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IL PAESAGGIO • LAZIO
20434
LA SPIAGGIA
DI TORRE ASTURA
ISSN 0394 7203
720006
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ALLA SCOPERTA DEL PIÙ BEL PAESE DEL MONDO MENSILE NUMERO 434 GIUGNO 2022
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EURO 4,00 IN ITALIA
Umbria
di Emanuela Rosa-Clot, Direttore di Bell’Italia Editoriale
SPOLETO
LE TERME
DI CARACALLA
IL CENTRO STORICO • SICILIA
Palazzo Collicola e l’arte contemporanea
RAGUSA IBLA nella città del Festival dei Due Mondi
IL MONUMENTO • PIEMONTE
IL PRINCIPATO
DI LUCEDIO
LA MONTAGNA • VALLE D’AOSTA
LA VALSAVARENCHE
E I CENTO ANNI
DEL PARCO
DEL GRAN PARADISO
CONSERVARE I NOSTRI
>
IL PAESAGGIO • LAZIO
20434
LA SPIAGGIA
DI TORRE ASTURA
ISSN 0394 7203
In copertina: la cattedrale
di Santa Maria Assunta,
a Spoleto.
Foto di: Gabriele Croppi
ESTATE_IN SARDEGNA
Approdi segreti
sull’isola
delle vacanze
Otto itinerari alla
scoperta dell’isola
per eccellenza delle
vacanze balneari,
ma che ha molto altro,
I laghi del Nivolet e il rifugio Savoia in alta Valsavarenche
oltre ai suoi mari
inconfondibili, da offrire
C
a chi la sceglie per un ompie cento anni il Parco Nazionale del Gran Paradiso, la vasta
viaggio. Chiesette che
area protetta che abbraccia uno dei maestosi Quattromila
custodiscono preziosi
retabli, castelli con delle Alpi, tra Valle d’Aosta e Piemonte. Fra le valli del versante
vista su paesaggi valdostano, abbiamo scelto di raccontare la più selvaggia e solitaria,
sorprendenti, borghi la Valsavarenche, che dopo aver rimontato il fianco destro della valle
dove rivivono antiche
tradizioni. Per gli amanti della Dora sale fino a Pont, ai piedi del massiccio. Un “segreto” ben
del mare, indichiamo conosciuto dal re cacciatore Vittorio Emanuele II, che fece costruire
anche qualche luogo quelle strade reali che ancora oggi portano con facilità gli
ancora da scoprire.
Il numero speciale sarà
escursionisti in luoghi meravigliosi. Come la ex casa di caccia di
distributo in omaggio Orvieille e il rifugio Vittorio Emanuele II. Ma una gita in una qualsiasi
con il Corriere della della altre valli del parco è un modo per rendere omaggio alla
Sera mercoledì 8
conservazione del paesaggio montano e a quanti, ancora oggi,
giugno, poi tornerà
in edicola al consueto si prodigano per preservarne la bellezza e ne tutelano la biodiversità.
prezzo di 6,20 euro. Sul litorale laziale c’è un altro angolo di paesaggio poco noto
ma estremamente suggestivo: la spiaggia di Torre Astura, nel territorio
di Nettuno. Dal 1888 fa parte di un poligono militare che, rendendola
inaccessibile, l’ha preservata. Ma nei mesi estivi si può visitare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
RIPRENDIAMO
IL VIAGGIO
Bell’Italia. In Viaggio è il programma televisivo
settimanale che su La7, tra giugno e luglio, farà vivere
i nostri racconti e i nostri reportage. Sette puntate
alla scoperta dei tesori italiani, in compagnia di un
Il racconto delle bellezze d’Italia che
leggete tutti i mesi ritorna su La7 in forma
viaggiatore d’eccezione, l’attore Fabio Troiano
Sopra: l’area palustre e il lago di Massaciuccoli, tra i colli lucchesi e il mare della Versilia.
Informazioni
e prenotazioni
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Giugno 2022
VALSAVARENCHE
LUCEDIO
SOVICILLE
SPOLETO
ROMA
TORRE ASTURA
58 44
56
ROMA Terme di Caracalla
BENESSERE IMPERIALE
Dove Come Quando
34
58 TERRA DI RISO E DI SPIRITUALITÀ
66 Dove Come Quando
RAGUSA IBLA
68 PROSPETTIVE BAROCCHE
77 Dove Come Quando
SPOLETO (Perugia)
92 LA CITTÀ CHE VIVE D’ARTE
100 Il weekend di Bell’Italia
105
SOVICILLE (Siena)
108 LO SPIRITO DEL ROMANICO
il weekend SPOLETO
92
120 DIRETTORE RESPONSABILE
Emanuela Rosa-Clot
e.rosaclot@cairoeditore.it
RESPONSABILE UFFICIO CENTRALE
Elisabetta Planca Caporedattore
e.planca@cairoeditore.it
UFFICIO CENTRALE
Rossella Giarratana Caporedattore
r.giarratana@cairoeditore.it
Pietro Cozzi Caposervizio
p.cozzi@cairoeditore.it
Giovanni Mariotti g.mariotti@cairoeditore.it
Carlo Migliavacca c.migliavacca@cairoeditore.it
Raffaella Piovan r.piovan@cairoeditore.it
Barbara Roveda b.roveda@cairoeditore.it
REDAZIONE
Terry Catturini t.catturini@cairoeditore.it
Margherita Geronimo
m.geronimo@cairoeditore.it
Lara Leovino l.leovino@cairoeditore.it
Elena Magni e.magni@cairoeditore.it
Giugno 2022
Sandra Minute s.minute@cairoeditore.it
PHOTO EDITOR
Milena Mentasti m.mentasti@cairoeditore.it
Susanna Scafuri s.scafuri@cairoeditore.it
ART DIRECTOR
Luciano Bobba l.bobba@cairoeditore.it
10 Lettere Simona Restelli Coordinamento
12 Notizie s.restelli@cairoeditore.it
IMPAGINAZIONE
Franca Bombaci f.bombaci@cairoeditore.it
Fuoriluogo di Fabio Isman Francesca Cappellato
16 GIORGIONE TORNA A VENEZIA f.cappellato@cairoeditore.it
19
Isabella di Lernia i.dilernia@cairoeditore.it
SEGRETERIA E RICERCA ICONOGRAFICA
Appuntamenti Mara Carniti m.carniti@cairoeditore.it
19 d’arte Paola Paterlini p.paterlini@cairoeditore.it
con Vittorio Sgarbi PROGETTO GRAFICO E CONSULENZA CREATIVA
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24 BRUEGHEL ALL’AMBROSIANA HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
26 con gli spettacoli Maria Cristina Castellucci, Rossella
28 del gusto Cerulli, Giuseppe De Biasi, Silvia Frau,
Rosalba Graglia, Fabio Isman, Albano Marcarini,
30 all’aria aperta Paolo Massobrio, Vannina Patanè, Vittorio
Sgarbi, Angelo Surrusca, Marilisa Zito
Sentieri d’Italia di Albano Marcarini EDITORIALE GIORGIO MONDADORI
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natura sono tra i suoi Per Bell’Italia mese si è dedicato dedicato alla
principali interessi. di giugno ha a due soggetti Valsavarenche (Filiale di Padova)
In questo numero realizzato il servizio vicini a casa: (p.80), la valle più Piazza Gaetano Salvemini 13
ci accompagna alla sul Principato le grandiose Terme selvaggia del settore 35131 Padova
scoperta del tratto di Lucedio (p.58), di Caracalla (p.44) valdostano del Parco Tel. 049/6996311 - Fax 049/7811384
di litorale laziale circondato dallo e il mare di Torre Nazionale del Gran
LAZIO-ABRUZZO-SICILIA-SARDEGNA
dove sorge Torre scenario delle risaie Astura (p.34), a un’ora Paradiso, istituito
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PECCIOLI (Pisa)
L’ARTE DI
RINASCERE
Un borgo medievale nel cuore delle Terre di Pisa da oltre trent’anni
punta sull’arte contemporanea per valorizzare il centro storico
e il suo territorio. Paesaggi, strade e piazze sono impreziositi
da interventi di artisti internazionali. E tutto parte da una discarica
TESTI Lara Leovino
La discarica di Legoli, a circa 10 chilometri da Peccioli; in primo piano Presenze (2011), gigantesche installazioni realizzate
da Naturaliter. Sullo sfondo le geometrie e i colori di David Tremlett all’esterno di uno degli impianti.
72 Bell’Italia Bell’Italia 73
10 Bell’Italia
Notizie
A cura di Sandra Minute Fotografia Morelli-Mesturini
CARAVINO (Torino) Eccezionale sorpresa dai restauri del salone dei Savoia nel castello di
Masino del Fai-Fondo Ambiente Italiano: quella che era una quadreria
I TESORI ottocentesca con le pareti dipinte di bianco (a destra), una volta rimossi
gli strati di pittura si è rivelata un salone di rappresentanza decorato da
DI MASINO Piemonte e della Savoia (sopra), un fregio con 147 stemmi nobiliari e,
sul camino, un albero genealogico alto tre metri. INFO www.castellodimasino.it
Bell’Italia 13
Notizie
SGUARDI RAVVICINATI
SULL’ARTE DI TIZIANO
Un’occasione unica per ammirare da pinto, collocato in posizione sopraeleva-
vicino un capolavoro di Tiziano, pie- ta e quindi normalmente visibile solo da
tra miliare del Rinascimento. Per cele- grande distanza. Si possono così apprez-
brare il quinto centenario dell’arrivo a zare in pieno la straordinaria qualità
Brescia del Polittico Averoldi, la collegiata pittorica e potenza espressiva del dipin-
dei Santi Nazaro e Celso lancia l’iniziati- to e cogliere dettagli come la firma e la
va “A tu per tu con Tiziano”: dal 28 mag- data (1522), il ritratto del committente,
gio al 3 luglio, grazie a una apposita strut- i boccoli dorati dell’angelo, la fisicità del
tura allestita nel presbiterio, i visitatori corpo di Cristo e i numerosi pentimenti
possono salire fino a sette metri di altez- dell’artista in corso d’opera. Il polittico,
za e ammirare da vicino il magnifico di- commissionato a Tiziano dal bresciano
Altobello Averoldi, legato pontificio a
Venezia, fu collocato sull’altar maggio-
re della chiesa il 31 maggio 1522. Nello
scomparto centrale spicca la Resurrezio-
ne di Cristo; i due pannelli del registro
superiore rappresentano l’Annuncia-
zione mentre nella tavola in basso a si-
nistra figurano i santi Nazaro e Celso
insieme al committente. Magnifico il
San Sebastiano del pannello destro, raf-
figurato in una torsione drammatica di
ispirazione michelangiolesca.
INFO Visite venerdì e sabato 10-17,30, domenica
11-17,30; biglietto 5 €; www.tizianobrescia.it
14 Bell’Italia
ERCOLANO (Napoli) VISITE SPECIALI NEL PARCO ARCHEOLOGICO
dei resti antichi: da qui partirono le prime campagne
Nei sotterranei del teatro antico di scavi, presto intensificate dai Borbone. Oggi i visitatori
scendono, a piccoli gruppi, lungo le scale realizzate in
Un percorso nelle viscere della terra e nella storia di epoca borbonica: una vera e propria esplorazione a 25
Ercolano. Inaugurate le visite speciali ai sotterranei del metri sotto il livello stradale, tra i resti dell’antico edificio
teatro antico, il primo monumento scoperto nei siti di età augustea, reperti e graffiti lasciati dai viaggiatori del
vesuviani dopo l’eruzione del 79 dopo Cristo: era il 1738 Grand Tour del ’700-’800. INFO Sabato 9-16 (sei turni di visita);
quando un contadino di Resina, scavando un pozzo, trovò biglietto 5 €, parco Archeologico + teatro 15 €; ercolano.beniculturali.it
Pagina precedente, in
alto: San Sebastiano
e una veduta totale
FIRENZE ALL’ACCADEMIA
del Polittico Averoldi
Se il David di Tiziano; in basso:
la Galleria dei Mesi
incontra a palazzo Ducale
Patti Smith di Mantova. Sopra:
i sotterranei del
Un’icona del Rinascimento teatro di Ercolano.
a confronto con un’icona A sinistra: il David di
Michelangelo nella
della musica. Sarà Patti Tribuna. A destra:
Smith, il 27 giugno, Testa di satiro al
a chiudere con un reading Museo Archeologico
musicale la prima parte di Feltre.
di “David 140”, il palinsesto
di eventi che la Galleria
dell’Accademia ha lanciato
FELTRE (Belluno) NUOVO MUSEO ARCHEOLOGICO
per celebrare i 140 anni
della Tribuna: il 22 luglio Un viaggio nel tempo
1882 apriva al pubblico lo alla scoperta di Feltria
scenografico ambiente del
museo disegnato da Emilio Statue, altari e corredi funerari
De Fabris per custodire per raccontare la storia di Feltria,
il David di Michelangelo, importante municipium romano
collocato fino a pochi anni che aveva competenza sulle vallate
prima davanti a palazzo alpine tra Belluno e Trento. Ha aperto
Vecchio. Fino al 27 giugno i battenti il nuovo Museo Archeologico,
musicisti, scrittori e storici che documenta mille anni di vita di
dell’arte si alterneranno Feltre, dalla civiltà retica alla caduta
sotto il lucernario della dell’impero romano, con un percorso
Tribuna per rendere il loro interattivo ricco di contenuti digitali e
omaggio al capolavoro importanti reperti: tra questi spiccano
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Bell’Italia 15
Fuoriluogo I tesori italiani conservati all’estero di Fabio Isman
spora dei suoi capolavori d’arte. La Re- il ritratto nei secoli sono state evocate Dorsoduro 1050, 041/522.22.47,
pubblica si dissolve nel 1797; seguono anche altre attribuzioni: Bernardino 041/241.39.42. Orario: lunedì 8,15-
14, martedì-domenica 8,15-19,15;
le occupazioni francesi e austriache. Le Licinio, Vittore Belliniano o Giovanni
ingresso 12 €, gratuito ogni prima
opere sono defisse da chiese e conventi Cariani, ma l’autografia giorgionesca è domenica del mese.
abbandonati, o cedute da nobili fami- ormai accettata dai più. Forse il suo mi-
glie ormai in disarmo. Soltanto nel 1821 stero ne accresce ancora di più il fascino.
16 Bell’Italia
Giorgione, Ritratto
di giovane, 1503 circa,
Museo di Belle Arti
di Budapest.
altezza 72,5 cm
Bell’Italia 17
Galleria: Via C. Fani, 10 - 06122 Perugia
Studio: C.so Vannucci 10 - 06121 Perugia
Tel: +39 075 5722893
A cura di Lara Leovino Appuntamenti d’arte
In questa foto:
dettaglio di uno
dei tre mosaici
delle Grandi Terme
di Aquileia con
busti di atleti (IV
secolo dopo Cristo).
Foto piccola: mosaico
durante il restauro.
NAPOLI
L’OMAGGIO DI NAPOLI
ALLA BELLEZZA RITROVATA
Dal 1989 Restituzioni ridona Far tornare in vita capolavori di tutti tori di restauro. Ogni opera racconta
splendore a migliaia di opere. i tempi, restituendo loro l’antica bel- la sua storia di rinascita e tutte insie-
In mostra 200 pezzi raccontano lezza. La nuova sede delle Gallerie d’I- me celebrano il programma di Intesa
le loro storie di rinascita talia, all’interno di Palazzo Piacentini, Sanpaolo che da 33 anni, a cadenza
non poteva che essere inaugurata con biennale, promuove una campagna di
la mostra “Restituzioni”. Il percorso recupero in tutta Italia. Dal 1989 a oggi
presenta una galleria di opere ap- sono state circa duemila le opere inte-
partenenti al patrimonio artistico ressate, provenienti da musei, chiese
italiano, restaurate e “restituite” al- e siti archeologici. Tra i capolavori che
la collettività. Così come è stato per ritmano il percorso, tele di Antonello
©RIPRODUZIONE RISERVATA
il palazzo, della fine degli anni 30, che da Messina, Bronzino, Boccioni, Pelliz-
torna a splendere nel cuore di Napoli, za da Volpedo ma anche mosaici dai
recuperato e trasformato in una sede siti di Pompei, Ercolano, Aquileia.
espositiva. Nelle sale si ammirano 200 RESTITUZIONI. XIX Edizione. Alle Galle-
pezzi, dall’antichità al contemporaneo, rie d’Italia di Palazzo Piacentini fino al 25
salvati da 54 enti di tutela e 80 labora- settembre. Info: restituzioni.com
Bell’Italia 19
Appuntamentid’arte
VENEZIA
Il nostro itinerario “fuori Biennale” co- fricana Marlene Dumas. La sua arte af-
mincia da Palazzo Ducale dove Anselm fronta l’attualità politica ma indaga an-
Kiefer è stato chiamato a dialogare con che le emozioni e i temi astratti. Gioia,
uno degli ambienti più importanti dell’e- amore, morte, vizi, rabbia e tenerezza
dificio, la sala dello Scrutinio. Qui si eleg- sono rappresentati con pennellate mini-
geva il Doge; qui si sono confrontati ar- mali di un’intensità devastante. Alcune
tisti come Bellini, Carpaccio, Tiziano, volte è l’uso del colore ad attrarre il visi-
Tintoretto; qui Kiefer, oggi, emoziona i tatore, altre volte sono le espressioni, la
visitatori con un’installazione composta crudezza di un gesto, le sbavature, la luce
da 33 grandi tele di pittura materica, di uno sguardo. Le 33 sale del palazzo
dense di simboli e segni. L’arte contem- fanno da quinta a 100 opere, alcune mi-
poranea entra prepotente, ma non inva- nuscole altre maestose, che vanno dal
dente, nel cuore della storia (e della Sere- 1984 ai giorni del lockdown.
nissima), confrontandosi con spazi unici Questo tour di importanti mostre si chiu-
al mondo. A ispirare l’artista tedesco, una de a Palazzo Venier dei Leoni, sede della
serie di riferimenti letterari e filosofici a Peggy Guggenheim Collection, dove le
lui cari, in primis il filosofo Andrea Emo: magiche tele del Surrealismo immergo-
alla sua frase «questi scritti, quando ver- no il pubblico in atmosfere oniriche e
ranno bruciati, daranno finalmente un metafisiche di grande fascino. Artisti
po’ di luce» si deve il titolo della mostra. come Magritte, Ernst, Delvaux, Dalí at-
Protagonista a Venezia un altro impor- tingono a piene mani alla simbologia Nella foto grande: veduta
tante maestro contemporaneo, Anish dell’occulto e indagano sugli inganni e le della sala dello Scrutinio
Kapoor, al centro di un’esposizione alle verità dell’inconscio. In tutto 60 opere, di Palazzo Ducale
Gallerie dell’Accademia e a Palazzo Man- tra cui i dipinti raramente esposti di tre con l’allestimento
di Anselm Kiefer.
frin. Sessanta opere presentano i mo- artiste come Leonora Carrington, Leonor Nelle altre foto,
menti chiave della carriera dell’artista Fini e Remedios Varo, che restituiscono da sinistra: Black Magic
britannico, ma non mancano anche lavo- l’impronta femminile in questo impor- (La Magie Noire), 1945,
ri inediti. Dominano il nero assoluto e il tante movimento del Novecento. di René Magritte,
rosso in tutte le sue sfumature. Nel per- a Palazzo Venier dei Leoni;
Turning Water Into
corso si susseguono installazioni apoca- ANSELM KIEFER. Questi scritti, quando Mirror, Blood Into Sky,
littiche che evocano viscere sventrate, verranno bruciati, daranno finalmente un po’ 2003, di Anish Kapoor,
sangue, morte: molte risalgono ad anni di luce (Andrea Emo). A Palazzo Ducale a Palazzo Manfrin;
fa, ma oggi si rivelano di triste attualità. fino al 29 ottobre. Info: visitmuve.it Teeth, 2018, di Marlene
Dumas, a Palazzo Grassi.
E poi ancora opere che diventano tridi- ANISH KAPOOR. Fino al 10 ottobre alle
mensionali se osservate da angolature Gallerie dell’Accademia e a Palazzo Manfrin.
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20 Bell’Italia
Bell’Italia 21
Appuntamentid’arte
BRESCIA
WESTON, UNA DINASTIA DI FOTOGRAFI
Edward Weston (1886-1958) fu il primo, seguito
in modo diverso dai figli Brett e Cole e dalla nipote
Cara, a inventare un modo nuovo di fotografare
che mette sullo stesso piano il corpo e gli
elementi vegetali e animali, trattati con l’occhio
del ritrattista. La mostra bresciana approfondisce la
loro opera. Nelle foto, da sinistra: Cabbage leaf, 1931,
e Shell, 1927, di Edward Weston. WESTON. Edward,
Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi. Fino al 24 luglio
al Museo di Santa Giulia. Info: bresciaphotofestival.it
JESI (Ancona)
LE MARCHE TRA RICORDO E VISIONE
Cento fotografie per raccontare il profondo
legame di Emanuele Scorcelletti con l’Italia
e le Marche: immagini in bianco e nero attraverso
le quali l’artista – marchigiano d’origine ma vissuto
©RIPRODUZIONE RISERVATA
22 Bell’Italia
MERANO D’ESTATE
In una verdeggiante conca, tra liberty. Ristoranti stellati si Le giornate si riempiono di sole
i pendii ricamati dalle vigne alternano a locande tipiche ¥ÆÌ " æ"Û'¯ % Æ%¿ ¤Û"ææ%ÅØÌ ¿"
e incorniciata dalle vette in un matrimonio di sapori città si anima nelle vetrine dei
alpine, Merano d’estate veste mediterranei e montani. Alle Portici, fra i tavolini dei caffè
leggero nel suo look elegante: Terme Merano il parco si offre tipici e nei locali mondani.
troverete relax e divertimento. in tutto il suo splendore con Ecco il tramonto: è ora di
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0 Ø"Û#¬¯Ŏ ¿% æ%ÛÛ"āā% ßê¿ ¥êÅ% dieci piscine. Il fresco dei boschi prepararsi per gli spettacoli di
Passirio e i sentieri ombreggiati è a portata di mano, basta poco un programma serale ricco di
da piante - alpine, esotiche - per raggiungere Merano 2000 concerti e intrattenimento.
sono oasi nelle ore più calde. e ad alta quota inoltrarsi per i
La natura dialoga con le ville sentieri e fra le malghe. IL VOSTRO POSTO È QUI.
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Appuntamento con Vittorio Sgarbi
Un Museo un Capolavoro MILANO Pinacoteca Ambrosiana
BRUEGHEL A LEZIONE
DALLA NATURA
Nel Vaso di fiori con gioiello, monete e conchiglie, del 1608, il pittore
fiammingo afferma la dignità artistica della natura morta. Un omaggio
alla bellezza del creato amato dal cardinale Federico Borromeo
cardinale milanese Federico Borro- collezione ai piedi del vaso –, che vive umano: Caravaggio.
meo, che lo accolse nel soggiorno ro- nutrendosi della morte altrui, i frutti di
mano durante il lungo viaggio in Italia bosco staccati dalle piante, le foglie e i Pinacoteca Ambrosiana,
(1589-96) in cui Jan risiedette anche a petali caduti dai fiori, ognuno dei quali Milano, piazza Pio XI 2, 02/80.69.21. Orario:
Napoli e a Milano. Al cardinale, sosteni- allude a virtù giovanili. martedì-domenica 10-18, da maggio a fine
tore, nel pieno dell’epoca post-tridenti- Ma il furbo e venale Jan aveva anche settembre giovedì fino alle 22; ingresso 15 €.
na, di una rinnovata spiritualità che ri- altre intenzioni, come riferisce il sei-
portasse il fedele ai valori evangelici più centesco Biagio Guenzati nella Vita di
semplici e genuini, piaceva quella pittu- Federico Borromeo: «gli dipinse a’ piedi
ra che non presentava altro che la bellez- un gioiello vaghissimo con due meda- «Brughel pittore che stà in casa mia
za del creato, invitando a contemplarla glie o siano doppie, forse per movere, domandandogli chi era statto suo
per omaggiare la grandezza di Dio. Così colla rimembranza di quel gruppo pre- mastro nell’arte, rispose. Signore la
attorno a questo nuovo gusto si svilup- zioso di gemme e di quell’oro, la gene-
natura, dalla quale io imparo ogni dì».
pa una via lombarda alla natura morta rosità del Cardinale a mostrarsi altre-
(Ambrogio Figino, Fede Galizia, Panfilo tanto prodigo di vere ricchezze quanto Federico Borromeo
Nuvolone fra i suoi primi esponenti), esso di dipinte». Borromeo recepì il
24 Bell’Italia
altezza 65 cm
Appuntamenticon gli spettacoli di Vannina Patanè
MONTEVERDI
TRA MUSICA
E TEATRO
Tableaux vivants caravaggeschi
e contaminazioni con l’elettronica
nel programma del Monteverdi
Festival, omaggio della città
al suo grande compositore
Il festival d’inizio estate dedicato a Clau- Antonio Greco all’organo e a dirigere ano alcune opere di Caravaggio (foto
dio Monteverdi (1567-1643), il com- l’orchestra e il coro Monteverdi Festival- sopra: Resurrezione di Lazzaro).
positore cremonese che segnò il passag- Cremona Antiqua; il giorno successivo Il Monteverdi Festival si apre e si chiu-
gio dalla musica rinascimentale a quella è prevista una replica nella basilica di de al Teatro Ponchielli con un nuovo
barocca, coinvolge diversi luoghi storici Sant’Andrea a Mantova, la città che allestimento dell’opera Il ritorno di Ulis-
della città (foto sopra a destra, il Torrazzo) accolse Monteverdi per gran parte della se in patria (17 giugno, replica il 24),
con un programma che spazia dai classi- sua vita artistica. con direzione di Ottavio Dantone e re-
ci concerti a formule più innovative. La sacralità e la trascendenza del Vespro gia a cura di Luigi De Angelis, e il con-
Nel refettorio della chiesa di San Pietro incontrano poi il contemporaneo in “Ba- certo della soprano Danielle de Niese e
al Po, il grandioso affresco cinquecente- rocco Elettronico” (18-19 giugno), la ri- del controtenore Raffaele Pe (24 giu-
sco della Moltiplicazione dei pani e dei visitazione della performer Elena Rivol- gno), accompagnati da La Lira di Orfeo,
pesci di Bernardino Gatti fa da sfondo tini che unisce musica elettronica e l’ensemble fondato da Pe.
all’ensemble britannico The Tallis Scho- canto barocco, con un allestimento sono- Nei giorni del festival sono in program-
lars (19 giugno), il gruppo vocale di mu- ro e spaziale nella cappella Sergio Ren- ma visite guidate speciali e un tour a
sica polifonica più famoso al mondo. Il zi, all’interno dell’Istituto Stradivari. piedi nel centro storico di Cremona sul-
programma “Master and Pupil: Ingegne- Al Museo Civico “Ala Ponzone” è di le orme di Monteverdi, che in città nac-
ri and Monteverdi” mette a confronto scena invece “Sonar stromenti e figurar que e si formò, componendo le sue pri-
Monteverdi con Marc’Antonio Ingegne- la musica” (24-25 giugno), una suggesti- me opere musicali, per poi spostarsi alla
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ri, che fu suo maestro. va fusione di musica e teatro: la perfor- corte dei Gonzaga a Mantova.
Fra i concerti ospitati nella chiesa di mance dei danzatori-attori di Teatri 35 INFO Monteverdi Festival, 0372/02.20.01-002,
Sant’Agostino spicca quello dedicato al si accompagna alle musiche di Monte- www.monteverdifestivalcremona.it; biglietti
Vespro della Beata Vergine (18 giugno), verdi e di altri autori coevi, eseguite da 15 €. Il tour “Cremona città di Monteverdi”
pietra miliare della produzione monte- dall’ensemble I Bassifondi, dando vita (338/807.12.08, info@crart.it) si tiene il 17 e il 24
verdiana e della musica occidentale, con a suggestivi tableaux vivants che ricre- giugno; biglietto 10 €.
26 Bell’Italia
BRESSANONE (Bolzano) DALL’11 AL 18 GIUGNO
LA BUONA SOSTA
La Bottega Drinks
& Restaurant (piazza
Sant’Antonio Maria Zaccaria 8,
0372/75.39.35). Cucina curata,
con uno sguardo alla tradizione.
L’ambientazione si ispira alle
botteghe di liuteria cremonesi.
Conto medio 30-35 €.
Bell’Italia 27
Appuntamentidel gusto di Pietro Cozzi
MASTRI BIRRAI
ALL’OPERA
Nell’ex caserma Musso va in scena
C’è Fermento: protagoniste 120 birre
alla spina di alta qualità artigianale
LA FESTA
DEL CAVALLO
La Milano San Siro Jumping Cup,
spettacolare tre giorni di salto ostacoli,
va in scena all’ippodromo Snai
DOVE È APPRODATA
LA STORIA
Presidiata dalla scenografica fortezza medievale, questa spiaggia
della costa laziale conserva le memorie di una villa romana.
