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Storia

SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

n°157
novembre
MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - MC, Côte d’Azur � 8,10 - Germania � 12,00 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - USA $ 11,50

L’AVVENTURA
DELL’UOMO
IN 20 OGGETTI
Il Codice di Hammurabi
e la Stele di Rosetta,
la ghigliottina e gli
Scacchi di Lewis,
la Corona ferrea
e la tazza di tè:
così raccontano
la loro epoca

16 OTTOBRE 2019 - MENSILE


� 4,90 IN ITALIA L’ALCHIMISTA BERLINO 1989 COLD CASE
JOHN DEE, L’ERUDITO IN FUGA DALLA LA VERITÀ SULLE
INGLESE CHE STREGÒ GERMANIA COMUNISTA DONNE UCCISE DA JACK
Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona
LA REGINA ELISABETTA CON PETER BIEBER LO SQUARTATORE
Storia
CI TROVI ANCHE SU:

157
In copertina:
la ghigliottina,
una nave da tè
Novembre 2019 focusstoria.it e il Codice di
Hammurabi.

SHUTTERSTOCK/ANDRONOS HARIS
C i sono tanti modi per
raccontare la grande avventura
dell’uomo. Attraverso la biografia
IN PIÙ...
di personaggi chiave, le conquiste
militari, la filosofia... Eppure sono 14 Scultore
UNA GIORNATA DA...
del ’500
gli oggetti, col loro silenzio, a In una bottega della
parlare di più. Che siano opere Roma rinascimentale.
d’arte o suppellettili di vita
quotidiana, possono dirci tanto
su chi li ha costruiti, sull’epoca a 16 GliCHI L’HA INVENTATO?
occhiali da vista
cui risalgono e sui messaggi, più o Ecco che cosa ci siamo
meno impliciti, che trasmettono. La porta dei Leoni inventati per vederci
La Coppa Warren, per esempio, di Micene, l’antica città di meglio.
nella sua bellezza ci illumina anche Agamennone.
sui costumi sessuali dei Romani
18 Parigi
MONDI PARALLELI
e dei Greci. La Stele di Rosetta ha
aperto il varco alla comprensione IL MONDO IN 20 OGGETTI vs Cahokia
Nel Duecento città
prosperose ai due capi
dei geroglifici. La ghigliottina,
messa a punto per alleviare il
supplizio dei condannati, svela
36 opposti del mondo.

con la sua “scientificità” tutto


l’orrore delle migliori intenzioni...
Pietra miliare
La Stele del Codice di Hammurabi è una delle più antiche raccolte di leggi. 22 IlINTERVISTA
fuggitivo
Affrontiamolo dunque questo
viaggio fra gli oggetti, e partiamo
40 Peter Bieber racconta
la caduta del Muro.
Giù la maschera
28 Akrágas
dall’inizio: dai primi pantaloni mai ANTICHITÀ
ritrovati alla statua più antica, dal La maschera di Agamennone: di chi era e i particolari della sua scoperta.
materasso di foglie preistorico alla
pentola del Pleistocene “passando” 44 colonia gioiello
dall’occhio artificiale di una donna La lingua svelata Agrigento, “la più
bella città dei mortali”.
vissuta 5.000 anni fa. Senza la Stele di Rosetta, i geroglifici non sarebbero mai stati decifrati.

Emanuela Cruciano
caporedattore
50
La copp(i)a dello scandalo
84 LeCOLDprescelte
CASE

dell’assassino
La Coppa Warren non fu solo un’opera d’arte. Chi erano le vittime

RUBRICHE 54
S’è cinta la testa
di Jack lo Squartatore?

4 FLASHBACK
La Corona ferrea che è stata indossata da (quasi) tutti i re d’Italia. 90 IlI GRANDI TEMI
crac di Wall Street
CREDITI DI COPERTINA: ART MEDIA/HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO; FINE ART

6 LA PAGINA DEI LETTORI 60 La più grande


recessione di sempre.
IMAGES/HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO; GETTYIMAGES; ALAMY/IPA

Scacchiera mondiale
96 Nel
8 NOVITÀ & SCOPERTE A TAVOLA
Gli Scacchi di Lewis hanno quasi mille anni e raccontano il Medioevo.
nome del grana
10 TRAPASSATI
ALLA STORIA 65
La decapitazione francese
La nascita del
famoso formaggio.
12 MICROSTORIA
98 Futurismo
La ghigliottina, simbolo della Rivoluzione, fece una carneficina. ARTE
80 DOMANDE & RISPOSTE
68 Il primo ’900 nei
82 PITTORACCONTI Inghil...tè quadri degli artisti.
Il tè divenne bevanda nazionale e cambiò gli inglesi.
110 I GRANDI DISCORSI
112 AGENDA 74 104 IlCINQUECENTO
mago di corte
I più antichi di tutti John Dee non fu solo
113 PROSSIMAMENTE uno stregone...
I primi pantaloni, il primo flauto, il primo globo, la prima scultura umana...

3
FLASHBACK

4
S
1925
USA

Dove mi trovo?
L’attrice americana Dorothy Devore,
molto popolare dal 1918 alla fine degli anni
Venti, gira una sequenza sdraiata su un letto
piazzato su un camion, in California. Il regista
e la troupe sono in piedi vicino a lei, con la
macchina da presa sopra un treppiede.
Si trattava di una scena su un sogno
e il cinema era ancora muto... non
poteva certo contare sugli
effetti speciali.

0000
OCCHIELLO

Titolo box lorem ipsum.


IOfficimo diatece rspeliaerum et modipicae
volupta quidelici officie ndanditatum
quatios apisquodit et unt moluptatur
apeditis re, comnis apernatem dolores
porere sequi nonsed militatur?
Imil incimagnimus autet mos ium est,
omnihil iquiandest, qui ut as eostioremos
autempo rempore, solupta quiandis
explandes et ratissi taquam qre
rero doluptae volo conse
GETTY IMAGES

5
S
LA PAGINA DEI LETTORI
Inviateci opinioni, idee, proposte, critiche. Pubblicheremo le più interessanti oltre a una selezione dei commenti alla nostra pagina Facebook
(www.facebook.com/FocusStoria). Scrivete a Focus Storia, via Mondadori 1, 20090 Segrate o all’e-mail redazione@focusstoria.it

il primo gruppo religioso ad abolire al proprio


interno la pratica disumana della schiavitù.
Prima però lo rinnegarono e lo espulsero
dalla comunità, incaricarono una guardia
di tenerlo lontano dalle assemblee e lo
soprannominarono “Irrepressible Prophet”.
Il suo stile di vita e la sua visione del mondo
furono una combinazione di morale
JOHNNY VAN HAEFTEN LTD., LONDON/BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO

quacchera, abolizionismo, ecologismo,


vegetarianismo e animalismo: i suoi abiti
autoprodotti erano di origine vegetale e non
indossava neppure lana di pecora.
Ad Abington, vicino a Philadelphia, Lay visse
con l’amata moglie, la predicatrice quacchera
inglese Sarah Smith (1677-1735), in una casa-
grotta occupata da una notevole biblioteca
(si era improvvisato libraio) e qui scrisse il suo
trattato contro la schiavitù All Slave-Keepers
That Keep the Innocent in Bondage, Apostates
che verrà pubblicato nel 1738 dal suo amico
stampatore e scienziato Benjamin Franklin
(1706-1790), futuro padre fondatore degli
Stati Uniti d’America.
Sepolto nel cimitero quacchero di Abington
in una tomba non contrassegnata e senza
Un quacchero “speciale” nel commercio e nel possesso degli schiavi indicazioni di appartenenza alla comunità,
Vorrei ricordare, a proposito dell’articolo neri africani. Le sue drammatiche proteste verrà finalmente celebrato dalla “Religious
“Rivoluzione quacchera” pubblicato su pubbliche e il boicottaggio di tutti gli Society of Friends” soltanto nel novembre del
Focus Storia n° 156, l’eccezionale figura del oggetti prodotti dal lavoro degli schiavi 2017.
quacchero inglese Benjamin Lay (1682-1759), stimoleranno i quaccheri a divenire nel 1776 Fabio Lambertucci, Roma
primo attivista della lotta per l’abolizione
della schiavitù.
Nel 2017 la sua opera è stata rivalutata Il Paleolitico friulano
dallo storico statunitense Marcus Rediker,
dell’Università di Pittsburgh (Pennsylvania),
nel suo libro The Fearless Benjamin Lay
D esidero mostrare ai lettori di Focus Storia queste sculture risalenti al
Paleolitico. Ritraggono visi di ominidi che hanno popolato le pianure
friulane ricche di polle d’acqua dolce. Si tratta di popolazioni che hanno vissuto
(Beacon Press). qui e hanno lasciato i loro “selfie” nella pietra.
Nato nell’Essex, Lay lavorò come contadino, Paolo Borsato
pastore e guantaio, poi marinaio sulle navi
mercantili, si stabilì quindi sull’isola caraibica
di Barbados come negoziante e infine
emigrò nel 1732 nella colonia britannica della
Pennsylvania. Nonostante venisse deriso e
disprezzato per il suo aspetto fisico
(era affetto da nanismo), condusse la sua
battaglia contro la schiavitù ricorrendo
ad azioni provocatorie il cui scopo era
ridicolizzare i padroni schiavisti, compresi i
quaccheri ricchi.
Per esempio, il 19 settembre 1738 in
un’importante assemblea a Burlington, nel
New Jersey, spruzzò i presenti con una spada
bagnata da succo di bacche color rosso vivo
di Fitolacca americana predicendo tremende
punizioni divine se avessero proseguito

6
S
Un viaggio nel chiaro-scuro
Ho una grande passione per la storia ABBONATI A FOCUS STORIA DIGITALE
dell’arte e desideravo da tempo vedere
i dipinti di Michelangelo Merisi da Caravaggio Vai su www.abbonamenti.it/Storiadigitale e scopri
tutte le offerte: puoi abbonarti alla versione
a Roma. E così, grazie ai romanzi di Alex
digitale a partire da 7,99 euro per tre numeri e
Connor sul tormentato pittore, ho seguito
leggere la rivista direttamente sul tuo tablet o
l’itinerario “caravaggesco”. smartphone.
A Villa Borghese ho visto Davide con la testa
di Golia (1609-1610). Credo sia davvero Scarica gratis l’applicazione da AppStore o
singolare il fatto che Caravaggio riesca a far Google Play e porta Focus Storia sempre con te! Potrai sfogliare le copie incluse
capire con due volti così diversi i sentimenti nel tuo abbonamento effettuando il login con le tue credenziali oppure
contrastanti che lui stesso provava in acquistare un abbonamento o le copie singole direttamente dall’app, dove trovi
quegli anni difficili (la testa è infatti un suo anche gli speciali di Focus Storia: Collection, Wars, D&R e Viaggi nel Tempo.
autoritratto senza il corpo).
Nella cappella Contarelli, all’interno della
chiesa di San Luigi dei Francesi ho trovato
stupendo il quadro Vocazione di San Matteo
(1599-1600).
Solo Caravaggio poteva realizzare un
LA VOCE DELLA STORIA
contrasto così bello fra “l’ambiente della
stanza” dai colori scuri e lo stupore delle
persone per il fascio di luce dalla finestra “vero
I NOSTRI PODCAST
Q
protagonista” del dipinto. uest’anno si sono resistette in quello che libro Leningrado.
A Palazzo Barberini, dinanzi al quadro celebrati i 75 anni fu l’assedio più lungo Memorie di un assedio
Giuditta e Oloferne (1597), è difficile spiegare dalla fine dell’Assedio di tutto il secondo (Guerini e Associati),
la forte emozione che ho provato. di Leningrado, uno conflitto mondiale una straordinaria
degli episodi più tragici (e tuttora il secondo testimonianza di
Infatti rendere reale l’espressione di
della Seconda guerra più lungo della storia Lidija Ginzburg,
consapevolezza di ciò che succede all’uomo mondiale: iniziò l’8 moderna, dopo quello critica e storica
a cui è recisa la testa è degna di uno settembre 1941 e di Sarajevo degli Anni letteraria sovietica
scenografo geniale qual era Caravaggio. durò 900 giorni, fino ’90). che a quell’assedio
Stessa cosa che ho potuto constatare al 27 gennaio 1944. La “Voce della Storia” sopravvisse.
Hitler aveva preparato ha conversato con Dentro la redazione.
anche nel dipinto Scudo con testa di Medusa
quella che doveva Francesca Gori, I podcast di Focus Storia
(1598) che si trova invece alla Galleria degli essere una “rapida membro del Memorial si possono ascoltare
Uffizi a Firenze. campagna contro Italia, traduttrice dal sito www.focus.
Marco Pozza, Recoaro Terme (Vi) l’Unione Sovietica”: e curatrice del it/storia/podcast ma
il Führer guardava anche su Spotify
all’Urss per conquistare (bit.ly/VoceDellaStoria).
L’eterna questione nuovi territori a Ogni mese la redazione
della Sindone vantaggio del popolo vi propone anche i
Vorrei condividere con gli altri tedesco, annientando “dietro le quinte” del
lettori qualche appunto sull’articolo contemporaneamente giornale in edicola
“Controversia infinita” pubblicato su Focus ogni futura minaccia raccontando aneddoti
proveniente da est e curiosità che non
Storia n° 155 (...). Gli studi sulla Sindone di
e il comunismo. Non hanno trovato spazio
Torino sono numerosi e toccano vari aspetti. fu così. Leningrado nella rivista.
Lascio da parte le analisi con il carbonio
14 (...) che secondo gli ultimi studi danno
risultati discutibili.
Mi soffermo invece su aspetti che non sono era dipinta, ma conservava l’impronta di un Medioevo, nemmeno il grande Leonardo
stati toccati nell’articolo. Gli studi dello corpo. Come si sia prodotta questa impronta nel Rinascimento, sarebbe stato in grado
svizzero Max Frey sui pollini fossili hanno è ancora motivo di discussione: il Sacro lino, di produrre una reliquia così straordinaria e
dimostrato che il lino è stato prodotto nella impregnato dei liquidi usati per il cadavere, che regge alle indagini scientifiche di oggi.
regione siro-palestinese. si sarebbe comportato come una lastra Poi accettare che l’uomo della Sindone sia
Le foto di Secondo Pia dei primi anni del fotografica, secondo alcuni. Per altri (credenti) Gesù di Nazaret o un altro essere umano
Novecento dimostrarono per la prima volta un lampo di energia durante la Resurrezione (sottoposto alle stesse sofferenze descritte
che il lenzuolo si comportava come un avrebbe prodotto l’impronta (è la tesi meno nei Vangeli) è materia di fede.
negativo fotografico. Quindi la Sindone non “scientifica” ). In ogni caso nessuno nel tardo Lorenzo Pesce, Torino

7
S
NOVITÀESCOPERTE
A cura di Anita Rubini

GETTY IMAGES
MEDIOEVO

FURTO CON
MALEDIZIONE
Rubata la campana da un’isola

SCOTTISH ISLAND MOIDART HISTORY GROUP


scozzese. Risale a 1.000 anni fa
e sarebbe maledetta.

La statua di leone alato del VI secolo a.C.


riaffiorata a Vulci (Vt).

CIVILTÀ ETRUSCA

Il leone di Vulci
L a città etrusca di Vulci (oggi in provincia
di Viterbo) continua a regalare il
ritrovamento di antichi tesori. In questo
Furto
L’isola di Eilean
Fhianain da cui
caso dagli scavi nella Necropoli dell’Osteria è stata rubata
è emersa una statua di nenfro (la grigia la campana
pietra vulcanica locale), raffigurante un medievale
leone alato. L’opera risale al VI secolo a.C., (nel riquadro): si
trova nel Loch
un periodo di grande splendore per una
Shiel (Scozia),
delle più importanti città etrusche, legata diventato uno
alla storia della Roma arcaica che proprio in dei set della saga
quegli anni era governata dai re della dinastia di Harry Potter.
dei Tarquini. Con la possibilità che alcuni
personaggi vulcensi di primo piano, come i
fratelli Vibenna (che forse diedero il nome a
due colli di Roma, il Celio e il Campidoglio) e
Mastarna (che forse divenne l’amato re Servio
Tullio), abbiano raggiunto i vertici del potere
dell’Urbe.
Tombe di lusso. In quel periodo nella città
etrusca si sviluppò una produzione artistica
pregiata e tipica per la quale botteghe
vulcenti scolpirono sfingi, leoni, pantere,
arieti, centauri e mostri marini, destinati a
vegliare sulle dimore eterne dei defunti. Gli
scavi continueranno ancora nella necropoli
che nel recente passato ha visto venire alla
luce la “Tomba delle mani d’argento”, accanto
a quella “della Sfinge”. Aldo Bacci

FLASH ANTICO EGITTO FLASH ISRAELE FLASH CIVILTÀ CHIMÚ

TEMPIO SOTTOMARINO COME DICE LA BIBBIA SFARZOSO PONCHO


Scoperti nell’antica Eraclea, città egizia Un altare di 2.800 anni fa nell’antica Ataroth In Perù è stato rinvenuto il corpo di un uomo
fondata nell’VIII secolo a.C. e sommersa 1.500 (oggi in Giordania) parla di una guerra citata appartenente alla cultura Chimú, fiorita
anni fa dal Mediterraneo, i resti di un tempio nella Bibbia: spaccò in due il Regno di Israele tra X e XV secolo d.C.: indossava un curioso
e di una nave cerimoniale. e fece nascere il Regno di Giuda. poncho di piume di uccello colorate.
8
S
PA IMAGES VIA GETTY IMAGES (2)
I
l ladro che ha rubato la campana medievale dell’isola di Eilean Fhianain, in Scozia,
non sa a quali guai va incontro: si tratta infatti di una campana maledetta. L’isola,
completamente disabitata, si trova in mezzo al Loch Shiel (un piccolo lago), ben noto
agli appassionati della saga di Harry Potter: è stato il set cinematografico del grande “Lago
nero” che circonda, nei film, il castello della scuola di magia di Hogwarts. Su questo fazzoletto
di terra ci sono un cimitero e una cappella del XVI secolo in rovina, in cui è stata custodita per
secoli una campana di bronzo risalente a quasi 1.000 anni fa.
Secondo una tradizione locale, la campana sarebbe maledetta e porterebbe sfortuna a
chiunque osi trafugarla. Già nel 1745, durante l’insurrezione giacobita, un soldato inglese
cercò di portarsela via; il malcapitato fu però catturato e frustato dai suoi stessi superiori e
dovette riconsegnarla. A distanza di quasi 250 anni, la campana è stata di nuovo rubata.
Con la forza. Il furto è stato pianificato nei dettagli e ha richiesto le maniere forti. Nel 2017, ANTICA ROMA
infatti, la vecchia catena che fissava la campana all’altare era stata rimpiazzata da una più
massiccia in bronzo: per spezzarla sono state usate delle tronchesi. Resta da vedere se la La tomba di un
“maledizione della campana” colpirà questo ladro per niente superstizioso. • vero Asterix
Simone Zimbardi
L e armi recuperate in Inghilterra da
una ricca tomba potrebbero essere
appartenute a un guerriero celta che
cercò di resistere all’invasione romana.
Scavata nel 2008, la sepoltura conteneva
un elmo sormontato da un eccezionale
e complesso copricapo in bronzo. Gli
archeologi pensano che il guerriero si
fosse rifugiato in Inghilterra dopo le
campagne di Giulio Cesare in Gallia,
intorno al 50 a.C.
Senza identità. «Forse non
conosceremo mai il suo nome: quello
che sappiamo è che era un guerriero
britanno che dall’Inghilterra Orientale
andò a combattere insieme ai Galli
in Francia. Oppure era lui stesso un
gallo che fuggì da quel conflitto», ha
spiegato Melanie Giles dell’Università
di Manchester che si è occupata del
ritrovamento.
La tomba del guerriero conteneva anche
una spada piegata in un fodero decorato,
una lancia e uno scudo con un grosso
umbone di bronzo. Marco Narducelli

FLASH ANTICO EGITTO FLASH ANTICA GRECIA

PANE D’ANNATA TOMBAROLI DISTRATTI


Negli Stati Uniti un appassionato di Vicino all’antica città greca di Corinto, sono In alto, il copricapo ritrovato in Inghilterra
egittologia ha sfornato con successo una state trovate alcune tombe intatte, databili assieme alla eccezionale decorazione che
pagnotta usando il lievito preso da antiche a 3.400 anni fa, miracolosamente salvatesi sorreggeva una cresta colorata (sopra). Entrambi
ceramiche egizie, risalenti a 5.000 anni fa. dalle razzie dei ladri. risalgono al I secolo a.C.
9
S
NOVITÀESCOPERTE
MEDIOEVO

INEDITO
NOVECENTO

Ferma nel tempo

GIOTTO? C anada, inizio ’900. Alcuni immigrati


giapponesi, malvisti dalla
popolazione locale, si rifugiano sulle
montagne di North Shore (Vancouver)
A Padova, sotto affreschi del dove costruiscono tre villaggi, oggi
’600, c’è forse la mano di Giotto. portati alla luce da Robert Muckle,
antropologo di Vancouver. Alcune

L
a Basilica di Sant’Antonio a Padova è finita sotto la lente case, un bagno, un serbatoio per
di ingrandimento grazie a recenti lavori di restauro che l’acqua, ma anche un migliaio di
hanno riservato delle sorprese. Innovative indagini oggetti di uso quotidiano (in basso)
diagnostiche nella Sala del Capitolo rendono infatti concreta l’ipotesi che sotto gli affreschi del documentano la vita di questa
’600 si trovi una crocifissione dei tempi e della scuola di Giotto, ma, forse, anche della mano minuscola comunità ai margini della
del maestro che a Padova è celebre soprattutto per la Cappella degli Scrovegni. Ci potrebbero società civile.
dunque essere porzioni dell’affresco giottesco ancora da recuperare sotto lo strato superficiale. Isolati. I primi giapponesi arrivarono
Punti fermi. Quel che è certo intanto è che nella Cappella della Madonna Mora sono stati in Canada a fine ’800, ma non furono
recuperati affreschi medievali dei quali, per la prima volta, gli studiosi hanno ipotizzato gli autori. ben accolti. Nel 1918, un uomo
Le figure dei santi Bartolomeo, Cosma e Damiano (metà del ’300) sono attribuibili alla mano d’affari giapponese acquistò i diritti
del maestro Stefano di Benedetto da Ferrara. Subito sopra, una grande composizione ormai di disboscamento di un’area vicino a
frammentaria che raffigura una Madonna con Bambino è datata invece da una scritta al 1410 Vancouver. Alcuni taglialegna, suoi
ed è stata attribuita al Maestro di Roncaiette. Aldo Bacci connazionali, vi si trasferirono con
le famiglie. Vissero quasi dimenticati
per un ventennio, fino allo scoppio
della Seconda guerra mondiale.
Quando il Giappone bombardò
Pearl Harbor (1941), la situazione
A sinistra, la precipitò. I giapponesi che vivevano
Basilica di in Canada furono portati in campi
Sant’Antonio a d’isolamento, compresi gli abitanti di
Padova. In alto, quell’angolo di mondo, evacuato per
la Madonna sempre. Simone Zimbardi
in trono con
SHUTTERSTOCK / SERGEI AFANASEV

il Bambino
(1410 ca.): uno
degli affreschi
interessati dal
restauro.

TRAPASSATI ALLA STORIA Personaggi sconosciuti che sono stati, in vita, protagonisti. A cura di
Giuliana Lomazzi
BRIDGEMAN IMAGES

HANS FERDINAND MARITA


SHUTTERSTOCK (2)

RAUSING PIËCH LORENZ


Imprenditore Ingegnere Informatrice Fbi

Figlio dell’inventore svedese del Tetra Nipote di Ferdinand Porsche, lavorò Nel 1959 fu amante di Fidel Castro e nel 1960,
Pak (contenitore di carta e plastica per nell’industria automobilistica tedesca, coinvolta da anticastristi nel tentativo di
liquidi) entrò nell’azienda paterna con ruoli promuovendo marchi quali Porsche, Audi e avvelenarlo, si rifiutò. È morta a 80 anni.
dirigenziali, diventando ricchissimo. Volkswagen, che diventò un grande gruppo Mitomane? Fu anche amante del dittatore
Passione per l’industria. Nel 1991 la Tetra sotto la sua guida e grazie alle sue idee. venezuelano Marcos Pérez Jiménez, da cui
Pak acquistò l’Alfa Laval, gruppo alimentare Una vita per le auto. Fece rinnovare il ebbe una figlia. Terminò la “carriera” spiando
svedese, e nel ’95 Hans cedette l’azienda al maggiolino nel 1997 e, alla testa del gruppo diplomatici dell’Europa dell’Est. Molte sue
fratello Gad, ma nel 2001 tornò alla ribalta: Volkswagen dal 2002, inglobò marchi storie sono dubbie, come quella del figlio
produsse EcoLean, un contenitore a basso Porsche, Bentley, Lamborghini. È scomparso avuto da Castro o il suo coinvolgimento nel
impatto ambientale. Si è spento a 93 anni. a 82 anni. complotto per assassinare John Kennedy.

10
S
U Università San Raffaele
Roma

145°
1874-2019
MICROSTORIA
A cura di Marta Erba, Paola Panigas e Daniele Venturoli

IL MITO

Marsia
È un sileno (una divinità
dei boschi) abilissimo nel
suonare il flauto, al punto da
osare sfidare Apollo, suonatore
di lira, sulle capacità musicali.
Alla fine Apollo ha la meglio
nella gara (proponendo di
suonare capovolgendo lo
strumento oppure, secondo altre
versioni, di suonare e cantare
contemporaneamente, entrambe
sfide impossibili per Marsia).
L’episodio è un classico caso di
hybris, la tracotanza di chi osa
sfidare gli dèi, cui segue una

ALAMY STOCK PHOTO


punizione esemplare. Come quella
riservata da Apollo a Marsia: lo
lega a un albero e lo scortica vivo
(sotto, in un quadro del Seicento). LA VIGNETTA

LA FOLLIA
Allegoria. Secondo alcuni
studiosi la sfida tra Marsia e
Apollo rappresenta il conflitto tra
le emozioni (simboleggiate dal

DI RE GIORGIO
suono “passionale” del flauto)
e la ragione (il suono più
“spirituale” della lira).

Q
uesta vignetta satirica francese, datata 26 termidoro dell’anno XI (ovvero 9 agosto 1803)
si riferisce a un frenetico reclutamento britannico dei mercenari di Hannover
(gli Assiani che nel XVIII secolo venivano impiegati per rafforzare le truppe del British Army)
in vista di un’invasione napoleonica. La rocambolesca fuga in carrozza di Giorgio di Hannover
(comandante in capo del British Army) viene seguita dal folle zio Giorgio III, che regnava sul trono
di Inghilterra, Scozia e Irlanda già dal 1760.
ERICH LESSING/ALBUM/MONDADORI PORTFOLIO

Reali follie. Il sovrano viene rappresentato con una doppia faccia perché dall’autunno 1788 fu
preda di attacchi di collera, ossessioni e un’inarrestabile logorrea, come viene sottolineato dal
fumetto. Delle sue cure si occuparono una dozzina di dottori. Da un lato cominciarono con salassi,
purghe e clisteri; dall’altro misero in pratica “moderni” trattamenti correttivi come isolamento,
bagni gelati, camicie di forza e letti di contenzione. Il recupero della ragione, grazie o più
probabilmente malgrado queste terapie, arrivò dopo sei mesi di torture e al medico Francis Willis
(1718-1807), rappresentato qui alla destra del re. Il miglioramento fu solo temporaneo. Giorgio III
morì nel 1820, ormai cieco e sordo da tempo, ma non muto: i bollettini medici parlavano infatti di
sproloqui che superavano le 48 ore consecutive.

PAROLE DIMENTICATE
IL NUMERO

P A P P A C E C E 5 MILIONI
di dollari
Sborsati dal comune di
Composto di “pappare” e “cece” New York nel 1853 per
indica figurativamente un fannullone, acquistare il terreno
in cui verrà costruito
un buono a nulla che è solo capace Central Park.

di “pappare” ceci.
12
S
CHI L’HA DETTO?
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TO P T E N
MONDADORI PORTFOLIO/ELECTA/SERGIO ANELLI

FINE ART IMAGES/HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO


Dante

Chi è causa del suo mal STRANEZZE DI


pianga se stesso PERSONAGGI FAMOSI
L a frase è tratta dall’Inferno di Dante Alighieri. Essendo
un endecasillabo, si potrebbe erroneamente pensare
che le parole siano quelle originali, invece i versi di Dante,
1 NOSTRADAMUS (1503-1566)
Famoso per le sue oscure profezie,
Nostradamus (sopra) era uno speziale
6 C. DICKENS (1812-1870) Lo scrittore
sposò nel 1836 Catherine Hogarth
(da cui ebbe dieci figli), ma nel 1858 se
pur analoghi nel significato, sono molto differenti: esperto (e goloso) di marmellate. La ne separò, mettendo un annuncio sui
sua prima opera, Traité des fardemens et giornali nel quale la accusava di non
“credo ch’un spirto del mio sangue pianga la colpa
confitures, ne contiene diverse ricette. aver mai saputo badare alla famiglia.
che là giù cotanto costa” (XXIX - vv. 20-21).
Proverbiale. Il significato? È un invito rivolto a colui che
ha causato il proprio danno a prendersela esclusivamente
2 VOLTAIRE (1694-1778) Tra il 1733
e il 1746 la nobildonna Émilie du
Châtelet fu la compagna del filosofo.
7 T. A. EDISON (1847-1931)
L’inventore sceglieva i collaboratori
invitandoli a cena. Se aggiungevano
con se stesso, senza addossare la responsabilità ad altri. I due vissero un ménage à trois, sotto sale nella zuppa senza assaggiarla
gli occhi di tutti, nel castello di Cirey, di non erano ritenuti idonei perché non
proprietà del marito della marchesa. abbastanza aperti a nuove scoperte.

3 B. FRANKLIN (1706-1790) Era


ambasciatore Usa in Francia
(1781) quando scrisse una lettera
8 A. C. DOYLE (1859-1930) Nel 1920
comparvero delle fotografie in cui
due ragazzine giocavano con le fate.
all’Accademia Reale di Bruxelles nella L’autore ne difese la veridicità e solo nel
quale trattava il meccanismo della 1983 le due confessarono che si trattava
produzione delle flatulenze. di un fotomontaggio.

4 J.-J. ROUSSEAU (1712-1778) Il


filosofo che scrisse sull’educazione
dei figli avrebbe messo i suoi cinque,
9 A. HITLER (1889-1945) Quando
divenne cancelliere, nel 1933,
aveva un debito di 400.000 marchi (6
avuti con la compagna Marie-Thérèse milioni di euro) col fisco tedesco per
Levasseur, in orfanotrofio perché tasse non pagate. Il debito venne poi
pensava di non riuscire a mantenerli. cancellato dal ministero delle Finanze.

