne che si prostituivano.

L’ADULTERIO non veniva accettato nel Medioevo.


La CHIESA però lo tollerava se a TRADIRE era il maschio
(MEGLIO se con una donna ancora NUBILE)
mediche (che si ispiravano agli insegnamenti del- te abitato e il giorno del giudizio nel V secolo era CROCI E DELIZIE
la Scuola Salernitana) pensavano che la masturba- considerato prossimo, Agostino giudicò più che A destra, il Giardino
zione fosse un modo essenziale per sbarazzarsi di sufficiente una moglie sola. E fu così che, a diffe- delle Delizie di
Jeronimus Bosch
“umore seminale”, e quindi mantenere l’equilibrio renza dei Romani e dei Germani in precedenza, il (1450-1516): per
degli umori corporei, dal quale si pensava dipen- cristianesimo si diede un unico standard sessuale: alcuni il dipinto
desse la salute. la monogamia. rappresenta la
Poligamia germanica. Se il matrimonio era Nella pratica, però, la Chiesa medioevale finì per fugacità dei piaceri
carnali.
dunque l’unico ambito dove il sesso era consenti- considerare accettabile anche l’adulterio ma solo
to, c’erano parti dell’Europa medioevale, specie nei per il marito, non certo per la moglie. In alcune re-
primi secoli, in cui la ribellione serpeggiava fra le gioni d’Europa, un uomo era considerato adultero
lenzuola. Per esempio in Germania. La poligamia solo se aveva avuto rapporti sessuali con una don-
veniva regolarmente praticata, da secoli, dai tede- na sposata, non se l’amante era nubile. O meglio,
schi, come eredità delle tradizioni dei Germani an- avere rapporti con una donna non sposata era sì ri-
tichi. Sull’argomento, sant’Agostino aveva giusti- tenuto peccato, ma meno grave.
ficato soltanto la poligamia dei profeti dell’Anti- Una moglie veniva invece accusata in ogni caso
co Testamento. Il fatto che avessero più mogli non di adulterio se aveva avuto rapporti sessuali fuori
era segno di desiderio smodato, bensì della neces- dal matrimonio. E siccome la donna sposata veni-
sità del popolo di Israele, all’alba del mondo, di ri- va punita più duramente, l’adulterio era un caso ra-
prodursi e popolare la Terra. rissimo tra le mogli. •
Siccome però il mondo era ormai ampiamen- Giorgio Nadali

40
LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO (2)

Una moglie, tanti mariti (ma solo in Oriente)

L
a poligamia (un marito con Altri mondi. In epoca medioevale
più mogli) era abbastanza l’unica forma di poliandria cono-
comune tra i popoli germa- sciuta è quella del buddhismo ti-
nici e rimase a lungo diffusa nel betano. Si tratta della cosiddetta
Nord Europa. Da lì si è traman- poliandria adelfica, nella quale
data ai movimenti apostolici una donna viene sposata anche
protestanti che ancora oggi (per dai fratelli del primo marito. E
esempio in alcune zone degli di poliandria si parla, sempre
Stati Uniti) la praticano. Quasi in Oriente, nel poema epico
sconosciuta nell’Occidente pa- induista Mahabharata (nella
triarcale fu invece la poliandria foto, scene erotiche su un rilievo
(una moglie con più mariti). indiano dell’XI secolo).

41
CITTÀ DEL MEDIOEVO

Ventiquattro ore nella PERUGIA del ’300.


Dove L’UOMO medioevale trovava la propria
dimensione umana e soprattutto SPIRITUALE

UN GIORNO IN
COMUNE
S
i dice che il mattino abbia l’oro in bocca. la propria bottega. Ma se il regolamento comunale
Nel Trecento prima dell’oro, in bocca, c’e- non vietava di scaricare i rifiuti in strada, proibiva di
ra però il Signore. E gli si rendeva onore fin mettere i bancali lungo le vie. «La piazza deputata al
dal primo rintocco delle campane. Quan- mercato era solo quella centrale: quella con la Fon-
do, scesi dai pagliericci – i grandi letti su cui dor- tana maggiore e il Palazzo dei priori», spiega Fran-
miva tutta la famiglia – ci si faceva il triplice segno co Mezzanotte, storico medievista. «Lo statuto pre-
della croce (uno per il Padre, uno per il Figlio e uno vedeva infatti che le tortuose vie del centro rimanes-
per lo Spirito Santo), per poi recarsi in Chiesa, per sero sgombre, per permettere ai cittadini di passare
la messa di inizio mattina. agevolmente, se serviva anche con i propri muli ca- LARGHE INTESE
Nobili a cavallo
La prima campana riecheggiava alle sei: partiva richi di materiale, e recarsi in bottega». nell’affresco Gli effetti
dalla cattedrale nella piazza del comune e, a ruota, Quanto ai negozi, non c’era che da scegliere: «C’e- del buon governo, di
era seguita dalle altre. Nel frattempo si aprivano le ra chi lavorava la lana, chi vendeva stoffe, chi metalli Ambrogio Lorenzetti, a
porte lungo le mura, attorno alle quali si animava- o chiodi, molto richiesti in anni di espansione urba- Siena. Gli aristocratici
erano tra i “poteri forti”
no i quartieri cittadini. Solo dopo, a messa conclusa nistica. E poi c’erano orefici, panettieri, ciabattini, con mercanti, artigiani
e a colazione fatta, il centro prendeva vita. Commer- carpentieri, notai. Basti pensare che le corporazio- ed ecclesiastici. A
cianti, studenti, uomini d’arme camminavano per ni delle arti nel XIV secolo erano più di 40, per una mantenere l’equilibrio
gli stretti vicoli di origini etrusco-romane, al fianco città di circa 20-25mila unità», precisa lo storico. cittadino si introdusse il
podestà, che comandava
di mendicanti, contadini carichi di frutta e verdura, I piccoli venditori itineranti si davano invece ap- anche l’esercito.
signori, pellegrini e predicatori. Ma anche tra por- puntamento nella piazza: un gigantesco bazar aper-
ci, galline, pecore, asini o cani randagi. Cominciava to sette giorni su sette, perché non potendo conser-
così una giornata a Perugia. Avremmo potuto sce- vare i cibi in frigorifero era necessario fare la spesa
gliere altri comuni dell’Italia del Trecento: Napoli, ogni giorno. C’era chi vendeva pesci freschi pesca-
Padova o la Siena descritta nel ciclo di affreschi Alle- ti nel lago Trasimeno. O carni conservate sotto sale
goria ed effetti del buono e del cattivo governo di Am- o sotto spezie. E non mancavano prodotti dal sapo-
brogio Lorenzetti, le cui immagini (del 1338-39) il- re esotico, essendo Perugia meta di passaggio obbli-
lustrano questo servizio. gata per i traffici che dall’Oriente arrivavano al por-
Lavora, produci, prega. Alle nove, in città si to di Ancona e raggiungevano poi Firenze o Siena.
iniziava a lavorare. Le donne, nelle prime ore del Colpevoli, in cielo e in terra. Chi si sedeva
giorno, rimanevano in casa a fare il bucato, a curare sulle panche in pietra, incastonate in molte case, po-
i figli – ogni famiglia ne aveva in media tre o quattro teva osservare alle finestre, ai balconi o nelle logge le
– o a pulire le abitazioni. Gli uomini invece si dava- donne intente a lavorare o a curare la loro capiglia-
no ai commerci: aprivano i negozi ed esponevano le tura, tra panni stesi e pittoresche gabbie di uccellini
proprie mercanzie in un’aria non proprio “proven- dondolanti vicino a mensole con vasi di erbe, profu-
zale”. Dal suolo salivano anzi olezzi di liquame e ri- mi e spezie. O veder passare i medici che andavano
fiuti: la pulizia era affidata al buon cuore di ognu- nelle case a controllare lo stato di salute dei malati:
no. E solitamente si limitava alla soglia di casa o del- «Gli ospedali, come li intendiamo noi, erano ancora

42
I comuni si finanziavano con le TASSE. Nasce così L’AZZARDO
di Stato: i COMUNI mettevano una gabella sul gioco dei DADI
un’eccezione: a Perugia ce n’erano una decina, ma

ALINARI
PUBBLICA GOGNA
erano grandi stanze gestite dalle corporazioni, che Cavalieri condannati: la
davano ospitalità ai pellegrini o ai mercanti: il più giustizia era amministrata
antico è in porta Sant’Angelo ed è del 1218», preci- da consoli (o priori) che
sa Mezzanotte. A pranzo si rientrava a casa a man- aggiornavano regolarmente
lo statuto, con nuove leggi e
giare e, fatta una breve siesta, si riprendeva il lavoro. nuove sanzioni. Le pene, oltre
Quando i banditori a cavallo suonavano la trom- che amministrative, spesso
ba, però, c’era poco da stare allegri. Per lo più attira- erano fisiche e avvenivano
vano l’attenzione dei cittadini chiamati ad ascoltare sulla pubblica piazza.
le parole degli araldi comunali che rendevano esecu-
tivi i provvedimenti del podestà. «Un tetro spettaco-
lo era la pubblica punizione dei condannati, espo-
sti nei migliori dei casi al dileggio e agli insulti degli
astanti, ma spesso condannati a pene assai dure, co-
me gli adulteri quando non atrocemente torturati
perfino nel tragitto verso la morte perché le loro gri-
da, i loro spasimi, si imprimessero bene nelle men-
ti dei cittadini», scrivono Chiara e Arsenio Frugoni
nella loro Storia di un giorno in una città medievale
(Laterza), cogliendo uno degli aspetti forse più rap-
presentativi dell’epoca: la suggestione.
Comuni, piccole patrie. Mancando scuole –
Perugia aveva un’università che accoglieva studen-
ti da tutta Europa ma il tasso di scolarizzazione era
bassissimo – la società era tenuta insieme da riti (pe-
ne ed esecuzioni pubbliche, ma anche processioni e
cerimonie) e visioni politiche a breve raggio. Ogni
cittadino trovava la sua ragione d’essere nell’apparte-
nenza al proprio comune. E siccome la città era con-
siderata un “corpo mistico” al pari di quello divino,
orientato al bene comune, il cerchio si chiudeva. Il
cittadino aveva infatti due certezze: la propria rea-
lizzazione passava attraverso la città e lo spirito. Nel
primo caso doveva rispettare le leggi comunali, nel Le case? Bilocali con soppalco

I
secondo quelle divine. Nessuna coscienza individua- n centro abitavano Multipiano. Le case
le e nessuna mobilità sociale. soprattutto i nobili (nella foto, quella di
I poteri forti. Perugia fu sempre guelfa, tanto e i commercianti più Dante a Firenze) erano
che il podestà veniva regolarmente scelto tra i filopa- ricchi, con le loro case- per lo più a due piani
pali. Il suo ruolo era centrale: mediava i conflitti tra torri. Molti piccoli collegati da scale
artigiani si stabilivano di legno. La camera
ceti nobiliari, mercantili, imprenditoriali e religiosi. invece nei quartieri da letto era ai piani
La piazza del comune – ampia per ospitare aduna-
C. BALOSSINI

immediatamente fuo- superiori, al piano in-


te cittadine – esprimeva bene questo equilibrio tra ri le mura, i sobborghi, feriore poteva esserci
“poteri forti”. Vi si affacciavano i palazzi delle fami- che erano separati dai la bottega e la cucina
glie aristocratiche, quasi tutte discendenti dai vecchi contadi limitrofi da con un soggiorno, dei ricchi avevano la
milites (cavalieri) di età feudale. «I nobili spesso si ri- fossati e muretti. C’era separato da un muro facciata sulla strada
univano in consorterie: le famiglie con un medesimo però anche chi, tra i in legno. Le camere da principale, a volte
commercianti, aveva letto erano composte con un porticato.
avo abitavano cioè tutte nello stesso quartiere. Ed optato per una “casa- da un letto comune Sul retro il cortile,
erano sempre in guerra tra loro per il primato sulla bottega” dormendo e da una cassapanca, l’orto o la stalla, con
città, indebolendosi così progressivamente. Su tutte con la famiglia vicino unico mobile in cui forno, legnaia e fonta-
ebbe la meglio a Perugia la famiglia dei Baglioni che al proprio negozio. tenere i vestiti. Le case nili per il bucato.
si impose sulle altre, con il passaggio alla Signoria»,

44
SCALA
TRAFFICO aggiunge lo storico. «Inoltre contribuivano con i lo- spicciolata, ognuno tornava alla propria casa: gli ul-
CITTADINO ro “reparti corazzati” di cavalleria a rimpinguare le timi predicatori si rintanavano nei conventi, i padri
Una strada di Siena file degli eserciti, sempre in guerra con le città vicine di famiglia rientravano a casa. Mentre i “senza Dio”
all’ora di punta con
uomini al lavoro e come Assisi, Gubbio e Todi». Sull’altro lato c’erano si chiudevano nelle taverne a giocare ai dadi, bere e
donne con la spesa. il Palazzo dei priori, espressione del potere economi- bestemmiare. Sordi anche alla campana di fine gior-
Per spostare le merci co e commerciale, e la cattedrale, costruita nel ’200 nata, quella che annunciava che i giochi erano con-
si usavano gli asini, e riedificata successivamente. Si ricordava così ai pe- clusi. Suonava per ordine del podestà, per fugare
che contribuivano a
rendere le strade della rugini che in città comandavano sì i priori, ma an- ogni dubbio sull’ora (non c’erano orologi). Doveva
città maleodoranti. che il partito guelfo. Il popolino e il cosiddetto “po- suonare tre volte e almeno tanto a lungo da esser si-
Alle finestre, appesi polo magro” in piazza invece non contavano nulla. curi di riuscire a tornare a casa da qualunque parte
alle stanghe, vasi, Avevano case per lo più fuori le mura (v. riquadro a della città ci si trovasse. Quando la campana grossa
tappeti e, spesso,
gabbie con gli sinistra), ingrandendo quei sobborghi che successi- batteva cinque colpi si spegneva il fuoco. Il da far-
uccellini. vamente saranno inglobati nella città. si a quel punto lo consigliava un aureo libretto dei
Tutti a casa. Col crepuscolo anche Perugia im- tempi: “Mangiate poco la sera e liberatevi d’ogni pen-
bruniva. A illuminarla, in mancanza di luci pubbli- siero terrestre e mondano e non pensate più a nulla se
che, c’erano i ceri delle cappelle lungo le strade. E non che all’indomani, di buon mattino, andrete a sen-
più calava il sole, più aumentavano i rischi di im- tire la vostra messa”. •
battersi in malintenzionati. Anche per questo, alla Giuliana Rotondi

45
VITA RURALE

IL POPOLO DELLE
CAMPAGNE
Come si viveva (e si MANGIAVA)
nel Medioevo, quando in Europa
quasi nove PERSONE su dieci si
dedicavano all’AGRICOLTURA

L
a notte è già inoltrata ma nell’ampio sa-
lone dedicato ai banchetti la cena del si-
gnore del castello deve ancora entrare nel
vivo. I servi stanno facendo rosolare sugli
spiedi le prede della battuta di caccia appena con-
MERITATO RIPOSO clusa: un cervo, un capriolo, fagiani e lepri. Deci-
Nella foto grande, la ne di torce illuminano la grande mensa dove fan-
ricostruzione di una no bella mostra di sé grandi pagnotte, cesti di frut-
pausa pranzo di un
gruppo di contadini ta di stagione e di primizie dell’orto, dolci al miele,
durante il Medioevo. mandorle e noci. Quanto agli ospiti, mentre at-
In alto a sinistra, tendono le carni fanno onore ai migliori vini del-
una donna intenta a le cantine del castello.
lavorare al telaio.
In alto a destra, la Questo è il Medioevo che ci piace immaginare,
raccolta della frutta: ma di fatto un banchetto così riguardava soltanto
una coltura che non pochi privilegiati. Il resto della popolazione? Era
piaceva ai contadini
perché era un
impegnato a lavorare sodo per produrre quelle pre-
alimento riservato libatezze. Oltre l’85% della forza lavoro in Europa
esclusivamente ai era infatti costituito da contadini, contro il 3-4%
signori e toglieva circa della popolazione italiana attuale.
spazio ai cereali
che rendevano
di più e sfamavano Solo i signori potevano cenare a lume di
più persone. candela
La vita degli agricoltori era molto diversa da quel-
la delle classi privilegiate, e le distinzioni comin-
ciavano a tavola. Intanto, i contadini non cenava-
no mai troppo tardi, la sera. In genere sedevano a
CAMILLO BALOSSINI (7)

mensa prima del tramonto, sia per approfittare del-


la luce, sia perché all’alba dovevano andare a lavora-
re. E anche i loro pasti erano molto diversi da quel-

47
La CACCIA, il pane bianco e la FRUTTA erano riservati ai signori.
li dei ricchi: anziché frumento, riservato ai signo-
ri, mangiavano pane nero di segale o di altri cereali
“inferiori” (cioè meno apprezzati, ma più semplici
da coltivare), una minestra di miglio, nei casi più
fortunati qualche ortaggio. Da bere, vino di pessi-
ma qualità e poi a letto con le galline.
«In alcuni casi», spiega Gabriella Piccinni, medie-
vista all’Università di Siena, «la famiglia contadina
viveva al centro di una terra coltivata e non era co-
stretta a spostarsi per prendersene cura. In tal caso
l’impegno lavorativo era più equamente suddiviso
tra tutti i componenti, uomini, donne e bambini.
Ma c’era anche chi doveva muoversi di molti chilo-
metri: il lavoro diventava perciò prerogativa esclu-
siva degli uomini, che lasciavano il nucleo familia-
re per giorni o per intere stagioni. Mentre il primo
modello era più diffuso nel Nord Italia, il secon-
do caso si verificava più spesso al Sud, e ciò ha rap-
presentato nei secoli un retaggio culturale che ha
a lungo escluso le donne dal mondo del lavoro».

La giornata era scandita dal ciclo solare. E


d’estate si lavorava di più
Era il sole a regolare il ciclo di lavoro, e per set-
timane, d’estate, si arrivava a faticare anche 13-14
ore consecutive per portare a termine operazioni di
mietitura e trebbiatura che oggi le macchine svol-
gono in mezza giornata. Quando si trebbiava, an-
che donne e bambini erano chiamati a collabora-
re: si battevano i covoni di grano disposti a terra
percuotendoli con bastoni o facendovi cammina-
re sopra gli animali da soma. Una tecnica ancora
diffusa, in alcune regioni italiane, nel secolo scorso.
La resa del terreno era un altro problema crucia-
le. Mentre oggi un seme di frumento produce me-
diamente 30 volte il suo peso, nel Medioevo la re-
sa era, al meglio, dieci volte inferiore. La semina
era dunque un azzardo per l’agricoltore, che per
ogni raccolto doveva versare la terza parte al suo
signore e conservare un terzo dei semi raccolti per
l’anno successivo: siccità, grandine o altre calami-
tà naturali bastavano a condannare lui e la sua fa- reali, perché hanno più resa e possono sfamare più LA CONCIA
miglia alla fame. persone», spiega Piccinni. «Il padrone era invece DELLA PELLE
La differenza tra la mensa dei signori e quella dei più interessato ai prodotti ortofrutticoli perché va- Un artigiano che si
dedica alla concia
contadini si rifletteva anche nella scelta delle col- levano di più sul mercato: due opposte esigenze che delle pelli di pecora
ture. Nei campi si seminavano sia cereali invernali potevano sfociare in conflitto, con i contadini che per le pergamene.
(frumento, segale, avena, orzo, farro), sia primave- arrivavano a tagliare di nascosto gli alberi da frut- Professioni come
rili (sorgo, panico, miglio) e leguminose (fave, fa- to per recuperare superficie da coltivare a cereali». questa nacquero nel
mondo contadino.
gioli dall’occhio, piselli, ceci, cicerchie), ingredien-
ti per zuppe e semole. Gli ortaggi erano coltivati I popolani non indossavano abiti colorati,
in piccoli appezzamenti per il consumo casalingo, perché erano troppo costosi
mentre diffusi erano gli alberi da frutto, fonte però Il legame con la terra condizionava ogni aspet-
di discordia: «I contadini preferivano coltivare i ce- to della vita rurale, anche il vestiario, che era con-

48
I contadini si nutrivano di LEGUMI e cereali come segale e farro

Macello di maiali in
una miniatura francese
del XII secolo.

Il mestiere più ambito?


Quello di porcaro

I
l contadino medioe­ di misura di boschi e
vale doveva essere selve, cui veniva dato
in grado di svolgere un valore in base al
innumerevoli mansio­ numero di suini che vi
ni, ma all’interno della si potevano allevare. Il
comunità agraria vi porcaro aveva perciò
erano alcune figure una rilevanza spe­
specializzate: tra que­ ciale all’interno della
ste un ruolo di primo comunità: già l’Editto
piano era detenuto di Rotari del 643
dal porcaro. assegnava al magister
A peso d’oro. Il maiale porcarius il valore più
non offriva solo la car­ alto tra tutti i servi
ne più consumata, an­ casati, pari a quello di
che perché si poteva un artigiano, e in caso
conservare meglio per di assassinio impo­
lunghi periodi grazie neva un pagamento
alla salagione, ma compensativo pari a
anche setole, lardo e 50 scudi d’oro, mentre
strutto. L’animale ave­ un pastore di capre,
va un’importanza tale pecore o buoi veniva
che a partire dal VII “risarcito” con soli 20
secolo diventò l’unità soldi d’oro.

PAZIENZA cepito quasi esclusivamente come abito da lavoro. erano troppo spesso infestati da pulci e zecche, an-
E DEDIZIONE Gli uomini indossavano sempre una semplice ca- che perché i contadini non avevano né la possibili-
Nell’immagine la micia di lana grezza, una tunica a coprire i fianchi tà né tantomeno il desiderio di lavarsi spesso e pos-
rievocazione storica di
una donna che svolge e le brache, una sorta di pantaloni stretti in vita da sedevano generalmente due soli abiti: quello da la-
un lavoro di ricamo, una cintura. L’abbigliamento delle donne non era voro – macchiato, sdrucito, continuamente rat-
un’attività considerata molto dissimile: sopra la camicia indossavano una toppato – e un vestito della festa. L’abito festivo,
un lusso all’epoca. lunga veste e si coprivano il capo con il velo. Tut- che per le donne poteva essere adornato con nastri
ti calzavano zoccoli in legno o rudimentali scarpe e gioielli modesti, non era solo questione di vani-
in pelle e per ripararsi dal freddo si coprivano con tà; ma, indossato in occasione della messa, delle
un mantello. I vestiti erano sempre di un indefi- feste religiose o per celebrare mietitura e vendem-
nito colore grigio-giallastro, poiché le operazioni mia, rafforzava il senso di partecipazione alla co-
di tintura erano costosissime. Per contro gli abiti munità. «Le feste», evidenzia Piccinni, «erano però

49
Era una VITA DURA: ci si lavava poco, gli abiti erano INFESTATI
temute dai proprietari perché sapevano che quan-
do i contadini si riunivano, ben vestiti e magari do-
po aver ecceduto con il vino, si sentivano più for-
ti, pronti a portare avanti contestazioni e rivendi-
cazioni. Avvicinato da solo, spossato dal lavoro nei
campi, il contadino non poteva invece che risulta-
re più remissivo».

D’inverno, per combattere il freddo, si dor-


miva con gli animali
Il focolare era il cuore pulsante delle modeste
abitazioni rurali, realizzate in legno, argilla e pa-
glia, più raramente in pietra, composte da un uni-
co stanzone dove la famiglia mangiava su una rozza
tavolata apparecchiata con ciotole e cucchiai, svol-
geva piccoli lavori di artigianato (come la produ-
zione di cesti e vasellame, la manutenzione degli at-
trezzi e il rattoppo degli abiti) e dormiva. Tutti era-
no ammassati in un unico letto in paglia, insieme
agli animali, per resistere al freddo. In media una
vita non durava più di 35-40 anni, ed era insidia- ricco com’era di piccoli animali da cacciare, frut-
ta da malattie come malaria, tisi e lebbra. Anche la ti spontanei e radici. Era indispensabile per la so-
mortalità infantile era alle stelle. pravvivenza e quindi non andava distrutto se non
In queste condizioni, l’ultima cosa che veniva in quando strettamente necessario».
mente era un sentimento moderno come “l’amore Il contadino medioevale insomma puntava al so-
per la natura”. «I contadini la natura non l’hanno do, a mettere qualcosa sulla tavola per sé e per la
amata mai», mette bene in chiaro Piccinni. «L’han- propria famiglia. Per farcela sfruttava al meglio il
no sempre dovuta combattere perché non prendes- suo ingegno, la sua operosità e la sua esperienza.
se il sopravvento, ma in questa lotta hanno impara- Ben sapendo che prelibatezze come i formaggi, le
to a conoscerla e a rispettarla per affrontarla al me- carni arrostite, la frutta e la verdura di stagione, il
glio. Il bosco per esempio era un nemico, perché pane bianco e i vini pregiati erano destinate esclu-
insidiava il campo, faceva ombra al grano e gli im- sivamente alle mense dei signori. •
pediva di crescere, ma era anche una fonte di cibo, Roberto Roveda

Quando non c’erano i pomodori

S
ulle tavole medioevali Medioevo. Molto più comune
mancavano molti cibi era invece il noce, il cui frutto
che oggi sono comuni: rappresentava una risorsa pre-
«Né contadini né signori po- ziosa non solo come alimento,
tevano infatti assaporare po- ma anche per ricavarne olio
modori, patate e barbabietole, per l’illuminazione.
prodotti originari del conti- ...e pane di ghiande. Il pane,
nente americano», racconta la piatto forte dell’epoca, era
Piccinni, «e neppure melan- diverso da quello che con-
zane e albicocche, alimenti sumiamo oggi. Sulle tavole
che raggiungeranno l’Europa più ricche venivano spezzate
solo in epoca successiva, con pagnotte bianche sempre fre-
l’intensificarsi degli scambi sche e fragranti. Nel pane duro
con l’Estremo Oriente». e scuro che finiva sotto i denti
Olio di noce... Anche l’ulivo ha dei contadini, invece, non era
Fornaio al lavoro
avuto una grande diffusione raro trovare fave, castagne o
nel Tardo Medioevo.
SCALA

solo a partire dalla fine del addirittura ghiande.

50
da PULCI e zecche, si MORIVA di tisi, MALARIA e lebbra

ROBERTO AQUARI
SCENE DI VITA
QUOTIDIANA
A sinistra, un
calzolaio indossa
un paio di occhiali,
una delle invenzioni
medioevali. A destra,
un banchetto di
nobili all’interno di
un castello. Sotto, un
gruppo di contadini
che si reca nei
campi per la raccolta
del fieno in una
giornata estiva.
ALIMENTAZIONE

L’ARMA SEGRETA
LEEMAGE
DEL MEDIOEVO
La folgorante carriera dei FORMAGGI:
dal GRANA inventato dai MONACI alle forme
utilizzate come MONETA sonante

N
egli Anni ’60 Charles De Gaulle, pre- goroso da quasi tutte le regole, veniva egregiamente
sidente della Repubblica francese, una compensata dal ricorso al formaggio», spiega lo sto-
volta sbottò: “Come si può governare rico. Per di più, i latticini avevano il pregio di esse-
un Paese che ha 246 varietà differenti re un cibo “povero”, ma soprattutto erano un buon
di formaggio?”. Si sbagliava: le varietà sono più del modo di conservare il latte. La nascita del grana si fa
doppio. La Francia infatti conobbe, come l’Italia, risalire proprio a questa necessità.
un’autentica “moltiplicazione dei formaggi” grazie In un periodo imprecisato dopo il 1135, anno di
al boom caseario del Medioevo. fondazione dell’Abbazia di Chiaravalle, a sud di Mi-
Andato a male. Che i “secoli bui” siano stati lano, i monaci cistercensi intrapresero un’imponen-
un’epoca luminosa per i latticini è presto dimostrato. te opera di disboscamento e bonifica. Introducen-
Il termine “formaggio” si affermò in Italia nel cor- do il sistema delle marcite (prati irrigati con cana-
so del XIII secolo, dall’antico francese formage, a sua lizzazioni) riuscirono a ottenere foraggio fresco in
volta derivato dal latino tardo formaticum (“messo in ogni periodo dell’anno. Come conseguenza, alle-
forma”). Si preparava così il gorgonzola, che la leg- varono più mucche e si trovarono con più latte. «I
genda vuole sia nato per caso tra il X e il XII secolo bovini del Medioevo venivano impiegati come for-
nei pressi dell’omonima cittadina a est di Milano: da za lavoro, raramente per la carne», chiarisce Mon-
una forma di stracchino andata a male. Ovvero dal tanari. «E il latte veniva utilizzato di rado come be-
formaggio fresco di latte (cagliato) delle vacche strac- vanda: quasi sempre diventava formaggio». I mona-
che (in lombardo “stanche”, perché ogni autunno ci di Chiaravalle, già gran produttori di formaggelle,
dovevano tornare dagli alpeggi ai pascoli di pianura). pensarono di ottenere – con una cottura della caglia-
E pensare che a quel tempo si guardava con sospet- ta più lunga (vedi sequenza nella pagina seguente) –
to alla fermentazione e alla coagulazione del latte, una pasta più densa che si potesse stagionare e con-
paragonate alla putrefazione. La celebre scuola me- servare. Nacque così il caseus vetus (“formaggio vec-
dica salernitana, nel XII-XIII secolo, teneva sul for- chio”), ossia il grana.
maggio un atteggiamento ambiguo. Lo considerava Nello stesso modo nacque il tête de moine ovvero
“cibo freddo e indigesto”, ma ne vantava le virtù se as- “testa di monaco”. Si tratta di un formaggio stagio-
sunto con moderazione: “Solo il formaggio mangia- nato svizzero inventato da un anonimo monaco-ca-
to a piccole dosi non fa male alla salute” (un consiglio saro del Monastero di Bellelay, nel Giura bernese. Si
tutto sommato condiviso dai medici di oggi). Con- trova citato – con altra denominazione – per la pri-
tadini e pastori (che non leggevano trattati ma ave- ma volta in un manoscritto del 1292, ma prese il suo
POPOLARE vano fame) continuarono però a mangiarne in gran nome attuale all’inizio dell’800, dopo la soppressio-
Mangiatori di quantità: per loro era un cibo energetico e a buon ne dei monasteri. Fu allora che i soldati napoleonici
ricotta in un
dipinto di Vincenzo mercato. «Si consumava in particolare nelle zone di ne scoprirono le forme nelle cantine del monastero e
Campi (1536- montagna, come sostituto o complemento della car- impararono a gustarlo raschiandolo con un apposito
1591). I contadini ne», spiega Massimo Montanari, medievista e stori- attrezzo, chiamato girolle. L’aspetto della forma ra-
consumavano co dell’alimentazione. «Se si considera la frequenza schiata ricordava la testa dei monaci, con la tonsura.
formaggio come
sostituto della con la quale il formaggio è citato nei documenti, do- Prelibati. La carriera dei formaggi stagionati fu
carne: i bovini non vevano essere rare le famiglie che non possedevano inarrestabile. A metà ’400 l’umanista e gastronomo
si macellavano l’attrezzatura necessaria alla caseificazione». Bartolomeo Sacchi, detto “il Platina”, scrisse: “Due
(erano più utili
nei campi) e la
Monacale. A trasformare il formaggio in risorsa sono le varietà di formaggio che si contendono il pri-
selvaggina era continentale furono però i monaci. «La rinuncia al mato. Il marzolino, come lo chiamano i toscani, che si
riservata ai nobili. consumo di carne, proibita in modo più o meno ri- fa in Toscana nel mese di marzo; e il parmigiano delle

53
IL GIRO DEL FORMAGGIO
1 2
MUNGITURA I prodotti caseari erano ottenuti più fre- DAL CASARO La caseificazione: il caglio (enzimi degli
quentemente da latte di capra o di pecora (come testimo- stomaci ovini) aggiunto al latte cotto dava la cagliata.
nia questa miniatura da un trattato del Duecento). Il grana fu “inventato” prolungandone la cottura.