Sede di un poligono militare, a sud del litorale dove avvenne
lo sbarco alleato nel 1944, a luglio e agosto apre al pubblico
TESTI Rossella Cerulli FOTOGRAFIE Luigi Vaccarella
Protetta da una cerchia
di mura, la pentagonale
Torre Astura fu
eretta dai Frangipane
nel XII secolo ma
deve l’aspetto attuale,
della seconda metà
del Quattrocento,
ai Colonna. Domina
un tratto selvaggio
di costa laziale
che dal 1888 fa parte
di un poligono
militare. In primo
piano, peschiere di
un’antica villa romana.
Bell’Italia 35
NETTUNO (Roma) Torre Astura
36 Bell’Italia
Nella foto grande: lo sterrato che attraversa la pineta della spiaggia. Sotto: il mare
cristallino e la fortezza di Torre Astura, affiancata dal vecchio casale dei finanzieri.
NETTUNO (Roma) Torre Astura
38 Bell’Italia
Nella foto grande: un altro scorcio della spiaggia con i resti della villa romana
in primo piano. Sotto: le dune di sabbia di Torre Astura, punteggiate di gigli marittimi.
NETTUNO (Roma) Torre Astura
I pini marittimi
di Torre Astura
si ergono maestosi
ai margini delle
dune. La spiaggia,
luogo di villeggiatura
già in epoca romana
e forse frequentata
da Cicerone, ha
conservato la sua
bellezza anche grazie
alla destinazione
militare ed è molto
ricercata come set
per film e fiction.
C
’è un luogo inaccessibile, a dieci che si protende fra il mare di Anzio e infatti realizzare una fortezza imprendi-
chilometri da Nettuno e a me- il mare di Terracina…». Erano i primi bile, sovrastata da una torre pentagonale
no di un’ora e mezza dalla Ca- del Novecento, ma oggi come allora il in grado di resistere alle artiglierie dell’e-
pitale, che ogni estate riapre ai panorama si spalanca all’improvviso poca. Proprietà oggi del comune di Net-
visitatori. Una spiaggia antica, identico, tra i colori cangianti della tuno e non visitabile, la torre conserva
una enclave sospesa nel tempo, fram- sabbia, dal rossiccio al bianco, il tur- intatto, nel canterellare delle onde, il suo
mento di un Latium vetus che ancora chese delle acque e il verde maestoso fascino evocativo di mille storie, anche
resiste. Torre Astura è così, testimone della pineta al margine delle dune, più recenti. Basta infatti percorrere la
della bellezza relitta del litorale lazia- punteggiate di giunchi, erba medica battigia 5 chilometri più a nord (il poli-
le, un susseguirsi di dune intatte che si marina e gigli marittimi. Nessun fab- gono vanta 15 chilometri di litorale) per
srotolano morbide per due chilometri bricato, a parte un antico casale dei fi- imbattersi nel tratto di spiaggia dove il
da Nettuno verso Terracina. A domi- nanzieri, a interrompere l’orizzonte. La 22 gennaio 1944 i soldati della terza
narle, un’austera torre-fortezza, super- zona è una location molto richiesta per divisione di fanteria americana tocca-
stite tra le decine che papi e feudatari produzioni cinematografiche (tra le ul- rono terra, dando inizio a una delle fasi
disseminarono sulla costa a difesa dai time fiction girate, La donna del vento dello sbarco ad Anzio. Qui, su quella
Saraceni. Il motivo per cui un luogo così nel 2020) gestita dalla Difesa Servizi che fu la X-Ray Beach, tutto è rimasto
sia arrivato intatto fino a noi è molto Spa, società del Ministero della Difesa solitario e identico a 78 anni fa. A pelo
chiaro: Torre Astura rientra nell’area di creata nel 2011 per valorizzare beni e d’acqua affiorano le teste di ponte che
un poligono militare dal 1888, quando il servizi del dicastero. permisero ai veicoli di sbarcare dalle na-
demanio affidò 1.700 ettari di territorio vi anfibie: nel silenzio rotto dalla risac-
al Ministero della Difesa. Lo scopo era DALLA VILLA ROMANA ca, dalla spiaggia immacolata battuta
creare uno spazio destinato non solo al- ALLA FORTEZZA DEI COLONNA dal vento è ancora facile immaginarli a
la protezione della nuova Capitale ma Ma è la torre la star incontrastata del luo- centinaia punteggiare l’orizzonte.
anche alla sperimentazione. go. Il suo impianto originario insiste su
una villa romana, dotata di terme, terraz- UN PROGETTO RIUSCITO
IL LITORALE CHE PIACEVA ze e approdi. Se ne individuano ancora, IN DIFESA DEL TERRITORIO
ANCHE A D’ANNUNZIO nell’acqua cristallina, le geometrie per- Insomma, a Torre Astura un tuffo nella
Oggi il poligono si chiama Ufficio Tec- fette delle peschiere e l’imponente pon- storia è garantito. A tutelare un terri-
nico Territoriale per gli Armamenti te-acquedotto con le sue 16 arcate. Non torio così ricco di memorie, nonché
Terrestri (in sigla, Uttat) ed è un ente a caso il territorio dell’antica Antium, che scrigno di biodiversità, sono le Forze
del Segretariato Generale della Difesa comprendeva le moderne città di Anzio Armate impegnate in regolari eserci-
preposto all’innovazione tecnologica in e Nettuno, tra il 30 avanti Cristo e il 100 tazioni. Attività che ormai, nel segno
campo militare e civile. L’invalicabilità dopo Cristo divenne buen retiro per ec- di una “Difesa green” inaugurata nel
della zona, che dura da ben 134 anni, cellenza dell’aristocrazia romana, dove 2009, rispettano dei precisi vincoli am-
ha permesso la conservazione di un svernare appena fuori dall’Urbe. «Astura bientali: i bersagli di terra sono sempre
habitat incredibile, il cui litorale (pine- è un paradiso», scriveva Cicerone in una terrapieni, ripristinati di volta in volta,
ta e bosco costiero restano vietatissimi) delle sue lettere indirizzate al grande movimenti e tiri devono seguire percor-
è però fruibile al pubblico grazie a una amico Tito Pomponio Attico, «e non vi è si prestabiliti e il terreno, dopo gli spari,
convenzione annuale con il comune di nulla di più sereno, splendido e ameno». viene bonificato recuperando i proiet-
Nettuno, che dall’1 luglio al 31 agosto Si suppone che la villa di Astura fosse tili. E il direttore del poligono più che
regola l’entrata alla spiaggia. Il tutto nel proprio una delle sue proprietà. un manager della Difesa sembra ormai
segno della semplicità più assoluta, vi- Nel Medioevo il sito, riconvertito a il responsabile di un’area protetta. «Il
sto che qui, banditi stabilimenti, bar e ruolo difensivo, passò di mano in nostro obiettivo è essere solidali con il
chioschetti, bisogna portarsi ombrelloni mano tra i vari signori che controlla- territorio», spiega infatti il tenente co-
e generi di conforto per godersi giornate vano il litorale. Fu così che i Frangipa- lonnello Dario Porfidia. «Ecco perché
di mare spartane ma irripetibili. ne, saccheggiando laterizi e marmi della vogliamo dimostrare come la Difesa
Percorrendo i due chilometri di sterra- villa, tirarono su un fortino con tanto di abbia a cuore la salvaguardia ambien-
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to che dal parcheggio conducono alla torre. Nella quale, nel 1268, trovò ripa- tale. Del resto abbiamo giurato fedeltà
spiaggia, nulla fa presagire il panorama ro Corradino di Svevia, in fuga dopo la alla Repubblica, nel rispetto delle leggi
che verrà. Costeggiando il fiume Astura sconfitta con Carlo d’Angiò. La scelta e della Costituzione: e la Costituzione
(dal latino astur, cioè “astore, rapace”), non fu felice perché proprio il padrone prevede anche la tutela dell’ambiente».
tra canne e tamerici la vista s’indovina di casa, Giovanni Frangipane, fece cade- Il mare di Torre Astura, con la sua fauna
appena. Lo sapeva bene D’Annunzio, re il giovane nelle mani degli Angioini, e la sua flora, ringraziano.
che più volte si recò qui: «Si entra in annientando per sempre la casata degli
una strada arenosa… In fondo, la forma Hohenstaufen. È solo nella prima metà
azzurrognola del Circeo. Ecco la pineta, del Quattrocento che Astura assume alla pagina seguente
ecco la Torre. Una specie di penisoletta, l’aspetto attuale: Antonio Colonna farà
Bell’Italia 41
come
dove
quando
NETTUNO
(Roma)
Il litorale delle
grandi ville Nettuno
Imperatori romani e principi della Chiesa scelsero questo tratto di costa vicino all’Urbe, protetto
da una sequenza di torri costiere, per edificare dimore imponenti di Rossella Cerulli
42 Bell’Italia
DA VEDERE
Il giardino sul mare
dei Costaguti e dei Borghese
A godere delle bellezze del litorale
furono anche papi e alti prelati, che qui
Astura Palace Hotel Le Stanze del Borgo
edificarono magnifiche residenze.
Ne è un ottimo esempio Villa Borghese
Gli alberghi da un’antica dimora. e fritto. Dalla terrazza Bell’Aspetto (Nettuno, via Antonio
Propone cinque stanze ci si affaccia sui Gramsci 94, 345/763.98.51; www.
Astura Palace Hotel in stile “marino-chic”, ruderi della villa di villabellaspetto.it), voluta nel 1647 dal
★★★★ (Nettuno, di cui una per quattro Nerone. Conto 55 €. cardinal Vicenzo Costaguti come casino
viale Matteotti 75, persone, affacciate Osteria Nuova (Anzio, di caccia e poi ampliata e trasformata
06/980.56.54). Albergo sul porto e curate via Aldobrandini nel 1832 da Camillo Borghese, il marito
elegante, in posizione nei particolari. Doppia 28, 06/983.00.47). di Paolina Bonaparte, in tenuta di famiglia.
centralissima, distante con colazione da 90 €. Autentica osteria di mare Immersa in un parco di oltre diciotto
circa un chilometro Casa Garibaldi (Anzio, di recente apertura. ettari, rimasto quasi intatto nei secoli,
da Torre Astura. Offre 57 via Giovanni Manetti 3, Il patron Maurizio la villa, in stile tardobarocco, gode
camere, di cui quattro 338/561.50.65). Criscuolo propone piatti di una splendida vista sul mare, a cui
suite, arredate nei toni Nel quarto piano a base del pescato locale: è ancora collegata: il casino si affaccia
del bianco e del blu, e nell‘attico di un tra i tanti la bruschetta infatti su un piazzale circolare, oltre
dallo stile classico- palazzetto in centro, di pesce e il risotto il quale un viale conduce fino al portale
contemporaneo. Doppia cinque stanze in tutte di seppie. Conto 45 €. d’ingresso verso la spiaggia. Il bosco
con colazione da 110 €. le sfumature dell’azzurro, Salsedine (Nettuno, informale che circonda la villa, tra pini,
Hotel Riviera ★★★ da cui si può scorgere via Stefano Porcari 10, sugheri e eucalipti, si abbina al rigore
(Anzio, riviera Mallozzi Torre Astura. Colazioni 06/25.39.28.63). Veranda del giardino all’italiana, punteggiato
37, 06/984.54.68). sulla panoramica terrazza- affacciata sul porto, in questo periodo da un’esplosione di
Rinnovato di recente, solarium. Doppia dove gustare antipasti agapanti bianchi e blu. Il giardino si articola
a pochi passi dalla con colazione da 80 €. di mare, cotti e crudi. nell’aranceto, nella terrazza sul mare,
spiaggia e dal centro, Ottimi gli spaghettoni ricci dalle perfette geometrie di bosso,
con stanze moderne I ristoranti e bottarga. Conto 40 €. e nel giardino segreto all’interno della villa,
e luminose, molte Trattoria Romolo una sorta di hortus conclusus ricco
delle quali vista mare. Il Turcotto (Anzio, via (Nettuno, piazza di alberi da frutto come meli e nespoli.
Abbondanti colazioni Riviera Vittorio Mallozzi Colonna 1, 06/980.50.37). All’interno della residenza, inserita nel
fatte in casa. Doppia 44, 06/984.63.40). Locale nel borgo antico, circuito Adsi-Associazione Dimore Storiche
con colazione da 100 €. Celebre ristorante gestito offre fritti croccanti e piatti Italiane (www.adsi.it) e ancora di proprietà
B&B Le Stanze del dal 1816 dalla famiglia fusion dello chef Filippo della famiglia Borghese, sono stati poi
Borgo (Nettuno, piazza Garzia. Imperdibili Massarelli: dai panini realizzati ben ventiquattro appartamenti
Marcantonio Colonna la classica minestra cinesi, con prosciutto dove è anche possibile soggiornare.
19, 320/183.98.96). in brodo di sgavaglioni, di tonno, al crudo Orario: il parco è aperto con visite
Delizioso b&b nel cuore il pesce povero della costa, di mormora con crumble guidate tutti i sabati fino a novembre,
del paese antico, ricavato e il San Pietro sfilettato al caffè. Conto 35 €. su prenotazione, dalle 16 alle 17,30; 10 €.
Il Turcotto
info
Info Turistiche del Comune di Nettuno,
06/98.88.92.67-275;
www.comune.nettuno.roma.it
Bell’Italia 43
Uno scorcio della
palestra orientale, con
in primo piano un’ampia
porzione del mosaico
pavimentale a motivi
geometrici con tessere
marmoree di quattro
differenti varietà:
marmo bianco, porfido,
serpentino, giallo antico.
A sinistra, appoggiato
alla parete, uno
dei frammenti della
decorazione musiva
a tessere bianche
e nere che rivestiva il
pavimento del secondo
piano, in parte crollato.
44 Bell’Italia
ROMA Terme di Caracalla
BENESSERE
IMPERIALE
Le terme inaugurate da Caracalla nel 216 dopo Cristo vantavano
dimensioni immense, spazi per sport e attività ricreative
e un apparato decorativo sfarzosissimo, ricco di opere d’arte
TESTI Sandra Minute FOTOGRAFIE Luigi Vaccarella
LOREN
ROMA Terme
IPSUMdi(Provincia)
Caracalla
Bell’Italia 47
ROMA Terme di Caracalla
10
5 9
11
e il caldarium. c’erano i cinquanta di età adrianea, in parte di ampie gallerie su più un grande xystus
❼ Caldarium forni che bruciavano distrutta durante la livelli, sviluppate per (giardino), dedicato al
L’ambiente dedicato ai 10 tonnellate di legname costruzione delle terme. chilometri, dove erano riposo e al passeggio.
bagni caldi, il caldarium, al giorno per assicurare ❾ Laconica collocati gli impianti idrici ⓬ Vestibula
era un’ampia sala a pianta acqua calda, vapore e Ai due lati del caldarium e di riscaldamento, Gli ingressi principali
circolare, coperta da riscaldamento all’intero erano disposte i depositi di legname, (vestibula) erano sul
una cupola di 36 metri edificio termale. le saune (laconica). un mulino e il Mitreo. lato nord dell’edificio.
ROMA Terme di Caracalla
UN TRIPUDIO DI
MARMI E SCULTURE
Materiali preziosi, raffinate strutture architettoniche
e celebri opere d’arte abbellivano tutti gli ambienti:
lo splendore originario dell’apparato decorativo
in una serie di filologiche ricostruzioni digitali
2
ROMA Terme di Caracalla
ornati da erme di filosofi e atleti, fontane e sedute». Le vestigia ci a pasta vitrea riverberavano il riflesso dell’acqua. Una ricchez-
permettono di leggere perfettamente la planimetria del com- za testimoniata dalle tante opere che oggi abbelliscono musei e
plesso: al centro il vero e proprio edificio termale, con spazi per palazzi: come il celebre Toro Farnese del Museo Archeologico
i bagni caldi, tiepidi e freddi, affiancato da due ali simmetriche Nazionale di Napoli, monumentale gruppo scultoreo del Suppli-
con palestre, spogliatoi, saune e altri locali di servizio. Addossa- zio di Dirce, ricavato da un unico blocco di marmo. Proviene,
te al muro perimetrale che delimita il giardino erano collocate come molti altri pezzi, dagli scavi sistematici condotti nel 1545-
le biblioteche (una conservata), sale per riunioni e le latrine, 47 da papa Paolo III Farnese, che dai ruderi portò via oltre un
oltre alle diciotto enormi cisterne che alimentavano il comples- centinaio di statue per arredare la sua nuova residenza.
so sistema idrico. «Quello che vediamo oggi è uno scheletro, ma Le terme erano rimaste in funzione per oltre tre secoli – ancora
in origine era tutto uno sfarzo di decorazioni e opere d’arte, nel V secolo lo scrittore Polemio Silvio le citava come una delle
forse eccessivo per il nostro gusto, sovrabbondante, ma certo di sette meraviglie di Roma – per essere abbandonate solo dopo il
enorme impatto», spiega Serlorenzi. Le pareti erano rivestite 537, in seguito all’assedio dei Goti, che tagliarono gli acquedotti
di marmi colorati, i pavimenti di mosaici raffinatissimi, le cittadini. I giardini divennero vigne e cimiteri, i ruderi una cava
nicchie alloggiavano centinaia e centinaia di statue e qua e di materiale da costruzione, ma senza incidere più di tanto sul-
là erano collocati imponenti gruppi scultorei; nelle volte mosai- la poderosa struttura che si è conservata fino a oggi.
3
ROMA Terme di Caracalla
Il percorso di visita inizia dalla palestra occidentale: un’am- metrici. Al piano superiore (è ancora conservata una scala) c’e-
pia sala che, come la “gemella” nel settore opposto, era a due rano altri locali dove forse si facevano massaggi, depilazioni e
livelli, scoperta e con raffinati pavimenti a mosaico di marmi altri trattamenti. Dalle palestre si accede al frigidarium, il
colorati: le ampie porzioni conservate mostrano una gran varie- vero centro del complesso termale. Un’aula gigantesca (58
tà di motivi geometrici e una fascia a girali d’acanto. Le absidi x 24 metri) coperta da volte a crociera che dovevano tocca-
erano ornate da una splendida, complessa figurazione con di- re i 50 metri di altezza, con una parete scandita da tre grandi
scoboli, lottatori e altri atleti, giudici e attrezzi ginnici: questi arconi, quattro vasche e una fontana circolare. La sua architet-
pavimenti, scoperti nel 1824, sono oggi conservati ai Musei Va- tura ha ispirato edifici successivi come le terme di Diocleziano
ticani. Appoggiati alle pareti, invece, si ammirano grossi fram- ma anche, nell’800, la Pennsylvania Station di New York.
menti del pavimento a tessere bianche e nere del piano superio- Di grande impatto scenografico anche la natatio, l’immensa pi-
re, in buona parte crollato: un corteo marino lungo 300 metri scina scoperta affiancata da una parete alta 20 metri, in origine
animato da una folla di amorini, nereidi, tritoni, delfini e mostri incrostata di marmi colorati e ornata da due file di statue. Nella
acquatici. Una vera sorpresa lo spogliatoio, di proporzioni mo- vasca, delle dimensioni di una piscina olimpionica, i bagnanti
numentali, a due livelli, completamente pavimentato a mosaico, sguazzavano, stavano a mollo seduti sulle gradinate perimetra-
come i piccoli ambienti laterali, con una varietà di motivi geo- li o giocavano: nel bordo di marmo si vede ancora incisa una
Bell’Italia 53
tabula lusoria, una sorta di scacchiera per il gioco delle biglie. A corridoio sono esposti raffinati capitelli scolpiti e altri reperti
giorni un’altra chicca si aggiungerà al percorso: apre alle visite dell’apparato decorativo. In fondo ai sotterranei si trova un Mi-
una domus di età adrianea distrutta durante la costruzione del- treo, che testimonia la propensione degli imperatori severiani
le terme, con una stanza dedicata al culto dove si ammirano due per i culti orientali; è il più grande tra quelli scoperti a Roma, e
serie di affreschi con divinità di diverse religioni, dalla Triade conserva la fossa sanguinis usata per i riti di iniziazione.
Capitolina a Iside e Anubi. «Un ambiente doppiamente prezioso, Da una decina d’anni le terme si sono aperte all’arte contem-
per le due fasi decorative di un periodo, l’età adrianeo-antonina, poranea: nel 2012 Michelangelo Pistoletto ha realizzato nei
di cui non si hanno molte testimonianze a Roma, e per il miste- giardini il Terzo Paradiso utilizzando reperti del sito stesso. Il
ro del culto che vi si praticava», sottolinea Daniela Porro, soprin- dialogo tra antico e moderno, proseguito con alcune mostre,
tendente speciale di Roma. Una rarità sono i sotterranei, che avrà a giorni una nuova tappa, con l’inaugurazione di alcune
costituivano il cuore tecnologico delle terme: un dedalo di opere di Giuseppe Penone nella natatio.
gallerie carrozzabili dove transitavano i carri carichi di le- ©RIPRODUZIONE RISERVATA
54 Bell’Italia
ROMA Terme di Caracalla
Silenzi e tesori
dell’Aventino Basilica di Santa Sabina
Il più elegante dei colli storici dell’Urbe offre tranquille passeggiate tra siti archeologici, chiese
paleocristiane, parchi nascosti, panorami impareggiabili e scorci inattesi di Sandra Minute
56 Bell’Italia
MUSEI
Le novità della Città Eterna
tra arte e archeologia
La Città Eterna non smette mai di stupire,
e alle sue attrattive più celebri e consolidate
Flavio al Velavevodetto Manioka
aggiunge sempre nuovi motivi di interesse,
con l’apertura di inediti siti e monumenti.
Gli alberghi Hotel Aventino ★★★ Vicino all’antico mattatoio Come il Museo Ninfeo (piazza Vittorio
(via San Domenico 10, di Testaccio, ha una bella Emanuele II 78; museoninfeo.it), inaugurato
Hotel San Anselmo 06/57.00.57). Intimo e terrazza affacciata sul lo scorso ottobre, che espone un eccezionale
★★★★ (piazza accogliente, circondato “monte dei cocci” e contesto archeologico venuto alla luce sul
Sant’Anselmo 2, da un piacevole giardino, luminosi ambienti interni, colle Esquilino: si tratta di un settore degli
06/57.00.57). Atmosfera l’albergo è ricavato in ricavati in locali un tempo Horti Lamiani, sontuosa residenza del
romantica e tranquillità una palazzina di inizio adibiti alla vendita di I secolo, ampliata e abbellita da Caligola
sono garantiti in questa Novecento in una zona bestiame. Cucina romana e dai suoi successori. In mostra 3 mila
magnifica villa privata particolarmente tranquilla ma non solo e ottime reperti tra marmi, intonaci dipinti, ceramiche
trasformata in albergo e appartata dell’Aventino. proposte alla brace. ma anche ossa di leoni, struzzi e altri animali
di charme. Di fronte alla Ampie stanze arredate Ideale anche per aperitivi. che passeggiavano nei giardini. Visite sabato
chiesa benedettina di con mobili antichi Conto 35-40 €. e domenica su prenotazione, 10-12; 10 €.
Sant’Anselmo, offre e preziosi parquet. Da Felice Nella Scatola Archeologica della Domus Aventino
eleganti camere arredate Doppia con colazione (via Mastro Giorgio 29, (piazza Albania 35; scatolarcheologica.it) si
con mobili di antiquariato a partire da 100 €. 06/574.68.00). Storica ammirano invece i resti di una domus con
e bagni in marmo. Circo Massimo Guest trattoria romana che fa mosaici e decorazioni, scoperti nel 2014
Doppia con colazione House (via dell’Ara Di della cucina tradizionale sotto un palazzo privato e valorizzati da un
a partire da 130 €. Conso 4, 339/896.29.77). il suo punto di forza. allestimento multimediale di Piero Angela
Hotel Villa San Pio ★★★ In posizione strategica Rinomati i tonnarelli e Paco Lanciano. Visite il primo e terzo
(via Santa Melania 19, per visitare l’Aventino cacio e pepe, ma non venerdì del mese; 11 €. Con l’apertura della
06/57.00.57). L’albergo è e la Roma archeologica, mancano gli altri must nuova sezione dei Primitivi si è concluso
formato da tre ville unite in una via interna molto come amatriciana, il riallestimento delle Gallerie Nazionali di Arte
da un magnifico giardino tranquilla. Camere abbacchio al forno, Antica a Palazzo Barberini (via delle Quattro
mediterraneo, ricco di e monolocali con arredi polpette e saltimbocca. Fontane 13; barberinicorsini.org), iniziato nel
camelie, oleandri, palme moderni e colorati, alcuni Conto 35-40 €. 2019: inaugurate undici sale al piano terra,
e piante di agrumi, con affacciati sul giardino, Flavio al Velavevodetto con opere dal Medioevo all’inizio del ‘500.
al centro un bel gazebo con tv e wi-fi. Camera (via di Monte Testaccio Martedì-domenica 10-18; 12 €. Restyling
dov’è servita la colazione. doppia da 95 €. 97, 06/57.44.194). anche per la Galleria Borghese (piazzale
Stanze con soffitti a volta, Scavato nel fianco di Scipione Borghese 5, 06/67.23.37.53):
mobili Impero, tappeti I ristoranti Testaccio, offre a vista il prezioso scrigno seicentesco di dipinti e
orientali e quadri antichi, nelle sale interne le pareti sculture ha rinnovato gli spazi di accoglienza
impreziosite da marmi, Angelina a Testaccio formate dai cocci ai visitatori del seminterrato, dove è stata
stucchi e decori. Doppia (via Galvani 24a, di anfore. La carbonara inaugurata la nuova caffetteria Molto.
con colazione da 100 €. 06/57.28.38.40). di Flavio Di Maio è stata Orario: martedì-domenica 9-19; 13 €.
premiata come “la
migliore di Roma”. Nel
menu anche rigatoni alla
gricia, coda alla vaccinara,
trippa. Conto 25-30 €.
Manioka, Boteco
Do Sushi Brasileiro
(viale Aventino 40,
06/57.25.00.60).
Inedita, ma riuscitissima,
contaminazione tra cucina
giapponese e brasiliana
Palazzo Barberini
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Bell’Italia 57
TRINO (Vercelli) Principato di Lucedio
TERRA DI RISO
E DI SPIRITUALITÀ
Un complesso architettonico dalla storia affascinante, che ospita
ancora oggi una fiorente azienda agricola. Tutto comincia
nel XII secolo con l’abbazia eretta dai Cistercensi, che nel Trecento
avviano la coltivazione del riso nella pianura vercellese
TESTI Rosalba Graglia FOTOGRAFIE Dario Fusaro
58 Bell’Italia
Le risaie circondano
il Principato di Lucedio,
nato come abbazia e poi
trasformato in azienda
agricola. In primo piano
si riconoscono le due
chiese del complesso e
il campanile ottagonale.
Sopra: l’ingresso di
Lucedio, con la chiesa
di Sant’Oglerio (1741)
in primo piano e sullo
sfondo il tempio di
Santa Maria (1767-70).
Sotto: il conte Paolo
Salvadori, figlio di
Rosetta Clara Cavalli
d’Olivola, alla guida
dell’azienda con la
famiglia. Pagina seguente:
le risaie allagate.
U
n alto campanile ottagonale, le chiese e il grande portale in
mattoni si riflettono come in uno specchio nell’acqua, annul-
lando i confini tra reale e immaginario, quasi a inventare un
mondo parallelo. Arrivare a Lucedio quando le risaie sono
sommerse, ancora all’inizio di giugno, è un’emozione, quasi il
miraggio di una presenza antica, sospesa nei paesaggi di queste “terre
d’acqua”, l’ossimoro perfetto per esprimere la magia dei luoghi. E quel
nome, Principato di Lucedio, promette una storia che si perde in un
passato lontano, cominciata quasi nove secoli fa. In principio era l’abba-
zia di Santa Maria di Lucedio, fondata nel 1123 da un manipolo di co-
raggiosi monaci cistercensi arrivati qui dal monastero di La Ferté, in
Borgogna, sui terreni donati dal marchese Ranieri I del Monferrato.
All’epoca la pianura a nord del Po era in gran parte coperta da bo-
schi, brughiere, terreni paludosi: un paesaggio molto diverso da
quello attuale. Un antico toponimo, forse già di epoca romana, chiama-
va queste terre Locez, da cui sarebbe derivato Lucedio, anche se un’ipo-
tesi più suggestiva rimanda a “luce di Dio” o, forse, a Lucifero (le leggen-
de diaboliche in zona non sono mai mancate).
I monaci cistercensi inizialmente allevano maiali, pecore e capre, e co-
minciano a creare pascoli sottraendo terreno al bosco. Il riso, arrivato in
Europa con gli Arabi all’inizio dell’VIII secolo, nel XII veniva consi-
60 Bell’Italia
Sopra: veduta del
cortile del complesso
di Lucedio, che
nel Medioevo fu anche
rifugio per i pellegrini
in cammino sulla
Via Francigena.
Sotto: l’affresco della
Crocifissione tra le volte
della sala Capitolare.