5 F. SCHILLER (1759-1805) Il poeta


teneva mele marce in un cassetto
dello scrittoio. Lo scoprì Goethe per
10 MAO ZEDONG (1893-1976) Il
presidente era convinto che
un uomo doveva lavarsi tre volte nella
l’odore che emanavano. Chiesta la vita: alla nascita, al matrimonio e al
ragione alla moglie, si sentì rispondere funerale. Anche l’igiene orale era scarsa:
che il “profumo” ispirava suo marito. si sciacquava la bocca con tè verde.
L’OGGETTO MISTERIOSO

A cosa serviva questa specie VOCABOLARIO


di pinza con impugnatura GAVETTA
Dal latino gàbata (“scodella”), fin
di legno e bracci metallici? dal Trecento indica il contenitore
ISTITUTO LUCE/GESTIONE ARCHIVI ALINARI, FIRENZE

del rancio per i soldati. Nei secoli la


È stato Giorgio Malaguati a indovinare
parola ha assunto il significato di
l’oggetto misterioso del numero vita militare al più basso livello, da
scorso. Si trattava di un piccolo cui l’espressione “fare gavetta”. Il
tiralacci per corsetti, busti e stivali. termine gavettone ha la stessa ori-
gine: era un recipiente con il pasto
per le truppe, prima di diventare il
secchio pieno d’acqua che si lancia
Aspettiamo le vostre risposte, indicando anche la località, a: Focus Storia, via per fare uno scherzo.
Arnoldo Mondadori, 1 – 20090 Segrate (Mi) oppure a redazione@focusstoria.it

13
S
UNA GIORNATA DA...
A cura di Maria Leonarda Leone. Illustrazione di Claudio Prati

SCULTORE DEL CINQUECENTO


ROMA 13 SETTEMBRE 1568

I
llustrissimo et Eccellentissimo signor mio, che è quasi ora di pranzo, usciamo: vi mostrerò
umilissimo e fidel servitor Suo, io Lazzaro di la bellezza dell’Urbe. Le magnifiche rovine, il DA ARTIGIANI
Giorgio Tommasi, avendo più volte in voce
raccomandatosi a Vostra Eccellenza Illustrissima,
Pantheon, il Foro: guardatevi in giro, basta fare
due passi e... “Beccato, finalmente!”. Qualcuno
AD ARTISTI
chiede un donativo di quanto piace a Quella. E mi afferra alle spalle. È Benozzo: ci facciamo
perché Ella sa, che già supplicante e già vecchio, concorrenza da sempre. “Tu...! Hai raccontato ■ Nel Medioevo i nomi degli
che ha di nipoti e nipote e parenti poveri. in giro che sono uno sfaticato, un ruffiano e un artisti erano considerati
Pregando Nostro Signore Iddio che La feliciti e bugiardo: ho perso almeno tre commissioni, per lo più irrilevanti. Pittori
conservi. a causa tua. Ma questo lo sai bene, perché e scultori erano visti al
Vediamo se adesso mi pagherà, questo te le sei accaparrate tu... Allora tieni, prenditi pari di muratori, calzolai o
spilorcio! No, non vi dirò il suo nome: sono un anche questo!”. E mi stampa un pugno sul falegnami: facevano infatti
artista serio. Ma una cosa è certa: basta ricchi naso, così forte da farmi finire col sedere per un lavoro manuale e, alla
mecenati. D’ora in poi accetterò ordini solo dai terra. Il sangue comincia a uscire copioso, stregua di un qualsiasi
mercanti, sono gli unici committenti affidabili. ma non posso lamentarmi: ha detto la verità. artigiano, non godevano
Oppure farò come ser Luca Signorelli, che Non mi sento in colpa: sparlare dei colleghi fa di alcun prestigio sociale o
mezzo secolo fa, per affrescare la cappella di parte del mestiere. Mi rialzo spolverandomi culturale. Le cose cambiarono
San Brizio, nel duomo di Orvieto, chiese come le brache, mentre il mio aggressore si solo nel XV secolo in Nord
pagamento tutto il vino bianco che fosse allontana soddisfatto. Pensate che al famoso Europa e nel XVI in Italia.
riuscito a bere. Michelangelo Buonarroti accadde più o meno
Un pugno sul naso. Mi raddrizzo sulla sedia: lo stesso, da ragazzo. Si trovava a Firenze, nella ■ Fino all’entrata in vigore,
il lavoro mi sta ingobbendo. Spero solo di non cappella Brancacci: si esercitava a ricopiare nell’Ottocento, delle prime
fare la fine del mio vecchio maestro, che a forza gli affreschi di Masaccio, quando cominciò a leggi sul lavoro minorile, gli
di scalpellare marmi, morì coperto di polvere, prendere in giro l’amico apprendista, Pietro artisti e gli artigiani venivano
con le dita contorte dall’artrite e una tosse Torrigiano. Quello, stufo e invidioso dei successi mandati a bottega come
che gli troncava il respiro. Di riflesso tossisco dell’altro, posò il carboncino e gli ruppe il apprendisti già a 8 anni.
anch’io: qui nella mia bottega non si respira naso con un cazzotto. Adesso potrò dire di Firmavano un contratto con
certo aria pulita. Per non parlare dell’odore di avere qualcosa in comune con il Maestro della il Maestro, che si dichiarava
olio di lino, sudore e segatura che mi accoglie, scultura... Ahahaha, se non fosse morto già da disposto a nutrirli, ospitarli e
oggi come ogni mattina, quando varco il 4 anni, sono sicuro che avrebbe da ridire: la formarli, in cambio del loro
portone. Al pari di molti colleghi, non solo nostra categoria è piena di palloni gonfiati dal lavoro.
scolpisco ma dipingo anche: mi aiutano gli 8 brutto carattere!
apprendisti che tengo con me a bottega. Solo Adesso è perfetto! Dolorante, rientro in ■ Tra i 16 e i 18 anni, gli
se la paga è alta lavoro personalmente alle bottega: Piero sta macinando il pigmento, apprendisti cominciavano
opere, altrimenti butto giù il progetto e lascio così posso dedicarmi agli ultimi ritocchi su a ricevere un salario. In
tutto ai miei allievi: devono pur imparare, no? una statua. Al tramonto arriva il committente: alternativa potevano
Mentre mi faccio largo tra le tele, inciampo si avvicina all’opera, osservandola con occhio preparare una propria
su una tavola di legno di pero: “Piero! Quante critico. Non capisce nulla d’arte, ma si atteggia singola opera da presentare
volte ti ho detto di fare attenzione a dove lasci a intenditore: “Quel naso è troppo grosso”, dice alla locale Compagnia dei
i supporti? Forza, molla quei pennelli e vai con aria di rimprovero. Salgo di nuovo sulla pittori: era la Compagnia a
dallo speziale a comprare dell’olio di lino e del scala: fingo di dare due colpi di scalpello e decidere se il giovane era
vermiglione: abbiamo finito il rosso”. Ah, questi lascio cadere una manciata di polvere che ho diventato abbastanza bravo
apprendisti non sono più quelli di una volta! afferrato prima di arrampicarmi. “Oh, adesso da mettersi in proprio.
Che razza di artisti potranno mai diventare? è perfetto!”, esclama lui dal basso. “Domani
Fortuna che qui a Roma hanno sotto gli occhi manderò qualcuno a ritirarla”. “Sì, ma non ■ Molti artisti andavano
ogni giorno la perfezione dell’arte classica, da dimentichi il pagamento!”, gli urlo mentre si a Roma per studiare ed
cui tutti noi prendiamo ispirazione. Anzi, visto allontana. Che di debitori ne ho già troppi! esercitarsi a ricopiare le opere
classiche: fra i più famosi,
fecero così l’architetto Filippo
Brunelleschi (1377-1446) e
Il committente si atteggia a lo scultore Donatello (1386-
intenditore. Si avvicina alla statua e 1466), il pittore e architetto
Raffaello Sanzio (1483-1520)
dice: “Quel naso è troppo grosso!”. e il suo collega Giorgio Vasari
Fingo di dare due colpi di scalpello, (1511-1574).
e lui se ne va soddisfatto.
14
S
CHI L’HA INVENTATO?
A cura di Matteo Liberti. Illustrazioni di Giampietro Costa

GLI OCCHIALI
DA VISTA
Nell’antichità si mettevano pietre
trasparenti davanti agli occhi, poi vetri.
E prima delle stanghette si utilizzarono
nastri e “occhiali a mano”. Dai monocoli
ai pince-nez, ecco che cosa ci siamo
inventati nei secoli per vederci meglio.

D
ue lenti fissate su una montatura con stanghette laterali, in em
Durante
es si deil aperit
Medioevo
everum
il frate
autfrancescano
ipsandeoritatiis
Roger etur
Bacon
aliquatem
fu il primo
is vel
grado di tenerle ferme davanti ai nostri occhi permettendoci haribus,
a studiare
quislade
capacità
aperit d’ingrandimento
everum aut ipsandeoritatiis
delle lenti convesse.
etur aliquatem is v
di vedere meglio. È questa la descrizione dei moderni occhiali
da vista, la cui attuale foggia risale al 1730, quando l’oculista inglese
Edward Scarlett ideò il primo modello “da tempia”, dotato appunto di
stanghette. Prima di allora, questi strumenti venivano tenuti in mano
o incastrati sul naso. Quanto alla loro origine, si sa che i primi modelli
nacquero nel XIII secolo a Venezia, mentre la loro evoluzione fu figlia di
graduali sperimentazioni, tra cui
anche quelle del celebre politico-
Salvino inventore statunitense Benjamin
degli Armati Franklin, che nel 1784 ideò le
prime lenti bifocali. A partire dal

C hi inventò gli occhiali


resta un mistero, ma il
merito se lo prese per secoli
XIX secolo, gli occhiali da vista
spopolarono in tutto il mondo,
diventando uno strumento
un italiano. L’attribuzione indispensabile.
a Salvino degli Armati
risale al 1684. Ferdinando Antichi prototipi. Prima degli
Del Migliore ne scrisse occhiali vennero le lenti. Sono state
trovate raffigurazioni di “menischi”, em
Allaesmetà
si de del
aperit
Trecento
everumi primi
aut ipsandeoritatiis
modelli “base” venivano
etur aliquatem is vel
nel suo libro Firenze città
lenti convesse da una parte e haribus,
progettati
quisinde
modo
aperit
daeverum
incastrarsi
aut direttamente
ipsandeoritatiis
sopra
eturalaliquatem
naso. is v
nobilissima illustrata.
L’erudito fiorentino concave dall’altra (di forma simile a
sosteneva che l’inventore una parentesi tonda), in testi egizi
fosse il suo concittadino, risalenti a quasi 3mila anni fa.
morto nel 1317, e che In epoca antica, anche Greci e
nella chiesa di Santa Maria Romani studiarono la possibilità
Maggiore a Firenze fosse di creare lenti per migliorare la
esistito un monumento (in vista. Si narra che nel I secolo d.C. il
seguito distrutto) che lo filosofo Seneca facesse uso di sfere
ricordava. L’affermazione di vetro piene d’acqua, guardando
non fu dimostrata, ma nel attraverso le quali gli oggetti
1841 a Firenze fu eretto apparivano ingranditi.
un monumento a Salvino, L’imperatore Nerone, come
“inventore degli occhiali”. racconta Plinio il Vecchio, usava
Del Migliore si era inventato invece assistere alle sfide tra
tutto per alimentare il gladiatori utilizzando una lente di
campanilismo contro Pisa smeraldo, che oltre a rilassare gli
che rivendicava, a sua volta, occhi, aveva forse blandi effetti
la paternità dell’invenzione. correttivi. Ma è solo nel Medioevo em
Traesil si de aperit
1727 everum
e il 1730 aut introdotte
vennero ipsandeoritatiis etur aliquatem
le stanghette laterali,is vel haribus,
che si gettarono le basi per la quis de aperitperché
importanti everum aut ipsandeoritatiis
permettevano eturlibere
di lasciare aliquatem is v
le mani.

16
realizzazione di occhiali degni di tal nome. Un apprezzabile contributo
venne dallo scienziato arabo Alhazen (965-1039), i cui studi di ottica
furono ripresi in Europa dalle comunità monastiche che ne tradussero
gli scritti. Abituati a leggere, scrivere e miniare libri a lume di candela,
ai monaci si deteriorava la vista più rapidamente rispetto alle altre
persone. Talvolta si aiutavano con pezzi di vetro che, appoggiati su
una pagina, la ingrandivano, pur deformandola un po’. Proprio un frate
inglese, filosofo e teologo, Roger Bacon (1214-1294), divenne celebre
anche per i suoi esperimenti di ottica, in particolare per lo studio sulle
capacità d’ingrandimento delle lenti convesse.
I roidi da ogli. Sul finire del XIII secolo iniziarono a prendere forma le
prime lenti paragonabili a quelle odierne, che unite da un ponticello
diedero vita a rudimentali occhiali. Secondo alcune fonti sarebbero
nati attorno al 1280 grazie al pisano Alessandro della Spina, un frate
domenicano, mentre altri ne attribuiscono la paternità a Salvino degli
Armati (vedi riquadro). In verità, è probabile che gli occhiali siano nati
dagli artigiani veneziani, concentrati nell’isola di Murano, specializzati
Neles1784
em si deBenjamin Franklin
aperit everum aut inventò le lenti bifocali
ipsandeoritatiis (ognunaiscomposta
etur aliquatemharibus,
aliquatem vel haribus,
quis nella lavorazione di vetri e cristalli. Furono infatti loro a creare le prime
daaperit
quis
de due mezze
de aperit
everumlenti)
everum per
autlaipsandeoritatiis
correzioneetur
aut ipsandeoritatiis simultanea
aliquatem di is
due
etur aliquatem v difetti
is v visivi. lenti realmente efficaci per la lettura. Nello specifico, i primissimi
occhiali, detti roidi da ogli (“dischi da occhi”), avevano lenti convesse,
risultando quindi utili per la presbiopia (la difficoltà a vedere da vicino).
In principio, queste erano poste su montature in legno o in ferro, poi si
passò all’avorio delle zanne d’elefante e a corna di altri animali. I modelli
base erano progettati per incastrarsi direttamente sopra al naso, come
nel paio che indossa il cardinale Ugo di Provenza in un famoso affresco
realizzato, nel 1352, dal pittore Tomaso da Modena nel convento di San
Nicolò a Treviso, tra le prime rappresentazioni pittoriche degli occhiali.
Arrivano le stanghette. Inizialmente apprezzati dalle classi sociali
più elevate (e realizzati talvolta in oro), gli occhiali conobbero la loro
prima grande diffusione in seguito dell’invenzione della stampa a
caratteri mobili, alla metà del XV secolo. Con l’aumento del numero
dei libri aumentò infatti quello dei lettori, e di conseguenza crebbe
la domanda di occhiali, dotati ora anche di lenti concave, utili per la
miopia. Al boom cinquecentesco seguirono importanti novità nel
Settecento, grazie alle lenti bifocali di Franklin (ognuna composta da
due mezze lenti), per correggere contemporaneamente miopia e
em
Neles1887
si del’oculista
aperit everum autFick
tedesco ipsandeoritatiis eturlenti
realizzò le prime aliquatem is vel haribus,
a contatto, presbiopia. Poco prima, tra il 1727 e il 1730, erano nate le stanghette
quis de aperit everum
perfezionate aut ipsandeoritatiis
nel XX secolo etur aliquatem
grazie all’introduzione is v
della plastica. laterali, ma ancora per tutto l’Ottocento spopolarono modelli che ne
erano privi. Come i lorgnette, occhialini dotati di manico e con lenti
ripiegabili, detti anche “fassamano”; oppure i pince-nez, o “stringinaso”,
con montature autoreggenti realizzate in metallo e dotate di piccole
molle e pinze; o ancora i monocoli, consistenti in una sola lente fissata
a un cinturino. Tra Ottocento e Novecento s’imposero nuovi materiali
per le montature, come la celluloide e la bachelite, e si registrarono
miglioramenti nella lavorazione delle lenti, rese sempre più efficaci.

Come le star. Nel frattempo erano nate le prime lenti a contatto,


realizzate nel 1887 dall’oculista tedesco Adolf Gaston Eugen Fick.
All’inizio risultavano scomode, perché troppo grandi e rigide, ma
nel corso del XX secolo l’utilizzo di materiali come plastica, silicone
e idrogel ne favorirà il successo. Prodotti in ogni foggia e per tutte le
tasche, dal secondo dopoguerra gli occhiali si sono quindi imposti
non solo come strumento oftalmico, ma – al pari dei modelli da sole
– come accessorio di stile, il cui successo è stato spesso rilanciato dal
mondo del cinema e della cultura. Tanto che molti personaggi celebri
NelesXX
em si secolo iniziò
de aperit la produzione
everum di lenti colorate
aut ipsandeoritatiis per schermare
etur aliquatem is vel iharibus,
raggi – da John Lennon a Audrey Hepburn a Yves St. Laurent – saranno per
solari
quis deeaperit
nel 1929 nacque
everum aut la prima aziendaetur
ipsandeoritatiis di occhiali da sole.
aliquatem is v sempre associati alla silhouette dei loro occhiali.

17
PARIGI
MONDI PARALLELI

Parigi nel 1200


ABITANTI
50mila
DENSITÀ
16mila abitanti/km2

SOCIETÀ E STATO
L a Francia tra la fine del 1100 e
il 1200 era un regno in fase di
consolidamento. La società feudale era
ormai matura e una borghesia sempre
più intraprendente faceva concorrenza
ai “signori della guerra”: il potere del
denaro, dei mestieri, delle professioni
e del commercio rivaleggiava con
quello delle armi. Di questo fermento
Parigi fu il cuore politico e, dopo
l’apertura dell’università nel 1170,
anche culturale. La dinastia dei
Capetingi, salita al trono dopo l’ultimo
re carolingio nel X secolo, in tre secoli
trasformò la Francia in una monarchia
nazionale, contrastando il potere di
duchi e grandi signori.
Sotto Filippo II Augusto (re dal
1180 al 1223, a sinistra) e Luigi
IX, detto il “il Santo” (1226-1270),
i Capetingi si imposero grazie al
controllo sull’amministrazione e
sull’esercito, con il rafforzamento
del ruolo del re e un’efficace
propaganda. I possedimenti reali non
corrispondevano però alla Francia
di oggi: erano molto più piccoli
e non comprendevano territori
estesi, come il Ducato d’Aquitania o
quello di Borgogna, rimasti a lungo
indipendenti. Come in Italia, alcuni
centri urbani francesi ottennero, nel
RMN/ALINARI

XII secolo, forme di autogoverno:


erano i communes.

Tra il 1100 e il 1200 l’attuale capitale francese prosperava.

M
entre a Parigi si lavorava nel cantiere della Crescita parallela. Dopo il Mille, in Europa l’economia e i
cattedrale di Notre-Dame, a Cahokia (oggi commerci ripartirono e la popolazione crebbe rapidamente.
nell’Illinois, Usa) prosperava una città con Innovazioni epocali come l’aratro pesante a versoio, il giogo per
misteriose piramidi di terra. Le due metropoli i buoi e la rotazione triennale, insieme a mutamenti climatici
ebbero destini opposti, eppure per un paio di secoli convissero, favorevoli che assicuravano raccolti abbondanti, furono le
una all’insaputa dell’altra: tra la fine del XII secolo e l’inizio cause di quel boom economico e demografico.
del Duecento erano rispettivamente la più grande città europea Si innescò un circolo virtuoso nell’economia e nella società:
e la più sviluppata del Nord America. Ma se della monarchia più prodotti significavano meno carestie, meno fame e meno
francese dei Capetingi, che regnò su parte della Francia dal 987 malattie, quindi un rapido aumento della popolazione e più
al 1328, sappiamo quasi tutto, gli americani che dominarono il merci da vendere in fiere e mercati. Parigi diventò il cuore
Mississippi sono avvolti dal mistero. politico e culturale di quell’età dell’oro.
18
S
CAHOKIA
Cahokia nel 1200
CAHOKIA
PARIGI

ABITANTI
20mila
DENSITÀ
1.250 abitanti/km2

SOCIETÀ E STATO
I Cahokiani erano agricoltori e quindi
tra i pochi popoli stanziali del Nord
America. Coltivavano mais, zucche,
fagioli e tabacco, che fumavano in
pipe cerimoniali, e cacciavano. Ma
soprattutto pescavano sul Mississippi
in canoe ricavate da tronchi scavati,
con cui trasportavano le merci lungo
il corso del fiume: avevano relazioni
commerciali dall’Atlantico alle
Montagne Rocciose e dai Grandi Laghi
al Golfo del Messico.
La presenza di un’area sacra a Cahokia
fa pensare che esistesse una classe
di sacerdoti che esercitava il potere
politico (a destra, una statuetta di
dea-madre cahokiana). La società era
divisa in caste, con al vertice i sacerdoti
o, in una seconda fase, i re-guerrieri.
Pare che anche i mercanti avessero un
certo ruolo. Attraverso l’accumulo e
NATIONAL GEOGRAPHIC IMAGE COLLECTION/ALAMY STOCK PHOTO/IPA

la redistribuzione del cibo si creò una


rigida gerarchia sociale: una rarità
in Nord America, dove prevalevano
i gruppi nomadi di cacciatori-
raccoglitori, più ugualitari. I Cahokiani
non ci hanno tramandato il loro
nome (non conoscevano la scrittura):
“Cahokia” fu preso in prestito da un
clan di indiani Illiniwek che abitava la
regione nel ’600 quando vi giunsero gli
esploratori francesi. Allora, dell’antica
città non era rimasta quasi nessuna
traccia.

Dall’altra parte del mondo fioriva una misteriosa civiltà.


di Aldo Carioli
Cahokia aveva una storia assai più breve rispetto alla millenaria (1337-1453) e la vittoria contro l’Inghilterra posero le basi della
Lutetia (si chiamava così la Parigi gallo-romana). Gli antenati dei più solida monarchia nazionale d’Europa e di uno Stato con una
suoi abitanti si insediarono sulle rive del Mississippi verso il VII precisa identità. Dall’altra parte dell’Atlantico, invece, a inizio ’400
secolo d.C. e intorno al Mille iniziarono a costruire una grande dei Mississippiani non restava quasi nulla. Perché? Le ipotesi sono
città, proprio mentre l’Europa viveva il “boom” medievale. I quelle “classiche” sulla fine delle civiltà: pressione demografica
Mississippiani non conoscevano l’uso della ruota né la scrittura, ed eccessivo sfruttamento delle risorse naturali, invasioni o
ma furono tra i pochi precolombiani a fondare una civiltà guerre di potere, mutamenti climatici o forse un’epidemia. Così,
stanziale in Nord America, dove prevalevano invece i nomadi mentre a Parigi si costruivano nuove chiese e palazzi e l’Europa si
cacciatori-raccoglitori. avviava verso il Rinascimento, di Cahokia rimasero solo i mounds,
Destini opposti. Tra ’300 e ’400 i destini si divisero. La Peste Nera enigmatici tumuli e ultime tracce delle piramidi, in un’area presto
fece crollare la popolazione di Parigi, ma la Guerra dei cent’anni occupata da nuovi abitanti giunti da nord. •
19
S
ECONOMIA URBANISTICA RELIGIONE

ll XII e il XIII secolo rappresentarono


per Parigi una fase di espansione
demografica e urbanistica, favorita dalla
S otto il re Filippo Augusto a Parigi fu costruita una
nuova cinta muraria, che racchiudeva un’area di
circa 3 km2. Con il boom demografico (da 15mila
P arigi fu il centro del potere
religioso in Francia ben prima che,
nel Trecento, Avignone diventasse
crescita economica. Fino ad allora, infatti, abitanti nel Mille a circa 50mila cent’anni dopo, per temporaneamente sede papale.
la corte era stata itinerante, secondo superare il tetto di 100mila anime nel 1250) la densità E fu anche il cuore del pensiero
la tradizione dei Franchi. Del resto, diventò altissima: 16mila abitanti per km2 nel 1200, medievale: all’Università di Parigi
le grandi fiere si tenevano in un’altra la stessa di Canton (Cina) oggi. Filippo Augusto fece insegnarono i più grandi filosofi
regione, la Champagne, più a sud. pavimentare le vie principali di Parigi e costruire la e teologi dell’epoca, da Tommaso
Più tasse per tutti. Quei traffici fortezza del Louvre: in origine era un archivio per i d’Aquino ad Alberto Magno.
arricchirono anche i Capetingi, visto documenti del regno, solo dopo diventò palazzo reale. Unti del Signore. Nella Francia
che soltanto il re poteva chiedere tributi Cuore politico. Con la costruzione della cinta muraria, dei Capetingi, Stato e religione
ai signori: le tasse finivano dunque l’isola di San Luigi – allora isola di Notre-Dame – fu tendevano a coincidere. Il potere del
nelle casse dello Stato, attraverso tagliata in due da un canale. All’epoca era un luogo re era considerato, se non di origine
la rete di funzionari che i re francesi disabitato, frequentato da pescatori e lavandaie, ma la divina, favorito dal Dio.
cominciarono a mettere in piedi. Il costruzione della cattedrale di Notre-Dame ne fece il I Capetingi fecero dell’usanza
denaro finanziava l’esercito impegnato cuore simbolico della città medievale. Di fronte, sull’Île dell’unzione da parte del vescovo
in crociate e guerre di espansione, de la Cité, nel 1248 iniziò la costruzione della Sainte- o del papa un momento chiave
ma servì anche per far sorgere la Chapelle, capolavoro gotico voluto da Luigi IX come dell’incoronazione: il sovrano
Parigi gotica, prima con la costruzione cappella palatina. Insieme alla precedente Basilica diventava così il difensore della fede
della Basilica di Saint-Denis (a nord di Saint-Denis, consacrata nel 1140 a nord di Parigi e cristiana. Roberto il Pio fu il primo
di Parigi), poi con Notre-Dame e la dove sono sepolti quasi tutti i re di Francia, la cappella capetingio “unto del Signore”. E il
Sainte-Chapelle. diventò il “terzo polo” simbolico del potere regale. primo “re taumaturgo”.

Spada medievale
PARIGI conservata al Musée de
Tra il 1100 e il 1200 si iniziò a l'Armée di Parigi.
OLRAT/ALAMY/IPA

RMN/ALINARI
lavorare al cantiere di Notre-
Dame (qui prima dell’incendio
dello scorso aprile).

3 km2
Estensione
di Parigi sotto
Filippo Augusto

987
Incoronazione di
Ugo Capeto, primo
PARIGI CAPETINGIA re dei Capetingi

600 700 800 900

CAHOKIA VII secolo d.C.


Primo insediamento
VIII secolo
Sviluppo della
IX secolo
Espansione del territorio
coltivazione del controllato e della
mais su vasta scala coltivazione di mais e altri
20
20 prodotti agricoli
S
S
ECONOMIA URBANISTICA RELIGIONE

I Mississippiani furono tra i pochi


precolombiani del Nord America a
sviluppare un’economia che andasse
C ahokia aveva una superficie di 16 km2 suddivisa
in un’area sacra, quartieri residenziali e “piazze”: la
spianata principale era di 200mila m2, una delle più
G li abitanti di Cahokia erano
politeisti e inizialmente erano
seguaci di culti legati all’agricoltura
oltre la sussistenza. E questo benché ampie della Storia. I Mississippiani vivevano in semplici e a una dea-madre del mais e della
non conoscessero l’uso della ruota e case con basi di malta essiccata e tetti di legno e fertilità. In seguito si affermò il culto
non avessero a disposizione animali paglia. Ma il segno distintivo della città erano i tumuli dell’Uomo-falco, detto anche “Corno
per il lavoro agricolo o le costruzioni: piramidali, che gli archeologi chiamano mounds. Ne rosso”. Che cosa era cambiato?
in America non esistevano cavalli né sono stati contati più di 100, principalmente sepolture. Secondo gli studiosi a un certo punto
altri grandi animali domesticabili. Alcuni tumuli erano “doppi”: una piattaforma era i re-guerrieri presero il sopravvento
Mercanti fluviali. Grazie alle loro dedicata all’esposizione dei defunti, l’altra alla e imposero il culto di divinità della
relazioni commerciali potrebbero sepoltura che poteva avvenire anche molto tempo guerra, nella fase di decadenza.
avere subìto influssi dalle avanzate dopo la morte, forse addirittura anni. Sacrifici umani. La religione aveva un
civiltà del Centro America. Lavoravano Piramidi nordamericane. La “piramide” più ruolo importante. Monk’s Mound era
il rame in lamine: l’unico laboratorio grande, chiamata Monk’s Mound, era alta quasi anche un tempio: affacciato sull’area
per la lavorazione di questo metallo 30 metri e aveva una base di poco più di 200 metri sacra, era il cuore della città. Nel 1967
in Nord America è stato trovato qui. (come la piramide egizia di Cheope): era formata nel tumulo denominato Mound 72,
Una rete di villaggi forniva di cibo e da due terrazze, collegate da una scalinata di legno un complesso di sepolture, furono
utensili la “capitale” Cahokia. Di più e realizzate trasportando la terra con ceste. In cima ritrovati i resti di un sacrificio umano
non sappiamo: come tutti i nativi sorgeva forse un tempio, o l’abitazione dei sacerdoti. di massa (tra cui almeno 50 donne):
nordamericani, i Mississippiani non Dal 1100 Cahokia ebbe una fortificazione di 3 km forse i sacrifici accompagnarono i riti
conoscevano la scrittura e non hanno costruita con 11mila tronchi. Infine, fu costruito un di sepoltura quando si impose il culto
lasciato documenti. calendario astronomico per scandire riti e semine. dell’Uomo-falco.

A Cahokia
in una sepoltura d’altoc’era un florido mercato
Punte di lancia trovate
i cui

MOSTARDI PHOTOGRAPHY / ALAMY / IPA


CAHOKIA
In città al suo apogeo
prodotti venivano trasportati sul Mississippi
rango a Cahokia.
(1200 ca.) c’erano
circa 120 mounds.

fino ai Grandi Laghi e al Golfo delSotto, Messico


Monk’s Mound.

16 km2
Area di Cahokia, con
la sua zona sacra e i
quartieri residenziali

1180-1223 1270 1328


Regno di Filippo II Augusto: conquiste Morte di Muore Carlo IV,
1182 territoriali, costruzione di una nuova 1246 Luigi IX 1285-1314 ultimo capetingio di
Consacrazione della cinta muraria e della fortezza del Louvre Luigi IX “il Santo” inizia la “il Santo” Regno di Filippo discendenza diretta
cattedrale gotica di costruzione della Sainte- IV “il Bello”
Notre-Dame Chapelle

1000 1100 1200 1300 1400

1050 circa 1100 circa 1175 circa 1200 1350 1400


Costruzione del Mound 72, dove Costruzione Costruzione della Inizia il declino, ma Cahokia si spopola Altre popolazioni
un notabile della città viene del calendario fortificazione in Cahokia è ancora giunte da nord si
sepolto con donne e uomini astronomico. legno, apogeo di un importante insediano nell’area
vittime di sacrifici umani Inizio del periodo Cahokia centro cerimoniale
d’oro di Cahokia
Il fuggitivo
INTERVISTA

Q
uando ancora il Muro divideva della città, differenti erano gli stati
due mondi contrapposti, d’animo e opposte le traiettorie che la
concentrati nel perimetro di vita avrebbe seguito.
un’unica sfortunata città, Nell’agosto del 1961, in una manciata
un giovane studente universitario di di giorni, il sistema di fortificazioni
nome Peter Bieber ebbe l’occasione di era stato innalzato dividendo
trovarsi prima da una parte, poi dall’altra quartieri, amici e famigliari. Serviva a
della barriera. Diverso era osservare interrompere un esodo: in quegli anni
la frontiera più famosa del Novecento la Germania Orientale (Ddr, Repubblica
stando a Berlino Est o nella parte Ovest democratica tedesca) aveva già perduto 
PICTURE ALLIANCE VIA GETTY IMAGES

ULLSTEIN ALINARI

La costruzione di un
secondo muro dietro
quello già esistente
in Bernauer Strasse, a
Berlino (aprile 1967).
A sinistra, la porta
di Brandeburgo nel
1961. Sul cartello c’è
scritto: “Attenzione!
In questo momento
state lasciando Berlino
Ovest”.
Peter Bieber è un testimone speciale. Ha vissuto nella
Germania comunista, è scappato, ha aiutato altre 11
persone a fuggire ed è finito per questo in prigione. Ma
il 29 novembre 1989 era a Berlino, davanti a un Muro
che cadeva, pezzo dopo pezzo... di Francesca Ghirardelli

Peter Bieber
ieri
Un trentenne Peter Bieber nel
1975, al momento dell’arresto.
Passò 5 anni in prigione per
aver aiutato a fuggire dal blocco
orientale 11 persone.

23
S
un sesto della sua popolazione,
fuoriuscita verso Ovest. La barriera
non bastò, come dimostra, tra
migliaia d’altre, la storia di Peter
Bieber, nato nel 1945 a Königsberg
(oggi Kaliningrad) e cresciuto nella
Germania Est. Oggi pensionato di 74 
anni, nel trentesimo anniversario
dalla caduta di quel Muro ripercorre
la sua personale, rischiosissima
impresa, prima come fuggitivo,
poi come “agente” organizzatore
delle fughe altrui. Racconta: «Ho
visto il Muro a Berlino Est per
Peter Bieber
la prima volta nel 1969. Da quel
lato non era possibile avvicinarsi
oggi
troppo, non lo si poteva toccare, lo si
osservava da una distanza di 300 metri.
Nel 1972 sono tornato in città, questa
volta sul versante Ovest. Il contatto
con il Muro era più ravvicinato, in
alcuni punti distava 50 metri, e c’erano
posti di osservazione sopraelevati per
permettere di vedere di là. Guardare
il Muro da Est dava una sensazione Un camion
claustrofobica, di qualcosa che stesse corazzato pulisce
finendo, almeno così pareva a me. Visto la strada dai detriti
da Ovest era la libertà». dopo i lavori di
rafforzamento del
valico di frontiera
Trent’anni fa, il 9 novembre dell’89, lei a Heinrich-Heine-
si trovava a uno dei valichi di frontiera Strasse (Berlino,
di Berlino. Cos’è accaduto? dicembre 1961).
Già nei giorni precedenti si percepiva Sotto, saluti ai
che qualcosa sarebbe successo, che tutto propri cari dalla
Bernauer Strasse,
sarebbe finito presto. Il 9 novembre, con
strada di confine
un amico, abbiamo raggiunto Heinrich- che fu scenario di
Heine-Strasse, uno dei posti di frontiera una serie di fughe
nel quartiere di Kreuzberg. Il valico era (o tentativi di) verso
GETTY IMAGES

aperto, la gente dell’Est entrava! Berlino Ovest.