COTTO
PANINO La cottura: più
Il formaggio veniva durava, più la pasta
SENZA BURRO (“cacio”) ottenuta
mangiato con il
Il latte si beveva induriva.
pane (di segale).
di rado. Il burro si
diffuse solo dal ’500.

LATTE E CAGLIO
Dallo stomaco
ovino si otteneva
anche il caglio.

LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO
INTERO IN OGNI CASA
Il latte munto non Gli utensili del
LEEMAGE

veniva scremato, ma casaro comprendevano


usato puro. filtri e mestoli.

3 4
IN FORMA A seconda del tipo di pasta ottenuta dalla FORMAGGIAI Per secoli i formaggi furono preva-
cottura il prodotto si metteva in contenitori di vimini lentemente freschi. Nel Medioevo si diffusero quelli
(per i formaggi freschi) o in forme di legno. stagionati, specialità delle abbazie.

IN FAMIGLIA BOTTEGA
Dal Medioevo si
FORME Alla lavorazione
diffusero i banchi dei
partecipava
La pasta ottenuta formaggiai.
tutta la famiglia.
veniva posta in
forme (da cui
“formaggio”).

GETTY IMAGES
BRIDGEMAN/ALINARI

RICOTTA A PESO
Il siero della La stadera si usava PREZIOSE
cagliata, con una per la vendita a Le forme più
seconda cottura, peso dei formaggi stagionate erano
diventava ricotta. stagionati. anche le più ricercate.
Il pastore SAN LUCIO, vissuto nel XIII secolo, è il santo
PROTETTORE dei casari. Venne UCCISO perché dava ai
POVERI il formaggio ricavato dal latte del PADRONE
regioni cisalpine, che si può chiamare anche maggengo, di “cacio” (alias formaggio) “buono, bello e ben sta-
dal mese di maggio”. gionato”. Forse fu proprio grazie al valore commer-
Sono almeno una ventina, stando ai conti dello ciale assunto dal formaggio nel tempo che vennero
storico francese Léo Moulin, i formaggi con un’o- spazzati via i pregiudizi delle classi superiori nei suoi
rigine medioevale. Tra questi il montasio, chiama- confronti. Che di fatto, nel ’400, erano già del tut-
to così per la prima volta in un prezzario del 1775, to superati. Basta leggere ciò che scrisse Pantaleone
ma nato verso il 1200 nell’Abbazia di Moggio Udi- da Confienza nel suo Trattato dei latticini (1447): il
nese, in Friuli. E persino la mozzarella, che si produ- medico (al servizio dei Savoia) descrisse le virtù dei
ceva nell’Italia Meridionale fin dai tempi della Ma- formaggi prodotti in Piemonte, Valle d’Aosta, Emi-
gna Grecia (VI-V secolo a.C.), fu chiamata così nel lia-Romagna, Toscana, Francia, Inghilterra, Ger-
Medioevo, perché la pasta filata veniva “mozzata”: mania e Fiandre, assicurando che i poveri consuma-
in un documento del XII secolo ritrovato a Capua vano questo alimento “all’inizio, in mezzo e alla fine
(Caserta) si legge che i monaci del locale Monaste- del pranzo” e spiegando anche che il formaggio era
ro di San Lorenzo ne offrivano una a ogni pellegri- gradito a “re, duchi, conti, marchesi, baronesse, nobi-
no che passava di lì. li e mercanti”.
A peso d’oro. Il valore del formaggio nel Medio- Riassumendo: nel Medioevo alle varietà di for-
evo non si esauriva nell’essere una riserva alimentare maggio più antiche, che avevano sfamato genera-
strategica per villaggi e monasteri. I prodotti caseari zioni di popolani, se ne erano aggiunte molte altre.
divennero anche “moneta sonante”. I contadini, in- Sempre nel Tardo Medioevo l’alimento finì sulle ta-
fatti, dovevano pagare (alle abbazie o ai signori) l’af- vole di tutte le classi sociali. Negli stessi secoli, infi-
fitto delle terre che lavoravano. E spesso lo facevano ne, si affermò una consuetudine incoraggiata dalla
con forme di formaggio. medicina del tempo: consumare sempre il formag-
In una pergamena del 1380, per esempio, si legge gio alla fine dei pasti. Abitudine arrivata fino a noi
che i contadini della Val Taleggio (Bergamo) doveva- e accompagnata dal proverbio lombardo La boca l’è
no al duca di Milano “ducentum pensa casei boni pul- minga straca se la sa no de vaca: “La bocca non è stan-
chri ac bene axaxonati” cioè 200 “pesi” (antica uni- ca, finché non sa di vacca”. •
tà di misura corrispondente a circa 7 chilogrammi) Daniele Venturoli

Breve storia del formaggio, nato per caso alle origini della civiltà

L
a scoperta del for- serto, conservò del latte l’arte di trasformare il Statuetta greca
maggio avvenne fresco in un otre ricava- latte (caprino e pecori- (VI secolo a.C.):
probabilmente per to da uno stomaco di no, poi anche vaccino) l’uomo grattugia forse
caso già nella preistoria, pecora. All’arrivo scoprì in formaggio era diffusa del pecorino.
osservando il latte co- che, a causa degli scos- in epoca romana in tut-
agulato nello stomaco soni del viaggio e grazie ta Europa. Giulio Cesare
CORTESIA CONSORZIO PARMIGIANO REGGIANO
di animali uccisi: era il agli enzimi riattivati (I secolo a.C.) nel De
caglio, additivo-base dal calore, il latte era bello gallico, parlando
della caseificazione. Gli diventato formaggio. dei popoli del Nord
Egizi 4mila anni fa pro- Ma l’idea di trasportare (Germani e Galli) scrisse
ducevano formaggi di il latte trasformandolo che “la maggior parte
capra e anche gli Ebrei li in formaggio si deve del loro vitto consiste
conoscevano (ne parla ai nomadi dell’Asia in latte, for-
la Bibbia). Forse in que- Centrale. maggio e
sto contesto affonda le Mitologico. Ben nota carne”.
radici l’antica leggenda ai Greci (nel mito, Zeus
– tramandata da varie viene nutrito con i for-
fonti – del mercante maggi ricavati dal latte
che, attraversando il de- della capra Amaltea),

55
RINASCIMENTO

Quanti erano, come VIVEVANO, che cosa MANGIAVANO


gli ITALIANI al tempo di LEONARDO

a.d. 1500

FOTOTECA GILARDI
SALUTE INCERTA
Un ospedale del ’400: l’Italia si stava
La società italiana riavendo dalla peste del 1347.

N
ella Penisola, verso il 1500, gli italiani erano quasi
10 milioni. Questi i residenti nelle principali città
intorno all’anno 1450:
In viaggio
L’
VENEZIA MILANO GENOVA FIRENZE ROMA
90mila 90mila 50mila 40mila 35mila italiano medio di 500 anni fa viaggiava di rado. Gli
unici a spostarsi erano soldati di ventura, braccianti
La durata media della vita a Firenze intorno al 1475 era di itineranti, mercanti e, in qualche caso, gli artisti di
43 anni. Le ragazze si sposavano in media a 18 anni (ma grido. Ecco alcune indicazioni sui tempi di percorrenza delle
a 14 erano già in età da marito), i ragazzi a 30. Solo i più strade all’epoca di Leonardo:
ricchi avevano più figli (a Firenze, in media, 6) perché la
necessità della dote da mettere a disposizione poteva VINCI–FIRENZE (40 km ROMA–AMBOISE (Francia,
mandare in rovina una famiglia. L’omosessualità, benché circa): due giorni a piedi o a 1.500 km circa): tre mesi
perseguitata, era di moda nell’alta società. dorso di mulo. con carri o a dorso di mulo.

56
Potenti banchieri

L
a fine del Quattrocento segnò l’apice del potere dei
banchieri italiani. Nati come mercanti nel Medioevo,
molti nuovi ricchi (come i Medici a Firenze o i Chigi
a Siena e Roma) si erano infatti trasformati in banchieri.
Avevano cioè accumulato tanto denaro da poterlo prestare
a sovrani e papi in cambio di vantaggi fiscali e monopoli
commerciali. All’origine della congiura dei Pazzi, che nel
1478 tentò di rovesciare i Medici uccidendo a Firenze
Giuliano e ferendo Lorenzo il Magnifico, c’era proprio la
rivalità tra i due casati nella competizione per il privilegio
di essere i banchieri del papato. Dietro a tanti capolavori
del Rinascimento ci sono i soldi di queste famiglie che
finanziarono Leonardo, Botticelli, Raffaello.

Guerra
permanente
S
ignorie e repubbliche della
Penisola rinascimentale
(Venezia, Firenze, Genova
e papato in testa) passavano
il tempo a farsi la guerra tra
alleanze ballerine. E quando
l’Italia venne contesa fra
Spagna, Francia e Sacro romano
impero, i capitani di ventura
passarono dal soldo dei signori
a quello dei re stranieri.
Le battaglie d’Italia fra la metà
del ’400 e il ’500 segnarono
il successo definitivo delle
armi da fuoco e l’avanzata
dell’artiglieria, e quindi il
SCALA

progressivo declino dell’esercito


in stile medioevale, basato sulla
Un banco di cambio in una
miniatura del XV secolo. cavalleria.

A tavola La rivoluzione della stampa

“F L
ormaggio grattato, maccheroni, buon vin, latte, a stampa a caratteri mobili approdò in Italia nel
ricotte, uva, fichi, meloni, starne e capponi”. È 1464, quando nel monastero benedettino di
l’elenco, di un anonimo modenese, dei cibi Subiaco (Roma) giunsero i monaci tedeschi Conrad
considerati prelibatezze a metà del ’400. Sulle tavole dei Sweynhem e Arnold Pannartz: con loro avevano matrici e
ricchi arrivava soprattutto selvaggina (la carne bovina punzoni per la fusione dei caratteri mobili messi a punto
no, essendo mucche e buoi destinati al lavoro nei campi) una decina d’anni prima da Gutenberg. Nel 1470 aprì la
e frutta (coltivata in orti ai quali era proibito l’accesso). sua bottega il primo stampatore italiano, il messinese
I contadini si accontentavano di zuppe di cereali e Giovanni Filippo De Lignamine e ben presto l’Italia superò
pappe di riso, legumi e pane di segale (l’alimento- tutti. Lo dimostrano le cifre delle edizioni stampate (con
base), mentre il consumo di carne non superava i 30 kg tirature fra 300 e 1.000 copie) alla fine del Quattrocento:
all’anno. Abbondavano latticini e uova, ma patate, mais e
pomodori, “scoperti” dopo il 1492, arrivarono dal Nuovo ITALIA GERMANIA FRANCIA INGHILTERRA
Mondo solo nella seconda metà del ’500. 4.157 3.232 998 395

57
RINASCIMENTO
Un’epoca di PROSPERITÀ e spensieratezza?
Solo per pochi. La BELLA VITA dei signori, e quella
GRAMA di tutti gli altri, 500 anni fa

CHI PUÒ ESSER


LIETO SIA
B
LUOGO anchetti sontuosi, saloni scintillanti, la gerarchia sociale e quella naturale, quindi fra ce-
DI INCONTRO feste fantasmagoriche, discorsi raffina- ti “alti” e cibi “alti”. Gli animali “alti” erano i volati-
Piazza del Mercato ti... È questa l’immagine dell’Italia rina- li. I vegetali “alti” erano i frutti». Nel 1487 Giovan-
Vecchio a Firenze
nel XVI secolo, scimentale che pittori e letterati ci han- ni Bentivoglio, signore di Bologna, per il matrimo-
in un dipinto di no tramandato. Ma era davvero così? Non per tutti. nio del figlio Annibale con Lucrezia d’Este offrì un
Giovanni Stradano. Il nostro Paese, almeno fino all’inizio del ’500, era banchetto durato sette ore. Prima di essere servite,
Al mercato si un posto molto pericoloso, tormentato da guerre, le vivande furono portate “con grandissimo onore in-
incontravano
nobili, borghesi e percorso da capitani di ventura e mercenari. Sca- torno la piazza del palazzo per farne mostra al popolo,
popolani. vando negli archivi notarili, poi, si è scoperto che acciocché vedesse tanta magnificenza”.
fino a metà del Quattrocento la peste era ancora la Guardare, stupirsi, ma non toccare. Sulle ta-
prima causa di morte. Le grandi ricchezze investi- vole dei signori, apparecchiate con i primi bicchieri
te nell’arte, infine, erano concentrate nelle mani di individuali e le forchette (prima si usavano boccali
poche famiglie. che passavano di mano in mano e coltelli), il piatto
Boom edilizio. Verso la metà del Quattrocen- forte era la cacciagione. «I volatili erano considera-
to gli italiani erano poco più di 7 milioni. Cin- ti i simboli dello status signorile», continua Monta-
quant’anni dopo sfioravano i 10 milioni, 150mila nari. Le pernici, per esempio, erano riservate ai no-
dei quali vivevano nel territorio di Firenze, la metro- tabili della città, mentre erano considerate dannose
poli più vivace del secolo. La ripresa, dopo le pesti per la salute di tutti gli altri.
del Trecento (oltre 25 milioni di morti in tutta Eu- Zuco Padella, contadino bolognese che ogni notte
ropa), era stata trainata dai “nuovi ricchi”, mercanti rubava le pesche dall’orto del suo signore, fu punito
del tessile e banchieri in testa. Furono loro a finan- e così redarguito: “un’altra volta lassa stare le fructe de
ziare gli eleganti palazzi cresciuti al posto delle case- li mi pari, e mangia le tue, che suono rape, agli, porri e
torri di epoca comunale. A tre o a quattro piani, ave- cepolle”. Per i poveri, insomma, solo ortaggi. Il sapore
vano le cucine in alto, come i castelli medioevali, per dominante, per tutti, era il dolce-salato: “lo zucche-
scongiurare il pericolo di incendi e tenere lontani i ro non guasta mai la minestra”, scriveva Bartolomeo
cattivi odori. Tra il 1450 e il 1478, nella città tosca- Sacchi nel suo trattato Sul piacere onesto e la buona
na di questi edifici ne sorsero una trentina: Firenze salute. Ricavato dal miele (per i poveri) o dallo zuc-
era un grande cantiere, e non solo di idee. La specu- chero (per i ricchi) un tocco di dolce era irrinuncia-
lazione edilizia portò lavoro e ricchezza e i consumi bile. Il pane si faceva con l’orzo e l’avena, ma anche
accelerarono. Eppure i fiorentini raramente supera- con farina di fave, fagioli e lenticchie. «La maggior
vano i 40 anni, e la “forbice” tra ricchi e poveri, in- parte degli italiani, nelle campagne, mangiava legu-
vece di chiudersi, si aprì. mi e cereali. La sola carne, per loro, era quella di ma-
Le differenze di ceto erano evidenti persino a ta- iale», dice lo storico. «Tra i prodotti importati dall’A-
vola. «Certi cibi erano solo per i signori, altri per i merica, patate e mais si diffusero lentamente, e solo
contadini», spiega Massimo Montanari, medievi- tra i meno abbienti. Fra i ricchi ebbe subito succes-
sta dell’Università di Bologna e storico dell’alimen- so solo il tacchino; tra i poveri il peperoncino, usato
tazione. «Esisteva una corrispondenza simbolica fra al posto delle più costose spezie».
ALINARI

59
60
LEEMAGE
Si credeva che gli ANIMALI più grandi fossero anche i più nutrienti.
Perciò nei banchetti erano RISERVATI agli ospiti di riguardo
I BAGORDI Medici improvvisati. La malnutrizione era la era una virtù) ed economiche (le risorse alimentari
DEI PIÙ RICCHI causa del precario stato di salute degli italiani. La non si dovevano sprecare) erano uno strumento di
A sinistra, il banchetto medicina dell’epoca, del resto, era quella che era. Si controllo sociale. Queste leggi non si applicavano ai
dei principi.
Particolare delle
credeva che i malanni dipendessero da uno squili- nobili: servivano a difendere i simboli dei privilegi
Nozze di Cana di Paolo brio tra i quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco) nobiliari, limitandone la diffusione tra i nuovi ric-
Veronese (1563), oggi e i rimedi a disposizione erano pochi: salassi, impac- chi». In un manoscritto del 1566 si legge che i bor-
conservato al Louvre chi, intrugli di erbe e invocazioni ai santi e alla Ma- ghesi di Milano desideravano più di ogni altra co-
di Parigi.
donna. La Chiesa e la superstizione continuavano a sa “eguagliarsi almen col vestire alla nobiltà”. E il mo-
regolare la vita dei più. La professione medica non do migliore per salire nella scala sociale era un buon
era regolamentata, perché i saperi non erano specia- matrimonio: anche l’amore ubbidiva al portafogli.
listici come oggi. L’umanista Marsilio Ficino era me- Al mercato delle mogli. «La dimensione del-
dico, filosofo e letterato; Angelo Poliziano (poeta) fu la famiglia, soprattutto in città, era in rapporto di-
anche giurista; Luca Pacioli pittore e matematico. retto con l’attività, il rango sociale e la ricchezza del
La stragrande maggioranza degli italiani era inve- capofamiglia», spiega lo studioso di demografia sto-
ce analfabeta. Di conseguenza, la diffusione di una rica Giuliano Pinto, dell’Università di Firenze. Ma
mentalità “moderna” fu lenta. Gutenberg inventò diversamente da ciò che accade oggi in molte regio-
intorno al 1450 la stampa a caratteri mobili, ma di ni del mondo, i più benestanti avevano più figli. «A
libri se ne vendevano pochi. La carta costava cara, metà del ’400, a Siena, le famiglie più ricche conta-
poiché la materia prima per realizzarla – gli stracci vano mediamente nove membri, ma quelle di ceto
– era ricercatissima e relativamente rara. I libri, poi, medio-basso, che erano la maggioranza, sfioravano
si vendevano “sciolti” e chi poteva permetterseli do- appena i quattro membri». Una figlia in età da ma-
veva sobbarcarsi il costo della rilegatura. Oppure far rito (cioè sopra i 14 anni) poteva significare la rovi-
da sé, con ago e filo. Ci vollero decenni prima che na. «La concessione di una ricca dote divenne una
una ricca biblioteca diventasse uno status-symbol. condizione necessaria», spiega Pinto. «Gli stessi go-
Dove invece non si badava a spese era nei banchet- verni cittadini dovettero intervenire per limitare la
CIBO E PIACERE ti nuziali, proprio come oggi. «Un’eccessiva osten- consistenza delle doti. In alcune città si istituirono i
Sotto, una cucina del tazione di ricchezza era però punita dalla legge», os- “monti delle doti”: si versava all’istituto una somma
XVI secolo, nel quadro serva Montanari. A moderare gli eccessi del lusso ci iniziale intestata a una bambina, che veniva restitu-
Voluptas carnis
(piacere carnale) del pensavano le leggi suntuarie. «Fissavano il numero ita con gli interessi al momento del matrimonio».
fiammingo Pieter delle portate e degli invitati, a seconda delle occasio- Una specie di fondo d’investimento. «I maschi delle
Aertsen. ni. Presentate come norme etiche (la moderazione famiglie più facoltose si sposavano sempre più tar-

LESSING/CONTRASTO

61
LEEMAGE /MONDADORI PORTFOLIO (2)
Teoricamente le donne SPOSATE non godevano del permesso
di USCIRE DA SOLE, ma la realtà era ben DIVERSA
MATRIMONIO di. Prima dovevano dedicarsi agli studi o all’appren- ai divertimenti organizzati dai signori per mostra-
TRA NOBILI distato della mercatura». Così in città gli uomini re la loro grandezza: giostre, tornei, corse di caval-
A sinistra, un corteo si sposavano a 30 anni e le ragazze a 18, mentre in li, rappresentazioni teatrali all’aperto. Con gli anni,
nuziale a Firenze,
in un particolare
campagna i maschi erano “sistemati” già a 24 anni. la mania delle feste e dei giochi che segnavano ogni
del quadro Cassone Sesso e feste. In materia di sesso, valevano gli in- evento ufficiale nelle città più grandi passò ai piccoli
Adimari (1450 circa) segnamenti della Chiesa. Ma l’alto numero di figli centri. Dal Carnevale al Calendimaggio, dalla festa
di Giovanni di Ser illegittimi (uno su 12 a fine ’500) dimostra che non del santo patrono alla Mezza quaresima, numerose
Giovanni, detto lo
Scheggia. erano molto rispettati. La donna era considerata uno ricorrenze liturgiche finirono per trasformarsi in sa-
strumento per la prosecuzione della stirpe e sotto- gre paesane. Molte delle quali ci sono ancora oggi.
stava all’autorità del padre prima e del marito poi. Spenditori, sensali e urlatori. C’era un altro
Trucchi e cosmetici erano banditi. Le uniche a svin- luogo di incontro tra classi diverse, quello degli ac-
colarsi da queste regole erano le donne di potere, co- quisti. Al mercato e nelle botteghe si trovavano po-
me Isabella d’Este (v. riquadro nella prossima pagina). polani, mercanti, garzoni, bottegai e nobiluomini, a
Ma la novità in fatto di erotismo fu la moda dell’o- caccia di un buon affare tra pelli, carne, pesce, sete e
mosessualità. Ufficialmente proibita, si diffuse rapi- spezie. «Le botteghe erano piccolissime e precarie»,
damente tra le classi agiate e gli intellettuali (il caso racconta Donatella Calabi, docente di Storia della
più famoso e controverso è quello di Leonardo). La città e del territorio all’Università di Venezia. «Per lo
parola d’ordine era infatti “imitare gli antichi”, Gre- più erano strutture in legno e stoffa, affiancate lun-
ci in testa, tra i quali l’amore omosessuale era norma- go le vie». Le poche in muratura, poste al pianterre-
le. Nella Toscana della fine del Quattrocento si narra no delle case, avevano un retrobottega o un soppal-
fosse così comune che, in tedesco, la parola florenzer co che fungeva da deposito, raggiungibile con una
(“fiorentino”) era sinonimo di omosessuale. Trop- scaletta interna. Solo una tenda proteggeva l’ingres-
po per il frate Girolamo Savonarola che, dando fuo- so, mentre al posto delle vetrine c’erano grandi spor-
co a strumenti musicali, libri e opere d’arte al grido telli in legno che venivano alzati durante il giorno.
di penitenziagite! (“fate penitenza”) tentò di restau- «Nel Rinascimento i poveri divennero un po’ me-
rare nella città dei Medici la morale medioevale. Ma no poveri e i ricchi molto più ricchi», spiega Fran-
a finire sul rogo, alla fine, fu proprio lui, nel 1498. co Franceschi, docente di Storia medioevale all’Uni-
NELL’OSPEDALE I due mondi paralleli del Rinascimento, quello no- versità di Siena. «Ciò portò a una grande espansione
Sotto, un infermiere bile e quello borghese e popolare, si toccavano du- dei consumi e al diffondersi di molti prodotti, an-
lava i piedi a un rante le feste pubbliche. Il tempo libero era pochis- che di pregio. Le sete, per esempio, divennero uno
pellegrino malato in
un affresco di Taddeo simo, specie d’estate, visto che si lavorava dall’alba degli articoli di punta dell’industria tessile italiana,
di Bartolo. al tramonto. Ma nessuno rinunciava a partecipare che ne esportava grandi quantità». Le vie principali

63
FRUTTA, SCARPE,
PANE E MEDICINE
Gli affreschi del Castello
di Issogne, in Val d’Aosta,
descrivono bene le attività
di fine ’400. In alto da
sinistra, la bottega di un
fruttivendolo (con dietro
esposte le scarpe di un
calzolaio) e una farmacia.
A lato, un farmacista che
fa i conti e la bottega di
un pizzicagnolo. In basso,
un forno (per i benestanti,
mentre i poveri il pane lo
facevano in casa) e una
sartoria: un abito di seta
poteva costare come un
piccolo podere.
LEEMAGE (6)
Nella Firenze del ’500, un metro di tessuto in SETA E ORO costava
sui 40 FIORINI. Un manovale ne guadagnava 15 in un anno
di Milano, Firenze, Genova, Venezia e Bologna, le diventarono persino ritrovo di intellettuali. Gli ar-
“città della seta”, si riempirono di grandi botteghe di tisti, infatti, erano artigiani come gli altri, con la lo-
lusso (le antenate delle boutiques) dove le stoffe pre- ro bottega. In quella fiorentina dello scultore Bac-
giate attiravano dame e mercanti: lì un abito pote- cio d’Agnolo (1462-1543) il giovane Raffaello pas-
va costare fino a dieci volte il salario annuale di un sava ore a parlare con i suoi colleghi pittori. Anche
muratore. Così ai poveri non restava che rivolgersi Michelangelo passava di lì, di tanto in tanto. «All’e-
al rigattiere, dove si potevano noleggiare, di mese in poca c’era un forte senso estetico e dell’ordine, an-
mese, letti, lenzuola, pentole e vestiti. Gli artigiani che urbanistico», prosegue Nevola. «A Firenze, per
e i commercianti che trattavano uno stesso prodot- esempio, nel 1593 il granduca di Toscana Ferdinan-
to si riunivano di solito lungo la medesima strada. do I de’ Medici, stanco di vedere Ponte Vecchio de-
E le vie dei Calzaioli, delle Mercerie, delle Pellicce- turpato da “macellari, pizzicagnoli, fabbri et altri eser-
rie, dei Bicchierai e degli Orefici che ancora oggi si citij”, per garantire “la maggior bellezza della città” ne
incontrano a Firenze, Venezia o Milano sono un’e- fece chiudere le botteghe, mettendo al loro posto i
redità di quel tempo. La contrattazione con i clien- negozi degli orafi, che ancora oggi occupano il pon-
ti avveniva per strada, davanti ai banchi o ai negozi. te». Concerie, telerie e vetrerie, maleodoranti e peri-
Orario continuato. L’attività iniziava presto, colose, vennero col tempo trasferite fuori dai centri
con il sorgere del sole, e terminava alle nove di sera. urbani o lungo i fiumi. Nacquero così le “zone indu-
Le botteghe che erano anche laboratori e luoghi di striali”, come l’isola di Murano a Venezia, dove tut-
produzione ottenevano però permessi speciali per tora lavorano i mastri vetrai. Anche i caotici merca-
restare aperte anche di notte. Un modo per preve- ti cittadini quotidiani vennero riorganizzati. I ban-
nire, grazie alla presenza dei proprietari, i temutissi- chi di pesce, carne, frutta e verdura finirono ai mar-
mi incendi. Come quello che divampò a Venezia nel gini del mercato, mentre a chi trattava oro, argento,
gennaio del 1514, quando una teleria di Rialto pre- spezie e stoffe, alle banche e ai cambiavalute furono
se fuoco distruggendo il ponte omonimo (allora di riservati gli spazi più belli e centrali.
legno) e molte abitazioni. Intorno a botteghe e mer- Fiera addio. Ai margini dei mercati, infine, vi-
cati si scambiavano anche idee e notizie. «In un’epo- vevano mendicanti, indovini, truffatori e ciarlata-
ca senza mezzi d’informazione di massa, le persone ni. Era l’eredità delle fiere. Anche se in realtà le fie-
venivano a conoscenza dei fatti cittadini e delle nuo- re e i mercati itineranti, legati al mondo medioeva-
ve leggi nelle strade, davanti ai negozi e tra i banchi le, iniziarono a scomparire: era venuta meno la loro
del mercato, al richiamo dei trombettieri e dei co- funzione principale, che era quella di far circolare le
siddetti “urlatori”», spiega Fabrizio Nevola, docente merci. A questo, ci avrebbero pensato fin da allora
di Storia dell’arte all’Università di Exeter nel Devon bottegai e negozianti. •
(Inghilterra). Ma con il loro diffondersi, le botteghe Aldo Carioli e Paola Grimaldi

Lo shopping extralusso di Isabella d’Este, marchesa di Mantova

C
ome spendevano i città, Isabella gli commissio- a Roma, nel 1527, si recò ap-
SCALA

loro soldi i signori del nava qualche “spesuccia”. Per posta a Campo dei Fiori per
Rinascimento? tutta la vita, mettendo mano acquistare alcuni cammei e
Per scoprirlo basta dare alla sua ricca dote, acquistò monete antiche.
un’acchiata ai loro archivi. gioielli, mobili e piccoli Truffata. Nonostante il
Per esempio in quello di oggetti preziosi che poi rega- suo gusto raffinato, anche
Isabella d’Este (1474-1539) lava. Aveva appena 17 anni, Isabella incappò in qualche
moglie di Francesco II Gonza- per esempio, quando chiese fregatura: come quando,
ga, signore di Mantova. a un tale Zibiolo in partenza dopo aver pagato a un anti-
Spendacciona. Isabella era per Parigi di comprarle, con quario romano 44 scudi d’oro
una donna che amava il lusso i 100 ducati che gli aveva per alcune statuette antiche
e che per essere alla moda affidato, velluti, gemme e in marmo, scoprì di aver
spendeva cifre colossali. rosari in ambra. E durante i comprato dei falsi. Rispedì
Ogni volta che un dignitario suoi viaggi non rinunciava indietro la merce e pretese la Isabella ritratta
si recava in missione in altre mai a fare un po’ di shopping: restituzione dei soldi. da Tiziano.