Pagina seguente: galleria
del chiostro, un tempo
cuore del convento.
derato una spezia utilizzata solo per scopi terapeutici, e quindi era confina-
to come pianta officinale nel chiostro. La coltivazione era anzi osteggiata, in
quanto si pensava che favorisse la malaria; poi, viste le maggiori rese rispet-
to ad altri cereali, il timore di carestie prevalse sui pregiudizi. A Lucedio i
monaci avviano la produzione del riso tra la fine del Trecento e l’inizio
del Quattrocento, su un territorio di diverse centinaia di ettari. Poi,
dopo un periodo di splendore, il sito attraversa vicende alterne, finché alla
fine del Settecento l’abbazia viene secolarizzata, i beni dati in commenda
all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e i monaci trasferiti in un ex conven-
to dei Gesuiti a Castelnuovo Scrivia.
Durante la dominazione francese, Lucedio si trasforma in bene demaniale;
poi, con decreto imperiale napoleonico (1807), l’intera tenuta diventa pro-
prietà del cognato di Napoleone, il principe Camillo Borghese, come inden-
nizzo per le sue collezioni d’arte che da Villa Borghese vengono trasferite al
Louvre. Alla fine nel 1818, però, Borghese vende tutto a una società costitu-
ita da Michele Benso di Cavour (il padre di Camillo), Carlo Giovanni Gozza-
ni di San Giorgio (cui tocca proprio Lucedio) e Luigi Festa. Qualche anno
dopo la società si scioglie, e il marchese Gozzani lascia Lucedio in eredità al
nipote che nel 1861, per debiti di gioco, la cede al duca genovese Raffaele de
Ferrari. Vittorio Emanuele II insignisce il duca del titolo di principe per i
servizi resi alla patria e la tenuta diventa così ufficialmente dal 1875
62 Bell’Italia
Sopra: il chiostro
impreziosito da siepi,
fiori e aiuole. Sotto:
la sala dei Conversi,
caratterizzata delle
nervature in mattone
delle volte a crociera.
Pagina seguente, dall’alto:
dettaglio delle colonne
della sala dei Conversi
cerchiate da fasce
in ferro; panorama
del complesso.
64 Bell’Italia
de sala dei Conversi si ripetono le nervature di mattoni sulle volte a cro-
ciera che poggiano su massicce colonne, motivo ripreso anche nella sala
del refettorio, restaurata di recente. E pareti di mattoni definiscono cor-
ridoi e gallerie: il mattone è la cifra di Lucedio.
La spiritualità del luogo è testimoniata dalle due chiese. La prima,
sulla destra appena superato il portale di accesso, è la chiesa di Sant’O-
glerio o “chiesa del popolo”, costruita nel 1741 per i contadini di Lucedio.
Ridotta a deposito agricolo, la chiesa, disegnata da Giovanni Tommaso
Prunotto, un collaboratore di Filippo Juvarra, ha un aspetto massiccio e il
campanile a pianta quadrata. Più arretrata, dalla scenografica facciata chia-
ra, la chiesa di Santa Maria ha preso il posto della prima chiesa abbaziale,
abbattuta e sostituita da questo edificio in stile barocco progettato tra il
1767 e il 1770 dal monaco-architetto Valente de Giovanni. Anche sulla
chiesa di Santa Maria sono fiorite leggende a proposito di cripte e gallerie
segrete, salme mummificate e un misterioso fiume sotterraneo. Curiosità
a parte, oggi Lucedio unisce il fascino del passato con l’attualità di produr-
re riso secondo principi di sostenibilità e attenzione all’ambiente. Così sono
tornati gli aironi, i cavalieri d’Italia, le rane. Attorno al monastero la natu-
ra è rinata, scenario perfetto per
nove secoli di storia e per l’anti- alla pagina seguente
co rituale della risicoltura.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
come
dove
quando
TRINO
(Vercelli)
Un viaggio nelle
terre d’acqua Tenuta Darola
Itinerario tra antiche fattorie e risaie alla scoperta di una tradizione secolare. E poi tour in bici o a piedi
lungo i fiumi o nei parchi naturali a poca distanza dal Principato di Lucedio di Rosalba Graglia
66 Bell’Italia
AREE PROTETTE
Sentieri naturalistici
tra boschi e lame
Nei dintorni del Principato di Lucedio
si estendono diverse interessanti aree
Castello di Gabiano Ristorante da Balin
protette. Il territorio di Trino fa parte del
Parco Naturale del Bosco della Partecipanza
Gli alberghi 12, 0142/46.95.95 realizzato il suo sogno e delle Grange Vercellesi (Trino, via Vercelli
e 393/50.34.77.99). di diventare chef 3, 0161/82.86.42), istituito nel 1991.
Castello di Gabiano È una struttura di charme e gestisce con la famiglia Il bosco, vasto quasi 600 ettari, è quel
(Gabiano, via San ospitata in alcune case questo bel locale di che resta dell’antica foresta planiziale
Defendente 2, 0142/ coloniche nel verde tradizione in una delle del Basso Vercellese, sopravvissuta grazie
09.01.04). A mezz’ora delle colline, con spa storiche grange della alle rigide regole di gestione dei tagli
da Lucedio, è uno dei più e ristorante. A 15 minuti zona. La cucina attinge fissate già nel 1275. In quell’anno l’area
antichi castelli monferrini, da Lucedio, offre una al territorio ma si venne assegnata in comune proprietà
citato già nell’VIII secolo. dozzina di camere, ispira anche alle tante (la “partecipanza”) ai trinesi. La diffusione
Restaurato a inizio ‘900, altrettanti appartamenti esperienze di viaggio della risicoltura ha assediato sempre più
quando fu creato anche e due suite. Doppia del proprietario. da vicino la zona, che oggi appare come
il labirinto-giardino, oggi con colazione da 90 €. Menu 40-50 €. una “zattera verde” a galla sul mare delle
produce vino e offre Il Convento ★★★★ Locanda dell’Orso risaie. Dopo l’istituzione del parco, il bosco,
suite e appartamenti (Trino, via Hermada (Fontanetto Po, corso che si trova a una ventina di minuti da
da favola sparsi nel 3a, 0161/80.51.81). Massimo Montano 27, Lucedio, è percorribile liberamente lungo
verde. Doppia da 220 €, Un hotel con 13 393/658.17.49). alcuni sentieri da rispettare. Più a nord
colazione 12 €. camere e ristorante, in Locanda di tradizione, si estende il Parco Naturale delle Lame del
Borgo Ramezzana un ex convento fatto aperta fin dal 1865. Sesia (www.parcoticinolagomaggiore.com),
Country House (Trino, costruire nel 1475 dal Oggi la gestisce Emiliano un paradiso per le piante acquatiche
strada Provinciale marchese del Monferrato Calcagno, che propone e per gli uccelli: si contano oltre 190
7, 0161/82.94.12). Guglielmo VIII Paleologo. panissa (bocconcini specie fra cui l’airone cinerino, la garzetta
In una delle grange È circondato da un di polenta fritta), e l’ibis. Le lame sono paludi e specchi
dell’Abbazia di Lucedio, grande giardino. Doppia fritto misto e rane. d’acqua nati da anse abbandonate
trasformata in borgo- con colazione da 80 €. Conto 30-35 €. dal fiume. Un bel percorso da fare a piedi
cascina nell’800, offre Antica Osteria o in bicicletta, lungo 4 chilometri, comincia
una dozzina di camere I ristoranti La Colombara da Greggio e costeggia il fiume. Da Albano
di charme. Poi piscina, (Livorno Ferraris, Vercellese, sede del parco a meno
trattamenti benessere Ristorante località Colombara di 30 chilometri da Lucedio, parte un facile
e degustazioni. Doppia da Balin (Livorno 5, strada Provinciale itinerario didattico di circa un chilometro
con colazione da 162 €. Ferraris, frazione 7, 335/573.51.39). e mezzo, dal bosco al percorso botanico.
Agriturismo Ca’ San Castell’Apertole 10, Sulla Via Francigena, In bici si pedala per sette chilometri
Sebastiano (Camino, 0161/47.75.36). Balin un’osteria con camere sull’argine destro del Sesia fino all’isolone
località Castel San è Angelo Silvestro, in una cascina del ‘700. di Oldenico, nei territori di Oldenico e Villata,
Pietro, via Ombra 10- un ex bancario che ha In tavola specialità del una delle garzaie più grandi d’Europa.
territorio, a cominciare
dal risotto con la toma
e la panissa. Conto 30 €.
Osteria del Vecchio
Asilo (Tricerro,
corso Marconi 21,
0161/81.74.86).
Un indirizzo di tradizione
da due generazioni.
Nel menu antipasti
di salumi tipici, vitello
tonnato, tomini col
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Bell’Italia 67
RAGUSA IBLA
PROSPETTIVE
BAROCCHE
Lungo la panoramica scalinata settecentesca che la collega a Ragusa
alta si raggiunge la parte più antica della città siciliana, con i fastosi
decori di chiese e palazzi. Da scoprire, tra luglio e agosto, anche
con le aperture straordinarie in occasione del Ragusa Foto Festival
TESTI Maria Cristina Castellucci FOTOGRAFIE Alfio Garozzo
Panorama di Ragusa
Ibla, con la chiesa delle
Santissime Anime del
Purgatorio in primo
piano; sullo sfondo, da
sinistra, la cupola del
duomo di San Giorgio
e l’edificio dell’ex
distretto militare.
Bell’Italia 69
Nella foto grande:
scorcio di corso
Mazzini con
la chiesa della
Santissime Anime
del Purgatorio.
Aperta al culto
nel 1658, fu uno
dei pochi edifici
usciti indenni dal
terribile terremoto
del 1693. In primo
piano, sulla destra,
i balconi di palazzo
Cosentini con
le caratteristiche
ringhiere. A destra:
un dettaglio
delle mensole
dei balconi,
decorate con
figure zoomorfe.
A
Ragusa Ibla conviene andarci a piedi. E non solo dentro al quartiere,
che con le sue stradine, le curve strette, i saliscendi e i sensi unici non
è adatto alle automobili. Camminare è anche l’opzione migliore per
arrivarci. C’è una strada ben precisa da scegliere, anzi una scala, per
l’esattezza. Comincia a fianco della chiesa di Santa Maria delle Scale,
al limite orientale di Ragusa alta, e percorre molteplici rampe di gradini giù lungo
i muri delle case. Intanto la vista si apre e si richiude sull’antico quartiere e sulle
pareti della “cava” (un piccolo canyon) in cui è incastonato, in una pittoresca
scenografia dalle prospettive sempre diverse. Lungo il percorso non mancano i
belvedere, come quello di Santa Lucia, per una magnifica vista d’insieme.
Un tempo la “via delle scale” era l’unico collegamento fra le due parti dell’at-
tuale città: Ibla, il nucleo più antico, e Ragusa, più in alto, frutto della rico-
struzione successiva al terremoto che, nel 1693, rase al suolo tutta la Sicilia
sud-orientale. All’indomani del sisma, i superstiti si divisero in due “fazioni”.
Alcuni, essenzialmente gli appartenenti alla classe borghese, stabilirono di trasfe-
rirsi altrove, in un sito considerato più sicuro, fondando Ragusa alta; altri, perlopiù
gli aristocratici, preferirono restare a Ibla. Le due comunità rimasero autonome
fino al 1926, quando furono riunite, la città divenne capoluogo di provincia e fu
realizzata la rotabile che ancora oggi si dipana sinuosamente fra i due quartieri.
Bell’Italia 71
Nella foto
grande: la salita
Commendatore,
su cui affaccia
la chiesa di Santa
Maria dell’Itria,
eretta nel 1626
e poi ricostruita
nel 1739.
La sommità
del campanile
è rivestita
da colorate
piastrelle
in maiolica.
Qui a destra,
dall’alto: una
sala di palazzo
La Rocca (1760);
particolare di uno
dei reggimensola
dell’edificio.
21 luglio al 28 agosto, sarà una delle tre location del Ragusa Foto Festival, che
quest’anno celebra il decennale con un’edizione che ha per tema “L’Armonia”.
L’occasione è doppiamente interessante perché le mostre sono allestite in luoghi
di solito non visitabili. Il programma prevede, fra l’altro, la personale del fotografo
americano Tim Carpenter proprio a palazzo Cosentini. All’esterno, impossibile
non soffermarsi sui decoratissimi balconi, tutti sorretti da figure scolpite: buffi
suonatori, procaci figure femminili, mascheroni grotteschi.
Bell’Italia 73
74 Bell’Italia
Nella foto grande:
un’altra veduta
di Ibla, nucleo
più antico di
Ragusa. Si può
raggiungere dalla
parte alta della
città seguendo
una scala,
costruita agli inizi
del Settecento,
che parte dalla
chiesa di Santa
Maria delle Scale.
A destra, dall’alto:
una sala di
palazzo Cosentini;
un balcone
dell’edificio con
cinque maschere
di burloni
ghignanti.
Dalla piazza Duomo, il corso XXV Aprile si dipana in discesa, oltre l’ottocentesco
Circolo di Conversazione, i palazzi Donnafugata e Arezzo di Trifiletti e la piazza
Pola, con l’elegante chiesa di San Giuseppe, dalla facciata ornata di statue e il sin-
golare pavimento di maiolica, fino ad arrivare al Giardino Ibleo. L’area verde,
all’estremità orientale di Ibla, offre non solo una sosta gradevole, fra palme e
vegetazione mediterranea e ben tre chiese, ma anche uno spettacolare affaccio
sulla cava di Santa Domenica – dalla quale esalano i profumi resinosi dei pini che
fittamente la tappezzano – e sulla vallata del fiume Irminio. Sulla stessa piazza si
apre la terza location del festival fotografico, l’Auditorium di San Vincenzo Ferreri;
poco lontano si può ammirare il portale della vecchia chiesa di San Giorgio, l’unica
parte superstite dell’edificio costruito nel XII secolo, testimonianza di un’antichis-
sima devozione che ogni anno si rinnova con una lunga festa fra maggio e giugno.
Ai “sangiorgiari” rispondono i “sangiovannari”, devoti al patrono San Giovanni,
che in agosto organizzano una sterminata processione di fedeli che parte dalla
cattedrale intitolata al santo, principale edificio religioso di Ragusa alta. La gran-
de chiesa, con l’imponente facciata decorata, il campanile (sul quale è possibile
salire) e il vasto interno adorno di stucchi, si trova nella parte più alta dell’abitato,
al culmine di corso Italia. La visita a questa parte del capoluogo svela anch’essa
notevoli edifici barocchi, tra cui spiccano i palazzi Zacco e Bertini, quest’ultimo co-
L’ex chiesa di San
nosciuto perché nelle chiavi di volta delle finestre sono rappresentate tre allegorie
Vincenzo Ferreri,
all’ingresso del delle classi sociali – il mendicante, il nobile e il mercante – ciascuna perfettamente
Giardino Ibleo. riconoscibile per la particolare fisionomia. A Ragusa si trova anche l’ultima sede del
Il tempio risale Foto Festival, il Centro Culturale Mimì Arezzo, che ospiterà un’imperdibile anto-
al 1509, anche logica dedicata ai grandi autori che hanno partecipato alle scorse edizioni, da Enzo
se fu riadattato
dopo il sisma; Sellerio a Ferdinando Scianna e Letizia
oggi ospita Battaglia, recentemente scomparsa. alla pagina seguente
un auditorium. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
t
come
dove
quando
RAGUSA IBLA
Un gioiello
tra i Monti Iblei Il duomo di San Giorgio
Il fascino antico della città tra vicoli, case in pietra, facciate scenografiche, piazzette inaspettate
e affacci sul verde. Con tante occasioni per godersi il mare di Maria Cristina Castellucci Foto Alfio Garozzo
Bell’Italia 77
come
dove
quando
RAGUSA IBLA
GLI ACQUISTI
Ceramiche, preziosi
ricami e i dolci dell’isola
Oltre alle bellezze architettoniche,
la passeggiata a Ibla offre anche diverse
opportunità per acquistare libri, oggetti
di artigianato e specialità golose. Consigliato
un giro nella ricca Libreria Ubik Ibla Bookshop
(corso XXV Aprile 17-19, 0932/68.28.97):
gli scaffali raccolgono migliaia di titoli,
con un ampio spazio dedicato ai libri che
raccontano la Sicilia. Sullo stesso corso
segnaliamo due negozi di ceramica:
Locanda Don Serafino La Cantunera
la Bottega di Marcella Occhipinti (civico 94,
0932/22.72.19), con oggetti dal design
Gli alberghi trasformato, con colazione. Doppia molto personale, e L’Arte del Fare (civico
le celle dei monaci che con colazione da 87 €. 8-10, 0932/22.07.16), dove si trovano
Iblaresort sono diventate comode le “teste di moro” e le caratteristiche
(via del Mercato camere. All’interno I ristoranti pigne. Agli appassionati di preziosi
105, 334/567.11.65). anche il buon ristorante ricami si rivolge La Bottega di Maristella
Boutique hotel di stile Cenobio. Splendida Duomo (via Capitano (via del Mercato 194, 0932/24.87.12), che
contemporaneo, con la posizione. Doppia Bocchieri 31, 0932/ rispolvera antiche tecniche tradizionali come
camere e suite ampie con colazione da 109 €. 65.12.65). Nel ristorante lo sfilato per tende e tovaglie. Nessun
e luminose e una guest B&B Chocohouse dello chef Ciccio Sultano viaggio in Sicilia può però dirsi completo
house per soggiorni (salita delle Erbe 8-10- (due stelle Michelin) senza dolci. A Ibla spicca la Pasticceria
indipendenti. Per 12, 0932/24.82.34). si gustano piatti raffinati, Iudice (via Giardino 23, 0932/188.20.71)
gli ospiti lounge bar Come svela già frutto di un approccio con la sua vetrina colma di mignon, dalle
e splendida terrazza il nome, il b&b nasce creativo con profonde cassatine alle mousse, che serve anche
panoramica. Doppia dalla passione radici isolane. Menu cannoli preparati al momento. Vale la sosta
con colazione da 122 €. per il cioccolato che degustazione da 170 €. anche Gelati Divini (piazza Duomo 20, 0932/
A.D. 1768 Boutique il proprietario condivide Locanda Don Serafino 22.89.89), che propone gusti sfiziosi
Hotel (piazza Duomo- volentieri con gli ospiti (via Ottaviano 13, e autenticamente siciliani come quelli
via Cabrera 6, 0932/ nel suo profumato 0932/248.78). Lo chef a base di liquore passito o di fico d’India.
66.31.33). Dimora di laboratorio. Quattro Vincenzo Candiano,
fascino con sette camere belle camere con una stella Michelin,
e tre suite, nel cuore vista. Doppia con interpreta con maestria
della città. Doppia colazione da 93 €. una selezione di materie
con colazione da 110 €. Intervallo (via Scale 31, prime eccellenti. Per
Antico Convento 371/387.45.27). non perdersi nulla
dei Cappuccini Piccolo boutique hotel c’è il menu Grand Chef,
(viale Margherita 41, con cinque camere da dieci portate. Menu
0932/161.14.77). e due belle terrazze per degustazione da 65 €.
Un tempo monastero, il relax, dove in estate I Banchi
è stato ristrutturato e viene servita la prima (via Orfanotrofio 39,
0932/65.50.00). Aperto
Antico Convento dei Cappuccini da mattina a sera, è un
locale poliedrico che
riunisce pasticceria, bar,
ristorante e altro ancora.
Cucina tradizionale e
creatività. Menu da 29 €.
La Cantunera (largo
San Domenico 18,
Libreria Ubik Ibla Bookshop
0932/185.72.34). Ideale
per uno spuntino,
è conosciuto per i suoi
arancini di riso proposti info
con diversi ripieni, Hi! Hybla Tourist Information,
tradizionali e non; anche Ragusa Ibla, corso XXV Aprile 42,
in versione dolce. Da 3 €. 391/791.09.27 e 0932/183.60.96.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
78 Bell’Italia
Spazi liberi per spiriti liberi: 12 Suite, 3 ristoranti, una tenuta del 1750.
Un luogo magico, volutamente puristico, dove l’essenzialità del lusso diventa esperienza,
il riposo si eleva e il palato si esalta. Da Aprile 2022.
VALSAVARENCHE (Valle d’Aosta)
CENTO ANNI
IN PARADISO
La valle più selvaggia del Parco Nazionale del Gran Paradiso,
che quest’anno celebra un secolo dalla sua istituzione, ci accompagna
ai piedi dei ghiacciai sulle strade reali tracciate dai Savoia
TESTI Pietro Cozzi FOTOGRAFIE Roberto Carnevali
80 Bell’Italia
In questa foto: il corso
del torrente Savara
in alta Valsavarenche;
sullo sfondo, verso
nord, l’inconfondibile
profilo piramidale
del Gran Nomenon
(3.488 metri). A destra:
alpinisti all’attacco
del ghiacciaio del
Ciarforon (3.642 metri).
Pagina precedente,
dall’alto: il rifugio
Savoia affacciato
sul lago settentrionale
di Nivolet, al termine
del vasto altopiano
all’estremità sud
della valle; un tratto
della strada reale che
sale al rifugio Vittorio
Emanuele II. Qui
a sinistra: un camoscio,
signore delle alte
quote nel parco
nazionale. Sopra:
la casa di caccia
in località Orvieille,
avamposto preferito
per l’attività
venatoria dei Savoia.
S
olitaria, poco abitata, completamente priva delle con- siccio del Gran Paradiso (4.061 metri), l’unico “Quattromila”
suete attrattive turistiche che ormai connotano an- completamente italiano, articolato in un complesso sistema di
che l’alta montagna, la Valsavarenche è persino un sottogruppi. Il merito della sua quasi perfetta conservazione va
po’ difficile da raccontare. Eppure il senso di selvaggia soprattutto al Parco Nazionale che la tutela, di cui rappresenta
semplicità che offre appena vi si approda, dopo aver il cuore del settore valdostano. Istituito cento anni fa, il parco
rimontato il fianco destro della valle della Dora per Villeneu- è l’inaspettato erede della Riserva Reale di Caccia dei Savoia,
ve e Introd, ha pochi eguali in Italia. Lo aveva ben compreso in omaggio agli intricati e spesso sorprendenti percorsi della
Vittorio Emanuele II, il roi chasseur (“re cacciatore”), che della storia. A rileggerne le vicende con occhi odierni, potremmo
valle diventò appassionato frequentatore. A conquistarlo fu addirittura rintracciarne l’inconsapevole atto fondativo nel-
proprio il rapporto diretto, informale, persino un po’ ruvido, le Regie Patenti del 21 settembre 1821 con cui re Carlo
con la natura del luogo. Sensazioni lontanissime dalla noiosa Felice proibì, su suggerimento del forestale di Gressoney
ritualità della vita di corte per lui e dalla straniante “virtualità” Giuseppe Zumstein, la caccia agli stambecchi. Il divieto non
della vita moderna per noi che ripercorriamo, con meraviglia valeva ovviamente per i Savoia, che anzi trasformano la caccia
crescente, i 26 chilometri della valle dai primi villaggi di Che- in un costoso e ingombrante hobby di famiglia e creano, con
vrère e Fenille fino all’ultimo avamposto di Pont. successive acquisizioni di vaste porzioni di territorio, una gran-
Diretta da nord verso sud, la Valsavarenche si presenta come diosa Riserva Reale (1856). Vittorio Emanuele II è il suo più
un profondo intaglio rettilineo che delimita a ovest il mas- assiduo frequentatore, mentre i successori, meno amanti
Bell’Italia 83
Sopra: il lago Djouan
(2.516 metri), solitaria
meta naturalistica
lungo l’escursione
che sale al colle
di Entrelor (3.002
metri), punto di
confine con la valle
di Rhêmes. Qui
a destra: cascate
in quota, alimentate
dai ghiacciai del
Gran Paradiso.
Nella pagina seguente,
dall’alto: il rifugio
Vittorio Emanuele II
e il lago di Moncorvé
visti dalla morena
sovrastante; un
branco di camosci.
delle scomodità, non sembrano condividere così profonda- mezzo, spesso lastricate e sorrette da muri a secco, che proce-
mente i suoi entusiasmi, al punto che Vittorio Emanuele III devano con una regolare scansione di tornanti. La più famosa
dona nel 1919 la riserva al demanio dello Stato perché diventi è forse quella che si segue lungo l’escursione che da Degioz,
un parco nazionale. Il Regio Decreto istitutivo del 3 dicembre capoluogo delle valle, sale all’ex casa di caccia di Orvieille (due
1922, cui seguirà le legge del 1925, all’articolo 1 stabilisce ore di cammino), l’accampamento preferito dal re. È una delle
che il parco nasce «allo scopo di conservare la fauna e la flo- gite classiche della valle, che può proseguire fino al colle di
ra e di preservare le speciali formazioni geologiche, nonché Entrelor (3.002 metri; altre due ore), valico di collegamento
le bellezze del paesaggio». Parole che ci appaiono come un con la confinante valle di Rhêmes. Tra le attrattive escursio-
lungimirante sguardo sul futuro, scritte mentre l’Italia sta nistiche della Valsavarenche spicca proprio la possibilità
precipitando nel baratro del fascismo. di superare la barriera dei 3.000 metri di quota contando
Ancora oggi una rilettura storica del parco non può prescinde- solo sulle proprie gambe, senza doversi arrampicare. Un’e-
re dall’impronta lasciata dai Savoia, e in particolare dal nostro ventualità rara, che qui si ripete anche sul versante orientale:
“re cacciatore”. Negli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento dalla località Eau Rousse si raggiunge in cinque ore il col Loson,
fece tracciare oltre 300 chilometri di strade reali che collega- a ben 3.296 metri, per poi scendere magari verso Cogne. Re
vano una rete di accampamenti in quota; a far da campo base Vittorio si aggirava incredibilmente a queste quote a cavallo,
provvedeva invece il castello di Sarre, acquistato nel 1869. Si in direzione opposta. Il suo itinerario partiva da Champorcher,
trattava di autentiche strade, larghe da un metro a due metri e “tagliava” la valle di Cogne e approdava in Valsavarenche.
84 Bell’Italia
Pagina precedente,
dall’alto: scorcio
sull’alta Valsavarenche
dal sentiero per
il rifugio Vittorio
Emanuele II; il rifugio
e la cappella dedicata
alla Madonna Regina
della Valle d’Aosta
si specchiano
nel piccolo lago.
Qui a sinistra:
le ripide pareti
e la grande calotta
glaciale sommitale
del Ciarforon. Sopra:
una marmotta,
facile da avvistare
mentre corre tra
praterie e ghiaioni.
In fondo alla valle ci attende il Gran Paradiso, il più addomesti- centenario, non mancano alternative alla portata di tutti per
cabile tra i “giganti” valdostani, al punto che nel curriculum di celebrare il prestigioso compleanno. Il Sentiero Natura sulle
molti escursionisti rappresenta spesso l’unica esperienza alpini- sponde del torrente Savara, da Fenille a Eau Rousse, permette
stica. Il signore del parco gioca a nascondino, si svela a fatica e le di apprezzare il silenzio dei villaggi di fondovalle, interrotto solo
sue forme non sono di facile lettura. Per ammirarne le pareti, i dal gorgogliare delle fontane. A Rovenaud, patria dell’autono-
ghiacciai e le cime si raggiungono i due rifugi che ne presidiano mista e antifascista Émile Chanoux (1906-44), la piazzetta
le pendici. Circondato da un selvaggio ambiente d’alta quota, in è un angolo di Valle d’Aosta d’antan, abbracciata dal legno
splendida solitudine, il rifugio Chabod (2.710 metri; due ore e antico dei fienili del XVII secolo. Giunti poi a Pont, dove
mezza) è forse il miglior belvedere sulla parete Nord-Ovest del l’asfalto provvidenzialmente si interrompe, l’itinerario verso il
“Granpa”, tra seracchi e vertiginosi scivoli di ghiaccio. Per salire rifugio Savoia (2.532 metri; due ore e mezza) e i laghi del Nivolet
in vetta però la “cuccetta” più frequentata è quella del rifugio ci conduce fino al settore piemontese del parco. L’altopiano che
Vittorio Emanuele II (2.735 metri; due ore e mezza), sotto il attraversiamo è un’autentica delizia alpina, sei chilometri di
curioso tetto a botte in ferro: all’alba si intraprende la classica pascoli verdissimi che sembrano non voler finire mai.
(e d’estate, molto affollata) via Normale lungo il ghiacciaio e la ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Bell’Italia 87
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e rifugi alpini Castello di Aymavilles
Dalle fortezze affacciate sulla valle della Dora fino agli ultimi avamposti ai piedi del Gran Paradiso:
arte e natura accompagnano un’affascinante salita in quota di Pietro Cozzi
Bell’Italia 89
TOUR NELLE CANTINE
La preziosa collezione
dei vini valdostani
Le scarse precipitazioni, le forti escursioni
termiche e le caratteristiche dei terreni
À L’Hostellerie Du Paradis Hotel Parco Nazionale
consentono lo sviluppo in Valle d’Aosta
di un’interessante vitivinicoltura di nicchia.