Ricordo le lacrime, l’emozione.
Volevo vedere cosa stesse accadendo
dall’altra parte ma il mio amico non A Lipsia studiavo letteratura, autorizzati ad andarsene erano di solito
era d’accordo: “Sei pazzo! E se i russi volevo diventare bibliotecario. Non solo anziani e inabili al lavoro.
ci ripensano?” diceva. Temeva che il mi era permesso leggere tutti i libri
confine si richiudesse all’improvviso. che desideravo. Ricordo che per una Quando è arrivata la determinazione
Ci siamo decisi ad attraversare solo una presentazione universitaria serviva ad andare via?
settimana più tardi. l’Ulisse di James Joyce. Non lo si poteva Nel 1968, durante la Primavera
leggere liberamente. Dal mio professore di Praga. Mi trovavo nella capitale
Un’epoca lunga ventotto anni finiva. sono riuscito a ottenere un permesso cecoslovacca, animata da un grande
Cosa ricorda, invece, di quel 1961? speciale per consultare il volume in dibattito sul nuovo periodo di aperture
Quell’anno dalla Germania Est, dove biblioteca, in una stanzetta separata, politiche. L’opposizione contro
vivevo, ero andato a trovare mio padre lontano dagli altri lettori. Ogni sera Alexander Dubcek (il segretario del
ad Hannover, nell’Ovest. Avevo 16 dovevo riconsegnarlo e chiederlo di Partito comunista le cui riforme liberali
anni. Ci saremmo dovuti rivedere in nuovo il giorno seguente. Ricordo anche portarono all’invasione sovietica e
seguito, per le vacanze estive durante le la fiera di Lipsia: in esposizione c’erano all’occupazione del Paese, ndr) fu dura.
quali visitare insieme la Francia e altri libri in arrivo da Francia, Gran Bretagna, È stato quello il momento in cui decisi
Paesi occidentali. Quell’agosto, però, la Italia, Germania dell’Ovest. Si potevano di lasciare il blocco sovietico. Cercai di
frontiera venne chiusa. Avrei rivisto mio sfogliare, ma non portare via, così – lo raggiungere l’Austria a piedi ma venni
padre nove anni più tardi. ammetto – ne ho rubato qualcuno. In fermato. Altri tentativi sono seguiti, dal
quel periodo ho cominciato a chiedermi porto di Danzica e dalla Bulgaria, dove
Cosa significava per un ragazzo vivere cosa sarebbe stato della mia vita. Volevo avrei dovuto nascondermi in un’auto di
nella Germania Orientale? lasciare l’Est in maniera legale, ma turisti della Germania Ovest. Nessuno
24
S
Bieber decise
Tutti i modi

GETTY IMAGES
di fuggire dalla di scappare
Ddr nel 1968, U na volta sorto il Muro, numerosi

sull’onda della
furono i tentativi di oltrepassarlo.
Fogne. Uno dei primi metodi
adottati fu quello di sfruttare il
Primavera di sistema fognario, attraverso il quale
raggiungere l’Est per poi scortare i

Praga rifugiati lungo i tunnel sotterranei


verso l’Ovest. Nell’ottobre del 1961
però la Sed piazzò inferriate lungo i
canali fognari sotterranei.
Scambio di identità. Per i primi tempi Dall’alto: una
una modalità di attraversamento donna si cala
del confine fu quella di utilizzare dalla finestra
passaporti occidentali che gli “agenti che affaccia su
addetti alla fuga” raccoglievano e Bernauer Strasse
consegnavano a cittadini dell’Est che il 10 settembre
somigliassero alle persone ritratte 1961; il tunnel
nelle foto dei documenti. Il metodo di Heldelberger
funzionò fino all’inizio del 1962, Strasse che

BETTMANN ARCHIVE
quando la Ddr iniziò a registrare gli collegava le due
stranieri in entrata e in uscita dall’Est. parti della città e,
In macchina. Ci fu chi creò scomparti sotto, un uomo in
nascosti all’interno di automobili e ginocchio davanti
camion (come nel caso di Peter Bieber), all’ingresso della
dentro cui sistemare i rifugiati. galleria.
Tunnel. Oltre a scavare gallerie,
vennero utilizzati anche i tunnel della
metropolitana e della rete ferroviaria.
A partire dal 1963 vennero però dotati
di meccanismi di blocco.
Acqua. Vie di fuga furono anche i corsi
d’acqua e i canali del fiume Sprea che
attraversa Berlino. Sembrava una via
semplice da prendere, ma costò la vita
a molti. A Berlino, 12 dei 45 chilometri
di frontiera erano rappresentati
da canali. La Ddr installò ostacoli
all’attraversamento, soprattutto dopo
che nel 1962 un gruppo di berlinesi
dell’Est dirottò un battello a vapore ed
entrò nelle acque dell’Ovest.
ULLSTEIN ALINARI

della mia famiglia sapeva di questi intenzioni di scappare e di mio padre.


tentativi, né mia madre, né mia sorella. Certo è stato un rischio: anche tra i
Era la soluzione migliore. Ogni volta tedeschi dell’Ovest c’erano agenti della
me ne andavo senza salutarle perché Stasi (la polizia segreta della Germania
la polizia, se le avesse interrogate, si Orientale, ndr). Lui mi consigliò di
sarebbe accorta che mentivano. Dopo rivolgermi al suo capo, il proprietario
ogni tentativo fallito tornavo a casa di una fabbrica di mobili della Ddr. Ci
senza che nessuno si fosse accorto di andai. Durante il nostro incontro credo
nulla. che a entrambi sia venuto naturale
chiedersi: mi tradirà? Ricordo che ci
Quando si è presentata l’occasione siamo guardati dritto negli occhi e
giusta? qualcosa di importante per la mia vita è
Nel 1970, avevo 25 anni. Il mio accaduto: ci siamo fidati.
migliore amico si era appena sposato e
mentre tornavo in autostop dalla festa Come le è stato d’aiuto quell’uomo?
di matrimonio un autista di camion Mi ha nascosto dentro un armadio
mi offrì un passaggio. Non era un caricato a bordo di uno dei suoi
mezzo della Ddr, bensì della Germania camion. L’autista di turno non sapeva
dell’Ovest. Avrei potuto passare dei guai nulla, altrimenti si sarebbe agitato alla
ma sono salito ugualmente. Durante il frontiera e la polizia se ne sarebbe
tragitto raccontai a quell’uomo delle mie accorta. Sono rimasto tre ore chiuso 

25
S
I numeri delle fughe Berlino Ovest
Tra fughe riuscite e tentativi falliti, ecco in numeri un bilancio con le vittime, gli era un’enclave
nella Germania
arrestati e le persone che invece sono riuscite a scappare dalla Germania Orientale.

LE FUGHE RIUSCITE...

40 MILA dalla Ddr in 28 anni di separazione forzata. Di queste, circa filo-sovietica


PERSONE 5mila attraversarono il Muro di Berlino. Nella sola Bernauer
FUGGITE Strasse, situata nella parte nord della città, i tentativi di fuga
furono circa 300.
viaggi trasportammo undici persone,
...E QUELLE FALLITE
compresa una famiglia con bambini di

75 MILA mentre preparavano o realizzavano una fuga. Circa 30mila uno e otto anni. Ancora oggi sono in
persone furono rilasciate dalle carceri della Ddr dopo che contatto con alcuni di loro. Una delle
PERSONE
la Repubblica Federale pagò per la loro liberazione. Fra chi bambine è diventata poliziotta. 
ARRESTATE venne liberato c’era anche Peter Bieber.
Perché dopo cinque viaggi vi siete
MORTI  fermati?
140 MILA a causa del sistema di separazione e di repressione
della Germania Orientale, tra il 1961 e il 1989.
Siamo stati arrestati. Un ragazzo
raccontò di noi a Berlino Est e la notizia
PERSONE
MORTE arrivò alla polizia. Mi fermarono lungo
un’autostrada della Ddr (da cui era
I TUNNEL permesso il transito anche ai cittadini
dell’Ovest), mentre accompagnavo
75 furono scavati a Berlino, di cui 18 utilizzati per le fughe
di gruppo. Gli altri vennero scoperti dalla Stasi o dai i fuggitivi al camion. Sono stato
TUNNEL condannato a 10 anni di carcere. Dopo
funzionari di frontiera.
SOTTERRANEI 5 anni, però, il governo di Bonn pagò
per il mio rilascio. Il primo anno è stato
duro: in sei metri per quattro eravamo in
lì. Arrivati al confine con l’Ovest, le chiedevano aiuto per ricongiungersi quindici. Ci sono tornato in visita negli
guardie di frontiera hanno ordinato di con parenti o amici bloccati a Est. Così Anni ’90, ho ritrovato la mia cella, mi
aprire i portelloni. Ho visto le luci delle ricontattai l’autista del mio viaggio. sono seduto lì ma mi è sembrata diversa.
torce e mi sono detto “Ora arrivano i Si chiama Johannes. In quel periodo Per il resto della pena ho lavorato:
cani e sarà tutto finito”. Invece niente trasportava bitume per asfaltare strade cucivamo stoffa antiatomica per cappotti
cani! I portelloni sono stati richiusi e a Berlino Ovest e nella Germania destinati agli eserciti del blocco sovietico.
siamo arrivati di là. Eravamo al confine Occidentale. In quattro mesi e cinque A raccontarlo ora pare incredibile.
di Herleshausen. Prima della frontiera il
GAMMA-RAPHO VIA GETTY IMAGES

camion sussultava per le buche, dopo,


invece, la superficie stradale era liscia. Il 9 novembre 1989 il
governo della Germania
Così ho avuto la certezza di trovarmi
Est annunciò l’apertura
dall’altra parte. della “frontiera” tra
Berlino Est ed Ovest,
Quindi ha cercato suo padre... e subito migliaia di
Nella prima cittadina incontrata gli persone si riversarono
telefonai: “Papà, sono Peter, sono qui”. dall’altra parte.
Nessuna risposta, solo silenzio. “Sono
qui”, ripetei. Era attonito. Il giorno
successivo lo raggiunsi ad Hannover.
Fu lui a pagare all’uomo della fabbrica
800 marchi. Più tardi scrissi una
lettera a mia madre. Agenti della Stasi
si presentarono a casa a chiedere
informazioni su di me, ma lei non
sapeva nulla.

Poi è arrivato il tempo in cui ha


organizzato lei la fuga per altre
persone: come ha iniziato?
Nel 1972 studiavo legge e tra
compagni di università discutevamo di
politica. Spesso raccontavo di essere
fuggito dalla Ddr e alcuni studenti mi
ULLSTEIN BILD VIA GETTY IMAGES
Il valico di frontiera tra
Herleshausen (in Assia, Germania
Occidentale) e Wartha (Germania
Orientale) era uno dei pochi
punti di attraversamento fra i
due blocchi. Da qui passò Bieber, Berlin Wall Memorial.
nascosto in un camion, durante The GDR Border
la sua fuga. In primo piano Regime in Central
una guardia di frontiera della Berlin, Gerhard Sälter
Germania Orientale (luglio 1969). (Ch. Links Verlag).
Un libro, in inglese,
del ricercatore al
Berlin Wall Memorial
Gerhard Sälter; è ricco
Infatti, sembra un’epoca lontana. hanno chiesto se fossi un trafficante i miei carcerieri di informazioni sul
Eppure nuovi muri si alzano e altre di uomini! Ho risposto di non avere avrebbero dovuto Muro di Berlino e i
persone oltrepassano i confini di mai preso soldi per quello che facevo. essere rinchiusi vari tentativi di fuga.
nascosto. In alcune classi incontro ragazzi al posto mio, mi
C’è qualcosa in comune tra me e iracheni, siriani, iraniani. A loro dico aiutava pensare
i rifugiati di oggi: l’avere provato la che hanno fatto bene a scappare da di essere meglio di loro. Ho pagato ma
paura di venire scoperti e il timore di guerre e oppressione. Ho pagato per ne è valsa la pena. Resta il rimpianto
ciò che il futuro può riservare. Mi capita quello che ho fatto con cinque anni di aver salvato solo undici persone.
spesso di raccontare la mia esperienza della mia vita: sono stati tempi duri ma Fossero state di più sarebbe stato
nelle scuole di Berlino. Una volta mi non mi sono mai pentito. Sapevo che meglio. •

E il muro crollò
L a sera del 9 novembre 1989 i berlinesi iniziarono ad abbattere il Muro di
Berlino. Era l’ultimo passo di una rivoluzione già in atto: l’opposizione
interna della Ddr, per decenni repressa dalla Stasi, era diventata un
movimento di massa nella primavera del 1989. Inoltre sempre quell’estate
l’Ungheria annunciò l’apertura della frontiera con l’Austria e migliaia di
tedeschi orientali raggiunsero l’Ovest attraverso l’Ungheria. Per arginare
la fuga, il presidente Egon Krenz decise di concedere nuovi permessi per la
Germania Ovest, ma gli eventi precipitarono. Nel pomeriggio del 9 novembre
il ministro della Propaganda Günter Schabowski disse ai giornalisti: “È
stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. Se sono stato informato
correttamente, quest’ordine diventa efficace immediatamente”. Ma Schabowski
non era stato informato correttamente: la decisione non era ufficiale. La sua
frase suonò però come un “liberi tutti” per i berlinesi, che trovarono le guardie
di confine senza ordini chiari in merito, e aprì la strada alla riunificazione.

In occasione del 30° anniversario della caduta del Muro


di Berlino si possono rivivere quei giorni con un Dvd
composto da due filmati: 1961-1963 – Un Mondo Diviso
e 1989 – Inno alla Libertà. Il primo ripercorre la storia del
Muro, attraverso eccezionali documenti e svela i retroscena
della sua caduta. Propone inoltre le fughe più spettacolari,
narrate in prima persona dai testimoni, e interviste inedite
ai leader mondiali dell’epoca. Il secondo filmato fa rivivere
la gioia di quella notte. In edicola dal 29 ottobre 2019 al
prezzo di euro 9,90 (rivista esclusa).
AKRÁGAS
ANTICHITÀ

COLONIA GIOIELLO

Agorà inferiore
Comprendeva una zona
Teatro fitta di botteghe, la stoà
Il teatro greco di Akrágas è (porticato), il complesso del
stato scoperto recentemente Gymnasium e una zona sacra.
in questa zona. Risalirebbe
almeno al IV secolo a.C.

Colimbetra
Bacino artificiale usato
Tempio di Efesto per la piscicoltura e
All’estremità più occidentale rifornito dall’acquedotto.
della città, era imponente
e di stile dorico.
Fondata quasi 2.600 anni fa, Agrigento diventò
la “più bella città dei mortali”. Merito anche
di qualche tiranno e di un filosofo... di Aldo Bacci

A
nord due alture rocciose, a sud una
collina parallela al mare non distante,
a est e a ovest i letti di due profondi
Tempio di Hera
Il più alto della città, vicino torrenti, l’Akrágas (oggi torrente San
alla Rupe atenea. Fu edificato Biagio) e l’Hyspas. Al centro, una vasta piana
secondo i modelli della su cui i due capi spedizione Aristonoo e Pistilo,
madrepatria. originari di Rodi e Creta, misero subito gli occhi
e decisero di “metterci su casa” fondando una
nuova colonia, che prese il nome proprio da uno
Tempio della Concordia di quei torrenti: Akrágas, Agrigento (Agrigentum
“Gemello” del Tempio per i Romani). Era il 580 a.C. ed era nata la polis
di Hera, anche nelle di Sicilia che sarebbe diventata “la più bella città
dimensioni, è oggi il meglio abitata dai mortali”, come la definì il poeta greco
conservato.
Pindaro che vi visse alcuni anni.
Quei coloni venivano dalla vicina Gela, fondata
a sua volta da Rodii e Cretesi. Sul perché Gela
Tempio di Eracle decise di fondare questa subcolonia esistono due
Costruito su uno sperone
roccioso vicino alla Villa Aurea, interpretazioni, che non si escludono a vicenda:
ospitava una problemi sociali interni alla madrepatria, come
famosa statua dell’eroe. era comune in quell’epoca, oppure un disegno
strategico per guadagnare terreno rispetto alla
rivale Selinunte. Spieghiamo: Selinunte era la
Tempio di Zeus più occidentale delle città greche di Sicilia, e tra
Era il più grande edificio le più potenti. La nuova colonia di Agrigento, a
ALTAIR4

dorico della Sicilia greca: metà strada tra Gela e Selinunte, garantiva un
lungo 112 metri, largo 56, vantaggio tattico per il controllo del territorio. Di
con colonne alte 18 metri. fatto, quella spianata individuata da Aristonoo 

Templi dei Dioscuri


L’alta piattaforma su cui Valle di tesori
sorgevano i due templi di Il busto di una
Castore e Polluce, montata divinità ctonia
su 3 gradoni, era lunga 34 (infernale) ritrovato
SCALA

metri e larga 15. ad Agrigento.


A sinistra,
ricostruzione 3D
della città antica
con la collina
dei templi sulla
destra e i quartieri
residenziali sullo
sfondo.

Santuario ctonio
Dedicato alle divinità
sotterranee della fecondità,
Demetra e Persefone.
Vi si svolgevano le
Tesmoforie, feste rituali.
29
S
SHUTTERSTOCK

Falaride, che resse Akrágas nel VI secolo a.C., era


ritenuto tra i più spietati tiranni dell’antichità
e Pistilo era l’ultimo spazio rimasto per la vi era Falaride, le cui poche notizie storicamente Maestoso
creazione di una grande città in Sicilia. E infatti accertate si intrecciano con i tanti aneddoti che Il Tempio della Concordia
con Agrigento si chiuse l’epoca della grande lo hanno dipinto come uno dei tiranni più crudeli come appare oggi
colonizzazione greca sull’isola. Basti pensare che della storia antica. nella Valle dei Templi
di Agrigento: risale alla
quando, poco dopo il 580 a.C., il greco Pentatlo Falaride sarebbe arrivato ad Akrágas con i primi
seconda metà del V
di Cnido, a capo di una spedizione di Rodii, coloni, e sembra si sia occupato della costruzione secolo a.C. ed è quello
raggiunse la Sicilia Occidentale per dar vita a una dei primi templi in città. Con questo incarico meglio conservato.
colonia, trovò il “tutto esaurito”, spingendosi riuscì a crearsi una schiera di armati, che lo
nella parte cartaginese: lì fu sconfitto, dovendo aiutarono a prendere il potere sulla giovane polis,
ripiegare e accontentarsi di una sistemazione non senza ferocia. Nell’antichità era proverbiale
nelle isole Eolie. il “Toro di Falaride”, una statua di bronzo al cui
interno il tiranno agrigentino faceva chiudere i
SPIETATO DITTATORE. La posizione nemici, che morivano per le ustioni del metallo
che Aristonoo e Pistilo scelsero fu dunque fatto arroventare.
determinante: Agrigento controllava territori
ampi e fertili, e faceva da sentinella sul confine AUTONOMA E PROSPERA. A distinguere
fra diverse e spesso ostili realtà. Tra Gela e Falaride dagli altri tiranni, e forse a spiegarne la
Selinunte, si diceva, ma più ancora in seguito fra pessima fama, è il fatto che la sua così precoce
la Sicilia greca e quella cartaginese, protagoniste tirannia non fu percepita come demagogica, cioè
di numerose e feroci “guerre puniche” ante contro il potere oligarchico e a favore del popolo
litteram. In mezzo c’era sempre la città celebre dato che demos e aristocrazia non avevano
in tutto il mondo per la sua Valle dei Templi, oggi ancora avuto tempo di entrare in conflitto. A
Patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Aristonoo, voler pensar bene, i pieni poteri potrebbero
Pistilo e i coloni di Gela diedero alla città essergli stati conferiti per mantenere la pace,
istituzioni simili alla madrepatria, ma nel giro di quasi come una sorta di secondo fondatore. E
poco tempo tutto cambiò. Già una decina di anni anche per guadagnarsi l’autonomia da Gela.
dopo (571 a.C. ca.) a governare la città fu una Certo è che, con Falaride, Agrigento visse l’inizio
delle prime tirannidi della Magna Grecia. A capo della sua espansione e della sua prosperità. In 16
30
S
MONDADORI PORTFOLIO/AKG
anni (tanto durò il governo del tiranno), la città Macchina di morte
Il primo vino
arrivò a controllare i territori circostanti fino alla
città di Imera, sulla costa settentrionale dell’isola.
Quando Imera chiese aiuto a Falaride contro
Sopra, in un’incisione
del Seicento il tiranno
Falaride (che governò
I l vino italiano ha quasi
6.000 anni ed è di
Agrigento: in una grotta
Sul posto sono stati
trovati reperti di età
preistorica, e in epoca
Selinunte, si dice che Stesicoro, uno dei più Akrágas dal 571 a.C. ca.) nel Monte Kronio, nei storica (II-I millennio
con il suo famigerato pressi di Sciacca (Ag), a.C.) è documentata
grandi poeti dell’epoca e residente in città, usò
toro: in questa statua sono state ritrovate la presenza seppur
una metafora piuttosto eloquente: citò la favola di bronzo faceva giare dell’inizio del IV non massiccia e
del cervo e del cavallo. Poiché questi ultimi rinchiudere i nemici per millennio a.C. dai cui strutturata di indigeni,
erano irriducibili rivali, il cavallo chiese aiuto poi arroventarne le pareti, resti (sotto) gli scienziati presso i quali c’erano
all’uomo contro il cervo. L’uomo uccise il cervo che diventavano letali. italiani e dell’Università già frequentazioni
e come ricompensa... schiavizzò il cavallo. della Florida hanno greche. Forse fin
Stesicoro in questo modo metteva in guardia i appurato che dall’epoca micenea
suoi concittadini contro il tiranno agrigentino, contenevano vino, forse del II millennio a.C.,
il più antico d’Europa: come attesterebbero
che infatti, una volta occupata Imera, lo mandò finora si credeva che in i miti che riguardano
in esilio. Sul fronte interno il tiranno si dedicò alle Italia la viticoltura e la il re di Creta Minosse.
opere pubbliche, a partire dalle possenti mura vinificazione risalissero Non sembra però
cittadine, che posero le basi per la grandezza al massimo al 1300 a.C. esserci continuità
di Agrigento. Finché, attorno al 555 a.C., fu Lontane origini. Il sito fra le eventuali
rovesciato da un tumulto popolare e assassinato di Agrigento d’altronde frequentazioni
era frequentato già minoiche-micenee
(o meglio arrostito nel suo stesso toro, secondo
molto prima del giorno e quelle successive
una versione dei fatti). della fondazione. greche.

CARTAGINE, CHE CRUCCIO. A Falaride


seguirono alcuni decenni di relative pace e
prosperità sotto la guida di un’oligarchia. Ma
fu con il volgere del secolo che la città visse
una nuova epoca di protagonismo. Secondo gli
antichi, buona parte della ricchezza agrigentina
proveniva dal commercio con Cartagine, cui
forniva tra l’altro grano, vino e olio. Con
la città punica il rapporto era di amore e di
odio: in Sicilia Greci e Fenici collaboravano e
commerciavano, ma venivano spesso alle mani. 
MONDADORI PORTFOLIO/DE AGOSTINI PICTURE LIBRARY
Agrigento mantenne la propria prosperità fino alla
definitiva conquista da parte di Roma nel 210 a.C.
La premessa per un nuovo scontro fu il ritorno
Il teatro ritrovato della tirannide ad Akrágas: nel 488 a.C. prese il
potere Terone, della stirpe degli Emmenidi che

A un passo dalle celebrazioni


per i 2.600 anni dalla sua
fondazione, che si terranno nel
semicerchio con un diametro di
circa 95 metri ed è rivolto verso
la Valle e il mare.
probabilmente avevano già un ruolo preminente
in città. Forse, come avveniva per i tiranni di
Grecia, conquistò il governo armando una banda
2020, Agrigento ha ritrovato Visione privilegiata. Il teatro di mercenari. Comunque fu lui a sottomettere
il suo antico teatro greco, di costituiva il collegamento (e
Imera e quindi ad assicurare ad Agrigento un
epoca ellenistica e romana, anche uno straordinario punto
che risale almeno al IV secolo di osservazione) fra l’area dominio che tagliava in due la Sicilia, dalla costa
a.C. Lo si cercava da un secolo pubblica dell’agorà e la Valle meridionale a quella settentrionale.
ma solo tra il 2017 e il 2018 – dei Templi. Come accadeva Forse proprio a questo monopolio reagirono i
anche grazie a tecnologie come in epoca ellenistica, gli spalti Cartaginesi quando sbarcarono con un grande
i georadar che scandagliano erano addossati all’altura esercito sull’isola: Terone si alleò con il tiranno
il terreno in profondità – gli naturale, mentre la scena Gelone di Siracusa (all’epoca i due greci più
archeologi lo hanno individuato artificiale si elevava fino a
nella Valle dei Templi e lo dieci metri di altezza. Negli potenti di Sicilia a capo delle città più prospere)
stanno ora riportando alla scavi sono state trovate anche e presso Imera nel 480 a.C. inflissero ai
luce (sotto). Si estende a maschere teatrali. Cartaginesi una sconfitta che diventò epica, alla
pari delle coeve battaglie di Maratona, Salamina
e Platea con cui furono fermati i Persiani. In
quel momento Akrágas era al suo apogeo.
ANSA

Ospitava più di 200mila residenti (quando Roma


ne aveva meno di 50mila) e, anche grazie al
lavoro dei prigionieri, Terone fece realizzare la
rete sotterranea di approvvigionamento idrico
e avviò la costruzione dei monumentali templi
dell’omonima Valle, in particolare di quello
di Zeus, le cui colonne dalla forma umana
ricordano i Punici catturati a Imera.

IL GOVERNO DEI MILLE. Alla morte di


Gelone i rapporti con Siracusa peggiorarono,
THE HISTORY COLLECTION/IPA
fino allo scoppio di una guerra in cui Terone si contro Siracusa (415-413 a.C.), Agrigento pagò Grandiosa vittoria
trovò a combattere anche contro il suo stesso poco dopo un prezzo altissimo, che pose fine In due quadri dell’800,
figlio Trasideo, che aveva messo a capo di Imera. a questo suo periodo arcaico di splendore. Di la Battaglia di Imera
Quando verso il 472 a.C. morì, gli succedette nuovo in guerra con Cartagine, dopo tante vittorie (sopra) in cui i Sicelioti,
comandati da Gelone di
proprio Trasideo, che fu subito malvisto per la incassò questa volta una sonora sconfitta: verso
Siracusa e da Terone di
sua crudeltà: i cittadini chiamarono in aiuto il 406 a.C. l’esercito punico conquistò e distrusse Akrágas, sconfissero nel
il nuovo tiranno di Siracusa, Gerone I, che lo Akrágas. 480 a.C. i Cartaginesi, e
sconfisse e lo uccise, dando vita a un’ennesima Nei decenni e nei secoli successivi la città si (nella pagina accanto)
svolta nella storia di Agrigento. La città si affidò, riprese, tornò ricca e splendente, ma perse quasi Gelone che accorda la
infatti, a un governo formato da un migliaio dei ogni ruolo da protagonista della scena politica, pace ai vinti Cartaginesi.
cittadini più ricchi e importanti (una sorta di rimanendo all’ombra di Siracusa, di Cartagine o Sotto, il filosofo
agrigentino Empedocle
“parlamento” chiamato Assemblea dei Mille). di Roma. Il suo massimo splendore l’aveva ormai in un affresco del ’500.
Il più illustre tra questi fu il filosofo Empedocle “pietrificato” nell’incredibile Valle dei Templi. •
(il pensatore presocratico secondo cui il mondo
è sottoposto a due forze opposte, amore e
odio), che descrisse così i suoi concittadini e
la loro passione per il lusso: “L’opulenza e lo
splendore della città sono tali, che gli agrigentini
costruiscono case e templi come se non dovessero
morire mai, e mangiano come se dovessero morire
l’indomani”. Quei decenni centrali del V secolo
a.C., con quella virata “democratica”, furono i
migliori per la città siceliota.
A metà di quel secolo, a disturbare la quiete
di Agrigento fu una rivolta degli indigeni Siculi,
SCALA

che costituirono un effimero regno sotto il loro


capo Ducezio (460-450 a.C.): nella comune
causa contro i ribelli, Agrigento unì le sue forze
a Siracusa. Archiviata la pratica, le due città
greche tornarono a rivaleggiare tra loro. Rimasta
neutrale durante la grande spedizione ateniese
33
S
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Dispo
PRIMO PIANO

LA PIETRA
La Stele di
MILIARE Rosetta, il
Codice di
pag. 36

GIÙ LA
MASCHERA
Hammurabi,
pag. 40 la Coppa

LA LINGUA Warren... quei
SVELATA
pag. 44
manufatti che
■ dicono tutto.
LA COPP(I)A
DELLO SCANDALO
pag. 50

S’È CINTA Medioevo
LA TESTA La regina degli
pag. 54 Scacchi di
■ Lewis: statuette
preziosissime che
SCACCHIERA raccontano la civiltà
MONDIALE medievale.
pag. 60

BRIDGEMAN IMAGES

LA
DECAPITAZIONE
FRANCESE
pag. 64

INGHIL...TÈ
pag. 68

I PIÙ ANTICHI
DI TUTTI
pag. 74

LA STORIA IN
20 OGGETTI 35
S
PRIMO PIANO

La Stele del Codice


di Hammurabi fu
scolpita 3.800 anni fa
e contiene una delle
più antiche raccolte di
leggi della Storia.
di Giulio Talini

S
e non sai che cos’è, potresti
perfino passargli accanto senza
farci caso. In fondo, per un
occhio inesperto, il Codice
di Hammurabi (XVIII secolo a.C.)
non è niente di più che una pietra
nera decorata con qualche figura
antropomorfica e delle incisioni
incomprensibili. Poi però vieni a scoprire
che su quella bizzarra roccia, oggi
conservata al Louvre di Parigi, furono
scolpite alcune tra le più antiche leggi
conosciute. Mica poco. L’archeologo
Jacques de Morgan, che la rinvenne
Consegna divina a Susa (Iran) nell’inverno tra il 1901
La stele in diorite su
cui sono scolpite le e il 1902, consegnò alla posterità non
282 leggi del Codice soltanto un prezioso documento sulla
di Hammurabi: sopra società, sul diritto e sull’economia
il re riceve le leggi babilonesi, ma letteralmente una pietra
dalla divintà solare miliare della civiltà umana.
seduta in trono.
UNA PICCOLA POTENZA. Ma
chi era questo Hammurabi (1810-1750
a.C.)? Per rispondere dobbiamo calarci
in un mondo lontano e a noi poco
familiare, il mondo del Vicino Oriente
ART MEDIA/HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

agli inizi del XIX secolo a.C. A far da


padroni sulla scena internazionale
mesopotamica erano il regno di Larsa
(oggi in Iraq), il regno di Eshnunna
(anch’esso nell’odierno Iraq) e, infine,
il regno dell’Alta Mesopotamia. Tra le
piccole potenze spiccava Babilonia,
ancora di modeste dimensioni e con un

PIETRA
ruolo secondario.

36
S
Presto però il quadro cambiò.
Nel 1792 a.C., salì al trono di
questa città non proprio temibile
l’abilissimo Hammurabi, figlio di Sin-
muballit e sesto nella successione
dinastica. Il nuovo re rivelò l’indole
del conquistatore. «La sua prima
importante conquista», spiega Nicla De
Zorzi, esperta di Mesopotamia antica
e ricercatrice all’Università di Vienna,
«fu il regno di Larsa, guidato dall’ormai
anziano Rim-Sin». Ci vollero sei mesi
d’assedio, ma, alla fine, la città cadde
per fame (1763 a.C.). Per festeggiare
la vittoria, Hammurabi assunse
l’altisonante titolo di “re di Sumer e
Accad”. «La conquista di Larsa segnò
la fine dell’equilibrio di potere che con
sorti alterne aveva caratterizzato il
Vicino Oriente per alcuni anni», precisa
De Zorzi.
Uno dopo l’altro, caddero come birilli
i confinanti regni di Eshnunna, di
Mari e di Malgium, mentre gli eserciti
babilonesi riuscivano a respingere due
popolazioni seminomadi provenienti da
nord, i Gutei e i Turukkei. Alla morte di

MONDADORI PORTFOLIO/DE AGOSTINI PICTURE LIBRARY


Hammurabi, nel 1750 a.C., Babilonia
era la maggiore potenza dell’area.

LEGISLATORE. Hammurabi,
per quanto brillante come stratega,
non visse di sola guerra. Il sovrano
babilonese è ricordato già nelle fonti
dell’epoca come costruttore di canali,
accorto amministratore e, soprattutto,
legislatore senza eguali. E a ragione:
a lui dobbiamo il celebre Codice che
porta ancora oggi il suo nome, una
stele di diorite alta 2,25 m sulla quale
vennero incise 282 disposizioni e di
cui, probabilmente, esistevano copie in
tutti i templi del regno.
Intanto, bisogna domandarsi: perché Nei suoi panni
una raccolta legislativa? Hammurabi La cosiddetta Testa
lo spiegava ai sudditi nel prologo del di Hammurabi:
Codice: “Per far sì che la giustizia considerata una
rappresentazione del
prevalga sulla Terra, per distruggere i
sovrano di Babilonia
malvagi e il male, per impedire al forte (1810-1750 a.C.),
di opprimere il debole”. Il monarca autore dell’omonimo
di Babilonia voleva trasmettere Codice, è in realtà di

MILIARE
un’immagine idealizzata di sé come  epoca precedente.

37
S
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Babilonia

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Mar Golfo
Rosso Persico

Scoperta epocale
L’archeologo Jacques de Morgan
(1857-1924) che scoprì il Codice
di Hammurabi: stava scavando nei
pressi di Susa (Iran) nell’inverno tra
il 1901 e il 1902.
ALAMY STOCK PHOTO/IPA

Nella cartina, l’estensione del regno


di Babilonia sotto Hammurabi tra il
1792 e il 1750 a.C.

Nel Codice di Hammurabi la legge


sudditi una legge uguale per tutti,
semplicemente perché non viveva

del taglione era prevista per offese


in una società che contemplava
l’uguaglianza degli uomini. È lo stesso

tra persone, ma solo se pari grado


Codice a rivelarci come il popolo
babilonese fosse rigidamente diviso in
classi: gli awilum (gli uomini liberi), i
dispensatore e custode di giustizia di Isin (sovrano dal 1936 al 1926 a.C. mushkenum (i semiliberi) e i wardu (gli
su incarico divino, secondo la tipica ca.) e quello di Dadusha, re della città schiavi). Se quindi i membri del corpo
concezione della regalità babilonese. di Eshnunna dal 1800 al 1779 a.C. ca. sociale avevano un diverso valore a
Non per nulla in cima alla stele seconda del rango di appartenenza, la
campeggia il ritratto dello stesso LA LEGGE DISUGUALE. Venendo legge doveva tenerne conto e adattarsi.
Hammurabi nell’atto di ricevere le a quel che prescriveva il Codice, va Nel Codice leggiamo, ad esempio, che
leggi dal dio solare Shamash, seduto subito sfatato un mito duro a morire: “Se un uomo libero cava l’occhio di un
sul trono: quelle norme avevano Hammurabi non diede affatto ai propri uomo libero, si caverà il suo occhio”;
origine divina e, come tali, proprio
nessuno poteva trasgredirle. Violare il
ALAMY STOCK PHOTO/IPA

diritto era pura blasfemia.