65
TEMPO LIBERO

Sono molti gli SPORT e i PASSATEMPI che ancora ci appassionano


a essere stati INVENTATI o codificati tra il Quattrocento
e il Cinquecento: ecco come ci si divertiva nel RINASCIMENTO

IL SECOLO DEI
GIOCHI
CIVETTINO

66
N
el Rinascimento Dolce&Gabbana
avrebbero firmato le cartelle della
tombola, anziché vestiti e profumi,
perché il gioco (sportivo, da tavolo,
d’azzardo, da bambini, individuale o di squadra)
raggiunse tra il Quattro e il Cinquecento un’im-
portanza straordinaria. Tanto che un artista del
calibro di Mantegna, pittore molto richiesto dalle
corti (da qui il paragone con gli stilisti) nel 1470
accettò di disegnare un prezioso mazzo di tarocchi.
Rebus geniali. Dopo la cupezza medioevale,
quando divertimento faceva rima con peccato, nel
Rinascimento giocare diventò… di moda. L’uo-
mo era il nuovo centro dell’universo e con lui tut-
te le attività creative: le arti, la scienza, l’esplora-
zione, la cartografia, la botanica, la magia. E nella
caleidoscopica inventiva dei geni del tempo (come
Leonardo da Vinci, che disseminò i suoi codici di
rebus, e Michelangelo Buonarroti, che invece in-
CAVALLINA ventò enigmi) ci stava anche il gioco: la prima for-
ma di espressione della creatività, dato che si co-
mincia a praticarlo (e a inventar-
lo) nell’infanzia. «Nel Medioe-
GIORNI vo la Chiesa aveva considerato il
SPENSIERATI gioco come un’attività demonia-
Sopra, saltare ca, che distoglieva l’attenzione da
sopra la schiena del
compagno chino: uno Dio e dalla preghiera», spiega Pie-
dei Giochi di bambini tro Turano, autore dell’Enciclope-
di Bruegel. Altri dia dei giochi tradizionali (Jonia).
esempi? La mosca «Ma l’Umanesimo, dalla fine del
cieca (a lato) e la
parodia del battesimo XIV secolo, recupera le tradizioni
(sotto). A sinistra, ludiche del mondo greco e latino,
i due contendenti, che nel Rinascimento vengono ri-
tenuti fermi per i
piedi dall’“arbitro”,
elaborate e proiettate verso il futu-
dovevano evitare ro». Infatti molti giochi e sport che
con rapidi movimenti ancora oggi pratichiamo sono nati
della testa gli schiaffi in quei secoli.
dell’avversario. MOSCA CIECA «Come il calcio, discendente
della palla alla fiorentina, più si-
mile in verità al rugby», dice Mi-
chele Francipane, fondatore dell’Accademia dei lu-
dogrammatici e autore di molti libri sul tema. «E
il girello, antesignano della roulette, il bigliardo,
miniatura del classico gioco delle bocce, il kolv e il
bandy, progenitori dell’hockey su ghiaccio». Non
solo. Giochi più antichi, nel Rinascimento acquisi-
rono le regole (stabilite, per la prima volta, in trat-
tati scritti) con le quali sono arrivati fino a noi. È il
caso dei giochi di società, della dama e degli scac-
chi, di sport come l’ippica, il nuoto o la scherma e
di spettacoli di massa, come il palio.
Il gioco nell’arte. «Il gioco recupera anche
LESSING/CONTRASTO (4)

un valore pratico, oltre che ricreativo. E una di-


gnità culturale e pedagogica», aggiunge Michele
FINTO BATTESIMO Francipane. «In Gargantua e Pantagruel, scritto da
François Rabelais nel 1532, sono elencati oltre 200

67
Erano molto praticati anche i GIOCHI d’azzardo
con le CARTE, come la ZECCHINETTA, talmente

AKG /MONDADORI PORTFOLIO


diffusi che spesso dovettero essere PROIBITI
giochi in cui si esibiva il gigante Pantagruel, emble- Passatempi bisex. Un gioco popolare da
ma dell’uomo rinascimentale». sempre e spesso raffigurato nel Rinascimento
Un altro eccezionale catalogo di passatempi è il è la bambola, condivisa da maschietti e femmi-
capolavoro di Pieter Bruegel il Vecchio, che nel nucce. Il futuro re di Francia Luigi XIII, nato
1560, nel dipinto Giochi di bambini, ne raffigura nel 1601, le adorava e ne ricevette in dono una
una novantina: piccoli contadini che fanno bolle carrozza piena. Eleonora d’Aragona, duches-
di sapone, capriole e sgambetti, saltano la cavalli- sa di Ferrara, regalò ad Anna Sforza, fidanza-
na, giocano a mosca cieca e a campana, col cerchio, ta undicenne di suo figlio Alfonso d’Este, una
con formine di fango, sonagli, trottole, sassolini, bambola con un ricco corredo di abiti realiz-
bambole, pentoline in miniatura, trampoli, palli- zati dal primo sarto di corte, Tommaso da Napo-
ne… «Molti erano svaghi praticati già dai bambini li: una pupattola alla moda che non aveva nulla da
egizi, greci e romani», sottolinea Paola Biral, stori- invidiare alla nostra Barbie e al suo guardaroba fir-
ca e autrice di Puer ludens: i giochi infantili nell’ico- mato da stilisti internazionali.
nografia dal XIV al XVI secolo (Editoria Universita- Battaglie a tavolino. Verso la metà del XVI I TAROCCHI
ria Venezia). «La novità sta nel fatto che per la pri- secolo era popolarissimo il bigliardo, anche se le VISCONTI-SFORZA
ma volta un artista fa dei giochi infantili – che fino sue origini sono probabilmente anteriori. In Italia La Morte, la Papessa e
ad allora erano comparsi solo in calendari o arazzi era praticato col nome di “gioco delle gugole” (le l’Appeso: tre delle carte
fatte disegnare nel XV
o nei margini dei codici miniati – il soggetto prin- gugole erano le palle). E nella Repubblica di Geno- secolo dai signori di
cipale di un’opera d’arte». va nacque il lotto: i cinque membri del Serenissimo Milano.

CURLING
BOCCE SU GHIACCIO
Rappresentato da Pieter
Bruegel il Vecchio nel
XVI secolo, oggi il curling
è uno sport olimpico.
BRIDGEMAN/ALINARI
GOLF

LESSING/CONTRASTO (2)
COL BASTONE collegio erano eletti con un’estrazione tra 120 can- Tutti sportivi. Nel film Non ci resta che piange-
RICURVO didati, i cui nomi venivano messi in un’urna det- re, Massimo Troisi, catapultato indietro nel tempo
Sopra, il golf era
praticato dagli ta seminario. “Gioco del seminario” si chiamava- a fine Quattrocento, riceve istruzioni da una fan-
scozzesi già nel XIII no le scommesse che la gente faceva sull’esito delle ciulla su come giocare a palla: in effetti, nel Rina-
secolo, ma furono estrazioni. Col tempo i nomi nell’urna scesero a 90. scimento il più “italiano” degli sport era già pratica-
gli inglesi a costruire Anche molti giochi da tavolo ancora popolari so- to con passione. Molto antica è anche l’idea di col-
il primo campo nel
1552. Sotto, I bari di no stati inventati nel Rinascimento. Come il gio- pire la palla con un attrezzo. Ma è del 1555 la pri-
Caravaggio, 1594. co dell’oca: «Secondo una leggenda fu inventato ma testimonianza moderna: Antonio Scaino, in un
Le carte si diffusero dai soldati greci durante l’assedio di Troia», spie- trattato dedicato ad Alfonso d’Este, scrive che i gio-
nel Rinascimento ga Pietro Turano, «ma diverse fonti ne danno la chi di palla più popolari erano il pallone a bracciale
grazie all’invenzione
della stampa. nascita a Firenze, nella seconda metà del Cinque- (antenato del moderno pallone elastico, nel quale
cento». Altro gioco da tavola molto diffuso era la le squadre devono colpire la palla con un pugno o
tombola, nata a Genova dal gioco del lotto e dive- con l’avambraccio), il tamburello e la pallacorda:
nuta popolarissima in Francia grazie a Francesco I da questo gioco, codificato allora, è disceso il ten-
di Valois (1494-1547) che la introdusse a corte do- nis. «Mentre il primo campo da golf fu realizzato in
po la campagna d’Italia. Nelle corti francesi rina- Inghilterra nel 1552, sotto la regina Maria Stuarda,
scimentali impazzavano anche i war games: il pas- e il curling fu ideato in Scozia, poco prima del Ri-
satempo preferito da re e principi furono i campi nascimento», aggiunge Francipane. Sempre in Sco-
di battaglia in miniatura, dove soldatini, cannoni, zia, ma già in epoca rinascimentale, si utilizzò per
fortificazioni, strade, ponti levatoi e fossati con ac- la prima volta la lama sotto i pattini da ghiaccio: in
qua corrente erano realizzati da abili architetti, de- precedenza i pattini erano fatti con tibie di cavallo,
coratori, scultori e meccanici. François Rabelais e mentre la mandibola veniva utilizzata dai bimbi più
Michel de Montaigne, poi, parlano nei loro scrit- piccoli come slittino. •
ti dello shangai, il gioco di abilità con i bastoncini Mariateresa Truncellito
colorati, oggi più noto come mikado. Anche se so-
no state trovate tracce di scacchiere su monumenti
egizi, in Italia le prime testimonianze certe dell’esi- ZARRO
stenza della dama risalgono al XVI secolo, e da al-
lora il gioco ha cominciato a comparire nelle ope-
re letterarie e teatrali, segno della sua popolarità.
Briscola! Per lo sviluppo dei giochi di carte in
Europa fondamentale fu l’invenzione (probabil-
mente tra Mantova e Ferrara nel 1430) del gioco
dei trionfi, che introdusse il concetto di briscola,
il seme che vince tutti gli altri, rendendo così tut-
ti i giochi di carte più complessi e dando un gran-
de impulso alla loro diffusione.
Hanno origini quattrocentesche anche il baccarà,
oggi praticato nei casinò soprattutto nella varian-
te dello chemin de fer, e la scopa, napoletana. E c’è
chi vede nel poker una somiglianza con un gioco
persiano del XVI secolo, l’Âs-Nâs.

69
VISTI DA VICINO

V
oluto da Federico da
Montefeltro, duca di Urbino,
il palazzo fu iniziato nel 1444, UNA CASA A
PALAZZO
ma solo con l’arrivo dell’architetto
dalmata Luciano Laurana nel 1468, e
poi del senese Francesco di Giorgio
Martini nel 1474 circa, fu delineato
il progetto definitivo “in forma di
città”. In effetti, il palazzo non era solo
una residenza privata, ma una “casa
di vita”, dove tutti avevano il diritto
di entrare. La sua costruzione fu Il Palazzo DUCALE di Urbino,
terminata nel 1536.
vera cittadella dentro la città, è un
CAPOLAVORO dell’architettura
residenziale del RINASCIMENTO

Piano
ILLUSTRAZIONI G. ALBERTINI

dei servizi
1 LAVANDERIA
E TINTORIA
Gli indumenti venivano
lavati in grandi vasche
servite da un efficiente
sistema idraulico. In
altri vasconi la servitù
provvedeva anche alla
tintura dei panni.

2 CUCINE
DEL PALAZZO
2 I pasti si preparavano nella
1 cucina grande per gli ospiti,
in quella piccola per il duca
e la sua famiglia.
Lì a fianco c’era anche un
alloggio per i cuochi.

3 DEPOSITO
E NEVIERA
Era costituito da una
3 serie di stanze cieche per
depositarvi legna, provviste
e neve. La neviera serviva
infatti per conservare i cibi
freschi anche d’estate.

4 SELLERIA E MASCALCIA
Direttamente collegato alla scuderia
c’era l’ambiente dove i cavalli venivano
sellati e ferrati. In fondo lo spazio era
chiuso da un bagno di servizio che
4 utilizzavano i maniscalchi.

5 SCUDERIA GRANDE
Era suddivisa in 25 stalle. Molto ampia e
5 funzionale, aveva il pavimento in pietre
forate, così da consentire lo scarico
diretto dei rifiuti organici.
Piano nobile
1 CORTILE D’ONORE
Progettato da Luciano 1
Laurana, è un gioiello dell’arte
rinascimentale. Le colonne, i fregi
decorativi e i giochi cromatici
sono splendidi esempi di armonia 2
architettonica.

2 SALONE DELLE FESTE


Affacciato sulla piazza, era
usato per cerimonie e occasioni
importanti. Due camini
riscaldavano il vasto ambiente
dove venivano accolti gli ospiti.

3 APPARTAMENTO
DELLA DUCHESSA
Era costituito da cinque stanze. Dalla camera
da letto si accedeva allo studiolo, alla saletta di
preghiera e al salottino. E da qui a una grande
sala per ricevere artisti e letterati.

4 APPARTAMENTO DEL DUCA


Cinque stanze comunicanti con
i torricini e affacciate sul giardino interno:
camera da letto, studiolo, celletta di preghiera,
sala di lavoro e un grande salotto dove
venivano ricevuti gli ospiti più illustri.
3
4

5 TORRICINI
ALL’INGRESSO
Alte quasi 60 metri,
le due torrette erano
ricche di accessi e percorsi
segreti, riservati al duca e
ai suoi intimi per spostarsi
in ogni parte del palazzo. 6

6 BAGNO PRIVATO
DEL DUCA
Vi si accedeva con una scala
direttamente dallo studiolo.
L’ambiente, riscaldato,
comprendeva uno spogliatoio e
una stanza per il bagno e la sauna.

71
RINASCIMENTO

Guidati da un POETA DI CORTE, ecco un’incursione nel cuore


del Rinascimento LOMBARDO. Prima che la morte di Beatrice
d’Este segnasse il declino del Moro e del DUCATO di Milano

ALLA CORTE DEL


MORO
SCALA (2)
ALINARI
S
ARTI E INGEGNO ono tempi calamitosi. Le guerre si succe- Sventolavano tessuti, ricami in oro e argento,
AL CASTELLO dono fuori dal Ducato e la situazione non gioielli preziosi e, sulla via degli armaioli, le facevano
La corte di Ludovico il è tranquilla neppure dentro Milano. La pa- ala “due schiere di guerrieri immobili, chiusi nell’arme,
Moro in un dipinto
di Giuseppe Diotti. ce di Lodi del 1454 è ormai un lontano ri- montanti su cavalli di battaglia coperti di squame di
Il duca era un grande cordo: le alleanze tra gli Stati italiani e quelle con ferro: vuote armature atteggiate con nobile artificio”.
mecenate. gli Stati stranieri sono fragili. Non ci si può fida- L’anno dopo, anche alcuni ambasciatori venezia-
re di nessuno. Tanto meno del mio duca, signore di ni rimasero colpiti dalla quantità e dall’alacrità de-
Milano, Ludovico Sforza detto “il Moro”, un cam- gli artigiani milanesi: “Tanti mestieri, tante botteghe
pione delle alleanze di comodo e dei ripensamen- vi sono de ogni sorte: quivi si trova de tutte le cose alcu-
ti in corsa. na che non si lavori qui, et de ogni cosa se trova. Tutte
I suoi sudditi non lo amano: lo incolpano di aver le strade sono solleggiate et a per tutto sono botteghe et
avvelenato nel 1494 suo nipote Gian Galeazzo, fi- continuo lavorano in esse molti lavoranti”.
glio venticinquenne del duca Galeazzo Maria, as- Al servizio del duca. Dicevo: va tutto bene,
sassinato nel 1476. Si dice che Ludovico avesse co- insomma. O così sembra. Ma mentre la corte si di-
minciato a estromettere dal potere il ragazzo fin dal verte tra cacce, balli, tornei e spettacoli, e le dame
1480, quando, fatto uccidere il vecchio e fidato se- sfoggiano sontuosi abiti di seta o di velluto, scolla-
gretario Cicco Simonetta e spedita la madre nel ca- ture procaci e gioielli tra i capelli, il popolo non è
stello di Abbiate, ne era diventato il tutore. Poi, con contento: il Moro ha ereditato uno Stato in pessi-
l’avallo dell’imperatore d’Asburgo Massimiliano, me condizioni economiche e chi ne fa le spese, nel
aveva usurpato “legittimamente” il trono del nipote. vero senso della parola, sono i cittadini, poveri e ric-
Due mesi dopo Gian Galeazzo era morto. Voci di- chi, laici e religiosi. Nuove imposte o prestiti forzo-
cono che ci fosse anche lo zampino del re di Fran- si: qualunque mezzo è lecito, purché il prestigio del
cia, Carlo VIII, accolto a Milano con tutti gli ono- duca e del Ducato restino intatti.
ri dal mio duca. E a questo serviamo noi, uomini di lettere: a soste-
Vita a corte. Eppure, qui alla corte di Ludovico nere il nostro Signore scrivendo opere che ne esalti-
Sforza sembra che la vita non sia mai andata meglio. no le gesta. Per farlo non usiamo il latino dei dotti
LUDOVICO E in effetti così pare anche a me, che sono un sempli- umanisti, ma una lingua volgare raffinata, ripulita ri-
E BEATRICE ce poeta, scrivo testi in lingua volgare per compiace- spetto al dialetto di Milano e per certi versi simile al
A sinistra, la sposa del re il mio Signore e aiuto a mettere in scena gli spetta- fiorentino. Così tutti possono leggere le lodi dedica-
Moro morì di parto a coli tanto amati dalla mia Signora, Beatrice d’Este. te a Ludovico. Lo stesso effetto hanno la scultura, la
21 anni, il 2 gennaio
1497. Era stata
Ricordo ancora quando arrivò a Milano per il suo pittura, l’architettura e l’arte in genere, che esalta e
promessa al duca già matrimonio: il 22 gennaio 1491 ogni bottega sulla abbellisce la città per gli occhi di tutti, signori e vil-
a cinque anni di età. via percorsa dal corteo era in festa. lani. Non per caso il grande Leonardo da Vinci ha

73
ALINARI (4)
“Tutte le STRADE sono soleggiate e dappertutto vi sono BOTTEGHE
trovato a Milano il luogo ideale per il suo ingegno: più sporche di quelle della città, invase dal fango e LA CENA
invenzioni, scenografie superbe per il teatro, scrit- dai rifiuti domestici. Non c’è da stupirsi, stando co- PIÙ NOTA
ti, tutto per la gloria della corte ducale. Tanto splen- sì le cose, delle frequenti epidemie, intervallate dalle Sopra, il Cenacolo
dore riesco a notarlo anche passeggiando per le stra- carestie, che hanno colpito Milano negli ultimi an- di Leonardo da Vinci
nel refettorio dell’ex
de affollate della città: torri, chiese, palazzi signorili, ni. La pestilenza scoppiata nel 1485 ha ucciso un de- convento di Santa
monasteri, orti e giardini... tutto trasmette un’idea cimo della popolazione: come al solito, poveri e am- Maria delle Grazie.
di ricchezza. Il centro civile ed ecclesiastico ruota at- malati hanno intasato l’Ospedale Maggiore, perciò
torno alla piazza dove si sta costruendo il Duomo: tre anni dopo, di fronte all’abbazia di San Dionigi,
qui si trovano anche la Curia arcivescovile e il Bro- vicino alla Porta Orientale, è cominciata la costru-
letto, la sede del governo. Poco lontana la Zecca e i zione del Lazzaretto. In questa nuova struttura po-
banchi dei cambiavalute. tranno essere raccolti gli appestati e i malati sospetti.
Il sistema dei navigli. Intorno ai canali navi- Pena capitale. Mentre guardo gli operai che la-
gabili che attraversano la città, si raccolgono gli ar- vorano alacremente al grande edificio, uno scalpelli-
tigiani che hanno bisogno di molta acqua per il loro no sbaglia mira e si dà una martellata sul piede. Sen-
lavoro, come tintori, fustagnai e conciatori. E lun- za che se ne accorga, gli è già partita una bestemmia.
go questi corsi d’acqua si susseguono anche mulini, Un viziaccio, qui a Milano più comune che in altre
ponti, darsene e approdi, magazzini, taverne, oste- città. Comune al punto che nel 1492 il mio duca ha
rie e alberghi per i viaggiatori e i mercanti che fanno stabilito che i cosiddetti “esecutori contro la bestem-
prosperare la ricca economia ducale. Ogni Porta ha mia” potranno punire i bestemmiatori incatenan-
una sua spezieria e per le strade numerose botteghe doli in mezzo alla strada o bandendoli per un me-
vendono pane, frutta e verdura, stoffe, nastri e pizzi. se dai propri domini o addirittura amputando loro
Mano a mano che mi allontano dal centro, però, la una mano. E chi deturpa le immagini sacre rischia
Milano ricca e fastosa scompare, lasciando il posto ai la pena capitale. Di solito i condannati a morte ven-
borghi vicini alle mura: qui ci sono le case dei citta- gono impiccati, ma non mancano i casi di squarta-
dini di ceto medio basso, le attività artigianali meno mento e di abbrugiamento, com’è successo nel 1490
nobili e uno spazio ormai insufficiente per contene- a una presunta strega, arsa sul rogo. Ad assistere al
re la popolazione in aumento; ma la tristezza diventa crudo spettacolo c’erano anche dei bambini, alcuni
più nera quando raggiungo i sobborghi e le casupole più piccoli di quelli che adesso mi superano di cor-
rifugio dei disgraziati. Le strade diventano persino sa, a piedi scalzi: avranno tutti più o meno sette anni.

74
FOTOTECA GILARDI
piene di LAVORANTI continuamente AFFACCENDATI”
CHIESA E AMORI Probabilmente sono appena finite le lezioni nella
DEL MORO parrocchia vicina. I parroci sono obbligati a insegna-
Sopra a sinistra, la Dama re a leggere, scrivere e far di conto ai figli dei poveri e
con l’ermellino ovvero dei nullatenenti. Per i nobili e i ricchi borghesi ci so-
Cecilia Gallerani, amante
del Moro, dipinta da
no invece i precettori, che vivono e insegnano tra le
Leonardo. mura domestiche, mentre chi non può permettersi
In alto a destra, la un maestro privato spedisce i propri figli nelle scuo-
cupola progettata da le a pagamento, dove uno o più maestri si dividono

FOTOTECA GILARDI
Bramante all’interno di
Santa Maria delle Grazie le lezioni e le materie. Una volta ricevuta un’istru-
(sotto). zione di base, chi vuole proseguire gli studi sceglie
secondo le proprie possibilità economiche: i pove-
ri possono approfittare di scuole pubbliche fatte co-
struire da ricchi benefattori, mentre i ricchi in gene-
re frequentano i corsi dell’Università di Pavia. Gli al-
tri hanno a disposizione l’Accademia fondata da Lu-
dovico, una specie di istituto di studi superiori, con
lezioni impartite pubblicamente da prestigiosi do-
centi, tra cui anche Leonardo.
Cultura, ricchezza e splendore. Finora ci
siamo circondati di questo, alla corte di Milano. Ma
questo nuovo anno, il 1497, non preannuncia nien-
te di buono: oggi, 2 gennaio, è morta di parto la no-
stra giovanissima Signora. Aveva 21 anni. Il duca è
distrutto, nel corpo e nell’anima; i milanesi sperano PER GLI APPESTATI
e guardano con occhi che brillano alla Francia. Ma Sopra, il Lazzaretto, struttura
innovativa del 1488, durò quattro
io posso già dire che a partire da questo momento secoli. Sorgeva in zona Buenos Aires.
“ogni cosa andò in rovina e precipizio, e de lieto para- Sotto, uno dei cortili del Castello.
diso in tenebroso inferno la corte se converse”. • Venne edificato tra il 1360 e il 1370
Maria Leonarda Leone da Galeazzo II Visconti.

75
La vita a CUSCO, capitale
del Perù nel Cinquecento.
Quando gli INDIOS furono
cristianizzati, messi in schiavitù
nelle ENCOMIENDAS e
DECIMATI dalle malattie

AISA/ALINARI

I
ndios, spagnoli, meticci. Contadini, missio-
nari, avventurieri. Era un’umanità variega-
ta quella che si incontrava a metà ’500 dalle
parti di Quscu (oggi Cusco) in Perù: “ombe-
lico dell’universo” secondo l’originaria lingua que-
chua e – fino al 1533 – ex capitale dell’Impero in-
ca. Dopo divenne un melting pot coloniale, fatto di
indigeni ridotti in schiavitù, ex aristocratici incai-
ci pronti a collaborare con i nuovi venuti, avven-
turieri spagnoli in cerca di fortuna, uomini d’ar-
me assetati di gloria e denaro e tanti religiosi in-
tenzionati a convertire al Verbo le popolazioni del
Nuovo Mondo. Che erano soprattutto contadini
AL POSTO messi a lavorare in latifondi e costretti a imparare
DEGLI INCA il Vangelo: i loro enormi templi incaici, trasformati
Vista sulla valle sotto in mastodontiche cattedrali barocche, furono for-
la fortezza Inca di se la metafora più emblematica di questo processo.
Sacsayhuaman.
Sopra, il conquistador logica coloniale. Fondata nel 1100 a.C. a ol-
Pizarro che la prese tre 3mila metri di altitudine sulla Cordigliera delle
nel 1533. Ande, negli anni dell’Impero incaico Cusco si era
guadagnata un ruolo strategico, sia politico che re-
ligioso. Gli abitanti non se la passavano male: col-
tivavano terre i cui prodotti potevano essere desti-
nati al re, ai religiosi locali o alla comunità e go-
devano poi dei frutti del loro lavoro senza ecces-
sive tassazioni.

77
L’obbligo per gli INDIGENI di risiedere nei territori AFFIDATI
agli ENCOMENDEROS disgregò il loro tessuto SOCIALE
L’occupazione di Francisco Pizarro però scompa- tore che aveva l’onere di organizzare loro la vita, di DA PALAZZO A
ginò le carte: uno dei suoi primi provvedimenti – istruirli e, soprattutto, cristianizzarli. Finendo per CATTEDRALE
il cambio di nome in Cusco – nascondeva infatti la renderli schiavi (v. riquadro a destra), spesso con la Sopra, la cattedrale
sua vera intenzione: rivoluzionare l’intero sistema complicità di vecchi capi inca, i curaca (o caciques) della Compagnia
di Gesù di Cusco,
sociale imponendo una logica coloniale, tutta a fa- che, come portavoce degli indios, avevano il compi- eretta nel 1576
vore della madrepatria spagnola. A fare da padro- to di mediare con le volontà dell’aristocrazia. sulle fondazioni
ne dopo il suo arrivo fu il governatore, che rendeva Anarchia sessuale. Le donne non se la passava- dell’Amarucancha,
conto a un viceré – delegato del sovrano spagnolo no meglio: in molte di queste encomiendas s’impo- il palazzo del re inca
Huayna Capac.
nel vicereame del Perù – e comandava i capitani, a se infatti, almeno nelle fasi iniziali della conquista,
capo di singole circoscrizioni. L’élite sociale diven- una vera a propria “anarchia sessuale”. Al modello
nero i señores, membri dell’aristocrazia coloniale che patriarcale cattolico e monogamico si sostituì quello
esercitavano il potere attraverso l’encomienda, un’i- più licenzioso della poligamia, che rese l’harem un’i-
stituzione giuridica di sapore feudale, importata stituzione semi-ufficiale nonostante la Chiesa spa-
dall’Europa, che garantiva una “efficace” e spietata gnola cercasse di ostacolarla. Il rapimento di indi-
gestione del potere. Si affidavano a degli encomen- gene divenne così la prima forma di schiavitù: durò
deros, rigorosamente nativi spagnoli, lotti di terre- per tutto il periodo coloniale e, a differenza di quel-
no abitati con “in dotazione” gruppi di indios. In la maschile, fu tollerata anche in seguito, tant’è che
pratica il re li concedeva in usufrutto al conquista- non sono note leggi contro queste pratiche.

78
Penuria di indios? Importate schiavi

L
o schiavismo, introdotto importare schiavi dall’Africa e a soprattutto alle miniere. Va
con la creazione delle prime metà del XVI secolo venne vieta- detto però che i negrieri spagnoli
colonie spagnole in America ta la schiavitù degli indios. furono decisamente meno attivi
Latina, serviva a garantirsi un Via Caraibi. I primi schiavi afri- di quelli inglesi. Nelle colonie
flusso costante di manodopera cani giunsero in Perù nel 1501 ispaniche comprare schiavi era
gratuita. Inizialmente furono gli quando i sovrani di Spagna, legale, ma gli iberici entrarono
indios a essere ridotti in servitù, Ferdinando e Isabella, concesse- nel business della tratta atlan-
ma malattie come tifo e tetano, ro ai coloni dei Caraibi, a corto di tica (oltre 10 milioni di africani
fame e guerre, oltre al lavoro, manodopera, di importarli. Tra il deportati nelle Americhe) solo a
finirono con il decimarli un po’ 1502 e il 1518 furono deportati fine ’700 e gli schiavi “spagnoli”
ovunque. Per questo, all’inizio via mare molti neri nati in Spa- in Sud America e Caraibi furono
del ’500, si cominciarono a gna, chiamati ladinos, destinati in tutto circa 2 milioni.

Superiorità occidentale? Il dominio degli eu- musulmani della Penisola iberica da parte dei sovrani
ropei sugli indigeni, secondo Juan Gines de Sepúl- cristiani, ndr) non aveva ottenuto vantaggi materia-
veda, umanista del tempo, non era però privo di lo- li. Questo militare a tempo pieno, cadetto di fami-
gica. In suo soccorso andava la teoria del “cattivo sel- glia nobile ma decaduta, nelle “Indie” si emancipa-
vaggio”: “spagnoli e indios condividevano l’umanità; va economicamente dalla propria soggezione». Con
ma quella dei barbari era un’umanità di livello inferio- massacri, sfruttamenti ed espropriazioni.
re, e per questo erano servi per natura. Era nel loro inte- Ad alta quota. A Cusco le risorse e le terre da
resse essere sottomessi e governati da chi è signore per na- espropriare non mancavano, anche se la maggior
tura”. Le pratiche di antropofagia e quelle sacrifica- parte si trovava sull’altopiano delle Ande a quota
DESIGN PICS INC/NATIONAL GEOGRAPHIC CREATIVE

li diffuse tra le comunità indigene non facevano pe- 4mila metri e il lavoro per renderle produttive era
raltro che confermare questo pregiudizio. faticosissimo. Qui gli indios dovevano coltivare, per
Ma chi erano questi moralizzatori del Vecchio i loro coloni, patate, mais e quinoa (il “grano delle
Mondo che spadroneggiavano in città? «Il vero con- Ande”), tre pilastri non solo dell’alimentazione pe-
quistatore era l’hidalgo», spiega Enrico Galavotti nel- ruviana ma anche dell’export verso l’Europa.
la Scoperta e conquista dell’America, «che dalla Recon- Gli uomini lavoravano in squadra, senza l’aiuto
quista (il periodo di rioccupazione dei regni moreschi degli animali addomesticabili che scarseggiavano

FILANDA CASEIFICIO TINTORIA


Operai filano sotto lo sguardo del loro Indigeni preparano il formaggio Un indigeno srotola il tessuto per la bollitura
AISA/ALINARI (3)

padrone in una stampa settecentesca, artigianalmente in una bottega manipolando dentro una grande pentola, per fissare la
appartenuta a un vescovo spagnolo. il prodotto in grandi anfore. tintura naturale.