Gli alberghi si organizzano gite I ristoranti L’area più coltivata è l’adret, il versante
in alpeggio, a 2.300 alla sinistra orografica della Dora, ma anche
Hotel Parco Nazionale metri, con prove Trattoria di Campagna l’envers, sul fronte opposto, può dare buoni
★★★ (Valsavarenche, di mungitura. Doppia (Sarre, località risultati, come dimostra questo piccolo
località Degioz, con colazione da 60-70 €. Saint Maurice 57, itinerario ai piedi del Gran Paradiso. Les
0165/90.57.06). Rifugio Federico 0165/25.74.48). Crêtes (Aymavilles, strada regionale 20 50,
Nel cuore del parco Chabod (località Cote Tra Aosta e le valli 0165/90.22.74; lescretes.it), di proprietà
nazionale, l’albergo Savolere Montandayne, del Parco del Gran della famiglia Charrère, con radici che
è gestito dal 1890 0165/955.74). Aperto nel Paradiso, è un locale risalgono al Settecento, si è distinta per
dalla famiglia Preyet. 1985, dedicato al grande che ha conservato la salvaguardia di vitigni autoctoni come
Bel giardino, spazi storico valdostano, sorge il suo piacevole aspetto il Fumin e la Premetta. Lo spazio per le
comuni ben curati in splendida e solitaria di osteria di sosta lungo degustazioni è il Rifugio del Vino, moderno
e cucina con materie posizione ai piedi la statale. La proposta edificio in pietra, legno e grandi vetrate;
prime dall’orto. Doppia della parete Nord-Ovest gastronomica è quella degustazioni su prenotazione, lunedì-venerdì
con colazione da 85 €. del Gran Paradiso, a due classica valdostana, con 8,30-13 e 14,30-18,30, sabato 10-13 e 15-19;
Agriturismo Lo Mayen ore e mezza di sentiero crespelle, carbonada costo 15-60 €. Ci spostiamo sull’adret
(Valsavarenche, località dall’alpeggio Pravieux. e gnocchi di polenta fatti da Maison Anselmet (Villeneuve, Vereytod
Bien 1, 0165/90.57.35). Mezza pensione da 55 €. con sette tipi di farina. 30, 0165/90.48.51; maisonanselmet.
Ottima base di partenza Rifugio Vittorio Ci si accomoda sotto it), guidata da Giorgio Anselmet, che ha
per le escursioni, vicino Emanuele II (località il pergolato. Conto 40 €. ereditato la passione per la vitivinicoltura dal
al villaggio di Maisonasse; Moncorvè, 0165/959.20 À L’Hostellerie Du papà Renato. Ai vitigni locali – Petit Rouge,
offre otto accoglienti e 335/661.43.11). Paradis (Valsavarenche, Cornalin, Mayolet – si affiancano quelli
camere e un ristoro A 2.735 metri di quota, località Eau Rousse 18, internazionali. Fiore all’occhiello è il rosso
agrituristico. Doppia è il “campo base” per 0165/90.59.72). Le Prisonnier, ricavato da uve che crescono
con colazione da 80 €. la salita al Gran Paradiso Il patron Alberto Gianni, su terrazzamenti “assediati” dalle rocce;
B&B Vers Le Bois lungo la via Normale raffinato conoscitore degustazioni su prenotazione, martedì-
(Valsavarenche, e si raggiunge con due della storia e della natura sabato 10-17; costo 20-40 €. Ultima tappa
località Vers Le Bois ore e mezza di cammino del parco, accoglie è Lo Triolet (Introd, Le Junod 7, 0165/954.37;
349/250.98.79). da Pont. L’edificio del gli ospiti in una calda lotriolet.it), dove il vino simbolo è il Pinot
Questo delizioso edificio 1961, con la caratteristica dimora di montagna. grigio, impiantato nel 1988. Suggestivo
in pietra e legno della forma a semibotte, In tavola, la rassegna l’ambiente per le degustazioni, nell’ex stalla
fine dell’Ottocento si affianca al vecchio della gastronomia con soffitto a volte in mattoni. È anche
ha aperto come b&b rifugio del 1884. Mezza locale è completa, dalla agriturismo, con appartamenti di charme;
nel 2009. D’estate pensione da 42,50 €. selvaggina al filetto degustazioni su prenotazione; costo 20-40 €.
di trota, dalla polenta
Agriturismo Lo Mayen concia alle fontine
d’alpeggio. Chiusura con
un’intrigante collezione
di Genepy, il liquore
valdostano. Conto 35 €.
Pizzeria Lo Soladzo
(Villeneuve, via
Chanoux 22, 0165/
565003). Nel cuore
del borgo, pochi tavoli
e una saletta spartana
Maison Anselmet
per buone pizze, spesso
a base di prodotti locali,
come quella ai quattro
formaggi: mozzarella, info
Fontina, Blue d’Aoste Parco Nazionale del Gran Paradiso, segreteria
e toma di Gressoney. turistica Valle d’Aosta, 347/430.28.75; punto
Pizze da 5-11 €. info Valsavarenche, 0165/953.04; pngp.it
©RIPRODUZIONE RISERVATA
90 Bell’Italia
il weekend SPOLETO
LA CITTÀ CHE
VIVE D’ARTE A
Spoleto, la quieta bellezza del
paesaggio umbro e le antiche
pietre aprono le braccia, acco-
glienti, all’arte contemporanea.
La creatività del nostro tempo è protagonista nel centro
Questo rapporto, dialettico e proficuo,
umbro, dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Collicola risale al secondo dopoguerra, quando la
alle sculture in vie e piazze. Un serrato confronto cittadina divenne centro artistico d’avan-
con il passato da vivere, tra giugno e luglio, in occasione guardia grazie al Premio Spoleto, nato
della 65ª edizione del Festival dei Due Mondi con l’intento di dare vita a una raccolta
Testi Vannina Patanè Fotografie Gabriele Croppi pubblica permanente. In seguito, nell’e-
state del 1962, la mostra “Sculture nella
città” popolò le vie e le piazze di opere di
grandi maestri del XX secolo, create per
l’occasione. Artefice dell’evento fu il cri-
tico d’arte e collezionista Giovanni
Carandente, fondatore e primo diret-
tore della Galleria d’Arte Moderna
oggi a lui intitolata e allestita a Palazzo
Collicola, bella dimora patrizia del Sette-
cento nel centro storico. Di proprietà
comunale, la collezione riunisce le ope-
re acquisite fra il 1953 e il 1968 attraver-
so il Premio Spoleto, la ricca donazione
effettuata da Carandente e diversi altri
pezzi di grandi nomi dell’arte del Nove-
cento, frutto di lasciti e acquisizioni.
Bell’Italia 93
il weekend SPOLETO
Antologia bsytsvs
Capfsrts del secondo lufhjf’900
flwire rfk
A sinistra: Disposizione inclinata (1988)
di Carlo
Sopra: la Bertocci.
quattEhent Sotto: la sala “Figure
voluptatem explique
e ritorni”, blaccae
vendicto dedicatarepeditatem
all’affermazione della
sintem
pittura
nonsedeet della scultura figurative tra gli
in consequunt.Ullabore
anni 70 enihicillaces
odionse 80 del XX secolo.
etur atetL’opera
velest di
Bertocciratius
omnias è qui esposta accanto a dipinti
repro eiuntotatem
di Stefano Di dit
doloribusam Stasio (a destra),
faceria tempore Roberto
Barni (a sinistra)
stibusapedic e a una scultura
te consequas ut modition
di Robin Heidi
experum Kennedy.
eati dolore Pagina
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da sinistra:
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officil De Giorgi del(1947) di
in reperrovit
Leoncillo
molut maLeonardi, una delle
nat aspitaque numerose
de eumquam,
sculture
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ceramica quiam
dell’artista spoletino
ne voluptas
conservate nella Galleria; Coda
et quam imusdant volliqu atatuVoluptatis di
cetaceo (1966)
comnimo di Pino
lorecessi doloPascali, nella
earibustHarum
sezione
sint cheidespone
elibus enem eaquile opere
cum acquisite
in occasione si
exerspidest, deldePremio Spoleto.
«Carandente aveva una visione aperta al Straordinario è poi l’insieme di opere
contemporaneo, importanti esperienze dello scultore spoletino Leoncillo Leo-
internazionali e rapporti diretti con gli nardi, considerato uno dei maggiori arti-
artisti, maturati negli anni in cui fu diret- sti italiani del Novecento, che utilizzò
tore della Biennale di Venezia», racconta esclusivamente la ceramica esprimendo-
Marco Tonelli, il direttore artistico di Pa- si con ineguagliabile originalità. Leonar-
lazzo Collicola, che di Carandente è stato di attraversò varie fasi stilistiche, dal
collaboratore. «Spoleto, che fu il suo neo-Barocchetto all’Espressionismo e al
buen retiro, grazie a lui è diventata prota- neo-Cubismo, fino a maturare la scelta
gonista dell’arte contemporanea». per l’Informale, in cui l’artista giunse a
L’attuale percorso museale, articolato identificarsi con una materia piena di ta-
in una ventina di sale, mostra le eccel- gli, strappi e lacerazioni che si faceva bio-
lenze della collezione alternando scelte grafia emotiva: «creta carne mia», scrisse
tematiche e monografiche. «Un unicum lo scultore. Palazzo Collicola testimonia
in Italia è la sala dedicata ad Alexan- il suo percorso, che culmina nella dram-
der Calder, con ben tredici pezzi», matica opera Affinità patetiche, una scul-
sottolinea Tonelli. Spiccano i due stan- tura doppia del 1962 che rielabora alcuni
ding mobiles donati al museo da Caran- temi tipici dell’opera di Leoncillo, il San
dente, sculture liberamente ispirate alle Sebastiano e l’albero, e al tempo stesso
costellazioni, a elementi naturali e ve- rappresenta una metafora dell’esistenza
getali, straordinarie invenzioni cineti- umana. «Un altro tesoro del museo è il
che in perfetto equilibrio su un unico coloratissimo Wall Drawing donato
punto della base che trasmettono un da Sol LeWitt, fra i massimi esponenti
giocoso senso di leggerezza. Una sala è del minimalismo americano, che per de-
dedicata a Beverly Pepper, la scultrice cenni soggiornò periodicamente a Spole-
statunitense recentemente scomparsa to», racconta Tonelli. Questa festa di co-
che scelse l’Umbria come terra d’elezio- lori si snoda lungo le pareti e il soffitto di
ne. Esponente della Land Art, progettò un’intera sala, al piano terra del palazzo.
monumentali sculture-totem in metallo Le sale dedicate al Premio Spoleto riuni-
dalle forme arcaizzanti, ma creò anche scono diverse opere vincitrici delle sue
opere di piccole dimensioni più dinami- edizioni (1953-1964, 1966 e 1968) che
che e flessuose, come i sei intrecci di na- grazie alla formula del “premio acquisto”
stri di metallo che donò al museo. andarono a costituire il primo nu-
Bell’Italia 95
il weekend SPOLETO
Secoli a confronto
A sinistra: la Galleria di Palazzo
Collicola, residenza gentilizia
realizzata tra il 1717 e il 1730 per
la famiglia Collicola. Decorata
da raffinate tempere, è tra gli
ambienti più rappresentativi
dell’Appartamento Nobile.
In basso: scorcio della sezione
che propone opere della Scuola
di San Lorenzo, gruppo romano
che si è affermato tra gli anni
80 e 90. Pagina seguente: la sala
dedicata all’arte concettuale,
corrente che dagli anni 60
ha sperimentato la dimensione
mentale nei processi creativi.
Al centro, Complex Form n. 90
(1991) di Sol LeWitt.
96 Bell’Italia
ambienti d’epoca e arte contemporanea», Duomo è posto il bronzo Stranger III di
spiega Tonelli. Nel salone d’Onore spicca Lynn Chadwick, scultore, pittore e desi-
la tela seicentesca L’arrivo a Spoleto di Le- gner inglese; a pochi passi si ammira il
one III, che ha sullo sfondo un’immagine cancello-scultura che Franchina realizzò
panoramica della città dell’epoca. Di ri- per l’abitazione di Carandente. La “cac-
lievo sono poi la Cleopatra attribuita alla cia al tesoro” continua fuori dal centro
bottega del Guercino e la Spezieria di Pa- storico. Nella rotonda all’imbocco di via-
olo Antonio Barbieri, fratello del Guerci- le Trento e Trieste s’innalza la Colonna
no, specialista nella produzione di natu- del Viaggiatore di Arnaldo Pomodoro: in
re morte. Sempre al piano nobile ha sede acciaio, alta sei metri e mezzo, fu la pri-
la Biblioteca Giovanni Carandente, che ma opera di grandi dimensioni realizza-
raccoglie oltre trentamila volumi d’arte. ta dallo scultore e già mostrava quella
L’itinerario nelle sale della Galleria che sarebbe diventata la sua cifra
prosegue tra le vie di Spoleto alla ri- espressiva. Imboccando il viale si arriva
cerca dei lasciti della mostra “Scultu- al piazzale della stazione, dominato
re nella città”: sei opere che nel corso dal Teodelapio di Alexander Calder,
di sessant’anni sono diventate riferi- opera monumentale in acciaio verni-
menti importanti nel tessuto urbano, ciato di nero. Alta quasi diciotto metri,
quasi tutte realizzate in metallo negli venne realizzata nell’officina Italsider di
stabilimenti di Italsider, l’azienda side- Savona usando spesse lastre di acciaio,
rurgica che sostenne la mostra. A parti- che vennero poi montate sul posto dagli
re dal Colloquio col demonio di Pietro operai della fabbrica e saldate sotto la
Consagra, all’inizio di via Salara Vec- supervisione di Calder. Un felice debut-
chia, potente riflessione sul rapporto tra to legato alla mostra è anche Il dono di
la scultura e lo spazio, per proseguire Icaro di Beverly Pepper, l’opera in ferro
con Spoleto 1962, il monumentale inter- e acciaio con cui per la prima volta l’arti-
vento di Nino Franchina di fronte al pa- sta si cimentò con la scultura in metallo
lazzo Comunale che rappresentò una e la saldatura. Con il suo anelito verso la
sorta di manifesto della mostra: l’opera libertà dell’uomo, spunta fra il verde e il
è carica di tensione e di slancio verso grigio dell’asfalto all’ingresso sud di Spo-
l’alto, caratteristiche che l’artista sicilia- leto, nei pressi dell’incrocio fra la Flami-
no vedeva nello sforzo organizzativo di nia e viale Matteotti.
Carandente. In un angolo di piazza del ©RIPRODUZIONE RISERVATA
98 Bell’Italia
il weekend SPOLETO
Arte nello
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Pagina precedente, da sinistra: Wall
Drawing
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A destra: Teodelapio
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Duomo
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menemostra,
di subile tnis
Stranger III (1959) di Lynn ed iChadwick.
s ,tsedipsrexe
il weekend
SPOLETO
100 Bell’Italia
Arca Street Art Hotel
Gli alberghi Arca Street Art Hotel dell’Agriturismo Valle Rosa. taglieri di formaggi e salumi,
Boutique Hotel Aurora (statale Flaminia km 127, I suoi piatti sono una rilettura ricette semplici e genuine
★★★ (via dell’Apollinare 3, 0743/493.40). Frutto della contemporanea della tradizione (anche vegetariane), birre
0743/67.62.89). In pieno centro, riconversione di un motel Agip, umbra. Buona anche la pizza. artigianali e una bella selezione
è la versione rinnovata è un concentrato di street Menu del giorno 25 €. di vini. Si mangia anche
della storica Pensione Aurora, art, dalla facciata al foyer, dal Al 3.0 Bistrot (via Porta Fuga all’aperto, lungo la salita di
frequentata in passato da ristorante alle camere. Murales 41, 0743/52.23.85). Ricchi Porta Fuga. Conto medio 20 €.
artisti e musicisti partecipanti e decorazioni sono opera degli
al Festival dei Due Mondi. artisti contemporanei Tellas,
Le camere sono molto originali Lucamaleonte, Ob Queberry Uno spettacolo lungo 65 anni
e curate nei dettagli. Doppia e David Pompili. Spiccano Il Festival dei Due Mondi (24 giugno-10 luglio; festivaldispoleto.
con colazione da 99 €. le nuove stanze Executive com) si svolge a Spoleto dal 1958. Suo fondatore e storico
Hotel dei Duchi ★★★★ Art al terzo piano. Doppia direttore è stato il compositore Gian Carlo Menotti, scomparso
(via Matteotti 4, 0743/445.41). con colazione da 57 €. nel 2007, che lo concepì come terreno di incontro fra la cultura
Circondato dal verde del parco americana e quella europea per celebrare le arti in tutte le loro
Ancajani, l’albergo affaccia sul I ristoranti forme. L’edizione 2022 propone più di 60 spettacoli. Il programma
teatro Romano, l’ex monastero La Torretta (via Filitteria 43, musicale spazia dal Barocco al contemporaneo, dal jazz
di Sant’Agata e la valle. Ha 49 0743/449.54). Gustose ricette all’elettronica. Due le orchestre in residenza: la Budapest Festival
camere ben arredate in stile del territorio con ingredienti Orchestra, diretta da Iván Fischer, e l’Orchestra dell’Accademia
moderno, ristorante e giardino. di stagione, come gli asparagi Nazionale di Santa Cecilia, diretta da Antonio Pappano; grande
Doppia con colazione da 96 €. selvatici e il tartufo estivo. protagonista sarà Barbara Hannigan, soprano e direttrice
Albornoz Palace Hotel Conto medio 35 €. d’orchestra, con quattro concerti. Tra gli altri appuntamenti di
★★★★ (via Matteotti 16, Il Tempio del Gusto spicco, la rassegna di musica americana dell’ensemble Sentieri
0743/22.12.21). Nelle vicinanze (via Arco di Druso 11, Selvaggi, la performance “The Act of Touch” di Tovel, Jacopo
della via Flaminia, è ricco di 0743/471.21). Locale di cucina Mazzonelli ed Eleonora Wegher, tra sculture di pianoforti ed
opere d’arte contemporanea, creativa, ispirata alle ricette e elaborazione elettronica, e i concerti di Mariza, regina del Fado,
sia negli spazi comuni ai prodotti del territorio, ma non Dianne Reeves, vocalist jazz, e Angélique Kidjo, icona della
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che nelle camere, dotate solo: si mangia (bene) anche musica africana. Per la sezione danza saranno presenti Germaine
di grandi finestre affacciate il pesce. Conto medio 35 €. Acogny, Blanca Li, Anne Teresa De Keersmaeker e la Trisha
sulla campagna e sulla rocca. Tipico: Cucina, Pizza Brown Dance Company. La sezione teatro porta a Spoleto il
Con ristorante, palestra e & Trebbiano Spoletino regista tedesco Thomas Ostermeier e gli ultimi lavori di Fabio
piscina in giardino. Doppia (statale Flaminia km 122,8, Cherstich, Leonardo Lidi, Davide Enia e del duo Rezza-Mastrella.
con colazione da 89 €. 0743/22.47.10). Ristorante
Bell’Italia 101
RIPRENDIAMO
IL VIAGGIO
Bell’Italia. In Viaggio è il programma televisivo
settimanale che su La7, tra giugno e luglio, farà vivere
i nostri racconti e i nostri reportage. Sette puntate
alla scoperta dei tesori italiani, in compagnia di un
viaggiatore d’eccezione, l’attore Fabio Troiano
Sopra: l’area palustre e il lago di Massaciuccoli, tra i colli lucchesi e il mare della Versilia.
Nel tondo: Emanuela settembre a palazzo
Rosa-Clot, direttore Piacentini di Napoli,
di Bell’Italia. Sopra: e il particolare di una
l’antico abitato di delle opere restaurate
Populonia (Livorno), grazie a Intesa
sul golfo di Baratti. Sanpaolo, la Madonna
A sinistra: scorcio della col Bambino di
chiesa superiore del Bronzino del Museo
santuario del Sacro di Capodimonte.
Speco di Subiaco Pagina seguente,
(Roma). Sotto: in alto: tre Giganti
l’allestimento della di Mont’e Prama
mostra “Restituzioni”, esposti nel Museo
aperta fino al 25 Civico di Cabras.
106 Bell’Italia
T
orna in onda su La7 la trasmissione che porta in televi- santuario del Sacro Speco, incastonato nella roccia sulle pendici
sione i suggerimenti di visita e gli approfondimenti cul- del monte Taleo, mentre la Campania gli offrirà l’occasione di
turali proposti in edicola da Bell’Italia. Ad accompagnare conoscere il Real Bosco di Capodimonte, a Napoli, dove la tradi-
gli spettatori alla scoperta dei tesori meno noti del nostro Paese zione della manifattura della porcellana incontra l’architettura
sarà anche questa volta l’attore Fabio Troiano, che nella prima contemporanea grazie all’intervento di Santiago Calatrava nella
stagione di Bell’Italia. In Viaggio ha percorso la Penisola con la chiesetta di San Gennaro, immersa nel parco. In Basilicata sa-
sua grande curiosità, condividendo con il pubblico le emozioni rà a Pietrapertosa, borgo arroccato tra le Dolomiti Lucane, e in
provate di fronte a paesaggi e opere d’arte, borghi e tradizioni. Il Sardegna osserverà gli archeologi al lavoro negli scavi di Mont’e
programma, che dura circa un’ora, va in onda tutte le domeniche Prama, presso Cabras, che hanno da poco rivelato i resti di due
di giugno e luglio. Nelle prime puntate di questa nuova stagione nuovi Giganti, le grandi statue risalenti all’Età del Ferro. In chiu-
©RIPRODUZIONE RISERVATA
vedremo Fabio in Toscana, dove camminerà nella storia tra i sura di ogni puntata, la mostra “Restituzioni”, allestita a Napoli
resti di Populonia, città di fondazione etrusca affacciata sul golfo a palazzo Piacentini fino al 25 settembre, sarà l’occasione per le
di Baratti, vivrà la natura del lago di Massaciuccoli e scoprirà riflessioni del direttore di Bell’Italia, Emanuela Rosa-Clot, sul no-
a Sovicille, nella Montagnola Senese, una pieve romanica e la stro ruolo di custodi del patrimonio. Tutte le puntate saranno di-
scalinata che sale al romitorio di Cetinale. Nel Lazio visiterà il sponibili anche sul sito di La7 (www.la7.it/bellitalia-in-viaggio).
Bell’Italia 107
SOVICILLE (Siena)
LO SPIRITO DEL
ROMANICO
La pieve di San Giovanni Battista a Ponte allo Spino segna con la sua
austera bellezza il paesaggio ai piedi della Montagnola Senese.
Grazie a un intervento finanziato con i fondi dell’8xmille sono stati
restaurati i resti del piccolo chiostro che la affianca
TESTI Carlo Migliavacca FOTOGRAFIE Massimo Ripani
108 Bell’Italia
L
A sinistra: la pieve a Montagnola Senese increspa l’orizzonte della campagna toscana a
romanica di San ovest di Siena. Boschi ancora fitti rivestono l’esteso sistema collinare
Giovanni Battista a offrendo vedute probabilmente non molto dissimili da quelle che nel
Ponte allo Spino, nella
campagna ai piedi della Medioevo scorrevano sotto gli occhi dei pellegrini lungo la Via Fran-
Montagnola Senese, alle cigena. A punteggiare il verde intenso e a testimoniare quel passato
porte di Sovicille. Sulla lontano restano borghi, castelli e un gruppo di pievi sorte tra XI e XIII secolo
piccola corte accanto durante uno dei periodi di più intenso rinnovamento dell’edilizia sacra co-
alla chiesa affaccia un
palazzetto trecentesco
nosciuti dalla Toscana, sostenuto dai monaci Vallombrosani e Camaldolesi.
servito da residenza Sovicille e il suo territorio sono emblematici del grande interesse di
estiva ai vescovi senesi. quest’area discosta dagli itinerari turistici più frequentati. L’insediamen-
Sopra: il porticato aperto to urbano mantiene il carattere medievale e i dintorni sono un concentrato
sulla corte lungo il fianco delle peculiarità storiche della Montagnola: il ponte della Pia, su cui la tra-
meridionale della chiesa,
forse ciò che resta dizione vuole sia passata la nobildonna senese cantata da Dante; il raffinato
di un chiostro. Nel chiostro del monastero di Torri; la seicentesca villa di Cetinale, unita da una
corso del 2021 è stato scalinata nella natura (nota come Scala Santa) al sovrastante romitorio; le
restaurato grazie ai fondi pievi. Tra queste, quella di San Giovanni Battista a Ponte allo Spino rappre-
dell’8xmille destinati
alla Chiesa Cattolica.
senta uno degli esempi più interessanti del Romanico nelle terre senesi; la sua
immagine austera richiama la ritrovata aspirazione alla povertà e all’umiltà
della fede nell’Italia del XII secolo, declinata attraverso modelli provenien-
ti dal nord, dalla Lombardia e dalla Francia. Tuttavia non mancano segni
che raccontano una storia più antica, come il campanile, forse preesistente
e inglobato nella nuova costruzione, ai cui piedi alcuni saggi di scavo hanno
rivelato la presenza di pavimenti musivi datati al I secolo dopo Cristo.
Bell’Italia 109
Info
Pieve di San Giovanni
Battista a Ponte allo Spino,
L’apparato decorativo della pieve, seppure ridotto al minimo, esordisce
Sovicille (Siena).
sulla facciata con una coppia di figure che doveva rappresentare un chia- La chiesa non è di norma
ro monito per i fedeli: un drago (o mostro marino), simbolo del male, è aperta al pubblico, per
affrontato da una figura umana che tiene al guinzaglio un cane (o leone), conoscere le possibilità
riferimento alla forza della fede. L’interno dell’aula, a tre navate culminanti di visita e per informazioni
sul territorio contattare
in altrettante absidi, è semplice e ricco di armonia; sulle semicolonne delle la Pro Loco di Sovicille,
navate, pregevoli capitelli scolpiti mostrano intrecci vegetali da cui fanno 0577/31.45.03, 0577/
capolino volti umani, figure di religiosi oranti dalle braccia sollevate, leoni, 152.36.80, 329/113.46.19;
una scena di vendemmia. Sino alla fine del ’700 dell’apparato decorativo prolocosovicille.it
facevano parte anche quattro notevoli pannelli a bassorilievo, forse pro-
venienti da un pulpito, raffiguranti l’Annunciazione, la Natività, il Viaggio
e l’Adorazione dei Magi. Datati intorno al 1260-65 e ascritti all’ambito di
Nicola Pisano, sono conservati nel Museo dell’Opera di Siena.
Lungo il fianco meridionale della pieve, un aggraziato portico retto da
colonnine fa pensare a un chiostro, snodo degli ambienti della vita di
una comunità (forse di canonici), oppure più semplicemente a un luogo
riparato offerto alla sosta dei pellegrini. Si tratta di una presenza di grande
interesse che nel 2021 è stata oggetto di un intervento di consolidamento e
di restauro finanziato con i fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa Cattolica.