L’intento propagandistico, tuttavia,
non era l’unico. Il Codice di Hammurabi
nasceva anche dall’esigenza di mettere
ordine nel complesso sistema di norme
babilonesi, per rendere più certa e
uniforme l’applicazione della legge. «Il
Codice può essere visto come il risultato
di un processo di accumulazione che
comprende vari aspetti, sia ideologici
sia pratici», racconta ancora Nicla
De Zorzi. «Esso è almeno in parte
frutto dell’attività giudiziaria del re».
Questo modo di legiferare, comunque,
non fu una trovata di Hammurabi: la
Mesopotamia conobbe almeno altri tre
codici, quello di Ur-Namma (re dal 2114
al 2094 a.C. ca.), quello di Lipit-Eshtar
38
S
Culture a confronto

MONDADORI PORTFOLIO/ELECTA/SERGIO ANELLI


I l Codice di Hammurabi non ci parla soltanto di cultura mesopotamica, ma anche
di quella ebraica. Sì, perché qualche interessante dettaglio della famosa raccolta
legislativa babilonese ci illumina riguardo agli influssi mesopotamici rintracciabili
nella Bibbia. Del resto, come ricorda Alfredo Terino, autore del libro Le origini. Bibbia
e mitologia (Gribaudi), «la cosmogonia ebraica non nasce di sana pianta: c’è tutto un
retroterra di cultura mesopotamica plurisecolare».
Di comandamenti e dintorni. Nel Codice, il dio solare Shamash consegna
personalmente le leggi “divine” ad Hammurabi, una scena che non può non ricordare
l’episodio dei Dieci comandamenti (nella foto, Mosè con le tavole in un quadro
dell’800) descritto nell’Esodo: “Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul
monte Sinai, gli diede le due tavole della testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di
Dio” (Es, 31: 8). Anche la famosa “legge del taglione” del Codice è senza dubbio ripresa
nel Levitico: “Quando uno avrà fatto una lesione al suo prossimo, gli sarà fatto come egli
ha fatto: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente” (Lv, 24: 19-20).

se però “cava l’occhio di uno schiavo, Poteva anche accadere di trovarsi


o rompe l’osso di uno schiavo, pagherà di fronte ad accuse non dimostrabili,
metà del suo prezzo”. In poche parole, come quella di stregoneria. In casi
quella di Hammurabi era una legge del genere, il verdetto spettava alla
disuguale per tutti. divinità, non ai giudici: “Se un uomo

ALAMY STOCK PHOTO/IPA


Dovremmo allora ridimensionare ha posto su un altro uomo l’accusa
la portata della “legge del taglione”, di stregoneria e non l’ha dimostrato,
così spesso associata al Codice di colui su cui l’accusa di stregoneria
Hammurabi: la celebre regola, infatti, è stata posta andrà al dio fiume, si
rappresentava sì il criterio principale per immergerà nel dio fiume, e se il dio
determinare le pene, ma soltanto se il fiume lo prenderà, il suo accusatore
reato veniva commesso da un awilum porterà via la sua casa”. Altrimenti,
contro un altro awilum. Spieghiamoci se l’accusato non annegava nel fiume
meglio. C’era una rissa e, tra un cazzotto e perciò risultava innocente, l’incauto
e l’altro, volava qualche dente. Come accusatore doveva morire.
doveva regolarsi il giudice babilonese?
“Qualora un uomo libero rompa un FRA MOGLIE E MARITO. Il
dente a un suo pari, gli sia rotto un Codice di Hammurabi non si limitava
dente”, ma se l’awilum rompeva il dente a giudicare i crimini, ma toccava
di uno sfortunato semilibero, gli bastava pressoché tutti gli aspetti della
un terzo di mina d’oro per saldare il società e dell’economia babilonesi,
conto con la giustizia. Ciò non toglie che dalla proprietà ai prestiti in denaro.
il tentativo di introdurre una qualche Il capitolo più lungo della stele è
proporzione tra pena e danno fosse riservato, in particolare, alla famiglia,
un passo avanti rispetto al caos delle fondamento della società babilonese,
vendette private. dove Hammurabi cercò di arginare lo
strapotere del padre-padrone. Basti
pensare al matrimonio. Qualora il
marito avesse voluto cacciare la
Ascesa moglie, doveva prima dimostrare le
Hammurabi sul ragioni della sua manchevolezza. Ma
trono in una se la consorte risultava “incolpevole,
ricostruzione e non c’è alcun torto da parte sua,
moderna. Oltre Legislatori
ma egli la lascia e la trascura”, quella La Stele di
che legislatore,
fu un abile poteva riprendersi la dote e tornarsene Dadusha, re di
stratega militare alla casa del padre. Eshnunna dal
e unificò la Bassa Anche la prole trovava nel Codice 1800 al 1779
Mesopotamia. una pur minima tutela: un figlio a.C. ca., di cui
poteva essere privato dello status filiale commemora una
vittoria: anche lui
e, dunque, diseredato, solo in quanto fu un legislatore.
colpevole di una “grande mancanza” Sopra, il Codice di
e comunque recidivo. Il padre, infatti, Lipit-Eshtar (re dal
“lo perdonerà per la prima volta”. 1936 al 1926 a.C.).
Per “impedire al forte di opprimere il In Mesopotamia ci
OSAMA SM AMIN FRCP

debole” serviva questo e altro. Parola furono vari sistemi


di norme.
di Hammurabi. •
PRIMO PIANO

Re del mistero
La maschera funeraria
che l’archeologo Heinrich
XINHUA/SIPA USA/MONDADORI PORTFOLIO

Schliemann (nell’ovale
a destra, in una foto
del 1877) ritrovò a
Micene. Pensava fosse di
Agamennone, ma risale a
quattro secoli prima della
Guerra di Troia, collocabile
intorno al 1200 a.C.
40
S
La maschera di Agamennone trovata da Schliemann non
era di Agamennone, ma ci racconta quanti studiosi si
sono succeduti e si sono accapigliati intorno alla guerra
più mitologica di sempre: quella di Troia.

Giù la
di Matteo Liberti

maschera

I
l re supremo”, “il re de’ prodi”, più noti di tutta la Grecia, risalente alla dell’Iliade e dell’Odissea, poemi databili
“il glorioso”, “l’illustre”, “il re gloriosa civiltà micenea: un’abbagliante all’VIII secolo a.C. e attribuiti appunto
de’ regi”: sono questi alcuni maschera funebre in lamina d’oro al misterioso (e forse mai esistito) poeta
dei nobili appellativi che conosciuta appunto come “maschera greco Omero.
nell’Iliade accompagnano la figura di di Agamennone”, pezzo forte della più Accumulate risorse sufficienti,
Agamennone, sovrano della mitologia grande raccolta d’arte greca al mondo, al Schliemann iniziò a ricercare le tracce degli
greca protagonista di spicco dei poemi Museo Archeologico Nazionale di Atene. eroi della guerra che tra XIII e XII secolo
omerici. Fu infatti lui, secondo Omero, a.C. avrebbe visto opporsi le forze greche e
a condurre le forze greche nella Guerra SCOPERTA “MITICA”. A scovare quelle troiane, e dopo essersi prodigato per
di Troia, scoppiata dopo che i Troiani il prezioso reperto fu nell’Ottocento portare alla luce i resti di Troia (tra il 1870
ebbero rapito Elena, moglie di suo il tedesco Heinrich Schliemann e il 1873), presso le coste turche dell’Egeo,
fratello Menelao. E oggi, a distanza di (1822-1890), brillante imprenditore si spostò nel Peloponneso, nel cuore della
oltre tre millenni da quei mitici eventi, e archeologo tedesco, autodidatta Grecia, intenzionato a scavare l’antica città
il suo nome è legato a uno dei simboli appassionato fin da giovanissimo di Micene. 

ALAMY/IPA (2)

Scoperta eclatante
A destra, ricostruzione del
momento in cui Schliemann e la
moglie greca Sophia, nel 1876,
scoprirono il corredo funerario di
una tomba aristocratica a Micene.
Qui, nel 1876, poco dopo l’imponente fortezze, progettate per incutere timore
“porta dei Leoni”, vicino a quello che al solo sguardo. All’incirca dal 1500
doveva essere il palazzo reale, individuò a.C., le forze micenee intrapresero
un complesso tombale – chiamato un’espansione così travolgente da
“circolo A” – contenente sei sepolcri e coinvolgere buona parte dei territori che
19 sepolture. Alcuni dei defunti avevano si trovavano attorno al Mediterraneo
i volti coperti da maschere d’oro, oltre Orientale, inclusa la storica isola di
a essere attorniati da preziosi corredi Creta, già sede della civiltà minoica.
funerari, tra armi, gioielli e utensili (per Quanto al racconto omerico, seppure
un totale di quasi 14 kg di oro, a cui si non vi sia certezza che il declino storico
sommavano lavorazioni in avorio e in della città di Troia sia avvenuto a causa
ceramica). A sbalordire Schliemann fu dei Micenei, è verosimile che, tra il 1200
in particolare una maschera rinvenuta e il 1100 a.C., un conflitto tra le due

SHUTTERSTOCK/BARBAR34
il 30 novembre all’interno della tomba parti vi sia stato realmente, rivelandosi
V. Realizzata con lavorazione a sbalzo, forse anche più lungo di quello descritto
raffigurava un austero volto maschile nell’Iliade e nell’Odissea (dove la
con baffi e barba. Il viso, contornato vittoriosa campagna micenea dura
da orecchie sporgenti, era peraltro “appena” una decina d’anni).

La maschera
leggermente stilizzato, con occhi quasi Peraltro, sappiamo che nello stesso
a mandorla. Nessuno poteva avere periodo anche la civiltà micenea iniziò

di Agamennone
certezze sull’identità del “proprietario” a decadere rapidamente, colpita da
di tale capolavoro di artigianato, ma ripetute carestie nonché dalla pressione

risale al XVI secolo


Schliemann sostenne che doveva dei Dori, popolazione giunta da nord.
trattarsi proprio di Agamennone, il I nomi dei grandi personaggi e sovrani

a.C., ma il re visse
re miceneo le cui gesta erano narrate che ne avevano fatto la storia rimasero
nell’Iliade. Il cerchio, almeno a suo in seguito misteriosi, ma è certo che

nel 1200
dire, era chiuso: dopo aver portato alcuni di essi furono sepolti a Micene
alla luce i luoghi della Guerra di Troia, (in imponenti strutture a thòlos, ossia
aveva rinvenuto le tracce del sovrano scavate in vani circolari sormontati
che l’aveva condotta, ritornando poi a da una cupola). È dunque in una di
Micene per morirvi e trovarvi sepoltura. queste che riposava Agamennone? Ed La tomba
Ma cosa c’era di reale in quelle era davvero sua la maschera ritrovata e il mito
La tomba a thòlos
ricostruzioni? E quale era stata la vera da Schliemann? La risposta a queste detta “di Atreo”, per la
storia di quei luoghi? domande giunse parecchi decenni dopo mitologia padre
la scoperta del manufatto, deludendo le di Agamennone
CIVILTÀ GUERRIERA. Fuori dal fantasie di molti. e Menelao.
mito, sappiamo che la civiltà micenea Sotto, ricostruzione
si affermò tra il 1700 e il 1200 a.C., a ATTRIBUZIONE SCONFESSATA. della città-fortezza
di Micene
MONDADORI PORTFOLIO/DE AGOSTINI PICTURE LIBRARY

partire dall’area del Peloponneso, dando Le datazioni elaborate nel corso del
(II millennio a.C.).
vita a piccoli regni consistenti in città Novecento hanno attestato che la
arroccate e cinte da mura ciclopiche. La preziosa maschera attribuita al mitico
più potente di tutte era Micene, da cui il sovrano miceneo risale all’incirca al
nome dell’intera civiltà. Abili agricoltori XVI secolo a.C., mentre Agamennone,
e intraprendenti mercanti, i Micenei
furono anche formidabili artigiani,
specializzati nell’arte orafa
come suggerisce
proprio la maschera
di Agamennone,
finemente incisa
con una tecnica
usata anche per altri
oggetti (tra cui coppe e
ornamenti per abiti).
È però in ambito bellico
che i Micenei diedero il
meglio di sé: la loro era
infatti una civiltà guerriera,
fortemente centralizzata e
militarmente ben strutturata,
come attestano i reperti
archeologi e i resti di imponenti
42
S
Un pozzo di tesori avendo partecipato al conflitto con i Tutto ciò non ha in ogni caso sminuito il
A sinistra, gli scavi di
Troiani, sarebbe vissuto attorno al 1200 valore storico della maschera. Anche se
Micene hanno riportato
alla luce palazzi, mura a.C., ossia almeno tre secoli dopo. nel 1999 due studiosi americani, William
e tombe del XVI secolo Le deduzioni di Schliemann erano M. Calder III e David Traill, hanno
a.C. Sotto, una maschera dunque errate: l’oggetto doveva sì tentato di dimostrare come l’oggetto
funebre d’oro (datata appartenere al corredo funebre di un non solo non abbia nulla a che fare con
sempre XVI secolo qualche sovrano miceneo, o comunque Agamennone, ma sia addirittura un
a.C.) ricorda quella di di un personaggio di altissimo rango, falso, ideato ad arte da Schliemann al
Agamennone, ma lo stile
del viso è diverso e molto ma questi non poteva essere il mitico fine di aumentare la propria gloria.
meno definito. re che aveva lanciato la Guerra di Troia.
BAFFI RIVELATORI? L’archeologo
tedesco, noto per il brillante intelletto e
il carattere caparbio, era senza dubbio
un avventuriero eccentrico, fanatico e
privo di scrupoli. Prima di intraprendere
gli scavi a Micene, si era impossessato
di una parte dei ritrovamenti troiani,
e si sapeva che i soldi investiti
nell’impresa micenea erano il frutto di
ambigui affari commerciali svolti tra il
Vecchio continente e l’America (dove fu
processato per frode dopo essersi dato
all’usura).

BRIDGEMAN IMAGES
Quanto basta, secondo Calder e
Traill, per concepire il piano di un finto
reperto da spacciare come ritrovamento
sensazionale, tirando in ballo il nome
di Agamennone. Il primo a sostenere
l’ipotesi è stato Calder, filologo classe
1932, teorizzando tra l’altro che i baffi
della maschera, vagamente arricciati
all’insù, risponderebbero alla moda
tedesca dell’Ottocento, epoca in cui
sarebbero stati realizzati. Oltre a ciò,
Calder e Traill sottolineano come il
reperto sia più raffinato rispetto alle
altre maschere ritrovate in loco, come
se fosse appunto più recente. Le prove?
Risulta che, nei giorni precedenti la
scoperta della maschera, Schliemann si
allontanò misteriosamente da Micene,
sfruttando forse l’occasione per recarsi
da un orefice a ritirare il manufatto falso,
interrandolo nottetempo. D’altro canto,
ci si chiede perché l’archeologo avrebbe
dovuto rischiare una figuraccia, quando
aveva già rinvenuto molti importanti
reperti, guadagnandosi notevoli onori.
La maggior parte degli studiosi tende
quindi a rigettare l’ipotesi del falso, non
dimostrabile. La maschera è autentica,
ma non appartenne ad Agamennone
(sempre che il re sia esistito). Il che non
le ha impedito di divenire un’icona della
mitologia e della storia greca.
Quanto a Schliemann, uscì di scena
nel 1890, ancora certo delle sue
SHUTTERSTOCK/GEORGIOS TSICHLIS

intuizioni, tanto che nel 1878, due anni


dopo la scoperta del manufatto, dovendo
scegliere il nome del suo nascituro
figlio maschio, non aveva avuto dubbi:
Agamennone. •
43
S
PRIMO PIANO
Pietra oscura
La Stele di Rosetta (196
a.C.) al British Museum
di Londra; nell’altra
pagina, un dettaglio
del testo inciso in tre
lingue (greco classico,
demotico, geroglifici)
e, in alto, una moneta
con il faraone Tolomeo
V, che ordinò la celebre
iscrizione.

LA
44
S
SVE
Senza la Stele di Rosetta, i geroglifici
non sarebbero mai stati decifrati.
A trovarla e a risolverne il mistero
furono i francesi. Anche se la lastra
finì nelle mani degli inglesi.
di Maria Leonarda Leone

LINGUA
LATA
ALAMY/IPA (3)

45
S
Scalpellata in tre antiche grafie, risultava comprensibile


C
e l’ho fatta! Ecco la chiave...!”, LA SCOPERTA. Rinvenuta nel 1799,
esclamò Jean-François Champollion nell’antica città portuale egizia di Rosetta
balzando sulla sedia del suo studio. (l’odierna el-Rashid), la celebre lastra è grande
Poi svenne. Era il 14 settembre 1822: più o meno quanto la porta di un frigorifero e
la comprensione dei geroglifici finalmente era spessa quasi 28 centimetri. La sua particolarità?
diventata realtà. È vero, lo studioso francese era L’iscrizione, scalpellata nel 196 a.C. in tre
un genio e conosceva un’infinità di lingue, ma diverse grafie: quella greca classica (la lingua
come era riuscito là dove per decenni gli altri della dinastia regnante, che per un migliaio
avevano fallito? La risposta è semplice: grazie di anni diventò anche la lingua ufficiale della
alla Stele di Rosetta, il reperto archeologico che pubblica amministrazione), il demotico (la
più di ogni altro aprì agli storici la strada per scrittura quotidiana e popolare della lingua
svelare i misteri della millenaria civiltà egizia. Il egizia) e il geroglifico (i “segni sacri incisi” usati
suo aspetto è quello che è, eppure questa lastra dai sacerdoti).
mutila di granodiorite, con la sua iscrizione All’epoca, di queste tre scritture solo una, il Scoperta casuale
(incompleta) redatta in caratteri piccoli come greco, era comprensibile. Quanto ai misteriosi Il capitano Pierre-François
la lista degli ingredienti di un sugo pronto, ha segni egizi, ormai dal V secolo d.C. nessuno ne Bouchard, che il 15 luglio
1799 intuì l’importanza
un’importanza innegabile. capiva più il significato. Per secoli intellettuali e della stele trovata da un
La sua storia non è solo un’affascinante studiosi si erano spremuti le meningi, ma quei soldato tra il materiale di
avventura alla Indiana Jones. La sua disegni minuti sarebbero rimasti ancora a lungo scavo del Forte di Rosetta
realizzazione, la sua scoperta e la sua affascinanti scarabocchi se non fosse comparsa (l’odierna el-Rashid).
decifrazione raccontano infatti anche tre la nostra stele. A notarla, tra i materiali di A destra, Napoleone
momenti storici significativi, per l’Egitto riempimento portati dalle maestranze locali per conduce degli esperti
davanti alla Stele di
e il mondo: la storia dei re macedoni che il potenziamento di Fort Julien (come i francesi
Rosetta, perché tentino
governarono sulla Terra dei faraoni conquistata avevano ribattezzato la fortezza mamelucca di di decifrarla. Il Grande
da Alessandro Magno; la storia dell’antagonismo Rosetta), era stato un soldato napoleonico, il Corso era partito per la
tra francesi e britannici in Medio Oriente, 15 luglio 1799. Le truppe dell’imperatore dei spedizione militare in
durante la campagna d’Egitto di Napoleone; la francesi erano sbarcate nella Terra dei faraoni Egitto con più di 100
storia delle teorie e delle dispute accademiche l’anno prima, per la campagna d’Egitto (1798- studiosi, in vista dei
che portarono alla decrittazione dei geroglifici. 1801), progettata da Bonaparte per colpire il possibili ritrovamenti di
reperti storici da portare
dominio britannico nel mar Mediterraneo. in patria.

BOTTINO INGLESE. Il capitano Pierre-


François Bouchard, cui viene comunemente
attribuita la scoperta, intuì l’importanza di

Champollion superstar
ALBUM/FINE ART IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

G enio precocissimo e
fuori dal comune, Jean-
François Champollion (1790-
passione era così profonda
che, parlandogli delle
proprie ricerche, riuscì ad
1832, a lato) era dotato di affascinare persino il suo
una memoria eccezionale, idolo, Napoleone, durante
oltre che di una passione un incontro casuale a
incrollabile per l’Oriente. Grenoble.
Era solo un ragazzino Dopo aver tradotto la
quando cominciò a seguire Stele di Rosetta, enunciò
le sue inclinazioni al liceo di i principi generali della
Grenoble, studiando latino, scrittura geroglifica nel 1824
greco ed ebraico. Continuò e, due anni dopo, venne
poi con l’arabo, l’aramaico nominato direttore della
e la lingua copta, quella sezione egizia del museo
che tanto gli fu utile nella del Louvre. Profetico ciò
decifrazione dei geroglifici. che scrisse di sé, nel 1828:
Al Louvre. Tra costanti “Io sono tutto per l’Egitto e
problemi economici, l’Egitto è tutto per me”. Un
completò il suo bagaglio di anno prima di morire, il
lingue impossibili a Parigi, padre dell’egittologia fu
aggiungendo, tra le altre, infatti chiamato a coprire la
anche l’avestico, il sanscrito, cattedra di Antichità egizia
il persiano e il cinese. La sua a Parigi.
BRIDGEMAN IMAGES
in una sola: il greco classico
quella strana pietra incisa recuperata dai
suoi soldati e la mostrò al generale Jacques
François Menou, che decise di portarla con sé
ad Alessandria d’Egitto. A nulla valsero, due
anni dopo, i tentativi di nasconderla fra i propri
effetti personali: con la resa francese, i vincitori
inglesi requisirono la stele come bottino di
guerra. E, nel 1802, re Giorgio III la donò al
British Museum, dove si trova ancora oggi.
Nel frattempo, però, i francesi non erano
rimasti con le mani in mano: avevano fatto
alcune copie della particolare iscrizione e su
quelle cominciarono a scervellarsi. La parte in
greco rivelò presto che si trattava di un decreto,
emanato dai sacerdoti egizi riuniti a Menfi,
l’antica capitale dell’Egitto: il clero vi celebrava
il neo-incoronato tredicenne faraone Tolomeo
V Epifane, elencando le tasse da lui cancellate
e i benefici apportati al Paese, e attribuendogli
anche lo status di divinità (un accessorio
indispensabile per il sovrano degli Egizi).

IL FARAONE BAMBINO. Ma, proprio


come certe apparentemente innocue
dichiarazioni politiche dei nostri giorni, quel
testo scritto in burocratese ed emozionante
quanto una circolare comunale mascherava
sotterranee intenzioni. Il periodo era
piuttosto delicato: da ormai più di 100 anni
l’Egitto era in mano a una dinastia di sovrani
macedoni, i Tolomei, diretti discendenti di
Tolomeo Sotere, uno dei generali di Alessandro
Magno che alla morte del grande condottiero si
erano spartiti il suo immenso impero. 

47
S
Reso orfano da una congiura, Tolomeo V era NELLE MANI GIUSTE. Collocata nel tempio In bella mostra
stato costretto a salire sul trono a 6 anni: mentre della città reale di Sais (oggi Sa el-Hagar), Il pubblico esamina
veniva manovrato da vari reggenti, in tutto centro della resistenza tolemaica, la stele venne con grande interesse
la stele egizia esibita
il Paese erano scoppiate rivolte che avevano spostata a Rosetta alla fine del IV secolo e qui al British Museum, nel
ritardato la sua incoronazione. «Per cercare i francesi la ritrovarono circa 1.400 anni dopo. 1874. L’importantissimo
di ristabilire il dominio supremo e divino dei Champollion ne ebbe una copia fra le mani nel reperto archeologico era
re tolemaici sull’Egitto, il re dovette quindi 1808: ma come riuscì a risolvere il rompicapo stato donato al museo di
negoziare la propria autorità e proteggerla dei geroglifici? «Per gli studiosi non contava Londra da re Giorgio III
prendendo in prestito la forza invincibile degli tanto ciò che diceva la stele, quanto il fatto che nel 1802, e ancora oggi
è l’oggetto che richiama
dèi o, più precisamente, dei sacerdoti», spiega lo dicesse tre volte e in tre lingue diverse. E
più visitatori.
lo storico dell’arte Neil MacGregor, nel saggio La che una di queste fosse comprensibile», nota
Storia del mondo in 100 oggetti (Adelphi). MacGregor. Ma Champollion aveva un aiuto in
Otto anni dopo la sua ascesa al potere, più: l’assoluta padronanza della lingua copta,
il potentissimo clero egizio concesse al re che lui stesso, a 17 anni, aveva riconosciuto
adolescente un’incoronazione solenne a Menfi, come la discendente diretta dell’antico egizio,
la città sacra simbolo degli antichi faraoni, per benché scritta con caratteri basati sull’alfabeto
rafforzare agli occhi degli Egizi la sua posizione greco. In pratica, poteva dire di sapere come
di sovrano legittimo. parlavano i faraoni, anche se gli rimaneva da
Ma in cambio Tolomeo fu costretto a scoprire il significato di tutti quei disegnini
promettere ai sacerdoti ciò che venne riportato che usavano per scrivere la loro lingua. La
sulla stele nel 196 a.C.: sostanziose agevolazioni decifrazione fu il risultato di almeno due geniali
fiscali e il privilegio di non doversi più illuminazioni: una di Champollion, che intuì
presentare ad Alessandria, la nuova capitale che ogni geroglifico poteva avere un significato
scelta dai regnanti macedoni, mantenendo la simbolico, pittografico e fonetico (vedi
loro incontrastata autorità a Menfi. riquadro); una del brillante studioso inglese
48
S
Al sicuro
nel forte
Il Forte di Rosetta
dove i francesi
scoprirono la
famosa stele,
durante i lavori
di restauro, nel
1799. Il forte era
un’antica struttura
mamelucca
che l’esercito
napoleonico stava
ampliando e aveva
ribattezzato
Fort Julien.

ALAMY/IPA (3)
L’iscrizione riduceva le tasse ai sacerdoti e non li
obbligava più a recarsi ad Alessandria, nuova capitale
Thomas Young, che ipotizzò che i caratteri
contenuti nei “cartigli”, quella specie di ovali
che nelle iscrizioni egizie contengono gruppi di
geroglifici, sulla Stele di Rosetta indicassero il
nome del faraone Tolomeo.

EUREKA! Estendendo il metodo ad altri cartigli


e confrontando la traduzione della parte in greco,
Champollion riuscì a ottenere il valore di molti
segni, fino ad arrivare alla comprensione di gran
parte del testo egizio della stele. Fu allora che
balzò sulla poltrona, quel 14 settembre 1822. E,
due settimane dopo, presentò la sua scoperta
ai colleghi, leggendo all’Accademia reale di
iscrizioni e belle lettere di Parigi la celebre Lettre
à M. Dacier (l’allora segretario dell’istituto).
Da quel momento, per tutti i 10 anni che lo
separavano dalla morte, non smise di studiare
e visitare collezioni archeologiche in Italia e
in Egitto, raccogliere e decifrare geroglifici,
arricchendo così il vocabolario e perfezionandone Che cosa sono i geroglifici?
la traduzione.
Il 1° gennaio 1829, a Wadi Halfa (nell’odierno
Sudan), di fronte all’invalicabile seconda
“S i tratta di un sistema
complesso, di una scrittura
allo stesso tempo figurativa,
pittografico), una consonante
o gruppi di consonanti (valore
fonetico) o una parola diversa
cateratta del Nilo, scrisse a Dacier: “Ora sono simbolica e fonetica di uno stesso a seconda del contesto in cui è
veramente fiero di poter dire che [...] non c’è nulla testo, di una stessa frase, direi inserita (valore ideografico). Un
da modificare nella nostra Lettera sull’alfabeto quasi di una singola parola”: così esempio? Il segno dell’anatra,
dei geroglifici. Il nostro alfabeto è valido: esso si Champollion spiegò i geroglifici presente in diverse iscrizioni,
applica con uguale successo tanto ai monumenti nella sua famosa Lettre. Ma che significa effettivamente “anatra”,
cosa voleva dire esattamente? ma simboleggia anche la parola
egizi del tempo dei Romani e dei Lagidi, quanto, Il senso delle sue parole era “figlio”, quando è associata al Sole
cosa ancor più interessante, alle iscrizioni di tutti che, un po’ come nei rebus, ogni come epiteto di un faraone, e il
i templi, palazzi e tombe delle epoche faraoniche”. geroglifico (sopra, dettaglio della suono fonetico “sa”, che può servire
Così i francesi ebbero la loro rivincita: agli inglesi Stele di Rosetta) può significare: a scrivere vocaboli che nulla hanno
il trofeo, a loro la gloria eterna. • ciò che rappresenta (valore a che vedere con il pennuto.
PRIMO PIANO

LA COPP(I)A
S
esso, piacere, arte e un pizzico di un manufatto del XX secolo, ma la
di pedagogia: è questo l’universo maggior parte della comunità scientifica

DELLO
racchiuso nella Coppa Warren, lo ritiene un capolavoro di oreficeria
uno dei pezzi più curiosi della antica, nonché un oggetto unico nel
collezione permanente del British suo genere. «Le coppe d’argento così
Museum di Londra. Si tratta di un calice antiche sono oggi eccezionalmente rare»,
romano in argento datato al I secolo d.C., spiega Neil MacGregor, ex direttore del
su cui sono rappresentate in rilievo scene British Museum e curatore del volume
esplicite di sesso tra un uomo adulto e La storia del mondo in 100 oggetti
un adolescente. Un’iconografia per noi (Adelphi). «Molti esemplari sono infatti
sfrontata e quasi inconcepibile, ma che stati nel tempo rifusi, e tra i pezzi STATUS SYMBOL. Il misterioso
ci racconta molto sui costumi sociali e sopravvissuti pochi possono competere manufatto fu probabilmente prodotto
sessuali dell’epoca. con la raffinatezza della Coppa Warren». intorno al 10 d.C. in Palestina, dove si
Ad accrescere il valore del reperto è racconta – ma non vi sono certezze –
UNICA. Sulla coppa ci sono ancora la sua decorazione, perché, se è vero sia stata rinvenuta nei pressi di Battir
molte ombre, tanto che qualche che la riproduzione di scene erotiche (l’antica città di Bethther), vicino
studioso rimane scettico persino sulla nell’arte romana era molto diffusa, quelle a Gerusalemme. È probabile che
sua autenticità, suggerendo che si tratti omosessuali erano meno comuni. l’oggetto sia stato sepolto in quel luogo
50
S
Senza tabù
La Coppa Warren
(oggi al British
Museum di Londra)
raffigura un rapporto
omosessuale tra
un adulto e un
adolescente. Nell’altra
pagina, un ritratto di
Edward Perry Warren
(a sinistra) e John
Marshall, collezionisti
d’arte e compagni
di vita.
SCALA

Un’opera d’arte
che non ebbe vita
IPA/ALAMY

facile, emblema di
come può cambiare,
nelle varie epoche e
società, il giudizio sulle
relazioni sessuali.

SCANDALO
di Federica Campanelli

intenzionalmente durante la Prima e, di conseguenza, lo status sociale del Era dunque un calice da sfoggiare solo
guerra giudaica (66-70 d.C.), quando proprietario. «Per acquistare un oggetto nelle occasioni sociali più prestigiose,
la provincia di Giudea fu segnata da come questo servivano molti soldi, fino come i luculliani banchetti dell’élite
scorribande e saccheggi da parte delle a 250 denari», racconta MacGregor. «Una romana. Messa al riparo dalle grinfie
truppe romane impegnate a sedare somma con la quale si sarebbero potute dell’esercito dell’Urbe, della coppa si
la rivolta degli ebrei. Dalla premura comprare 25 anfore del miglior vino, perderanno le tracce per i successivi
nel nascondere la coppa si deduce due terzi di acro di terreno e perfino uno 2.000 anni. La prima notizia certa sul
quanto anche all’epoca fosse preziosa schiavo». suo ritrovamento risale al 1911, quando il
51
S
MONDADORI PORTFOLIO/AGE
Morto Warren,
nessuno voleva

ALBUM/MONDADORI PORTFOLIO
la coppa per il
suo contenuto
“immorale”
manufatto venne acquistato a Roma
da un collezionista americano con
uno spiccato interesse per il tema
dell’omosessualità: Edward Perry
Warren (1860-1928), da cui prende il
nome.

EROTICA. Morto il proprietario nel


1928, la coppa Warren rimase “orfana”.
Scuola di vita
Nessuno infatti voleva acquistarla per il A destra, Socrate
suo contenuto considerato “immorale” incontra Alcibiade a casa
(vedi riquadro). Da una parte assistiamo di Aspasia, in un quadro
al rapporto tra un giovane adulto e un ottocentesco sul rapporto tra
adolescente, mentre sul lato opposto è allievo e maestro di J.-L. Gérôme.
rappresentata una scena più dinamica, Sopra, busto di Adriano (76-138 d.C.). Quando morì
il suo giovane amante, Antinoo (sopra a sinistra),
ossia l’amplesso tra un uomo maturo
l’imperatore perse la testa.
(riconoscibile dalla barba) e un fanciullo
che si regge a una fune sospesa. Sul
fondo, un dettaglio rende il tutto ancora QUESTIONE DI EDUCAZIONE. eròmenos, poteva abbandonarsi agli
più piccante: un servo sbircia attraverso La Coppa Warren sembra confermare insegnamenti del suo maestro-amante
una porta socchiusa. A decorare un luogo comune: i costumi sessuali solo dopo un lungo e ritualizzato
l’ambiente, eleganti drappeggi e due dei nostri antenati – specie quelli greci corteggiamento. Anche sull’età vigevano
tipici strumenti dell’antichità classica: – erano liberi, sfrenati e senza regole. regole precise: dai 12 ai 18 anni il
la cetra e il diaulos (flauto doppio). La Ma non è vero: la cultura ellenica tra maschio era partner passivo, mentre
scena non è ambientata in una domus l’VIII e il III secolo a.C. non tollerava una volta raggiunta la maggiore età (dai
romana. «Gli strumenti musicali, i qualsiasi tipo di rapporto tra uomini. 25 anni circa), l’eròmenos diventava
mobili, gli abiti e l’acconciatura dei «I Greci ammettevano culturalmente erastès e poteva a sua volta dedicarsi
ALBUM/FINE ART IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

protagonisti indicano che la scena si sta e socialmente solo le relazioni all’educazione di un giovane. Se però
svolgendo nella Grecia di parecchi secoli “pederastiche”, una sorta di istituzione l’adulto prendeva moglie, la relazione
prima», racconta MacGregor. civica, grazie alla quale il cittadino pederastica doveva essere interrotta.
imparava a condividere i valori della polis
e a cui veniva quindi riconosciuta una VIZIO ROMANO. Diversa era
funzione educativa», spiega la storica la situazione nel mondo romano,
Eva Cantarella. Un uomo di una certa specie durante la Repubblica, dove
età, l’erastès, si faceva carico d’introdurre l’amore pederastico era considerato
alla conoscenza erotica (ma non solo) riprovevole. «I giovani maschi venivano
un giovane adolescente, l’eròmenos. educati al mestiere di cittadino dai
La coppia si scioglieva quando il genitori, in primo luogo dal padre,
fanciullo superava la pubertà: che li conduceva alle riunioni
una volta dotato di barba e politiche, così che ne apprendessero
muscolatura virile il ragazzo i meccanismi e le regole», riferisce
diventava un cittadino libero Cantarella. «Non vi era però alcuna
e l’operazione pedagogica demonizzazione dell’omosessualità: i
poteva dirsi conclusa. Romani, esattamente come i Greci, non
Ed è proprio questo che conoscevano neanche questo termine, né
rappresenta la Coppa il relativo concetto». Nell’Urbe un “vero
Warren: uno spaccato reale uomo” poteva fare sesso con chiunque
dell’universo erotico e sociale desiderasse, ma a una condizione:
degli antichi Greci. assumere un ruolo “attivo”, “dominante”.
In base alle regole del vivere Il contrario sarebbe stato sinonimo di
civile colui che assumeva debolezza e servilismo. Ecco perché, a
il ruolo “passivo”, il giovane differenza dei Greci, nei rapporti sessuali
Il calice che
nessuno voleva
I l “Santo Graal”: così Edward Warren
chiamava il suo prezioso calice
romano d’argento. Eppure, quando
nel 1928 il collezionista morì (venendo
sepolto nel cimitero di Bagni di Lucca
in Toscana), rimettere in circolo la
coppa nel mercato dell’arte fu quasi
impossibile. L’oggetto rimase stipato
per quasi 25 anni nella cantina
dell’ex segretario di Warren, Asa
Thomas, residente in Gran Bretagna.
Dopodiché, nel 1952, a New York, fu
trovato un potenziale acquirente,
ma la dogana statunitense bloccò
l’ingresso della coppa, poiché ritenuta
pornografica.
A caro prezzo. Tra gli anni Cinquanta
e Sessanta il calice passò nelle mani
di collezionisti privati, che tentarono
di rivenderlo a vari musei, tra cui
lo stesso British. Tutti declinarono
l’offerta: era un oggetto troppo
scandaloso. Finalmente, nel 1999,
i funzionari del British cedettero e
disposero l’acquisto dell’opera per

ALAMY/IPA
l’esorbitante somma di 1,8 milioni
di sterline, la più alta mai spesa dal
museo londinese fino ad allora.
con uomini più giovani, i Romani non
coinvolgevano concittadini, ma partner
di rango inferiore, come gli schiavi.
Persino la legge (su tutte la Lex Scatinia,
III secolo a.C.) condannava la pederastia
nei confronti dei ragazzi di nascita libera,
ma non prendeva in considerazione
quella verso gli schiavi, i quali avevano
anzi il dovere di soddisfare i capricci
sessuali del loro padrone.

