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Storia

SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

n°124
Febbraio

HITLER
Il “fuori onda”
che nel 1942
MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna � 8 - MC, Côte d’Azur � 8,10 - Germania � 11,50 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera Canton Ticino CHF 10,40 - Canada CAD 11,50 - USA $ 11,50

registrò le idee
del Führer
sulla guerra

Le dinastie
di Roma
TRAME, INTRIGHI, PERSONAGGI
LE GRANDI FAMIGLIE DELL’URBE
DALLA FONDAZIONE ALL’IMPERO
17 GENNAIO 2017 - MENSILE
� 4,90 IN ITALIA CUBA SETTECENTO VITA QUOTIDIANA
FATTI E PROTAGONISTI LE SORELLE NESLE, DALLA COME IL COTONE
DELL’ISOLA CARAIBICA, DA PROVINCIA AL LETTO CONQUISTÒ IL MONDO
Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona COLOMBO A FIDEL CASTRO DEL RE DI FRANCIA E RISCRISSE LA STORIA
Storia
CI TROVI ANCHE SU:

124
febbraio 2017 focusstoria.it

Il matrimonio di
Venere e Marte, in un

A nche gli antichi


Romani
“tenevano famiglia”.
affresco di Pompei. IN PIÙ...
14 Hitler
RIVELAZIONI
fuori onda
Ma non era Le parole rubate al
Führer nel 1942.
considerato un difetto, anzi. I
legami di parentela durante
buona parte della storia dell’Urbe 18 TECNOLOGIA
3.600 km
rinforzavano infatti il tessuto sotto i mari
La posa del primo
della società ed erano quasi cavo transatlantico.
più rilevanti delle istituzioni
statali. Ciò era particolarmente
vero in epoca repubblicana
24 ASETTECENTO
letto con il re
Le sorelle Nesle,
e riguardava soprattutto amanti di Luigi XV.
GETTY IMAGES

l’aristocrazia, ma anche in età


imperiale le famiglie, specie
quella regnante, mantennero
28 Come
ECONOMIA
il cotone
cambiò il mondo
un ruolo centrale nella politica e
nell’amministrazione. FAMIGLIE ROMANE Dagli Arabi agli Usa.

78 IGUERRE
36
Certo, si trattava di clan molto sentieri della
estesi, ai quali si poteva accedere Grande guerra
persino da adulti e senza legami Gens: il potere di Roma I luoghi del fronte
I legami tra politica, denaro e famiglia spiegati dagli storici. alpino, rivisitati oggi.
di sangue o matrimonio con
altri componenti. Ma sempre
famiglie erano. Il che non impedì 40 84 Disastri
NOVECENTO
spaziali
a Roma di prosperare, pur con Nati per la guerra I clamorosi fallimenti
Gli Emili signori delle legioni e gli Scipioni nemici di Cartagine. nella corsa allo spazio.
governanti così attenti agli
interessi del proprio gruppo
da averci trasmesso in eredità 46
Potenti matrone
86 Maledetti
CULTURA
libri
I testi proibiti del
termini come “clientela” e sapere occulto.
Cornelia, Livia Drusilla, Agrippina e le altre: le donne e il potere.
“clientelare”.
Jacopo Loredan
direttore
52
Sangue etrusco
92 Mazzetta
NOVECENTO
nera
Il Ventennio fu senza
Urgulani: ascesa e caduta di una casata etrusca alla corte di Augusto. corruzione? Pare di no.

RUBRICHE 54
Gli imperatori venuti dal nulla
96 IlSTORIE D’ITALIA
mistero dei
Malaspina
4 LA PAGINA DEI LETTORI I Flavi: Vespasiano, Tito e Domiziano imperatori dal pugno di ferro. La nobildonna, lo
6 NOVITÀ & SCOPERTE stalliere e un fantasma.
9
10
AGENDA
MICROSTORIA
60
Fraterni intrighi 100 Da
GRANDI TEMI
Colombo
12 COLD CASE La dinastia dei Severi, funestata da una lotta fratricida. a Castro
72 UNA FOTO UN FATTO Cinque secoli a Cuba.
74
76
DOMANDE & RISPOSTE
SCIENZA E SCIENZIATI
66
Gente dell’Urbe 106 CRIMINALITÀ
Le parole
77 IN ALTRE PAROLE Giuli, Claudi, Fabi e gli altri “nomi che contano” della storia romana. della camorra
114 FLASHBACK Dalle origini a oggi,
la storia nel gergo.
IMMAGINE DI COPERTINA DI GRZEGORZ PĘDZIŃSKI
3
LA PAGINA DEI LETTORI
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Segnalazione da Twitter

primo piano
rapia: fatti storici alla mano, è facile
dimostrare secondo gli autori che
non siamo mai stati meglio di così.
Un’indicazione bibliografica da
A fianco del papa

aggiungere a quella fornita nel nu- Sopra, la bolla con cui nel
1486 papa Innocenzo VIII
confermava Torquemada
(1420-1498) nel ruolo di

mero 123 di Focus Storia dedicato


Grande Inquisitore, carica
ricevuta tre anni prima da
Sisto IV (a sinistra, in un
dipinto dell’800, con
lo stesso Torquemada).

alle epoche più felici del passato.

G
Era il capo assoluto
“ iuda una volta ha venduto

Alla scuola dell’obbligo dell’Inquisizione spagnola il figlio di Dio per trenta de-
nari. Le vostre maestà pen-

e il suo nome è sinonimo di sano di venderlo ancora per


trentamila? Eccolo. Vendetelo dunque, ma
crudeltà. Ma che cosa c’è di tenetemi fuori in ogni modo dalla transa-

Ho letto su Focus Storia n° 122,


zione”, sbottò con voce tonante il priore
vero dietro la leggenda nera di Santa Cruz. E gettato, con un gesto te-
atrale, il crocifisso sul tavolo davanti al re
di Tomás de Torquemada? e alla regina, uscì dalla sala senza voltar-
si. Chi era quell’uomo di Chiesa alto e se-

alla pagina dei lettori, la risposta a


Il grande
galigno che osava rivolgersi così a Isabel-
la di Castiglia e Ferdinando d’Aragona, i
cattolicissimi sovrani di Spagna? E quale
causa perorava con tanto ardore?
Il suo nome era Tomás de Torquemada

un lettore che vi contesta la data


InquIsItore
ed era il capo dell’Inquisizione spagnola.
E, alla faccia della suspense, vi diciamo
subito che il plateale tentativo di convin-
cere le Maestà a firmare l’editto di espul-
sione di tutti gli ebrei dalla Spagna, no-

della istituzione delle classi miste.