Alla tutela del patrimonio va infatti una parte della quota Irpef che ogni
anno le viene assegnata dalla scelta dei contribuenti nella dichiarazione dei
redditi, impiegata per il sostentamento dei sacerdoti, per interventi caritativi
in Italia e nei paesi in via di sviluppo, per le esigenze di culto e della pastorale
©RIPRODUZIONE RISERVATA
110 Bell’Italia
L’8xmille per la tutela
dell’identità culturale italiana
Nel 2021 in Italia sono patrimonio culturale. Cinque
stati destinati 62 milioni casi esemplari dell’impegno
di euro, dai fondi 8xmille della Conferenza Episcopale
alla Chiesa Cattolica, per Italiana nella tutela del
soddisfare 449 richieste patrimonio grazie all’8xmille
di interventi di restauro. saranno protagonisti in
A questi si sono aggiunte altrettante puntate della
le somme messe a trasmissione Bell’Italia.
disposizione dalle comunità In Viaggio, in onda su La7
locali interessate, chiamate tutte le domeniche dal 5
a intervenire nell’operazione giugno al 7 luglio. Oltre alla
di recupero provvedendo pieve di Ponte allo Spino
al 30% della spesa. proposta in queste pagine,
I fondi sono stati utilizzati il programma presenterà
anche per il recupero delle il Museo Diocesano di
canoniche e dei locali per il Altamura (Bari), il Museo
ministero pastorale, spesso Diocesano di Assisi
utilizzati dalle comunità, per (Perugia), il Palazzo
il restauro degli organi a Vescovile di Savona e
canne e per l’installazione la chiesa di Santa Maria
di impianti di allarme a dell’Itria a Piazza Armerina
tutela dei beni artistici. (Enna). Notizie sulla storia,
Finanziamenti sono andati l’architettura e il patrimonio
al sostegno degli istituti artistico di questi luoghi sono
culturali delle diocesi (musei, disponibili sul portale dei beni
archivi, biblioteche) e alle culturali ecclesiastici BeWeb:
associazioni di volontariato beweb.chiesacattolica.it
impegnate nell’apertura Informazioni sull’8xmille
e nella valorizzazione del sul sito www.8xmille.it
Bell’Italia 111
Quaderni di viaggio su itinerari a piedi o in bici nel paesaggio Sentieri d’Italia
di Albano Marcarini
Bell’Italia 113
Sentieri d’Italia
del corso d’acqua è sinuoso e delimitato dice della valle, tutta boscosa, fra i fiori Quaternario, ricoprivano la zona. Il
dalle colline boscose. Il tenore umido tipici della primavera: viole, euforbie, modellamento naturale ha dato vita a
della valle favorisce i salici, i pioppi, i anemoni e polmonarie. morfologie variate. Ora, infatti, supera-
platani ed è anche l’habitat ideale per Si spunta infine sul ripiano superiore, to il “vaio”, ci si ripresenta un ripiano
alcuni rari anfibi, come i tritoni, i rospi passando vicino alla diruta corte Pia- d’altura, dal quale si gode un’ampia
e vari tipi di rane. Due nuclei ricordano nure, per poi ridiscendere e ritrovare veduta verso il monte Baldo e i Lessini,
nel nome la presenza di antichi mulini, il Tione al ponte dell’Oco Becar, il cui fino al lontano Pasubio. Da notare, fra i
dei quali restano solo qualche elemento significato, nonostante insistite ricer- filari dei vigneti, i nuclei padronali, co-
decorativo e un paio di macine in pietra. che, non si riesce a far emergere. Si at- me Montegodi, dove accanto alla villa
Alla fine del tratto asfaltato si giun- traversa la valle per risalire il versante nobile si raduna la corte agricola. L’an-
ge alla corte Marognalonga. Deve il opposto, accanto a corte Sgaripola, cui nessa chiesuola, datata 1673, indica il
curioso nome all’uso contadino di fanno da corona i tipici alberi delle case suo momento di fondazione.
radunare i ciottoli, tolti dai campi, coloniche: olmi, alcuni annosi gelsi, un Il sentiero procede ora accanto a un
in lunghi cumuli. Bello l’arco d’ingres- paio di noci. Fra i campi è facile osser- filare di biancospino e spunta infine
so con gli stipiti in tufo e la chiave di vare il volo delle rondini, sorprendere su una strada asfaltata che si segue
volta a ornamento. Si nota anche una i fagiani e le quaglie, ammirare la posa a destra, fino alla corte Bagolina.
vecchia meridiana, scolorita dal tempo. delle poiane in attesa di prede. Con una Qui si abbandona la strada e si torna
Ora lo stradello, superato una prima brusca curva a gomito, l’itinerario ora su uno stradello sterrato che, in breve,
volta il fiume Tione, che per la verità si s’insinua nel Vaio della Valle, uno dei raggiunge il culmine del nostro itine-
presenta come un modesto fosso cam- molti solchi formati dallo scioglimen- rario, all’estremità nord della collina
pestre, piega a sinistra e rimonta la pen- to delle coltri glaciali che, nel periodo dell’Ossario, in posizione aperta verso
114 Bell’Italia
come
dove
quando
Alberghi e ristoranti
Corte Belvedere (Custoza,
strada Ossario 23, 348/
232.89.79). Per soggiorni
anche di lunga durata, con
ogni comfort: piscina, solarium
e ampie camere con vista
sulle colline del Custoza Doc.
Doppia con colazione da 95 €.
B&B Masotte (Custoza, strada
Staffalo 40, 338/134.06.57).
È la sistemazione ideale, la più
vicina all’itinerario. Arredamento
moderno e ottima accoglienza.
Doppia con colazione da 70 €.
Trattoria Ai Colli Storici
l’orizzonte: da una parte la visuale, nel- pia corte, la vecchia limonaia e il re- (Custoza, strada Ossario 2,
le belle giornate, arriva fin sull’Adamel- trostante giardino con piante secolari 045/51.60.14). Un riferimento
lo, dall’altra si domina Verona, le sue e uno stagno. Il complesso è in stato di sicuro, che si trova al termine
montagne e la pianura. degrado ma è significativo dell’intensa dell’itinerario. Piatti veronesi,
Lo stradello procede fra le vigne per fase di colonizzazione delle colline ve- tra cui i primi con il broccoletto
fare infine ritorno a Custoza. Sono i ronesi da parte della nobiltà locale nel di Custoza, da gustare nei tavoli
vitigni dai quali si ottiene il vino Cu- corso del XVIII secolo. esterni sul terrazzo o negli
stoza Doc, un classico fra i bianchi. Si Per finire è bene dire che Camminacu- interni luminosi. Conto 35 €.
pensa che le origini della coltivazio- stoza è il primo di altri due piacevoli Cantina Aldo Adami (Custoza,
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Quel profumo
antico di pomodoro
Il canestrino di Lucca, dalla caratteristica forma costoluta, vanta
un aroma intenso, un sapore dolce e una polpa consistente
A cura di SLOW FOOD Testi Angelo Surrusca
116 Bell’Italia
come
dove
quando
LUCCA
Un territorio
tutto da gustare
Prelibati piatti della tradizione, tra crostini, tordelli
e coniglio arrosto, annaffiati dai migliori vini toscani
della tradizione,
le materie prime
del territorio, l’elenco
dei fornitori. Da provare
i tordelli lucchesi,
le rovelline, il coniglio
nell’arco di un ventennio ha comincia- arrosto. Il pane e la
to pertanto ad affermarsi, la sua produ- schiacciata sono fatti
zione è aumentata così come il prezzo in casa. Notevole carta
rispetto ad altre varietà meno interes- dei vini. Conto 35-40 €.
santi. Il declino è iniziato negli anni 90 Osteria da Mi Pa’
con l’arrivo di pomodori ibridi dall’a- (Capannori, via
spetto simile, più facili da coltivare ma della Chiesa
decisamente inferiori da un punto di di Gragnano 65,
vista organolettico. Grazie ad alcuni I comuni dei produttori del Presidio si raggiungono 0583/97.50.10
agricoltori custodi che si sono traman- in auto con l’A11, uscite di Capannori, Lucca, Camaiore e 349/211.82.73).
dati i semi, il pomodoro canestrino è e Massarosa. In camper: Agricampeggio Ai Linchi, a Un antico casolare
sopravvissuto alla crisi e, dal 2015, è Sant’Alessio di Lucca, via del Caporale, 329/202.24.80. di collina arredato con
iscritto nel registro della biodiversità semplicità ospita la bella
della Regione Toscana. Gli alberghi Le camere, ciascuna osteria di Luca Perelli.
Il Presidio Slow Food, sostenuto dai Co- arredata in modo Si comincia dai crostini
muni di Capannori, Lucca e Porcari e Villa San Michele diverso, presentano o dal tagliere misto
dalla Fondazione Banca del Monte di ★★★★ (Lucca, via un accattivante mix di per poi gustare i tordelli
Lucca, è nato per distinguere, valorizza- della Chiesa XXVI mobili d’epoca, liberty al ragù, le tagliatelle
re e promuovere questa antica varietà. 462, 0583/174.76.80). e moderni. Il ristorante al pesto lucchese,
Coinvolge l’intera filiera produttiva, dai Immerso in un ampio propone cucina toscana il baccalà arrostito
custodi dei semi ai vivaisti a un buon parco, è ospitato in una rivisitata; il bar è fornito con passata di ceci,
numero di agricoltori le cui proprietà villa del tardo ’400 e deve di un’ampia selezione il coniglio alle Crete Senesi.
ricadono tra Capannori, Porcari, Borgo il nome alla confinante di vini toscani. Doppia Buona scelta di piatti
a Mozzano, Camaiore, alcune frazioni chiesa romanica. Offre con colazione da 75 €. vegetariani. Ampia
di Lucca e Massaciuccoli (frazione di camere e suite arredate selezione di etichette
Massarosa). La coltivazione, su terre- in stile classico, una I ristoranti toscane. Conto 30-35 €.
ni tendenzialmente sabbiosi o argil- piscina e un ristorante,
losi, prevede soltanto concime orga- aperto anche alla clientela Il Mecenate
nico ed esclude il diserbo chimico. La esterna, che propone (Lucca, via del Fosso
raccolta è scalare e molto lunga: da ini-
zio giugno a tutto ottobre. Oltre che di-
una reinterpretazione
moderna di cucina
94, 0583/51.18.61).
Ai fornelli, Soledad
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rettamente, presso i coltivatori, la com- toscana. Doppia con Cardenas, compagna Presidio Slow Food
mercializzazione avviene anche tramite colazione da 120 €. nel lavoro e nella vita, Referente dei produttori
la Cooperativa L’Unitaria di Porcari, nata Locanda Le Monache mette in pratica la grande Federico Martinelli,
©RIPRODUZIONE RISERVATA
nel 1981, che riunisce oltre 600 soci; di ★★★ (Camaiore, ricerca che Stefano 349/693.23.33,
questi sono un centinaio gli orticoltori piazza XXIX Maggio De Ranieri continua info@nicobio.it
che conferiscono quotidianamente i loro 36, 0584/98.92.58). incessantemente Sopra, il simbolo
prodotti, realizzati con tecniche di agri- Albergo a gestione a portare avanti che garantisce, sulla
coltura integrata o biologica. familiare che ha aperto tra i produttori locali. confezione, i prodotti
©RIPRODUZIONE RISERVATA i battenti nel 1925. Il menu elenca i piatti dei Presidi Slow Food.
Bell’Italia 117
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La magia
di Chia, nel Sud
della Sardegna pagina 120
L’OCCASIONE
DEL MESE
PRELUDIO
ALL’ESTATE
IN ROMAGNA
Giugno è il mese
dei primi bagni,
da godere in totale
spensieratezza. L’Hotel
Sport (3 stelle superior)
e l’Hotel Nettuno
(4 stelle) di Cesenatico
(Forlì-Cesena) – entrambi
con piscina e vicini al
mare – propongono una
settimana a partire da
497 € a persona. Il prezzo
include la pensione
completa e un ombrellone
e due lettini in spiaggia.
A disposizione degli
ospiti anche biciclette
per tutta la famiglia.
Per i bambini sono
previsti ulteriori sconti.
INFO www.riccihotels.it
DOMENICHE D’ARTE
Bell’Italia 119
CAMERA CON VISTA
Testi di Lara Leovino
120 Bell’Italia
natura si raggiunge la spiaggia di Monte geri a bordo piscina. Le proposte di risto- comprende bagno turco, sauna finlande-
Cogoni, l’arco dorato ai piedi della torre razione comprendono anche i menu se e docce emozionali. Nell’area della spa
di Chia che si ammira dalle camere. Qui si della Terrazza, elegante sala con sceno- si trova anche la palestra, con personal
trova un’area attrezzata con ombrelloni e grafica cucina a vista, in cui sono serviti trainer a disposizione per attività dinami-
lettini riservata agli ospiti, oltre a un pia- piatti internazionali realizzati a regola che, dai pesi alle lezioni di yoga. Per gli
©RIPRODUZIONE RISERVATA
cevole chiringuito. Ma ogni giorno si d’arte. Atmosfera isolana invece ai tavo- ospiti più piccoli c’è il miniclub che li
possono scegliere nuove mete: la spiag- li del Sa Mesa, dove si gustano le ricette coinvolge in recite e giochi ispirati so-
gia di Campana davanti allo Stangioni della tradizione. La Sardegna è presente prattutto al rispetto dell’ambiente. E nel
de su sali, ampia laguna popolata da anche in altri ambienti del resort grazie grande teatro tra gli ulivi, ogni sera, per
fenicotteri rosa, oppure il lido di Su Giu- alla scelta di tessuti e oggetti, come le an- chi vuole, spettacoli di musica, danza e
deu con l’omonimo isolotto di fronte. E fore create da un artigiano del territorio. teatro realizzati da un team di artisti.
ancora la baia di cala Cipolla, per poi ma-
gari allungarsi fino al faro di capo Sparti- TRA SPA E ATTIVITÀ SPORTIVE Sopra, da sinistra: Laguna Sardinia.
vento che offre punti panoramici di asso- Per godere un po’ di tranquillità tra scor- la spiaggia di Monte Sotto, da sinistra:
luta bellezza. Al rientro c’è un buon ci magnifici della costa ci sono le vasche Cogoni; scorcio di la nuova piscina;
una suite; un angolo living di una camera;
aperitivo da godersi al bar del Bioaquam, idromassaggio della spa, collocate in più del bar Bollicine, dettaglio di un
uno dei tre ristoranti del Conrad Chia punti, tra il giardino e la terrazza panora- all’interno del bagno; zona bar
Laguna Sardinia, indicato per pranzi leg- mica del centro benessere. L’area umida 5 stelle Conrad Chia con divani esterni.
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Conrad Chia Laguna Sardinia,
Domus de Maria (Cagliari),
località Chia, 070/923.91;
www.chialagunaresort.com/
conrad-chia-laguna-sardinia
Camere: 107 suite.
Prezzi: doppia da 279 €,
colazione esclusa.
Servizi: due bar (Bollicine e
Bioaquam), tre ristoranti (La
Terrazza, Sa Mesa, Bioaquam),
due beach club, due piscine,
Conrad spa, palestra, mini club.
Apertura: da aprile a ottobre.
HOTEL
Testi di Lara Leovino
Sopra: veduta della piazzetta di Borgo San Felice. In basso, da sinistra: una delle eleganti camere; scorcio dell’ingresso al borgo.
Immaginate un borgo medievale con tanto di palazzo gentilizio, vini e i prodotti dell’azienda agricola. Ogni angolo ha una storia
piazzetta e due piccole pievi. A far da corona le colline senesi, e che custodisce nelle architetture recuperate ad arte: la reception
poi vigneti a perdita d’occhio, mentre nel villaggio s’innalzano, era l’antico forno; la spa esra il frantoio con il soffitto originale,
tra case e strade acciottolate, cipressi e pini marittimi. È un’idea a volte; alcune stanze sorgono nell’ex tinaia, altre nella vecchia
di Toscana che tutti focalizziamo e che in questo angolo del canonica. Poi ci sono la piscina nel verde, il bar-ristorante Agli
Chianti Classico diventa reale. Borgo San Felice è un albergo Archi per incontrarsi in piazza, una locanda, l’Osteria del Grigio,
diffuso all’interno di un paesino di impianto medievale che con il meglio del territorio e, insolito ma molto apprezzato, il
ha mantenuto un’anima autentica, seppur impreziosita dall’e- Poggio Rosso, ristorante stellato guidato dalla creatività dello
leganza di un resort affiliato alla catena Relais & Chateaux. Un’e- chef colombiano Juan Quintero. Da non perdere la passeggiata
sperienza esclusiva da concedersi in occasioni speciali, per vive- all’Orto Felice, pura poesia di piante ed erbe. Qui gli anziani del
re i ritmi pacati del borgo, immergersi nella natura, gustare i posto insegnano ai ragazzi con disabilità a coltivare la terra.
info
Borgo San Felice, Castelnuovo
Berardenga (Siena), località
San Felice, 0577/39.64;
www.borgosanfelice.it
Camere: 60 di cui 31suite.
Prezzi: doppia con
colazione da 560 €.
Servizi: ristorante stellato
©RIPRODUZIONE RISERVATA
122 Bell’Italia
Un mare di copertura.
Riparti con il Media Monitoring di Mimesi
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Sopra: il laghetto naturale del 4 stelle superior Sonnenhof. In basso, da sinistra: un angolo dell’area relax; scorcio di una camera.
Recupero dell’armonia nella natura: è questo il leitmotiv che Pool esterna, riscaldata tutto l’anno, all’attiguo (e amatissimo)
accompagna una vacanza benessere al Sonnenhof, hotel del laghetto balneabile di acqua di montagna, alle strutture inter-
gruppo Winklerhotels in val Pusteria. Gusto, raffinatezza e ne, con un’altra piscina, saune, bagni turchi, aree relax e oltre
immersione nel paesaggio circostante si ritrovano infatti nella 80 trattamenti rigenerativi ed estetici, singoli o di coppia, per
ricercatezza del design, alpino e nello stesso tempo moderno, adulti o per teenager. L’offerta di benessere segue la formula
nei tanti affacci sui monti, sui boschi, sui prati bianchi d’inver- “Winklers Balance”, che punta al pieno recupero dell’e-
no e coloratissimi d’estate, nei sapori del ristorante gourmet, quilibrio psicofisico e dell’energia attraverso programmi
anch’esso panoramico. E perfino nell’accoglienza, spontanea (inclusi nel prezzo) che uniscono più esperienze di benes-
ma molto professionale della famiglia Winkler e di tutto il suo sere, come l’alimentazione, l’attività fisica, la spa e i corsi di
staff. Ma il fiore all’occhiello è l’area benessere. Ampia, ripo- yoga. Chi vuole completare l’esperienza può scegliere tra un
sante e con ogni possibile spazio e attrezzatura, dalla Infinity ventaglio di massaggi e trattamenti personalizzati.
info
Hotel Sonnenhof,
Falzes (Bolzano), via
Balkstein 7, 0474/52.81.05;
www.winklerhotels.com
Camere 50.
Prezzi: doppia in pensione ¾
da 120 € a persona.
Servizi: bar, ristorante,
©RIPRODUZIONE RISERVATA
124 Bell’Italia
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L
a fine della primavera e l’estate sono i periodi insieme alle classiche paste fatte a mano. Una cucina
migliori per andare alla scoperta dei Monti naturalmente “vegetale” ma non vegetariana,
Dauni, il settore orientale dell’Appennino perché anche in fatto di salumi e carni c’è una antica
campano che scende ad anfiteatro verso tradizione, tutta da scoprire. E poi i formaggi,
il Tavoliere. Un territorio che unisce le grandi con fresche ricotte e caciocavalli, l’olio extravergine
distese pianeggianti dell’Agro di Lucera, coltivate di oliva Dauno Dop e il vino, con i vitigni Tuccanese
a grani antichi e pomodori, a una sequenza di piccoli e Nero di Troia. Il nostro itinerario, accompagnato dal
centri medievali. Alcuni si spingono fino a oltre movimento lento delle pale eoliche, tocca anche due
600 metri di quota come Bovino, dove oltre al palazzo capolavori del Romanico pugliese come le cattedrali
Ducale spiccano tante golose macellerie che preparano di Troia e Cerignola, da visitare con attenzione.
soppressate, capocolli e salsicce, e Orsara di Puglia, che Ovunque si respira un’antica abitudine all’ospitalità,
a fine giugno ospita un’importante fiera dell’asparago, custodita anche dai tanti giovani produttori
orgoglio gastronomico locale. Verdure ed erbe dei campi e ristoratori che, dopo aver fatto esperienza all’estero,
sono protagoniste in questa stagione di pietanze sono tornati in Puglia e hanno rilanciato le aziende
contadine in cui spicca l’utilizzo del pane raffermo, di famiglia, sempre nel segno della sostenibilità.
126 Bell’Italia
Il paesaggio della campagna
dauna lungo la strada Lucera-
Biccari. A destra, dall’alto: dettagli
della cattedrale di Troia; la pasta
della Fattoria Fiorentino.
Bell’Italia 127
Monti Dauni
128 Bell’Italia
LUCERA
Gli ortaggi biologici dei fratelli Ricci
Si arriva da BioRicci percorrendo un breve tratto
di sterrato immerso nella campagna alle porte
di Lucera. È qui che due fratelli, Francesca e Antonio
Ricci, da cinque anni hanno intrapreso una produzione
biologica di ortaggi, in particolare pomodori rossi
e gialli raccolti manualmente per le passate (da provare
il Semidry giallo, spaccato a mano e asciugato al sole
per due giorni prima di essere messo sott’olio), ma
anche zucchine, melanzane e peperoni. Il loro olio
extravergine d’oliva, ricavato dalla cultivar Peranzana,
con sentori di pomodoro, carciofo ed erbacei
e retrogusto leggermente piccante, ha ricevuto
importanti riconoscimenti. Da provare anche le creme
di cime di rapa e di zucca, che in estate si mangia
fredda. Pomodori gialli Semidry (300 g) a 5,50 €.
Pagina precedente: panorama di Biccari con la torre
bizantina sulla sinistra e la chiesa di Maria Santissima Il maestro della macinazione a pietra
Assunta sulla destra. Sopra: il polpo su crema Michele Schiavone accoglie i suoi ospiti alla Fattoria
di ceci dell’Hostaria u’ Vulesce, una delle specialità
di questo ristorante di Cerignola. Sotto: sali, tisane e altri Fiorentino, un edificio di epoca borbonica. Nell’antico
prodotti a base di erbe da Zi Ming, a Orsara di Puglia fienile con soffitto a volte, i grani raccolti, della varietà
autoctona Saragolla e Senatore Cappelli, vengono
macinati a pietra. È una macinazione delicata che
permette di mantenere intero il germe di grano, con
cui si realizzano differenti formati di pasta molto amati
anche dagli chef. Ma da sperimentatore qual è, Michele
fa anche una pasta con la canapa. Nell’azienda gemella,
le sperimentazioni continuano nel settore caseario: con
il latte delle caprette di razza Garganica si produce
il Castelfiorentino, un formaggio lavato in olio e aceto
e messo nell’argilla, e il Blu di Fattoria, un erborinato
di latte di vacca podolica, che va assolutamente
provato; pasta Le Fiorentine (500 g) a 2,50 €.
BICCARI
Appuntamento al Mercato della Terra
Si tiene la seconda domenica del mese in piazza
Matteotti a Biccari, dalle 18 alle 23 (mentre in inverno è in
piazza Umberto I dalle 11 alle 15), il Mercato della Terra
Slow Food, che porta i prodotti di questa zona molto
fertile nel piccolo borgo medievale alle pendici del monte
Cornacchia. Piccoli produttori della zona espongono sui
loro banchi le specialità della Daunia, come pasta, olio,
tartufi neri, vino ma anche conserve di verdura e frutta.
TROIA
La buona tavola della tradizione
È una piccola trattoria di paese, tra le strette vie
del centro storico di Troia. L’Osteria Da Maria Neve
ha i soffitti a volta, i tavoli in legno e in menu tanti piatti
della tradizione. In cucina Maria Lo Buono prepara
pietanze attingendo a quanto trova nell’orto: orecchiette
con la rucola o le cime di rapa ma anche piatti di
saporitissime erbe di campo, condite con l’olio di casa,
una passione che ha fatto lasciare al figlio un lavoro fisso
Bell’Italia 129
Monti Dauni
130 Bell’Italia
in azienda. Da provare anche le polpette di pane,
che si possono mangiare da sole e sono la base
di un sugo misto insieme a involtino di cotenna,
polpette di carne e salsiccia polmonata. Conto 25 €.
Bell’Italia 131
Monti Dauni
Frutti antichi per le confetture formaggio al limone), il pancotto con le erbe e tante
Quella di Saporintenzo è una microproduzione altre specialità. Le pizze gourmet sono fatte
totalmente naturale, senza additivi e acidificanti. con i prodotti dell’agriturismo, che è anche fattoria
«Raccolgo e lavoro: il mio “magazzino” sono questi due didattica e ha uno spaccio per acquisti; conto 25 €.
ettari di terra, divisi tra orto, qualche albero da frutta
e un vigneto», racconta Luca Intenzo. Oltre a conserve ASCOLI SATRIANO
di pomodori, rossi e gialli, Luca “inventa” creme Birre ai sapori di campagna
e pesti di broccoli o carciofi e dalla frutta ottiene nettari Il progetto l’aveva in testa da parecchio tempo ma
e confetture, privilegiando abbinamenti particolari, è nato tre anni fa, dopo dieci anni trascorsi all’estero
a volte con frutti antichi. L’ultima novità è mela cotogna (Olanda, Francia, Irlanda e Canada), dove ha imparato
e uva bianca, mentre sono già molto apprezzati uva tutto sul mondo delle birre artigianali. Dal Nord America
e rapa rossa, zucca e mandorle e l’“aranzucca” con Leone Mastrogiacomo è tornato in Puglia con il giusto
arance del Gargano. Ottimo anche il vincotto, il mosto bagaglio di esperienze per avviare un’azienda che
utilizzato per i dolci; crema di carciofi (220 g) a 3,70 €. porta il suo nome, la Leone Beer Company. Leone era
anche il nonno, e ogni birra in produzione è dedicata
BOVINO a un componente della famiglia. Le più particolari sono
La dolcissima nuvoletta la Nina Blanche, con orzo e grano Senatore Cappelli,
Difficile scegliere il dolce migliore della Pasticceria avena, buccia di arancio e coriandolo, e la Lando Honey
Giannotti, che si affaccia sulla via principale di Bovino. Ale al miele di castagno irpino. Tutte le birre non
Vi diranno che la loro specialità è la nuvoletta: è un sono pastorizzate né filtrate; bottiglie da 33 cl a 3 €.
pasticcino un po’ più grande di un bignè, con la pasta
sottile del bombolone, e racchiude un interno CERIGNOLA
di ricotta dal sapore celestiale. Ma seguendo i consigli Passione antica, cucina contemporanea
di Celestino, il titolare, bisogna assaggiare anche U’ vulesce, in dialetto, è “la voglia”, e qui il goloso
il dolce San Lorenzo, realizzato quando il questore di voglie se ne toglie tante. A guidare l’ospite è Rosario
della cittadina decise di vietare, per le alte temperature Di Donna, ottimo padrone di casa. Dal padre, che
estive, i dolci alla crema. Per la festività di San Lorenzo seguiva fin da piccolo nei viaggi a caccia di specialità,
si realizzò così un dolce in cui la crema non mancava ha ereditato l’arte culinaria; di suo ha aggiunto
ma, ripassata in forno, si manteneva perfetta. La l’Hostaria u’ Vulesce – una quarantina di posti in un
pasticceria è anche un bistrò dove si può pranzare. ambiente al tempo stesso elegante e informale –
e una fornitissima enoteca. Ambasciatore del gusto,
Un capocollo d’alta macelleria si muove tra i tavoli coccolando i clienti e consigliando
I Fattibene sono una delle più storiche famiglie loro le specialità del giorno. È una cucina i cui
italiane di macellai, e dal 1826 la loro rimane un’attività ingredienti sono scelti con cura e trattati con estremo
artigianale. La produzione di carni e salumi, da animali rispetto, contemporanea nel gusto, negli abbinamenti
allevati sui Monti Dauni, prevede solo l’aggiunta di sale, e nell’estetica. Non mancano, per chi vuole, i piatti
spezie ed erbe aromatiche di cui l’Appennino è ricco, della tradizione preparati dalla mamma, la signora
senza lattosio, glutine, nitrati e nitriti. Tutto il processo di Giuseppina. Il pranzo della domenica è un’esperienza
lavorazione, dalla macellazione alla stagionatura, segue che si protrae fin al pomeriggio; conto 35 €.
tecniche tradizionali. Un esempio è il capocollo, che
viene salato e condito con pepe e spezie e poi resta in L’oliva Bella, tesoro di famiglia
salamoia per 12 giorni durante i quali viene massaggiato Per i Fratepietro la coltivazione delle olive è una storia di
quotidianamente. Seguono il lavaggio con il vincotto, famiglia che comincia nel 1890. Andrea, che rappresenta
l’insaccamento, una leggera affumicatura con legno l’ultima generazione, dopo aver iniziato una carriera
di ulivo, l’asciugatura per una settimana e la stagionatura da avvocato è tornato alla terra, con l’aiuto del papà e di
per due mesi; prezzo da 19,80 €. Valentina, laureata in Chimica e tecnologia farmaceutica,
con cui condivide un progetto di vita e di lavoro.
La collezione dei formaggi dauni Qui tutto ruota intorno alla Bella di Cerignola, una grande
L’Agriturismo Piana delle Mandrie si trova appena oliva verde o nera. È un frutto speciale, raccolto a mano
fuori dal centro abitato di Bovino: è un ristorante quando arriva al giusto grado di maturazione, croccante
molto amato anche dai locali, che ha varie sale e panciuto, conservato in acqua e sale secondo le ricette
e propone cucina tradizionale preparata con ottimi di famiglia. L’Azienda Agricola Fratepietro produce
prodotti locali. Spiccano i formaggi dell’azienda, le cui anche un olio, incontro tra la cultivar Coratina e la Bella
mucche pascolano appena sopra il paese. Per avere di Cerignola, che abbina il sapore forte e il retrogusto
una panoramica si provi il piatto degli antipasti misti, piccante della prima a quello più delicato dell’oliva locale;
che permette di assaggiare i latticini (tra cui l’ottimo olive verdi nell’orcio (vaso di vetro tradizionale) da 4,90 €.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
132 Bell’Italia
Indirizzi
LUCERA
BioRicci-Azienda Agricola Ricci Antonio,
contrada Seggio, via Foggia-strada
statale 17 km 327, 327/589.73.99.
BICCARI
Mercato della Terra Slow Food,
piazza Matteotti, ogni
seconda domenica del mese.
TROIA
Osteria Da Maria Neve,
via Iamele 16, 0881/97.94.76.
ORSARA DI PUGLIA
Zi Ming, via Castagneto 39,
349/832.76.69; www.ziming.it
BOVINO
Pasticceria Giannotti, corso Vittorio
Emanuele 49, 0881/96.17.22.