ALIBI. Per quanto riguarda la Coppa


Warren, come va dunque interpretata la
scena di rapporto pederastico che vi è
rappresentata, se i Romani consideravano
ignobile questa pratica? Secondo
MacGregor la risposta sta nel contesto in
cui sono stati inseriti gli atti omosessuali,
ossia la Grecia classica. «L’ambientazione
greca consentiva di tenere a “distanza
di sicurezza” il possibile disagio morale,
e nello stesso tempo aggiungeva un
tocco proibito». Insomma, una sorta di
alibi che permetteva di rappresentare un
amore altrimenti deprecabile. Dal
I secolo a.C., grazie all’influsso della Lato b
cultura greca, i Romani iniziarono a A destra, gli eleganti
vivere l’omosessualità in maniera più drappeggi e l’acconciatura
libera, e la rappresentazione di scene indicano che la scena si
di sesso omoerotico smise di essere svolge nella Grecia classica,
non in una domus romana.
percepita come “indecente”. La morale Nella pagina sinistra in
SCALA

comune si stava trasformando, e la basso, decorazione su una


Coppa Warren si fece portavoce di quel coppa attica che celebra
mutamento. • l’amore omosessuale.
53
S
PRIMO PIANO
La Corona ferrea, per la tradizione costruita intorno a
un chiodo della Vera Croce, è stata indossata da tutti i
re d’Italia. Ma dall’Unità è rimasta “in soffitta”.
di Roberto Roveda

SCALA
S’È CINTA
LA TESTA
D
i solito i tesori della corona sono I primi tentativi di creare un regno italiano
attrazioni da museo o vengono risalgono all’epoca longobarda e questo monile è
gelosamente custoditi nei palazzi stato protagonista fin da allora delle vicissitudini
reali. Non in Italia: la Corona ferrea, della Penisola, come ricordava san Tommaso
per un millennio simbolo del potere regale nella d’Aquino: “Gli imperatori eletti […] ricevono
nostra Penisola, ha una sistemazione nobile, ma una corona in una città presso Milano chiamata
piuttosto defilata. La si può osservare, infatti, Monza, dove sono sepolti i re longobardi. La
dietro una cancellata, esposta sull’altare della quale corona è detta ferrea”. In realtà questo
cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza, piccolo gioiello (non più di 15 centimetri di
sullo sfondo degli affreschi del XV secolo che diametro), forse opera di artigiani ostrogoti, in
raccontano la vita della regina dei Longobardi. oro e pietre (in tutto 22: otto granati, quattro
Insomma, la “nostra” corona appare ancora ametiste, sette corindoni, mentre il resto è vetro
oggi lontana quasi a ricordarci quanto sia stato colorato), non ha un grande valore economico,
difficile per l’Italia diventare un regno unitario ma simbolico: è considerata, infatti, una delle
come Francia, Inghilterra e Spagna. reliquie più preziose al mondo.
54
S
Una potente
reliquia
O ltre che simbolo
del potere regio,
la Corona ferrea ha un
lungo trascorso religioso
per la tradizione che
la lega all’imperatore
Costantino e alla croce
di Gesù.
Verità o leggenda?
San Carlo Borromeo la
riteneva una reliquia
sacra ed era convinto
che la lamina di metallo
interna alla corona
fosse stata ricavata dal
Simbolo di potere Sacro Chiodo (recenti
Nell’altra pagina, la indagini hanno però
Corona ferrea usata dimostrato che si
per incoronare re e tratta di una lamella di
imperatori, da Carlo argento). Il Borromeo
Magno al Barbarossa, favorì quindi il culto
da Carlo V a Napoleone religioso della Corona
(qui a destra, in ferrea la cui protezione
una scultura che lo veniva invocata durante
raffigura come re le frequenti pestilenze
d’Italia) e Ferdinando del periodo. La Chiesa
I d’Austria. Portata a autorizzò ufficialmente
Vienna nel 1859, la venerazione
fu restituita all’Italia dell’oggetto nel 1717.
nel 1866.

ALINARI
ERICH LESSING/ALBUM/MONDADORI PORTFOLIO
SACRO POTERE. Questo prestigio nasce da
una storia in cui verità e leggenda si intrecciano.
ALINARI

Un’antica tradizione che risale a sant’Ambrogio


(IV secolo) metteva in relazione la Corona
ferrea con Costantino il Grande. Sarebbe stato il
diadema che ornava l’elmo del primo imperatore
cristiano, un oggetto sacro perché al suo interno
sarebbe stato saldato uno dei chiodi usati per
crocifiggere Gesù. Secondo alcune cronache, anzi,
il chiodo faceva parte della corona stessa.
Dopo la morte di Costantino l’elmo venne
conservato a Costantinopoli, mentre il diadema
che lo decorava venne consegnato a Teodorico,
Di capo in capo re degli Ostrogoti, per sancire la sua autorità
FINE ART IMAGES/HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

In alto, parata sulla Penisola italica. In seguito la Corona ferrea


per celebrare “scomparve” per due secoli finché arrivò nelle
l’incoronazione di mani di Teodolinda, la regina che favorì la
Carlo V a Bologna. conversione dei Longobardi al cattolicesimo.
Nel tondo, antica La sovrana scelse Monza come residenza estiva
moneta che raffigura
e “capitale spirituale” dello Stato longobardo,
l’imperatore
Costantino. A sinistra, facendovi costruire, tra il 595 e il 600, una
sant’Ambrogio in un basilica dedicata a san Giovanni Battista a cui
quadro di Francisco donò, insieme al suo tesoro, il famoso copricapo.
Goya del 1769. Da questo momento in poi la corona divenne un
emblema del potere regio, come scrive lo storico
dell’arte Carlo Bertelli nel suo saggio La Corona
ferrea (Skira): «La tradizione medievale vuole
che la corona fosse quella dei re longobardi. È
su questa convinzione che si basa il successo del
cimelio».

TUTTI LA VOGLIONO. Si trattò di un


successo straordinario perché il diadema
venne usato per incoronare re d’Italia Federico
Barbarossa nel 1155, e suo figlio Enrico VI
durante le nozze con la normanna Costanza
d’Altavilla, nel 1186. E infine coronò la testa
di Carlo V d’Asburgo a Bologna nel 1530. Poi
SCALA
venne dimenticata, finché la riesumò Napoleone.
Come scrive Bertelli: «Era il 26 maggio 1805.
Fatta venire da Monza con una scorta d’onore,
fu deposta sull’altare maggiore del Duomo di
Milano. Davanti a una folla eletta di dame,
cavalieri, militari ed ecclesiastici, Napoleone
l’afferrò, se la mise in testa e pronunciò le
minacciose parole di auto-incoronazione: “Dio me
l’ha data, guai a chi la tocca!”». Non contento,
Bonaparte istituì l’Ordine cavalleresco della
Corona di ferro, che esiste ancora oggi. Nel giro di
pochi anni il copricapo cambiò padrone finendo
sulla testa dell’imperatore d’Austria Ferdinando
d’Asburgo, che la usò come re del neonato regno
del Lombardo-Veneto nel 1838. Dopo, Ferdinando
fece portare il prezioso cimelio a Vienna.
In realtà non era il primo tentativo di sottrarre
la corona a Monza. Nel 1248 era stata data
in pegno (assieme a tutto il tesoro del duomo
monzese) al ricchissimo ordine religioso degli La maledizione di Teodolinda
A
Umiliati dalla famiglia dei Torriani, in cambio di lla corona sono stati attribuiti cattolicesimo. La regina la depositò
un prestito per proseguire la guerra per il dominio nei secoli poteri soprannaturali. nel Duomo di Monza e intimò che
su Milano contro i Visconti. Venne riscattata solo Secondo Longobardi e Franchi era non fosse mai spostata. Chi lo avesse
nel 1319 da Matteo Visconti ma rimase ben poco un talismano contro i nemici e la sua fatto sarebbe stato condannato
a Monza. Trafugata dal cardinale Bertrando del potenza avrebbe tenuto lontani per insieme al traditore Giuda nel giorno
secoli i ladri dal tesoro del Duomo di del Giudizio. In effetti chi tentò di
Poggetto, venne inviata a papa Giovanni XXII,
Monza. La corona, infatti, era legata appropriarsi della corona non ebbe
nella residenza di Avignone, dove rimase fino a una terribile maledizione. fortuna. Un ladro che la trafugò
al 1345. L’ultimo tentativo di accaparrarsela Dama di ferro. Secondo quanto ad Avignone nel Trecento venne
risale agli ultimi mesi della Seconda guerra racconta lo storico dell’VIII secolo rapidamente catturato e giustiziato,
mondiale quando Adolf Hitler, che credeva al Paolo Diacono nella sua Storia dei Napoleone che la considerava sua
valore soprannaturale dei simboli del potere, Longobardi, Teodolinda (sopra, proprietà intoccabile finì i suoi
inviò una squadra di Ss per portarla in Germania. nel ciclo di affreschi della bottega giorni da sconfitto a Sant’Elena
di Zavattari nel Duomo di Monza) e gli Asburgo, che la portarono a
Ma l’operazione fallì perché la corona era stata ricevette la corona come dono Vienna nell’Ottocento, in breve
nascosta in Vaticano già nel 1943. da papa Gregorio Magno per tempo persero il trono che avevano
aver convertito il suo popolo al detenuto per secoli.
DONNA, UOMO O BAMBINO? Insomma,
la travagliata esistenza della Corona ferrea ha
alimentato miti e misteri come quello legato alle
sue dimensioni: il suo diametro è così stretto da

La Corona
non poter cingere il capo di un uomo adulto. I SAVOIA NO. In mezzo a tante ipotesi, misteri
Secondo alcuni esperti fu ad Avignone che e leggende abbiamo un’unica certezza: la Corona
perse due delle otto placche che la costituivano
in origine, diventando minuscola. Da allora
ferrea non venne mai impiegata per incoronare
un Savoia, quando fu proclamato il Regno d’Italia ferrea è
poté essere solo appoggiata sulla testa dei vari
sovrani, tanto che vennero ideati particolari
nel 1861. Non che i sovrani sabaudi fossero
immuni dal suo fascino, anzi... composta
copricapi per trattenerla in modo che non
scivolasse durante l’incoronazione (evento
Vittorio Emanuele II (1820-1878) riuscì a
ottenerne la restituzione dall’Austria nel 1866, da sei
considerato infausto). A quest’escamotage
dovettero ricorrere, per esempio, Carlo V e
ma la sua era una monarchia parlamentare
e si preferì quindi non procedere con una
piastre
Ferdinando d’Asburgo.
Ci sono, però, anche altre ipotesi per spiegare
incoronazione solenne. Inoltre, in quel periodo la
Corona ferrea era ancora vista come un simbolo
d’oro con
come mai un oggetto così importante fosse
così piccolo. Potrebbe essere stato un diadema
dell’antico potere degli imperatori austriaci, ma
soprattutto restava un emblema dal grande valore
all’interno
destinato a una regina. O, come sostiene Bertelli, religioso. E i Savoia col papa non andavano per un cerchio
di metallo,
fu adattata per un re-bambino, cioè Pipino, figlio niente d’accordo in quegli anni. Umberto I però
di Carlo Magno, incoronato re d’Italia nel 781: «Se volle inserire la corona nello stemma del neonato

da cui
per l’incoronazione fosse stata usata la Corona Regno d’Italia e fece realizzare una grande copia
ferrea, si spiegherebbe il suo diametro che doveva in bronzo da posizionare nel Pantheon a Roma,

prende
cingere la testa di un bambino di soli quattro sopra la tomba sua e di suo padre, Vittorio
anni. E sono proprio le piccole dimensioni a Emanuele II. Anche per i Savoia, dunque, non

il nome
indurci a ritenere che la corona di Monza sia stata poteva esistere un Regno d’Italia senza la sua
quella del primo re carolingio d’Italia». corona, ma non la portarono mai in testa. •
57
S
IL PRESENTE,
LO SPECCHIO DEL PASSATO

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Data
Rilascio Nego il consenso per le attività di profilazione. P001
PRIMO PIANO

Lunga vita ai re
Sopra, gli Scacchi di
Lewis esposti al British
Museum: il museo di
Londra ne conserva 82.
Sotto, alcuni dei pezzi
di questo set del XII
secolo visti da vicino.
Da sinistra, quattro
pedoni, un guardiano
(l’odierna torre), due re,
un vescovo (l’alfiere) e
un cavaliere.

60
S
SCACCHIERA
MONDIALE Gli Scacchi di Lewis hanno
quasi mille anni. Trovati su
un’isola oggi scozzese e allora
vichinga, raccontano com’era
la bellicosa società
medievale scandinava.
di Simone Cosimelli

A
nche chi non ne ha mai sentito
parlare, forse, li ha già visti. Nel film
Harry Potter e la pietra filosofale
(2001) due dei protagonisti, Harry
e Ron, giocano a scacchi nella Sala Grande
della scuola di magia di Hogwarts: i pezzi,
perfettamente intagliati e più grandi di quelli
normalmente utilizzati, si animano e lottano tra
loro. “Sono gli scacchi dei maghi”, dice Ron. E
non va poi così lontano dalla realtà: i pezzi del
film, infatti, per forma e fattezze si ispirano agli
Scacchi di Lewis, i più importanti del passato.
Le figure del gioco cambiavano da Paese a
Paese e riflettevano i costumi e le gerarchie
sociali. Gli Scacchi di Lewis, vecchi di mille
anni, ne sono l’esempio perfetto.

INCOMPLETA. Per Neil MacGregor, storico


dell’arte ed ex direttore del British Museum,
sono il simbolo della conoscenza, del gusto e
dell’intelletto di un’intera epoca: il Medioevo.
Dei 93 pezzi a oggi catalogati, 82 fanno parte
proprio della collezione del British Museum,
a Londra, e 11 di quella del National Museum
of Scotland di Edimburgo: 78 sono destinati
al gioco degli scacchi, mentre gli altri a un
gioco da tavolo simile al backgammon. Intrisi
MONDADORI PORTFOLIO/AKG

di fascino, questi oggetti hanno attraversato


il tempo quasi del tutto indenni e ancora oggi
promettono sorprese. Al set completo, infatti,
SCALA

mancherebbero dei pezzi. 

61
S
Lo scorso giugno, per esempio, la casa d’aste
Sotheby’s ha annunciato la messa in vendita di
un 94° pezzo, un prezioso “guardiano” (l’odierna
torre) alto 8,8 centimetri. Era finito sul mercato
ed era stato acquistato nel 1964 da un antiquario,
per cinque sterline: l’uomo lo aveva lasciato
alla famiglia ed è stato suo nipote a intuire che

MONDADORI PORTFOLIO/AKG
fosse più di un semplice soprammobile. Quella
statuetta oggi vale oltre 500mila sterline.

DALLA LONTANA NORVEGIA. Gli


scacchi sono stati ritrovati, nel 1831, all’interno
di un contenitore di pietra sull’isola di Lewis,
la più grande delle Ebridi Settentrionali. L’isola
fa parte della Scozia da molto tempo, ma tra
il 1150 e il 1200 – quando si pensa che i pezzi
siano stati fabbricati – rientrava tra le zone
controllate dal Regno di Norvegia. Secondo la
tesi più accreditata, infatti, le piccole sculture
furono scolpite a Trondheim (a quasi 500
km dall’odierna Oslo). In questa città, centro
culturale molto importante all’epoca, risiedeva
l’arcivescovo che con il re aveva giurisdizione
sull’isola di Lewis. Nella città norvegese gli
artigiani usavano raffinate tecniche di intaglio
e, soprattutto, vivevano persone ricche in grado
di finanziare opere pregevoli e costose come gli
Alcuni dei guardiani mordono scacchi: possederli significava ostentare uno
status superiore. Quelli di Lewis furono realizzati
gli scudi. Proprio come facevano con materiale ricavato da zanne di tricheco e
denti di balene e, diversamente dai pezzi di oggi
i guerrieri di Odino, che in bianco e nero, erano rossi e bianchi (anche se
con il tempo hanno assunto una colorazione tra il
si battevano senza armatura marrone sfumato e il bianco avorio).

ALBUM / MONDADORI PORTFOLIO

Paese che vai...


ALAMY/IPA

Sopra, la scena di Harry Potter e la pietra


filosofale (2001) in cui i protagonisti giocano
con gli scacchi di Lewis. A sinistra, un
elefante del XVIII secolo, pezzo classico delle
scacchiere indiane. In alto, pittura murale
della tomba di Nefertari (XIII secolo a.C.), in
cui la regina gioca a senet, precursore della
dama e del backgammon.
62
S
Risalire alla loro origine non è solo un dettaglio: per questo gli Scacchi di Lewis sono importanti:
aiuterebbe a comprendere la storia dei contatti offrono uno spaccato della società del Nord
tra le popolazioni del Nord Europa di quasi un Europa nel XII secolo. Osserviamoli: tra i pezzi
millennio fa. L’isola di Lewis aveva infatti lo ci sono 8 re, 8 regine, 16 vescovi, 15 cavalieri, 12
stesso retaggio culturale delle altre popolazioni guardiani e 19 pedoni (più il guardiano scoperto
della zona, dall’attuale Gran Bretagna fino alla nel 2019). Tutti i re siedono su troni decorati con
Penisola scandinava. Fu inizialmente abitata dai la spada sulle ginocchia: sono sovrani condottieri,
Vichinghi, che fino all’XI secolo esplorarono e più che amministratori. Li affiancano i cavalieri –
conquistarono l’Europa Settentrionale, navigando professionisti a cavallo che difendono la corona
in gran parte del mondo allora conosciuto, tanto con lance e scudi – e i guardiani: combattenti con
da arrivare in Groenlandia e sulle coste del Nord scudo e spada.
America. In seguito, Lewis divenne un importante Tra questi alcuni si differenziano e prendono
snodo tra Trondheim e Dublino, a dimostrazione le sembianze di spaventosi berserker, guerrieri
dell’esistenza di legami culturali e politici tra terre che mordono lo scudo coi denti e puntano
con scambi commerciali. I celebri scacchi, forse l’avversario con occhi spiritati, a rievocare la
a causa di un naufragio, sarebbero finiti sull’isola furia delle battaglie nordiche. Interessante la
per essere custoditi e poi venduti in Irlanda, ma presenza della regina. Nella società europea,
Battagliero per motivi sconosciuti furono abbandonati lì. diversamente da quelle islamiche dove le
Sopra, il guardiano di
Lewis recentemente mogli dei sovrani non partecipavano alla vita
ritrovato: è il 94° della A OGNUNO IL SUO POSTO. Ma da dove politica (e per questo esisteva il pezzo del Visir,
scacchiera e andrà all’asta. viene il gioco degli scacchi? Probabilmente il consigliere ufficiale), le regine avevano un
I pezzi sono tutti intagliati furono inventati in India, nel VI secolo d.C., ruolo pubblico e spesso supportavano i mariti.
in zanna di tricheco e per poi diffondersi prima nel Medio Oriente e Per questo, pur non avendo molto potere negli
dente di balena. In basso, successivamente nell’Europa cristiana. Ovunque scacchi medievali, la regina è raffigurata con uno
dettaglio di una pala
approdassero, la loro composizione rifletteva sguardo intenso e riflessivo (oggi invece è uno dei
d’altare spagnola della
fine del XIV secolo, in cui quasi sempre la struttura sociale del Paese o pezzi più importanti, a testimonianza dei tempi
si vedono due giocatori dell’area in cui venivano utilizzati. In India, per che cambiano). Ci sono inoltre pedoni: uomini
di scacchi. esempio, i pezzi comprendono tuttora gli elefanti semplici che proprio per la loro irrilevanza nella
da guerra, mentre nella zona mediorientale, a gerarchia sociale sono rappresentati da piccole
causa della proibizione islamica di rappresentare lastre simili a lapidi, senza personalità né fattezze
l’immagine dell’uomo, si usano forme astratte. umane. E certo non mancavano i vescovi, simboli
In Europa, invece, pedoni e torri hanno sempre dell’unione di potere temporale e spirituale in
riprodotto le figure “sociali” dell’epoca, dando una società ancora profondamente religiosa.
indicazioni precise sugli equilibri di potere. Anche Insomma, un intero mondo su una scacchiera. •

ALBUM/PRISMA/MONDADORI PORTFOLIO
PRIMO PIANO

Simbolo della
Rivoluzione,
la ghigliottina
nacque
con intenti
ugualitari.
Ma diventò
strumento
di una
gigantesca
carneficina.
La ghigliottina usata
dall’Armata della di Massimo Manzo
Francia rivoluzionaria
contro i ribelli della
Vandea (1793-1796).
A destra, l’esecuzione

La
della regina Maria
Antonietta, il 16
ottobre 1793.
Nell’ovale, Joseph-
Ignace Guillotin.

DEC

T
MONDADORI PORTFOLIO/AKG

utto si consuma in fretta,


gli assistenti tagliano con
una forbice la camicia blu
e lo lasciano a torso nudo,
le mani gli vengono legate dietro la
schiena [...], lo fanno inginocchiare, [...]
sento un rumore sordo: mi giro e vedo
sangue, sangue ovunque, in un secondo
una vita è stata falciata”. All’alba
del 10 settembre 1977, nel carcere de
Les Baumettes (Marsiglia), la giudice
Monique Mabelly descriveva con queste
agghiaccianti parole il ghigliottinamento
del 28enne tunisino Hamida Djandoubi,
accusato di un brutale femminicidio.
Il “rasoio nazionale”, come veniva
FINE ART IMAGES/HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO (2)
PITAZIONE
chiamata la ghigliottina, faceva così la
sua ultima vittima della storia francese,
dopo che per quasi duecento anni aveva
falciato le teste di migliaia di condannati
d’ogni classe sociale, compresi nobili
e re, diventando uno dei simboli più
famigerati della Rivoluzione francese.
francese
integrante del sistema repressivo»,
racconta lo studioso Antonio
dei Lumi e della ragione, tali orrori non
erano più accettabili e così, dopo che nel
Castronuovo nel saggio La Vedova 1780 re Luigi XVI ebbe abolito la tortura,
CONDANNE “DEMOCRATICHE”.  Allegra: storia della ghigliottina (Stampa prese corpo l’idea di una pena capitale
Anche se ai nostri occhi può apparire Alternativa). «La morte era applicata con uguale per tutti, indipendentemente
brutale, il macabro strumento fu figlio opzioni differenziate in base al ceto del dall’estrazione sociale. Fu però lo
degli ideali illuministi di uguaglianza, condannato: il popolano era impiccato, scoppio della Rivoluzione, nel luglio
concepito per alleviare il supplizio dei l’aristocratico decapitato con la spada e i 1789, a dare una spinta decisiva ai nuovi
condannati, prima destinati a pene ben criminali peggiori erano destinati a pene ideali. A farsene portavoce fu il medico
più dolorose. «Nella Francia dell’Ancien crudeli come il fracassamento delle ossa, e filantropo Joseph-Ignace Guillotin,
régime, la pena spettacolare era parte il rogo o lo squartamento». Nell’epoca deputato dell’Assemblea nazionale, il 

65
S
L’idea venne
al medico
e deputato
Guillotin, ma
a progettarla fu
un chirurgo
quale il 10 ottobre presentò un disegno
di legge in cui si prevedeva che “in tutti
i casi in cui la legge commina la pena
di morte, il supplizio sarà lo stesso [...]
il reo sarà decapitato [...] per mezzo
di un meccanismo semplice”. Il solerte
deputato non aveva ancora idea di quale
fosse il “meccanismo”, ma si premurò
di abbozzare una descrizione di come
avrebbe dovuto funzionare: “Con la mia
macchina, vi farò saltare la testa in un
batter d’occhio, e non soffrirete affatto!
La lama piomba come un fulmine [...] a
malapena si percepisce un soffio d’aria
fresca sulla nuca”.

MACABRI COLLAUDI. Comunque,


ci vollero quasi tre anni prima che il
micidiale marchingegno facesse la sua
comparsa. Fu il codice penale del 1791
a introdurre la decapitazione come
unico metodo delle future esecuzioni
capitali, anche se rimaneva ancora da
chiarire come “spiccare” la testa dei
condannati. Al riguardo ci si avvalse
della consulenza di Charles-Henri
Sanson, il più celebre boia di Francia,
il quale ritenne indispensabile “al fine metri di altezza e dotati di scanalature presenza di un folto pubblico di curiosi,
di soddisfare le opinioni umanitarie per farvi scorrere la lama (couperet), e il primo a testarla fu il ladruncolo e
espresse dall’Assemblea, che si trovi il issata con una corda e appesantita assassino Nicolas Jacques Pellettier. Il
mezzo per immobilizzare il condannato”. da un pezzo di piombo (mouton). Il giorno dopo, il giornale La Chronique
La progettazione finale fu affidata condannato si distendeva a pancia in de Paris riconobbe che “la velocità
al medico Antoine Louise, segretario giù su un’asse (bascule) e incastrava con cui colpisce si accorda benissimo
dell’Accademia di chirurgia, il quale nel il capo su due semilunette di legno con lo spirito della legge, che [...]
marzo 1792 presentò il progetto di uno (lunettes). A completare l’opera era la non deve essere mai crudele”. Molti
strumento in cui “il corpo del criminale forza di gravità: fiondando verso il basso spettatori rimasero invece delusi per la
è coricato sul ventre tra due pali sbarrati la lama staccava la testa del malcapitato, brevità dello “spettacolo”. Ben presto,
in alto da una traversa dalla quale si facendola rimbalzare in una cesta. cominciarono a fioccare fantasiosi
fa cadere sul collo l’ascia a mezzo di L’ultimo ritocco fu la forma della lama, appellativi per definire il marchingegno:
uno scatto”. Entusiasti, i deputati ne all’inizio convessa e in seguito inclinata “rasoio nazionale”, “vedova” (dacché
autorizzarono la realizzazione, affidata di 45 gradi per rendere più efficace il si ergeva isolato sul patibolo),
a un costruttore di clavicembali tedesco, taglio. C’è chi narra che tale modifica sia “Louisette” o “Louison” (dal nome del
tal Tobias Schmidt. Il meccanismo, non stata suggerita dal sovrano Luigi XVI, suo progettista), ma alla fine prevalse
troppo diverso da simili strumenti di che da lì a poco ne avrebbe sperimentato guillotine, in onore dell’uomo che per
epoche precedenti (vedi riquadro), fu personalmente l’efficienza. primo l’aveva immaginato, in seguito
collaudato nell’ospizio di Bicêtre, prima erroneamente identificato con il suo
su pecore e poi su cadaveri. Dalla base si ARMA DEL TERRORE. La creatore materiale. Così battezzato, il
ergevano due pali verticali, uniti da una macchina “decollatrice” fu inaugurata congegno entrò in servizio a pieno ritmo.
barra (chapeau) sistemata a circa quattro il 25 aprile 1792 a Place de Grève alla Il 21 gennaio del 1793 ne fu vittima lo
66
S
BRIDGEMAN IMAGES
Gli antenati
della “vedova”
P rima che il modello di
ghigliottina francese
facesse la sua comparsa, in
Europa erano già stati usati
strumenti per decapitare i
condannati. Uno dei metodi
medievali era il cosiddetto diele
(pancone) e consisteva in una
lama appoggiata sul collo del
malcapitato e che veniva presa 
a colpi di mazza, decapitandolo.
Sul patibolo. Tra i
marchingegni più simili alla
ghigliottina, spicca però il
cosiddetto “patibolo di Halifax”
(sotto), dal nome della città
inglese in cui fu introdotto dalla
fine del XIII secolo. Al posto
della lama inclinata a 45 gradi,
era dotato di una pesante ascia
montata su un blocco di legno

MONDADORI PORTFOLIO/AKG
che scorreva tra due montanti
alti poco più di quattro metri,
sollevata con una fune. Il
condannato posizionava la
testa su un ceppo alla base della
macchina, azionata dal taglio
della corda. Il patibolo di Halifax
fu peraltro meno “vorace”
Trasportati in piazza a bordo di carrette, rispetto all’omologo francese,
Spettatori crudeli coperti di insulti dalla folla, i condannati e tra il 1286 e il 1650 (anno
A sinistra, Robespierre e salivano sul patibolo dove venivano dell’ultima esecuzione) fece
Saint-Just si avviano alla tagliati loro i capelli e il colletto della “solo” un centinaio di vittime. 
ghigliottina, il 28 luglio1794, camicia. Dopo la decapitazione il
tra gli insulti della folla.
Sopra, l’esecuzione di Jane boia mostrava la testa al pubblico,
Grey (1537-1554), regina preparandosi a ripetere l’operazione in
d’Inghilterra per nove una sorta di “catena di montaggio”. «Il
giorni: i nobili non venivano sangue inondava ogni volta la scena,
impiccati, a loro si tagliava la tanto che gli abitanti della zona di piazza
testa con la spada.
ALAMY STOCK PHOTO

della Bastiglia contestarono la vicinanza


del patibolo per ragioni di igiene: la
stesso Luigi XVI, e il 16 ottobre toccò quantità di sangue era infatti tale da non
alla consorte Maria Antonietta. Ma gli poter essere assorbita dal terreno, e un
ex regnanti erano in buona compagnia: odore mefitico si spargeva ovunque»,
con l’istituzione del Comitato di salute racconta Castronuovo. Uno scenario da
pubblica (luglio 1793), e l’approvazione film horror, che dopo il colpo di Stato
della “Legge sui sospetti”, la ghigliottina del 1794 vide cadere anche molte teste
divenne uno strumento politico utilizzato giacobine (tra cui proprio quelle di
dai giacobini per eliminare gli avversari. Robespierre e Saint-Just), evento che
E nel cesto rotolarono le teste di migliaia simboleggiò la fine del Terrore. Nel solo
di persone, da cittadini sospettati di periodo rivoluzionario, la ghigliottina
simpatie monarchiche a nobili come aveva decapitato 20mila persone.
Luigi Filippo d’Orléans, passando per Quanto a Guillotin, durante il Terrore
intellettuali o nemici politici come fu imprigionato e rischiò di sperimentare
Charlotte Corday e Danton. la Louisette. Fu liberato nel 1794 e si
ritirò tristemente ad Arras, nel Nord
DOPPIO TAGLIO. Tra il 1793 della Francia, riuscendo per poco a
e il 1794, nel pieno del regime del salvare la testa dalla furia giacobina. Si
Terrore, giacobini come Maximilien de spegnerà nel 1814, dopo aver tra l’altro
Robespierre e Louis Antoine de Saint- combattuto, da buon filantropo, per la
Just esaltarono le virtù “purificatrici” diffusione della vaccinazione. Disgustato
della ghigliottina e le esecuzioni dal fatto che il suo nome fosse associato
divennero parte di una macabra liturgia. a quel sinistro congegno di morte. •
PRIMO PIANO

Ne vuole, madam?
POPPERFOTO VIA GETTY IMAGES

Un tea party in giardino


a fine ’800. Nella pagina
accanto, la regina Vittoria

ING
(1819-1901) prende un tè a
Nizza con la figlia Beatrice
(di spalle) e la moglie di un
nipote.