79
Nel 1542 si vararono le cosiddette LEGGI NUOVE,
che provarono a MIGLIORARE le condizioni degli indigeni
cambiando il SISTEMA dell’ENCOMIENDA
sulle Ande: i lama erano troppo piccoli per tirare l’a- pagina). In molti partirono dalla Spagna con un di-
ratro o trasportare esseri umani, quindi tutto il lavo- segno di evangelizzazione, vedendo nelle terre ame-
ro veniva eseguito con la zappa e una sorta di gros- ricane un’umanità da plasmare secondo i principi
sa vanga. Le donne aiutavano i mariti, canti rituali e cristiani, in un momento in cui la Chiesa sembra-
salmodie ritmavano il lavoro. Le pause di riposo era- va perdere colpi dopo lo scisma protestante (1517).
no invece accompagnate da tazze di chicha, la birra Conversioni di massa. Gli indios, a Cusco co-
di mais, e da manciate di foglie di coca. Gli spagno- me altrove, si sottoponevano in genere senza op-
li favorirono l’uso dell’alcol, con la conseguente dif- porre resistenza ai battesimi di massa che avveniva-
fusione, soprattutto tra gli indios, della piaga dell’al- no quasi settimanalmente, praticati soprattutto dai
colismo che, insieme al dilagare di malattie, come il francescani. Ma non mancavano culti locali garanti-
morbillo e l’influenza, contribuì alla loro decimazio- ti dalla sopravvivenza del sincretismo religioso: nel-
ne. E chi non si ammalava? Si incontrava nella Pla- le chiese di Cusco per esempio, la Madonna veni-
za de las armas, nata sul perimetro della preceden- va talvolta raffigurata in forma triangolare a ricordo
te piazza principale costruita negli anni dell’Impero dell’antico culto incaico della Pachamama, la divi-
inca col nome di Awqaypata (Piazza del guerriero). nità della terra-madre. In realtà, se in un primo mo-
I coloni, oltre a cambiarle il nome, vollero rimo- mento ci fu una fase violenta, caratterizzata da so-
dernarla “all’occidentale”: al posto del palazzo di prusi che a volte gli stessi uomini di chiesa, come il
Inca Roca misero per esempio l’abitazione dei lo- domenicano Bartolomeo de Las Casas, denuncia-
ro arcivescovi. Mentre i vecchi templi indigeni fu- rono, a partire dalla fine del ’500 si entrò in una fa-
rono rimodellati secondo gli stili delle chiese baroc- se polemica da un punto di vista telogico, morale e
che, ornate al loro interno con molti dipinti del no- giuridico: si fecero anche in Europa i primi bilanci
stro Rinascimento. Un ruolo decisivo nel ripensare delle conquiste e si aprì un dibattito che portò a de-
la città lo ebbero infatti, oltre all’aristocrazia colonia- finire precise responsabilità politiche e religiose con
le spagnola, i missionari, domenicani, francescani, nuove normative anche tra i missionari. •
agostiniani e soprattutto gesuiti (v. riquadro nell’altra Paolo Manzo (ha collaborato Giuliana Rotondi)

BIRRAI MUSICANTI TEMPO LIBERO


Donne tolgono la schiuma alla chicha, una Indios ballano nel patio della Indigeni giocano a carte: questo
AISA/ALINARI (4)

“birra” derivata dalla fermentazione non chicheria, l’equivalente dei pub, con passatempo si diffuse largamente in
distillata di mais e altri cereali. l’accompagnamento musicale di una chitarra. America a partire dal XV secolo.

80
CONTRO-
CORRENTE
Il vescovo
domenicano
Bartolomeo de
Las Casas, nato nel
1485 e non nel 1474
come si legge sul
dipinto: denunciò lo
sfruttamento degli
indios, stimolando
in Spagna il dibattito
sulla colonizzazione.

Ridotti... nelle riduzioni

L
e riduzioni gesuite, o educare alla religione cattoli- Città nuove. Nell’area centrale autorità spagnole rispettaro-
reducciones, fanno da ca i suoi abitanti, grazie anche erano concentrate le case, no parzialmente le direttive.
sfondo a un celebre film alla fondazione di collegi e mentre il terreno che circon- All’inizio del Seicento i supe-
con Robert De Niro, Mission conventi. Lo scopo delle Mis- dava le riduzioni era destina- riori gesuiti attuarono poi una
(1986) di Roland Joffé. Ma sioni era creare una società to al bestiame, alla ricreazio- politica finalizzata a rendere
di cosa si trattava? Erano nuova, con tutti i benefici di ne e a terre per la comunità più stanziali gli indigeni: si
piccoli nuclei cittadini, in cui cui godeva già la cosiddetta con spazi riservati agli indios. impose loro di abbandonare
si strutturarono le missioni società cristiana europea, Nella piazza centrale si trova- la vita nomade e fissarsi in
gesuitiche in molte zone priva però dei “vizi” presenti va poi la sede della scuola, del modo stabile in alcuni villaggi
dell’America Latina: centri nella madrepatria. Per questo carcere e di una chiesa. Anche bene organizzati. Spesso a
per l’evangelizzazione delle anche l’impianto urbanistico se una legge prevedeva che discapito delle coltivazioni
popolazioni indigene orga- si ispirava al modello dei agli indios “ridotti” non si stagionali, che la loro mobilità
nizzati e amministrati per villaggi spagnoli. potessero togliere i terreni, le faceva prosperare. (g. r.)

81
TEMPO LIBERO
Nei teatri di LONDRA, 400 anni fa, succedeva un po’ di tutto:

SHAKESPEARE
ILLUSTRAZIONI A. MOLINO
dalle lotte tra ANIMALI agli spuntini alle OSTRICHE

DAL VERO

A. CHOPPING/MOLA (6)
PIACERE TOTALE
Ricostruzione del Rose
Theatre nel 1600 circa.
Durante lo spettacolo
il pubblico beveva,
fumava e mangiava.
Lo provano gli oggetti
ritrovati sul sito del
teatro dagli archeologi,
come il forchettone
sopra e i resti di frutta
secca sotto.

83
Nel giro di pochi DECENNI, a Londra sorsero cinque grandi teatri

B
uio in sala. Silenzio. Sipario. Oggi è così
che inizia una serata a teatro. Ma ai tempi
di Shakespeare era tutto il contrario: c’e-
ra la (di solito poca) luce del sole, regna-
va la confusione e il sipario non esisteva nemme-
no. E quando Romeo e Giulietta, Amleto e Otello
debuttarono sulle scene nella Londra di 400 anni
fa, l’epoca della regina Elisabetta I e del suo succes-
sore Giacomo I (sovrani d’Inghilterra fra il 1558
e il 1625), a dare spettacolo, oltre agli attori, c’e-
ra il pubblico.
Gli storici lo avevano già capito leggendo le te-
stimonianze del tempo, ma ormai ci sono anche le
prove archeologiche, emerse dagli scavi sul sito dove
sorgeva uno dei primi teatri pubblici inglesi, il Rose.
A teatro si mangiava, si beveva e si assisteva a com-
battimenti fra animali. Una passionaccia che in po-
chi anni finì per travolgere molti dei 200mila londi-
nesi, dal popolino alla corte, regina inclusa.
SUL TAMIGI Cercasi casa. «Gli attori delle cento e più com-
Sopra, il quartiere (allora periferico) sulla pagnie attive in Inghilterra a metà Cinquecento si
riva sud del Tamigi dove, verso il 1580,
si concentrarono i teatri, le arene per i esibivano inizialmente, con i loro spettacoli profa-
combattimenti fra animali e le taverne. ni (quelli sacri avevano per sfondo chiese e sagrati,
ndr), nei cortili delle locande», spiega Cesare Mo-
linari, autore di un’importante Storia del teatro (La-
terza). Le leggi contro il vagabondaggio li costrin-
sero a cercare, quando non riuscivano a farsi assu-
mere a corte o da qualche nobile, luoghi dove esi-
birsi stabilmente e quindi legalmente. Nacque così
il primo edificio in Europa costruito per ospitare
spettacoli a pagamento.
L’idea venne, nel 1577, all’attore e impresario
TRACCE James Burbage, che fece erigere il suo teatro nel-
Un anello d’oro e una la periferia nord di Londra. Era a cielo aperto, co-
scarpa di cuoio trovati nella
platea del Rose: li persero gli me i cortili delle bettole da cui derivava e come
spettatori che affollavano il le arene destinate ai combattimenti tra anima-
teatro, ben quattro secoli fa.

Così nacque il teatro moderno


I
l teatro elisabettiano, per i biografi ufficiali vivacità erano garan- ghe introdussero il finale era già noto al
riscoperto nell’Ot- era un agiato figlio di titi anche senza effetti personaggi-tipo che pubblico: Arlecchino
tocento, fondeva mercanti. Gli si attribu- speciali: in pochi minuti erano incarnazioni di sarebbe stato bastona-
due tradizioni: quella iscono oltre 30 opere, si passava dalla notte caratteri umani e ruoli to e Pantalone avrebbe
degli attori girovaghi nelle quali esplorò tutti al giorno, dal pianto al sociali, simboleggiati pagato. Nel 1745, con il
medioevali e quella i generi conosciuti mi- riso, con un ritmo quasi da maschere poi con- suo Arlecchino servitore
nobile che si ispirava al schiando, per la prima televisivo. fluite nella tradizione di due padroni, il vene-
mondo classico. A ce- volta nella Storia, il re- Commedianti. Qualco- del carnevale. Gli attori, ziano Carlo Goldoni
lebrarne il matrimonio gistro comico e quello sa di simile accadeva, professionisti, improv- sdoganò i personag-
fu William Shakespeare tragico. Per questo, di- negli stessi anni, in visavano le battute gi della Commedia
(1564-1616). Di lui si cono gli storici, il teatro Italia e in Francia, su un “canovaccio”, un dell’arte di fronte a un
sa poco (si è pensato a elisabettiano piaceva dove spopolava la copione sommario. La nuovo pubblico, quello
lungo che il nome fosse a tutti: nobili, borghesi Commedia dell’arte. Le trama era solo un pre- del teatro moderno: i
uno pseudonimo) ma e popolani. Ma ritmo e compagnie girova- testo per far divertire e borghesi.

84
pubblici a PAGAMENTO. Che si aggiunsero a quelli privati e di corte
li (tori, orsi, cani, galli), amatissimi dai londine- platea, scoperta, si rischiava di prendere la pioggia.
si. Burbage lo chiamò The Theatre, “il Teatro”. Come negli altri teatri del Southbank, il corti-
Dopo qualche anno lo smontò (era di legno) e lo ri- le in terra battuta era in parte occupato da un
montò sulla sponda sud del Tamigi (il Southbank) piccolo palco: non oltre 15 metri di larghezza
ribattezzando il nuovo edificio, a pianta esagonale, per sette di profondità negli edifici più gran-
The Globe. Sfidò così la concorrenza degli altri te- di. Il palco era circondato su tre lati dagli spet-
atri spuntati in quella zona in pochi anni, uno vici- tatori, che interagivano con gli attori gridan-
no all’altro. Di uno di quei luoghi storici (dove la- do loro battute e consigli ed era protetto da un
vorò, prima di passare al Globe, anche Shakespea- baldacchino sostenuto da pali alti circa sette me-
re) sappiamo molto grazie al diario del suo impre- tri; una semplice tenda faceva da quinta.
sario Philip Henslowe e grazie agli scavi condotti «Si è calcolato che la platea del Rose potesse ospi-
negli ultimi anni: il teatro Rose. tare da 400 a 700 persone in piedi», dice Julian
Alla rovescia. Il Rose era quasi circolare, con Bowsher, archeologo del Museum of London che
una pianta a 14 brevi lati. Nacque probabilmente ha scavato sul sito del Rose. Tutt’intorno si
sul sito di un’arena, il cui terreno centrale fu trasfor- innalzava la struttura del teatro, inte-
mato in platea. Al contrario di oggi non era però lì ramente in legno: tre piani di
che si trovavano i posti migliori, anche perché nella gallerie coperte, riserva-

BOX-OFFICE
Sotto, un ingresso del Rose: i tre
penny per un posto in galleria (con
cuscino) erano raccolti in cassette di
legno. In alto a destra, fronte e retro di
un “gettone” in rame: talvolta si dava
come prova del pagamento.

85
Sul PICCOLO palcoscenico si AMMASSAVANO anche
te ai benestanti e culminanti da un lato in una tor- caso le autorizzazioni concesse agli impresari defi-
retta con l’insegna del teatro (una rosa per il Rose, nivano la recitazione un trade, un libero commer-
un cigno per lo Swan, il globo per il Globe...). Sul- cio. Molta gente di teatro si guadagnò, oltre alla pa-
la galleria alle spalle del palco e sul baldacchino si gnotta, un prestigio sociale prima impensabile: il fi-
svolgevano le scene “rialzate” come quella del bal- glio di Burbage, attore nella compagnia di Shake-
cone di Giulietta. Dalle botole del palco spuntava- speare, divenne ricchissimo e il suo collega Edward
no invece mostri e fantasmi. Alleyn riuscì a comprarsi un castello. Quanto a Sha-
Accomodatevi. Se a teatro a Londra ci andava- kespeare, dal 1603 fu assunto con la sua compagnia
no davvero tutti, posti e prezzi erano ben distinti: da re Giacomo.
un penny per la platea, due per le gallerie, tre se si Spettacolo totale. Gli spettacoli erano spes-
voleva anche un cuscino per stare più comodi sulle so creati dagli attori stessi, che vendevano il copy-
panche. Le monete venivano raccolte in scatole di right dei testi a impresari ed editori. Non durava-
legno. «Alcune avevano serrature, ma altre, di sem- no più di due ore e univano (assoluta novità, v. ri-
plice fattura e sistemate negli ingressi secondari, ve- quadro nella pagina precedente) umorismo e dram-
nivano rotte a fine spettacolo per estrarne l’incasso», ma, apparizioni magiche e scene d’amore, assassinii
spiega Bowsher. In tutto, un teatro pubblico di Lon- truculenti e personaggi storici, figure mitologiche
dra a fine Cinquecento poteva ospitare circa 2mila e intermezzi clowneschi. Il tutto accompagnato da
spettatori paganti. Il giro d’affari era dunque ottimo musiche, danze e grida del pubblico.
(benché interrotto nel 1593 dalla peste, che costrin- Tra i ruoli più apprezzati c’erano quelli femmini-
se a chiudere i battenti per un anno).
Nemmeno gli attori lavoravano per la gloria. Tut-
A CACCIA ti maschi (per le donne era disdicevole salire su un
DI REPERTI palco) e professionisti, erano soci di compagnie-co-
Un frammento della
balaustra in legno di operative di cui dividevano spese e utili (solo gli at-
una galleria del Rose. tori secondari erano pagati a prestazione). Non a

Quasi come allo stadio

G
radinate paga giornaliera di no in tutta Europa
gremite di un operaio, ma vino e nelle chiese (dove
migliaia di dolci erano distribuiti recitavano monaci,
uomini e donne che gratis. Finanziati dai magari nei panni di
gridano e si agitano. cittadini più ricchi, gli angeli e madonne) e
Qualcuno mangia, spettacoli racconta- sui sagrati. Ma anche
altri cercano riparo vano le storie dei miti in strade e piazze,
dal sole. Non sono e furono decisivi per durante le festività
tifosi allo stadio, cementare l’identità (carnevale in testa).
ma ateniesi di 2.500 greca. Per questo E se i nobili, dal ’500,
anni fa durante una drammi e comme- ebbero teatri privati,
rappresentazione die (ma c’era anche quelli pubblici aperti
teatrale. la satira politica) in Italia nel ’700
In gara. Le rap- scaldavano gli animi: divennero luoghi di
presentazioni si chi non gradiva lo divertimento con
susseguivano una spettacolo lanciava il boom del melo-
all’altra (di giorno) dei fichi. dramma: sui palchi
per quattro giornate Per strada. Anche si amoreggiava e si
in occasione degli per tutto il Medioevo giocava a carte, in
agoni drammatici: gli spettacoli furono platea si ballava.
erano gare dedicate molto diversi dai E solo nell’800, con la
agli dèi (pare vietate nostri. Le rappresen- nascita del dramma
alle donne fino al IV tazioni sacre (soprat- borghese, debuttò il
secolo a.C.). Il bigliet- tutto nel periodo “rito” della serata a
to costava quanto la pasquale) avveniva- teatro.

86
20 ATTORI. E in platea più di 500 PERSONE in piedi
li. «Venivano affidati a giovinetti di 11 o 12 anni, terni. In compenso dalle taverne arrivavano birra a
anche se per noi risulta ostico immaginare un bam- fiumi e cibo in abbondanza, servito dai garzoni du-
bino che interpreta personaggi come Lady Mac- rante gli spettacoli. «Il 40% del vasellame ritrovato
beth», racconta Molinari. «Esistevano compagnie negli scavi del Rose è costituito da piatti di portata o
composte solo da ragazzi, probabilmente sottopo- da cucina, il 12% erano brocche per servire bevan-
sti a ogni tipo di sfruttamento. Ma nelle compa- de (birra o vino) e il 24% recipienti per bere (bocca-
gnie di adulti i giovani interpreti avevano lo status li e tazze)», spiega Bowsher. «In una lettera del 1615
di apprendisti». In più, gli impresari arrotondavano si legge che il rumore prodotto dai bevitori di ale (la
ospitando nei loro teatri combattimenti tra anima- birra scura inglese, ndr) era la distrazione più comu-
li, di solito cani sguinzagliati contro un orso inca- ne nei teatri». BESTIALI
tenato (la cui carne – come dimostrano le ossa ri- Tutto questo non aiutava la concentrazione degli I primi teatri
trovate al Rose – veniva poi mangiata). Il quartiere attori, assediati dal pubblico su tre lati e costretti ad elisabettiani nacquero
del divertimento, nel complesso, era un posto poco affidarsi solo alla mimica per rendere la situazione, dalle arene per i
combattimenti fra
raccomandabile. Arene, teatri e taverne conviveva- anche perché la scenografia nel teatro elisabettiano animali (orsi e cani,
no gomito a gomito. Forse anche per questo, alcol era ridotta all’essenziale (solo i costumi pare fosse- di solito). In alcuni
e cibo erano normali durante le rappresentazioni. ro particolarmente vistosi). casi gli impresari
Birra a fiumi. I teatri non avevano alcuna infra- A tavola! Mentre sul palco imperatori romani e organizzavano questi
giochi feroci anche
struttura: non c’erano toilette (anche se sono stati re d’Inghilterra offrivano il loro regno per un caval- subito dopo le
trovati alcuni pitali) e non esistevano foyer o bar in- lo, il pubblico spolpava selvaggina pregiata, gam- rappresentazioni.

87
Dal 1608, in inverno, la COMPAGNIA del Globe
recitò al BLACKFRIARS: coperto e cinque volte più
caro, aveva un pubblico più SELEZIONATO
beri e granchi di fiume (i resti di questi ultimi so- insomma, gli snack (tra cui prelibatezze del Nuo-
no stati trovati in abbondanza sotto le gallerie) e vo Mondo) erano vari e abbondanti. E c’era an-
sorbiva zuppe di tartaruga. Qualcuno ha lasciato che chi fumava. «Sono state rinvenute diverse pi-
sul posto anche scarpe (persino di bambini, che pe, segno che il tabacco, portato dall’America me-
IN PLATEA accompagnavano i genitori e verosimilmente no di un secolo prima, aveva rapidamente preso
E SUL PALCO scorrazzavano per il teatro) e spille per mantelli piede in Inghilterra». Provate, oggi, ad accendervi
Sopra, una fibbia: e abiti, allora status symbol (nel 1565 Elisabetta una sigaretta a teatro: allarmi e vigili del fuoco scat-
dagli scavi del Rose I ordinò 25mila spille in sei mesi!). tano all’istante.
sono emerse anche In platea invece si aprivano ostriche. «I 433 re- Ma nei teatri inglesi non era il fumo il pericolo
spille. Sotto, in scena
si usavano armi vere. sti di molluschi marini trovati nel sito del Rose so- maggiore. Le armi di scena erano vere, commissio-
Durante una finta no per il 77% gusci di ostriche», spiega Bowsher. nate agli stessi armaioli che rifornivano l’esercito e
esecuzione, si legge in Al tempo non erano un lusso: arrivavano dal vici- la flotta di Sua Maestà. Spade, ma anche pistole.
una lettera del 1587, no Atlantico e si vendevano per strada, a poco prez- Come quella che, stando a una lettera del 1587, evi-
una donna e un bimbo
sarebbero morti per zo. Gli archeologi hanno anche trovato semi di an- dentemente caricata con palle vere, avrebbe ucciso
un incidente. guria e zucca, resti di frutta secca e frutta fresca: un bambino e una donna durante una scena di fu-
cilazione. «L’episodio potrebbe essere un’esagerazio-
ne dell’autore della lettera, Philip Gawdy, un puri-
tano che vedeva i teatri come luoghi di perdizio-
ne», spiega Bowsher. «Tuttavia incidenti analo-
ghi sono riportati anche da altre fonti». Del resto,
il 29 giugno 1613, il Globe fu devastato da un
incendio provocato proprio dalle salve di canno-
ne sparate durante la rappresentazione di un nuo-
vo dramma storico di Shakespeare, l’Enrico VIII.
Puritani bacchettoni. Non fu però il fuo-
co a cancellare quel caotico ma vitale modo di fa-
re spettacolo. A riuscirci furono gli amici di mister
Gawdy, il partito dei puritani che dopo la fine della
dinastia Tudor (quando Elisabetta morì senza eredi
nel 1603 salì al trono Giacomo, uno Stuart) por-
tò la guerra civile in Inghilterra e abolì, con
Oliver Cromwell, la monarchia. A caccia di
simboli degli odiati sovrani, i moralizzatori
fecero prima chiudere e poi distruggere i te-
atri. Era il 1642.
«Nel giro di vent’anni il ricordo di cos’era
stato uno spettacolo elisabettiano scompar-
ve o impallidì moltissimo», commenta Moli-
nari. I nuovi teatri che vennero ricostruiti
solo dopo la restaurazione della monar-
chia (1660) erano tutta un’altra cosa:
all’italiana, quadrati e con il palcosce-
nico su un unico lato (come oggi), ac-
coglievano sui loro palchi anche le attri-
ci. E solo dopo quattro secoli gli archeo-
logi hanno riscoperto, sotto le strade di
Londra, le tracce del mondo perduto di
William Shakespeare. •
Aldo Carioli

88
TRASPORTI

Se all’improvviso veniste TRASCINATI in un’epoca passata,


per esempio sulle STRADE del XVIII secolo, sapreste cavarvela?
Sì, grazie a queste ISTRUZIONI per l’uso...

SPOSTARSI IN
CARROZZA
L
a norma, per la maggior parte del-
la popolazione, era di non muo-
versi mai oltre la propria abita-
zione e i campi coltivati, al mas-
simo ci si permetteva una puntata al paese
più vicino, in occasione di qualche festivi-
tà o di una fiera. Alcuni però viaggiavano,
soprattutto mercanti e intellettuali, per ne-
cessità economica e culturale, nonostante Quando viaggiate Preparatevi a viag- Vi consigliamo di
le condizioni impossibili delle strade, i col- assicuratevi di avere i giare in un abitacolo preparare i bagagli
documenti in ordine. I molto ristretto. Sebbe- utilizzando bauli in
legamenti lenti e i pericoli infiniti. Si spo- caselli daziari interrom- ne i rivestimenti siano cuoio, vimini o legno
stavano per chilometri e chilometri, anche peranno la vostra corsa per lo più in tessuti imbottito per prevenire
migliaia, attraverso il continente europeo. ogni pochi chilometri. pregiati, le imbottiture gli scossoni che inevi-
Viaggiare comodi. Quando si poteva, si Le strade sono ancora sono di paglia, dura e tabilmente farebbero
viaggiava con le navi, per mare o lungo i fiu- proprietà di singole stopposa, intollerabile ruzzolare qualche vali-
mi; quello era il modo più comodo e sicuro municipalità o dei dopo qualche ora di gia giù dalla carrozza.
per spostarsi. Ma per i tragitti nelle regioni signorotti locali che utilizzo, figuratevi dopo Bisognerà pure assicu-
pretenderanno un pa- alcuni giorni. Attenzio- rarsi che le valigie siano
interne non si poteva fare a meno di viaggia- gamento per il transito. ne ai contraccolpi! Il si- chiuse a chiave con un
re lungo le strade e, se i poveri si muoveva- E approfittate delle stema di ammortizzato- forte lucchetto.
no a piedi, chi se lo poteva permettere usava soste per scendere e ri è ancora primordiale,
la carrozza. Si poteva utilizzare il cavallo ma sgranchirvi le gambe. le ruote sono in legno
non era da tutti stare su una sella per giorni con cerchi in metallo;
e giorni. Chi non era abituato alla sella non ogni asperità del terre-
aveva altra scelta se non quella di accomo- no verrà avvertita dal
vostro corpo.
darsi sugli imbottiti sedili di una “berlina”.
La carrozza (e il carro suo antenato) era fin
dall’antichità un segno di nobiltà. Solo i ric-
chi (che quasi sempre erano appunto aristo-
cratici) potevano permettersi i costi di man- La BERLINA è un modello di carrozza
tenimento di una carrozza, i cavalli per trai- chiusa che dalla fine del XVII secolo rese un
narla e il cocchiere per condurla. Ma dalla
seconda metà del Settecento si affermò in
po’ più comodi i viaggi. Secondo la tradizione
Europa un servizio di carrozze postali adibi- i primi modelli furono costruiti a Berlino
te anche al trasporto di passeggeri. Pagando (da cui deriva il nome) da un architetto
il biglietto si poteva viaggiare a piacimento
e in modo (quasi) sicuro. • piemontese, Filippo Di Chiese, ma ben presto
Giorgio Albertini si diffusero anche nel resto d’Europa.

90
Quando salite Nonostante si paghi- Con il maltempo Per quanto l’abitacolo Il viaggio sarà
abbiate l’accortezza di no gabelle per il transito le strade diventano sia piccolo, sarete stupiti lento. Per coprire, per
far pulire il cuscino del sulle strade, il che pre- difficilmente pratica- nel constatare quante esempio, i 3.200 km da
vostro sedile. Meglio supporrebbe la cura e bili, le piene dei fiumi persone vi possono Lisbona (Portogallo)
ancora se ricoprirete il la sicurezza delle stesse, possono distruggere alloggiare. Su di una a Danzica (Polonia)
posto con un lenzuolo o i sentieri sono infestati i ponti e le bufere seduta di circa un metro ci potrebbero volere
con una pelle di daino. I da banditi che rapinano possono bloccare un e mezzo possono stare anche più di 50 giorni.
sedili sono in genere in- i viaggiatori, soprat- convoglio per giorni. fino a quattro persone, Del resto alle carrozze
festati da parassiti come tutto quelli in carrozza. In condizioni di strade per un totale di otto è vietato procedere al
pulci, pidocchi, piattole, In Inghilterra questi precarie aumentano an- nell’intero abitacolo. galoppo (dimenticate
cimici e zecche, comuni briganti si chiamano che le possibilità di un Gli ingombranti vestiti le diligenze del Far West
per altro a tutti i luoghi highwaymen (“briganti incidente. Rompere una dell’epoca non vi aiute- lanciate alla corsa sfre-
pubblici dell’epoca. Vi della strada carrozza- ruota o addirittura il ranno, soprattutto quelli nata lungo le praterie):
suggeriamo di portare bile”) e possono essere semiasse non è una pro- femminili. Nei viaggi al massimo è consentito
con voi piccoli sacchetti spietati assassini. babilità remota; anche estivi (d’inverno, quando un piccolo trotto. Nei
di canfora (nel tondo) da il rovesciamento della le strade si trasformano centri abitati poi è con-
spargere sulla seduta. carrozza, sbilanciata in acquitrini fangosi, me- sentito procedere solo
magari dal fango, glio stare a casa) l’interno al passo. Se è la velocità
è comune. di una carrozza può che cercate, questo
ABITACOLO O CASSA, diventare una fornace. viaggio non fa per voi.
che nei primi modelli
poteva non avere
finestrini. FANALE SEDILE DEL
COCCHIERE
o cassetta

PIANALE
per bagagli
e staffieri SPORTELLO

CRUSCOTTO
o pedana del
cocchiere

TIMONE

TELAIO
G. ALBERTINI

PEDANA RETRATTILE

RUOTE con
cerchi in ferro

91
IN FABBRICA

SCHIAVI DEL
LAVORO
I
nghilterra, prima metà dell’Ottocento. Mat-
La realtà DISUMANA thew Crabtree corre a perdifiato verso la fab-
brica di coperte, e piange. Sono le cinque del
nelle FABBRICHE, mattino, e ben due miglia di strada separano
il sobborgo dove vive dallo stabilimento tessile in
dove si sfruttavano cui lavora. È un periodo intenso per la produzio-
persino i bambini, e nei ne e Matthew avrebbe già dovuto trovarsi davan-
ti alla tessitrice meccanica, a ripetere quei movi-
quartieri PROLETARI menti sempre uguali fino alle nove di sera, con un
breve intervallo per il pasto. Invece, tornato a ca-
dell’Ottocento che fece sa troppo stanco la notte prima, oggi si è sveglia-
to più tardi. Per questo piange: sa che per il ritar-
indignare MARX do come minimo gli toccherà la cinghia. Ad al-
(e non solo) tri, per esempio quelli che rallentano il ritmo o si
addormentano sfiniti, capita di peggio: bastona-
te, capelli rasati a zero, mani infilate a forza sot-
to le spolette delle filatrici fino a farle sanguina-
re e altro ancora. Matthew piange perché ha so-
lo otto anni.
Sfruttamento. La giornata-tipo di Matthew,
come quella di tanti altri lavoratori, nel 1832 finì
nel Rapporto Saddler. Saddler era il presidente di
una commissione parlamentare sulle condizioni
di lavoro nelle fabbriche del Regno Unito. E solo
allora il Factory act fissò a nove anni l’età minima
degli operai, limitando a 12 ore l’orario di lavoro
(solo nelle grandi industrie). Quando, nel 1849,
il tedesco Marx iniziò il suo esilio in Inghilterra,
era questo lo scenario nella prima potenza indu-
striale del mondo, da cui il padre del comunismo
si fece ispirare, e che con poche differenze si river-
berò da un capo all’altro dell’Europa: la Rivolu-
zione industriale aveva travolto il mondo conta-
dino e artigiano, alimentando una massa umana
abbrutita dai ritmi di un capitalismo rapace e an-
cora senza regole.
«Il degrado umano e civile dei lavoratori fu rac-
contato da tanti intellettuali dell’epoca: gli scrit-
tori Charles Dickens (v. articolo nelle pagine succes-
sive) e Arthur Conan Doyle, ma anche Friedrich
Engels, amico e collaboratore di Marx», sottoli-
nea Alberto De Bernardi, docente di Storia con-
temporanea all’Università di Bologna. «Engels nel
RISCHI CONTINUI 1845 scrisse un crudo reportage su una situazione
Operai in una fonderia che conosceva da vicino, in quanto suo padre era
di fine Ottocento. Le comproprietario di un cotonificio a Manchester».
condizioni di lavoro, Quella situazione non nacque certo dal nulla.
nel XIX secolo, erano
spesso insopportabili. L’Ottocento fu un’epoca di grandi trasformazio-
ni: in cinquant’anni la popolazione europea lievi-
tò da 188 a 247 milioni di abitanti, quella inglese
nell’arco di un secolo da 9 a 41 milioni. L’avven-
to della meccanizzazione alimentò la fame di fer-
ro e carbone per costruire e far funzionare i nuo-
LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO

vi marchingegni a vapore. Dalla Germania all’In-


ghilterra, dal Belgio alla Francia si inauguravano
impianti minerari, che per schiere di ex agricolto-

93
Le FILANDE erano costruite vicino a corsi D’ACQUA, che fornivano
ri significarono passare il resto dell’esistenza nel- di e coloranti): filande e cotonifici. «Fu proprio FILERINA
le viscere della terra, come ben descrisse lo scrit- Marx, nel Capitale, a descrivere il lavoro alienante Una bambina alla
tore francese Émile Zola nel romanzo Germinale di questa categoria di operai. In precedenza, i rit- filatrice meccanica.
(1885): dall’alba al tramonto nella semioscurità e mi nei campi o in bottega erano dettati dalle sta- L’industria tessile era
tra le più sviluppate
col piccone in mano, tra l’aria viziata dei cunico- gioni o dalle richieste dei clienti, ma le fabbriche e in Italia le addette
li divisi da paratie da aprire e chiudere, aiutati da funzionavano anche per 18 ore al giorno in base (quasi solo donne)
baby-scavatori di cinque o sei anni, con il perico- ai tempi imposti dal ciclo produttivo e dalle mac- erano chiamate
“filerine”.
lo costante del grisou, la micidiale miscela infiam- chine», sottolinea De Bernardi.
mabile di metano e aria. Gli ambienti delle filande erano tra i più insa-
Adeguati. Anche in Paesi dove ferro e carbone lubri: capannoni con finestre quasi sempre chiu-
scarseggiavano, come l’Italia, il nuovo che avanzava se, temperature sui 30 gradi centigradi e aria sa-
chiese il suo tributo. In Sicilia, per esempio, la do- tura di residui delle fibre, che entravano nei pol-
manda di zolfo delle nascenti industrie francesi e in- moni e s’infilavano persino nelle ciotole del pran-
glesi fece fiorire per circa un secolo le solfatare, con zo. Engels scrisse di operai condannati a respirare
quasi 40mila minatori, tra cui i “carusi”, bambini “più polvere di carbone che ossigeno, per lo più dall’e-
costretti a lavorare in un ambiente infernale, con tà di sei anni” e per questo in breve privati di “for-
turni massacranti (v. riquadro nella pagina accanto). za e gioia di vivere”. Il tutto in una cornice di “al-
Combustibili e minerali servivano all’industria colismo, sifilide e malattie polmonari diffuse ai limi-
tessile (dallo zolfo per esempio si ricavavano aci- ti del verosimile”.