ASCOLI SATRIANO
Leone Beer Company,
contrada Valle Castagna, 351/502.82.60;
www.leonebeercompany.it
CERIGNOLA
Hostaria u’ Vulesce, via Cesare Battisti 3,
Sopra: i preziosi dettagli romanici della cattedrale di Troia (1093-1125). 0885/42.57.98.
Sotto, da sinistra: Raffaele Giannelli al bancone con alcuni dei salumi di sua
produzione; cartina con le più importanti località citate in queste pagine. Azienda Agricola Fratepietro, strada
Vicinale Santo Stefano, 0885/42.01.01.
Da vedere
Palazzo Ducale, Bovino, via Guevara 5;
visibile solo dall’esterno.
Cattedrale di Santa Maria Assunta,
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Bell’Italia 133
Monti Dauni
La ricetta
La ciambotta orsarese
Questo stufato di verdure servito sul pane raffermo
è un caleidoscopio di colori e sapori, ottimo come piatto unico
Procedimento
Ingredienti 1
Tritare la cipolla
4
Mettere gli ortaggi
Per 4 persone
e farla soffriggere nella pentola in ordine
in una pentola con l’olio di cottura: prima le
• 50 g di cipolla extravergine d’oliva. patate, poi le zucchine,
i fagiolini, il sedano,
• 100 g di pomodorini
i germogli di zucca
• 200 g di zucchine e le foglie di basilico.
• 200 g di patate
• 150 g di fagiolini
• 50 g di sedano
• 100 g di germogli
di zucca
• qualche foglia
2
Aggiungere i pomodorini,
5
Salare il tutto e riempire
di basilico che saranno stati la pentola con acqua
precedentemente tiepida, facendo
• 4 fette di pane tagliati in due. cuocere per 30 minuti.
di grano duro raffermo
• 100 g di olio
extravergine d’oliva
• sale
3
A parte preparare
6
Servire la ciambotta
gli ortaggi lavandoli, sulle fette di pane
pelandoli (nel di grano duro.
caso delle patate)
e tagliandoli a pezzi
Vino consigliato: di media grandezza.
una Falanghina
Igp Terra Cretosa
di Borgo Turrito;
www.borgoturrito.it
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134 Bell’Italia
La tua Puglia
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CANTINE D’ITALIA
Testi di Giuseppe De Biasi
Vino Nobile,
una passione
di famiglia
Da importatori a produttori, i Bindella hanno scritto la storia di questo simbolo
dell’enologia toscana, fino all’apertura nel 2021 della nuova moderna cantina
136 Bell’Italia
A TAVOLA
A cura di Paolo Massobrio Il Golosario
Bell’Italia 137
OCCASIONI
Testi di Margherita Geronimo e Lara Leovino
LOW-COST DI QUALITÀ
LE MARCHE BENVENUTI
ITINERARI
DI PURO PIACERE
FRA MARE E COLLINE
È
davvero un mondo unico quello che attende il visitatore in viaggio fra i territori di
Pesaro Urbino, Ancona e Macerata, fatto di una natura meravigliosa, di spiagge,
scogliere e magici entroterra, di incontri con città e borghi ricchi di storia e
bellezze, di buona accoglienza e irresistibili sapori.
BENVENUTI
L ungo
l’Adriatico
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Cantina Montecappone
Dal 1968 produce vini e oli dai 50 ettari
delle sue tenute: Verdicchio, tra i più
premiati della DOC per i bianchi, e rossi da
uve Lacrima e Grenache con l’ambizione
di trasferire anima e storia nel bicchiere.
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DFFDUH]]DWLGDXQ Jesi (AN) - Via Colle Olivo, 2
Tel. 0731 205761 - www.montecappone.com
PDUHFULVWDOOLQR
HDEUHYLVVLPD
GLVWDQ]DODYHUGH Molino Fratelli Mariani
Un mestiere tramandato da generazioni, oggi come allora il Molino
FRUQLFHGLXQ Fratelli Mariani produce farine, ricercando nel mercato Italiano la
FRQWHVWRQDWXUDOH qualità delle materie prime, selezionando e miscelando varietà
di grano che, tramite una lavorazione con attrezzature avanzate,
LQFRQWDPLQDWR garantiscono al consumatore un prodotto sano, mantenendo
SXQWHJJLDWRGD inalterati i gusti della tradizione. Tradizione che si ritrova nelle Cantine Politi & Montefiore
farine macinate a Pietra Naturale, convenzionali o Bio, ottenute
URFFKHIRUWLÀFDWH con grani 100% Marchigiani. Il germe di grano apporta un grande
Produttori di ottimi vini come il Verdicchio
dei Castelli di Jesi e di un ottimo olio
DOWHVXOOHFLPHGHL valore nutritivo e le fibre danno al prodotto extra vergine di oliva, vi accoglieranno fra
maggiore digeribilità. incantati paesaggi e castelli medievali.
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un’esperienza indimenticabile.
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Marconi Vini
Tra le colline dei Castelli di Jesi,
in un microclima unico e con un
terreno argilloso, i vigneti producono
uve Verdicchio e Lacrima DOC.
Marconi Vini, da generazioni ne
coltiva un’area di ben 17 ettari.
Fondata dal nonno Erino e
proseguita poi con il figlio Maurizio, i
nipoti Giusy e Michele, appassionati
fin dalla nascita, nel 2017 ne hanno
preso le redini, portando nuove Ristorante Mamma Rosa
etichette, importanti eventi e la Facilmente raggiungibile, è un bel locale immerso nel verde con 40 anni
conversione in biologico, nel pieno d’esperienza. Dotato di ampi spazi open air ideali per banchetti, incontri
rispetto della natura. Visite guidate fra amici e ricorrenze familiari, offre un ricco menu con prelibatezze a
e degustazioni su prenotazione. base di pesce e la tipica Pinsa.
San Marcello (AN) - Via Melano, 25 Tolentino (MC) - Contrada Divina Pastora, 15
Tel. 0731 267223 - www.marconivini.it - Tel. 0733 203045 - www.ristorantemammarosa.it -
Ristorante Gina
Dal 1968 propone piatti della tradizione
Zigzagando fra la del territorio. Il coniglio in porchetta, lo
costa e l’interno, stoccafisso, fritti misti di carne con verdure
e crema fritta, paste fatte in casa ed un
le strade ottima pizza alla pala. In estate ampio
giardino con vista dei colli marchigiani.
marchigiane Cupramontana (AN) - P. E. Amatori, 13
regalano intense Tel. 0731 780157 - www.ristorantegina.org
emozioni. Qui
Azienda Agricola Pagliari Gabriele
conoscerete Affacciata sulla vallata del Metauro,
Senigallia con vede tutta la famiglia Pagliari impegnata
la sua vellutata nella migliore gestione dell’azienda, con
passione e fiducia nel futuro. Bella realtà
spiaggia, Jesi multifunzionale, produce vino, olio e
che diede i natali salumi. I suini vengono alimentati con le
granaglie di propria produzione mentre Hotel Sabra
all’imperatore le olive, molite in un vicino frantoio di Un ambiente avvolto da un’atmosfera
Federico II ultima generazione, danno vita a un olio familiare, con camere confortevoli e curate,
di eccellenza, ricco dei profumi e aromi l’ideale per una vacanza sul mare. La
di Svevia e al del terroir tipico della zona. I vini, prodotti Montefelcino (PU)
famiglia gestisce anche l’adiacente Hotel
Fiorella ed il Ristorante, con menù dedicati
con uve autoctone, hanno ricevuto vari Str. Santa Maria, 5
compositore riconoscimenti per l’ottimo rapporto Tel. 338 6295722 -
ai bimbi e sempre attento alle intolleranze.
Camping La Pineta
Nasce nel 1989 a seguito della
riconversione di un terreno
agricolo, gestito prima dai nonni,
oggi se ne occupano Giovanni e
Cristina, all’insegna del turismo
eco-sostenibile. Gode di un
panorama immenso e suggestivo
che va dal Monte Catria alla
Catena dei Monti Sibillini fino
Lago di Castreccioni, la Vallesina
e la costa adriatica. Il luogo
adatto per godersi il relax nella
natura, fare lunghe passeggiate
a piedi o in mountain-bike. Area
Barbeque, area bimbi e WiFi ed
Apiro (MC) - Contrada Piani di Sopra
in estate si può approfittare della
Tel. 389 6010160 vicinanza con il parco acquatico
www.casadelsolepineta.it - convenzionato, a 500metri.
Camping Fano
Lungo un tratto di mare fra i i più selvaggi della costa
marchigiana, Camping Fano è una struttura all’avanguardia
all’insegna del turismo eco-sostenibile e a basso impatto
ambientale.
Oltre alle 300 piazzole per caravan, camper e tende dotate
di allaccio idrico e scarico, offre 50 chalet in legno pregiato
Domus Historical Food Casale di Nicolò trattato con prodotti eco, tutti dotati di acqua calda e
Dall’antica Roma al 1800: Domus Tra le colline di Urbino, offre agli orticello privato.
offre un viaggio sensoriale nel tempo amanti della natura confortevoli A disposizione spiaggia attrezzata con arredi ricavati dai
alla scoperta di una grande cultura appartamenti e piscina panoramica. legni regalati dal mare, piscina con acquascivolo, due bar,
gastronomica. Prodotti locali, bio e di Perfetto per visitare il bello delle Marche, market e ristorantino con piatti di pesce a km 0.
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Ristorante Taverna
del Pescatore
A picco sul mare, nel Parco
Naturale Monte San Bartolo,
è gestito dalla famiglia Baffoni
dal 1965.
Offre una gustosa cucina
marinara locale con pesce
al forno e in padella, crudità,
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gentilezza della famiglia Bellini
e da una cucina basata sui
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casa agli squisiti piatti di mare
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L’Italia da leggere A cura di Carlo Migliavacca
Grandi Giardini
Italiani. L’essenza
del Paradiso, introduzione
di Judith Wade, testo
di Delfina Rattazzi, antologia
letteraria a cura di Caterina
Napoleone, Franco Maria Ricci
editore 2022, 276 pagine, 70 €.
Formato: 28,5x30 cm
PATRIMONIO
I luoghi dei
Florio. Dimore e
imprese storiche
dei “viceré”
di Sicilia, a cura
di Daniela Brignone,
prefazione di Ana
Paula Paladino Florio
e Chico Paladino
Florio, Mondadori
Electa 2022, 240
pagine, 25,90 €.
Formato: 17x24 cm
144 Bell’Italia
CATALOGHI D’ARTE
Un popolo
Alfredo Lucifero
in cammino,
di Paolo Ciampi,
Bottega Errante
Edizioni 2022,
208 pagine, 16 €.
METAMORFOSI
Formato: 13x20 cm
PERCORSI
SULLA VIA ETRUSCA
Da Chiusi al mare sulle tracce degli
Etruschi, un cammino di conoscenza
nei luoghi della Toscana meridionale
che conservano la memoria dell’antico
popolo dalle origini ancora misteriose.
È quello compiuto da Paolo Ciampi,
giornalista e scrittore, con qualche
compagno di scarpinate, lungo la
“via etrusca” tracciata da un gruppo
di escursionisti locale: otto o nove
tappe tra Chiusi e Capalbio toccando
Chianciano Terme, Sarteano e
Radicofani, Sovana, Sorano, Pitigliano
e Manciano. Il racconto dell’itinerario
sposa felicemente descrizioni in presa
diretta del cammino, tra paesaggi,
musei e necropoli, calibrate “lezioni” di
storia etrusca e riflessioni sull’attualità
dei luoghi toccati nel percorso.
In giro per
festival. Guida
nomade agli
eventi culturali,
di Giulia Alonzo
e Oliviero Ponte di
Pino, Altraeconomia
2022, 208 pagine,
16,50 €.
Formato: 12x20 cm
“U n insieme, questo della raccolta Metamorfosi, compren-
dente vari generi letterari, che sa parlare al cuore e che
ottiene emozioni per chi ha la fortuna di leggerne i contenuti,
ma che alla fine non ci rimanda che l’eterno divenire umano.”
scrive la curatrice Lia Bronzi nella prefazione del libro, reso
EVENTI ancora più coinvolgente dai disegni di Andrea Schepisi.
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del Bel Paese. Riconoscete la località interpretata dalla matita di Matteo Pericoli?
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Qualche indizio qua e là... Stretto tra il lago e la montagna, pregio, come l’imponente basilica
l’abitato sciorina un’infilata di eleganti quattrocentesca e un museo d’arte
palazzi e una bellissima piazza affacciata tra i più antichi della regione, nelle
sull’acqua. Nonostante le dimensioni, cui collezioni spicca un nucleo di opere
il paese vanta monumenti di notevole di un grande maestro neoclassico.
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Lo spettacolo si rinnova
Sono fra le montagne più belle delle Alpi, con la caratteristica
DIRETTORE RESPONSABILE
Emanuela Rosa-Clot roccia che si colora di rosa al tramonto. Qui è nato, a metà
e.rosaclot@cairoeditore.it
dell’Ottocento, il turismo di montagna, la villeggiatura estiva
RESPONSABILE UFFICIO CENTRALE
Elisabetta Planca (Caporedattore) che ancora oggi attira visitatori da tutto il mondo. Eppure,
le Dolomiti non finiscono di regalare sorprese: vicino ai gruppi
PROGETTO GRAFICO E CONSULENZA CREATIVA
Silvia Garofoli più famosi si scoprono ancora percorsi alternativi. Come
SPECIALE A CURA DI: Pietro Cozzi l’anello del monte Stevia, in Val Gardena, un sentiero nel Parco
HANNO COLLABORATO A QUESTO SPECIALE Puez-Odle che presentiamo in queste pagine. O l’itinerario che
allegato al n. 434 di Bell’Italia da Pozza di Fassa attraversa la Val San Nicolò, fino ai piedi del
PHOTO EDITOR: Susanna Scafuri gruppo della Marmolada, o ancora quello che si sviluppa in Val
IMPAGINAZIONE: Simona Restelli (coordinamento), Franca Ciamin, in vista del fotografatissimo Catinaccio. Per chi invece
Bombaci, Francesca Cappellato, Isabella di Lernia
è alla ricerca di luoghi più selvaggi, è da esplorare la catena
TESTI: Tamara Cavallucci, Lara Leovino, del Lagorai, affacciata sull’area dolomitica tra la Valsugana
Paolo Martini, Ettore Pettinaroli,
Anna Pugliese, Massimo Spampani e la Val di Fiemme. La zona è attraversata da un solo valico
REDAZIONE TESTI: Margherita Geronimo, IceiGeo automobilistico, il passo Manghen, tutto il resto si raggiunge
FOTOGRAFIE: SOMMARIO: Albert Ceolan (p.1). LAGORAI: Luciano
solo a piedi, con escursioni di diversa difficoltà, tra fitti boschi,
Gaudenzio (pgg.46; 49; 50), ClickAlps/AWL Images (p.47), pareti e laghetti idilliaci. Per gli amanti della bici, imperdibile
José Alberto Biasion (p.48), ClickAlps/Alamy, ClickAlps/
AWL (p.51), Alberto Perer/Alamy (pgg.52-53). OSPITALITÀ: la pedalata al riparo dal traffico stradale sulla ciclabile
Luciano Paselli-Matteo Scarpellini (p.67), Apt Valsugana,
Alex Filz (p.69). EVENTI: Matthaeus Kostner (p.70), Freddy che ricalca il tracciato dell’ex ferrovia delle Dolomiti,
Planinschek, Pedro Aparicio, Martin Corradini (p.71) che qui percorriamo da Cortina d’Ampezzo a Calalzo di
CARTINA: Davide Bassoli
Cadore: un modello riuscito di trasformazione di un’ex strada
STAMPA: ROTOLITO S.p.A, via Brescia 53/65, 20063 Cernusco
sul Naviglio (MI). ferrata in un’attrazione paesaggistica e sostenibile.
DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA: Emanuela Rosa-Clot
m-dis Distribuzione Media S.p.A., via Cazzaniga 19, 20132
Milano, tel. 02 25821
DISTRIBUZIONE PER L’ESTERO: Sodip Spa,
via Bettola 18, 20092 Cinisello Balsamo (MI)
PRESIDENTE
Urbano Cairo
DIRETTORE GENERALE
Giuseppe Ferrauto
CONSIGLIERI
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Ugo Carenini, Giuliano Cesari, Giuseppe Ferrauto,
Uberto Fornara, Marco Pompignoli, Mauro Sala
CAIRO EDITORE S.P.A.
DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE:
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Uno dei murales di Cibiana di Cadore (Belluno).
Sommario
4 CORTINA D’AMPEZZO-
CALALZO DI CADORE (Belluno)
In bici sugli ex binari
12 POZZA DI FASSA (Trento)
Val San Nicolò
Il segreto della
val di Fassa
22 VAL GARDENA (Bolzano)
Anello dello Stevia
Al cospetto
delle pareti
30 FIAVÈ (Trento)
Museo delle Palafitte
e Parco Archeo Natura
Il popolo delle acque
38 I BORGHI DIPINTI
Dove i muri raccontano
46 LAGORAI (Trento)
Camminare
in un mondo a parte
54 TIRES (Bolzano) Val Ciamin
Scoperte ai piedi
del Catinaccio
64 OSPITALITÀ
Una finestra
sulle cime più belle
70 EVENTI
Le Dolomiti da vivere
72 INFORMAZIONI
In questa foto: la ciclabile sull’ex ferrovia delle Dolomiti a Ponte del Moro,
località di San Vito di Cadore. In alto, in copertina: scorcio della Val San
Nicolò con i caratteristici fienili in legno (foto di Franco Cogoli).
Il tratto verso Mortisa della pista ciclabile che collega Cortina d‘Ampezzo a Calalzo di Cadore, sul tracciato della vecchia ferrovia delle
Dolomiti. Sullo sfondo la bastionata del Pomagagnon (2.450 metri), il gruppo che domina da nord la conca ampezzana.
4 Bell’Italia
CORTINA D‘AMPEZZO-CALALZO DI CADORE (Belluno)
IN BICI SUGLI
EX BINARI
Lungo la valle del Boite, la storica ferrovia delle Dolomiti
è diventata una delle più panoramiche ciclabili italiane,
che qui percorriamo per trenta facili chilometri in discesa
Bell’Italia 5
C
’è un modo diverso di percorre-
re la valle del Boite in Cadore,
la direttrice che obbligatoria-
mente deve affrontare chi sale
a Cortina d’Ampezzo attraverso
la trafficata strada statale di Alemagna: è
quello di percorrerla in bicicletta, utiliz-
zando la sede della vecchia ferrovia delle
Dolomiti. Si tratta di una delle più belle
piste ciclabili del nostro Paese. Lontani
dal traffico, il Cadore e i suoi paesi hanno
il sapore di una riscoperta. Alla fretta di
correre in auto si sostituisce la contem-
plazione, alla smania di arrivare la piace-
volezza delle soste. Il tracciato della pista
ciclabile si può compiere in entrambe le
direzioni, da Calalzo di Cadore a Cortina
o viceversa, scendendo lungo la valle.
Quella che vi proponiamo è la seconda so-
luzione, 34 chilometri quasi tutti asfaltati
e in lieve discesa, pedalando senza alcun
affanno e percorrendo, tranne qualche
breve variante, il sedime dell’ex ferrovia.
Quel trenino bianco come la neve e blu
come il cielo, dal 1921, quando entrò
in servizio, al 1964, quando cessò l’at-
tività, costituì uno dei fattori più im-
portanti per lo sviluppo turistico, ma
anche per gli spostamenti dei valligiani,
di Cortina e del Cadore. La linea in verità
proseguiva poi da Cortina per altri trenta
chilometri verso nord fino a Dobbiaco e
anche questo tratto, in prevalenza ster-
rato e un po’ più impegnativo, è stato
trasformato in una pista ciclabile.
LUNGO LA DIRETTRICE
CHE PORTAVA IN TIROLO
Il nostro itinerario parte dall’ex stazio-
ne ferroviaria di Cortina (ora stazione
delle Corriere). Subito, dirigendosi a
sud, si attraversa lo scenografico ponte
a sette arcate su cui passava il treno. Il
primo tratto del percorso, condiviso con
i pedoni, si sviluppa attraverso zone del
paese dove le abitazioni lasciano spazio
ad ampi prati assolati, dai quali si può
ammirare tutta la cerchia di montagne
che circondano la conca ampezzana, dal
Pomagagnon al Cristallo, dalla Tofana al-
la Croda da Lago. Ben distinte, in lonta-
nanza, si vedono le Cinque Torri. Giunti
all’ex stazione ferroviaria di Zuel, si nota
di fronte l’inconfondibile sagoma dell’e-
legante Trampolino Italia, che ospitò le
gare di salto con gli sci ai Giochi Olimpi-
ci del 1956. Oggi non ha più un utilizzo
sportivo, ma è diventato una delle ico-
ne di Cortina e ospiterà le cerimonie di
premiazione delle prossime Olimpiadi
Invernali di Milano-Cortina 2026.
6 Bell’Italia
Il Pomagagnon, l’Antelao e il Pelmo
fanno da grandiosa scenografia
—————
Pagina precedente, dall‘alto: la pista in località La Riva; veduta della conca ampezzana
con l‘Antelao sullo sfondo. In questa foto: il ponte sul torrente Boite, che dà il nome
alla valle immersa nel Parco Naturale Regionale delle Dolomiti d’Ampezzo.
Poco oltre Zuel il percorso lascia l’ex fer-
rovia per affrontare uno sterrato nel bo-
sco. Ad Acquabona di Sotto, la frazione
più meridionale di Cortina, si pedala per
un breve tratto sulla Strada Regia, limita-
ta da muretti di pietra. Era la strada che
per secoli percorsero i mercanti, i vian-
danti, i pellegrini, a piedi o a cavallo, per
recarsi da Venezia al Tirolo e viceversa,
attraversando le Dolomiti. Solo nel 1832
fu inaugurata dall’imperatore Francesco
II d’Asburgo quella che ancora oggi si
chiama Strada di Alemagna.
A Dogana Vecchia si attraversa il pun-
to in cui, fino alla fine della Prima guer-
ra mondiale, si trovava il confine tra il
Regno d’Italia e l’Impero austrounga-
rico. Da qui si scende a San Vito, che si
attraversa sempre scostati dall’arteria
principale. Nell’ex stazione ferroviaria,
oggi piccolo museo, sono ospitati un mo-
dellino del trenino e vecchie fotografie.
Imperiose le visioni che dai prati si han-
no sulla Croda Marcora, sull’Antelao e sul
Pelmo. Uno scenario che ci accompagna
fino al successivo paese di Borca di Cado-
re, appena lambito dalla ciclabile che gli
passa a monte, anch’esso con una delizio-
sa stazioncina dell’ex ferrovia.
8 Bell’Italia
Vaste praterie si alternano
a passaggi nei boschi di conifere
—————
Pagina precedente, dall‘alto: le case di Vinigo, frazione di Vodo di Cadore, con la chiesa di
San Giovanni Battista e sullo sfondo il monte Pelmo; il Pomagagnon visto dalla strada
che porta a Misurina. In questa foto: la ciclabile nel tratto boscoso a San Vito di Cadore.
antiche case tipiche cadorine, costruite
in pendenza, dove domina il legno scuri-
to dal tempo dei tetti e dei fienili. Siamo
a circa due terzi del percorso e una sosta
ristoratrice ai tavolini della Locanda di
Villa Gaia permette di ammirare il Sasso-
lungo di Cibiana, che sta di fronte.
Un’ampia ansa del percorso, anche at-
traverso le gallerie illuminate dell’ex
ferrovia, ci conduce a Valle di Cadore,
dove domina la vallata, isolata su un
colle, la chiesa di San Martino, costrui-
ta sulle rovine di un antico castello di ori-
gine romana; l’aspetto attuale è di inizio
’700. Tra Valle e Tai di Cadore la ciclabi-
le passa su un ponticello che attraversa
il torrente Rusecco, spesso asciutto e
apparentemente insignificante, ma do-
ve il 2 marzo 1508 si svolse la più gran-
de battaglia del Cadore, quella tra gli
imperiali di Massimiliano I d’Asburgo
e i veneziani. Uno scontro cruento, che
lasciò sul campo duemila soldati.
Dopo aver attraversato la strada statale
a Tai, il percorso si avvia verso la conclu-
sione, passando sotto il monte Ricco che
sovrasta Pieve di Cadore, dove un tempo
sorgeva un castello veneziano. Da qui è
tutta discesa, fino alla stazione di Calalzo,
sulle sponde del lago artificiale di Centro
Cadore. Giunti alla meta vale la pena di vi-
©RIPRODUZIONE RISERVATA
10 Bell’Italia
Pagina precedente: il transito davanti alla vecchia stazione in località Resinego, un villaggio di San Vito di Cadore.
In questa foto: l’attraversamento dell’ex tunnel ferroviario a Valle di Cadore. Sotto: piazza Tiziano a Pieve di Cadore vista dal palazzo
della Magnifica Comunità di Cadore; sulla destra, la statua di Tiziano Vecellio (1880), opera di Antonio dal Zotto.
POZZA DI FASSA (Trento) Val San Nicolò
IL SEGRETO
DELLA VAL DI
FASSA
Cascate, laghetti nascosti, fienili d’antan e rifugi panoramici:
da Pozza al Passo San Nicolò, in vista delle cime del gruppo
della Marmolada, passeggiate e sentieri per tutti i gusti
Testi Paolo Martini Foto Franco Cogoli
Sopra: uno stagno
nei dintorni del rifugio
Q
Passo San Nicolò,
sorvegliato dal Catinaccio. uando si dice Dolomiti: chi riuscirà ad arrivare al pa-
A sinistra: le caratteristiche
baite in legno lungo
norama che si gode dal rifugio Passo San Nicolò (2.340
la strada della Val San metri), attraversando l’omonima splendida valle, gua-
Nicolò; sullo sfondo si dagnerà uno spettacolare sguardo verso il massiccio
innalzano, da sinistra, della “regina” Marmolada e, girandosi all’indietro, po-
il Col Ombert, la trà godere di uno scorcio impareggiabile sul versante fassano del
cima Cadina, la cima
dell’Uomo, la punta fiabesco Catinaccio-Rosengarten. Ma bisogna averne, di buone
delle Vallate e la pareti gambe, per intraprendere sopra Pozza di Fassa una cammi-
della cima di Laste. nata di due ore e mezza tra i boschi lungo il sentiero 608,
con circa 600 metri di dislivello in salita. Volendosi invece
limitare a un impegno medio (circa 350 metri di dislivello per
un’ora e mezza di cammino) basta seguire prima la Strada dei
Rusci, costruita dai prigionieri russi durante la Prima guerra
mondiale, e poi il più ostico sentiero alla conquista dell’idilliaco
paesaggio del Lagusel. È questa la perla della val di Fassa, un
piccolo lago custodito da ripide coste erbose e boschive, vigilato
dalla scenografica pala del Sass del Pief e da una cornice di vette
montuose che spazia da cima dell’Uomo ai Monzoni.
Bell’Italia 13
Nella foto grande:
le cascate di Jonta, meta
di una delle più facili
escursioni in valle,
Chi poi non volesse nemmeno muovere un passo, grazie ai ser- si aprono la strada nel
vizi navetta può arrivare comunque alle malghe ristoro della bosco di conifere.
nostra valle-gioiello che si apre a est di Pozza di Fassa, una Sotto: cartelli segnaletici
delle mete più incantevoli di tutte le Dolomiti trentine. La dei diversi sentieri in
località Ciamp (1.960
romantica Val San Nicolò è una meravigliosa distesa di prati metri). Nella bella
dove si trovano ancora numerose baite e fienili di montagna, stagione un servizio di
chiamati in ladino tieje, simili ai più grandi tobiè fassani, che navette collega Pozza di
in passato erano utilizzati come depositi e dimora stagionale Fassa alla Val San Nicolò.
degli abitanti che si recavano in alpeggio.