nostane le ricchezze che questi offrirono
per rimanere, nel 1492 andò a buon fine.
43

Mi sembra abbia ragione. Io sono


nata nel 1942 e sia alle medie sia Sulle tracce degli ebrei XIII a Izmir, nel 1892. Il sovrano
all’istituto tecnico di ragioneria – espulsi da Torquemada scopre l’esistenza di una comunità
scuole pubbliche – sono sempre Ho letto con grande interesse di ebrei provenienti dalla Spagna
L’età più felice? La nostra stata in classi miste e nel 1962 ave- l’intensa e nefasta “opera” di Torque- che hanno conservato l’uso della
Sul profilo Twitter di Focus Storia vo già vent’anni; lo stesso posso mada nella conversione e nell’e- lingua spagnola. Consapevole del-
(twitter.com/FocusStoria) è arri- dire di mia sorella nata nel 1935, spulsione degli ebrei di Spagna. Si le ragioni dell’espulsione e stupito
vata la segnalazione del libro di Lia che ha conosciuto il futuro marito dà il caso che io sia discendente di dell’attaccamento alla cultura spa-
Celi e Andrea Santangelo: Mai stati al ginnasio. Roma era quindi una questi ebrei espulsi intorno al 1492 gnola, il re avrebbe promesso di
meglio - Guarire da ogni malanno città all’avanguardia? e poi sparsi principalmente nel autorizzare questi ebrei a tornare
con la Storia (Utet). Si tratta di un Gabriella Fantozzi (Roma) Mediterraneo (Turchia, Grecia...). in Spagna acquisendo tutti i diritti
libro che con ironia scorre i secoli Infatti mio padre, nato a Rodi, e mia da cittadino dopo 500 anni. Non
passati scoprendo che oggi stiamo Le classi miste alle quali si madre, nata a Izmir (Smirne, in Tur- mi risulta che ci siano stati candi-
vivendo uno dei momenti più po- faceva riferimento nel chia), parlavano a casa l’antico spa- dati al ritorno, ma un fatto è certo:
sitivi, confortevoli e ricchi di oppor- n° 122 erano quelle della scuola gnolo, chiamato “judeo spagnolo”. il capo dell’Inquisizione spagnola,
tunità dall’apparizione dell’uomo dell’obbligo e in particolare delle Un vecchio articolo di giornale di il famigerato fra Tomas di Torque-
sulla Terra. Un modo per spronare elementari, non dell’istruzione Izmir in mio possesso commenta mada, si sarà rivoltato nella tomba.
il lettore a usare la Storia come te- superiore. la visita del re di Spagna Alfonso Roberto Capelluto, Corte Franca (Brescia)

I Borbone di Francia
Identificata la catena misteriosa Sono sempre rimasto soddisfatto
L’oggetto presentato nella Pagina dei lettori del n° 122 do- dagli articoli proposti e mi pia-
vrebbe essere il sostegno di un balangandan, purtroppo cerebbe sapere qualcosa di più
privato di tutti i suoi pendagli, probabilmente ven- riguardo ai Borbone di Francia... So-
duti singolarmente. Il balangandan è un oggetto stanzialmente un percorso a grandi
brasiliano, normalmente realizzato in prata da lei linee su Enrico IV, Luigi XIII, Luigi
(letteralmente “argento della legge”, cioè argento XIV, Luigi XV, Luigi XVI e le sue tristi
di basso titolo e quindi di scarso valore). I pen- vicissitudini (come il figlioletto Luigi
dagli rappresentano in genere frutti, pesci, ma XVII morto a dieci anni!), Luigi XVIII
anche svariati oggetti e, a volte, sono frammisti ecc... Sarebbe molto bello fare un
a pietre dure. Nel passato, le donne del popolo panorama su questo argomento.
usavano adornarsi di questi amuleti nei giorni di Luca Di Pietrantonio
festa (presumo in un formato minore!), per tenere
lontano il malocchio e come portafortuna. Il nome Ci siamo occupati a più
balangandan è onomatopeico e deriva dal rumore tipico riprese delle vicissitudini dei
prodotto dai pendagli in movimento. Borbone di Francia e torneremo a
Terry J. Mills occuparcene presto in uno dei pros-
simi numeri di Focus Storia.
4
Ricordando Star Trek
Da spettatore delle fantastiche
avventure spaziali dell’equipaggio
in “pigiama colorato” dell’astrona-
ve USS Enterprise, vi ringrazio per
l’articolo di Roberto Roveda “Star
AA/MONDADORI PORTFOLIO