94
LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO (2)
la forza MOTRICE per i macchinari I “carusi” delle solfatare di Sicilia

“S
Pericolo di morte. Ammalarsi in fabbrica era e non fosse dell’800. In condizioni
QUOTA ROSA stato per [...] di lavoro ai limiti del
Un quadro di Pietro facile, morire ancora di più. Soprattutto consideran-
Ronzoni del 1825 che il bisogno del tollerabile, le solfatare
do che a metà del XIX secolo, in Inghilterra, il 75% sonno, lavorare anche ingoiavano nelle loro
raffigura una filanda degli operai erano donne e bambini, e che propor-
nel Bergamasco, le di notte non sarebbe cavità adulti e “carusi”.
operaie impiegate zioni simili si ritrovavano negli stabilimenti del Bel- stato niente, perché Si trattava di bambini
erano tutte donne, gli gio, della Svizzera, della Germania nonché – una laggiù, tanto, era persino di cinque anni,
uomini si occupavano ventina d’anni più tardi – dell’Italia. A spedire bim- sempre notte lo stesso”. ceduti dalle famiglie
degli aspetti tecnici In una delle sue novelle con contratti di “soccor-
dei macchinari.
bi e ragazze alle filatrici erano le famiglie britanniche
Luigi Pirandello (1867- so morto” o “affittanza
stesse, ridotte in miseria. Ma anche le parrocchie an-
1936), il cui padre si era di carne umana”: con
glicane, che praticamente vendevano alle fabbriche arricchito commercian- una piccola somma il
– grazie a contratti di apprendistato coatto che du- do zolfo, descrive così il datore di lavoro poteva
ravano fino a sette anni – interi “plotoni” di orfani. mondo delle solfatare disporre per anni di
La giustificazione era che il lavoro li avrebbe sottrat- in Sicilia. piccoli schiavi. Uno
ti alla strada. In compenso il datore di lavoro poteva Business. Erano quasi sfruttamento crudele
pagarli meno degli adulti ed erano più agili. Oltre 200, soprattutto nel che terminerà ai primi
Centro-sud dell’isola. del ’900, e per motivi
che più facilmente punibili in caso di errori o ritardi.
La Sicilia borbonica, puramente economici:
Torturati. Da documenti dell’epoca emerge ricca di zolfo, fiutò il declino del settore
per esempio che nelle manifatture di Litton (nella l’affare già all’inizio per la concorrenza Usa.
contea del Somerset) un sorvegliante usava strin-

95
Nelle CITTÀ si diffusero
le MALATTIE legate alle
condizioni di lavoro, come
TUBERCOLOSI e tifo
gere tra le unghie le orecchie dei bambini fino a
trapassarle, mentre un altro li puniva lasciando-
li appesi per i polsi sopra una macchina in movi-
mento. Forse quello fu un caso limite, ma perdere
una mano negli ingranaggi era facilissimo.
Chi rischiava di più erano gli scavengers, i lavora-
tori più piccoli, impiegati nella raccolta dei bioc-
coli di cotone nei cotonifici: sdraiati per ore sotto
le macchine in movimento, con il costante terro-
re di alzare troppo la testa e vedersi strappare cioc-

LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO (4)


che di capelli, o qualcosa di più, dagli ingranag-
gi in moto. E la sofferenza proseguiva anche oltre
l’orario di lavoro.
Città invivibili. “L’industrializzazione, la princi-
pale ‘forza creativa’ dell’Ottocento, inaugurò il più or-
ribile ambiente umano che il mondo avesse mai visto”,
ha scritto l’urbanista inglese Lewis Mumford (1895- Intere famiglie abitavano un’unica stanza in af- PRESA DI
1990). Anche su questo la Gran Bretagna che ospi- fitto, il cellar, senza finestre o con piccole prese COSCIENZA
tò Marx fece da apripista. Nel corso dell’800 un in- d’aria. L’alcol scorreva a fiumi, ma di solido in ta- Una famiglia operaia
glese su due andò a vivere in città. «Emblematico fu vola c’era poco: un piatto di patate e avena, un po’ legge il giornale La
lotta sociale in un
il caso di Manchester, che in pochi decenni passò da di pudding fatto con farina e acqua, qualche boc- dipinto ottocentesco.
piccolo centro a mezzo milione di abitanti ingloban- cone di carne a Natale. In un mondo così, la vita
do tutta una serie di slum, quartieri-dormitorio cre- media non superava i 45 anni.
sciuti in modo caotico attorno alle fabbriche, con la Prima che le associazioni artigiane e operaie,
totale assenza di servizi adeguati», dice De Bernar- come le società di mutuo soccorso, riuscissero a
di. «Unici luoghi di aggregazione erano la staw hou- far penetrare civiltà e diritti nel mondo del lavo-
se, cioè la bettola dove ubriacarsi e giocare ai dadi, ro, dovette passare molto tempo. Nel frattempo,
e il postribolo. Quartieri malfamati che non a caso lo “spettro” che si aggirava per l’Europa non era
la letteratura tramanderà come recessi del crimine e quello del comunismo, ma quello della fame. •
del degrado per antonomasia». Adriano Monti Buzzetti Colella

Come la bottega divenne fabbrica

1750 Un laboratorio artigianale di vasi di ceramica in Francia. 1800 Lavorazione della canna da zucchero a Cuba.

96
FORZA-LAVORO
Il “martello a vapore”,
inventato da
James Nasmyth, in
un’officina britannica

LEEMAGE
nel 1871.

BRIDGEMAN/ALINARI

1900 Minatori francesi sui carrelli che li porteranno nelle gallerie. 1910 Catena di montaggio alla Ford di Detroit, in Michigan (Usa).

97
LAVORO

NELLA FILANDA
DELL’OTTOCENTO
Come si VIVEVA
secoli fa? Per scoprirlo, Uniti a tre o a quattro, i FILI ricavati
si possono interpretare dai bozzoli venivano torti insieme
e collegati al grande aspo, che
gli INDIZI seminati girando sul suo asse li avvolgeva.
Da ogni bozzolo si ricavavano tra
dagli ARTISTI del 1.000 e 1.500 metri di bava di seta.

passato nelle loro opere

A
partire dal Duecento, quando
i bachi arrivarono in Europa
dalla Cina, l’Italia ha man- Il lavoro di dipanatura del filo
tenuto per secoli il primato era di norma affidato alla poco
costosa manodopera femminile,
nella produzione della seta. Che tra la all’epoca costituita da giovani o
fine del ’700 e l’inizio dell’800 diven- giovanissime CONTADINE. La dura
ne una delle prime attività industriali giornata lavorativa poteva essere
nel nostro Paese, grazie agli stabilimenti di 15 ore e anche più.
nati ai piedi delle Alpi. Per ricavare il fi-
lo dai bachi da seta (un’operazione det-
ta “trattura”) si usava il calore del vapo-
re che scioglieva la proteina che “incol-
la” la bava del bozzolo, ottenendo la seta
grezza. Aziende come la filanda Mylius
(a destra, dipinta nel 1828 da Giovan-
ni Migliara) avevano quindi bisogno di
grandi quantità d’acqua, fornita dai fiu-
mi che scendevano dai monti alpini.
Pioniere. La filanda di Boffalora Ti-
cino (Mi) fu fondata da Enrico Mylius,
nato a Francoforte nel 1769 e giunto a
Milano come agente di commercio. Sta-
bilitosi in città, Mylius vi aprì una ban-
ca. Nel piccolo centro lungo le rive del
fiume Ticino impiantò invece uno sta-
bilimento per la trattura, che si ingrandì
nel corso dell’Ottocento. Da allora e fi-
no agli Anni ’50 del ’900 in filande come
questa lavorarono generazioni di operaie Grazie ad apposite SPAZZOLE,
italiane: al Nord era una delle attività più le operaie individuavano il capo
dei fili di bava dei bozzoli messi
diffuse (e logoranti) tra le donne. • in ammollo nelle bacinelle che
Edoardo Monti avevano di fronte.
LEEMAGE

98
L’ambiente destinato alla trattura
doveva essere LUMINOSO, per
facilitare l’individuazione dei
capifilo, e VENTILATO per ridurre
l’umidità prodotta dalle bacinelle
piene d’acqua usate dalle operaie.

L’energia per muovere gli aspi


derivava da una RUOTA idraulica
azionata dalle acque di una roggia
che passava sotto la filanda,
diramazione del canale Naviglio
Il prodotto della dipanatura era Grande. INGRANAGGI in legno
una SETA GREZZA, ruvida e opaca, di bosso distribuivano la forza
che necessitava di successivi prodotta alle postazioni.
passaggi di pulitura e torcitura per
trasformarsi in filato pronto per la
tessitura. Quest’ultima avveniva di
solito in stabilimenti specializzati,
separati dalle filande.

Non si sa chi fossero questi


eleganti VISITATORI. Considerata
un’azienda modello, la filanda
Mylius riceveva spesso addetti
ai lavori, giornalisti o amici di
famiglia incuriositi. Giulio Mylius, figlio del
fondatore, mise a punto un
sistema di TRATTURA a bassa
temperatura, per migliorare
la qualità della seta. I bozzoli
venivano riscaldati prima di
giungere nelle BACINELLE
delle addette, dove c’era acqua
fredda. Inoltre, il sistema
faceva sì che i rallentamenti
delle singole operaie non
compromettessero il processo.

Le donne avevano i capelli raccolti


nella SPERADA, una raggiera
di spilloni che era l’ornamento
tradizionale delle contadine
lombarde, resa celebre da Lucia,
nei Promessi sposi di Manzoni.
INFANZIA

Fino all’800 valsero i princìpi della “PEDAGOGIA


NERA”: i bambini DISUBBIDIENTI erano
puniti a suon di BOTTE e frustate

CATTIVI
MAESTRI

L
a storia dell’infanzia è un incubo dal
quale solo di recente abbiamo incomin-
ciato a svegliarci”, ha scritto negli An-
ni ’70 il sociologo americano Lloyd de-
Mause. In effetti più si va indietro nel tempo, più
frequenti sono le storie di maltrattamenti.
I resoconti storici dimostrano che per molti secoli
si è ricorso soprattutto alla “pedagogia nera”, cioè a
un’educazione che si basava sulla violenza fisica e sul
castigo. È vero che Quintiliano (I secolo d.C.) riferi-
sce che i pedagoghi romani si affidavano alla classica
tirata d’orecchie, ma sappiamo anche che fin dall’an-
tichità uno dei mezzi più utilizzati fu quello della fu-
stigazione. “Persino nella progredita Grecia di 2.500
anni fa gli insegnanti usavano la verga come strumento
di correzione”, come scriveva lo storico George Ryley
Scott, studioso delle pene corporali.
Sferzanti. Ma l’epoca più dura per l’infanzia fu il
Medioevo. Gli ecclesiastici, cui era delegata l’educa- Piccoli demoni. «La punizione non era però so-
zione, ricorrevano alla fustigazione per instillare nei lo una forma di sadismo o uno sfogo di rabbia», di-
bambini e nei ragazzi i precetti religiosi. Nel 1087 ce Antonella Cagnolati, docente di Storia della pe-
frate Ulderico di Cluny (in Borgogna, nella Francia dagogia all’Università di Foggia. «Era legata alla vi-
Centrale) così descrisse le usanze dell’abbazia: “Se sione religiosa del tempo, per la quale il bambino era
durante la messa i bambini cantano male o si addor- un essere impuro perché figlio del rapporto sessua-
mentano, il priore o il maestro toglierà loro la camicia e le». Ovvero un piccolo demone la cui volontà dove-
li frusterà con vimini o altro”. Tutta la disciplina mo- va essere piegata attraverso le punizioni, che per que-
nastica era improntata a un quadro di estrema du- sto erano particolarmente dure e crudeli.
rezza e autoritarismo. Nell’XI secolo Eccardo, cro- «Oggi l’infanzia viene interpretata come una delle
nachista del monastero svizzero di San Gallo, rac- fasi più felici della vita, ma nel Medioevo era consi-
contava che nel 937 gli scolari dell’abbazia, esaspera- derata un periodo da cancellare», conferma Angela
ti dalle punizioni, avevano dato fuoco alla chiesa con Giallongo, docente di Storia della pedagogia presso
i fasci delle verghe usate dai monaci per fustigarli. l’Università di Urbino. «I bambini venivano basto-

100
AKG/MONDADORI PORTFOLIO
E ORA TOCCA nati, presi a sberle, soprattutto fustigati: le botte era- che in paradiso non ci sono bambini, mentre nelle
A VOI! no la conseguenza delle azioni sbagliate e dovevano Confessioni scrisse: “L’innocenza dei bambini risiede
Un maestro di forgiare il carattere e “ammaestrare” i piccoli. A gui- nella fragilità delle membra, non dell’anima. Io ho vi-
scuola con la frusta dare genitori, insegnanti, vicini di casa e ministri di sto e considerato a lungo un piccino in preda alla gelo-
in mano in una Dio era la severa legge biblica». sia: non parlava ancora e già guardava livido, torvo, il
litografia del 1845.
I metodi educativi La credenza nella colpevolezza morale del bambi- suo compagno di latte”. Probabilmente sant’Agosti-
prevedevano allora le no affondava le sue radici nei testi sacri. Nel libro dei no non ebbe un’infanzia felice (ammise di ricordare
pene corporali. Proverbi si legge: “Non risparmiare al giovane la cor- quel periodo della sua vita “con riluttanza”) ma non
rezione, anche se tu lo batti con la verga, non morirà”. tutti i bambini venivano puniti nello stesso modo:
La tradizione giudaico-cristiana giunse al mona- la quantità e le forme di punizioni variavano soprat-
chesimo attraverso il filtro di sant’Agostino, per il tutto in relazione alla classe sociale.
quale ogni bambino era macchiato dal peccato ori- Principini e oblatini. Durante il Medioe-
ginale. La sua visione dell’infanzia era talmente pes- vo, tra i contadini, non ci si poneva certo il problema
simistica che nel suo trattato La città di Dio affermò di ricorrere troppo spesso alle punizioni: la vita era

101
BRIDGEMAN/ALINARI

Anche San Benedetto, nel 540, raccomandò l’uso della VERGA


per i bambini. Ma aggiunse “CON MODERAZIONE”
dura per tutti. Sul corpo del principe, invece, non si sformarli in esseri il più possibile “spirituali”», prose- SADISMO O
poteva infierire, perché era considerato sacro. Al suo gue la Giallongo. «Sappiamo che venivano fustigati DOVERE?
posto però veniva punito il figlio del barone. «Forse e presi a schiaffi. Le lacrime erano un segno positivo Una maestra di
i bambini della piccola nobiltà prendevano più bot- per l’educazione monastica perché sintomo di penti- scuola prende per
l’orecchio un alunno
te di altri», continua Giallongo. «I paggetti a corte mento e simbolo di purificazione». Per meritare que- in una litografia di fine
per imparare a svolgere i loro compiti venivano pic- ste punizioni bastava poco, anche se qualche volta gli Ottocento.
chiati dal siniscalco, il maggiordomo della servitù». oblatini, come tutti i bambini del mondo, la combi-
Ma a essere puniti con più durezza erano gli “obla- navano grossa: alcune fonti monastiche del Medio-
tini”, bambini di due o tre anni che venivano donati evo raccontano di bambini puniti con la fustigazio-
ai conventi per essere destinati alla vita religiosa. In ne sul fondoschiena perché strappavano le pagine
genere erano figli dei più poveri, che speravano così dei preziosi manoscritti per farne barchette di carta.
di farli sfuggire alla morte per fame, o nel caso delle Bambine-donne. Le bambine venivano punite
bambine, di risparmiare sulla dote e conservare in- meno, ma non perché godessero di privilegi: di fat-
tatto il patrimonio. «L’obiettivo dei monaci era tra- to non erano messe nelle condizioni di poter tra-

102
Che schifo quel bambino!

I
n italiano divenne
Pierino Porcospino
(a lato, un’edi-
zione del 1960) ma
il nome originale
era Struwwelpeter
(letteralmente “Piero

AKG/MONDADORI PORTFOLIO
Scarmigliato”). Inven-
tato dallo psichiatra
tedesco Heinrich
Hoffmann, era il pro-
tagonista di un libret-
to di filastrocche per

FOTOTECA GILARDI
l’infanzia pubblicato
nel 1847, che divenne
un modello educativo
di riferimento fino
all’inizio del ’900. caratterizzato da linee
Ribelle. Il personag- semplici e sobrie.
gio del bambino Macabro. Le vicende
disadattato, che si di Pierino Porcospino
rifiutava di tagliare sono oggi considera-
le unghie e i capelli te un esempio della
(“Oh, che schifo quel pedagogia repressiva
bambino! / È Pierino il e “terroristica” dell’e-
Porcospino. / Egli ha poca. Le marachelle
l’unghie smisurate / di Pierino e compa-
che non furon mai gni si concludevano
tagliate; / i capelli sulla infatti quasi sempre
testa / gli han formata con punizioni terribili
una foresta...”), si con- (dalla mutilazione alla
trapponeva al signor morte). Paolinetta,
Biedermeier, perso- per aver giocato con i
naggio simbolo della fiammiferi, finì ridotta
società perbenista in cenere. Gaspari-
borghese che si affer- no, che non voleva
mò nell’Europa della mangiare la minestra,
Restaurazione (bieder dimagrì fino a morire
significa onesto, ma di fame. E come pietra
anche sempliciotto) sepolcrale si ritrovò
e che diede il nome una zuppiera.
a un genere artistico Marta Erba
SCALA

INFANZIA sgredire. «Erano sottoposte a controlli più rigidi», troppo spazio a un contatto fisico o essere state pre-
DIFFICILE dice la Cagnolati. «Per tutto il Medioevo e fino se in braccio».
In alto, due genitori all’età moderna era raro che uscissero da sole, ve- Voci contro. Già nel Medioevo qualcuno met-
intenti nel punire i nivano educate ai lavori domestici e abituate all’ob- teva in dubbio l’efficacia della violenza come sistema
figli in un’incisione
del 1880. Qui sopra, bedienza e sottomissione. La loro infanzia era mol- educativo. Come Paolo Diacono, letterato e mona-
Sant’Agostino condotto to breve: si sposavano prima dei12 anni». Ma le co, che nell’VIII secolo affermò che le botte facevano
dai genitori dal maestro punizioni per queste bambine considerate donne più male che bene. E anche sant’Anselmo, che nel
di grammatica in un diventavano durissime se qualche loro comporta- 1033 annotò: “Noi li picchiamo ma loro peggiorano”.
affresco del ’400.
mento andava a ledere l’onore della famiglia. «Nel Si trattava di voci isolate, perché la violenza fisica co-
migliore dei casi venivano rinchiuse in convento, minciò a regredire quando l’idea di infanzia venne
ma a volte potevano anche essere decapitate e il lo- rivalutata. «Avvenne lentamente, quando la Bibbia
ro corpo bruciato. Per andarre incontro a una sor- e i testi sacri furono messi a disposizione, grazie al-
te simile bastava davvero poco, come aver guarda- la stampa, di un maggior numero di lettori», spiega
to un ragazzo in maniera inopportuna, aver dato la Cagnolati. «Fu allora che vennero interpretate di-

103
In Scozia, nel 1699, un preside uccise un allievo a
FRUSTATE: processato, fu CONDANNATO soltanto a
SETTE COLPI di frusta e ALL’ESILIO dal regno
versamente frasi come “Lasciate che i bambini ven- manuali le punizioni riguardarono soprattutto pri-
gano a me”. L’infanzia divenne l’età dell’innocenza». vazioni (del cibo, dei giochi, della libertà) e una sor-
In questo nuovo clima Erasmo da Rotterdam, che ta di “psicologia del terrore”: nei catechismi dell’e-
per poco non abbandonò gli studi a causa delle pu- poca la punizione estrema per il bambino cattivo era UMILIATO
nizioni ricevute, alla fine del XV secolo scriveva che l’inferno e il suo fuoco bruciante. Scolaro “asino”
e “lazzarone” (in
era importante capire l’indole dei bambini per aiu- In collegio. Se nelle famiglie si ridimensionaro- francese paresseux)
tarli a crescere. La punizione fisica come sistema no, le punizioni fisiche non vennero meno nelle isti- in un’illustrazione
educativo cominciò a perdere colpi, prima nelle fa- tuzioni, in particolare a scuola. In Gran Bretagna, di fine ’800.
miglie più ricche e in quelle borghesi, poi anche nel per esempio, durante l’età elisabettiana (fine
popolo. Nel ’600, per esempio, nelle famiglie e nei ’500) erano molto dure. Nel Nord Europa,
fino all’inizio del XX secolo, l’uso del frusti-
no era una pratica irrinunciabile in qualsia-
Pedagoghi illuminati si scuola, soprattutto nelle più rinomate, co-

N
egli ultimi due secoli l’educazione dei me il collegio di Eton. «Lo strumento usato era
bambini è cambiata radicalmente, grazie a la ferula, un attrezzo costituito da un manico al
queste figure chiave della pedagogia. quale erano legate strisce di cuoio», prosegue la
Cagnolati. «La punizione avveniva davanti a tut-
JEAN-JACQUES una moralità innata
ti perché a essere trasgredito non era più il codi-
ROUSSEAU e grandi capacità
(1712-1778) In una affettive. ce morale ma l’ordine della scuola, e la punizione
delle sue opere mag- spettacolo doveva avere un effetto deterrente».
giori, L’Emilio, il filosofo ANTON A volte le punizioni nei collegi erano co-
francese (pare pessimo MAKARENKO sì severe da provocare la morte dell’alun-
genitore) sostenne che (1888-1939) Visse i no. Erano talmente diffuse che, a Eton,
il bambino è “intrin- cambiamenti politici, nella spesa per le tasse scolastiche di ogni
secamente buono” e sociali ed economici
ragazzo era aggiunta mezza ghinea per la
che l’educazione deve degli anni della rivolu-
preservarlo dall’in- zione sovietica. Per lui verga. La stessa pratica era diffusa anche nei
fluenza negativa della l’educazione poteva collegi femminili delle classi superiori. Del
società. L’adulto non avvenire soprattutto resto, lo storico George Ryley Scott, soste-
deve indottrinare ma attraverso la collet- neva che alcune donne sadiche cercasse-
aiutare a imparare con tività, dove morale e ro impiego come istitutrici proprio per
l’esperienza. valori condivisi devono soddisfare l’istinto di provocare dolore.
essere prioritari.
Intorno alla metà del XIX secolo, pe-
MARIA MONTESSORI
(1870-1952) Partì dallo JEAN PIAGET rò, la pratica della fustigazione nelle scuole
studio dei bambini (1896-1980) Svizze- venne abbandonata per l’emergere del pudo-
con problemi psichici ro, è stato il primo a re vittoriano: l’esposizione del posteriore nudo
per poi allargare le sue comprendere che il era considerato indecente, soprattutto per le ra- LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO
considerazioni a tutta bambino non è un gazze. L’alternativa della fustigazione sulla schiena
l’infanzia. Il bambino, uomo in miniatura, ma risultava troppo pericolosa, perché si rischiava di
sosteneva, è un essere un essere con proprie
procurare traumi e ferite. Così si passò alle bac-
capace di sviluppare leggi psichiche diverse
energie creative, con da quelle adulte. chettate sulle mani, una “moda” giunta fin
quasi ai giorni nostri. In Italia le punizio-

104
AKG/MONDADORI PORTFOLIO
FOTOTECA GILARDI

SCULACCIATE
PEDAGOGICHE
Sopra, una tavola
riassuntiva dell’800
sugli effetti di vari
strumenti punitivi
(mani, canne, frustini,
bastoni) sulle natiche.
Foto grande, un
manuale per famiglie
tedesche della stessa
epoca. A sinistra, il
pediatra Benjamin
Spock con due giovani
pazienti negli Anni ’60.
GETTY IMAGES

ni corporali nelle scuole (dalle bacchettate all’obbli- della pedagogia. Solo allora si affermò l’idea dell’in-
go a inginocchiarsi sui ceci) sono state proibite ne- fanzia che abbiamo oggi, come un periodo prezio-
gli anni Settanta. so, delicato e irripetibile, che pone le basi per il fu-
RADDRIZZATI Bambini felici. Con l’Ottocento – il secolo turo. Dalle punizioni corporali si passò però a ec-
Sotto, illustrazioni dell’amore romantico e della conquista del matrimo- cessi opposti.
di inizio ’900 per il
racconto francese nio fondato sull’amore – la famiglia (almeno quel- Nel 1948 un pediatra americano, Benjamin
Le père et la mère la ispirata ai princìpi più progressisti) diventò ideal- Spock, pubblicò The common sense book of baby and
Fouettard, basato su mente un luogo caratterizzato da vicinanza e affetto. child care (Il bambino nella versione italiana) che
due figure di genitori
cattivi e violenti,
Cominciò cosi a diffondersi l’idea che amare e accu- vendette 40 milioni di copie in tutto il mondo: con-
contrapposti ai dire i bambini fosse fondamentale e che, per educar- sigliava un aperto permissivismo nei confronti dei
classici personaggi li, una severa ammonizione fosse ben più efficace di bambini. Spock stesso in seguito rivide la sua teoria
natalizi portatori botte e schiaffi, da utilizzarsi solo come ultima risor- rendendosi conto che un’educazione priva di auto-
di doni (san Nicola,
Babbo Natale). sa. Persino il padre, che restava una figura autorita- revolezza può avere effetti altrettanto devastanti. Ma
Fouettard in francese ria, divenne progressivamente molto meno distante. le botte non furono mai riabilitate. •
vuol dire “fustigatore”. Poi venne il Novecento, il secolo dei bambini e Laura Fezzi
LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO (4)

105
SOCIETÀ

INFANZIA
BAMBINI OPERAI
Una scena dal film Oliver Twist
(2005) di Roman Polanski, tratto
dall’omonimo romanzo di Charles
Dickens (1837): orfani e bambini
EVERETT/CONTRASTO

poveri facevano gli operai.


PERDUTA
Essere un bambino nell’ INGHILTERRA vittoriana
dell’OTTOCENTO era una disgrazia: la scuola (a suon
di bacchettate) era per i ricchi, tutti gli altri a LAVORARE

107
CINETEXT/TIPS

C
harles camminava scalzo per le fetide tantina d’anni prima luccicava, ma non era oro. STRADE
strade di Londra. La sua giacchetta era “La rivoluzione industriale in Gran Bretagna si svi- MALFAMATE
rattoppata e i pantaloni consumati era- luppò nell’anarchia, senza alcun programma metodi- Oliver Twist nei
vicoli della città: il
no ormai troppo corti: per fortuna era co, senza intervento dei poteri pubblici, né di organiz- romanzo di Dickens
dimagrito, così, a parte la lunghezza, gli stavano zazioni operaie o padronali”, ha scritto lo storico fran- è ritenuto il primo
ancora. Abituato com’era a studiare e a essere ac- cese Jacques Chastenet. Nei centri industriali i pove- in lingua inglese
cudito, non riusciva ad abituarsi a quella vita: tut- ri in cerca di lavoro aumentarono e i proprietari delle ad avere come
protagonista un
ta la sua famiglia era finita in carcere per debiti e fabbriche furono liberi di giocare al ribasso: lavorava ragazzo.
lui, 12 anni appena, era rimasto fuori per lavora- chi costava meno. I salari caddero in picchiata: per
re, 16 ore al giorno, in una fabbrica di lucido per sopravvivere, dovevano lavorare anche i bambini.
scarpe. Quello strazio durò dal febbraio 1824 fino
all’estate dello stesso anno: furono i peggiori mesi Lustrascarpe, spazzini, venditori
della sua vita e lo segnarono per sempre (vedi ar- di giornali e spazzacamini...
ticolo pagine seguenti). Tanto che Charles, che di Quasi nessuno di loro andava a scuola e anche chi
cognome faceva Dickens, quando diventò scritto- seguiva le lezioni domenicali non sapeva né legge-
re raccontò nei suoi romanzi ciò che aveva vissu- re né scrivere. Del resto il tempo per lo studio era
to: la vita della maggior parte dei bambini poveri poco: già a tre anni, maschietti e femminucce af-
d’Inghilterra, tra il ’700 e l’800. follavano strade e marciapiedi, dandosi da fare nei
Nel 1837, quando la regina Vittoria salì al tro- modi più ingegnosi per tirar su qualche spicciolo.
no, circa tre quarti della popolazione del Regno È facile immaginarli chini a lustrar scarpe, a ven-
Unito era occupata nelle fabbriche e nelle mi- dere i giornali, uccidere topi, raccogliere stracci e
niere. Il fervore tecnologico che aveva accom- immondizia, intenti a spazzar via fango e letame di
pagnato lo sviluppo dell’industria inglese un’ot- cavallo dagli incroci. “Raramente una di queste at-

108
In miniera a 11 anni, legalmente

L
a lotta contro il

BRIDGEMAN/ALINARI
lavoro minorile Un bambino minatore
in una stampa del
in Inghilterra fu
1885: i più piccoli
combattuta a forza di erano i più richiesti.
leggi che nessuno si
preoccupò di far rispet-
tare. Dopo alcuni prov-
vedimenti per limitare
l’orario lavorativo, fu
soprattutto nella secon-
da metà dell’Ottocento,
su pressione di scrittori,
letterati e filosofi (la
parte più sensibile
dell’opinione pubblica),
che nelle miniere e nelle
fabbriche furono inviati
commissari per indaga-
re sul lavoro minorile. e nessun bambino campagna, il Clim- i bambini sotto i dieci
Interventi. I loro terri- sotto i dieci anni poteva bing boys act (1875), anni non potevano
bili resoconti spinsero lavorare in miniera, che rendeva illegale lavorare in fabbrica.
il Parlamento a varare l’Agricultural gangs act l’impiego di bambini Nonostante tutto,
una serie di leggi: il (1868), che proibiva ai come spazzacamini, e il all’inizio del XX secolo,
Mines act (1842), secon- bambini con meno di Factory and workshop questi problemi non
do cui nessuna donna otto anni di lavorare in act (1878), secondo cui erano risolti.