Al cuore della valle, appena ci si è lasciati alle spalle sopra Poz-
za i profili incombenti di cima Undici e cima Dodici, ci intro-
ducono due splendidi “gendarmi” rocciosi, i Maerins, che
segnano l’inizio di un restringimento nel quale poi trova
spazio solo la stradina accanto al torrente. Si dice sia que-
sto il teatro della leggenda di Similuce, la figlia adottiva di re
Laurino. Meravigliosa fanciulla che smaniava per raggiungere
la Marmolada, Similuce fu qui rapita da un orco, ma si liberò
convincendo magicamente la foltissima popolazione di
Bell’Italia 15
Nella foto grande:
panorama sull’anfiteatro
di cime che chiude
a est la Val San
uccellini a tacere per mezz’ora, così da lasciar addormentare
Nicolò; appartengono
tutte al gruppo la feroce creatura. Al centro della valle, tra i tanti cartelloni
della Marmolada. turistici d’approfondimento sulle montagne circostanti e sulla
Sotto: mucche storia locale, si notano tre pannelli che raccontano la fiaba, con
al pascolo lungo la strada disegni e caratteri adatti ai più piccoli.
de Meida, all’inizio
della valle, nei dintorni Se anche avete la fortuna di capitare da queste parti quasi da soli,
del bar ristorante è facile notare subito come la Val San Nicolò sia decisamente
Malga Crocifisso. una meta turistica molto battuta. Fino a qualche anno fa c’era
addirittura chi sconsigliava di arrivarci nei giorni centrali dell’e-
state. Ora non si può dire che regni di nuovo soltanto il felice
sottofondo sonoro della natura, ma almeno il rumore delle auto
non arriva più. Qui infatti sono stati capaci di trasformare una
disgrazia, che porta il nome sinistro di Vaia, in un’occasione di
rilancio. La tempesta sulle Alpi Orientali dell’ottobre 2018
ha imperversato anche qui, devastando qualche spettacola-
re radura di conifere proprio accanto alla strada. Per i lavori
di ripristino e messa in sicurezza si è dovuto bloccare il passaggio
alle automobili, e anche ora che sono terminati i cantieri
Bell’Italia 17
Nella foto grande:
escursionisti sotto le
pareti del Col Ombert
(2.670 metri), situato tra
dei tagliaboschi, la stradina d’accesso è stata definitivamente la Val San Nicolò e la Val
proibita ai mezzi a motore privati. Oggi è un percorso pedonale Contrin. Alle sue pendici
e ciclabile fin dalla prima parte, alla fine del paese, nella zona sorge il rifugio Passo
di Meida, dopo il parcheggio degli impianti del Buffaure e l’in- San Nicolò, da dove
parte la storica via ferrata
gresso al campeggio-villaggio Vidor. che sale fino in vetta.
Del resto Pozza di Fassa “risorse” da due terribili incendi Sotto: un altro scorcio
che distrussero il paese a cavallo tra Ottocento e Novecen- verso il Catinaccio.
to, a cui miracolosamente sopravvissero pochissimi edifici
storici come La Torn (“la torre”) del XV-XVI secolo. Anche
l’area termale di Alloch, che si trova prima della Val San Nico-
lò, dietro al municipio e alla chiesa, è una sorta di miracolosa
rinascita. Definitivamente cancellato da un incendio negli anni
Trenta, il bagn da tof (“vapore”) ospitava dal Quattrocento un
piccolo stabilimento per la cura di malattie cutanee e polmo-
nari, già gravemente danneggiato nel corso del XVIII secolo
da ripetute alluvioni. Oggi, con due terme e un’enorme area
benessere inaugurata da poco, la strada di Bagnes rende Pozza
la “capitale wellness” delle Dolomiti trentine.
Bell’Italia 19
Informazioni Per la visita In Val San Nicolò c’è la sezione staccata
In bus: navette da Vidor a Sauch “L Segat”, dedicata alle segherie tradizionali e
Le escursioni (335/645.47.55) dalle 8,30 alle 18,30. alle moderne tecniche di lavorazione del legno
RIFUGIO PASSO SAN NICOLÒ Posti di ristoro in valle: Malga Crocifisso (visite dall’1 luglio al 10 settembre, lunedì-
Partenza: parcheggio Sauch (1.735 metri). (0462/76.42.60 e 334/307.03.93); Baita sabato 16-19; ingresso gratuito).
Arrivo: Rifugio Passo San Nicolò (2.340 metri). Ciampiè (337/45.93.98); Baita alle Cascate
Dislivello: 605 metri. Tempo di percorrenza: (330/84.16.92); Rifugio Passo San Nicolò Dormire e mangiare
2 ore e mezza. Difficoltà: escursionisti esperti. (0462/76.32.69 e 338/908.73.27). Hotel Garnì San Nicolò ★★★ (San Giovanni
LAGUSEL INFO Azienda per il Turismo della Val di Fassa di Fassa, località Pozza, piazza de Bufaure
Partenza: parcheggio Sauch (1.735 metri). (San Giovanni di Fassa, località Pozza, piaza 1, 0462/76.37.41). In posizione comodissima,
Arrivo: Lagusel (2.103 metri). Dislivello: 368 de Comun 2, 0462/60.96.70; www.fassa.com). la classica piccola e curata struttura familiare.
metri. Tempo di percorrenza: 1 ora e mezza. Doppia con colazione 80 €.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Difficoltà: escursionistica. Da vedere Sot e Sora Wine & Food (San Giovanni
CASCATE DI JONTA Museo Ladin de Fascia (San Giovanni di di Fassa, località Pozza, piaz de Vich 5,
Partenza: parcheggio Sauch (1.735 metri). Fassa, località Pozza, strada de Sèn Jan 9, 333/243.34.82). Nel cuore del paese, pochi
Arrivo: Baita alle Cascate (2.011 metri). 0462/76.01.82). L’esposizione illustra lingua, tavoli ma ampia scelta di vini e birre.
Dislivello: 276 metri. Tempo di percorrenza: storia e tradizioni dei ladini fassani. Orario La specialità sono gli hamburger e i piatti
1 ora. Difficoltà: turistica. (dal 10 giugno): 10-12,30 e 15-19; ingresso 5 €. di carne. Conto medio 25 €.
Nella foto grande:
fioriture di botton d’oro,
vaste praterie e boschi di
conifere lungo l’itinerario
per le cascate di Jonta.
Sotto: un momento di Tornando alla nostra escursione in Val San Nicolò, i primi cinque
relax dopo l’escursione chilometri a piedi dalla frazione Meida di Pozza, che si possono
al rifugio Passo evitare con le navette, offrono diversi spunti d’interesse come
San Nicolò; sullo sfondo “L Segat”, la sezione locale del Museo Ladino dedicata alla
si innalza maestoso
il gruppo del Sella. silvicoltura, e la sede storica del consorzio elettrico, dove
vengono allestite mostre d’arte. Chi vuole saltare questo trat-
to può scegliere di arrivare in bus dove la valle si è ormai già
aperta, a Mezzaselva. Un pulmino parte ogni mezz’ora da Vidor
e ferma a Sauch (1.735 metri), dopo una prima sosta alla Malga
Crocifisso (1.526 metri). In piena stagione scende in strada ad-
dirittura un trenino dei bambini, che dalla piazza del comune di
Pozza arriva fino alla Baita Ciampiè (1.826 metri). A Sauch, per
chi sale a piedi c’è il bivio da dove partono le gite al Lagusel o il
più impegnativo e appagante trekking verso il Passo San Nicolò.
E c’è una terza alternativa possibile: raggiungere con poco sfor-
zo, superando solo 250 metri di dislivello, l’amena conca delle
cascate di Jonta. Peccato che sia l’opzione più frequentata...
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Bell’Italia 21
22 Bell’Italia
Il sentiero sfiora
le pareti nella
seconda parte della
nostra escursione,
verso la Forcella
San Silvestro.
AL COSPETTO
DELLE PARETI
Nel Parco Naturale Puez-Odle, questa panoramica escursione
che parte dal Col Raiser tocca quattro rifugi e culmina sul monte
Stevia: un emozionante saliscendi tra scorci sempre diversi
Testi e foto Tamara Cavallucci
A sinistra: stelle
alpine nei prati
lungo l‘itinerario.
A destra: la salita
al monte Stevia
con i caratteristici
profili del
gruppo delle Odle
sullo sfondo.
Sotto: l’ultimo tratto
del sentiero che
sale alla Forcella
Piza, attrezzato
con gradoni
in legno fissati
alla roccia per
facilitare la salita.
D
al Col Raiser la vista a sud-est verso il monte Ste- incrocia la malga Odles: una visione bucolica con le caprette
via è imponente. In lontananza se ne individua la che si sfidano a cornate e i bambini che giocano sul prato.
cima, tra La Piza e la Pela de Vit. Vicino a noi si Segue un saliscendi lungo il sentiero 4 fino allo storico rifugio
erge invece una ripida parete rocciosa, un muro Firenze al Cisles, a un’altitudine di 2.040 metri, uno dei primi
di pietra vertiginoso dove sembra difficile indi- rifugi alpini gardenesi, costruito nel 1888 per volontà della
viduare un sentiero. Eppure il tracciato c’è. Quello che ci sezione di Ratisbona del Club Alpino Austro-Tedesco. Dopo
attende è un panoramico anello escursionistico, ricco di sa- la fine della Prima guerra mondiale, con il passaggio dell’Alto
liscendi, all’estremità del gruppo del Puez, toccando un’in- Adige all’Italia, la gestione fu affidata nel 1921 alla sezione
teressante sequenza di rifugi. Il trekking ha inizio alla Cai di Firenze e poi, nel 2010, alla Provincia Autonoma di
stazione a monte della cabinovia che porta al Col Raiser Bolzano. Con i suoi panni stesi al sole e al vento, le mucche
e all’omonimo rifugio (2.106 metri), nel territorio di che pascolano nelle vicinanze e la meridiana sulla parete in
Santa Cristina in Val Gardena, con la sua terrazza pano- pietra, è il crocevia di molti itinerari escursionistici, di ar-
ramica sulla valle che lascia alle spalle il gruppo delle Odle. rampicate (alla Gran e Pitla Fermeda e alla Furchetta) e vie
Il primo tratto è una bella camminata tra i prati, dove si ferrate, come quella del Sass Rigais (3.025 metri).
24 Bell’Italia
UN SENTIERO A GRADONI DI LEGNO E PIETRA procede a zigzag per ammortizzare la pendenza. Più in alto
Dal rifugio ci sono circa due ore e mezzo di camminata prima invece il paesaggio muta ancora e diventa quasi lunare, tra
di arrivare alla Forcella Piza. La vegetazione si fa sempre più i ghiaioni. La salita è facilitata da speciali gradoni delimitati
fitta, e bisogna fare attenzione a prendere la deviazione per il con mezzi tronchi e, a tratti, da un corrimano in legno. Alle
sentiero 17B in mezzo al bosco, sulla sinistra. Comincia qui la spalle il panorama delle Odle ci ripaga dalla fatica, e la meta
salita all’ombra degli abeti, preludio alla parte più impegna- promette qualcosa di ancora più invitante.
tiva della nostra escursione. Il sentiero diventa più stretto e Eccoci finalmente in cima alla Forcella Piza, a 2.490 metri di
richiede ai meno allenati più di una sosta. quota. Il panorama sulle Dolomiti è memorabile: come
Immersi tra i profumi della montagna, lasciamo alle spalle emozionante premio per la conquista della forcella, ora
i pascoli dell’alpe di Cisles. Più si sale e più il percorso, con la vista spazia anche verso ovest, dal Sella fino al Sasso-
il diradarsi della vegetazione, si fa soleggiato. Dopo un’in- lungo, con la Vallunga ai nostri piedi. L’approdo alla forcella
tensa passeggiata tra i boschi il tracciato diventa più ripido merita una pausa, anche per contemplare il percorso a gra-
e anche più impegnativo: prima si inerpica tra distese di doni appena terminato, che all’inizio della passeggiata non
fiori di montagna, poi diventa un canalone di brecciolino e si riusciva neanche a scorgere tra le imponenti pareti,
Bell’Italia 25
A sinistra: il rifugio
Stevia, a quota
2.322 metri.
A destra e sotto:
in cammino
tra il rifugio Stevia
e la Forcella
San Silvestro
(2.280 metri).
Dopo aver
superato la forcella,
la nostra escursione
punta verso
il rifugio Juac, ultima
occasione per
una sosta prima
del rientro a valle.
fino allo spuntone di roccia che svetta deciso verso il cielo. allarga, includendo oltre alle vette elencate prima anche
Per i più allenati, uno sforzo extra conduce in un quarto il gruppo del Cir, il Sassopiatto, l’Alpe di Siusi e lo Sciliar.
d’ora circa fino alla cima del monte Stevia, a 2.555 metri Siamo in una posizione invidiabile, ai margini degli oltre 10
di quota. Qui non è raro avvistare gruppi di corvi che sor- mila ettari che formano il Parco Naturale Puez-Odle, una
volano l’altopiano, quasi a darci il benvenuto là dove non vasta area protetta, Patrimonio Mondiale Unesco, situata
si credeva di poter arrivare se non con l’aiuto di un paio di tra la val Gardena, la val di Funes e l’Alta Badia. Istituito
ali. Dopo il grandioso panorama, l’altra bella sorpresa è un nel 1978 e ampliato nel 1999, il parco può vantare un’alti-
gruppo di stelle alpine al sole, un fiore ormai abbastanza tudine media di 2.500 metri e culmina ai 3.025 metri della
raro da avvistare in montagna. Furchetta e del Sass Rigais. Giunti alla baita, restaurata e
Il tratto che porta, in meno di mezz’ora, verso il rifugio ampliata nel 2010, la scelta è tra sedersi a tavola per gustare
Stevia, è molto semplice e panoramico: un sentiero in un tipico piatto altoatesino oppure stendersi sull’invitante
lieve discesa tra prati fioriti e verdi pascoli, frequentati prato circostante, magari con uno strudel o una crostata fatta
da greggi di pecore. Dai 2.322 metri del rifugio si domina- in casa e una birra o uno skiwasser per rigenerarsi, immersi
no tutta la vallata e le Dolomiti circostanti; il panorama si nel profumo dell’erba appena tagliata.
26 Bell’Italia
L’ULTIMA SOSTA AL RIFUGIO JUAC al rifugio Juac, punto di partenza per diverse interessanti
Lasciato alle spalle il rifugio con la sua balconata panora- uscite in mountain bike.
mica, l’orto di montagna e le oltre cinquecento tra pecore e Tornati al versante iniziale, il panorama cambia di nuovo.
caprette, cominciamo il percorso che ci riporta nella zona Ora la vista spazia sui paesini della val Gardena a valle e sul
di partenza. Il sentiero è sempre il 17, una mulattiera in gruppo delle Odle a monte, mentre riappaiono le praterie
brecciolino con la montagna a picco sulla destra e uno stra- con le loro graziose malghe e i pascoli di color verde brillan-
piombo verso la valle sulla sinistra. È un tratto affascinante, te, che si alternano alle macchie scure dei boschi di conifere.
in lieve saliscendi tra cascatelle di gelida acqua di mon- Il rifugio Juac, a 1.905 metri di quota, da sempre di
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tagna, alberi magicamente in equilibrio su spuntoni di proprietà della famiglia Comploi, fu costruito la prima
roccia e madonnine incastonate nella montagna, il tutto volta nel 1966 ma l’edificio attuale è stato inaugurato
con lo spettacolare scenario del Parco Naturale Puez-Odle. nel 2003. È l’ultimo caposaldo dell’itinerario; da qui pro-
Procediamo quasi sempre in discesa, tranne che per il breve seguiamo tra larghi sentieri di brecciolino fino alla stazione
passaggio della Forcella San Silvestro (2.280 metri), e ritro- a valle della cabinovia del Col Raiser, dove ha termine il
viamo presto gli alberi e i prati che ci accompagnano fino nostro lungo anello escursionistico.
Bell’Italia 27
Un tratto della discesa
verso il rifugio Juac,
sull’alpeggio omonimo.
Da qui il nostro
anello escursionistico
si chiude raggiungendo
la stazione a valle della
cabinovia Col Raiser.
Informazioni
L’escursione 2, 0471/79.20.47). A poca distanza dalla Vicino al centro di Santa Cristina, è un albergo
Partenza: stazione a monte della cabinovia stazione di partenza della cabinovia elegante e ospitale, con camere in legno
del Col Raiser (2.106 metri); la cabinovia del Col Raiser, offre 32 camere con vista e parquet. Doppia con colazione da 92 €.
(Selva di Val Gardena, strada Raiser 65, sul Sassolungo e le vette circostanti. Ristorante Muliné (Selva di Val Gardena,
0471/79.20.89; www.colraiser.it) è aperta Doppia con colazione da 172 €. strada La Selva 104, 0471/77.32.93).
dalle 8,30 alle 17 (fino alle 17,30 dal 19 giugno Romantic & Family Hotel Gardenia ★★★★ Gestito dalla famiglia Delazer, accoglie una
al 20 settembre); biglietto 17 € sola andata. (Selva di Val Gardena, strada Raiser stube del 1850. Arredi in legno e atmosfera
Arrivo: stazione a valle della cabinovia 44, 0471/79.32.68). Accanto alla stazione romantica. Menù tipico con zuppe,
del Col Raiser (1.547 metri). a valle della cabinovia, ai piedi del Parco selvaggina e dolci della casa. Raggiungibile in
Punto più alto: monte Stevia (2.555 metri). Naturale Puez-Odle con vista sulle cime. Al auto dal centro di Selva. Conto medio 50 €.
Dislivello: 563 metri in salita Beauty & Wellness Almdorf trattamenti a Rifugio Firenze (Santa Cristina in Val
e 1.060 metri in discesa. base di latte, fieno e oli essenziali. Doppia Gardena, 0471/79.63.07). Al ristorante piatti
Tempo di percorrenza: circa 4 ore e mezza. con colazione da 140 € (minimo 3 notti). tipici con un’attenzione anche agli intolleranti
Difficoltà: per escursionisti esperti. Almhotel Col Raiser (Santa Cristina al glutine e ai vegetariani. Novanta i posti letto
INFO Ufficio Turistico Selva di Val Gardena in Val Gardena, 0471/79.63.02). Di proprietà in camere private o in camerata, con bagno
(strada Meisules 213, 0471/77.79.00; della famiglia Schenk, è situato all’arrivo e doccia in comune; aperto dall’1 giugno al 9
www.valgardena.it). della cabinovia del Col Raiser. Ottimo ottobre. Doppia con colazione da 54 €.
Ufficio Turistico di Santa Cristina in Val il ristorante con terrazza panoramica: la chef Rifugio Stevia (Selva di Val Gardena,
Gardena (strada Chemun 9, 0471/77.78.00). “di famiglia” Rita offre piatti a base di prodotti 347/305.38.79). Piccola baita in posizione
locali. Doppia con colazione da 120 €. invidiabile, con ristorante aperto dalla
Dormire e mangiare Garni Hotel Geier ★★★ (Santa colazione al pranzo con cucina tipica
Kristiania Small Dolomites Hotel ★★★ Cristina in Val Gardena, strada Chemun dell’Alto Adige; aperto dal 25 giugno
(Selva di Val Gardena, strada Raiser 36, 0471/79.22.99 e 333/439.46.97). al 18 settembre. Conto medio 20 €.
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Spazi liberi per spiriti liberi: 12 Suite, 3 ristoranti, una tenuta del 1750.
Un luogo magico, volutamente puristico, dove l’essenzialità del lusso diventa esperienza,
il riposo si eleva e il palato si esalta. Da Aprile 2022.
Uno dei due piccoli
stagni dell’area
archeologica
di Fiavè, Patrimonio
Unesco dal 2011
tra i “Siti palafitticoli
preistorici delle Alpi”.
Dall’acqua spuntano
i pali sui quali
si appoggiavano
le antiche palafitte.
FIAVÈ (Trento) Museo delle Palafitte e Parco Archeo Natura
IL POPOLO
DELLE ACQUE
Una torbiera nelle valli Giudicarie, a sud delle Dolomiti di Brenta,
conserva i resti di un villaggio palafitticolo, Patrimonio Unesco dal
2011: museo e parco ne illustrano la storia e le tecniche costruttive
Testi Ettore Pettinaroli Foto Albert Ceolan
Bell’Italia 31
Qui a sinistra:
le passerelle sospese
sull’acqua che
conducono
alle sei palafitte
del Parco Archeo
Natura, inaugurato
l’anno scorso.
L’area propone
la ricostruzione di un
villaggio palafitticolo
dell’Età del Bronzo
realizzata con
i probabili materiali
dell’epoca, dai tetti
di canne al legno.
Nella pagina seguente:
lungo le passerelle
del Parco Archeo
Natura si innalzano
pali verticali che
richiamano
l’aspetto di quelli
originari del sito.
A
ndavano lontano i carri carichi di torba, in gran Cristo. Fedeli ricostruzioni delle diverse tipologie abitative e
parte del Trentino occidentale e almeno fino al dei metodi di costruzione si accompagnano a un gran numero
Basso Garda. Era un combustibile prezioso che di reperti considerati dagli studiosi di straordinaria importan-
ben presto venne utilizzato anche come terriccio za: monili in bronzo, oro e ambra, vasi di ceramica, stoviglie
vegetale da giardinaggio. A metà del XIX secolo e utensili in legno, strumenti di lavoro come secchi, mazze,
l’estrazione di materiale dalla torbiera di Fiavè procedeva falcetti. Le particolari condizioni ambientali hanno perfino
senza sosta e il mercato era fiorente. Nessuno, all’epoca, fe- permesso la conservazione di derrate alimentari con spighe di
ce caso a quei pali conficcati che emergevano a centinaia grano, corniole, nocciole, mele e pere. Tutto questo è rimasto
dal terreno, così come ai resti di utensili che gli scavi por- sepolto per millenni nella torba poche centinaia di metri più
tavano alla luce. «A quell’epoca neppure dai dotti stessi se ne in là, dove una volta si estendeva il lago Carera.
valutava l’importanza», scriveva nel 1893 don Luigi Baroldi, Ci incamminiamo dunque lungo la strada sterrata che porta
appassionato ricercatore locale che in qualche modo riuscì al sito. La passeggiata tra i campi consente di osservare le
ad attirare l’attenzione della comunità scientifica. Ma è solo pareti meridionali delle Dolomiti di Brenta, che cingono a
a partire dal 1920 che le attività estrattive vennero sottoposte nord l’altopiano morenico di Lomaso sul quale si trova Fiavè.
a qualche modesto vincolo archeologico, mentre per arrivare Si ammirano così vette famose come la cima Tosa (3.173
a una ricerca sistematica occorrerà aspettare fino al 1968. metri, seconda per altezza delle Dolomiti di Brenta), la cima
d’Ambiez, il Castello dei Camosci e la cima Vallon, mentre
NELLA TORBIERA SI NASCONDEVA UN TESORO volgendo lo sguardo a ovest è il Carè Alto a svettare sopra i bo-
Molto materiale prezioso era andato perduto, ma quel che schi. L’area archeologica, inserita nel sito seriale Unesco
si salvò racconta comunque una storia insospettabile e di “Siti palafitticoli preistorici delle Alpi” è attraversata da
grande interesse storico-archeologico, che da dieci anni si un sistema di passerelle sopraelevate che portano fino a
può ripercorrere nelle sale del Museo delle Palafitte, creato due piccoli stagni, residui dell’antico e ben più ampio invaso
nell’elegante Casa Carli di Fiavè. L’esposizione si articola su dai quali spuntano i pali su cui poggiavano le palafitte. «Non
due piani e racconta con allestimenti puntuali e di imme- bisogna però cadere nell’equivoco che quelle genti vivesse-
diata comprensione, grazie anche al ricco apparato testuale ro di pesca», spiega Franco Marzatico, Soprintendente per i
e fotografico, l’insediamento del popolo delle palafitte nel beni culturali della Provincia Autonoma di Trento. «Erano
Tardo Neolitico (3800-3600 avanti Cristo) e il suo successivo piuttosto agricoltori e allevatori che approfittavano del ter-
ampliamento nell’Età del Bronzo, fino al 1500-1300 avanti reno umido e fertile per le loro attività». Marzatico, ai
32 Bell’Italia
A sinistra: l‘ingresso
al Museo delle
Palafitte, allestito
nell’antica Casa Carli
di Fiavè, di origine
tardomedievale.
A destra: nelle sale
interne sono esposti
i reperti rinvenuti
nel sito archeologico
come monili, vasi
in ceramica, stoviglie
in legno e utensili.
Sotto: la campagna
che circonda Fiavè,
località delle valli
Giudicarie esteriori
sull’altopiano
morenico di Lomaso.
Ci troviamo a sud
delle Dolomiti
di Brenta: dal paese
si avvistano
le vette più famose.
34 Bell’Italia
Qui a sinistra:
la sala del museo
dove sono
illustrate le tecniche
preistoriche
di lavorazione
della ceramica,
della pietra, dell’osso
e del metallo.
Nella pagina seguente:
il percorso con
i pannelli illustrativi
che conduce
agli stagni del sito
archeologico.
La riscoperta
del villaggio
palafitticolo è
dovuta all’estrazione
della torba, che
ha riportato alla
luce i resti della
palificazione.
tempi giovanissimo, partecipò agli scavi di 50 anni fa zione in modo corretto. Anche arredi, rivestimenti e utensili
e da allora ha seguito passo dopo passo l’evoluzione delle sono copia fedele di quelli originali e si possono osservare
ricerche. «Possiamo dire con buona certezza che nell’Età del nelle tre palafitte attrezzate per la visita, una delle quali viene
Bronzo qui si allevavano in prevalenza ovini e caprini e che utilizzata per laboratori didattici. Lo spettacolo è emozionan-
gli agricoltori avevano iniziato a praticare la rotazione te e permette di immergersi nella quotidianità degli abitanti.
delle colture per sfruttare al meglio le potenzialità del Ma si notano anche alcune curiosità nell’organizzazione del
terreno. E le palafitte rappresentavano la soluzione abita- sito. Alcune palizzate proteggono il lato esterno delle dimore,
tiva più funzionale in un ambiente lacustre». Non ci sono quello verso l’acqua. «Era importante difendersi da onde e
dati sicuri, invece, sul numero degli abitanti delle palafitte vento più che da nemici o animali pericolosi», spiega Marza-
di Fiavè, anche se le stime più attendibili parlano al massimo tico. «Lo confermano anche i rinvenimenti di armi, con frecce
di un centinaio di persone. dalle punte tondeggianti costruite per stordire, non per trafig-
gere». Interessante, e ben visibile, anche il sistema ideato per
UNA COMUNITÀ DI AGRICOLTORI E ALLEVATORI garantire maggiore stabilità alle costruzioni attraverso travi
L’area è oggi protetta della Riserva Naturale Fiavè-Carera, appoggiate orizzontalmente sul fondale e fissate ai pali verti-
caratterizzata dalla tipica vegetazione palustre con canneti cali con legature in frasca ritorta. Funzionali alla costruzione
e paludi a grandi carici, prati umidi e boschetti paludosi di erano la scelta e la preparazione dei pali, soprattutto di larice e
salice cenerino e frangola. Qui nidifica una ricca avifauna, pino. È difficile però immaginare come si riuscisse a infiggerli
che comprende il germano reale, la gallinella d’acqua, la fo- per due o tre metri nel pur morbido terreno.
laga, la cutrettola e la cannaiola verdognola. Ampio spazio è dedicato alla ricostruzione delle attività
La passeggiata si conclude al Parco Archeo Natura. Inaugura- artigianali, con laboratori dedicati alla lavorazione del-
to all’inizio dell’estate 2021, è una fedele ricostruzione di un la ceramica e del legno, all’arte dell’intreccio e alla me-
villaggio palafitticolo dell’Età del Bronzo. Sono sei le palafitte tallurgia. Accanto all’ingresso del parco è stata allestita una
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ricostruite, ai margini di un altro stagno, su basi rigorosa- sala proiezioni dove assistere a ciclo continuo a interessanti
mente scientifiche, con l’utilizzo degli stessi materiali e delle video esplicativi. Il viaggio nel tempo può poi continuare
medesime tecniche costruttive dell’epoca. Per realizzare i qualche centinaio di metri più a sud, spostandosi verso il
tetti con le canne (di uno spessore di circa 40 centimetri) è passo del Ballino, dove si trovano i resti dell’insediamento
stato necessario avvalersi dell’opera di specialisti provenienti di Dos Gustinaci, risalente all’ultima parte del II millennio
dall’Ungheria, tra i pochissimi capaci di effettuare la lavora- avanti Cristo, con le prime costruzioni in pietra.
36 Bell’Italia
Informazioni
Per la visita Stumiaga 8, 0465/73.50.12). Ha 27 camere Indirizzo di lunga tradizione, molto
Museo delle Palafitte (Fiavè, rinnovate di recente e tutte con balcone. frequentato anche dai locali. Menu
via 3 Novembre 53, 0465/73.50.19). A disposizione degli ospiti sauna, palestra, tradizionale realizzato con quanto
Parco Archeo Natura (Fiavè, località area relax e buon ristorante. Accoglienza reperito da piccoli produttori della zona.
Torbiera, 331/173.93.36). Orario: fino al che spicca per simpatia e spontaneità. Da assaggiare i saccottini con pere
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sabato e domenica 13-18; dal 20 giugno al Maso alle Rose (Bleggio Superiore, i fagioli. Squisiti dessert. Conto medio 28 €.
30 settembre, tutti i giorni 10-18 (agosto frazione Cavrasto, località Al Canal 1, Maso Marocc (Comano Terme, località
fino alle 19). Ingresso: 7 € (museo e parco). 333/388.08.65). Agriturismo con sei Poia, Maso Marocc 90, 0465/70.20.98).