Trek oltre i confini della tv” (Focus


Storia n° 121).
Da giovane negli anni Ottanta
rimasi affascinato dalla sua filoso-
fia ispirata ai valori positivi dell’Il-
luminismo e del Razionalismo e
come tanti ammiravo il personag-
gio dello scienziato vulcaniano
dalle orecchie a punta, il signor
Spock, combattuto interiormente
tra la rigorosa logica della scienza
e le emozioni ereditate dalla ma-
dre umana. dell’Australia. Qui la ragazza si
Da allora ho sempre sognato di guadagnava il rispetto delle
L’amico di partecipazione alla campagna spostarmi velocemente con il autorità e otteneva una casa
Alessandro Magno d’Etiopia (1936) con la Divisione teletrasporto, mezzo utilissimo in propria e poi...
Riguardo al bellissimo articolo 28 Ottobre del generale Somma. metropoli congestionate come la Non ricordo più cosa accadde
dedicato ad Alessandro Magno Il resoconto è stato scritto a mia Roma, di essere visitato dal dopo o meglio, siccome
nel numero 122, citate Efestione macchina nel 1984 e riporta dottor McCoy con il suo strabi- l’emittente televisiva saltava la
come l’amico più caro di Alessan- i suoi ricordi vivissimi delle liante e non invasivo apparecchio programmazione, ho perso varie
dro. Sono vere le voci secondo le due battaglie del Tembien (il medico “tricoder” e di far trasmet- puntate e perciò dopo tutti questi
quali oltre a essere stato il suo mi- massacro di passo Uarieu) con tere dall’incantevole tenente anni ho ancora voglia di sapere
gliore amico sarebbe stato anche l’intento di inviarlo poi a una Uhura l’avvertimento a tutto come è andata a finire.
qualcosa di più? rivista di storia. Cosa che cerco di l’Universo di tenersi alla larga dal Vorrei avere l’opportunità di
Mariaceleste, Villa Celiera (Pescara) fare io per lui. pianeta Terra a causa dell’immen- rivederlo perché gli sceneggiati
Ovviamente il nonno è mancato sa malvagità degli uomini. storici sono i miei preferiti: è da
Efestione fu sicuramente tanti anni fa (a 98 anni dopo Fabio Lambertucci, ciò che si sono riaccesi il mio
una delle persone più intime una vita intensissima passata Santa Marinella (Roma) desiderio di notizie e ovviamente
di Alessandro Magno (sopra), suo in guerra e poi nella carriera di curiosità per come i galeotti
amico e compagno fin dalla fan- militare come bersagliere) ed è Alla ricerca della hanno “colonizzato“ l’Australia,
ciullezza e un collaboratore molto un peccato avere solo questo fiction perduta perché il periodo storico ’700-
stretto una volta che il principe racconto. Sto trovando però Sono una vostra fedelissima ’800 è quello che mi interessa
macedone fu salito al potere. tanto suo materiale fotografico lettrice (ho comprato e maggiormente.
Secondo il filosofo Aristotele, (per esempio l’entrata a Fiume conservato tutti i numeri di Caterina Fabbiani
maestro del condottiero, i due dei bersaglieri in bicicletta). Mi Focus Storia a partire dal primo,
erano “una sola anima dimoran- chiedo se il racconto possa essere incluse i vari Collection) e avrei Abbiamo fatto qualche
te in due corpi”. Non è tuttavia di vostro interesse. da chiedervi notizie circa uno ricerca, ma non siamo riusciti
dimostrabile che fossero amanti, Lucia Cottinelli sceneggiato (o come si dice a risalire alla serie televisiva di cui
sebbene già nell’antichità alcuni lo oggi una fiction) ambientato parla la lettrice. Giriamo il quesito ai
abbiano ipotizzato. Tra gli storici Non pubblichiamo in forma nel periodo della colonia penale nostri lettori, che magari possono
che paragonarono la relazione tra integrale vicende singole dei dell’Australia. Non conosco né aiutarla scrivendo a Focus Storia.
Alessandro ed Efestione a quella tra tanti soldati italiani impegnati nelle l’anno preciso, né la nazione di Quanto al tema dell’Australia come
Achille e Patroclo (i due guerrieri- diverse guerre in quanto di interes- produzione, né il titolo originale colonia penale, ce ne occuperemo.
amanti dell’Iliade), ci fu Arriano di se forse non abbastanza generale. né quello della versione italiana.
Nicomedia, vissuto però due secoli Tuttavia, segnaliamo sempre vo- Posso solo darvi alcune
I NOSTRI ERRORI
più tardi. lentieri episodi e memorie come indicazioni: veniva trasmesso in Focus Storia n° 123, pag. 82: la
quella della lettrice. Liguria da TV Esse (legata in quel famiglia fiorentina Oderlaffi si
Memorie di guerra Se Lucia vorrà inviarci le fotografie periodo a Rete4) negli Anni ’70 e chiamava in realtà Ordelaffi.
Focus Storia Collection “Grandi
Rovistando tra vecchie carte potremmo magari dedicare uno raccontava la storia di una ragazza
dittatori”, pag. 10: Rafael Trujillo fu
ho trovato un resoconto spazio a quelle immagini storiche inglese accusata di furto e spedita dittatore della Repubblica Domi-
scritto da mio nonno della sua in queste pagine dedicate ai lettori. proprio nella colonia penale nicana, non della Dominica.

5
novità e scoperte

Coppia reale
Nefertari (a sinistra) in trono
GETTY IMAGES (3)

accanto al marito Ramses II


(XIII secolo a.C.).

Le gambe della regina


D ue gambe mummificate,
conservate da oltre cento
anni al Museo Egizio di Torino,
Identikit. Secondo gli esperti
che se ne sono occupati, i resti
potrebbero davvero essere di

NEBBIA
potrebbero appartenere a Nefer- Nefertari. Innanzitutto gli arti so-
tari, moglie del faraone Ramses II no quelli di una donna alta circa
(XIII secolo a.C.). Ad avanzare l’i- 165 centimetri (sopra la media

ASSASSINA
potesi sulla rivista Plos One, dopo dell’epoca), defunta attorno ai
quattro anni di analisi e ricerche, 40 anni, come Nefertari che morì
è stato un team internazionale di quarantenne nel 1255 a.C. circa.
studiosi. I resti furono trovati nel I sandali, inoltre, corrispondono
1904, assieme a un paio di san- a un moderno 39-40 e potevano Nel dicembre 1952, una coltre di
dali, dall’archeologo piemontese appartenere a una donna alta. Si
Ernesto Schiaparelli nella tomba è infine osservato che Nefertari
smog ricoprì Londra per cinque giorni
di Nefertari (che si trova presso fu sepolta da sola e che il pro- causando almeno 12mila vittime.
Luxor, nella Valle delle Regine). cesso di mummificazione (corpo Oggi arrivano le risposte definitive
Le gambe, esposte al Museo Egi- avvolto in bende ricoperte di
zio torinese, non erano mai state grasso animale) è tipico dell’epo- sulle cause di questo fenomeno.
analizzate, almeno fino a oggi. ca in cui visse. (s. z.)

1 Sacrifici di massa in Cina 2 L’ultima casa di Augusto 3 La lista di Los Angeles


IN PILLOLE

Nella provincia cinese di Shaanxi, in un vasto Una villa scavata dal 2002, in provincia di Scoperto al consolato tedesco di Los Angeles
sito sacrificale del III secolo a.C., sono emersi Napoli, potrebbe essere, per gli archeologi, un elenco di vip in contatto con i nazisti negli
2.000 oggetti: tra questi, strumenti per l’ultima dimora dell’imperatore Ottaviano Anni ’30-’40; accademici, industriali e persone
compiere i sacrifici, soprattutto di cavalli. Augusto (63 a.C.-14 d.C.). dello spettacolo, anche insospettabili.