La scoperta del tè e l’averne


fatto la bevanda nazionale
cambiò gli inglesi e i loro
rapporti di forza col resto
del mondo.
di Riccardo Michelucci

lorem!
Spie tedesche
prima della
fucilazione in
Francia, durante
la Prima guerra
mondiale..
BRIDGEMAN IMAGES

68
S
CORBIS VIA GETTY IMAGES

HIL...TÈ
W
inston Churchill definì il
THE BRITISH MUSEUM / TRUSTEES OF THE BRITISH MUSEUM/ SCALA

tè “l’arma più importante


in dotazione ai soldati
di Sua Maestà”. E si dice
che la regina Vittoria mitigasse il suo
carattere austero soltanto quando le
veniva servito quello del pomeriggio.
Anche i grandi della letteratura inglese
moderna – da Charles Dickens a Jane
Austen, da Oscar Wilde ad Agatha
Christie, solo per citarne alcuni –
vi hanno fatto spesso riferimento
nelle loro opere. Nel 1946 George
Orwell scrisse addirittura un breve e
Interclassista appassionato saggio nel quale elencava
Un servizio in grès 11 regole d’oro per preparare la tazza
e argento di metà perfetta: “Rigorosamente indiano o
’800: è in mostra di Ceylon, la teiera (in ceramica o
al British Museum. terracotta) deve essere riscaldata prima
Nell’altra pagina, di versarvi gli ingredienti, il tè deve
due operai di
Leeds pranzano essere forte, la tazza cilindrica per non
con la tradizionale disperdere il calore. Mai aggiungervi
tazza di tè (1972). zucchero. Il latte soltanto alla fine”. 
Il tè pomeridiano si diffuse dalla
nobiltà a tutti i ceti. Anche perché .

le donne potevano berlo senza dare


scandalo, al contrario del caffè
Ma neanche il grande scrittore inglese abitudini che si sarebbero radicate».
riuscì a placare le accese discussioni dei All’inizio il tè era consumato soltanto
suoi connazionali su come preparare la negli ambienti aristocratici, ma non
bevanda che più di ogni altra è diventata ci mise molto a diffondersi, fino a
il simbolo dell’identità britannica. La diventare di uso comune. A quei tempi
storia d’amore degli inglesi con il tè, arrivava dalla Cina, era molto costoso
infatti, dura da oltre tre secoli e mezzo, a causa delle alte tasse governative
anche se in tempi recenti sta mostrando e si beveva rigorosamente amaro. Il
qualche segno di cedimento.

L’ARRIVO A CORTE. Era il 23


settembre 1658 quando una rivista
di Londra parlò per la prima volta di
Prego, servite
Teatime alla corte di
una bevanda cinese chiamata “Tcha Anna Stuart (1665-
oppure Tee”, che veniva venduta in un 1714) e, sotto, un
negozio della capitale. Il merito di aver servizio in argento
portato l’amata bevanda in Inghilterra, dorato appartenuto
in quegli stessi anni, è attribuito a alla sovrana.
Caterina di Braganza (1638-1705), la In alto, un ufficiale in
India si fa portare
principessa portoghese che andò in il tè da un servitore
sposa a re Carlo II d’Inghilterra (1630- nativo, 1860.
1685). Fu lei a introdurla a corte e a
diffonderla tra l’aristocrazia. «In realtà i
primi a portare il tè in Europa, all’inizio
del ’600, furono gli olandesi», spiega
la studiosa Linda Reali, autrice del
saggio Storie del tè (Donzelli editore),
«ma gli inglesi hanno il grande merito
di averlo introdotto nella cultura
occidentale, attribuendogli significati
ben diversi da quelli che aveva in
Oriente, e inventando ritualità e
BRIDGEMAN IMAGES
Il celebre Earl Grey

MONDADORI PORTFOLIO/LEEMAGE
L’ Earl Grey Tea, aromatizzato
con l’olio estratto dalla scorza
di bergamotto, è uno dei tipi di
in missione in Cina, che aveva
salvato la vita di suo figlio. Ma è
difficile crederci, considerando
tè più diffusi e apprezzati in Gran che all’epoca i rapporti tra Cina e
Bretagna e in tutto l’Occidente. Gran Bretagna erano tesi, a causa
Deve il suo nome al conte Charles delle Guerre dell’oppio. Altra
Grey (a destra), un importante ipotesi è che la ricetta sia nata
politico britannico che fu primo per caso, da un carico di tè e di
ministro dal 1830 al 1834. bergamotti che vennero spediti
Esistono varie spiegazioni, più nella stessa nave. Secondo alcuni
o meno plausibili, sul perché fu invece la famosa casa da tè
l’infuso sia stato associato londinese Jackson’s of Piccadilly
all’aristocratico inglese. a inventare la ricetta per il primo
Marketing. Si dice ad esempio ministro. L’uso del nome “Earl
BRIDGEMAN IMAGES

che sia stato un mandarino Grey” sarebbe poi stato, molto


cinese a donare la ricetta del tè più prosaicamente, una semplice
a un diplomatico di Sua Maestà trovata pubblicitaria.

florido contrabbando che si sviluppò ottenne dal Parlamento il monopolio


fin dall’inizio cessò soltanto nel 1785, dell’esportazione dell’oppio dall’India
quando il governo inglese decise di e la sua commercializzazione verso la
abbattere i dazi rendendo la bevanda Cina, in cambio del tè e della seta.
assai più accessibile anche alle classi Il legame commerciale fra questi
lavoratrici. Inoltre il tè, al contrario del prodotti divenne così stretto che la
caffè, era considerato “rispettabile” per crescente domanda britannica di
entrambi i sessi, e infatti la clientela tè sfociò nelle cosiddette “Guerre

MONDADORI PORTFOLIO/DE AGOSTINI PICTURE LIBRARY


di riferimento divenne proprio quella dell’oppio” dei primi decenni
femminile. dell’Ottocento, fra Impero cinese e
Il consumo nelle case e nei giardini – Gran Bretagna. Fu allora che gli inglesi
non nelle coffeehouse, dove le donne non decisero di coltivare l’ambita piantina
erano ammesse – si consolidò all’inizio nella regione di Calcutta e a Ceylon,
del XVIII secolo, durante il regno di esentandone l’importazione dai dazi.
Anna Stuart, e poi nella successiva Le dinamiche commerciali cambiarono
era georgiana. In epoca vittoriana radicalmente: mentre nella prima
si sarebbe infine trasformato in un metà del XIX secolo la Gran Bretagna
rituale, a partire dalla corte: Anna Maria aveva importato dalla Cina oltre 30mila 
Russell Stanhope, duchessa di Bedford
e dama da camera della regina Vittoria,
cominciò a farlo servire ogni giorno nel L’apripista
suo appartamento. Caterina di Braganza
(1638-1705), consorte
portoghese di Carlo II
RIPERCUSSIONI. Fra Settecento d’Inghilterra, introdusse
e Ottocento l’affermazione del tè fu per prima alla corte
totale. Dalla corte alla classe media, fino britannica l’usanza del tè.
a tutti gli strati della popolazione, la
bevanda venuta dall’Oriente divenne un
prodotto fondamentale per gli inglesi,
con forti risvolti economici. «Nel corso
dei secoli intorno al tè è stata sviluppata
un’operazione culturale ma soprattutto
commerciale, che l’ha reso un grande
protagonista della storia economica
e politica dell’Impero britannico»,
spiega Linda Reali. La crescente
domanda fornì impulso allo sviluppo
della Marina, favorì il commercio
britannico e incoraggiò l’espansione
delle coltivazioni nelle regioni più
HISTORIA/SHUTTERSTOCK

idonee. Nel 1758 la potente Compagnia


britannica delle Indie Orientali
71
S
ULLSTEIN BILD VIA GETTY IMAGES
Per combattere l’alcolismo e aiutare i soldati in trincea
tonnellate di tè, alla fine dell’Ottocento
le importazioni erano scese ad
appena 7mila. Ma qualunque fosse la
provenienza, la domanda continuava a
crescere.

MAKE TEA, NOT WAR. All’inizio


del XX secolo il consumo medio
pro capite annuo raggiunse la cifra
sbalorditiva di tre chilogrammi. E poiché
nello stesso periodo l’alcolismo divenne
un problema sempre più grave il tè si
rivelò anche uno straordinario strumento
di controllo sociale. Sostituì infatti la
birra come bevanda nazionale e servì a
combattere l’abuso di sostanze alcoliche.
Fatto che si rivelò utilissimo anche sui
campi di battaglia.
«Non si trattò soltanto di un rimedio
pratico contro la piaga sociale dell’alcol,
ma fu anche una salvezza per i soldati
nelle guerre moderne», spiega l’esperta.
«Mentre le truppe di altri Paesi erano
solite bere gin e caffè, gli inglesi
preferivano il tè caldo, con il quale si
mantenevano sobri». Una delle sue
componenti principali, la caffeina (nel
tè chiamata teina), stimola l’attenzione
e protegge dal freddo, migliorando
il rendimento in battaglia. Alla fine
della Seconda guerra mondiale il Delizioso!
governo britannico fornì ai carri armati I Beatles a
dell’esercito il British Boiling Vessel, Londra il 2 luglio
un bollitore speciale alimentato a 1962, di ritorno
elettricità che consentiva all’equipaggio dalla tournée
in Australia.
di prepararsi il loro tea senza uscire dal
Sembra che i Fab
veicolo. Un’idea che sarebbe stata poi Four, durante
copiata dagli eserciti di tutto il mondo. le registrazioni,
traessero grande
COME LO PRENDE? Con il ispirazione da una
trascorrere del tempo la calda bevanda classica tazza di tè
nazionale è riuscita anche ad adattarsi caldo e miele.
al mutamento dei gusti degli inglesi.
72
S
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Nei secoli passati era quasi sempre come il Kenya, l’India e il Malawi.
sorbita verde, amara, senza latte e Monocolture poco sostenibili, il cui
bevuta in piccole tazze di porcellana prezzo è stato pagato dalle popolazioni
Comfort prive di manico. Adesso si beve perlopiù locali. In Inghilterra esiste dal 2005
A sinistra, operai nero, spesso con l’aggiunta di latte e un’unica piantagione a Tregothnan,
inglesi riempiono zucchero. nella Cornovaglia Sud-occidentale.
grossi contenitori
con le preziose A partire dalla metà del XX secolo i
foglie liofilizzate, sudditi di Sua Maestà hanno cominciato LA FORZA SCURA. Che se ne beva
GETTY IMAGES

da inviare nelle a consumarne sempre meno: si è scesi tanto o poco, secondo l’antropologo
trincee dei ormai a livelli molto inferiori a quelli di Cambridge Alan Macfarlane, senza
soldati della della Seconda guerra mondiale, quando il tè non ci sarebbero stati né l’Impero
Grande guerra. le esigenze belliche ne imposero il britannico né la rivoluzione industriale.
Nell’altra pagina,
razionamento. Ancora oggi le foglie di In quella tazza galleggiano l’identità
un venditore
ambulante di tè a tè arrivano in Gran Bretagna dall’Africa di un popolo e secoli di imperialismo e
Londra, nel 1932. e dall’Asia, soprattutto da ex colonie dominio del mondo. •

a restare lucidi, sostituì la birra come bevanda nazionale

GAMMA-KEYSTONE VIA GETTY IMAGES


Il tè di Boston
I l 16 dicembre 1773 centinaia
di casse di tè galleggiavano
nelle acque del porto di
Boston. Erano state gettate in
mare dai coloni americani per
protestare contro il Parlamento
britannico che aveva appena
approvato il Tea Act. La legge
autorizzava la Compagnia
delle Indie Orientali a vendere
direttamente il tè proveniente
dall’Oceano Indiano nelle sue
colonie americane, e di fatto
tagliava fuori gli intermediari
americani che fino ad allora
avevano goduto di un ampio
giro di affari. L’obiettivo della
nuova legge era quello di
vendere a costi inferiori le
grandi quantità di prodotto
stoccate nei magazzini
londinesi, e di combattere il
contrabbando nelle colonie.
Reazioni. In tutta risposta, i
commercianti americani di tè
organizzarono un boicottaggio
delle merci inglesi che culminò
in un episodio clamoroso:
alcuni giovani travestiti da
indiani Mohawk assalirono
le navi ancorate nel porto di
Boston e gettarono in mare
342 casse della preziosa merce.
L’episodio, noto come “Boston
Tea Party”, scatenò la reazione
immediata di re Giorgio III e
del governo di Londra, che
disposero la chiusura punitiva
del porto di Boston dal 1°
giugno 1774 fino al momento
in cui non fosse stato risarcito
il danno economico della
distruzione del tè. L’episodio
fu il preludio della Guerra
di indipendenza americana
(1775-1783).
PRIMO PIANO

I PIÙ ANTICHI
I primi pantaloni,
il primo flauto,
il primo globo, la
prima scultura
umana: ecco gli
oggetti che gli
archeologi hanno
scovato e che
hanno “scritto”
la storia del
mondo.
di Aldo Bacci

1
Il globo
“made in Italy”
I l mappamondo (o meglio globo) più antico
mai ritrovato è italiano (a destra) ed è stato
realizzato a Firenze utilizzando due metà di uova
di struzzo unite insieme (diametro totale: circa
11 centimetri). Risale all’inizio del XVI secolo (al
1504 secondo l’autore della scoperta Stefaan
Missinne) e per alcuni potrebbe persino essere
stato realizzato da Leonardo da Vinci, altrimenti
da uno dei suoi allievi o comunque da un
artigiano fiorentino, ipotesi derivata anche dal
fatto che la cura artistica del disegno va al di là
della semplice attenzione cartografica. Il globo
riporta anche la prima rappresentazione del
continente americano, raffigurato ancora come
DAVID GUAM/WIKIMEDIA COMMONS

una coppia di isole. La sua superficie è costellata


di iscrizioni latine e di fitti disegni, tra cui navi e
mostri marini.
Incompleto. Esiste un globo ancora più arcaico,
l’Erdapfel di Norimberga, realizzato da Martin
Behaim tra il 1490 e il 1492; non contiene le
Americhe ma solo un grande tratto di mare fra
Europa e Asia.
74
S
DI TUTTI
3
La Venere
di 35mila anni fa
L a scultura umana più antica? È la
Venere di Hohle Fels (a sinistra),
ritrovata nel 2008 in Germania e
risalente a circa 35mila anni fa, ma
forse anche 40mila. Alta appena
sei centimetri, la piccola scultura
rappresenta una figura femminile
e appare ben conservata, priva
ALAMY STOCK PHOTO

solo del braccio sinistro. Trovata


sotto il pavimento di una grotta
vicino a Schelklingen nel Baden-
Württemberg, è realizzata in avorio
di mammut ed è caratterizzata
dall’assenza della testa, sostituita
da un piccolo anello inciso che
sarebbe forse servito ad appenderla
come amuleto. Come in tutte le

2
veneri paleolitiche il seno e i fianchi
sono prosperosi, mentre le braccia
sono piccole ma le mani hanno
dita ben distinte. Linee tracciate
La pentola preistorica sul corpo sembrano suggerire la
presenza di un qualche abito. Si

L e pentole per cucinare sarebbero nate in


Giappone durante l’ultimo periodo glaciale, circa
15mila anni fa, nel tardo Pleistocene. Gli studiosi di
tratta della prima rappresentazione
certa del corpo umano di Età
paleolitica, che scalza di 5.000 anni
un team internazionale guidato dall’Università di o più le altre veneri, come quelle di
York (Inghilterra) hanno analizzato un centinaio di Galgenberg, di Willendorf e di Dolni
ceramiche rinvenute in alcuni siti nipponici. Věstonice.
Prime zuppe. Dalle analisi chimiche è risultato Rivali. A contenderle il primato
che quegli antichi vasi (sotto, due esemplari) sono altre raffigurazioni, che però
chiamati Jomon – dal nome del lungo periodo sono state identificate come corpi
storico terminato nel 300 a.C. – contenevano femminili solo da alcuni studiosi: la
residui organici carbonizzati riconducibili alla Venere di Tan-Tan in Marocco risale
componente lipidica dei pesci (d’acqua dolce e addirittura a 500-300mila anni fa,
salata) e dei frutti di mare. I pescatori preistorici mentre la Venere di Berekhat Ram
delle isole giapponesi cucinavano la zuppa di pesce (alture del Golan, Israele) è datata a
molto prima che arrivasse la rivoluzione agricola. 230mila anni fa.
WAKASA HISTORY AND FOLKLORE MUSEUM

75
S
4
Musica, maestro preistorico!
N ella Preistoria si suonava già il flauto: lo dimostrerebbe una serie
di ritrovamenti archeologici in Europa, come quello avvenuto
in Slovenia, nella Grotta di Divje Babe I, nel 1995. Lo strumento
– il femore di un giovane Ursus spelaeus, orso delle caverne ora
estinto, lungo 11,36 centimetri e con due fori completi (a sinistra) –
risale a 55mila anni fa e sarebbe opera dell’Uomo di Neanderthal.
Si tratterebbe dunque del più antico strumento musicale mai
recuperato.
Dibattito. L’ipotesi che quelli fossero i resti di un flauto fu però
messa in discussione da diversi studiosi e, ancora oggi, alcuni
ipotizzano che i fori presenti fossero stati praticati dai denti di
ALAMY STOCK PHOTO

qualche carnivoro. Uno studio condotto con microtomografia


computerizzata a raggi X (tecnica non distruttiva per ottenere
informazioni sulla struttura interna di un campione senza
danneggiarlo) ha invece dato alcune conferme: i fori furono
realizzati con uno strumento acuminato e in origine erano almeno
quattro. E questo non sarebbe un caso isolato, dato che i dubbi sono
ancora meno in merito a una serie di flauti rinvenuti nel Sud-ovest
della Germania (in una grotta del sito di Hohle Fels, quello della
Venere della pagina precedente) e realizzati dall’Homo sapiens con
ossa di avvoltoio e zanne di mammut, e che risalgono al periodo fra
35mila e 44mila anni fa.

5 Il materasso ritrovato in
Disco dei naviganti d’antan Sudafrica ha 77mila anni:
R isale agli anni fra il 1496 e il 1501 e apparteneva a Vasco era grande abbastanza per
accogliere tutta la famiglia
da Gama o a un suo parente (probabilmente lo zio Vicente
Sodré, anch’egli navigatore): l’astrolabio navale ritrovato nel
2014 nel relitto della Esmeralda (una delle navi utilizzate per
il secondo viaggio in India dell’esploratore portoghese) ed
entrato nel Guinness dei primati come il più antico astrolabio
marino mai ritrovato. Si tratta di un disco di piombo con un
foro al centro e decorato con lo stemma del re del Portogallo.
All’inizio quel disco di 2 millimetri di spessore e 17,5
centimetri di diametro era un mistero.
Usi alternativi. Ulteriori indagini hanno confermato
che l’oggetto, nel quale sono state individuate 18 tacche
a raggiera disposte a distanza di 5 gradi (per determinare
l’altezza del Sole), era utilizzato proprio per la navigazione.
Esistono astrolabi più vecchi anche di un paio di secoli, ma
erano esemplari legati piuttosto all’astronomia.

6
Un aratro di 4mila anni fa
L’ aratro più antico mai rinvenuto si trova in Italia. Uno
strumento così semplice e così rivoluzionario per la storia
dell’umanità è conservato nel Museo civico archeologico
Rambotti (a destra) di Desenzano del Garda (Bs): risale al 2000
a.C. ca. e appartiene a quella che è chiamata cultura di Polada.
Scoperto nel 1978, è noto anche come aratro del Lavagnone
perché è stato ritrovato nell’omonima torbiera formatasi in
seguito al prosciugamento di un piccolo lago in cui sorgeva un
villaggio palafitticolo.
Tre pezzi. È in legno di quercia, ma si è conservato grazie alle
condizioni anaerobiche (cioè prive di ossigeno) della torbiera.
Lo compongono tre elementi: il ceppo-vomere, il tratto che
permetteva di connetterlo al giogo (bure), e la stegola, vale a dire
lo strumento che determinava direzione e profondità dei solchi.
76
S
8
Ma come ti vesti(vi)?
G li indumenti più antichi mai ritrovati
risalgono a migliaia di anni fa.
Come la gonna emersa nel 2010 nella
grotta Areni-1, nella regione armena
del Vayots Dzor: ha 5.900 anni e risulta
composta dai più remoti materiali tessili

M. WAGNER/GERMAN ARCHAEOLOGICAL INSTITUTE


(paglia intrecciata di diverse tonalità)

7
rinvenuti finora.
Nella stessa zona gli archeologi hanno
trovato anche le prime scarpe in cuoio:
hanno 5.500 anni, due secoli più delle
I primi passi (artificiali)
© IRANIAN PUBLIC HEALTH ASSOCIATION & TEHRAN UNIVERSITY OF MEDICAL SCIENCES

calzature indossate da Ötzi, la Mummia


del Similaun ritrovata sul ghiacciaio
dell’umanità alpino. La scarpa armena assomiglia a
un mocassino: è realizzata con cuoio di

H a una lunga storia l’abitudine di ovviare


alle mutilazioni con delle protesi. Nel 2006
nel sito di Shahr-i Sokhta (in Iran) sono stati
mucca, ricoperta di grasso e imbottita
d’erba, ha i lacci di cuoio e calza circa
il numero 37,5, che a quell’epoca non
rinvenuti i resti di una donna, forse una sciamana significava necessariamente un piede
vissuta 5mila anni fa. Nella sua orbita sinistra femminile. È ricavata da un unico pezzo
c’era incastonato il primo occhio artificiale di cuoio modellato su misura del piede
mai rinvenuto (sopra): una mezza sfera di 2,5 del suo proprietario. Più antichi sono
centimetri di pasta di bitume, catrame naturale e vari sandali in fibra vegetale ritrovati
grasso animale, laminata d’oro. Esternamente c’è in Oregon, Missouri e Israele e datati a
un motivo inciso: un piccolo cerchio centrale dal circa 9.000 anni fa.
quale partono otto linee a raggiera. Le analisi di Perfetta vestibilità. I pantaloni più “vintage” sono venuti
laboratorio hanno tolto ogni dubbio: l’occhio era alla luce nell’Oasi di Turfan, nello Xinjiang, nell’Ovest della
stato indossato in vita. Cina. Le due paia ritrovate dagli archeologi risalgono a un
Piccoli, grandi passi. Di circa 2mila anni periodo tra il XIII e il X secolo a.C. e appartenevano alla cultura
successiva è invece la prima protesi, rinvenuta in dei cavalieri nomadi dell’Asia Centrale. Questi primi pantaloni
Egitto in una tomba di Luxor: si tratta di un alluce (sopra) sono composti da due pezzi di tessuto di lana che
di una donna, fatto in legno e pelle. È realizzato seguono la lunghezza della gamba (decorati con motivi
in modo da potersi piegare, e i segni di usura geometrici) e da un terzo pezzo che li unisce. Con le gambe
dimostrano che fu davvero usato per camminare. strette e un rinforzo sul cavallo, erano ideali per montare.
MUSEO RAMBOTTI/SOPRINTENDENZA BERGAMO E BRESCIA

CHRISTOPHER MILLER

9
Quando si dormiva sulle foglie
Dormire comodi non è una prerogativa moderna. I materassi
ritrovati nel sito sudafricano di Sibudu risalgono a ben 77mila
anni fa, anche se quello stesso giaciglio è stato usato per
un periodo di circa 40mila anni. L’uso infatti era di bruciarlo
periodicamente (forse per eliminare i parassiti) e rifarlo sui
precedenti resti compattati (sopra, una sua sezione ingrandita
al microscopio che mostra la stratificazione).
Contro gli insetti. Quest’antichissimo materasso era spesso
30 cm e aveva una superficie di 2 m2, su cui dormiva l’intera
famiglia. I giacigli erano realizzati prima con piante erbacee e
cespugliose come la Cryptocarya woodii, poi con fusti e foglie
di piante acquatiche come falasco e giunco. Queste piante, di
cui era fatto anche una specie di copriletto, avevano inoltre
proprietà insettifughe, capaci di agire come repellenti per
mosche e zanzare.
77
S
PRIMO PIANO

LA LIBRERIA

PER SAPERNE
sorprendente storia del tè, che con racconta le regole e i meccanismi
il suo rituale ha cambiato società e della bisessualità ad Atene e a
culture, influenzato l’arte, creato e Roma.

DI PIÙ
dissolto imperi.
Hammurabi di Babilonia.
Secondo natura. Dalla politica
Le storie attorno agli oggetti La bisessualità nel espansionistica
mondo antico alla riforma giuridica
“raccontati” in questo dossier non sono Eva Cantarella Hartmut Schmokel
(Feltrinelli) (Res Gestae)
finite. Ecco i libri per approfondire. Per i Greci ogni Quando
cittadino tra i 12 e Hammurabi salì
i 17 anni doveva al trono, Babilonia
La storia del mondo restare sotto la era ancora un
di scarso valore artistico ma protezione di un regno di poca
in 100 oggetti importantissimo: la Stele di
Neil MacGregor “maestro” che importanza
Rosetta. Una lastra di basalto nero oltre a istruirlo all’interno di un
(Adelphi) su cui è inciso un testo dell’epoca in filosofia e in matematica, complesso sistema di città-Stato.
L’ex direttore del di Tolomeo V in tre versioni: in alto intratteneva con lui una Creando una forte rete di
British Museum i geroglifici, al centro una scrittura relazione erotica. Non si trattava alleanze e approfittando
Neil MacGregor ha sconosciuta, il demotico, in basso di omosessualità come la dell’indebolimento degli
scelto 100 oggetti il greco antico. Jacq svela i segreti concepiamo oggi: era piuttosto un Stati vicini, il sovrano riuscì a
esposti nel museo di quella lingua che fu al tempo periodo di iniziazione. Per i Romani sconfiggere i suoi avversari e a
londinese per stesso disegno, suono e simbolo. virile era chi sapeva sedurre riunire la Mesopotamia in un’unica
raccontare la Storia giovani uomini. La relazione con potenza.
della civiltà umana sulla Terra: La Corona ferrea pueri e puellae (adolescenti maschi La notorietà del sovrano
partendo dal Chopper di Olduvai, Carlo Bertelli e femmine) era normale e non Hammurabi, però, va oltre la
utensile di 1,8 milioni di anni fa, (Skira) suscitava alcuna riprovazione, sua nota abilità militare: viene
fino ad arrivare a una lampada L’esperto di arte purché si trattasse di schiavi. Ma il ricordato, infatti, perché fu il primo
solare prodotta in Cina nel 2010. medievale Carlo maschio non andava con uomini a promulgare una legislazione
Questo libro, corredato dagli Bertelli si pone adulti. L’autrice, attraverso testi scritta rigorosa e indipendente
interventi di storici e artisti, è una nuove domande giuridici, medici, letterari e filosofici dalla sfera religiosa.
piccola enciclopedia, ma piacevole intorno alla
come un romanzo. preziosa reliquia

GETTY IMAGES
conservata nel Tripla esecuzione nella piazza
La Vedova Allegra. Duomo di Monza e considerata di Valence (Francia), il 22
Storia della ghigliottina la prima corona d’Italia. settembre 1909.
Antonio Castronuovo Siamo sicuri che il destinatario
(Stampa Alternativa) dell’oggetto fosse un uomo
La Vedova, e non una donna? Perché il
come i francesi gioiello è stato reso volutamente
chiamarono così piccolo? Come mai è stata
la ghigliottina tramandata per una decina di
durante il Terrore, secoli come corona dei re dei
più che “allegra” fu Longobardi, benché questi sovrani
infaticabile. non portassero corone?
Nel giro di pochi anni, la
Rivoluzione mandò sul patibolo Oro verde.
almeno ventimila persone. La straordinaria
E, caduta la testa di Robespierre, storia del tè
questa ingegnosa diavoleria Alan e Iris MacFarlane
continuò a funzionare, nella Francia (Laterza)
repubblicana, fino al 1977. Come ha potuto
un’innocua
Il segreto dei geroglifici fogliolina di una
Christian Jacq pianta cresciuta
(Piemme) sull’Himalaya,
Il significato dei geroglifici è stato in origine usata
uno dei più grandi misteri fino solo da qualche remota tribù,
al ritrovamento di un reperto conquistare il Pianeta? Ecco la

78
Storia
DOMANDE&RISPOSTE
Queste pagine sono aperte a soddisfare le curiosità dei lettori, purché i quesiti siano di interesse generale.
Non si forniscono risposte private. Scrivete a Focus Storia, via Arnoldo Mondadori 1, 20090 Segrate o all’e-mail redazione@focusstoria.it
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ARMI ED ESERCITI

FINO A QUANDO I SOLDATI


HANNO COMBATTUTO
CON L’ARMATURA?
Domanda posta da
Guido, Cagliari.

F
ino al 1914, anche se era ormai chiaro che le armature classiche, progettate per bloccare
i colpi di lance e sciabole nei corpo a corpo, non riuscivano a proteggere i soldati contro
i proiettili di moschetti e mitragliatrici. L’ultimo scontro di cavallerie corazzate risale
infatti all’inizio della Prima guerra mondiale, quando migliaia di cuirassiers (corazzieri) francesi si
scontrarono con la cavalleria tedesca. Entrambi indossavano elmo e corazza, anche se gli elaborati
elmi di ottone francesi, di stile napoleonico, erano coperti da un panno mentre le scintillanti
placche di acciaio che riparavano il corpo, per evitare di fornire un bersaglio ai cecchini, erano Venti di guerra
In alto, corazzieri francesi
dipinte con colori cupi. La loro armatura offriva una protezione limitata, ma dal punto di vista sfilano per le strade di
psicologico aveva un valore positivo per chi la indossava. Solo poche settimane dopo l’inizio della Parigi diretti al fronte.
guerra divenne chiaro che mitragliatrici e filo spinato avevano decretato la fine della cavalleria Siamo nel 1914, la Prima
corazzata – che nell’Europa del XII sec. era considerata l’élite dell’esercito – e delle armature, che guerra mondiale è
all’inizio del XV sec. coprivano i cavalieri dalla testa ai piedi. Daniele Venturoli appena scoppiata.

80
S
Il quadro La
danza di contadini ALIMENTAZIONE
di Pieter Brueghel
il Giovane (1564-
1638).
Quando è nata
la farina?
ERICH LESSING/ALBUM/MONDADORI PORTFOLIO

Domanda posta da
Ginevra, Milano.

L a farina più antica mai


rinvenuta risale a 32mila anni
fa, molto prima dell’invenzione
dell’agricoltura. Ed è stata trovata
in Italia da un pool di studiosi di
università ed enti toscani. Si tratta
di una farina di avena rintracciata
dentro i solchi di una macina
FENOMENI nella Grotta di Paglicci (nella foto,
a Rignano Garganico, Foggia).
Che cosa è stata la febbre Domanda posta da A conferma, un’altra macina di
del ballo? Giovanni, Siena. duemila anni più tardi e trovata

U na strana mania, conosciuta anche come “piaga del ballo” o “epidemia del
ballo”. Tutto iniziò a luglio del 1518, quando una donna a Strasburgo danzò
ininterrottamente per giorni in strada. Un’azione, all’apparenza innocua, emulata da
in Toscana conteneva a sua volta
tracce di farina di tifa, pianta
palustre molto comune.
molti, tanto che nel giro di una settimana i ballerini divennero un centinaio. Le autorità Gli studiosi hanno esaminato
inizialmente pensarono di lasciar sfogare i cittadini e assoldarono anche dei musicisti. i residui vegetali rimasti
Purtroppo, dopo un po’ di tempo i più deboli morirono a causa di attacchi cardiaci, stenti intrappolati dentro i solchi delle
e altro ancora. I giorni passarono e gli individui coinvolti arrivarono a circa 400, persi in macine di pietra e hanno scoperto
un’attività che non riuscivano a controllare, fin quando lo sfinimento collettivo portò che già nel Paleolitico Superiore
alla fine della vicenda. Sulle motivazioni di quanto avvenuto sono state avanzate diverse Homo sapiens conosceva le prime
ipotesi, ma la più probabile riferisce di un possibile caso di isteria di massa, forse dovuto tecniche per la preparazione
a un forte stress psicologico (era un periodo difficile a causa di epidemie e carestie). della farina da cereali e altre
Emilio Vitaliano piante. Di conseguenza i nostri
antenati (o più probabilmente le
nostre antenate) raccoglievano,
macinavano e cuocevano tali
CONQUISTE vegetali (i residui infatti fanno
pensare che i chicchi prima
Chi è stata la prima donna a Domanda posta da di essere macinati venissero
prendere la patente in Italia? Alberto, Cuneo. sottoposti a un trattamento col
calore). Stando a quanto scoperto
L a questione è dibattuta. Il primato è stato a lungo attribuito alla torinese Ernestina Prola, che
nel 1907 ottenne una licenza per la conduzione di veicoli, rilasciata dalla Prefettura dopo una
prova tecnica e una visita medica. Sembra che Ernestina abbia guidato a lungo, fino alla morte
nel sito di Bilancino, nel Mugello,
dove sono stati trovati una macina
e un pestello con tracce di amido,
nel 1954: aveva allora 78 anni. Tuttavia, la prima donna a cui fu rilasciata la patente (chiamata a i cereali dovevano essere avena in
inizio Novecento “certificato di idoneità a condurre automobili con motore a scoppio”), e non una Puglia e tifa in Toscana. Aldo Bacci
semplice licenza, fu la nobildonna siciliana Francesca Mirabile Mancusio, nel 1913 (foto). Nata nel
1893 a Caronia (Messina), a soli 16 anni ricevette in
regalo dal padre un’automobile Isotta Fraschini,
pagata ben 14.500 lire, una bella cifra per l’epoca.
Nel suo diario personale, l’aristocratica signora
raccontò lo stupore dei concittadini: era così strano
vedere una donna al volante che l’accusarono
ENZO PAZIENZA/REALYEASYSTAR
TONI SPAGONE/REALY EASY STAR

persino di aver provocato una violenta grandinata!