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Stumiaga 40, 0465/73.60.16). una cucina di qualità che unisce tradizione 333/301.41.54). Caseificio e azienda
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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DOVE I MURI
RACCONTANO
In tutta l’area dolomitica, alcune località hanno trasformato vie
e piazze in gallerie all’aria aperta, tra murales e graffiti:
come Cibiana di Cadore e Agordo, in Veneto, e Balbido, in Trentino
44 Bell’Italia
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NUOVO: 2 nly“
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benessere a
tto, piscin
con laghe une
25 m e sa
coperta da
Camminare
in un mondo
a parte
Tra la Valsugana e la val di Fiemme, la selvaggia catena del Lagorai è l’alter ego
dei Monti Pallidi: la sua roccia porfirica forma un paesaggio diverso, punteggiato
da splendidi laghi. Da scoprire con un lungo trekking o tre escursioni in giornata
Testi Ettore Pettinaroli Foto Luciano Gaudenzio
46 Bell’Italia
In questa foto: il Cimon
della Pala si specchia
nel piccolo lago della
Cavallazza, lungo il
percorso dell’anello
della Cavallazza.
Pagina precedente, in alto:
fioritura di androsace
sulle rocce che
costeggiano il sentiero
per il rifugio Cima
d’Asta-Ottone Brentari.
A sinistra: il rifugio
Cima d’Asta-Ottone
Brentari, frequentato
da escursionisti e
arrampicatori ai quali
la roccia granitica della
Cima d’Asta, con le
placconate e le fessure,
i diedri e gli spigoli,
offre emozioni diverse
e complementari a
quelle delle Dolomiti.
Sotto: la Cima d’Asta
al tramonto vista
dalla zona della Malga
Val Cion, vicino al
passo Cinque Croci.
A destra: il sole
del mattino illumina
le rocce della Cima
d’Asta vista dalla
“Forzeleta”, poco più
avanti del rifugio Cima
d’Asta-Ottone Brentari.
U
n mondo a parte. Silenzioso, selvaggio, soprattutto
speciale. La catena del Lagorai non assomiglia in nul-
la a tutto quello che si trova intorno a lei, a partire
dalla roccia. È porfirica, e quindi di origini vulcaniche,
quella che forma i settanta chilometri di montagne
che dalla Panarotta si spingono fino a passo Rolle, separando la
Valsugana dalla val di Fiemme. Le meravigliose pareti di dolo-
mia della zona – da quelle del Latemar a quelle delle Pale di San
Martino – sono sempre in vista, ma appena più in là. Separate
in casa. Questo tipo di roccia, impermeabile, ha consentito la
formazione dei numerosi laghi che punteggiano il Lagorai e fa-
vorisce la crescita del rododendro rosso, tipico dei terreni silicei,
anziché del più comune rododendro peloso. Ma è soprattutto
l’ambiente aspro e non intaccato da urbanizzazioni a fare la dif-
ferenza. Un solo valico automobilistico, il passo Manghen,
attraversa il Lagorai. Soltanto a piedi, quindi, si può andare
alla scoperta della più ampia area wilderness del Trentino.
È curioso osservare che solo una minima parte è compresa in
un’area protetta, quella del Parco Naturale Paneveggio Pale di
San Martino, a conferma del fatto che è sufficiente non costruire
strade o impianti di risalita per tutelare un habitat.
Quelli che affrontano integralmente i 76 chilometri della Trans-
lagorai, l’alta via che attraversa il massiccio da un capo all’altro,
sono pochi. I punti d’appoggio sono rari e dalla capacità limitata,
le indicazioni ridotte all’essenziale: «La Translagorai è un’avven-
tura riservata agli escursionisti che sanno gestirsi in montagna,
utilizzando le cartine e portando zaini pesanti con tanto di ten-
da e viveri. Va anche detto, però, che lungo il percorso non si
incontrano tratti esposti o difficoltà tecniche», spiega Luciano
Gadenz, guida alpina delle Aquile di San Martino. Se mancano
buone gambe ed esperienza in questo tipo di ambienti, conviene
limitarsi ad “assaggiare” il Lagorai con escursioni in giornata.
48 Bell’Italia
A sinistra: cascatelle
lungo il sentiero verso
il rifugio Cima d’Asta-
Ottone Brentari,
poco oltre il bivio
con il sentiero 326.
Sotto: il più piccolo
dei due laghetti
di Colbricon, a circa
1.900 metri di quota,
vicino al passo Rolle;
all’area, attraversata
dall’anello della
Cavallazza, si
accede direttamente
da Malga Rolle.
A destra: le Pale
di San Martino viste
dalla Cavallazza.
L’affaccio sulle
Pale accompagna
gran parte del
sentiero che sale
dal passo Rolle.
50 Bell’Italia
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e mezza a/r. Difficoltà: escursionisti esperti. di Castrozza, località Laghi di Colbricon, 59.41.00). Storico rifugio Sat ai piedi della
INFO Ufficio Informazioni San Martino 348/795.24.30). Ideale per celebrare la parete sud della Cima d’Asta. Piatti robusti
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Rolle 165, 0439/76.88.67; sanmartino.com). salumi, ambiente spettacolare. Conto 15 €. pensione); aperto dall’11 giugno. Conto 25 €.
neggiante lo si abbandona e ci si dirige a sinistra dove, dopo l’auto, si imbocca il sentiero 327 che in poco meno di tre ore
qualche minuto, si incontrano dapprima Malga Moregna e porta al rifugio Cima d’Asta-Ottone Brentari (2.480 metri),
successivamente il lago di Moregna (2.058 metri), sovrasta- sulle sponde di un laghetto ai piedi della parete sud di Cima
to da belle cime porfiriche. Recuperato il sentiero 339, in d’Asta. Il sentiero 364 aggira a est il lago e risale il pendio ca-
salita si raggiunge la corona di Moregna (2.172 metri), poi al ratterizzato da blocchi granitici fino a un’angusta sella detta
bivio con il segnavia 349 si tiene la destra e si giunge rapida- la “Forzeleta” (2.680 metri). Da qui si scende tra le rocce per
mente alla conca del lago delle Trote (2.103 metri). Tornati un breve tratto attrezzato con cavo metallico di sicurezza,
al bivio si passa sul sentiero 349, in salita fino al lago Brutto fino a raggiungere la base del pendio detritico che si risale
(2.207 metri), che smentisce il nome con il verde smeraldo senza difficoltà fino alla vetta (2.847 metri). Poco distante
delle sue acque. Un ulteriore strappo porta alla forcella di sorge il minuscolo bivacco Cavinato, ricavato dai ruderi di
Moregna (2.397 metri). Il paesaggio si apre e si possono un osservatorio militare costruito durante la Prima guerra
osservare i resti di trincee e camminamenti della Grande mondiale dagli alpini del Battaglione Valbrenta, testimone di
Guerra. Quindi s’incontrano i segnavia con il numero 349b un periodo drammatico e prezioso punto d’appoggio in caso
che riportano al lago di Moregna, da dove si rientra al punto di maltempo improvviso. Ma lo sguardo corre lontano. La
di partenza lungo il percorso fatto all’andata. vista quassù è straordinaria: la catena del Lagorai è proprio
È invece un mondo diverso da quello visto finora quello di fronte e appena oltre si stagliano i gruppi del Latemar e del
che ammira l’escursionista in cammino verso la Cima Catinaccio; a est sono le Pale di San Martino e le Dolomiti del
d’Asta: il “Zimon”, come spesso lo chiamano i trentini, Cadore a riempire la scena, mentre in direzione sud-ovest si
è infatti una montagna di granito che dà il nome a un sot- osservano in lontananza i gruppi del Brenta, dell’Adamello
togruppo del Lagorai. Si raggiunge dalla Valsugana salendo e della Presanella. Non serve altro.
da Pieve Tesino a Malga Sorgazza (1.450 metri). Lasciata ©RIPRODUZIONE RISERVATA
Bell’Italia 53
VAL DI TIRES (Bolzano) Val Ciamin
Scoperte ai piedi
del Catinaccio
Al cospetto di uno dei più famosi gruppi dolomitici, risaliamo
da Bagni di Lavina Bianca la piccola valle immersa nella natura
del Parco Sciliar-Catinaccio, tra ripide pareti e pascoli alpini
Testi Paolo Martini Foto Albert Ceolan
54 Bell’Italia
Il gruppo del Catinaccio
(3.004 metri) visto
da Lavina Bianca, la
frazione di Tires da cui
partono le escursioni
in val Ciamin proposte
in questo servizio.
La valle si insinua tra il
Catinaccio e il versante
meridionale dello Sciliar.
Dopo un breve prologo sulle sponde del magico laghetto Wuhnleger,
l’escursione si spinge fino ai due rifugi alla testata della valle
———————
S
e volete letteralmente riempirvi gli occhi di pae- La gola diventa poi via via più larga e raggiunge un’amena
saggi da cartolina, percorrendo alcuni dei più radura prativa, il pascolo Schafer Leger, sopra il quale si
appaganti itinerari dolomitici nell’area del Cati- notano i devastanti segni lasciati sui boschi dalla tempesta
naccio-Rosengarten, allora dovete appuntarvi un Vaia dell’ottobre 2018. Dopo un’altra mezz’ora di marcia, il
indirizzo di partenza insolito: Bagni di Lavina Bian- sentiero sbuca quasi all’improvviso in un luogo spettacolare:
ca, Weisslahnbad in tedesco. È una piccola frazione alta del il Rechter Leger, che gli abitanti della valle di Tires conside-
paese di Tires, la si raggiunge imboccando una strada ripida rano una meta unica e magica, nonostante la genericità del
che tocca San Cipriano, ben segnalata dalle indicazioni per toponimo, che significa semplicemente “pascolo adagiato
il Parco Naturale Sciliar-Catinaccio. L’auto si lascia al par- sul pendio destro”. A questo punto, dopo circa un’ora e mez-
cheggio a pagamento (1.173 metri). La nostra meta è la zo di cammino e giunti a oltre 1.600 metri di quota, i meno
selvaggia val Ciamin, ma prima vale la pena di dedicarsi ardimentosi potrebbero considerare conclusa l’escursione.
alla semplice escursione (di circa mezz’ora) che, con il Al pascolo Rechter del resto, come al Wuhnleger, quasi non
sentiero 4A, sale nel bosco verso un singolare specchio si riesce a credere ai propri occhi: un’oasi di prati verdi,
d’acqua: il laghetto Wuhnleger (1.402 metri), circondato l’enorme letto bianco del torrente (di solito in secca), le fo-
da uno degli scorci panoramici più seducenti dell’intero arco reste di abeti intorno, una piccola baita e una pregevole
alpino. Il caso volle che nel 1943, in questa incantevole ra- Crocifissione lignea scolpita. Davanti a noi, una collezione di
dura di pascoli, alcune bombe sganciate da un aereo alleato cime: “inquadrando” il panorama da nord a sud, ecco i Denti
in avaria formassero dei crateri: la voragine più grande non di Terrarossa, la torre e le cime del Principe, la costiera del
venne riempita, permettendo all’acqua piovana di formare Molignon, le torri e le crode del Ciamin.
un laghetto che dagli anni 60 è meta prediletta dagli escursio- Chi vuole, proseguendo sul sentiero può intraprendere la
nisti. I profili verticali dell’intero gruppo “di casa”, dall’An- salita verso il ripido Buco dell’Orso (Bärenloch), snodo per
termoia alle Torri del Vajolet al Rosengarten, si riflettono due possibili e opposte mete alla testata della valle: il rifugio
nello specchio d’acqua. Spostandosi con lo sguardo più a Alpe di Tires (2.440 metri) o il più agevole rifugio Bergamo
sud si inquadrano pure le fiabesche “bambole di pietra” (2.165 metri). Il bivio è a 1.900 metri, proprio all’inizio del
del Latemar, una sequenza di fragili torri e torrette calca- Buco dell’Orso. Per il Bergamo si attraversa un torrentello e
ree. E soprattutto, all’ora del tramonto, qui si può godere si risale a destra (tracciato 3A), a mezza costa lungo il ripido
al meglio il fenomeno dell’enrosadira, con il colore delle versante delle cime del Principe, per poi entrare nella valle
montagne che tende a diventare rosa. che in questo punto ha l’aspetto di un canyon. In 50 minuti
circa si raggiunge il rifugio, storica costruzione voluta
L’OASI VERDE DEL RECHTER LEGER nel 1887 dalla sezione di Lipsia del Club Alpino Austro-
Il Wuhnleger è soltanto il primo assaggio. Tornando verso Tedesco, con tanto di stube originale. La storia spiega
Lavina Bianca e lasciando l’auto nei pressi del centro visite anche il toponimo “del Principe”: questa è la strada che fu
del parco, si può intraprendere un meraviglioso itinerario intrapresa, nella seconda metà del XIII secolo, dal governa-
lungo la val Ciamin, un “lembo” di natura selvaggia che, pur tore Mainardo II di Tirolo-Gorizia, considerato il fondatore
essendo ai piedi del più noto gruppo dolomitico, nei secoli è della contea del Tirolo, per visitare le sue terre in quella che
rimasto fortunatamente poco segnato dalle attività dell’uo- oggi è la val di Fassa trentina.
mo. Appena attraversato il primo ponticello sul torrente, Se invece al bivio si tiene la sinistra, seguendo il tracciato 3,
ecco il punto informativo, sistemato in una storica segheria in un’impegnativa ora e mezza di cammino si arriva al rifu-
alla veneziana azionata ad acqua, ancora funzionante; qui gio Alpe di Tires: il sentiero, ripido e con un tratto esposto,
è allestita anche una mostra dedicata alla geologia dell’area è consigliato solo a escursionisti esperti, dal passo fermo e
protetta. Poco più avanti, a destra dietro la Malga Ciamin, che non soffrono di vertigini. Quasi subito si affronta un
il sentiero 3 comincia a inerpicarsi nel bosco. Si cammi- tratto attrezzato, piuttosto sassoso, che risale una scarpata
na a mezza costa sul ripido fianco della forra, tra alte e poi piega a sinistra superando una rampa, parzialmente
muraglie di roccia, come in un canyon, fino a sbucare, assicurata da una fune metallica. A quota 2.350 metri, dove
dopo circa 40 minuti, sulla strada sterrata che percorre finalmente la pendenza diminuisce, ci si ricollega al sentie-
l’inizio della valle e fiancheggia il corso del torrente Ciamin. ro 4 che giunge dal rifugio Bolzano, cioè proprio da sotto
S’incontrano solo i cartelli che illustrano due idilliache sor- lo Sciliar. Un ultimo panoramico quarto d’ora di cammino
genti d’acqua con fontanella in legno e qualche rara edicola porta alla nostra meta, un bell’edificio inaugurato nel 1963
con le tradizionali croci campestri. Noi seguiamo il letto del e ristrutturato a regola d’arte nel 2015.
Ciamin risalendo la valle fino a incontrare un nuovo ponte. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sopra: il primo dei ponticelli
in legno sui quali
si attraversa il Ciamin
durante l’escursione.
A destra, dall’alto: sosta
rinfrescante sul torrente
che dà il nome alla valle
ed è il principale affluente
del Rio di Tires; il rifugio
Bergamo, uno dei
possibili punti d’arrivo
dell’escursione attraverso
la val Ciamin, collegato
direttamente con un
sentiero al rifugio Alpe
di Tires, altra possibile
meta di giornata.
Sotto, da sinistra: il laghetto
Wuhnleger, originato
da una bomba sganciata
durante la Seconda guerra
mondiale, con il Catinaccio
che si specchia nelle sue
acque; le candide pietre
del greto del Ciamin.
Panorama del Rechter
Leger, radura incorniciata
dagli abeti a 1.607 metri
di quota, con la torre
e le cime del Principe a fare
da sfondo centrale, la croda
dei Cirmei in lontananza
e, sulla destra, uno scorcio
delle cime di Valbona.
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Bell’Italia 59
I Denti di Terrarossa
(2.653 metri), picchi
del gruppo dello Sciliar
a nord dell’Alpe di Tires.
Partenza: parcheggio vicino al punto piccoli animali per i bambini. Accoglienza Malga Ciamin (Tires, località Lavina
informazioni del parco (1.173 metri). e cucina perfette, magnifiche le suite Bianca 16, 0471/188.62.15). Una sosta
Arrivo: Rifugio Alpe di Tires (2.440 arredate con grandi foto panoramiche. obbligata all’inizio delle nostre escursioni:
metri; Tires, località Alpe di Tires, 0471/ Doppia con colazione da 209 €. trote freschissime, pizze, strudel
72.79.58 e 333/654.68.65; www.tierseralp. Dolomitenhotel Weisslahnbad ★★★ e altri dolci fatti in casa compongono
com); pernottamento in mezza pensione (Tires, località Lavina Bianca 21, 0471/ la variegata offerta. Conto 25 €.
OSPITALITÀ
64 Bell’Italia
Bressanone (Bolzano) Gli arredi sono essenziali e in stile alpino
Forestis Dolomites contemporaneo, con tanto legno e tessuti
dai colori chiari. La spa è una riposante
Una freccia verso l’alto è il suo logo, un oasi di benessere con saune panoramiche
simbolo che si addice a un hotel che punta e piscina nel bosco alimentata dalla pura
all’eccellenza e fa centro. A 1.800 metri acqua della Plose. Infine c’è il ristorante
di quota, circondato da una foresta fitta e ad anfiteatro sul paesaggio, sorprendente
profumata, è un palco in prima fila sulla nell’architettura e nei menu creativi, ispirati
Plose e sulle Odle, le cui rocce dolomitiche alla tradizione e ai profumi del bosco.
emergono dal bosco come maestosi
Località Plancios 22, 0472/52.10.08;
scogli. La struttura, nata come sanatorio
forestis.it Doppia con colazione da 500 €.
agli inizi del ’900, diventa albergo ma poi
subisce un lungo declino. Rinasce nel
San Vito di Cadore (Belluno)
2020 con l’aggiunta di due torri in legno e
oggi è un esclusivo 5 stelle con 62 suite. Fiori Dolomites
La vista è l’assoluta protagonista del Cortina d’Ampezzo è a soli dieci
Dolomites, esaltata da immense vetrate chilometri, ma scegliendo il Fiori
panoramiche presenti non solo nelle Dolomites Experience Hotel non servirà
camere, ma in tutti gli ambienti. allontanarsi da San Vito, davvero
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non ce ne sarà il tempo. Oltre alle 24 concede un periodo di pausa ai piedi del alle tematiche ambientali. Niente lusso
camere, tutte profumate di legno di Sella e del Sass Pordoi. Circondato dalle né design estremo ma piuttosto colori,
larice e abete, arredate in stile alpino, piste del Sellaronda, il Lupo Bianco offre fantasia, libri e opere d’arte. Guest
oltre alla colazione con delizie ritrovate la tranquillità delle montagne, da vivere in star all’esterno le cime scultoree del
nel libro di ricette di famiglia, c’è una 31 camere bomboniera con pavimenti in Sassolungo e del Sassopiatto da un lato,
ricca proposta di attività. Alla reception larice e arredi in legno massello. Fuori si e dello Sciliar dall’altro: dalle vetrate a
si trovano sempre le indicazioni per gode il meglio della montagna attraverso parete di alcune delle 28 stanze sembra
facili escursioni lungo i 400 chilometri passeggiate, scalate, bike, tour con le quasi di poterle toccare. Gli arredi sono
di sentieri della vallata e trekking guide naturalistiche e anche con il proprio in legno, tutti di provenienza locale così
più impegnativi e arrampicate, con cane, visto che l’hotel è dog friendly. come i tessuti colorati. All’altezza la spa,
Alessandro, la guida alpina di casa. Oppure ci si rilassa nel bosco per poi anch’essa panoramica, e il ristorante che
Ogni mercoledì viene proposto un abbandonarsi ai piaceri della spa tra propone classici di montagna ma anche
tour gratuito per tutti gli ospiti della piscina, idromassaggio e trattamenti. inaspettati piatti con tocchi mediterranei.
casa. Proprio fuori dalle ampie finestre A tavola si impongono i piatti della
tradizione, realizzati con prodotti della Piz 18-1, 0471/72.99.00; hotelicaro.com
dell’hotel spiccano tre tra le vette più Doppia con colazione da 240 €.
valle provenienti da aziende certificate.
spettacolari delle Dolomiti: l’Antelao,
il Sorapis e il Pelmo. Raggiungerle Strada del Pordoi 5, 0462/60.13.30;
Forni di Sopra (Udine)
partendo da qui è impagabile. hotellupobianco.it
Corso Italia 78, 0436/89.01.58;
Doppia con colazione da 146 €. Albergo Centrale
fioridolomitesexperiencehotel.com Aperto nel 1960, il Centrale è uno degli
Alpe di Siusi (Bolzano) hotel di tradizione di Forni di Sopra,
Doppia con colazione da 179 €.
Icaro Hotel immerso nelle Dolomiti meno conosciute
Uno storico (1936) e spartano rifugio ma non per questo meno scenografiche.
Canazei (Trento)
all’Alpe di Siusi, diventato negli anni 70 Gestito da sempre dalla famiglia Coradazzi,
Lupo Bianco un piacevole albergo, oggi si evolve offre 13 camere, un ottimo ristorante
Qui si punta su sostenibilità e grazie alla famiglia Sattler, proprietaria e una piccola spa. Ma soprattutto propone
bioarchitettura, oltre che sull’attenzione dal 1971, che lo ha trasformato in un una posizione invidiabile, nel cuore di un
alle materie prime e al benessere di chi si hotel contemporaneo, creativo e attento paesino ancora autentico, poco turistico,
66 Bell’Italia
2
Villandro (Bolzano)
Ansitz zum Steinbock
È un lusso essenziale, mai esagerato,
quello proposto allo storico Steinbock,
riaperto da aprile totalmente rinnovato
negli ambienti e nella filosofia. Offre
4
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4
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Eventi
A cura di Ettore Pettinaroli
Musica, scultura
lignea, mostre,
spettacoli
e tanti sport
all’aria aperta
per una grande
estate sui
Monti Pallidi
Le Dolomiti
da vivere Unika-Scultori in Fiera
70 Bell’Italia
CADORE (Belluno) non impegnativi che si snodano lungo prime provenienti quasi esclusivamente
Dolomiti Blues & Soul Festival i sentieri e le strade sterrate della conca dalla regione dolomitica dell’Alpe di Siusi.
16 luglio-13 agosto ampezzana. Nel corso della settimana All’iniziativa aderiscono undici ristoranti,
Rassegna itinerante con spettacoli viene allestito un grande villaggio con alberghi e baite di Castelrotto, Alpe di Siusi
in diverse località dell’Alto Cadore gli stand delle principali aziende del mondo e Fiè allo Sciliar. Oltre ai menu nei diversi
tra cui Cortina d’Ampezzo, San Vito, outdoor. Sono previsti anche incontri locali, in programma visite guidate
Borca, Cibiana, Pieve e Valle di Cadore. con i grandi interpreti di questo sport. e degustazioni presso i produttori.
In cartellone dodici concerti con tanti INFO www.ultratrail.it L’evento di apertura (2 giugno) è un picnic
musicisti di fama internazionale gourmet al laghetto Wuhnleger, dove
tra cui il chitarrista Melvin Taylor, che ALTA BADIA-LIVINALLONGO (Bolzano-Belluno) si specchiano le cime del Catinaccio.
si esibirà nel concerto di apertura della Dolomites Bike Day INFO www.seiseralm.it
rassegna (16 luglio, San Vito di Cadore), 25 giugno
e il quintetto degli Hi-Stake (23 luglio, La grande festa della bicicletta permette RAVASCLETTO (Udine)
Borca di Cadore), che farà ballare agli appassionati di pedalare sui passi “Fiesta tas corts”
il pubblico con i ritmi esplosivi del rhythm dolomitici senza l’assillo delle automobili. Savors di una volta
and blues e dello swing. Barry Finnerty Il percorso, chiuso al traffico motorizzato, 21 agosto
con la sua Superbad Funk Machine misura 51 km e supera tre colli sui quali La festa “nei cortili” (tas corts in dialetto)
sarà invece la star del concerto è stata scritta la storia Giro d’Italia: è prima di tutto un invito a scoprire
di chiusura (13 agosto, San Vito di Cadore). Valparola, Falzarego e Campolongo. Non i sapori delle vallate carniche direttamente
INFO www.dolomitibluesandsoul.it ci saranno quote di iscrizione o classifiche nelle case del paese. Ci si avvicina
e si può partire all’ora preferita dal punto così all’anima più autentica
SPORT più comodo. Libero è anche il senso di Ravascletto, partendo dall’abilità delle
CORTINA D’AMPEZZO (Belluno) di marcia: gli organizzatori suggeriscono donne del posto, che per l’occasione
Lavaredo Ultra Trail di effettuare il giro in senso antiorario. condividono le antiche ricette di famiglia.
INFO 0471/83.61.76; www.dolomitesbikeday.it Tra le tipicità spiccano i cjarsons (agnolotti
Dal 23 al 26 giugno
La più importante manifestazione ripieni, dai sapori molteplici), polenta e
di trail running delle Dolomiti e una delle
FOOD frico, mesta e busa (polenta molto soffice
più conosciute in Europa festeggia ALPE DI SIUSI (Bolzano) condita con salsiccia e ricotta) e gli
la quindicesima edizione. Oltre cinquemila Festival del Gusto Dolomites gnocchi di prugne, senza dimenticare
atleti si misureranno nelle quattro gare Dal 2 al 19 giugno lo zastoch, un piatto a base di fagioli
in programma (20, 48, 80 e 120 km), Per tutta la durata dell’evento si potranno preparato con patate, zucca e lardo.
dai percorsi faticosi ma tecnicamente gustare preparazioni realizzate con materie INFO 0433/660.09; www.comune.ravascletto.ud.it
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Bell’Italia 71
INFORMAZIONI
Le Dolomiti (nella cartina) est, i nove sistemi sono: le A22 del Brennero, utile per Frecciarossa e Frecciargento
si estendono fra Trentino-Alto Dolomiti di Brenta, il canyon raggiungere Trento, Bolzano (www.trenitalia.com) e da
Adige, Veneto e Friuli-Venezia del Bletterbach, lo Sciliar- e Bressanone, con tutti Italo (www.italotreno.it). Utili
Giulia. Convenzionalmente Catinaccio e il Latemar, il Puez- i settori dolomitici del sono anche i treni Eurocity
vengono suddivise in tre Odle, la Marmolada, il sistema blocco centrale e il Lagorai. gestiti dalle ferrovie tedesco-
gruppi diversi: il principale, Pale di San Martino-San In prossimità di Padova la A4 austriache DB-ÖBB (obb-italia.
a cavallo delle province di Lucano-Dolomiti Bellunesi- incrocia la statale 47 che sale a com) per Innsbruck e Monaco
Trento, Bolzano e Belluno, Vette Feltrine, le Dolomiti Primolano, dove piega a ovest di Baviera, che percorrono
è delimitato a sud dal Brenta Settentrionali, il Pelmo- verso la Valsugana e Trento, la ferrovia del Brennero
e dalla Valsugana, a ovest dalle Croda da Lago, le Dolomiti costeggiando a sud il Lagorai; toccando Trento, Bolzano
valli dell’Adige e dell’Isarco, Friulane e d’Oltre Piave. a Primolano, verso est dalla e Bressanone, con partenze
a nord dalla val Pusteria e a est INFO Fondazione Dolomiti Unesco, 47 si dirama la statale 50 bis da Bologna, Verona e Venezia.
dalla valle del Piave. A ovest www.dolomitiunesco.info; (poi 50) che conduce a Feltre
di questo gruppo, oltre l’Adige, www.visitdolomites.com e Belluno, porte d’accesso a IN AEREO
si innalzano le Dolomiti Dolomiti Bellunesi e Agordino. L’aeroporto di Bolzano (www.
di Brenta, che fanno parte COME ARRIVARE Per le Dolomiti Friulane, bolzanoairport.it) è raggiunto
delle Alpi Retiche. A est invece, Le strade principali dirette il Cadore e Cortina d’Ampezzo, solo da voli charter stagionali
oltre il Piave, tra le province verso i gruppi delle Dolomiti all’altezza di Venezia e aerotaxi; attualmente non è
di Belluno, Udine e Pordenone, si diramano dall’autostrada A4. si prende la A27 diretta disponibile alcun collegamento
si incontrano le Dolomiti All’altezza di Brescia la statale a Belluno, proseguendo di linea dall’Italia. Per i voli
Friulane, appartenenti 45 bis risale la riva occidentale poi lungo le statali 51 e 52, di linea si può fare riferimento
alle Prealpi Carniche. del lago di Garda e porta verso (quest’ultima raggiungibile agli aeroporti Valerio Catullo di
©RIPRODUZIONE RISERVATA
la ex statale 237 (poi 239), anche da Udine con la A23). Verona (www.aeroportoverona.
PATRIMONIO UNESCO che sale verso le Dolomiti it), Bergamo Orio al Serio
Nel 2009 nove sistemi di Brenta; in alternativa, da IN TRENO (www.milanbergamoairport.it),
montuosi delle Dolomiti Riva del Garda la statale 421 La stazione ferroviaria di Marco Polo di Venezia
sono entrati a far parte s’inoltra nelle valli Giudicarie riferimento per raggiungere (www.veneziaairport.it)
del Patrimonio Mondiale passando per Fiavé. All’altezza buona parte delle Dolomiti e Antonio Canova di Treviso
Unesco. Da ovest verso di Verona la A4 incrocia la è Verona, servita dalle linee (www.trevisoairport.it).
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