6
La Storia e
i Simpson
I n un episodio andato in onda nel
2000, Lisa Simpson (sotto, con
il fratello Bart) diventava il primo
presidente donna degli Stati Uniti.
Era il 2030 e a lasciarle la poltrona
c’era niente di meno che l’attuale
presidente Donald Trump. Chi ha
detto che sono solo cartoni ani-
mati? «I Simpson aiutano a leggere
gli eventi storici, anche se spesso
in modo originale», sostiene Gian-
carlo Poidomani. Docente di Storia
contemporanea all’Università di
Catania, Poidomani ha spiegato
in un libro, I Simpson e la Storia.
Invisibile Viaggio nel tempo a bordo di un di-
Il Grande smog che vano (Sironi Editore), alcuni cruciali
avvolse Londra nel 1952 eventi storici presenti in un mezzo
non fu semplice nebbia. migliaio di episodi della serie.
Gli scienziati hanno Radici lontane. Gli spunti forniti
scoperto soltanto dalla famiglia gialla più famosa
oggi come si formò e della tv sono tanti: nonno Simp-
perché fu così letale.
son ha combattuto nella Seconda
guerra mondiale e il preside

T
ra il 5 e il 9 dicembre xas A&M University (Usa) ha più inquinate al mondo, ed Skinner è un reduce del Vietnam.
1952 Londra fu invasa una risposta: fu un mix leta- effettuando sperimentazioni Non mancano poi ben precisi rife-
da una nebbia fittissi- le di anidride solforosa e aci- in laboratorio – che la com- rimenti alla storia americana degli
ma e malsana. La visibilità si do solforico, tossici se respi- bustione del carbone provo- ultimi secoli, come lo scandalo
ridusse drasticamente e oltre rati in grandi quantità. ca la formazione di anidride Watergate (1972), il proibizioni-
150mila persone furono rico- Cocktail fatale. Si pensava solforosa; la presenza dell’u- smo degli anni Venti del Novecen-
verate per problemi respira- che la nebbia fosse stata cau- midità facilita la reazione di to, i settecenteschi padri fondatori
tori; tra queste, 12mila mo- sata dall’intenso utilizzo de- ossidazione dell’anidride sol- e i nativi americani. (m. l. l.)
rirono. Ma che cosa le ave- gli impianti di riscaldamen- forosa da parte del biossido
va uccise? Per più di 60 an- to nelle case dei londinesi, di azoto, che genera anidride
ni si è indagato il mistero del ma la verità è più complessa. solforica che, a contatto con
Grande smog di Londra e og- Gli esperti hanno dimostra- l’umidità, produce il micidia-
gi un team di scienziati gui- to – analizzando l’aria di Pe- le acido solforico. •
dati da Renyi Zhang della Te- chino e Sian, due delle città Simone Zimbardi

4 Tacchini (e cani) nel menu 5 Un governatore sconosciuto


I resti di tacchino presso un sito zapoteco Ritrovato in Israele un blocco di pietra di
(Messico) di 1.500 anni fa suggeriscono che 1.900 anni fa, forse il basamento di una
l’animale venisse allevato e consumato in statua. Riporta il nome di un governatore
grandi quantità. Era secondo solo al cane. romano della Giudea finora ignoto.
novità e scoperte

AKG/MONDADORI PORTFOLIO
Che cosa c’è dentro?
Sullo sfondo, la piramide di Kukulkán
a Chichén Itzá: al suo interno si
nascondono altre due costruzioni.
ANSA

Le navi
di Pisa
C ome viveva un marinaio
di duemila anni fa? Potete
scoprirlo visitando il Museo
della antiche navi romane, Piramide matrioska
negli Arsenali medicei di Pisa Nel tempio maya di Kukulkán scoperta Maya (550-800), fase seguita
(sopra). Il museo ha aperto da un periodo influenzato dai
a fine novembre (anche se una nuova struttura. E non è l’unica. Toltechi (800-1000), cui corri-
solo parzialmente e visitabile sponde la piramide intermedia

S
su prenotazione), a 18 anni otto la piramide di Ku- matrioska. Una struttura sot- di 20 metri, e da uno conclu-
dalla scoperta della cosiddetta kulkán a Chichén Itzá tostante era già stata scoperta sivo durante il quale fu eretta
“Pompei del mare”: trenta relitti (Messico), nota come El nel 1930. Ora, con una tecnica l’attuale struttura in stile mes-
individuati e 7 recuperati con il Castillo, si nascondono ben non invasiva (tomografia elet- sicano, alta 24 metri. La sco-
loro carico, di età compresa tra due piramidi di epoche ante- trica 3D), gli archeologi hanno perta di questa costruzione, di
il III secolo a.C. e il VII d.C. Affon- riori, costruite su un cenote individuato una terza piramide stile considerato “puro”, po-
date da ripetute alluvioni, nella (pozzo sacro di origine natura- a gradoni più antica, alta 10 m, trà fare luce sul primo perio-
zona in cui nell’antichità scorre- le) individuato l’anno scorso. con una scalinata che portava do della cultura maya nella pe-
va il fiume Auser, le navi si sono È quanto riporta René Chávez, molto probabilmente a un alta- nisola dello Yucatán, ancora
conservate grazie al particolare geofisico dell’Università nazio- re costruito sulla cima. poco noto, e su questo gran-
tipo di fondale. nale autonoma del Messico e A strati. Questa struttura ri- de centro cerimoniale, tra i più
In mostra. In attesa che l’alle- coordinatore del progetto, che sale alla prima fase di occu- ampi d’America. •
stimento sia completato, nelle paragona il complesso a una pazione dell’area da parte dei Giuliana Lomazzi
sale IV e V del museo sono
state esposte le prime quattro,
sottoposte a un restauro in-
novativo: una veloce piroga (II
secolo d.C.), una imbarcazione
I block notes di Gesù
dello stesso secolo, adibita al
trasporto merci e lunga come
due pullman in colonna, un
P otremmo definirlo la Moleskine
di Gesù, il prezioso codice com-
posto da tavolette di piombo, rile-
giudicarono un falso. Ma ora due
scienziati dello Ion Beam Centre
della Surrey University (Inghilterra)
linguistiche hanno poi confermato
che il codice è scritto in ebraico an-
tico: secondo l’archeologo David
traghetto fluviale a fondo gate come un piccolo block notes ne hanno confermato l’autenticità. Elkington, che guida le indagini,
piatto (III-IV secolo d.C.) e una ad anelli e pieno di informazioni Rivelazioni. Analizzando la il testo rivelerebbe che Gesù non
grossa imbarcazione lunga 13 su Cristo (inclusa la sua più antica struttura del piombo e confrontan- voleva fondare una nuova reli-
metri (VI secolo d.C.). Oltre alla raffigurazione). Scoperto da un be- dola con un campione di epoca gione. Voleva soltanto ripristinare
ricostruzione a grandezza natu- duino in una grotta della Giordania romana, Roger Webb e Chris l’antico culto ebraico dei tempi del
rale di una nave da guerra del 8 anni fa, quando venne mostrato Jeynes hanno datato il reperto a re Davide (X secolo a.C.), che nel
I secolo d.C.: la Alkedo. (m. l. l.) alla stampa, molti accademici lo circa 1.800-2.000 anni fa. Analisi frattempo si era perduto. (m. l. l.)
agenda
A cura di Irene Merli