Con il BOOM demografico a Londra i proprietari


delle FABBRICHE ebbero a disposizione
MANODOPERA infantile a BASSO COSTO
tività permetteva di guadagnare più di qualche scel- di fuliggine. O la morte, precipitando al suolo. E
lino al giorno, eppure si trattava di mestieri ereditari, la sera? Venduti dalle famiglie o presi dalla strada,
cui i genitori addestravano i figli dall’età più tenera”, gli spazzacamini dormivano per terra in una can-
prosegue Jacques Chastenet. E i marciapiedi erano tina, buttati su sacchi di iuta. Il padrone concede-
anche il regno delle prostitute: a Londra, nell’800, va loro solo due bagni l’anno, uno a Natale l’altro
la maggior parte di loro aveva tra i 12 e i 22 anni. a Pentecoste, e una mezza ciotola di pappa d’ave-
Ma in un’ipotetica lista nera dei lavori per mino- na al giorno, per evitare che, ingrassando, non ri-
ri, al primo posto c’era quello dello spazzacamino. uscissero più a infilarsi nei buchi fuligginosi larghi
Il film Mary Poppins sulla tata magica, che sui tet- meno di una trentina di centimetri.
ti londinesi canta e balla con i suoi amici coperti
di fuliggine, ha reso tutto più poetico, ma nella re- I lavori dei più fortunati: paggi,
altà le cose andavano diversamente. A quattro an- camerieri e garzoni di bottega
ni, i bimbi cominciavano a calarsi nei comignoli o Niente a che vedere con i fortunati undicenni che
ad arrampicarsi lungo le strettissime canne fuma- trovavano impiego come paggio, cameriere, lac-
rie dei camini per ripulirle con raspa e scopino: chi chè, aiuto stalliere o garzone di bottega. Trottava-
si fermava a metà strada, in preda al panico o vitti- no continuamente – se un piccolo muratore dove-
ma della stanchezza, veniva incoraggiato con pun- va faticare 64 ore a settimana in estate e 52 in inver-
ture di aghi ai piedi o, alle brutte, con un bel fuo- no, ai domestici ne toccavano ben 80 – ma era un
co acceso sotto al sedere. Ogni giorno così, dieci buon lavoro. Soprattutto a confronto con miniere
volte avanti e indietro, gomiti e ginocchia piagati e fabbriche, dove, nel 1851, erano impiegati rispet-
dal continuo sfregare sui mattoni, colpi di tosse e tivamente 40mila e 240mila bambini sotto i 15 an-
occhi infiammati. E poi ustioni, cancro ai polmo- ni. Nelle gallerie sotterranee, i bambini entravano
ni, schiena e caviglie deformate dal peso dei sacchi già a cinque anni e non ne uscivano prima dei 25.

109
MARY EVANS/ALINARI

BRIDGEMAN/ALINARI (2)
SPAZZACAMINO SPAZZINO

LUSTRASCARPE

Un bambino MURATORE poteva lavorare fino a 64 ORE alla


settimana. I fanciulli impiegati come DOMESTICI anche 80 ORE
“Non erano direttamente i proprietari della minie- Fabbriche di tessuti e sartorie? VISIONI
ra ad assumerli, ma i capisquadra, che spesso riscat- Benvenuti all’inferno D’ALTRI TEMPI
tavano così i prestiti fatti ai genitori”, spiega lo stori- Operaie, ricamatrici e biancheriste erano sfrutta- Sopra, tre immagini
co Chastenet. I ragazzini venivano attaccati ai car- te proprio come oggi, per esempio, i cucitori di pal- che ritraggono (in
modo edulcorato)
relli della miniera come delle bestie da tiro, ma i loni in Pakistan: “Le ore abituali di lavoro vanno dal- l’infanzia popolana:
cunicoli erano così bassi che dovevano strisciare o le otto del mattino alle undici di sera in inverno, dal- una litografia del
camminare carponi, trascinando almeno 150 chi- le sei del mattino a mezzanotte d’estate. Se c’è un gran- 1850 circa con uno
logrammi di peso. E nei punti più stretti e bassi, in de ballo in un palazzo dell’aristocrazia o ricevimento spazzacamino
“porta a porta”, un
cui la testa sfregava contro il soffitto, i capelli non a corte accade spesso all’operaia di rimanere impegnata lustrascarpe tratto
ricrescevano più. per venti ore consecutive”, si legge in un rapporto uf- dal dipinto Orgoglio
“Non ho altri vestiti che quelli con cui lavoro: pan- ficiale, datato 1844. E gli stipendi erano di poco su- professionale di John
taloni e una giacca strappata. Tiro i vagoncini sotto periori a quelli dei giovani nelle miniere. George Brown (1831-
1913) e uno spazzino
terra per una distanza di una mezza lega fra andata e Ellen Clark, 10 anni, operaia in una fabbrica di si- scalzo che chiede
ritorno. Li tiro per undici ore con una catena attacca- gari, doveva rollare cartine e tabacco dalle sette di (ignorato) una mancia
ta alla cintura. […] Qualche volta, quando non va- mattina alle otto e mezza di sera, con tre pause di un a una lady in un
dipinto del 1858.
do abbastanza in fretta, mi battono”, raccontò la do- paio d’ore in tutto. All’inizio l’avevano tenuta inca-
dicenne Patience Kershaw nel 1842, ai membri di tenata al banco di lavoro perché non scappasse e, una
una commissione d’inchiesta sul lavoro minorile. volta che era troppo assonnata, il supervisore l’aveva
I più piccini invece erano addetti a manovrare le portata in un angolo della stanza, l’aveva presa per
valvole di aerazione all’interno dei pozzi che si tro- le gambe e immersa in una cisterna piena d’acqua.
vavano nelle miniere, al buio e sempre con i pie- I bimbi più agili erano pagati per infilarsi tra gli in-
di a mollo nell’acqua. La paga settimanale arriva- granaggi e ripulire i macchinari. Chi denunciava gli
va solamente a tre scellini, la stessa cifra riscossa al abusi compiuti riceveva risposte di questo genere:
giorno da un uomo adulto. “Sarebbe pericoloso lasciare i ragazzi in ozio. Del resto
LA STRADA
“Devo lavorare senza luce e ho paura. Vado a lavo- in miniera possono distrarsi disegnando col gesso sulle COME CASA
rare alle quattro e a volte alle tre e mezza del matti- pareti”, sosteneva, a metà dell’Ottocento, il due vol- A destra, un’altra scena
no e finisco alle cinque e mezza della sera. Non vado te membro del parlamento Richard Cobden. Men- del film di Polanski.
mai a dormire. Qualche volta canto quando c’è luce, tre il liberale lord Melbourne sospirava con tipico La maggior parte dei
bambini della Londra
ma non al buio: non oso in quel caso”, confessò inti- aplomb inglese: “Oh questi poveri ragazzi... se mi po- vittoriana viveva per
morita agli ispettori la piccola Sarah Gooder, una teste lasciare in pace con questi poveri ragazzi!”. • strada o in stanze
bambina di appena otto anni. Maria Leonarda Leone fatiscenti.

110
Vittime dei genitori (e dell’alcol)

“I
genitori non si operai ricevevano sotto
preoccupano che forma di gin parte del
di impadronirsi loro salario.
dello scarso guadagno Piaga sociale. Bevuta
dei loro figli per berselo. la paga, il distillato
Bevono in una sera il rimaneva alla portata di
frutto di una settimana tutti: costava meno del
di sudore, di sofferenze e tè, inebriava più della
talvolta di sangue”. Non birra e per un po’ faceva
erano esagerazioni dei dimenticare la miseria.
commissari d’inchiesta L’alcolismo, tra i poveri,
sul lavoro minorile: casi diventò una piaga
simili erano la norma. E sociale, perciò il parla-
la colpa era del gin. In mento decise di alzare
Inghilterra, con la libe- le tasse di distillazione.
ralizzazione delle distil- Quando però fiorirono furono di nuovo ridotte. ceto benestante, da TUTTI ALLEGRI
lerie e le tasse ridotte, le distillerie clandestine Stavolta però si puntò sorbire negli eleganti Un negozio di gin
all’inizio del XVIII secolo e l’alcol peggiorò fino alla qualità. A metà gin palaces: bar e pub nell’800, in un’incisione
la produzione crebbe a a diventare, in certi dell’800, il gin divenne accoglienti, simbolo dell’illustratore inglese
dismisura, tanto che gli casi, tossico, le imposte la bevanda del nuovo dell’epoca vittoriana. George Cruikshank.

EVERETT/CONTRASTO
METROPOLI

LA CITTÀ DI
112
DICKENS
BRIDGEMAN/ALINARI
LONDINESE DOC
Charles Dickens
(1812-1870) allo
scrittoio. A sinistra,
la Londra ricostruita
dal regista Roman
Polanski per il
film del 2005 tratto da
Le avventure di Oliver
Twist (1839).


N
ebbia ovunque. […] Nebbia giù per
il fiume che scorre insudiciato tra le
file di navi e le sozzure che giungono
alla riva di una grande (e sporca) cit-
tà. […] Luce a gas che balugina nella nebbia in di-
versi punti delle vie”. Sono le prime righe di Casa de-
solata, romanzo del prolifico autore inglese Charles
Dickens (1812-1870). Parole che sono letteratura,
ma anche il ritratto di un mondo perduto: quello
dell’Inghilterra vittoriana e della sua capitale Lon-
dra, la prima metropoli industriale.
Sconvolta. «Il mondo in cui Dickens visse subì
EVERETT/CONTRASTO

uno sconvolgimento epocale, con contraddizioni


sconcertanti», dice Gino Scatasta, docente di Lette-
ratura inglese all’Università di Bologna. «I suoi ro-
manzi attraversano quasi un intero secolo di storia
inglese. Le prime opere, come Il Circolo Pickwick
(1836-37), descrivono un’Inghilterra di carrozze e
Come si VIVEVA in una grande locande, in gran parte rurale, mentre gli ultimi ro-
manzi sono lo specchio della società tardo-vitto-
città come LONDRA nell’età riana». Una società segnata dal lungo regno della
regina Vittoria (sul trono dal 1838 fino al 1901)
vittoriana? Dickens RACCONTA e dalla rivoluzione industriale. Fu in quel secolo
nei suoi LIBRI tutte le che Londra divenne una metropoli moderna: il ra-
pido aumento della popolazione, il trasferimento
contraddizioni dell’Inghilterra dalle campagne alla città (per cercare lavoro nelle
fabbriche), la penuria di alloggi e le condizioni di
dell’ OTTOCENTO lavoro al limite della schiavitù portarono alla for-

113
DIVISIONI
A destra, il
compleanno di una
bambina in una
famiglia vittoriana
benestante in un
dipinto di fine ’800.
In basso, famiglie
in coda per ricevere
assistenza come

HARROGATE MUSEUM OF ARTS/MERCER ART GALLERY


indigenti, in un
dipinto della stessa
epoca.

ESPANSIONE
Il Tamigi all’altezza
del Palazzo degli
York ai tempi
di Dickens: nel
’600 era aperta
campagna.

AKG/MONDADORI PORTFOLIO

fabbrica, lo scrittore percorreva le strade di quel- romanzo Il nostro comune amico (1865). Anche la
la città lacerata tra nuovi ricchi e poveri estremi. morte era ovunque: la prigione di Newgate espone-
Infanzia rubata. Nel dedalo delle viuzze più va i cadaveri degli impiccati per ricordare la fine dei
povere si incontravano bambini denutriti in abiti criminali, e le malattie epidemiche erano all’ordine
laceri tra case cadenti, con stracci alle finestre inve- del giorno, vaiolo e colera soprattutto.
ce dei vetri. In città c’era fumo, sporcizia, fango e La vita è un romanzo. «Oggi sappiamo che
fuliggine, mendicanti dagli occhi disperati, ubria- in David Copperfield (1849-50) Dickens ripercor-
chi, venditori ambulanti di cibo, fiumane di per- se in forma romanzata alcuni episodi della sua vi-
sone. “L’intera metropoli era un ammasso di vapore ta, in particolare le sue tristi esperienze infantili»,
che, frammisto al fragore velato delle ruote, spiegava riprende Scatasta. «Che aveva lavorato in fabbri-
un immenso ansimo catarrale”, scriverà Dickens nel ca si scoprì solo dopo la sua morte, ma fu a quegli
MUSEUM OF LONDON

115
anni che si ispirò per i personaggi infantili più tri- de pietre di stanzoni e interminabili corridoi, le fa-
sti». I toni melodrammatici (che oggi chiamiamo miglie ospitate erano divise e i loro membri lascia-
appunto “dickensiani”) dei romanzi, dunque, non ti in balìa di personale poco qualificato e corrotto.
sono solo letteratura. Il cibo era scarso: pane, patate e formaggio (gli ali-
Le istituzioni non facevano nulla per migliorare menti più economici) accompagnati da polentine
la situazione. Nel 1833 (lo stesso anno in cui l’In- semiliquide. Molti arrivarono a preferire il suicidio
ghilterra abolì la schiavitù nelle colonie) venne pro- alla workhouse e la madre di Dickens scelse, piutto- CELLE
mulgata una “legge sulla povertà”. Orfani o bam- sto che finire lì, la cella della prigione per debitori. AFFOLLATE
bini abbandonati, ragazze madri, disabili e anziani «È Le avventure di Oliver Twist (1839) il romanzo Famigliari in visita ai
detenuti nel carcere
ebbero da allora, come ultima spiaggia, le workhou- in cui Dickens denuncia questa politica nei confron- londinese di Newgate,
se. Ma era come finire dalla padella nella brace: si ti della povertà e le istituzioni che avrebbero dovuto in un quadro del 1878.
trattava infatti di ospizi dove tutti erano costretti salvaguardare i più poveri», spiega Scatasta. Molti (tra i quali anche
a lavorare, praticamente in condizioni di schiavi- Scuole come fabbriche. «Forse l’attacco più il padre e la madre
di Charles Dickens)
tù. Bambine di otto anni con indosso solo casac- diretto di Dickens alla società industriale è quello finivano in prigione
che di cotone venivano messe a strofinare le fred- di Tempi difficili (1854), ambientato nella cupa cit- per debiti.

I BAMBINI erano considerati “PICCOLI ADULTI”: la metà


BRIDGEMAN/ALINARI
PRIMA FERMATA
La stazione della
metropolitana
di Baker Street,
inaugurata nel 1863,
fu la prima al mondo.
Dickens scrisse dei
lavori per la sua
costruzione e ne
parlò come di un
“segno di civiltà”.

AKG/MONDADORI PORTFOLIO
degli OPERAI tessili aveva fra DIECI e VENT’ANNI
tà di Coketown (un nome di fantasia, scelto per aggi- manipolazione delle menti. E i suoi romanzi die-
rare la censura, ndr) fatta di mattoni che sarebbero dero impulso alle prime campagne per il migliora-
stati rossi se non fosse per il fumo delle fabbriche», mento dell’istruzione pubblica. «Il successo di Oli-
prosegue lo studioso. I poveri ricevevano un’istru- ver Twist», conclude Scatasta, «contribuì a cambia-
zione scadente che, secondo Dickens, serviva solo re la mentalità del tempo, che considerava i poveri
a farli adattare alla realtà disumanizzante delle fab- come dei fannulloni». La letteratura, qualche vol-
briche. Che Dickens descriveva così: “Un risuona- ta, ha risvolti anche pratici. •
re di zoccoli sui marciapiedi; un rapido squillare di Giuliana Lomazzi
campanella; e tutti gli elefanti impazziti di malinco-
nia (i macchinari a vapore, ndr), lustrati e lubrifi-
cati per la monotonia della giornata che cominciava,
ripresero il loro pesante esercizio”. Il 54% dei lavora- Il fascino poetico della scienza

C
tori nel settore tessile aveva meno di 19 anni (e il harles Dickens (come molti altri artisti
5% meno di dieci). Perché tanti piccoli impiegati? aveva un vittoriani) dai progressi
Era proprio la povertà ad alimentare il lavoro mi- compatriota e tecnici e scientifici
norile: ogni figlio di proletario doveva mantenersi coetaneo diventato del suo tempo. Ma la
da sé per non essere di peso alla famiglia. anch’egli famoso: lo scienza suscitava in lui
scienziato Charles pensieri romantici: i
Il metodo per forgiare i piccoli operai (definito “il Darwin (1809-1882). I dinosauri avevano più
motore a vapore del mondo morale”) era questo: due si conoscevano e fascino dei draghi. “I
dieci ragazzi ascoltavano le lezioni di un istruttore si stimavano. Il primo fatti della scienza sono
e le ripetevano ad altri dieci, come in una catena di aveva citato il secondo pieni di poesia, almeno
sant’Antonio. Un sistema approssimativo che, pre- nei suoi articoli, come la più poetica
cludendo a chi vi cresceva ogni possibilità di riscatto sebbene non fosse del delle fantasie”, scrisse
sociale, condannò interi quartieri all’emarginazione. tutto convinto dalla commentando The
sua teoria sull’origine poetry of science (“La
«Di fronte a questa realtà, l’ottimismo romanti- delle specie, che divise poesia della scienza”),
co delle prime opere lasciò il posto alla cupezza de- gli intellettuali inglesi. opera del geologo
gli ultimi romanzi, nei quali il lieto fine, pur sem- Il secondo, invece, era Robert Hunt. Un modo
pre presente, lascia spesso l’amaro in bocca», spie- un fan dello scrittore. di vedere il mondo
ga Scatasta. «Le stesse inquietudini iniziarono ad Apprezzamenti. Al scientifico abbastanza
attraversare tutto il mondo vittoriano dopo la me- naturalista piaceva in lontano dal motto
tà del secolo». Di fronte all’esplosione demografi- particolare il modo in del filosofo francese
cui Dickens inseriva, Auguste Comte, padre
ca e alla povertà dilagante si cominciò a denuncia-
nei suoi libri, i riferi- del positivismo: “L’amo-
re l’emarginazione e a chiedere riforme sociali: il menti alla scienza. An- re per principio, l’ordine
lato oscuro del miracolo industriale era ormai sot- che se non era certo un per fondamento, il
to gli occhi di tutti. Le descrizioni di Dickens fu- modo “scientifico”. Lo progresso per fine”.
rono riprese nei testi filantropici di fine Ottocen- scrittore era affascinato (m. c.)
to, dove erano citati come esempi di studio della

117
SOCIETÀ

TRA NONNI
E NIPOTI
Da PATRIARCHI a compagni di
giochi: come è CAMBIATA la figura
FAMIGLIARE più amata
ALINARI

SCALA
S
PERNO DEL
FOCOLARE econdo gli stereotipi in circolazione fino a loro funzione era poi trasmettere i valori famigliari
Sopra, nonna e pochi anni fa, le nonne erano quelle che fa- e le regole del vivere sociale», spiega Elena De Mar-
nipotina nel 1960.
In alto a destra, un cevano le tagliatelle e andavano in chiesa al- chi, autrice con Claudia Alemani di Per una storia
nonno inglese del la domenica, i nonni quelli che raccontava- delle nonne e dei nonni (Viella). «Il nonno borghese
1937. All’epoca, a no storie e procuravano la legna per stufe e camini trasmetteva i valori della morale pubblica, la nonna
genitori e suoceri
si chiedeva di
nelle case di campagna. Un’immagine molto lonta- quelli religiosi. Non solo: a lei spettava anche il com-
trasmettere na da quella che conosciamo oggi. pito di tramandare il sapere di famiglia, le tradizioni
usi famigliari e I nonni, secondo le più recenti analisi dei socio- e le norme di comportamento femminili».
tradizioni popolari. logi, spesso con la pensione pagano rate del mutuo Ieri come oggi essere donne non era facilissimo.
e spese di asilo di figli e nipoti. E se sempre meno Essere nonne, men che meno. Il fatto di indossare la
donne anziane stendono la pasta fresca, aumenta il gonna implicava infatti una rigida etichetta, che le
numero di chi, superati i 70, si iscrive a corsi di pi- nonne dovevano insegnare. “Una donna che è non-
lates e si avventura in iperboliche sessioni di infor- na, rinunzi pure a tutte le velleità di conquista, anche
matica. Per non parlare del ruolo chiave di baby- se è ancora giovane”, recitava un manuale di galateo
sitter. Ma come è avvenuta questa trasformazione? di fine Ottocento. “Adotti un costume severo, non balli
Vizi privati, pubbliche virtù. Innanzitutto oc- assolutamente più, infine si astenga da tutto ciò che può
corre precisare che la categoria sociologica dei non- destare un riso di scherno sul labbro di chi la osserva”.
ni è molto recente: appartiene alla società moder- «La cosa non stupisce», racconta Elena De Marchi.
na, quella industriale. Nel nostro Paese si cominciò «In Italia una rivoluzione borghese non ci fu mai e
a parlarne nell’Ottocento, quando si diffusero nel- i valori che si diffusero furono ibridi: si trattò molte
le città i valori delle nascenti élite borghesi. L’Italia volte di una semplice attualizzazione dei cliché no-
si stava trasformando e le famiglie più in vista si die- biliari». Un modello ben rappresentato dalla nonna
dero un gran da fare a rivisitare in chiave moderna paterna di Leopardi: Virginia. Rimasta vedova a so-
lo stile di vita dei nobili. Ovvero quel modo di vivere li 25 anni, rifiutò tutti i pretendenti. E visse al piano
fatto di bon ton, ricchezza e perbenismo, ma amal- superiore del palazzo del poeta, a Recanati. Giacomo
gamato con i nuovi valori importati dalla Francia, e i fratelli salivano da lei con gioia, felici di trascorre-
dove la borghesia aveva fatto la rivoluzione: intra- re il tempo con la nonna. Alla quale nel 1810 (a 12
prendenza economica, individualismo e separazio- anni) il poeta dedicò una poesiola. Certo, lo stile era
FIABE ne della sfera pubblica da quella privata. La forma- acerbo, e più che amore i versi sprizzano deferenza:
D’AUTORE zione di una famiglia non veniva più decisa a tavo- “[...] Or dunque il frutto nobile della fatica mia / Umil
Lev Tolstoj (1828- lino, diventava sempre più una faccenda di cuore. presento, e inchinomi a Vostra Signoria. Spero che in
1910) con due Manuale vivente. E i nonni? Si ritagliarono una volto placido accetterete il dono [...]”.
dei molti nipoti: il
grande autore russo nicchia che prima non avevano. «Il ruolo essenzia- Alla contadina. Per ogni famiglia “alla Leo-
scrisse anche un le dei nonni nelle nuove famiglie era l’istruzione dei pardi” del nostro Paese, ne esistevano centinaia
libro di fiabe nipoti. Almeno all’inizio dell’Ottocento, prima che che vivevano dove le regole erano molto diverse: in
e racconti. in Italia nascesse la scuola pubblica obbligatoria. La campagna. Lì i nonni non solo comandavano, ma
HIP/SCALA

119
GIOCO LIBERO
A sinistra, tre
generazioni
sulla spiaggia di
Blackpool (Gran
Bretagna), negli
Anni ’40. A destra,
nonno e nipote
americani nel 1935.
HIP/SCALA

ANTICAMENTE gli anziani erano molto ASCOLTATI.


Ma la figura SOCIALE del nonno si AFFERMÒ solamente
con l’avvento della BORGHESIA all’inizio dell’Ottocento
anche tenevano i cordoni della borsa. Nelle masserie tosto dalla parte dei padri. Le nonne si chiusero in
del Sud Italia e più ancora nella Bassa padana a do- cucina a fare le tagliatelle e i nonni divennero canta-
minare era la famiglia patriarcale. I nonni vivevano storie, responsabili di tramandare le usanze e le tra-
perlopiù nella stessa casa assieme ai figli e ai nipoti, dizioni popolari, niente di più.
ricoprendo ruoli di primo piano. La cosa è facilmen- Presenze affettive nella vita dei nipoti, prive però
te spiegabile: «Quando erano presenti e ancora abili di quell’autorevolezza guadagnata nell’Ottocento.
al lavoro, erano loro la figura di riferimento dinan- «Gli equilibri erano però destinati a cambiare ulte-
zi al proprietario della terra. Non solo: coordinava- riormente con la metà del Novecento», afferma Ele-
no anche il lavoro della famiglia sul podere», spiega na De Marchi. «Grazie alle conquiste del femmini-
la storica. «Questo fece sì che mantenessero il pote- smo, le donne si sono liberate in parte del loro ruolo
re economico e materiale, avendo l’ultima parola su di casalinghe a tempo pieno e sono entrate nel mon-
varie questioni: figli e nipoti inclusi». do del lavoro». Trovando però un welfare insuffi-
La letteratura e il cinema li ha ritratti più vol- ciente. E fu così che tornarono protagonisti i nonni.
te. Erano il brusco Padron ’Ntoni dei Malavoglia Non è un caso se nel 1978 negli Usa è stata istituita
di Giovanni Verga. O il nonno Anselmo del film una festa dedicata (v. riquadro a fianco): si era capito
L’Albero degli zoccoli di Ermanno Olmi: un inge- che il loro ruolo sociale ed economico era importan-
gnoso contadino che sostituiva in gran segreto, con te. E che emancipazione femminile e progresso, in
la complicità della nipote Bettina, lo sterco di gal- assenza di uno Stato sociale forte, passavano anche
lina a quello di mucca come concime, riuscendo a attraverso il sostegno delle generazioni più anziane.
far maturare i suoi pomodori un mese prima di tut- Non senza qualche ambivalenza. Se i va-
ti gli altri. Un nonno affettuoso, molto amato, ma lori di oggi vorrebbero anziani tonici, atleti-
soprattutto rispettato. ci e “performanti” fino a 100 anni, resistono co-
Qualcosa è cambiato. Durante il Ventennio munque cliché del secolo scorso: i nonni de-
fascista, però, le cose per i nonni italiani si mettono vono occuparsi dei nipoti come chiocce. E al-
male. Forse non erano abbastanza forti per incarnare le nonne, nonostante corsi e crociere, si chiede
l’ideale del giovane maschio battagliero. In ogni ca- ancora di preparare le tagliatelle la domenica. •
so, a partire dal Ventennio, il Novecento virò piut- Giuliana Rotondi

120
SCALA

Una festa tutta


dedicata a loro
L
a festa dei nonni oggi in
Italia si celebra il due ot-
tobre. Perché? Non è un
caso: nel calendario liturgico
cattolico, il due ottobre è la
festa degli Angeli Custodi. La
ricorrenza però è relativa-
mente recente e non ha una
vera e propria tradizione, se
non la moda lanciata negli
Stati Uniti di celebrare “l’im-
portanza del ruolo svolto dai
nonni all’interno delle famiglie
e della società in generale”.
Affari. Negli Stati Uniti la
festa è stata istituita nel 1978
e si festeggia la prima dome-
nica di settembre. La ragione
è tutt’altro che romantica:
anche se le coccole dei nonni
non hanno prezzo, si è capito
che il loro aiuto innesca una
spirale economica positiva,
permettendo alle mamme di
lavorare di più e alle famiglie
di tagliare alcuni costi: in
Italia, si calcola, ogni anno i
nonni fanno risparmiare tra
496 milioni e 1,3 miliardi di
euro.

ALBUM DEI RICORDI


Cornovaglia (Regno Unito):
MARY EVANS/SCALA

una nonna dei primi


del Novecento ripara i
pantaloncini del nipotino
(che forse non ne aveva altri).

121
FOTOTECA GILARDI (2)
SALUTE

Le condizioni SANITARIE dei nostri NONNI, tormentati


dal FREDDO e minacciati da tisi, MALARIA e sifilide

IL TEMPO DEI
122
GELONI
FARABOLA
AUSILIO PER DISABILI
Un invalido a spasso per le vie del
centro di Roma su un calessino
trainato da un cane, nel 1928.

I
l wc in casa era un miraggio, figurarsi la va- re l’igiene (per esempio promosse la costruzione di
sca da bagno! Si mangiava poco, e si soffriva il bagni pubblici). E in tempi di ristrettezze economi-
freddo. La malaria uccideva nelle campagne, la che fece in modo che gli italiani si adattassero a fare
sifilide in città e le malattie infettive ovunque. di necessità virtù. I veri fascisti dovevano andare in-
A dispetto di chi, anni dopo, avrebbe continuato a contro al freddo col sorriso sulle labbra, sci ai piedi
dire che “si stava meglio quando si stava peggio”, e mutandoni sotto i pantaloni. E se il pane non ba-
nel periodo fra le due guerre mondiali gli italiani stava, dovevano rallegrarsene, perché i medici consi-
non stavano poi così bene di salute. gliavano di seguire una dieta ipocalorica. Se poi, nel-
Poche cose erano democratiche, ma fra queste le case più borghesi, si eccedeva con il cibo, si poteva
vanno di sicuro annoverati i geloni. Favoriti dalle sempre ricorrere a un cucchiaino di “Magnesia Bi-
carenze vitaminiche, e scatenati dal freddo patito surata - Prodotto di fabbricazione italiana”. Mentre
anche nelle case più agiate, i geloni colpivano le si- per le “affezioni intestinali da fermentazioni anorma-
PUBLIFOTO/OLYCOM

gnore borghesi così come le serve, gli operai quan- li” c’era l’Enterosil, per via orale.
to i contadini. Si annunciavano con un po’ di pruri- Le medicine, per la verità, erano inadeguate.
to sull’orlo superiore dell’orecchio e poi dilagavano Quando Mussolini salì al potere l’Aspirina aveva po-
su mani, piedi, ginocchia. Contro di loro c’era ben co più di vent’anni. «Le malattie del cuore si curava-
IL SOLE IN UNA poco da fare, tanto che al medico il problema veniva no con la canfora, la digitalina e lo strofanto, estrat-
STANZA sottoposto raramente. Facevano insomma parte del- ti da piante», spiega Giorgio Cosmacini, storico del-
Bambini sottoposti la vita, proprio come la nascita, la morte, il duce e... la medicina e docente all’Università Vita-Salute San
a elioterapia
artificiale, che con le la mancanza del bagno. Quest’ultima, per la verità, Raffaele di Milano. «Alla fine degli anni Venti arrivò
lampade riproduceva era già meno democratica. Un censimento del 1931 l’insulina per curare i diabetici e gli estratti di fegato
l’esposizione ai raggi rivela che erano dotati di bagno 12 appartamenti su per le anemie». Contro le malattie infettive c’era in-
solari. Si pensava
che il sole curasse
100: si trattava delle case dei benestanti. Per tutti gli vece poco da fare, perché i sulfamidici giunsero solo
molte malattie, infatti altri, di notte c’era il pitale e di giorno lo stanzino co- nel 1939 e gli antibiotici dopo la guerra.
all’epoca nacquero mune ricavato sul ballatoio, con la turca. Chi voleva Medico e confessore. Per chi si ammalava la fi-
le colonie estive per si portava la carta, spesso riciclando quella dei gior- gura di riferimento era il medico condotto, pagato
prevenire il rachitismo
infantile. nali o del macellaio, robusta e assorbente. Il bagno dal Comune. A lui, come a un confessore, non bi-
In alto a destra, la fu una conquista post bellica: quando si ricostruiro- sognava nascondere nulla. Mussolini sottolineava:
pubblicità di un no le case distrutte dai bombardamenti, i nuovi ap- “Il medico è come il sacerdote; accompagna l’uomo dal
ricostituente per partamenti vennero dotati di una stanza apposita. principio alla fine. Il sacerdote tutela la nostra anima e
signore a base di
ferro. In alto a sinistra, Sci e mutandoni. Eppure Mussolini l’aveva capi- il medico ci protegge la salute e il corpo”.
un angelo soccorre to: per guadagnare consensi e rendere il popolo più «Il rapporto, stretto e confidenziale, era anche il
una malata di malaria, produttivo, le malattie andavano debellate. Per que- risultato della mancanza di quegli strumenti ed esa-
nella pubblicità di sto il regime avviò diverse campagne per incentiva- mi che oggi sono usati per fare le diagnosi», riprende
un farmaco.