Indipendente e coraggiosa, Francesca guidò
fino a tarda età; dopo la morte del marito,
accompagnata da un’amica, iniziò a sfrecciare in
auto per l’Europa. La patente di Francesca e la sua
Isotta Fraschini sono oggi conservate al Museo
dell’Automobile di Torino. Simone Zimbardi
81
S
PITTORACCONTI

MUSEUM OF LONDON/HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO


HONDIUS FROST FAIR SUL TAMIGI A TEMPLE STAIRS

FREDDO
E GELO SU
LONDRA
Durante i lunghi periodi
invernali nella città inglese
si organizzavano Fiere sul 3
Tamigi ghiacciato.
5
D
ifficile immaginarlo, oggi, in tempi di
riscaldamento globale, ma in passato il Tamigi

4
ghiacciava proprio nel cuore di Londra. Tra
il 1400 e il 1814, il curioso evento è stato registrato
in almeno 24 occasioni. E non si trattava di gelate

2
superficiali, ma della creazione di uno spesso strato di
ghiaccio che in alcuni tratti poteva essere calpestato
senza pericolo di rottura. Erano gli inverni più rigidi del
periodo passato alla Storia come Piccola Era Glaciale,
un fenomeno che ha interessato l’Europa tra la metà
del XIV secolo e la metà del XIX, quando si registrarono
temperature medie sensibilmente inferiori a quelle
dei secoli precedenti e successivi. Le cause di un tale
raffreddamento sono state messe in relazione con la
diminuzione dell’attività solare, una fase di intensa
attività dei vulcani terrestri e le fluttuazioni di pressione
dell’area Nord Atlantica. Ma sul Tamigi la formazione
del ghiaccio era anche favorita dalla fitta successione di
piloni dell’antico London Bridge (completato nel 1209 e
smantellato nel 1831), che con i loro grandi frangiflutti
di legno rallentavano la corrente del fiume a monte.
In città. Le pessime condizioni di vita nelle campagne,
dovute a carestie e mancati raccolti a causa del
maltempo, portarono all’inurbamento nelle città, con 1
conseguenti crisi sociali. Per i londinesi c’era però la
consolazione degli intrattenimenti della Frost Fair, la fiera 6
sul fiume che fu allestita in più occasioni tra il 1608 e il
1814. Nel quadro di Abraham Hondius, quella del 1684.
Edoardo Monti

1 Nell’inverno tra il
1683 e il 1684 il
Tamigi ghiacciò per
farsi trascinare lungo un
percorso circolare su una
slitta trainata da diversi
4 Il settore
interessato dalla
fiera era quello oggi
navigazione. Alcuni di
loro aprirono bancarelle,
o si misero a trascinare
bordo delle loro carrozze,
alcune delle quali
trasformate in slitte.
formano e riuniscono gli
avvocati di livello più
alto del sistema inglese,
quasi tre mesi, tra uomini. compreso tra i ponti di imbarcazioni (alcune Sullo sfondo si riconosce i barrister.
novembre e l’inizio di Waterloo e dei Frati Neri. poste su ruote), su cui anche una portantina
febbraio. Il fiume gelato
fu popolarmente 3 Sebbene la
rappresentazione
Il pubblico accedeva al
fiume da vari punti,
prendeva posto il
pubblico. Le navi
retta da due valletti.
8 Tra gli svaghi più
praticati all’epoca
ribattezzato “Freezeland
Street” e divenne un
punto di riferimento per
urbana non sia molto
accurata, nel dipinto si
riconoscono alcuni
come Temple Stairs,
scalinata che conduceva
a un approdo.
bloccate vennero
talvolta impiegate come
palcoscenici per
7 Dai tetti emerge la
guglia della Middle
Temple Hall, sorta tra il
c’era il gioco dei ninepins,
un antenato del bowling
con nove birilli. Le
i londinesi. monumenti, come la spettacoli teatrali. 1562 e il 1573. Era, ed è cronache ci dicono che

2 Uno dei
divertimenti più
chiesa anglicana di San
Clemente dei Danesi,
allora da poco riedificata
5 Fu un inverno
difficile per i
marinai, perché il 6 Aristocratici e
facoltosi borghesi
ancora, sede di una delle
quattro antiche Inns of
Court, le associazioni
sul ghiaccio si giocava
anche a pallone e
addirittura si praticava la
amati consisteva nel (1680-82). ghiaccio impediva la visitavano la fiera a professionali che caccia alla volpe.

82
S
12
7
14
10

13
11 15
8

9 Abraham Hondius,
autore del quadro,
era di origine olandese
10 Questa zona
deriva dai
Templari e dalla loro
tabacco, erano allestite
sotto tendoni, costituiti
da intelaiature realizzate
13 Molto successo
ebbero alcuni
stampatori che
14 La Temple
Church fu
eretta nel XII secolo dai
15 La folla si
radunava in
grandi cerchi per
ma viveva a Londra. chiesa il nome di Temple. con remi rivestiti da vele portarono le macchine Cavalieri Templari, che assistere ai cruenti
Osservò la scena È storicamente uno dei e coperte. tipografiche sul fiume. in questa zona di spettacoli di Bull-baiting.
riprodotta nel quadro principali distretti Qui i visitatori facevano Londra avevano avuto I tori, legati a un palo
dalla sponda sud del
Tamigi, ma forse a
ispirarlo furono anche le
giuridici della città, sede
di uffici giudiziari e studi
di avvocati.
12 Le cronache di
quei mesi
parlano di una fitta
la fila per far stampare,
come souvenir, il loro
nome su un biglietto. Al
la loro sede. La struttura
cilindrica (Round
Church) è la parte più
centrale, sostenevano
combattimenti con cani
appartenenti a una razza
stampe dedicate coltre di fuliggine sulla Museo di Londra si antica, costruita a selezionata proprio per
all’evento, che
circolavano per
l’occasione.
11 Le bancarelle
che vendevano
cibo e ogni genere di
città. I fumi delle stufe a
carbone non riuscivano
a disperdersi a causa
conserva un foglio con i
nomi del re Carlo II e dei
membri della famiglia
imitazione della basilica
del Santo Sepolcro di
Gerusalemme.
questo genere di
incontri, gli antenati
degli attuali bulldog.
oggetti, dai piatti ai della bassissima reale, in visita alla fiera il
mantelli, dal brandy al temperatura dell’aria. 31 gennaio 1684.

83
S
Le prescelte
COLD CASE

dell’assassino
SHUTTERSTOCK/GUIDOPIANO

84
S
GEORGIE GILLARD/ANL/SHUTTERSTOCK
Chi erano le
vittime di Jack
lo Squartatore?
Che cosa avevano
in comune?
Ecco quello che
sappiamo sulle
donne trucidate dal
più celebre serial
killer di sempre.
di Fabio Dalmasso

M
Nelle tenebre ary Ann Nichols, Annie Eliza questo bastava per essere bollate come poco
Un disegno che Smith Chapman, Elizabeth di buono. Ma se Elizabeth Stride e Mary Jane
rappresenta il Gustafsdotter Stride, Catherine Kelly furono costrette dagli eventi a prostituirsi,
misterioso assassino: Eddowes e Mary Jane Kelly: i per Mary Ann Nichols, Annie Chapman e
commise i suoi
omicidi sempre di
nomi delle cinque vittime di Jack lo Squartatore Catherine Eddowes non esistono evidenze
notte, tra l’agosto e sono entrati nella Storia sempre accompagnati storiche che facessero “la vita”. Vediamo allora
il novembre 1888. da una parola: prostitute. «Ma non ci sono chi erano queste donne e come sono finite fra le
In alto, una richiesta prove per convalidare questa tesi per tre delle mani del serial killer più famoso di tutti i tempi.
al pubblico di vittime», scrive la storica Hallie Rubenhold in
fornire informazioni The Five: The Untold Lives of the Women Killed MARY ANN NICHOLS
sui delitti di by Jack the Ripper (Doubleday). «Poiché i corpi LA PRIMA VITTIMA
Whitechapel,
quartiere di Londra. furono ritrovati in cortili bui o nelle strade, Nata a Londra il 26 agosto 1845, Polly –
la polizia diede per scontato che le donne così era soprannominata – visse un’infanzia
esercitassero il mestiere e che fossero state normale e, cosa assolutamente inusuale per
uccise da un maniaco che le aveva adescate in l’epoca, riuscì anche a studiare, nonostante le
quei luoghi per fare sesso. Ma non c’è e non c’è difficoltà economiche della famiglia. Rimasta
mai stata alcuna prova nemmeno di questo». orfana di madre a 17 anni, nel 1864 convolò a
L’unica certezza è che le vittime di Jack lo nozze con William Nichols, giovane tipografo
Squartatore erano povere e in difficoltà, spesso con il quale mise al mondo cinque figli. Una
prigioniere di un alcolismo che le “aiutava” ad vita in apparenza tranquilla e dignitosa, che
affrontare le asprezze di un’esistenza durissima. però celava tensioni e gelosie: lui la accusava
«Sin dall’inizio la loro vita è stata difficile: non di bere troppo, mentre lei era sicura che il
solo perché erano nate in famiglie della classe marito la tradisse. Litigi e accuse reciproche
lavoratrice, ma perché erano nate femmine», durarono fino al 1880, quando Mary Ann
spiega la storica. Abbandonare il marito, i decise di andarsene. Come scrive Rubenhold,
figli, avere problemi con l’alcol, convivere con per la società vittoriana una donna sola faceva
uomini senza essere sposate o avere avuto scandalo e ottenere la separazione era un lusso
figli al di fuori del matrimonio: all’epoca tutto che solo le classi più abbienti 

85
S
Tutti i
possibili nomi
dell’omicida

HISTORIA/SHUTTERSTOCK

HISTORIA/SHUTTERSTOCK
S cotland Yard incaricò
delle indagini
uno dei suoi migliori
detective, Frederick
Abberline. Eppure la AARON KOSMINSKI ALBERTO VITTORIO SIR WILLIAM WITHEY GULL
polizia non riuscì mai PROFESSIONE BARBIERE PROFESSIONE DUCA DI CLARENCE PROFESSIONE MEDICO
a identificare Jack lo
Squartatore. In seguito Ebreo di origine polacca, la sua Membro della famiglia reale, Personaggio chiave della
investigatori, scrittori e bottega a Whitechapel era fornita addirittura secondo in linea di cosiddetta “cospirazione reale”,
semplici appassionati di svariati coltelli e rasoi con i successione al trono. Perché Sir William Gull sarebbe stato
si sono cimentati quali avrebbe potuto uccidere è finito nella lista dei possibili coinvolto nei cinque omicidi
nell’analisi delle prove e mutilare le vittime. E infatti colpevoli? Secondo alcune teorie, dopo che il duca di Clarence ebbe
avanzando congetture e all’epoca fu uno dei maggiori Alberto Vittorio avrebbe contratto una figlia con una prostituta, per
dichiarando, più volte, di sospettati. Affetto da disturbi la sifilide a 17 anni durante un di più cattolica. Per nascondere il
aver scoperto il nome del mentali, nel 1894 fu internato in rapporto con una prostituta. successivo matrimonio, la stessa
serial killer. Ma ancora manicomio dove morì nel 1919. Impazzito a causa della malattia, regina Vittoria (nonna di Alberto
oggi, a oltre 130 anni Secondo alcuni potrebbe aver avrebbe quindi iniziato a odiare Vittorio) avrebbe dato l’incarico
da quei terribili delitti, scritto lettere firmate Jack the chiunque svolgesse il mestiere e a Gull di mettere a tacere le
la mano assassina di Ripper, mentre altri sostengono si sarebbe vendicato uccidendo cinque amiche della sposa,
Whitechapel rimane un che fu indagato soprattutto le cinque presunte prostitute di uniche testimoni della relazione
mistero. Ecco alcuni dei perché ebreo e straniero. Whitechapel. scandalosa.
principali sospettati.

potevano permettersi. Polly iniziò così a entrare


GRANGER/SHUTTERSTOCK

e uscire dalle miserabili workhouses, ostelli dove


venivano offerti alloggio e occupazione ai poveri,
arrivando anche a dormire per strada. Nel maggio
1888 fu assunta come domestica, ma i problemi
con l’alcol o forse un furto in casa le fecero
perdere il lavoro. L’ultima persona che incontrò la
sera dell’omicidio, il 31 agosto 1888, fu un’amica
a cui confessò che non aveva un posto dove
dormire. Dopodiché scomparve per sempre nelle
vie buie e malfamate di Whitechapel, dove Jack
the Ripper massacrò tutte le sue vittime.

ANNIE ELIZA SMITH CHAPMAN


DAL DIVORZIO ALL’ALCOL
Della seconda vittima si conoscono solo il mese
e l’anno di nascita: Annie Eliza Smith venne al
mondo a Londra nel settembre del 1841, figlia di
un soldato di Sua Maestà e di Ruth Chapman. Il
basso salario del padre era appena sufficiente per
mantenere moglie e figli e i continui spostamenti
(«tra gli Anni ’40 e i primi Anni ’60 cambiarono Sarà lui?
almeno dodici indirizzi», nota la Rubenhold) li Membri del Comitato
portavano spesso in case in cui la convivenza di Vigilanza di
Whitechapel
forzata con altre famiglie era la normalità e le
guardano con
condizioni igieniche molto precarie. Infatti la sospetto un uomo
scarlattina e il tifo, nel giro di tre settimane, nell’East End di
uccisero quattro dei sei figli della coppia. Ben Londra, la parte
presto Annie venne mandata a lavorare come della città dove ci si
domestica e, dopo essere rimasta orfana del sforzava di catturare
padre, il 1° maggio 1869 sposò John Chapman, il temibile serial
killer. Il Comitato era
cocchiere al servizio di un ricco gentleman. La
formato da privati
coppia si trasferì nel Berkshire, nella tenuta del cittadini della zona.
datore di lavoro, ma la lontananza dalla madre
Gli ispettori
brancolavano nel
buio, simile a quello

BRIDGEMAN IMAGES
delle stradine
malfamate di
Whitechapel
WALTER SICKERT CHARLES ALLEN LECHMERE
PROFESSIONE PITTORE PROFESSIONE COCCHIERE

Descritto come psicopatico e Lechmere era fattorino notturno


misogino, l’artista ha ritratto spesso a Whitechapel. Secondo alcune e le numerose gravidanze mai andate a buon
donne nude, sdraiate su letti e con ricostruzioni, il suo percorso di fine si rivelarono una prova troppo dura per
tagli alla gola. Per di più, in queste lavoro avrebbe incrociato tre dei Annie: l’alcol divenne quindi il suo pericoloso
tele, appartenenti alla serie I delitti cinque luoghi dei delitti, mentre
di Camden Town, comparirebbero gli altri due furono commessi in e letale conforto. Nel 1882, in seguito a un
dettagli non divulgati dalla polizia posti dove era cresciuto e che arresto per ubriachezza in pubblico, entrò in
e che solo l’autore degli omicidi quindi conosceva molto bene. una casa di cura per alcolisti, ma senza risultati.
poteva conoscere. Analizzando le Inoltre la sua presenza sul luogo Dopo la separazione consensuale dal marito,
lettere inviate dall’assassino alla del ritrovamento del cadavere che le assicurò comunque un minimo sostegno
polizia, inoltre, i sostenitori di questa di Mary Ann Nichols non fu mai economico, Annie andò a vivere con un certo
tesi affermano che sarebbero state chiarita del tutto.
Jack Sievey a Whitechapel, in Dorset Street,
scritte tutte dalla stessa mano:
quella di Sickert. descritta come “la peggior strada di Londra
per quanto riguarda la povertà e la miseria”.
Alla morte dell’ex marito e alla fine della
nuova relazione si aggiunsero i primi segni di
tubercolosi. Annie fece di tutto per cercare un
lavoro, ma la sua salute peggiorava di giorno in
giorno e, senza più soldi, finì anche lei a dormire
per strada. Quella stessa strada dove la notte
dell’8 settembre 1888 incontrò il suo carnefice.

ELIZABETH GUSTAFSDOTTER STRIDE


LA SVEDESE
Elizabeth Gustafsdotter nacque in Svezia,
il 27 novembre 1843. Figlia di una famiglia
di agricoltori, lavorò per quattro anni come
domestica e poi si trasferì a Göteborg, dove
probabilmente fu vittima di una violenza.
Ammalatasi di sifilide, Elizabeth trovò
inizialmente aiuto da una cugina e poi decise
di partire per Londra. Nella città inglese giunse
nel febbraio del 1866 e inizialmente la vita
sembrò sorriderle: trovò di nuovo lavoro come
domestica e il 7 marzo 1869 si sposò con John
Stride. Insieme aprirono una coffee house e per un
periodo riuscirono ad avere un’esistenza felice.
Poi gli affari iniziarono ad andare male e tutto si
sfaldò. Davanti alle difficoltà l’amore mostrò le
prime crepe e il fatto che lei non potesse avere
figli non fece che peggiorare la situazione. Dopo
otto anni, nel marzo 1877, Elizabeth decise di
lasciare suo marito e per lei iniziò un’esistenza
dura, fatta di piccoli lavori saltuari, sistemazioni
precarie in camere di fortuna e la compagnia
costante dell’alcol. Con la sifilide che le rendeva
sempre più difficile lavorare, Elizabeth conobbe
il suo nuovo compagno, Michael Kidney, ma la
relazione si rivelò presto un incubo: anche lui era
alcolista e per di più violento. L’ultima parte della
vita della svedese fu un susseguirsi di piccoli 

87
S
Tutte le donne straziate dal misterioso serial killer
erano povere, disperate e schiave dell’alcol
incarichi come donna delle pulizie alternati, di furto e fu costretta ad andarsene. Nel suo
probabilmente, a incontri di sesso a pagamento girovagare conobbe Thomas Conway, irlandese
che le permisero solo di poter placare la sete di giramondo, che si manteneva vendendo libri
alcolici: il poco che guadagnava lo spendeva in come ambulante. Dopo aver viaggiato a lungo
bottiglie e il suo nome divenne noto alla polizia per l’Inghilterra e aver avuto una figlia, nel 1864
per ubriachezza in pubblico. Le notizie sulle sue si stabilirono a Londra. Ma gli affari iniziarono ad
ultime ore sono molto scarne: Jack la uccise il 30 andare male, Thomas fu costretto a lunghi viaggi
settembre 1888, senza infierire sul suo cadavere, alla ricerca di un lavoro, mentre Kate, da sola,
forse perché venne disturbato. dovette assistere alla morte per malnutrizione del
secondo figlio. Una situazione che portò anche
CATHERINE EDDOWES lei all’alcolismo.
VERSO L’ABISSO Nella lenta discesa verso l’inferno, Kate
Il serial killer si rifece un’ora più tardi con iniziò a passare da una workhouse all’altra,
Catherine Eddowes: sul suo corpo Jack si sfogò alternando arresti per ubriachezza a piccoli
facendone scempio. Nata a Wolverhampton lavori per sopravvivere. E la fine del matrimonio
il 14 aprile 1842, Chick o Kate, come veniva la sprofondò nell’abisso. L’incontro con un
chiamata, arrivò giovanissima a Londra con la nuovo compagno, John Kelly, non fu altro che
famiglia, che sognava per lei e per gli altri figli l’ennesimo schiaffo del destino: ubriacone e
un futuro migliore. Per questo padre e madre violento, Kelly girava l’Inghilterra per lavorare
decisero di mandarli a scuola, ma il sogno non nei campi, ma quel che guadagnava bastava a
aveva fatto i conti con il destino: nel giro di malapena a pagare le amate bottiglie. Senza soldi
pochi anni il padre perse il lavoro e la madre, e senza un tetto, i due si divisero: Kate passò
malata, morì. A Elizabeth non restò che tornare gli ultimi giorni della sua esistenza a vagare per
a Wolverhampton, dove visse a casa degli zii Londra e a dormire in strada, prima di incrociare
e trovò alcuni lavori, ma venne sospettata la furia assassina di Jack.
88
S
MONDADORI PORTFOLIO/LEEMAGE
La scena
del crimine
di quattro
omicidi,
il disegno con

HISTORIA/SHUTTERSTOCK
le ferite sulla
Eddowes,
MARY ANN
NICHOLS 1
le foto
post mortem e
i ritratti delle
vittime, nelle

BRIDGEMAN IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO


immagini di
Scotland Yard.

ANNIE ELIZA
SMITH CHAPMAN 2

Massacrate
La scoperta di una
vittima a Whitechapel
(dalla rivista Le Petit
Parisien del 1891).

MUSEUM OF LONDON/SHUTTERSTOCK
MARY JANE KELLY,

3
L’ULTIMA VITTIMA
La vita di Mary Jane Kelly, l’ultima vittima, è ELIZABETH
GUSTAFSDOTTER
un mistero: di lei si conosce poco o nulla, e
anche le scarse notizie che si hanno non sempre
sono così attendibili. Sembra che fosse nata
a Limerick, in Irlanda, nel 1863, e che poi si
fosse trasferita con i genitori e gli 8 fratelli e
sorelle in Galles. A 16 anni sposò un minatore
che però morì in un’esplosione due anni dopo.
Vedova ad appena 18 anni, Mary Jane andò a
Cardiff dove, sembra, iniziò a fare la prostituta.
Nel 1884 arrivò a Londra e, secondo alcuni, finì
a lavorare in una casa di appuntamenti. A chi
HISTORIA/SHUTTERSTOCK

la incontrava, Mary Jane raccontava versioni

4
sempre diverse della propria vita, ma tutti coloro CATHERINE
GETTY IMAGES

che la conobbero la trovarono una donna con EDDOWES


una certa cultura e un discreto talento artistico.
Un giorno un uomo la portò con sé a Parigi, ma
le promesse di una vita migliore non vennero
mantenute e a Mary Jane non restò che tornare
a Londra, dove riprese a prostituirsi. La sua
passione per l’alcol crebbe a dismisura e gli
BRIDGEMAN IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO (4)

uomini che le furono accanto non la aiutarono


sicuramente a smettere: brevi storie d’amore che
finivano presto, lasciandola sola e senza soldi.
Così il 9 novembre 1888 Mary Jane divenne la
vittima numero cinque di Jack lo Squartatore.
HISTORIA/SHUTTERSTOCK

L’ultima. •
MARY JANE
KELLY 5
I GRANDI TEMI LA CRISI DEL 1929
ALINARI

90
S
Il CRAC
di Wall Street La più grave recessione degli Stati
Uniti ebbe effetti disastrosi in
tutto il mondo. Ecco come iniziò.
di Simone Cosimelli

UNDERWOOD ARCHIVES/UIG/SHUTTERSTOCK

P
assata alla Storia come il “crac di illusioni. Tra 1922 e 1928 il Pil crebbe
Wall Street”, la crisi dell’ottobre del 40%, il tasso di disoccupazione si
1929 sconvolse tutti. Esplose ridusse e gli indici della produzione
negli Stati Uniti e fece impallidire industriale si impennarono. Le autorità
le crisi precedenti, provocando la Grande monetarie, per favorire una maggiore
depressione degli Anni ’30. Come ha circolazione di denaro, abbassarono i
scritto l’economista John K. Galbraith, tassi di interesse sui prestiti. Si diffusero
Giovedì nero in quei giorni, che poi divennero anni, gli acquisti a rate. Elettrodomestici,
La calca di azionisti “il peggio continuava a peggiorare”. Che frigoriferi, lavatrici, radio, telefoni
davanti alla sede della cosa accadde? E perché? invasero la società americana. Alla fine
Borsa di New York, del decennio si contavano 27 milioni di
a Wall Street: è il 24
LA GRANDE ILLUSIONE. Negli automobili, una ogni cinque abitanti:
ottobre 1929, il giovedì
nero. In alto, la prima anni Venti, meglio noti come i “ruggenti” numeri che l’Europa avrebbe conosciuto
pagina del quotidiano anni Venti, gli Stati Uniti vissero un solo 30, 40 anni più tardi. E la crescita,
Brooklyn Daily Eagle. periodo di grandi speranze e pericolose nonostante si conservassero ampie 

91
S
K TOC
HISTORIA/SHUTTERS

sacche di povertà (soprattutto fuori dalle Oltre ai grandi investitori, molti comuni
grandi città), sembrava inarrestabile. cittadini (dagli impiegati ai piccoli
Il mercato interno, certo, non era in imprenditori) acquistavano pacchetti
grado di assorbire tutta la produzione, azionari delle società quotate in Borsa,
e fu quindi necessario esportare. Dopo spesso prendendo in prestito denaro
la Prima guerra mondiale, gli Stati Uniti per farlo. Fino a quel momento si
prestarono ingenti somme agli Stati erano comprate azioni per incassare
europei bisognosi di ricostruire sulle un “dividendo”, ossia una quota
macerie del conflitto. Non fu un aiuto annuale di denaro con la quale,
disinteressato. In realtà, più che per via via, si sarebbe accumulato un
la ricostruzione, quei prestiti vennero capitale superiore a quello investito.
utilizzati quasi interamente per l’acquisto Per ottenere il dividendo, e alla lunga
massiccio di prodotti americani. In guadagnare, bisognava mantenere il
sostanza, gli Stati Uniti, che da parte possesso del pacchetto azionario e
loro non volevano merci straniere, aspettare.
investivano in altri Paesi affinché questi Quegli anni, però, furono segnati
potessero acquistare merci americane. dall’euforia: si desideravano soldi facili
Era un circolo vizioso, non virtuoso. in poco tempo. E poiché le azioni erano
Eppure necessario per alimentare il molto richieste, il loro valore saliva
benessere nazionale. Tutti, del resto, a rapidamente. Così si acquistavano
partire dai presidenti in carica in quegli azioni, aspettandosi che il loro valore
anni (Warren Harding, Calvin Coolidge e aumentasse, per poi rivenderle subito
Herbert Hoover), credevano nel business e guadagnare sulla differenza tra il
e in un mercato senza vincoli che prezzo di acquisto (inferiore) e quello
giudicavano capace di autoregolarsi. di vendita (superiore). In questo modo
I numeri della LUPI A WALL STREET. L’ottimismo
molti riuscirono ad arricchirsi in fretta,
ma il valore delle azioni smise di
crisi negli Usa sfrenato fece della speculazione riflettere l’effettiva salute economica e
finanziaria una prospettiva allettante. finanziaria delle aziende. In altre parole,
– 50% Riduzione
del Pil Usa tra il 1929
e il 1932. Rovinati
Uno sfortunato

25% Tasso di speculatore mette


in vendita la sua
disoccupazione Usa auto di lusso, una
Roadster.
nel 1932 (da 4,6 In alto, la pagina
milioni a 13 milioni del supplemento
di disoccupati). della Gazzetta del
popolo che illustra

9 milioni il crollo di Wall


Street.
I correntisti
che persero
i loro risparmi.

5.000
Banche fallite.

360mila
Aziende con il
bilancio
in passivo.

1 milione Gli sfrattati,


GRANGER/SHUTTERSTOCK

perché non potevano


pagare l’affitto.

1 su 3 Gli agricoltori che


persero la loro terra.
92
S
Troppa fiducia
nel mercato
Herbert Hoover fu
in carica come 31°
Presidente degli Stati
Uniti dal 4 marzo 1929,
trovandosi quindi a
fronteggiare la fase
iniziale della Grande
depressione americana.
KEYSTONE ARCHIVES/HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

Il suo mandato, però,


terminò nel 1933
quando fu sconfitto da
Franklin D. Roosevelt,
che con il New Deal
affrontò gli effetti sociali
della crisi.
A destra, un uomo
per strada a Detroit si

GRANGER/SHUTTERSTOCK
fa fotografare con un
cartello scritto a mano
da lui stesso in cui
non chiede carità, ma
lavoro.

Il 24 ottobre 1929 crollarono i prezzi dei titoli azionari


alla Borsa di New York: si scatenò il panico
la febbre della speculazione invase gli prezzo precipitava. La medesima legge
GRANGER/SHUTTERSTOCK

Stati Uniti. La Borsa di New York, a Wall della domanda e dell’offerta che aveva
Street, era il simbolo di questa spirale alimentato la bolla stava affossando Wall
che faceva aumentare il valore delle Street.
azioni, ma anche l’indebitamento di A metà novembre l’indice di Borsa
piccoli investitori e grandi speculatori. era diminuito del 50%. Ed era solo il
L’economia della Borsa, insomma, non principio. Chi aveva investito i propri
coincideva con l’economia reale. risparmi o peggio ancora chi aveva
Dal gennaio 1922 al settembre 1929 preso denaro a prestito per investire era
(a un mese dal crollo) l’indice di rovinato. Banche e società finanziarie,
Borsa, che misurava quel valore, era che possedevano azioni o erano creditrici
aumentato del 500%: una percentuale degli speculatori falliti, subirono a loro
irreale. Questo meccanismo, oggi ben volta gravi perdite o furono costrette a
noto agli economisti, si chiama “bolla chiudere. Tuttavia, il dramma di Wall
speculativa”. E quando la bolla si gonfia Street sarebbe potuto essere superato se
troppo scoppia, proprio come una bolla la struttura economica del Paese fosse
di sapone. I primi segnali di cedimento stata solida. Così non era. L’incessante
vennero ignorati e, quando il crollo produzione di beni, infatti, aveva
arrivò, il fragore dello schianto atterrì il inceppato una macchina imperfetta.
mondo intero. Già prima dell’ottobre del ’29 la
produzione era aumentata più del potere
GIORNI NERI. Il 24 ottobre 1929, di acquisto dei cittadini comuni. Si era
un giovedì, il valore delle azioni arrivati, così, a una sovrapproduzione
cominciò a scendere e ne furono messe cronica: gli americani non avevano
in vendita, all’improvviso, quasi 13 abbastanza denaro per comprare tutti i
milioni. Si scatenò il panico. Dopo prodotti in vendita e non comprandoli
giorni disperati, il 29 ottobre, il martedì causavano una contrazione dei profitti
successivo, furono venduti altri 33 di imprese e aziende, le quali, non
milioni di azioni. Carta straccia: si potendo più permettersi di pagare i
cercava di venderle perché perdevano dipendenti, dovevano licenziare e, nella
valore ma, per la stessa ragione, peggiore delle ipotesi, chiudere. Non
nessuno le comprava e così il loro a caso i suicidi furono più numerosi 

93
S
Povertà
Il fotografo Walker
Evans ritrae una
delle numerose
famiglie americane
ridotte in povertà
(1936). In basso,
un’illustrazione
satirica sulla crisi

GRANGER/SHUTTERSTOCK
alla Borsa di Wall
Street: sono tutti in
coda per buttarsi
dalla finestra.