MOSTRA URBIN0

Giocattoli d’altri tempi


U
n viaggio a ritroso nel
tempo in un mondo
poco frequentato dal-
le mostre: quello dei “baloc-
chi” e dei passatempi. Gio-
chiamo!, esposizione allesti-
ta nel Palazzo Ducale di Ur-
bino, racconta in particolare
due periodi storici, il Rinasci-
mento e il Barocco, attraver-
so una serie di scacchiere, li-
bri, mazzi di carte, giocattoli
Pezzo di scacchiera
che si diffusero in Europa dal
tedesca, del XVI
Quattrocento al Seicento, tra
secolo. A lato, bambini
bambini e nobili. Risultato? che giocano in un
Il visitatore scopre un mondo dipinto del ’700.
ludico che stupisce, anzitutto
per la ricercatezza.
Dalle trottole al calcio. Nel rallo e rarità come una picco- ne, birilli e trottole cinquecen- movimento, che nel Rinasci-
percorso espositivo si alterna- la scatola intarsiata in avorio tesche, bambole di stoffa e fi- mento si svolgevano prevalen-
no pezzi del gioco degli scac- contenente giocattoli in mi- gurine in legno. Una sezione, temente all’aperto: pallacorda,
chi in oro e argento, tavole da niatura. La mostra presenta attraverso dipinti e incisioni, pallone con il bracciale e calcio
gioco in marmo, corno, co- poi i giochi dei bambini: palli- introduce infine ai giochi di fiorentino. •

Fino al 5/2. Galleria nazionale delle Marche. Info e prenotazioni: 0722 322625; www.gallerianazionalemarche.it

MOSTRA NAPOLI BERGAMO EVENTI

Carlo III e Una città per Lorenzo Lotto


l’archeologia Lorenzo Lotto - Attraverso pale lottesche (non sempre ac-
Bergamo è un percorso che cessibili). E culmina nella visita
Sessanta opere tra dipinti, dise-
parte dall’Accademia Carrara, del Coro ligneo di Santa Maria
gni, incisioni, sculture, matrici in
dove sono esposte 12 opere Maggiore, con 70 tarsie in gran
rame testimoniano la passione
del grande pittore veneto, tra parte di suo disegno.
di Carlo III per le antichità e per
cui due inedite e una tarsia di Fino al 26/2. Info e prenot.
la diffusione in Europa degli ine-
recente scoperta. Poi continua (obbligatorie per il Coro del
stimabili tesori di Napoli. Duomo e per il Lotto tour)
in una serie di chiese in cui IL LIBRO
Fino al 16/3. M.A.N.N., Info e www.lacarrara.it/attivita/ll8/
prenotazioni: 848 800 288
sono conservate splendide
Indagine su un
mito medioevale
Questo libro dimostra che
Due immagini del Riccardo I non fu soltanto il mi-
coro intarsiato stico re inglese che partì per le
della Basilica Crociate. La sua vera natura era
di Santa Maria quella di un sovrano violento,
Maggiore, crudele, volubile e avido.
disegnato da Roberto Romano, Riccardo
Lorenzo Lotto. Cuor di Leone (Graphe), 15 euro.

9
microstoria
A cura di Marta Erba, Paola Panigas e Daniele Venturoli

DEA/GETTY IMAGES
PAROLE DIMENTICATE

Q U E R E L O S 0
Dal latino querelosus, derivato da “querela” (nel senso antico di lamentela). Si utilizzava
per indicare una persona che si lamenta frequentemente, come il più diffuso querulo.

IL MITO
La bellissima DAFNE era
una delle Naiadi, le divinità
dei corsi d’acqua, e aveva
suscitato l’amore di Apollo.
Ma poiché non ricambiava
la passione del dio, cercò
di sfuggirgli, correndo tra
le sterpaglie, graffiandosi
e strappandosi le vesti.
Raggiunta da Apollo, chie-
se aiuto agli dèi. In pochi
FOTOTECA GILARDI

istanti si irrigidì, i suoi piedi


divennero radici e il corpo si
ricoprì di una ruvida scorza:
era stata trasformata in una
pianta, l’alloro (che in greco LA VIGNETTA

SOTTO TIRO
si dice proprio daphne).
Il mito è stato raffigurato da
molti artisti (tra cui Pollaiolo,
Giorgione, Tiepolo, Bernini).
Sopra, la fuga della ninfa
secondo Francesco Albani, Melchiorre De Filippis Delfico (1825-1895), intel- provocazioni, si rappresentò davanti a un plotone
pittore del Seicento. lettuale di nobili origini e maestro della satira par- di esecuzione, con Cavour in prima fila tra i suoi
Castità. Che cosa si cela tenopea, non era certo uno che le mandava a dire. giustizieri.
dietro a questo racconto? Sul foglio satirico napoletano Arlecchino - Giornale Rapporto ambiguo. Il celebre caricaturista sape-
Per alcuni, la trasformazio- caos di tutti i colori prese in giro i protagonisti del va di essere nel mirino della censura e nel mirino,
ne della fanciulla in alloro XIX secolo, da Cavour a Napoleone III, da France- non solo metaforico, delle sue “vittime”. Aveva
potrebbe simboleggiare la sco II di Borbone a Federico Guglielmo di Prussia, però espresso apertamente stima per Cavour. Rap-
castità eterna (il sacrificio dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe al presentò lo statista piemontese con ammirazione
del corpo per sfuggire alla pontefice Pio IX. E a nessuno risparmiò le critiche. per aver contribuito alla nascita dell’Italia, ma
lussuria), ma anche la coraz- Nel suo Album di caricature del 1860, compare anche con scetticismo per la politica antimeridio-
za che ci si costruisce intor- invece questa illustrazione autoironica, intitolata nalista di Cavour. Considerava invece un eroe in-
no quando si è vittime non Fine di un caricaturista, in cui De Filippis Delfico, toccabile Garibaldi. Anche se lo raffigurò accanto
consenzienti del desiderio consapevole di aver arrecato parecchio fastidio a Cavour in un improbabile matrimonio, osservato
sessuale altrui. agli uomini più potenti dell’epoca con le sue con stupore da un’allegoria dell’Italia.

10
CHI L’HA DETTO? IL NUMERO

GETTY IMAGES
2,50
Era il costo di una tazzina
di caffè al bar negli anni
Trenta, in Italia, pari a
LIRE 2,14 euro di oggi.