123
PUBLIFOTO/OLYCOM
ALINARI

Come RICOSTITUENTE si
consigliava l’Ischirogeno, a base di
“FOSFORO, ferro, calcio e stricnina”
Cosmacini. «Per individuare una malattia i medici Guerra alla malaria. Tre erano gli spettri che si VITA DA
avevano a disposizione solo intuito e abilità. Racco- aggiravano per l’Italia di allora: la malaria, la tuber- OSPEDALE
gliere il maggior numero di informazioni possibile colosi e la sifilide. Queste malattie non erano ai pri- In alto a sinistra
una trasfusione
sul malato e sulla sua famiglia era cruciale». In man- mi posti nelle cause di morte (polmoniti, infezioni diretta. Con il sangue
canza di medicine, i malati venivano seguiti in modo alimentari e malattie cardiache uccidevano di più) potevano però
più assiduo durante tutto il decorso della malattia. ma su di loro si concentrarono gli sforzi del regime. trasmettersi molte
L’assistenza del medico e il ricovero in ospedale Le campagne contro la malaria iniziarono nei pri- malattie, come le
epatiti e la sifilide.
erano gratuiti per chi riceveva il “certificato di po- missimi anni dell’“Era fascista”, in continuità con le Sotto, l’ospedale di
vertà”. «Per questo», dice l’esperto, «anche chi non iniziative già intraprese nel periodo liberale. Alla cu- Vercelli. Il ricovero
ne avrebbe avuto diritto cercava di infilarsi nella li- ra dei malati con il chinino si aggiunsero le opere di era gratuito per
sta dei poveri». Gli ospedali erano organizzati in pa- bonifica degli ambienti paludosi in cui si riprodu- chi possedeva il
“certificato di
diglioni, in cui i malati venivano ricoverati in base al cevano le zanzare che trasmettono il parassita cau- povertà”.
tipo di malattia (divisione che favorì la nascita delle sa della malattia. Il risultato fu che dagli oltre 4mila
diverse specializzazioni mediche). Sulla scia dei ten- morti denunciati nel 1922 si passò a meno di mil-
tativi portati avanti dai governi precedenti, il fasci- le nella seconda metà degli anni Trenta. «Ma le ci-
smo estese l’assistenza sanitaria al maggior numero fre rivelano anche un’altra realtà», spiega Cosmaci-
di persone. Così furono istituiti i primi enti mutua- ni. Fra il 1935 e il 1940 l’88% dei morti di malaria
listici, le casse mutue per i lavoratori, finanziate me- si registrò nel Sud e nelle isole. «La malaria, anche se
tà dai datori di lavoro e metà da chi godeva dell’as- in arretramento, contribuì più che mai a fare la dif-
sistenza. «Alcune casse, come quella dei tranvieri di ferenza tra le due Italie. Regredita e quasi scompar-
Milano o quella dei giornalisti, funzionavano bene, sa nel Centro-Nord, rimase, anche se più contenuta
ma era un’eccezione», sottolinea Cosmacini. del passato, nel profondo Sud».

124
FARABOLA

FOTOTECA GILARDI (2)


Germania e Italia divise
dalle sigarette

S
u un punto la il fumo era diffusissi-
politica sanitaria mo. Mussolini aveva
italiana fu diver- smesso (pare per via
sa da quella di Hitler: della sua ulcera). Ma
il fumo. In quegli anni i fascisti della prima
i danni di pipe, sigari ora ricordavano di
e sigarette iniziavano aver infilato una siga-
a diventare evidenti retta fra le labbra del-
e i medici tedeschi le loro vittime morte
avevano già rilevato valorosamente.
un legame tra fumo La virilità si misurava
e cancro ai polmoni. dal colore giallo che
Per Hitler, il fumo era le sigarette lasciava-
AMBULANZE Sanatori-carcere. La lotta contro la tubercolo- un vizio che corrom- no sulle dita. Chi non
RISCIÒ si ebbe una svolta nel 1927, quando fu istituita l’as- peva la razza. E per poteva permetterse-
Qui sopra, alcuni sicurazione obbligatoria contro questa malattia e
mezzi di soccorso limitarlo, in Germania le (un pacchetto da
pronti a intervenire in furono adottate misure per limitare il contagio. Per furono prese misure dieci negli Anni ’30
aiuto dei feriti durante esempio, poiché la tisi si trasmette con la saliva, fu drastiche: in molte costava da 1,60 a 2
gli scontri che si istituito il divieto di sputare per terra, un’abitudine città era proibito lire, circa 1,70 euro),
verificarono a Milano in voga all’epoca: ancora oggi, il cartello “Vietato fumare persino per riciclava le cicche
in occasione di uno le strade. usate, raccogliendo
sciopero nel 1922. sputare” è affisso sui mezzi pubblici più vecchi. Ma, Fasci in fumo. In il tabacco che veniva
In alto a destra,dal soprattutto, si volle favorire il ricovero (gratuito) nei Italia una campagna rollato nelle cartine
dentista si andava sanatori. Le rigide regole facevano sì che le strutture simile sarebbe stata o nella carta di
fuori dall’orario di destinate alle classi meno abbienti fossero un po’ co- impossibile, perché giornale.
lavoro, perché il
mal di denti non me carceri. Come ha scritto lo storico della medici-
era considerato na Domenico Preti, si trattava «di una vera e propria
una malattia. reclusione, resa ancor più penosa dalla segregazione
sessuale». Al contrario, i sanatori per ricchi erano si-
mili ad alberghi. I risultati, amplificati dalla propa-
ganda fascista, furono che, se nel 1929 i morti di tu- Un’elegante
fumatrice in
bercolosi erano 37mila, tre anni più tardi erano sce- un’illustrazione
si a 32mila e continuarono a calare, per poi impen- del 1925.
narsi nella Seconda guerra mondiale.
Prostitute “garantite”. La campagna contro
la sifilide, che prevedeva controlli medici periodi-
ci obbligatori per le prostitute, ottenne invece scar-
si risultati: la mortalità per questa malattia, trasmes-
sa per via sessuale, calò nella seconda metà degli An-
ni ’20, ma nel 1938 era tornata ai valori del 1924. A
sconfiggere la sifilide sarà la penicillina. •
Margherita Fronte
AUTARCHIA

LANA DI LATTE
E CAFFÈ DI CICORIA
L
a fame, le ristrettezze economiche e le guer- cedanei si usarono ingredienti naturali. Per arriva-
re commerciali hanno sempre stuzzicato re a una svolta, però, ci voleva la chimica.
l’ingegno umano, stimolando la nascita di Solo grazie alla nascita dell’industria alimentare,
sostituti. «La storia umana è anche una sto- a partire dal Settecento i cibi cominciarono a essere
ria di surrogati», spiega Danilo Gasparini, docente “sintetizzati” in laboratorio: iniziava l’era del surro-
di Storia dell’alimentazione all’Università di Padova. gato. Uno dei primi “figli della chimica” fu lo zuc-
«Dietro a ogni trovata ci sono infatti fame e guerre. chero di barbabietola. Già nel 1747 lo scienziato
Ricorrere a un surrogato vuol dire usare qualcosa al Andreas Marggraf scoprì il procedimento per pro-
posto di qualcos’altro; resta la forma, cambiano gli durlo e nel 1802 il nuovo zucchero – più econo-
ingredienti: il risultato è un prodotto di qualità infe- mico di quello di canna importato dall’America, e
riore rispetto a quello abituale». Ma che in qualche soprattutto “a km 0” – cominciò a essere prodot-
caso ha avuto fortuna quanto l’originale. to nella Bassa Slesia (oggi Polonia). Il vero boom
Pre-industriali. Prima della rivoluzione indu- fu nel 1811, quando Napoleone, stretto nel bloc-
striale, per fare il pane si ricorse in tempo di care- co commerciale imposto dalla British Navy alla
stia a saggina, fave, patate e addirittura tralci di vite Francia, puntò sullo zucchero di barbabietola per AUTO A LEGNA
macinati. Per gran parte della “preistoria” dei suc- rendere autonomo il suo Paese dalle importazioni. O A SURROGATO?
Arriva la margarina. Furono ancora necessità A sinistra, pubblicità
belliche ed economiche a spingere Napoleone III, del Robur, miscela
di alcol e benzina
58 anni dopo, a bandire un concorso per trovare un prodotta dall’Agip
sostituto più economico e conservabile del burro, negli Anni ’30.
da destinare all’esercito e ai poveri. Vinse il chimi- Sotto, un’auto con
un impianto a gas di
co Hippolyte Mège-Mouriès con l’oleomargarina legna o di carbone,
di grasso animale depurato. Inizialmente biancastro nella Germania dello
e insapore, il neonato condimento, che conobbe il stesso periodo.
FOTOTECA GILARDI (2)

MARY EVANS/SCALA

126
La necessità AGUZZA
l’ingegno: guerre, crisi
economiche e SANZIONI
dietro all’invenzione
dei SURROGATI

NEI RICORDI
DEI NONNI
La risposta dell’Italia
autarchica alle
sanzioni imposte
dall’Inghilterra
dopo la guerra in
Etiopia (1935-36): un
succedaneo del caffè
delle colonie, a base
di malto e riso.
UN CAFFÈ?
Gli operai della Fabbrica
Italiana Surrogati Caffè
“Italia”, a Dergano, nella
periferia di Milano.

FOTOTECA GILARDI (3)


MARY EVANS\SCALA

Alcuni SURROGATI sono arrivati fino a noi. Come la


MARGARINA, sostituto del burro per i SOLDATI di
Napoleone III. O fibre SINTETICHE come il NYLON
gliere tra 837 tipi di salsicce e oltre 3.500 bibite, tali INGEGNOSO
solo di nome ma certificate dalle autorità; man ma- In alto a sinistra, il Kaffee-
no che la guerra progrediva, cibi e bevande sulle ta- Ersatz era la versione
vole dei tedeschi diventavano sempre più artificiali. tedesca del caffè di
cicoria: fatto anche con
Nei bar berlinesi non si ordinava il caffè, ma un gusci di noce e petrolio.
Ersatz dal contenuto ignoto, variabile a seconda del- A sinistra, donne nella
le disponibilità: alla fine, si ridusse a gusci di noci Berlino Ovest del 1948,
macinati, aromatizzati con catrame di carbone. A isolata dal blocco
imposto dai sovietici,
casa, con il “caffè” si mangiava il Kriegsbrot, “pane confezionano mattonelle
di guerra” a volte di sola fecola di patate (antenato di “finto carbone” dalla
BETTMANN/CORBIS/CONTRASTO

di quello che, arricchito con segatura, verrà dato ai segatura.


detenuti dei lager nazisti). Niente burro o lardo per
condirlo: solo una finta marmellata di frutta sca-
dente e gelatina colorata con derivati del petrolio.
Infuriate, nel 1916 le donne di Kattowitz (ora Ka-
towice, in Polonia) scesero in piazza urlando: “Pa-
successo solo dopo ulteriori rielaborazioni, poteva ne! Pancetta! Patate! Basta marmellata!”.
chiamarsi surrogato in quanto simile per aspetto e Autarchici. I tedeschi non furono i soli a man-
colore all’originale, ma di qualità inferiore. giare novità di laboratorio. In Italia divenne una ne-
Alla Grande guerra. Un salto di qualità (si cessità dal 1936, anno dell’embargo imposto dalle
fa per dire) lo fecero i tedeschi nella Prima guerra Nazioni Unite in seguito alla Guerra d’Etiopia. A
mondiale, quando per un embargo (quello impo- tavola comparivano un surrogato del ragù (condit),
sto da Francia e Inghilterra), entrò in campo il setto- un improbabile tortino di verdura (vegetina), ovoal-
re chimico con i suoi Ersatz, sostituti da laboratorio bumina secca e pectina al posto delle uova. Per im-
di prodotti indispensabili. I tedeschi potevano sce- parare a cucinare con i neonati ingredienti e “senza”

I surrogati autarchici del fascismo


COMPONENTI Caseina Cellulosa Caseina Alcol Pasta Ovoalbumina
e benzina di legno e pectina
ORIGINALE LANA SETA AVORIO BENZINA FLANELLA UOVA
SURROGATO LANITAL RAYON GALALITE ROBUR SNIAFIOCCO OVELLA

128
Materiali da inventare

P
rima dell’avven- produrre olio sintetico
to della plastica, e gomma dal carbone
per realizzare (la prima gomma
oggetti come manici sintetica prodotta su
di posate, montature, larga scala arrivò con il
strumenti musica- Duprene dell’america-
li ecc. si usavano na DuPont, nel 1930).
materiali quali avorio, Tra le innovazioni
corno e tartaruga: tedesche, un detersivo
belli, ma costosi e non in polvere che una
sempre facili da im- casalinga si vide
portare per embarghi esplodere in casa.
o monopoli com- Nell’armadio. Nei pe-
merciali. Fu così che riodi di penuria negli
durante la Guerra di armadi europei arri-
secessione americana varono abiti in fibra
(1861-65) nacque la di ortica e scarpe con
celluloide, sostanza suole di legno. Negli
plastica sostitutiva Anni ’20 l’Italia rispose
dell’avorio (usato per con la seta artificiale,
esempio per le palle o rayon, derivata dalla
da biliardo). cellulosa di legno. Ul-
Resine. Nei primi del teriore spinta creativa
’900, in Francia si iniziò giunse con l’autar-
a produrre una resina chia. Un’invenzione
versatile ricavata dalla italiana fu il Lanital,
caseina (componente tessuto simile alla lana
del latte), nata per altri ottenuto dalla caseina
scopi ma rivelatasi del latte scremato.
poi utile per bottoni, L’alcol etilico (derivato
penne, manici di dall’uva) servì invece
ombrelli, interruttori ad alimentare i motori
elettrici: con la crisi a scoppio. Che però in
del ’29 conobbe uno Germania andavano
straordinario boom. anche a gas, con un
Già durante la Grande processo di gasifica-
guerra l’industria zione del carbone e
chimica tedesca si della legna che sosti-
era data da fare per tuiva la benzina.

AVANGUARDIA carne, pasta, riso, grassi, l’Ufficio propaganda del rogato dell’olio e a riciclare gli avanzi. Dopo la Se-
TESSILE Partito nazionale fascista si prodigava nell’offrire ri- conda guerra mondiale, la pace e il boom econo-
A sinistra, pubblicità cette, consigli e critiche verso chi mangiava troppo: mico non hanno fatto tramontare i surrogati. An-
del Lanital, una fibra “gli obesi sono infelici”, si diceva. «Sui giornali, nel- zi. Mentre sorseggiamo caffè d’orzo (di qualità però
tessile artificiale simile
alla lana ricavata dalla le sue rubriche di cucina, la celebre Petronilla inse- nettamente superiore) o mangiamo “formaggi” sen-
caseina del latte. gnava per esempio a fare il brodo con foglie di ci- za latte animale, in qualche laboratorio si sperimen-
Qui sopra, le calze di polle rosse, per mimare il colore della carne», con- ta carne con le cellule staminali. In fondo, un surro-
rayon, ricavato dalla clude Gasparini. gato che forse in futuro nutrirà il Pianeta. •
cellulosa e antenato
del nylon. Le massaie impararono a fare in casa lievito, il sur- Giuliana Lomazzi

Calcio Legna Ginestra Cascami di cuoio Cascami di cuoio Cascami di cuoio


e carbone o carbone o canapa sfibrati e vulcanizzati lattice di gomma fibre vegetale
CAUCCIÙ GAS COTONE CUOIO CUOIO CUOIO
DUPRENE SYNGAS CAFIOC CUOITAL SAPSA CORIACEL

129
COSTUME

Sono trascorsi poco più di 80 ANNI, ma i nostri nonni passavano


il (poco) tempo LIBERO in modo diverso da noi. Ecco come

QUANDO
NON C’ERA IL
WEEKEND
ESTATE IN
ROMAGNA
Foto-ricordo
scattata a Rimini
negli Anni ’30. Le
vacanze al mare,
nel Ventennio,
erano riservate
a pochi fortunati.
L
a giornata di lavoro è finita: stanco, il ca-
pofamiglia torna a casa, si infila ciabatte e
vestaglia, si sdraia in poltrona. Ma manca
qualcosa: il televisore non c’è. E neppure
internet, il digitale terrestre, i dvd e il telefono cel-
lulare. Non rimane che ascoltare la radio: quella del
vicino benestante, naturalmente, se si ricorderà di
aprire la finestra per far arrivare la musica anche ai
dirimpettai. Sembra preistoria, ma non siamo an-
dati poi molto indietro nel tempo: era così, infatti,
che i nostri nonni e i loro genitori passavano le se-
rate negli Anni ’30. Eppure, anche senza televisio-
ne, durante il Ventennio fascista gli italiani sapeva-
no bene come trascorrere il tempo libero. E quan-
do non lo sapevano, era il regime a procurare loro
le idee. Con il dopolavoro, il sabato fascista, i treni
popolari e le colonie balneari.
Dopocena in città. A parte la lettura serale del
giornale o l’osteria dopo cena, il lavoratore di città,
durante la settimana, non aveva né tempo né sol-
di per divertirsi. «Dal lunedì al venerdì eravamo as-
FARABOLA (3)

sillati dai problemi familiari o di studio», ricordava


pochi anni fa Enrico, classe 1916, con alle spalle la
Seconda guerra mondiale e una medaglia da parti-
giano. «Ma il sabato era un giorno particolare, che
ognuno utilizzava a seconda delle proprie possibili-
tà economiche: io con gli amici giocavo a carte. Non
SABATO sempre si poteva andare a teatro o al cinema, perché
AL LUNA PARK
Sopra e a destra, costavano, così ci riunivamo in casa a ballare con i
due delle attrazioni dischi che andavano per la maggiore».
della Fiera di Porta Operai e impiegati, poi, avevano il dopolavoro.
Genova, a Milano, nel L’Opera nazionale dopolavoro (Ond) fu istituita
1939: l’ottovolante e
l’autopista. Sotto, un nel 1925 per prendere il posto delle associazioni ri-
punching-ball al luna creative spazzate via dagli squadristi fascisti. Quan-
park, nel 1928. do, negli Anni ’30, l’Ond (che dipendeva dal parti-
to) assunse il monopolio del tempo libero italiano, i
suoi membri raggiunsero i 4 milioni e mezzo, orga-
nizzati in 25mila circoli. «Si trattava di strutture ri-
creative per adulti», spiega Fiorenza Tarozzi, docen-
te di Storia contemporanea all’Università di Bolo-
gna e autrice del libro Il tempo libero. Tempo della fe-
sta, tempo del gioco, tempo per sé (Paravia). «C’era il
caffè per chiacchierare, lo spazio per giocare a bocce
e fare ginnastica, le aule per le lezioni serali. Ma era-
no anche uno strumento di controllo usato dal fa-
scismo per guadagnare consensi».
Veglia serale. Ben diversa la situazione nelle
campagne, dove la natura dettava i ritmi del lavoro.
A dispetto dei luoghi comuni i contadini non anda-
vano affatto a letto con le galline. D’estate si ballava
sull’aia, d’inverno, invece, soprattutto in Lombar-
dia, Emilia e Toscana, si “andava a veglia”: uomini,
donne, vecchi e bambini si riunivano cioè dopo cena
nelle stalle o nelle grandi cucine, i luoghi in genere
più caldi, dove le madri cucivano e i più anziani rac-
contavano storie. E non si ascoltavano solo favole: la
ALINARI

131
TCI/ALINARI (2)

FARABOLA

CORTESIA E. BORSARI
PEDALATA DI
TUTTO RIPOSO
Un’uscita
organizzata da
un Dopolavoro
di Milano nel
1941. Sopra, una
tessera dell’Opera
nazionale
dopolavoro.

CAMPING AVANGUARDISTA
Ragazzi in gita nel 1940. Il fascismo
organizzava campeggi per i giovani,
che si sfidavano in prove atletiche.

VIVA LO SPORT!
Sciatori del 1940.
Gli sport invernali
erano apprezzati
dal duce.
TCI/ALINARI
veglia era l’unico modo di conoscere gli avvenimenti
del giorno, dal momento che la televisione non esi-
steva e, nonostante la campagna per la diffusione
della radio nelle zone rurali, quasi nessuno poteva
permettersela.
Anche in città questi apparecchi non erano poi co-
sì diffusi (il milione di abbonati fu raggiunto solo nel
1938). Quindi alle otto di sera, quando iniziavano i
programmi musicali, ci si riuniva nei cortili o nelle
case di chi una radio la possedeva: c’era chi sistema-
va l’apparecchio sul tavolo della cucina vicino alla fi-
nestra aperta e chi predisponeva le sedie per gli ospi-
ti in giardino o in salotto, davanti a un liquorino.
La piccola e media borghesia si lasciò conquista-
re dall’opera, dall’operetta, dai concerti e dal radio-
dramma. «Ma per alcuni giovani», ricordava Enri-
TUTTI AL MARE... co, «le trasmissioni preferite erano quelle di politica,
Bellezze al bagno a nazionale e internazionale. Solo che la radio trasmet-
Viareggio nel 1930. teva soprattutto musica leggera: c’erano due orche-
A Marina di Massa
nel 1933 fu realizzata stre che si alternavano, sul primo e sul secondo pro-
la Colonia marina gramma. La mia preferita era la Angelini».
Edoardo Agnelli. Forse per il costo (430 lire per la “popolare” Ra-
diobalilla, circa 370 euro di oggi), forse perché i
primi apparecchi si surriscaldavano facilmente la-
sciando nell’aria un odore di pentola bruciata, la ra-
Tra le LETTURE c’erano dio conobbe una diffusione lentissima. Nonostan-
te ciò, nel 1927 l’Ente italiano audizioni radiofoni-
i gialli MONDADORI. Costavano che (Eiar, la futura Rai) decise di trasmettere in di-
2 LIRE (1,7 euro) e vendevano retta le cronache delle partite di calcio. Fu allora che
i responsabili del dopolavoro nelle zone rurali tenta-
in media 40MILA COPIE l’uno rono con ogni mezzo di ottenere un apparecchio in
dono e l’esenzione dal canone: “I nostri giovani non
hanno mai udito la voce del Duce”, si giustificavano.
FARABOLA (2)

Sabato in nero. Tra le poche occasioni in cui i


giovani italiani praticavano uno sport, c’erano i sa-
bati fascisti. «Nel 1938 avevo 16 anni», è la testimo-
nianza di nonna Lea, 14 tra nipoti e pronipoti. «Nel
periodo fascista le maggiori soddisfazioni si racco-
glievano proprio sui campi sportivi. Abitavo a Ro-
ma e ricordo il sabato fascista con il saggio ginnico
e le gare nel Foro Italico di fronte a Mussolini e al-
le autorità: non c’erano premi, si gareggiava perché
ci piaceva. Io lanciavo il giavellotto, facevo la corsa
a ostacoli, nuotavo e sciavo. Ricordo ancora il dolo-
re quella volta che, saltando un ostacolo, inciampai
IN GITA CON infilandomi nel ginocchio i chiodi della suola delle
IL TRENO scarpette da corsa; quel sabato lo passai in ospedale».
Sopra, un “carro della
neve” del Dopolavoro I ragazzi, intruppati a seconda del sesso e dell’età,
Fiat. Reclamizza la partecipavano alle adunate tra le 14:30 e le 16:00 e,
stazione di sport affidati com’erano alle cure del partito, non c’era pe-
invernali del Sestriere, ricolo che tornassero a casa all’improvviso. Una pac-
raggiungibile anche
in Littorina. Chi non chia per i genitori, che in quel paio d’ore potevano
poteva permettersela, godersi un po’ di intimità.
ripiegava sui treni La domenica, invece, si trascorreva nel se-
popolari (a destra). gno della bicicletta. «Ero un appassionato del-
la gita domenicale», ricorda Enrico. «In estate,

133
PUBLIFOTO/OLYCOM (2)
IL SUONO DELL’IMPERO GUARDARE LA RADIO
Fonovaligia in cartone della Durium, Negli studi dell’Eiar, la
ditta che produceva anche i dischi radio pubblica, si recitava
con l’etichetta “La voce dell’impero”. come se il pubblico fosse
presente (sotto). A sinistra,
un rumorista.
M. CHIODETTI/COLL. A. BRISONE

È qui la festa?

L
e festicciole tra na o dell’altra famiglia il proprietario, aveva
amici, i cosiddetti per riunirsi a mangiare, ben poco dei moderni
“tè danzanti” del chiacchierare e, soprat- dj: necessariamente
Ventennio, non somi- tutto, ballare. escluso dalle danze,
gliavano molto ai party Fonovaligia. Prota- ogni due o tre minuti,
di oggi. Si svolgevano gonista principale era non appena le note
prevalentemente la il grammofono a valiget- della canzone comin-
domenica pomeriggio, ta, che funzionava a ciavano a distorcersi,
tra i giovani della media molla, recente sostituto doveva ricaricare la
borghesia. A turno si del fonografo. Chi lo ma- molla girando di buona
sceglieva la casa dell’u- novrava, di norma lena la manovella.
DA G. F. VENÈ*
ALINARI
con gli amici, pedalavamo lungo tutta la cir-
cumvesuviana da Nola a Napoli per raggiungere
le spiagge di Posillipo». Per molti la domenica era in-
fatti il giorno dedicato alla gita fuoriporta: i treni po-
polari trasportavano folle di cittadini verso località
balneari e città d’arte. Spesso si organizzavano giri in
carrozza, una variante più allegra della passeggiata.
Bagni, struscio e quattro salti in balera.
Queste erano anche, per la maggioranza, le uniche
forme di vacanza che ci si potesse permettere. Se i
benestanti passavano l’agosto in villeggiatura nel-
le località alla moda (il Lido di Venezia, Taormina,
la Riviera ligure, la Versilia, il Lago Maggiore) tutti
gli altri, se privi di parenti al mare o in montagna, in
occasione delle ferie (mai più di una settimana) do-
Il primo SUCCESSO radiofonico vevano accontentarsi di località raggiungibili in gior-
di MASSA fu un programma nata con i mezzi pubblici. Ai più piccoli, invece, ci
pensava il regime: nel 1936, ben 772mila bambini
COMICO trasmesso tra il furono ospiti delle colonie estive. Le famiglie che nei
giorni festivi rimanevano in città si radunavano in-
1934 e il 1937: la PARODIA torno ai tavolini dei caffè per un gelato: il cremino
ai piccoli e la coppa per le signore, alle quali era vie-
“I 4 moschettieri” tato, per decoro, il cono da passeggio.
I giovani invece si davano a divertimenti più mo-
derni, come le feste danzanti e il cinema. Nelle sa-
SONO SOLO le da ballo, le ragazze erano rigorosamente accom-
CANZONETTE pagnate da madri o zie: toccava agli uomini invitar-
Sopra, un ritrovo le per un valzer o per un tango, ben più pudico di
danzante negli Anni quello argentino. Nelle balere si radunavano invece
’20-’30. Per il fascismo
il ballo era decadente gli estimatori del più popolare ballo liscio, delle pol-
e borghese. A sinistra, che e delle mazurche, eseguite da orchestrine di fi-
un’orchestrina di sarmoniche. Erano proprio questi gli unici rari mo-
campagna formata da menti in cui ragazzi e ragazze avevano la possibili-
contadini e impiegati.
A lato, le locandine di tà di sfiorarsi.
due operette del 1929 e Tutti al cine. Ma la vera passione degli italiani
del 1924 e (qui sotto) la era il cinema, che negli Anni ’30, grazie ai film ame-
copertina dello spartito ricani, diventò un fenomeno di massa. Il prezzo era
di una canzonetta
di successo del 1940. abbordabile (1-2 lire, poco più di 1 euro) e nel 1939
furono venduti 360 milioni di biglietti, contro i cir-
ca 110 milioni del 2011. Nelle campagne, invece,
arrivava l’“autocinema” (l’Istituto Luce ne aveva 32),
un furgone attrezzato con un proiettore sul tetto.
«Ho iniziato a 6 anni a frequentare il cinema», ri-
corda Giovanna, una ultranovantenne di Milano.
«Quando sentivo che qualche adulto ci andava – ca-
pitava una volta alla settimana – cercavo di accodar-
mi. Prima del film proiettavano il cinegiornale del
Luce, che era seguito da tutti. Era come il telegior-
nale di oggi».
E sullo spettacolo aggiunge: «Non c’erano tante ré-
clame come adesso. Mi ricordo che al cinema Orfeo,
finito il film, una voce diceva in milanese: “Signori,
adess che gh’è finì ’l dramma, andé al Pozzi a mangiar
la panna”. Pozzi era una gelateria che si trovava fuo-
ri dal cinema». •
FOTOTECA GILARDI (3)

Maria Leonarda Leone

135
DOPOGUERRA

Fu una RIVOLUZIONE: chi si trasferiva in città, chi scopriva il tempo

NEGLI ANNI

FORME VINCENTI
Moira Orfei a Milano
nel 1954: la foto,
di Mario De Biasi, è
oggi considerata
un simbolo dell’Italia
che cambiava.
libero... Per anni L’ITALIA rimase sospesa tra passato e MODERNITÀ

DEL BOOM
M
entre in America l’impomatato El-
vis Presley dimena il bacino sul pal-
co, in Italia le donne hanno appena
conquistato il frigorifero, gli uomi-
ni sfrecciano veloci sulle loro automobiline, le ra-
gazze sfoggiano i primi bikini. E i bambini lottano
per rimanere svegli a guardare il Carosello. Alla fine
degli Anni ’50, in una Italia dai mille volti, ognu-
no vive il proprio miracolo. Ma i tabù che si incri-
nano, la tv e il consumismo sono solo alcuni aspet-
ti di quel particolare periodo, compreso tra il 1950
e il 1962, non per tutti fortunato, ma per tutti di
enorme cambiamento.
Fuori dal tunnel. “La miseria è per molti solo un
ricordo”, declamano i cinegiornali dopo l’arrivo de-
gli aiuti americani, quei 1.300 milioni di dollari de-
stinati all’Italia dal Piano Marshall. “Chi ricorda or-
mai quando lo zucchero costava 1.200 lire al chilo, la
pasta 350 e i salari erano la metà di adesso? Quando
nelle famiglie per bene delle grandi città la mamma era
costretta a vendere il materasso, il nonno fumava le cic-
che nella pipa e il papà era costretto a fare 200 km in
bicicletta per un fiasco di olio e due polli?”. Ma non è
tutto oro quel che luccica.
I primi anni del Dopoguerra non furono facili.
Mario è un bracciante, si muove stanco tra le ma-
cerie di un Paese distrutto dai bombardamenti an-
gloamericani e dalle vessazioni naziste. Vive e lavo-
ra nelle campagne del Polesine, ha la mentalità un
po’ arretrata, è un tradizionalista. La sera, dopo le
chiacchiere nella stalla, va a dormire presto. In casa,
come tutti del resto, non ha acqua corrente né elet-
tricità: usa una lampada ad acetilene o a olio e per far
pipì deve uscire fuori, perché il bagno è all’esterno.
Mario non ha molto, se non la certezza che, in caso
di bisogno, la sua famiglia potrà sempre contare sulla
solidarietà degli altri braccianti. Come nel 1951. “Il
Po rompe ad Occhiobello”, hanno titolato i giornali:
lungo il corso del fiume, 180mila contadini travolti
da una spaventosa massa d’acqua hanno perso tut-
to ciò che possedevano. Allora gli italiani aprirono
le porte agli alluvionati: molti si trovarono così bene
MONDADORI PORTFOLIO/MARIO DE BIASI

da non far più ritorno nella loro terra. Non Mario.