Circa il 60% delle famiglie aveva DISUGUAGLIANZE. A far crollare

un reddito sufficiente solo per


il sistema fu proprio lo sviluppo
dei “ruggenti” anni Venti, che non

comprare cibo e pagare l’affitto


aveva risolto il problema chiave: la
disuguaglianza. «Più che la fragilità
del sistema finanziario», spiega infatti
nei mesi precedenti il crollo borsistico conseguenza, non solo non riuscirono Stefano Luconi, docente di Storia degli
che in quelli successivi. Il crollo fu la più ad acquistare merci americane, Stati Uniti a Firenze, «il problema
conseguenza di una crisi di sistema. ma, quando la crisi divampò anche principale fu la disomogeneità nella
Anche il mercato internazionale ne fu nel Vecchio continente, scelsero la ripartizione dei benefici della crescita
contagiato, e non poté più assorbire la via del protezionismo e frenarono degli anni Venti, una strozzatura ben
produzione in eccedenza. le importazioni. A quel punto la espressa dalla forte sperequazione nella
Alla fine del ’29 gli Stati Uniti, situazione era fuori controllo e prima distribuzione del reddito. Alla vigilia
in crisi, dovettero tagliare i prestiti di uscirne sarebbero trascorsi anni del crollo, lo 0,1% della popolazione
concessi ai Paesi europei. Questi, di terribili. controllava il 42% del reddito
complessivo del Paese, mentre circa il
60% delle famiglie percepiva un reddito
GRANGER/SHUTTERSTOCK

annuo inferiore ai duemila dollari, una


cifra che era considerata la soglia della
povertà per i nuclei di quattro persone.
Chi viveva ai limiti dell’indigenza
esauriva i propri scarni guadagni negli
acquisti alimentari e nel pagamento
dell’affitto. Agricoltori, minatori, operai
dell’industria tessile e dell’abbigliamento,
a causa del basso reddito, non ebbero
accesso alla società dei consumi. Quindi,
non poterono fornire il loro contributo
per espandere ulteriormente il mercato
e per sostenere la crescita, che proprio
nei consumi aveva trovato il suo
volano». Dopo il crac, il quadro non fece
che peggiorare: era iniziata la Grande
depressione. •
94
S
Storia
A TAVOLA
Nel Medioevo i monaci dell’Abbazia di Chiaravalle
inventarono il primo formaggio stagionato che
rivoluzionò dieta e abitudini di ricchi e poveri.
di Massimo Manzo

NEL NOME DEL


GRANA
È
uno dei formaggi italiani più conosciuti passato. Nel dettaglio, sottoposero il latte
e venduti al mondo, immancabile sulle delle due mungiture giornaliere a una lunga
nostre tavole e oggetto, purtroppo, di cottura, aggiungendovi caglio e sale per creare
maldestre imitazioni all’estero. Già nel poi forme cilindriche di grandi dimensioni,
Medioevo la sua fama non era da meno, sia nelle più adatte a una lenta stagionatura. Al termine
dispense dei ricchi signori sia in quelle del popolo. dell’invecchiamento, che in genere durava
Parliamo del Grana Padano, vero must di molte più di un anno, il risultato era un saporito
ricette della tradizione gastronomica del Belpaese. formaggio dal colore dorato e dalla consistenza
Ma quando è nato? Per rispondere dobbiamo fare granulosa, conferitagli dai cristalli di tirosina,
un salto indietro di quasi 1.000 anni, all’epoca un amminoacido rilasciato nel corso della
delle grandi abbazie sparse nel Nord Italia. maturazione. I monaci lo battezzarono “caseus
vetus” (formaggio vecchio), nome presto
ORA ET LABORA. Secondo la tradizione rimpiazzato dal più popolare “formaggio grana”
tutto iniziò nel 1135, anno in cui il monaco o “grana”, in ragione della sua consistenza.
cistercense Bernardo di Clairvaux (futuro santo)
fondò l’Abbazia di Chiaravalle, in una zona TANTE VARIETÀ. L’intuizione dei frati
piena di acquitrini e paludi a pochi chilometri riscosse un immediato successo: in men che
di distanza da Milano. Fedeli al motto “ora et non si dica, attraverso le abbazie e i caseifici a
labora” (prega e lavora), i monaci avviarono loro collegati, il grana si guadagnò la fama di
una poderosa opera di bonifica delle campagne “prodotto tipico” di numerosi centri del Nord
circostanti, che coinvolse presto ampie zone della Penisola, in particolare in Lombardia e in
della Pianura padana, sfruttate per l’agricoltura Emilia-Romagna, venendo utilizzato anche come
e l’allevamento. Attorno alle numerose abbazie preziosa merce di scambio nelle transazioni
cistercensi e benedettine sorsero così varie commerciali. Nel novero dei caseifici più attivi
aziende agricole dette “grange” (antenate spiccavano quelli di Lodi, Codogno, Mantova,
delle odierne cascine lombarde) e dipendenti Piacenza, Milano, Reggio Emilia e Parma,
dai vari monasteri. Oltre a rifornire i monaci, dove a seconda della sua provenienza il caseus
queste contribuirono al fiorire dei commerci vetus venne identificato come “Lodesano”,
alimentari, giocando un ruolo fondamentale “Mantoano”, “Piacentino”, “Bressano” o
nella rinascita del territorio. La maggiore “Parmesano”. Proprio la denominazione
diffusione dell’allevamento portò al bisogno di di “parmigiano” (definito anche “caseus
conservare le quantità in eccesso di latte bovino, parmensis”), trovò nel 1353 uno sponsor
la cui produzione stava crescendo a dismisura. d’eccezione nel poeta fiorentino Boccaccio, che
Come? Ideando un nuovo formaggio in grado di nel Decamerone descrisse il leggendario Paese
conservarsi per lunghi periodi. di Bengodi evocando “una montagna tutta di
Per trovare la “formula perfetta”, gli storici formaggio Parmigiano grattugiato, sopra la quale
ritengono che gli ingegnosi frati abbiano affinato stavan genti che niuna altra cosa facevan, che
probabilmente tecniche casearie già note in fare maccheroni e ravioli”. Le parole di Boccaccio
96
S
BRIDGEMAN IMAGES
segnarono l’inizio di epiche rivalità: da allora, citando nel 1736 un “eccellente formaggio che
infatti, su entrambe le sponde del Po varie città tutta l’Europa chiama Parmigiano, ma che in
si vantano di aver dato i natali al blasonato realtà non è di Parma ma di Lodi”.
formaggio, tra i cui progenitori spuntano anche il
Granone lodigiano e il formaggio piacentino. VERSATILE. Antagonismi a parte, già
Ancora nel 1662, il cuoco bolognese nel Rinascimento il grana era ormai entrato
Bartolomeo Stefani ricordava tale disputa nel a pieno titolo nell’Olimpo dei più famosi
trattato L’Arte di Ben Cucinare, scrivendo che “per formaggi italiani, tanto da essere menzionato
la precedenza nella bontà dei formaggi, fra loro nel 1477 dall’umanista vercellese Pantaleone
contendono Piacenza e Lodi”. Non sapendo a chi da Confienza nella Summa Lacticinorum, noto
dare la preferenza, il cuoco esprimeva un giudizio trattato sui latticini. Il proverbiale “cacio sui
“salomonico”: “il formaggio di Lodi non si può maccheroni” si guadagnò inoltre un posto
nominar che non si lodi; né quello di Piacenza d’onore nelle ricette dell’intera Penisola,
si può gustare, che non piaccia”. A rincarare la divenendo condimento indispensabile di
dose di campanilismi, stavolta tra Lodi e Parma, paste e tortelli d’ogni genere. Apprezzato
ci pensò in seguito persino Giacomo Casanova, dal popolo per le sue proprietà nutritive e di
“lunga conservazione”, non mancò di stregare
i signori delle grandi dinastie, tanto da fare
capolino in una lettera di Isabella d’Este,
datata 1504, nella quale la nobildonna inviava
a Ferrara al padre “meza forma de formazo per
uno, perché il facto loro consiste più in bontà
che in quantità”.
Nei secoli successivi, la reputazione del
formaggio conteso si estese a livello mondiale
e a partire dal XIX secolo, con l’evolversi delle
tecnologie agricole e di allevamento, nacque la
necessità di disciplinare le sue caratteristiche,
uniformando le tecniche di produzione. Si arrivò
così, nel 1951, alla Convenzione di Stresa, con Dall’abbazia
alla bottega
cui i produttori europei chiarirono finalmente Sopra, san Bernardo di
la normativa sui formaggi a Denominazione Chiaravalle (1090-1153)
d’Origine, poi aggiornate nei decenni seguenti. e, a sinistra, l’abbazia, da
Oggi i due formaggi sono tutelati da distinti lui fondata, dove è nato
consorzi. Nel dettaglio, il Grana Padano il formaggio grana.
è prodotto in ben 34 province sparse tra Sotto, una bottega
medievale di formaggi:
Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e
quelli stagionati, che
Trentino Alto Adige, mentre il Parmigiano nasce si diffusero proprio in
in quattro province emiliane e in una parte della questo periodo, erano
provincia di Mantova. • specialità delle abbazie.

97
S
ARTE

Una mostra racconta l’avventura


del gruppo di artisti italiani che nel
primo ’900 ruppero con il passato ed

FUTUR
esaltarono guerra, scienza, modernità.
di Irene Merli

98
S
GIACOMO
BALLA
Forme Grido Viva
l’Italia,1915.
Lingue cromatiche
sventolano
sinuose: alludono
ai colori della
bandiera italiana.
E probabilmente
rappresentano la
sensazione emotiva
provocata nell’artista
dalla dimostrazione a
favore dell’intervento
bellico del 21 maggio
1915, in cui il re
gridò dal balcone
del Quirinale: “Viva
l’Italia!”.

URISMO
BENEDETTA
CAPPA
MARINETTI
Cime arse di
solitudine,1936.
Moglie di Marinetti
e madre delle
loro tre figlie
(Vittoria, Ala, Luce),
l’autrice dipinge un
paesaggio cosmico,
colorato, gioioso,
tra il visionario e
l’allegorico. E così
facendo crea un
mondo che unisce
terrestre e celeste.
GERARDO
DOTTORI
In corsa,1926.
Dottori divenne famoso per il Trittico della
Velocità, composto da Il via, In corsa e l’Arrivo.
Il tutto per celebrare il tema, che qui è
espresso con un paesaggio dove l’occhio si
perde nelle volute colorate e segue la luce
che sfreccia rapida tra le nubi.

Nei quadri di
questi pittori
tutto si muove,
tutto corre.
Nessuna figura
è mai stabile:
appare e scompare
di continuo.
Gli oggetti in
movimento si
moltiplicano e
si deformano,
susseguendosi
nello spazio

UMBERTO
BOCCIONI
Stati d’animo.
Quelli che vanno,
1911. Nel dipinto
l’idea della velocità
è resa grazie alle
linee diagonali
che tagliano la
tela e sembrano
muoversi. Quelli
che vanno, infatti,
non si fermano, non
tornano indietro.
E si intravvede un
paesaggio con
abitazioni, osservato
da un treno in corsa.

101
S
ENRICO
PRAMPOLINI
L’automa
quotidiano,1930.
L’opera, ispirata a
Charlot, simboleggia
lo straniamento
dell’uomo comune di
fronte alle conquiste
della scienza, che
si susseguivano in
maniera esaltante per
gli artisti della nuova
corrente culturale.

GINO SEVERINI
Danseuse
articulée,1915.
Questo grande autore
non dipinse macchine
ma soprattutto figure
umane, come le
ballerine che vedeva
nei cabaret. Questa
sembra “disarticolarsi”
per mostrarci tutte
le fasi dei suoi
movimenti.

Noi vogliamo cantare


l’amor del pericolo,
l’abitudine all’energia
e alla temerità
(Manifesto del Futurismo)
FILLIA (LUIGI COLOMBO)
Mistero Aereo,1930-31.
L’aeroplano era il mezzo più moderno dell’epoca:
avvicinava a luoghi lontani e permettevavisioni
sconosciute. Qui l’artista ne dipinge uno che si
alza verso il cielo ed esprime lo sguardo umano
stupefatto dai misteri del cosmo.

LA MOSTRA
A 110 anni dalla
pubblicazione su Le Figaro
del Manifesto del Futurismo
spettatori troveranno infatti in
esposizione più di 100 opere,
tra dipinti, disegni, progetti
in toto l’avventura futurista:
dalle sperimentazioni più
precoci alle elaborazioni degli
articolato in sezioni dedicate
ai manifesti teorici del
movimento, che furono
di Tommaso Marinetti, Pisa e oggetti d’arte di maestri anni Trenta, dai temi come la puntualmente tradotti in opere
celebra l’energia prorompente come Balla, Boccioni, Severini, guerra, le macchine, le città mirabili e rivoluzionarie.
del movimento italiano Depero, Carrà, Russolo, sino alla nuova concezione Dove, come, quando. Pisa,
più innovativo di inizio Sant’Elia. Ma questi sono dell’universo, muovendosi tra Palazzo Blu. Info: 0292897755,
Novecento con la grande solo alcuni dei protagonisti pittura, scultura, architettura www.futurismopisa.it
mostra Futurismo. Gli di un viaggio che ripercorre e design. L’itinerario è poi Catalogo: Skira.

103
S
CINQUECENTO
John Dee è stato lo studioso più eclettico del
Rinascimento inglese. Ma è diventato famoso
come stregone, perché cercava la pietra filosofale

IL MAGO
e parlava coi morti. di Adriano Monti Buzzetti Colella

DI CORTE
E
nrico VIII Tudor si proclamava teorie il personaggio di Prospero, l’aristocratico Sapere occulto
discendente del mitico Artù ma fu mago de La Tempesta di Shakespeare, potrebbe A destra, un ritratto di
sua figlia Elisabetta I, la leggendaria essere stato modellato su Dee; e lo stesso si John Dee (1527-1608) a
“Regina vergine”, ad avere accanto può dire per la sulfurea figura del Faust di 66 anni. Sotto al quadro,
l’equivalente storico di Merlino. Il suo Christopher Marlowe». uno degli strumenti usati
nome era John Dee ed era astrologo della L’enigma vivente dell’era elisabettiana nacque da Dee per la ricerca
occulta: un disco d’oro
sovrana, consigliere di Stato e molto a Londra nel 1527, figlio di un cortigiano con le “Visioni dei quattro
altro ancora. Erudito tra i più eclettici del gallese trasferitosi nella capitale con la famiglia castelli” usato durante un
Rinascimento, scienziato ma anche studioso seguendo l’ascesa regale dei conterranei Tudor. esperimento a Cracovia,
del sovrannaturale, in un’epoca dove i due Mandato al St. John’s College di Cambridge, il in Polonia. Qui sotto, dalla
campi d’indagine convivevano ancora con quindicenne John ottenne il baccalaureato in tavola degli incantesimi,
disinvoltura. Celebrato tra i contemporanei tre anni passati a studiare – per diciotto ore al 12 simboli dell’alfabeto
enochiano, che Dee
e poi caduto in un lungo oblio, fu riscoperto giorno – di tutto: dalla geografia alle scienze
considerava la lingua di
in età moderna come figura-simbolo del degli astri, dal diritto alla medicina, dall’ottica Adamo.
mago. In campo letterario da scrittori quali alla matematica. I suoi talenti lo portarono
Gustav Meyrink (che gli dedicò il romanzo quindi all’appena inaugurato Trinity College
L’Angelo della finestra d’Occidente, del 1927) di Cambridge, dove il giovane iniziò a crearsi
e Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), ma
anche “operativamente” da celebri occultisti
dell’Ottocento come Aleister Crowley, che si
ispirarono ai suoi rituali. Eppure è la stessa
persona che divulgò conoscenze matematiche
e geometriche dimenticate da secoli, prefigurò
con le sue intuizioni concetti come l’energia
solare e la velocità della luce, e sostenne con le
proprie competenze nautiche e cartografiche la
trasformazione della Gran Bretagna in potenza
navale e coloniale.

INTELLETTUALE. Chi era dunque davvero


John Dee? «Un grande intellettuale, forse il più
grande della sua terra a quell’epoca», spiega
Valerio Viviani, docente di Letteratura inglese
all’Università della Tuscia e grande esperto di
Rinascimento anglosassone. «Per dare un’idea
IPA/ALAMY

della sua fama, basti dire che secondo alcune


104
S
S
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GETTY IMAGES
MONDADORI PORTFOLIO/AKG
Fra due regine
Da sinistra, Maria I Tudor,
regina d’Inghilterra e
d’Irlanda dal 1553 al
1558. Sotto il suo regno
John Dee fu accusato di
aver attentato alla vita
della regina con le sue
arti magiche. Se la cavò,
e quando il trono passò
a Elisabetta I (a lato) lo
scienziato conquistò
subito il suo favore.
In basso, un ritratto
di Dee.
MONDADORI PORTFOLIO/AKG

GETTY IMAGES
Maria la Cattolica lo perseguitò,
Elisabetta invece aveva un debole per
lui: lo consultava su tutto e gli affidò
incarichi di intelligence

fama di stregone. Alla laurea seguirono anni di


vagabondaggio intellettuale in Europa, dove si
confrontò con le migliori menti del continente:
da cartografi del calibro di Mercatore e Ortelius
ai poliedrici studiosi dei numeri Federico
Commandino e Gerolamo Cardano. Poi, intorno
ai trent’anni, il primo incidente di percorso:
«Dee fu accusato di aver attentato con arti
magiche alla vita della regina, che all’epoca
era Maria la Cattolica, figlia di Enrico VIII e
Caterina d’Aragona», racconta Viviani. «Seguì
IPA/ALAMY

un processo nel quale lo studioso riuscì a


riabilitarsi; quando poi, nel 1558, Maria morì e
la sorellastra Elisabetta salì al trono, i guai avuti
con Maria guadagnarono forse a Dee le simpatie
della nuova sovrana, dati i passati rapporti, non
proprio idilliaci, tra le due principesse Tudor».
Complice una serie di oroscopi azzeccati,
l’ascendente di Dee su Elisabetta, che si
affidò ai suoi calcoli astrologici persino per
decidere il giorno dell’incoronazione, crebbe a
dismisura. «Si racconta che la regina si recasse
direttamente nell’abitazione del suo consigliere
a Mortlake, vicino a Londra, per consultarsi con
lui», aggiunge Viviani; e Thomas Smith, primo
106
S
IPA/ALAMY
Magia! biografo di Elisabetta, lascia intendere che tra la lavoro, John Dee trovò anche il tempo di agire
Sopra, John Dee esegue sovrana e il suo savant di fiducia – descritto da come agente segreto al servizio di sua maestà.
un esperimento davanti fonti coeve come alto, magro e di bell’aspetto Confidente di quel sir Francis Walsingham
alla regina Elisabetta in un – ci fu più di una semplice amicizia. Sia come che fu padre dello spionaggio moderno, Dee si
quadro di Henry Gillard sia, il successivo quarto di secolo consacrò servì della rete di uomini di cultura e di scienza
Glindoni (1913). La scena il mito personale di Dee, rendendolo uno dei con cui corrispondeva per fini di intelligence.
si svolge all’interno della grandi registi del “boom” culturale e politico E lasciò, anche in questo campo, il segno, o
casa di Mortlake dello
scienziato; alle sue spalle, elisabettiano. meglio ancora la sua firma: la sigla 007 resa
seduto, Edward Kelley. famosa dal personaggio di James Bond non
IL PRIMO 007. In questa stagione della sarebbe altro che la formula con cui Dee siglava
sua vita Dee lavorò instancabilmente. Autore le sue missive riservate a Elisabetta, dove i due
prolifico (scrisse oltre 100 opere, di cui molte zero rappresentavano gli occhi (“solo per gli
disperse), lo fu ancora di più come collezionista. occhi della regina”) e sette un numero fortunato.
Crocevia di studiosi, la sua casa custodiva infatti
strumenti astronomici e cimeli d’antiquariato, PADRINO DELL’IMPERO. Ideatore del
ma soprattutto la più vasta biblioteca termine “Impero britannico”, mise le sue
d’Inghilterra: oltre 2.600 tra manoscritti e competenze al servizio dell’espansionismo
volumi, ben più di quelli allora posseduti dagli inglese al di là dell’Atlantico: non solo istruendo
atenei di Cambridge e Oxford messi insieme. con i suoi testi di nautica e cartografia una
Divulgò traduzioni di studiosi arabi e nel generazione di marinai ed esploratori del
1570 pubblicò la sua celebre traduzione degli calibro di Francis Drake, ma anche legittimando
Elementi di Euclide, con una prefazione ricca “giuridicamente” le pretese britanniche sul
di contenuti matematici, dove introduceva per Nuovo Mondo mediante una spericolata ma
la prima volta sul suolo inglese i tradizionali fascinosa ricostruzione che voleva primo
segni algebrici +, –, x e %. In tutto questo scopritore delle Americhe proprio il leggendario
107
S
Dall’aldilà
La strana coppia John Dee (a
destra) ed

N ell’Europa Orientale il mogli, asserendo fosse stato Edward Kelley


girovagare di Dee e Kelley suggerito dagli spiriti stessi.  evocano uno
non ebbe molta fortuna. Il vecchio erudito acconsentì, spirito nel sagrato
Protettori improvvisati nonostante la sua giovane e della chiesa
come il conte boemo bella consorte disprezzasse di St. Leonard
Albert Lasky erano più Kelley. Nove mesi dopo (Walton-le-Dale,
interessati alle fortune la signora partorì un Lancashire).
materiali che ai messaggi dal bambino, Theodor, che nella
mondo invisibile. Alla corte sua buona fede il marito non
dell’imperatore Rodolfo II, ebbe difficoltà a riconoscere. 
che li accolse con freddezza a Epilogo. Alla fine comunque
Praga, rischiarono addirittura Kelley se la svignò e, mentre il
che il messo papale li suo ex datore di lavoro tornava
conducesse prigionieri a mestamente in patria nel 1589,
Roma come negromanti. Ben riuscì a piazzarsi come alchimista
presto i soldi scarseggiarono alla corte di Rodolfo II. Esaltato
e Kelley iniziò a pensare da qualche primo apparente
di sciogliere la società per successo, l’imperatore lo fece
proseguire in solitaria la parte di addirittura barone, salvo poi
“fabbricante d’oro” che si realizzare che Kelley non era
era scoperto molto versato a affatto capace di riempirgli i
recitare. Fu forse per scrollarsi forzieri. Lo fece quindi gettare
di dosso un peso morto che a in un carcere, nel quale il
Dee propose l’improponibile, faccendiere dell’occulto morì nel
ovvero uno scambio di tentativo di evadere.
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Inventò automi,
equazioni, strumenti
nautici. E fu uno dei
grandi registi del
boom culturale e
politico dell’epoca
antenato dei Tudor, re Artù. «Secondo una
diceria alimentata dallo stesso Dee», aggiunge
Viviani, «avrebbe “evocato” lui stesso le
tempeste responsabili del disastro dell’Armada
spagnola che nel 1588 determinò il dominio
dell’Inghilterra sui mari; di storico c’è che le sue
opere crearono le condizioni per quella vittoria».

VERSO L’OCCULTO. La ricerca della pietra


filosofale, di un sapere “altro” che gli fornisse
una chiave univoca per interpretare la realtà,
lo ossessionava. A confermarlo, i suoi interessi

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per i sigilli magici e la cristallomanzia, ma
soprattutto la Monas Hyeroglyphica, oscuro testo
esoterico scritto nel 1564 che nelle intenzioni
dell’autore andava decrittato con perdute
informazioni date a voce. Un percorso che
Agente segreto
tuttavia non si può liquidare come superstizione conversazioni che alimentavano le speranze Sopra, frontespizio del
fine a se stessa: «Profondamente cristiano, di Dee mediante un misterioso idioma dettato volume di John Dee L’arte
Dee importò in patria i concetti della filosofia dagli “angeli”, attraverso un’antenata delle della navigazione (1577).
naturale e dei grandi pensatori neoplatonici moderne tavole Ouija usate dagli spiritisti. Era Sotto, la sigla con cui Dee
rinascimentali – da Marsilio Ficino a Pico nato l’Enochiano, che Dee credette essere la firmava le sue missive
della Mirandola – che nella loro indagine sui lingua primordiale parlata da Adamo nel paradiso segrete alla regina
Elisabetta: oggi, dopo il
segreti dell’universo mescolavano matematica terrestre e che moderni crittografi come Donald
successo di James Bond,
e cabala, geometria e alchimia, il pensiero Laycock ritengono invece inventata di sana pianta agente 007, il codice è
cristiano con quello greco, ebraico, egizio. La da Kelley. Forse perché le quotazioni di Dee erano diventato sinomino di
loro era una proto-scienza che per quanto intrisa in calo nei volubili favori di Elisabetta, i due spia e servizi segreti.
di ermetismo si basava su concetti filosofici iniziarono a viaggiare con le famiglie in cerca
assolutamente seri. L’obiettivo era quello di dare di fortuna nell’Est europeo. Il vagabondaggio fu
ordine a un mondo caotico, l’archetipo ideale sostanzialmente infruttuoso e alla fine distrusse
e perfetto di ciò che le forme imperfette del il sodalizio (vedi riquadro nella pagina accanto).
mondo fenomenico nascondevano. L’oro degli Rientrato in Inghilterra, Dee riuscì a tornare
alchimisti, insomma. Il problema, semmai, era almeno in parte nelle grazie di Elisabetta. Ma
passare dalla teoria alla pratica». con la morte della regina e l’ascesa al trono
del religiosissimo Giacomo I, torturatore di
CONFERENZE SPIRITUALI. È a questo streghe e fiero avversario di maghi, Dee cadde
punto che nella vita di Dee irruppe Edward Kelley definitivamente in rovina. Morì ultraottantenne,
(1555-1597): giovane, carismatico, forte bevitore. in sostanziale miseria.
La sua ambigua reputazione comprendeva anche Anni dopo la sua dipartita uno studioso, Méric
quella di medium, alla quale Dee volle credere Casaubon, recuperò i diari delle “conferenze
ciecamente. Dietro lauto compenso Kelley fu spirituali” scritti da Dee stesso, con la descrizione
assoldato per scrutare negli specchi e nei globi delle bizzarre sedute. Il prestigio scientifico
di cristallo che Dee aveva già scandagliato dell’erudito fu definitivamente screditato e
a lungo senza frutto: nei racconti dell’abile all’immagine del geniale inventore si sovrappose
manipolatore le ombre nel vetro diventavano quella folcloristica di un Dee evocatore con
figure di messaggeri celesti. Tra il maturo cappello a punta e sfera di cristallo: il cliché del
erudito e il giovane avventuriero iniziarono così mago disneyano, dal quale solo in epoche recenti
le “conferenze spirituali”, cerimonie magiche la statura di una delle più brillanti personalità del
che presto si arricchirono anche di mistiche XVI secolo ha iniziato a riemergere. •
109
S
I GRANDI DISCORSI
A cura di Giuliana Rotondi

431OTTOBRE
16 A.C. 1953

Fidel Castro, politico, parla al Palazzo della giustizia di Santiago di Cuba.

CONDANNATEMI.
LA STORIA MI ASSOLVERÀ
Q uattro ore di monologo. Un’arringa
interminabile giunta a noi grazie alla
trascrizione di un giornalista presente in
aula e diventata famosa per le sue battute Cuba potrebbe albergare splendidamente
finali: “Condannatemi. Non importa. La Storia
mi assolverà”.
una popolazione tre volte maggiore; non ci
Fidel Castro (1926-2016), futuro líder
máximo di Cuba, in quell’autunno del 1953
sono dunque ragioni perché esista la miseria  
si trovava sul banco degli imputati del
tribunale di Santiago con l’accusa di aver
fra i suoi attuali abitanti […].
attentato ai poteri costituzionali dello Stato,
dando vita a un’insurrezione. Le accuse A quelli che mi chiamano per questa
non erano peregrine: Fidel aveva da poco convinzione sognatore, io rispondo
organizzato l’assalto armato alla caserma con le parole di Martí 1 : “Il vero
della Moncada (26 luglio 1953) in risposta uomo non guarda da che lato si vive
alle politiche del dittatore cubano Fulgencio meglio, ma da che lato sta il dovere;
Batista, salito per la seconda volta al potere e questo è l’unico uomo pratico il
un anno prima con un colpo di Stato. cui sogno di oggi sarà la legge del
Precedenti. Il piano di Fidel Castro domani, perché colui che ha posto
era stato tenuto nella più assoluta gli occhi agli organi vitali universali
segretezza. Secondo alcune ricostruzioni e visto ribollire i popoli, tra lamenti
coinvolgeva circa un centinaio di
e sangue, nella conca dei secoli, egli
guerriglieri – i cosiddetti barbudos – che
all’alba del 26 luglio in un corteo di 16 sa che il divenire, senza nessuna
automobili si avvicinarono alla caserma. eccezione, sta dal lato del dovere”.
Erano mal addestrati e mal equipaggiati Unicamente ispirati a tali elevati
(principalmente con fucili da caccia e armi a propositi è possibile concepire
corto raggio) e il risultato fu impietoso: una l’eroismo di quelli che caddero a
ALAMY/IPA

clamorosa disfatta. Un soldato riuscì infatti


a dare l’allarme e lo scontro si concluse
con una resa. A quel punto la maggior
parte dei rivoluzionari venne giustiziata in
carcere, dopo efferate torture, e i loro corpi
martoriati furono mostrati in televisione.
L’ascesa. Le cose per Castro andarono
diversamente: condannato a 15 anni di
reclusione, fu rilasciato nel maggio 1955,
due anni dopo, grazie a un’amnistia
generale e mandato in Messico.
Qui continuò la sua attività rivoluzionaria,
mentre un anno dopo a lui si unirono Che
Guevara e Camilo Cienfuegos. Era l’inizio
della sua epopea rivoluzionaria.
Batista fu destituito infatti nel 1959 e Fidel
poco dopo diventò primo ministro, dando
progressivamente vita all’avamposto
comunista tropicale più discusso, resistente
e temuto dagli occidentali negli anni della
Guerra fredda.
110
S
ALAMY/IPA

L’assalto
e il processo
Il presidente
cubano
Fulgencio
Batista (1901-
1973) mentre
consola
le vedove
dell’assalto
alla caserma di
Moncada del
26 luglio 1953.
In risposta
all’attacco il
presidente
proclamò la
legge marziale.
A sinistra,
Fidel Castro
immortalato
subito dopo il
suo arresto nel
1953.

Santiago di Cuba 2 . Gli scarsi mezzi concepibile che gli uomini che hanno tutto il peso della legge, per codardia
materiali, sui quali dovemmo contare, onore siano morti o prigionieri in o perché ve lo impediscono, e non
impedirono il sicuro successo […]. una repubblica dove è presidente un rinunciano in pieno tutti i giudici,
Nascemmo in un Paese libero criminale e un ladro. io ho pietà della vostra dignità e
che ci lasciarono i nostri padri, e Ai Signori Giudici, la mia sincera compassione per la macchia senza
sprofonderà l’Isola nel mare prima gratitudine per avermi permesso precedenti che cadrà sopra il Potere
che acconsentiremo ad essere schiavi di esprimermi liberamente senza Giuridico.
di qualcuno. […] meschine coazioni […]. Resta In quanto a me so che il carcere sarà
Termino la mia difesa, però non lo tuttavia all’Udienza un problema più duro come non lo è mai stato per
farò, come fanno sempre tutti gli grave: qui stanno le cause iniziate nessuno, pieno di minacce, di vile e
avvocati, chiedendo la libertà del per i settanta omicidi, cioè per il codardo rancore, però non lo temo,
difeso; non posso chiederla quando più grande massacro che abbiamo così come non temo la furia del
i miei compagni stanno soffrendo conosciuto, e i colpevoli restano tiranno miserabile che ha preso la
nell’Isola dei Pini una prigionia liberi con l’arma in mano che è una vita a settanta fratelli miei.
ignobile. Inviatemi insieme a loro minaccia perenne per la vita dei Condannatemi. Non importa. La
3 a condividere la loro sorte, è cittadini; se non cade sopra di essi Storia mi assolverà 4 .

José Martí (1853-1895) fu un poeta, parlare. Altri prigionieri furono frustati, L’espressione “la Storia mi assolverà”
1 intellettuale, scrittore e patriota picchiati, bruciati con sigarette e fucilati. 4 può ritenersi un’eredità della cultura
cubano della Guerra di indipendenza giacobina francese e uno slogan di tutti i
contro la Spagna. Morto in I detenuti si trovavano sull’Isola dei movimenti socialisti e comunisti
combattimento, divenne un eroe 3 Pini, scoperta da Cristoforo Colombo impegnati nella lotta politico-sociale.
nazionale e uno dei padri spirituali della durante il suo secondo viaggio in America In seguito diventerà anche il titolo di un
stessa Rivoluzione cubana. (13 giugno del 1494). Castro venne libro, che riporta l’intero discorso,
imprigionato nell’ala ospedaliera della pubblicato dallo stesso Fidel Castro
Uno dei ribelli caduti a Santiago fu Presidio Model Prison, relativamente mentre era in carcere.
2 Abel Santamaría (1927-1953), ucciso confortevole: qui fondò una “scuola” per i Distribuito inizialmente con una tiratura
lo stesso giorno dell’assalto alla Moncada prigionieri, l’Accademia Ideologica di Abel di 27.500 copie, diventò nel giro di poco
dopo essere stato torturato dalla polizia Santamaría, dove venivano impartite per tempo uno dei testi fondamentali della
per estorcergli informazioni sugli altri cinque ore al giorno lezioni di storia antica rivoluzione cubana: un atto di denuncia
ribelli in fuga. Si dice che gli fu addirittura e moderna, filosofia e inglese. Nel 1978 delle barbarie perpetrate dal secondo
cavato un occhio e che fu mostrato alla Fidel ribattezzò l’isola, chiamandola “isola regime di Batista e un appello contro
sorella, che si rifiutò ugualmente di della gioventù”. tutte le ingiustizie.

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S
AGENDA
A cura di Irene Merli

MOSTRA ROMA

Colori degli Etruschi


Nella cornice della prima centrale
termoelettrica della capitale, una selezione
di staordinarie terrecotte dipinte provenienti
dal territorio dell’antica Cerveteri, recuperate
dal traffico illegale di reperti.
Fino al 2/2/2020. Centrale
Montemartini. Info: 060608.

EVENTO TRIESTE

Disobbedisco!
Prima celebrazione del centenario
dell’impresa di Fiume (12/9/1919), questa
mostra fa rivivere agli spettatori il colpo di
mano di D’Annunzio. Il percorso scorre in un
enorme dirigibile in pelle metallica e molti
LA MOSTRA MILANO oggetti del Vate, portati dal Vittoriale, sono

DAL GUGGENHEIM
commentati dalle parole dei protagonisti.

Fino al 3/11. Ex Pescheria. Info:

I GRANDI MAESTRI
0403226862, www.dannunzioatrieste.it

LIBRO
Per la prima volta in Italia la collezione
Thannhauser, donata al museo di New York.

I
n mostra a Milano 50 capolavori dei grandi maestri dell’Impressionismo, Post-impressionismo
e delle Avanguardie del primo Novecento, per raccontare la storia di una celebre collezione
con una serie di opere mai esposte prima fuori dagli Stati Uniti. Heinrich e Justin Thannhauser
furono infatti tra i maggiori galleristi tedeschi del Novecento, e a Monaco e a Berlino presentarono
tutte le principali innovazioni artistiche del loro tempo. Ma poi il nazismo costrinse Justin a fuggire
a New York e nel 1965 il grande mercante d’arte, senza eredi, donò al Guggenheim Museum la
collezione di famiglia, che ricopre un arco temporale di circa 100 anni e annovera artisti come
Cézanne, Degas, Manet, Toulouse-Lautrec, Van Gogh, Braque e un nutrito corpus di opere di Pablo
Picasso, amico di Justin e della moglie.
In alto, Paul Gauguin, Haere Mai (1891). Solo capolavori. Nella grande mostra
Sotto, Pierre-Auguste Renoir, La femme à la Guggenheim. La collezione Thannhauser.
perruche (1871). Da Van Gogh a Picasso gli spettatori
possono quindi ammirare, tra gli altri, un
meraviglioso paesaggio di Gauguin, Haere
Mai; Davanti allo specchio e Donna con il
vestito a righe di Manet; Palazzo Ducale,
Il domenicano
che non si piegò
Il d

visto da San Giorgio Maggiore di Monet; tre


splendide sculture bronzee di Degas; ben
sei opere di Cézanne (fra cui Bibéndus) e tre Il saggio si basa sulla edizione ora
di Van Gogh (Le viaduc, Paesaggio innevato completa delle lettere del monaco,
e Montagne a St. Remy. Quanto a Picasso, filosofo e teologo Tommaso
nel percorso espositivo si trovano 13 dipinti Campanella (1568-1639) che subì
del genio spagnolo, che vanno dal 1900 al ben 5 processi per eresia durante
1965. Un solo esempio? Donna con i capelli la Controriforma. E fu costretto a
gialli, il ritratto di Marie-Thérèse Walter. fuggire a Parigi, dove morì.

Fino al 1/3/2020. Palazzo Reale. Info Campanella, Saverio Ricci, Salerno


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zioni in 3D di monumenti, edifici, regge, America e potenze coloniali, nel secon- corre la storia del Muro, attraverso ecce-
chiese e castelli. Prima tappa i templi di do. Dagli Egizi del Nuovo Regno al Ter- zionali documenti e svela i retroscena del-
Angkor, in Cambogia, per risolvere il mi- zo Reich passando per la grande Russia. la sua caduta. Propone inoltre le fughe
stero dell’improvvisa caduta del regno E poi dalle civiltà precolombiane agli più spettacolari, narrate in prima persona
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rivivere il clima di leggerezza che si re- perta degli imperi più vasti, ma anche mondiali dell’epoca. Il secondo filmato fa
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A. Monti Buzzetti Colella, M. Narducelli, G. Rotondi, R. Roveda, G. Talini, D. Venturoli, Periodico associato alla FIEG Accertamento Diffusione Stampa Codice ISSN:
(Federaz. Ital. Editori Giornali) Certificato n. 8433 del 21/12/2017 1824-906x
E. Vitaliano, S. Zimbardi.

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