“La miglior TOP TEN


difesa
I PIÙ CELEBRI TRUFFATORI
è l’attacco” 1 Mary Wilcocks (1791-1864)
Figlia di un ciabattino, nel 1817 riuscì a farsi
La frase è attribuita all’allenato- del 1925 in cui esponeva il suo passare per la principessa Caraboo, rapita dai
re di calcio brasiliano Gentil Car- pensiero politico – per criticare pirati dall’inesistente isola di Javasu.
doso (1906-1970), ma richiama il valore dei patti militari basati
Henri Louis Grin (1847-1921)
(non si sa se intenzionalmente)
lo slogan nazista: “La forza non
sulla difesa (come la Triplice
Alleanza, tra Germania,
2 Preso il nome di Louis de Rougemont, finse
sta nella difesa ma nell’attacco”. Austria e Italia), esaltando di avere avuto incredibili avventure in Australia
Nazista. Così scrisse Adolf invece quelli siglati a scopi e in Asia che pubblicò su un periodico inglese.
Hitler nel Mein Kampf – il saggio espansionistici. Wilhelm Voigt (1849-1922)
3 Nel 1906, travestito da ufficiale prussiano,
fece imprigionare il sindaco e il tesoriere di
L’OGGETTO MISTERIOSO Köpenick e rubò il tesoro della città.
Cassie Chadwick (1857-1907)
Un piccolo oggetto, ma dal peso di un chilogrammo, perché
4 Fingendosi l’erede di Andrew Carnegie, uno
realizzato interamente in legno. Il suo nome fa pensare degli uomini più ricchi di tutti i tempi, riuscì a
a un gioco per bambini, ma farsi prestare milioni di dollari dalle banche.
era usato da chi lavorava Oscar Hartzell (1876-1943)
con l’acqua. Di che cosa si 5 Nel 1919 convinse decine di migliaia di
tratta? abitanti dello Iowa con cognome Drake che
avevano diritto all’eredità di Sir Francis Drake.
Aspettiamo le vostre risposte, indicando
Charles Ponzi (1882-1949)
anche la località, a: Focus Storia, via Battistotti
Sassi, 11/a - 20133 Milano oppure a
6 Lo “schema Ponzi” prometteva interessi al-
redazione@focusstoria.it tissimi in breve tempo pagandoli con i denari
raccolti dai nuovi clienti che via via convinceva.
È stata Iris Breviglieri da Trieste la lettrice più veloce nell’indovinare
Han Van Meegeren (1889-1947)
l’oggetto misterioso del numero scorso: era un antico attrezzo da 7 Artista mancato, divenne uno dei più abili
materassaio che serviva per spingere in profondità le imbottiture. Le
falsari d’arte del XX secolo. Riuscì a vendere
matasse di lana venivano pressate per raggiungere i punti
falsi fiamminghi persino al nazista Himmler.
più reconditi di materassi e cuscini.
Victor Lustig (1890-1947)
8 Poliglotta, portò a termine numerose truffe
sui transatlantici, ma è ricordato per essere riu-
MONDADORI PORTFOLIO/LEEMAGE

VOCABOLARIO: FEUDO scito a vendere ben due volte la Torre Eiffel.


Frank W. Abagnale Jr (1948)
Composto da due termini che derivano dal tedesco antico: foehu, ov-
vero bestiame, che rappresentava il bene più prezio-
9 Negli Anni ’60 incassò 2,5 milioni di dollari
so per le popolazioni germaniche non stanziali in 26 Paesi usando otto diverse identità. A lui è
e non dedite all’agricoltura, e la parola od ispirato il film Prendimi se puoi, con DiCaprio.
che indica il possesso. Il feudo, un istituto Carlos Henrique Raposo (1963)
caratteristico del Medioevo germanico 10 Nome d’arte Carlos Kaiser: per 20 anni si fece
cristiano, indicava la concessione da parte passare per calciatore, ma una volta ingaggiato
del sovrano a un vassallo di un diritto su fingeva infortuni al momento di giocare.
un determinato territorio.

11
(C)OLD case
A cura di M. Picozzi e F. Ceccherini

TRATTO DAL LIBRO “L’ESTRO DEL MALE” (3)


Il primo serial
killer italiano La ricostruzione di due dei delitti
commessi tra il 1849 e il 1859 dal serial
Soprannominato “il mostro killer di Milano Antonio Boggia.

di Stretta Bagnera”,
dal vicolo dove si trovava
il suo covo, Antonio Boggia
nel XIX secolo terrorizzò
Milano.

? IL CASO
L’insospettabile Antonio Boggia fu uno Una madre scomparsa. Il 26 febbraio infatti un contabile, un certo Comi, nei locali
spietato serial killer italiano del XIX secolo. 1860 Giovanni Maurier si presentò negli della Stretta Bagnera. L’uomo dopo essere
All’epoca fu definito “il mostro della Stretta uffici del Tribunale per denunciare la scom- stato colpito alla testa con un fendente, era
Bagnera”, dal vicolo milanese dove si tro- parsa dell’anziana madre, Ester Maria Per- fuggito sanguinante e aveva denunciato
vavano alcuni locali di sua proprietà e oggi rocchio. Di lei non si avevano più notizie Boggia che era finito per qualche anno in
scomparso. Nato a Urio, nel Comasco, il 23 da un anno: circolava voce che si fosse tra- manicomio.
dicembre 1799, Antonio si trasferì a Milano sferita sul Lago di Como, dopo aver lasciato A questo punto i timori sulla Perrocchio si
nel 1818, dove la sua attività di piccolo im- l’amministrazione dei suoi immobili proprio fecero più pressanti, fino a quando saltò
prenditore presto fallì. Allora si adattò a fare a Boggia, suo uomo di fiducia. Proprio su fuori un testimone. Prima di sparire l’an-
quel che capitava: muratore, carpentiere. di lui si concentrarono le indagini. Si scoprì ziana signora era stata vista discutere con
All’apparenza tranquillo e riservato, si rivelò che a suo carico esisteva già un fascicolo per Boggia, il quale in seguito aveva chiesto alla
presto diverso da come sembrava. tentato omicidio. Aveva cercato di uccidere portinaia dello stabile due secchi d’acqua.