Che però dopo qualche anno si mangia le mani: qui
manca il lavoro e poi, pensa, “alla televisione, in oste-

137
Nell’immediato DOPOGUERRA, la famiglia fu il WELFARE che
non c’era ancora. Un RUOLO che in molti casi continua a svolgere
ta fino a Barberino del Mugello e ritorno”, dice Dino
alla moglie nel dicembre 1960, pregustando così la
gioia di tutta la famiglia.
A Giovanna basta anche meno per sentirsi felice:
un frullatore, un tostapane e il frigorifero. Prima era
costretta a conservare il burro in una ciotola d’ac-
qua fuori dalla finestra, invece “da quando lo abbia- BEATA GIOVENTÙ
mo preso, a rate naturalmente, compro più di quanto A sinistra, una
serva per poterlo tenere sempre lì, a portata di mano”. domenica degli
Anni Sessanta al
E poi anche Dino, con tutti quegli elettrodomesti- parco: la categoria
ci, adesso si diverte a bazzicare in cucina. “Sono sem- sociale dei “giovani” si
pre più numerosi gli uomini seri e importanti, carichi formò solo allora.
di alte responsabilità nella loro professione, che in casa
propria si divertono a servirsene”, notano scandaliz-
zati i benpensanti.
C.COLOMBO

Perché, per quanto sembrino più moderni, gli ita-


liani faticano a superare certi vecchi tabù. La mo-
glie perfetta, secondo Noi donne, uno dei femmi-
ria, l’abbiamo vista la città: è così bella”. Perciò non nili più gettonati di quegli anni, “al mattino si alza
si stupisce quando suo figlio Piero decide di partire. presto, non c’è bisogno di dirlo. Il marito deve andare
Adesso, per parlare con lui solo pochi minuti, de- in ufficio alle 8? Benissimo, la moglie si alzerà alle 6 e
ve andare al posto telefonico pubblico, una specie di tre quarti, si metterà perfettamente in ordine […] cu-
cabina gestita da una centralinista. “In città è diverso, rata, leggermente incipriata, con un sorriso sfavillan-
ognuno sta a casa sua. Però qui c’è il lavoro e una casa te, si avvicinerà quindi al marito e gli sussurrerà: ‘Ca- ACQUISTI
nuova”, gli racconta il ragazzo con nostalgia. Eppu- ro, il caffè è pronto’”. COMPULSIVI
re le case di città destinate a operai ed ex contadini, Soltanto quando il marito è uscito, mette la ma- La spesa in un
moltiplicatesi senza logica su aree rese edificabili a schera di bellezza e comincia il tran-tran delle puli- supermercato di
Milano nel 1961. Il
prezzi centuplicati, non sono migliori di quella che zie – che fatte nel modo giusto procurano “linea, sa- primo fu inaugurato
ha lasciato Piero. Ben diverso il palazzo moderno in lute e buonumore” – della spesa e della preparazio- nel capoluogo
cui vive Giovanna, col marito Dino e i suoi tre figli. ne del pranzo. Ma com’era diversa la vita che si era lombardo nel 1957.
Interno borghese. Dino è ingegnere, non se la
passa male, e sua moglie è molto fiera di accogliere
le amiche nel salotto, riservato alle occasioni speciali,
e farle accomodare su ampie poltrone in pelle. Nel-
la libreria tiene i tascabili a 100 lire, l’enciclopedia a
fascicoli e il giradischi che Emilio, il figlio maggio-
re, usa per mettere su i 45 giri durante le feste, la do-
menica pomeriggio. “La mamma, la zia e la nonna,
su tre sedie attaccate al muro, rimangono a controllare.
Solo quando i genitori di un amico non c’erano abbia-
mo ballato al buio completo, tranne la lucina del gira-
dischi”, ammette arrossendo il ragazzo.
Ma la domenica, almeno per chi se lo può permet-
tere, è anche il giorno della gita fuori porta, quasi un
obbligo, ormai, insieme alla villeggiatura estiva. Sul-
le autostrade fresche di asfaltatura, l’Italia corre ver-
so il mare, il lago o la montagna, i fonografi con la
valigetta nel baule di una fiammante Fiat 600 o di
una nuovissima 500. “Oggi hanno inaugurato l’Au-
tostrada del Sole da Bologna a Firenze: domani pren-
FARABOLA

diamo su e con tutti i parenti andiamo a fare una gi-

138
TRASPORTI

MONDADORI PORTFOLIO
La rivoluzione a due e a quattro ruote
Lambretta e Vespa prima, Fiat 600 e 500 poi,
“accorciarono” le distanze all’interno del Paese
facendo scoprire agli italiani il tempo libero

“B
isognava fare realizzazione dell’ambi- del Brennero, iniziata
un’auto più zioso progetto della Fiat nel 1963, contribuirono
economica, diretta da Vittorio Val- ad avvicinarci sempre di
spaziosa e veloce della letta: “mettere gli italiani più all’Europa.
Topolino”: parola di sulle quattro ruote”. Weekend. Mobilità (e
Dante Giacosa, inge- Lo Stato sostenne la benessere) cambiarono
gnere e designer storico motorizzazione di mas- la fruizione del tempo
della Fiat. Il risultato, sa con la costruzione di libero. Le scampagnate
ottenuto con anni di la- un’imponente rete au- domenicali fuori porta
voro e oltre 100 miliardi tostradale che, superan- divennero un’abitudine,
di lire di investimenti, fu do a fine Anni ’60 i 2mila e le colonne di auto
la 600, presentata il 10 chilometri, collocò di vacanzieri entra-
marzo 1955. La nuova l’Italia al secondo posto rono nell’iconografia
4 posti, immessa sul tra i Paesi Cee, prece- delle ferie estive. Ideato
mercato al prezzo di duta dalla Germania. dall’industriale Mario
MUSEO STORICO LAMBRETTA, RODANO (MI)
590mila lire (circa 8mila Spina dorsale della rete Pavesi, sull’autostrada
euro di oggi) non era fu l’Autostrada del Sole, del Sole, nei pressi di
un acquisto a portata da Milano a Salerno. Nel Fiorenzuola d’Arda,
di tutte le tasche ma fu 1964, a opera termina- sorse nel 1959 il primo
la prima utilitaria ita- ta, si poté affermare che “autogrill” d’Europa. E al
liana a larga diffusione l’Italia era “più corta”; cinema la Lancia Aurelia
(2.700.000 autovetture prima per andare in decapottabile, simbolo
prodotte). auto da Milano a Napoli di edonismo e spaval- MULTIPLE E LAMBRETTE
Iconica. Simbolo del servivano due giorni di deria, divenne protago- Qui sopra, cartellone pubblicitario
miracolo economico, la viaggio. Contempora- nista di uno dei successi della Lambretta LI 150 del 1959,
600, cui si affiancò nel neamente il traforo del dell’epoca, Il sorpasso di prodotta dalla Innocenti. In
1957 la più economi- Monte Bianco, ultimato Dino Risi, del 1962. alto, la Fiat 600 Multipla, una
ca 500, contribuì alla nel 1965, e l’autostrada (g. f.) “monovolume” ante litteram.

139
Nel 1960 solo il 54% degli italiani indossava L’OROLOGIO
da polso: lo si REGALAVA ai maschi alla prima COMUNIONE
immaginata! Dopo un fidanzamento da sorveglia- si trucca con l’eye-liner e il rossetto per farsi guarda-
ta speciale, a casa a giocare a carte col promesso spo- re. E segue la moda, quella di Dior, che nel 1954 ha
so, “con mia madre in mezzo a fare da guardia”, una accorciato l’orlo delle gonne “fin quasi al ginocchio”.
volta indossato l’abito bianco la donna si scontrava “Ecco la famosa bomba Dior: l’esplosione è abbastan-
con la dura realtà: i mariti “a casa mangiano, si cam- za atomica, ma i vestiti suggeriscono una guerra tutt’al-
biano d’abito, leggono i giornali: ‘Buon giorno, addio’”. tro che fredda”, scherzano i reporter. Però c’è poco da
Nel 1951 un sondaggio rivelò che la metà del- ridere: se nel 1950, in pieno luglio, un giovane e ri-
le mogli italiane era insoddisfatta del proprio ma- gidissimo Oscar Luigi Scalfaro aveva dato della “di-
trimonio. Ma la sensazione più frustrante era che sonesta” a una donna con un abito a spalle scoper-
spesso a prendere le parti dell’uomo erano le don- te, ancora tre anni dopo, a Capri, le ragazze in due
ne stesse. Una fra tutte la scrittrice Renata Viganò, pezzi venivano multate e costrette a cambiarsi. Alle
dalle pagine della sua rubrica sull’Unità. Le scap- coppiette più sfrontate costava invece 2.500 lire un
patelle? Colpa delle ruba-mariti. Il mutismo ma-
schile? Colpa delle mogli, che subissano gli uomi-
ni di chiacchiere inutili e poco interessanti. Le bot-
te? “Sorridi sempre e vedrai che tuo marito non ti pic- Adriano Olivetti, imprenditore illuminato

U
chierà più […]. Risparmiagli il dolore e l’avvilimento na piccola Atene. Così Welfare. Gli operai avevano il
di trattarti male”. Insomma, le casalinghe, madri e fu definita la fabbrica sabato libero, uno stipendio
mogli felici, vivevano solo nei film americani. For- di Ivrea (To) diretta da più alto della media, autobus
se per questo i nostri registi proposero storie diver- Adriano Olivetti (1901-1960), a prezzi scontati, mensa e asilo
se, capaci di strappare sorrisi ma col finale amaro ti- l’imprenditore più illuminato del nido. All’Olivetti furono invitati
pico della commedia all’italiana, un genere che pro- Dopoguerra. Trasformò l’azien- a collaborare i migliori intellet-
da, dove nel 1858 lavoravano tuali e designer dell’epoca. A chi
prio in questo periodo vede la luce tra i mille divie- 14.200 persone, in un successo lo accusava di essere utopista
ti della censura (v. riquadro nella pagina seguente). a misura d’uomo, convinto che Olivetti rispondeva: “Il termine
Giovani inquieti. Una certa mentalità bigotta, solidarietà e profitto non fossero utopia è la maniera più comoda
però, non riusciva a smorzare l’entusiasmo dei gio- in antitesi, ma che la felicità per liquidare quello che non si ha
vani, stanchi di sentir parlare di guerra. Sofia leg- dell’operaio giovasse all’azienda. voglia o coraggio di fare”.
ge le riviste femminili, segue i consigli di bellezza,

IL CERVELLONE
Il convoglio che
trasportava l’Ibm
7070, inviato
nel 1960 al Banco
di Napoli, rallentato
da un gregge
vicino a Roma.
ARCHIVIO IBM

140
ARCHIVIO CESARE COLOMBO
TELEVISIONE

SCENARIO DI SUCCESSO
Il set di Carosello, programma
“sponsorizzato” che durava 10
minuti: andò in onda per la prima
volta nel 1957 e proseguì fino
al 1977. Sotto, Mike Bongiorno
conduttore del telequiz Lascia
o raddoppia? La formula fu
importata dagli Usa nel 1955 e la
trasmissione proseguì fino al 1959.

Innovazioni (e censure) di mamma Rai


Fu la televisione, insieme alla diffusa scolarizzazione,
a insegnare l’italiano agli italiani. E diede un cospicuo
contributo nella formazione dell’identità nazionale

L
a televisione italia- politica e morale. Ma pubblicità del prodotto.
na iniziò a trasmet- fu anche, negli anni del Inoltre non dovevano
tere ufficialmente boom, la novità di mag- comparire ambienti ec-
la mattina del 3 gennaio gior impatto nella vita cessivamente lussuosi,
1954 dagli studi di quotidiana degli italiani. troppo lontani da quelli
Milano, Roma e Torino. Primo popolarissimo del ceto medio.
Il vero decollo si ebbe successo fu Lascia o rad- Buona maestra. Non
però nel 1957 quan- doppia?, il programma è mai troppo tardi,
do, grazie ai ripetitori a quiz condotto da Mike trasmissione preserale
installati in tutta Italia, Bongiorno. Per assister- in cui il maestro Alberto
le trasmissioni venne- vi il pubblico affollava i Manzi, a partire dal no-
ro diffuse sull’intero bar e in molti cinema fu- vembre 1960, insegnò
territorio nazionale e gli rono installati televisori. a leggere e scrivere,
abbonati cominciarono Per la réclame, come si contribuì a combattere
MONDADORI PORTFOLIO

a crescere: tra il 1958 e il chiamava all’epoca, fu l’analfabetismo ancora


1963 le famiglie con un inventato nel 1957 un diffuso. Si calcola che
televisore passarono dal programma specifico, circa un milione e mezzo
12% al 49%. Carosello. L’espressione di persone sia riuscito
Voce unica. Monopolio “A letto dopo Carosello” a conseguire la licenza
dello Stato esercitato rappresentò l’originale elementare grazie a debuttò il secondo ca- sullo schermo i leader
attraverso il controllo via italica al consumi- quella forma di educa- nale) con un format che di tutti i partiti, anche
dell’Iri, come già prima smo. La Rai impose agli zione a distanza. Anche oggi pare soporifero, fu di opposizione. Dopo
la radio e come ovunque inserzionisti di produrre una rubrica come Tribu- accolta come un segnale la scuola, fu il maggiore
in Europa, la tv fu og- scenette che solo nel na politica, inaugurata dei tempi nuovi: per la elemento di unificazio-
getto di stretta censura finale contenessero la nel 1961 (anno in cui prima volta apparivano ne nazionale. (g. f.)

141
FLIPPER e JUKE-BOX erano condannati dai GIORNALI
perché considerati un elemento di CORRUZIONE per i giovani
La morale all’italiana. Perché il sesso, è ovvio,
si fa. Ma non si dice. Il Rapporto Kinsey, uno studio
sul comportamento sessuale degli americani pubbli-
cato in Usa negli anni Quaranta, attraversa l’oceano
e approda in Italia solo nel 1953, in versione edul-
corata: la censura ha sostituito “seno” con “torace”,
“sessuale” con “sentimentale”, “coito” con “espres- IL NUOVO SOUND
A sinistra, due giovani
sione sentimentale”. Con i libri di Alberto Moravia ballano il twist al
all’indice e, nel 1954, la condanna per adulterio del

ARCHIVIO CENTRO ITALIANO FOTOGRAFIA D’ AUTORE; BIBBIENA


suono di un juke-box:
ciclista Fausto Coppi e dell’amante Giulia Occhini, il ballo, nato negli
alias la Dama Bianca, non stupisce il parapiglia sca- Usa nel ’58, arrivò
da noi nei primi anni
tenato due anni dopo in Toscana dai coniugi Bel- Sessanta.
landi e dal loro matrimonio civile.
“Pubblici concubini”, li addita il vescovo, che viene
citato in giudizio dagli sposini, condannato in pri-
ma istanza e assolto in appello nel 1958. Ma ormai
una nuova strada è tracciata. Nel 1956 le ragazze ci
avevano riprovato col due pezzi: stavolta, compli-
ce il costumino risicato che la prorompente Brigitte
bacio dato in pubblico. E mentre il Comune di Ro- Bardot indossa sulle spiagge di Cannes, nessuno in-
ma ingiungeva a un negozio d’intimo di togliere la terviene. Un altro duro colpo alla morale tradizio-
parola “reggiseno” dall’insegna e le modelle sfila- nale arrivò dall’isola di Porto Rico: è la pillola anti-
vano indossando la calzamaglia nera sotto busti e concezionale del biologo Gregory Pincus. In Italia
guêpière, gli uomini si rifacevano gli occhi al teatro venne messa in vendita solo nel 1972: il nostro co-
della rivista. Qui peccare era lecito, le ballerine si dice penale proibiva infatti il commercio di qualsia-
esibivano poco vestite e i comici facevano allusioni si tipo di contraccettivo.
tutt’altro che velate: “E togliti le mutande!”, esclama- I giovani sfidano i valori degli adulti, ispirandosi
va perentorio Totò a un’attrice, scusandosi col pub- all’America: cavalcano la Vespa, indossano jeans e
blico allibito: “Io lo faccio per voi, a me che mi frega”. giubbino nero – “una divisa da straccioni” la defini-

LA GIOIA DI
OGNI DONNA
La foto di un servizio
per una rivista
femminile del 1963:
il frigorifero era
l’elettrodomestico
più ambito.
CONTRASTO (2)
AL LAVORO

C. COLOMBO
Quando le fabbriche giravano
A trainare l’economia furono l’industria PRODOTTI E
automobilistica e quella degli elettrodomestici. CONSUMI
Anche grazie agli operai a basso costo In alto, la fabbrica
dell’Olivetti a Ivrea

I
l “mastino” dell’in- trasformò Pordenone, Amministratore delega- (To). Sopra e a fianco,
dustrializzazione in Friuli, in una one com- to dal 1939, subì dopo la due pubblicità degli
italiana fu la Fiat: il pany town, come Torino Liberazione un processo Anni ’50: la Coca-Cola
20% degli investimenti con la Fiat. Lo stabili- per collaborazionismo (arrivata con i soldati
C. COLOMBO/ARCHIVIO STORICO PUBBLICITARIO STAR

Usa) e il dado per fare


compiuti in Italia tra il mento di Mirafiori, che ma fu assolto, tornando il brodo di carne.
1958 e il 1963 derivava nel 1967 toccò la quota in azienda nel 1946.
dall’azienda torinese. di 46mila dipendenti, Modello Valletta. Da
Per quanto riguarda le era una città nella città, presidente, Valletta isolò
esportazioni il comparto imperniata su un’orga- il sindacato di sinistra
all’avanguardia fu quello nizzazione del lavoro (la Cgil) e impose un
degli elettrodomestici. disciplinata da un rigido modello produttivo
La Candy, che nel 1947 autoritarismo. A incar- in cui 3 lavoratori su 4
produceva una lavatrice nare questo modello erano addetti alle linee
al giorno, nel 1967 ne industriale (al quale si di montaggio. Puntava
sfornava una ogni 15 contrapponeva quello di sulla figura del cosiddet- tissimi e massacranti. Dopoguerra garantirono
secondi. In quell’anno Adriano Olivetti, v. riqua- to “operaio massa” non Senza incontrare forti disponibilità di manodo-
il nostro Paese diven- dro nelle pagine prece- specializzato. Del resto, opposizioni in fabbrica, pera a basso costo: tra il
tò il terzo produttore denti) fu Vittorio Valletta. per molti fra i nuovi as- le imprese (e non sola- 1953 e il 1960, mentre la
mondiale di frigoriferi Entrato in Fiat nel 1921 sunti, provenienti dalle mente la Fiat) poterono produzione aumentava
e il primo in Europa di come direttore ammini- campagne o dal Meridio- coniugare l’aumento da un valore pari a 100
lavatrici e lavastoviglie. strativo, divenne uno dei ne, il posto fisso in una della produttività con a 186 e la produttività
Giganti. La Zanussi, più stretti collaboratori grande azienda rappre- un’alta redditività fino operaia da 100 a 162, i
azienda leader per un del senatore Agnelli, il sentava un traguardo ai primi anni Sessanta, salari reali nell’industria
decennio dell’“elet- quale gli affidò compiti di per sé, il che faceva cioè finché gli alti livelli rimasero più o meno
trodomestico bianco”, sempre più importanti. accettare turni pesan- di disoccupazione del inalterati. (g. f.)

143
Il SESSO era avvolto da un alone di MISTERO: si
CENSURAVA in tv, nei LIBRI e soprattutto nei FILM
sce il ministro di Grazia e giustizia nel 1959 –, bal- che e soprattutto amara, in quell’Italia di fine anni
lano il rock ’n’ roll, la “musica degenerata” dei juke- ’50, dove tutto è cambiato e tutto è rimasto com’era.
box, in quelli che i moralisti definiscono i “convegni Tra passato e futuro. Le famiglie spendono per
del diavolo”. Nulla può Famiglia Cristiana, che invi- il superfluo, ma nemmeno otto abitazioni su cento
ta a ballare “il meno possibile; se ci si va prendete tutte hanno contemporaneamente elettricità, acqua cor-
le precauzioni, fra cui primissima, almeno per le ragaz- rente e allaccio alla fognatura. A Milano, gli operai
ze, di essere accompagnate dal fratello o dalla mamma o per risparmiare non fumano, comprano un vestito
da persona fidata che faccia un po’ da scudo”. ogni tre anni e si accontentano della radio, anche se
Case aperte. Nel 1958 crolla un altro baluardo l’abbonamento è caro. Il telefono è al primo posto
della morale di facciata: le persiane delle case chiuse nella loro lista dei desideri, seguito dallo scaldaba-
si aprono, lasciando entrare il sole e uscire le prosti- gno e dal televisore, entrato nel 1954 solo in pochi
tute. La socialista Lina Merlin era convinta, col suo fortunati salotti.
disegno di legge, di strappare a una vita da schiave In quegli anni gli apparecchi televisivi erano così
di Stato migliaia di donne: la maggior parte di lo- pochi che ogni giovedì sera, quando andava in onda
ro, invece, continuò a fare la vita ai bordi delle stra- il quiz Lascia o raddoppia? condotto da Mike Bon-
de. Ma senza più tutela e assistenza medica. I più in- giorno, famiglie intere migravano nei bar o a casa di
soddisfatti furono però i clienti, spesso uomini spo- un vicino costretto, per far entrare tutti, a lasciare la
sati, ora privati di persiane dietro cui nascondersi. porta aperta. Con un solo canale, la Rai offriva agli
Nello stesso anno, a Roma, in un locale a Traste- italiani l’opera lirica, il festival di Sanremo con Nil-
vere dove il bel mondo romano sta festeggiando, la Pizzi, il Giro d’Italia, il teatro, i grandi sceneggia- LA POESIA
l’atmosfera si scalda: l’attrice libanese Ayché Nanà ti. E, dal 1957, anche la pubblicità: solo dieci mi- DELLE BORGATE
Nur si spoglia e comincia a ballare sui tavoli. Il suo nuti all’interno di Carosello, in coda all’intermez- 1960, Pier Paolo
è il primo seno nudo esibito in un locale italiano: la zo. Dieci minuti che però cambiarono la vita degli Pasolini nelle borgate
romane: lo scrittore
polizia interviene e la denuncia per atti osceni. Ne italiani, spingendoli al consumismo più sfrenato. e regista fu uno
trasse ispirazione Federico Fellini, per il più famo- E poi tutti a nanna. • dei primi critici del
so dei sui film: La dolce vita. Una vita dolce. Ma an- Maria Leonarda Leone consumismo.

Pier Paolo Pasolini

U
no sfacelo. do realtà particolari
Fu questo, in (il mondo contadino)
sostanza, il aveva ottenuto
giudizio che diede l’omologazione che
Pier Paolo Pasolini Mussolini aveva
(1922-1975) della tanto voluto. “Il gran
trasformazione male dell’uomo non
avvenuta nel nostro consiste nella povertà
Paese nel Dopo- [...] ma nella perdita
guerra. L’accusa era della singolarità uma-
rivolta alla grande na sotto l’impero del
industria italiana, consumismo”, disse.
rea di aver creato un Le parole più dure le
tipo umano, quello riservò all’elettrodo-
del consumatore, e mestico più amato.
di avere trasformato “Non considero niente
gli italiani “in bruti di più feroce della
e stupidi automi banalissima televisio-
adoratori di feticci”. Il ne”, dichiarò. “L’im-
consumismo, diceva portante è una sola
Pasolini, era riuscito cosa: che non trapeli
dove il fascismo ave- nulla mai di men che
CONTRASTO (2)

va fallito: distruggen- rassicurante”.

144
CINEMA

Hollywood? No, Cinecittà!


Anni Cinquanta: Cinecittà è la mecca di registi,
attori e produttori che danno vita a una ricca serie CAPOLAVORI
IN CORSO
di film, tutti rigorosamente “made in Italy”. Federico Fellini (col

N
cappello bianco) sul
ell’immediato sierati film americani. tasia di Luigi Comencini, set di Boccaccio 70,
Dopoguerra in Soprattutto quando nei 1953) che, pur mante- girato nel 1961.
Italia mancavano primi Anni ’50 cominciò nendo un’ambientazio- Sopra e a fianco, le
i soldi per tutto, figurarsi la ripresa economica. ne autentica e sfiorando locandine di due
per i film! Così i registi Hollywood da parte sua talvolta contenuti capolavori del 1960.
giravano con attori non era molto aggressiva sociali, trattavano temi
professionisti e improv- in quegli anni, pronta a più leggeri. Un genere
visavano scenografie da riconquistare il mercato che portò alla “comme-
strada per raccontare i internazionale dopo la dia all’italiana” (il nome
drammi quotidiani. guerra. E ci riuscì: nel deriva dal film Divorzio
FOTOTECA GILARDI

Evasioni. Ma il ritratto 1953 i film americani all’italiana, di Pietro Ger-


di miseria narrato con costituivano il 50% di mi) che grande successo
realismo, che prese il tutti quelli distribuiti in ebbe anche all’estero.
nome di neorealismo – i ognuno dei Paesi euro- Fu il momento d’oro di
maestri furono Luchino pei e molti governi, an- Gassman, Loren, Sordi, Il sorpasso. Proprio spettatore sputò al regi-
Visconti (Ossessione, che in Italia, ricorsero a Mastroianni... E ai registi Fellini, con La dolce vita, sta, considerandolo un
1943), Roberto Rossellini misure protezionistiche. della “vecchia guardia” nel 1960 stabilì il record antiborghese. Altro film
(Roma città aperta, 1945, Incalzati dall’invasione come De Sica, Rossellini di incassi dell’anno simbolo fu Il sorpasso
Paisà, 1946, Germania Usa i registi italiani co- e Visconti, si aggiunsero con 794 milioni di lire di Dino Risi, la storia di
anno zero, 1948) e minciarono a imprimere giovani e promettenti (seguito dal film Usa A una spensierata gita in
Vittorio De Sica (Ladri di una nuova tendenza al cineasti, alla ricerca di qualcuno piace caldo di macchina che finisce in
biciclette, 1948) – piace- neorealismo nostrano, un realismo più intimo Billy Wilder, 499 milioni). tragedia. Una allegoria
va molto di più all’estero trasformandolo nel e psicologico, come E pensare che alla dei tempi? Era il 1961 e la
che in Italia, dove si cosiddetto neorealismo Michelangelo Antonioni prima a Milano il film fu fine del boom economi-
preferivano i più spen- rosa (Pane, amore e fan- e Federico Fellini. fischiato e all’uscita uno co si avvicinava. (f. c.)

145
LETTURE
A cura di Matteo Liberti
LA VITA
La vita biografici: quello di un bambi-
QUOTIDIANA
quotidiana no sperduto nei quartieri più Mondadori Scienza S.p.A. - Via Battistotti Sassi 11/a - 20133 Milano
Società con unico azionista, soggetta ad attività di direzione
nel Medioevo poveri, e quello di un ragazzo e coordinamento da parte di Arnoldo Mondadori S.p.A.
Robert Delort che girovaga di notte tra le sue
(Laterza) tentacolari strade. Direttore responsabile Jacopo Loredan
Appassionante ri- Ufficio centrale Emanuela Cruciano (caporedattore),
costruzione delle Famiglie comuniste. Marco Casali (photo editor, vicecaporedattore)
abitudini quotidiane di cavalie- Ideologie e vita
ri, contadini, mercanti, monaci, quotidiana nell’Italia Ufficio Art Director Luca Maniero (caporedattore),
nobildonne e popolane: osser- degli anni ’50 Massimo Rivola (caporedattore), Marina Trivellini (caporedattore)
vati sui luoghi di lavoro, duran- Maria Casalini (Il Mulino) Ufficio AR Vittorio Sacchi (caposervizio)
te le feste di corte e nelle attivi- Basato su numerose testimo- Redazione Federica Ceccherini, Lidia Di Simone (caporedattore),
tà domestiche. nianze dell’epoca, il saggio de- Irene Merli (caposervizio), Paola Panigas, Anita Rubini
scrive il modello di famiglia
Storia di un giorno in una promosso nel secondo dopo- Ufficio fotografico Rossana Caccini
città medievale guerra dalle forze comuniste Redazione grafica Katia Belli,
Arsenio Frugoni, italiane. Scoprendo che, alme- Mariangela Corrias (vicecaporedattore), Barbara Larese
Chiara Frugoni (Laterza) no fino al Sessantotto, era mol- Segreteria di redazione Marzia Vertua
Ricco di minuziose descrizioni, to simile a quello della tradizio-
il volume accompagna il letto- ne cristiana.
Hanno collaborato a questo numero
re in un viaggio lungo le strade
Giorgio Albertini, Marco Barberi, Aldo Carioli, Laura Fezzi,
e dentro le case di un’immagi- La storia del viaggio
Margherita Fronte, Paola Grimaldi, Maria Leonarda Leone, Matteo Liberti,
naria città medievale, aprendo e del turismo in Italia
Giuliana Lomazzi, Paolo Manzo, Fernando Mazzoldi, Edoardo Monti, Adriano
una finestra sulla vita di ogni Andrea Jelardi (Ugo Mursia)
Monti Buzzetti Colella, Giorgio Nadali, Franca Porciani, Giuliana Rotondi,
giorno tra il XIII e il XIV seco- Nell’Italia del boom economi-
Roberto Roveda, Mariateresa Truncellito, Daniele Venturoli.
lo attraverso l’analisi di arreda- co, grazie al rapido sviluppo
menti, moda, cibo e giochi. delle infrastrutture e dei mez-
zi di trasporto, vi fu una for-
L’uomo del Rinascimento te crescita del turismo che, co-
A cura di Eugenio Garin (Laterza) me racconta il volume, mutò
Il risveglio culturale del Rinasci- le abitudini di milioni di per-
mento e la rinnovata afferma- sone, pronte a frequentare co-
zione dell’uomo sono qui de- me mai prima hotel, ristoranti Focus Storia Collection: Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano, n. 54 del
scritti attraverso una serie di e villaggi turistici. 3/02/2012. Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica sono riservati. Il materiale ricevuto e non
richiesto (testi e fotografie), anche se non pubblicato, non sarà restituito.
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