LE INDAGINI
Messo alle strette, grazie ai modi spicci della di rapina e un tentato omicidio, commessi testa donata alla scienza, per la precisione a
polizia di fine Ottocento, Antonio Boggia tra il 1849 e il 1859. Bastarono cinque giorni Cesare Lombroso, il padre della fisiognomi-
confessò l’omicidio e fece ritrovare il cada- per stabilire la sua colpevolezza. ca criminale.
vere della Perrocchio: era stato murato nel Raptus assassino. Boggia allora tentò la Antonio Boggia il “mostro” per anni ha rap-
sottoscala. Ma non era tutto. La perquisizio- carta dell’infermità mentale. E per sostener- presentato per i milanesi l’incarnazione del
ne nei locali di proprietà dell’assassino riser- la cominciò a lamentare spesso mal di testa. Male, al punto da ispirare persino un’ingiu-
vò terribili sorprese: documenti e procure In cella si spogliò nudo e si mise a cantare di ria: te set propri un Boggia (“sei proprio
di gente scomparsa negli anni precedenti, il notte. Ai giudici disse di non sapere che co- un Boggia”), in voga fino ai primi del ’900.
tutto senza che nessuno avesse mai sospet- sa gli fosse preso durante gli omicidi e che Cioè fino a quando un serial killer di donne,
tato nulla. Quante persone aveva ucciso? si era trattato di un raptus. Ma nessuno gli il francese Henri Landru, soprannominato
Tante. Al punto che Boggia oggi sarebbe credette. Fu condannato a morte e il Barbablù (dalla fiaba sull’uxoricida scritta da
classificabile come serial killer. 9 aprile 1862 Antonio Boggia venne giu- Charles Perrault nel ’600), lo scalzerà dalla
Il 18 novembre 1861 si aprì il processo. Gli stiziato per impiccagione. Il suo corpo fu scena. E il detto milanese si trasformò in te
vennero contestati quattro omicidi a scopo sepolto nel cimitero del Gentilino e la sua set propri un Landrù, “sei proprio un Landrù”.

12
la storia del lÍder mÁximo a fumetti
Castro © 2010 by Carlsen Verlag GmbH, Hamburg. All rights reserved. Edizione realizzata su licenza Edizioni BD srl.

288
pagine
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una delle figure più controverse della storia in uno splendido racconto a fumetti
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RIVELAZIONI

Le preoccupazioni del Führer sulla guerra catturate da


un microfono rimasto acceso in un incontro del 1942
A cura di Federica Ceccherini

HITLER
FUORI ONDA
E
ra il 4 giugno 1942, in piena Se- soli. Ma Damen non spense, come avreb- a cancellare tutto. Il nastro però non ven-
conda guerra mondiale, quando be dovuto, il registratore. Così sono arri- ne cancellato, fu ritrovato dopo la guerra
Hitler decise di recarsi in Finlan- vati fino a noi 11 minuti di una conversa- e in seguito reso pubblico. In molti hanno
dia dal colonnello Carl Gustav zione privatissima di Hitler sullo stato del- contestato l’autenticità della registrazione
Mannerheim, comandante in capo dell’e- la guerra in corso. Scopo dell’incontro era e qualcuno ha sostenuto che non si trat-
sercito finlandese. Il barone Mannerheim assicurarsi l’appoggio della Finlandia, che tasse della voce di Hitler. L’ultima e defini-
non volle ricevere il Führer nel suo quar- nel 1941 si era alleata con l’Asse contro l’U- tiva parola sulla questione è arrivata dalla
tier generale. Decise invece di accoglierlo nione Sovietica. Il conflitto infatti non sta- polizia tedesca che, dopo un attento esa-
in una piccola cittadina nel Sud del Paese, va andando come previsto: lo dice Hitler me, nel 2014 ne ha accertato l’autenticità.
Imatra, a bordo del suo treno personale. stesso, ricostruendo i primi anni di guerra. Ecco dunque le parole di Hitler, con alcu-
Durante il pranzo organizzato per il Il nastro rItrovato. A un certo punto ne note esplicative.
compleanno del colonnello, il fonico Thor la registrazione fu interrotta bruscamen-
Damen aveva l’incarico di registrare il di- te. Alcuni ufficiali tedeschi si erano accor- È evidente ormai. [I sovietici] hanno
scorso di auguri. Quando i festeggiamen- ti che Damen stava ancora registrando, l’armamento più mostruoso umana-
ti finirono Hitler e Mannerheim rimasero lo costrinsero a spegnere il microfono e mente concepibile. Se qualcuno mi
14
GETTY IMAGES (2)
Tra i boschi
avesse detto che uno Stato può armarsi be finita male per noi. [...] Saremmo stati La stretta di mano fra Hitler e Mannerheim,
di 35.000 carri armati avrei detto “sei schiacciati. Completamente. Inizialmen- capo delle forze di difesa della Finlandia:
matto” [...] Abbiamo localizzato alcuni te, nell’autunno 1939 pensavo di chiu- l’incontro (nella pagina a sinistra) avvenne a
impianti industriali. Uno di questi era dere in breve la campagna occidenta- Imatra, nel Sud del Paese.
in costruzione due anni fa e oggi è un le, ma il cattivo tempo ci ha ostacola-
impianto di produzione di carri arma- to. Tutto il nostro equipaggiamento era cese ero d’accordo con i miei generali sul
ti che a pieno regime impiegherà più di per il bel tempo. fatto che, probabilmente, non avremmo
60mila lavoratori. Non ho mai sospetta- [...] Ero convinto che avremmo conclu- avuto la giusta condizione per sfrutta-
to tutto questo [...]. Nell’inverno del ’39- so la guerra in Francia in sei settimane(1), re appieno le potenzialità dei nostri Pan-
40 ho avuto molti problemi sul fronte oc- ma pioveva e c’era il problema di muover- zer e dell’aviazione, a causa delle condi-
cidentale e aprire due fronti allora sareb- si; siccome conosco bene il territorio fran- zioni meteo.

(1) Hitler attaccò la Francia il 10 maggio 1940, convinto di affermarsi con dal 30 novembre 1939 al 12 marzo 1940. La Finlandia, che voleva
una guerra-lampo che invece non fu tale. Al momento dell’invasione della riconquistare i territori persi, era alleata della Germania e nel 1942 c’erano
Francia si era conclusa da due mesi la guerra russo-finlandese, combattuta circa 200mila soldati tedeschi di stanza nel Paese.

15
Hitler definisce “una
disgrazia” la campagna
italiana nei Balcani, che
costrinse i tedeschi ad
aiutare le forze armate
italiane, impreparate
Se mi fossi mosso in Francia prima,
nel corso del 1939, la storia del mon-
do sarebbe stata diversa. Ma ho dovuto
aspettare fino al 1940 e non era possibi-
le fare niente prima di maggio. Il 10 mag-
gio era il primo giorno buono. E così quel
giorno ho attaccato. [...]
Poi c’era ancora la Norvegia(2). E nel-
lo stesso tempo si è abbattuta su di noi
quella che oggi posso definire una vera
e propria disgrazia: la situazione cre-
atasi per l’Italia nell’Africa del Nord e Sorpresa russa
in Albania e Grecia(3). Abbiamo dovu- Una fabbrica sovietica
to aiutarli e questo ha significato di- di carri armati nella
stribuire la nostra aeronautica e i no- Seconda guerra
stri carri armati su vari fronti, proprio mondiale. Hitler fu
mentre ci stavamo preparando per l’O- sorpreso dalla capacità
riente [...]. Nelle sanguinose battaglie produttiva dell’industria
nel deserto abbiamo subìto grandi per- bellica russa.
dite e tutte queste risorse sono anda-
te perdute; non erano più disponibili
per il Fronte Orientale. Comunque non
era immaginabile alcuna altra strada,
se non questa inevitabile decisione(4).
Ebbi allora un colloquio con Molotov(5).
Era assolutamente evidente che l’Urss Delusione Italia
avrebbe preso la decisione di iniziare una Italiani sul fronte dei
guerra. Mi congedai da lui con la deci- Balcani: l’invasione
della Grecia costrinse i
sione di vincere, se possibile, poiché le
tedeschi a intervenire
richieste che stava facendo avevano
in aiuto dell’alleato. Si
chiaramente per obiettivo, in ultima temeva un’avanzata
analisi, quello di governare l’Europa. russa in Romania.
Già nell’autunno del 1940 [...] ho con-
sigliato al governo finlandese di negozia-
re e guadagnare tempo perché [...] se la noi molto tardi e quello che avevamo in Oriente non era ancora stato preparato
Russia, con le sue 60 divisioni, aves- lì era davvero ridicolo. I russi voleva- in alcun modo e le unità militari avrebbe-
se preso possesso delle risorse petroli- no appropriarsi delle risorse petrolife- ro dovuto essere consolidate prima in Oc-
fere della Romania(6), la Germania sa- re [in Romania], ma io non potevo ini- cidente. Gli armamenti dovevano essere ri-
rebbe stata distrutta. In Romania allo- ziare la guerra in settembre o ottobre. messi in ordine dal momento che abbia-
ra non avevamo ancora nessuna for- Con i nostri armamenti sarebbe stato mo fatto i nostri sacrifici durante la cam-
za, il governo rumeno si era rivolto a impossibile. Il dispiegamento delle truppe pagna occidentale.

(2) La Germania aveva attaccato Danimarca e Norvegia il 9 aprile 1940: la (5) Il 23 agosto 1939 Germania e Urss avevano firmato un patto di non
prima si arrese il giorno stesso, mentre la Norvegia combatté fino a giugno. aggressione, chiamato patto Molotov-Ribbentrop (dai nomi dei ministri
(3) Il 13 settembre 1940 l’Italia aveva invaso l’Egitto dalla Libia e nell’ottobre degli Esteri sovietico e tedesco), poi violato da Hitler. Con una clausola
dello stesso anno la Grecia, passando per l’Albania annessa nel 1939. segreta i due Stati si erano spartiti le zone d’influenza in Europa Orientale.
(4) Il 22 giugno 1941 la Germania attaccò l’Urss (Operazione Barbarossa). (6) Nel novembre 1940 la Romania aveva aderito all’Asse.

16
Triste Africa
Italiani catturati dagli
inglesi in Nord Africa:
nonostante gli sforzi,
le forze dell’Asse non
riuscirono a tenere
il controllo di quei
territori.

Auf
wiedersehen
Hitler lascia il treno
accompagnato dal
presidente finlandese

GETTY IMAGES (4)


Risto Ryti (alla
sua sinistra) e da
Mannerheim.

Sarebbe stato impossibile attacca- lio dalla Romania non saremmo sta- terrotti, ma uno dei punti concerneva la
re [l’Urss] prima della primavera del ti in grado di condurre la guerra. Que- Finlandia: [i sovietici] volevano la liber-
1941 e se la Russia nell’autunno del sto mi ha preoccupato molto e da qui tà di difendersi dalla minaccia finlande-
1940 avesse occupato la Romania, an- il mio tentativo di superare questa fa- se. [...] Io ho risposto: non starete dicendo
nettendosi i pozzi di petrolio, allora sa- se attraverso i negoziati, almeno fino che la vostra esistenza è minacciata dal-
remmo stati impotenti. a quando siamo stati abbastanza forti la Finlandia?!
Nel 1941 abbiamo avuto una grande da opporci a delle esorbitanti richieste. E loro: c’è anche una minaccia mora-
produzione [di petrolio] tedesca, ma la Richieste che erano in realtà vere le all’esistenza di un grande Stato e quel-
quantità che l’aeronautica da sola sta estorsioni: i russi sapevano che era- lo che la Finlandia sta facendo è portare
consumando è qualcosa di mostruo- vamo impotenti e che sul fronte occi- una minaccia alla nostra esistenza mora-
so. Si tratta di un consumo che supera dentale siamo fermi: ci potevano chie- le. Al che io risposi: “Non accetteremo
ogni immaginazione. Senza l’afflusso dere qualsiasi cosa. [...] A questo pun- un’altra guerra nel Baltico come spet-
di 4 o 5 milioni di tonnellate di petro- to i negoziati sono stati bruscamente in- tatori passivi”. [...] •
17
TECNOLOGIA

In azione
Nello sfondo, la mappa
sottomarina della società
Atlantic Telegraph fondata
da Cyrus Field (a destra)
con l’obiettivo di collegare
America ed Europa con
un cavo di comunicazioni
telegrafiche (sotto, la
nave che lo posò). A lato,
un telegrafo del 1860.

Nel 1866 riuscì un’impresa tentata per anni: la posa di un

3.600 KM

L’
Europa e l’America sono unite Quando il presidente degli Stati Uniti Lin-
dal telegrafo. Gloria a Dio nel coln fu assassinato, nell’aprile del 1865, la
più alto dei cieli, e pace in ter- notizia telegrafata, riportata a mano e sigilla-
ra agli uomini di buona volon- ta in un pacchetto di pelle, fu portata da una
tà”: fu questo, il 16 agosto 1858, il primo mes- nave a vapore e consegnata all’ufficio postale
saggio che attraversò l’Atlantico sfruttando un per poi essere spedita oltreoceano. Tempo ne-
cavo elettrico sottomarino. Per quanto incer- cessario per divulgarla? 12 giorni.
to e lentissimo per gli standard odierni, fu l’i- “Bastò” un cavo e si passò a una manciata
nizio di una rivoluzione epocale. Che ci mise di ore, quelle necessarie alla trasmissione tra-
un po’ a prendere piede. mite un telegrafo Morse. Questo strumento di
18
GETTY IMAGES (3)
cavo telegrafico sottomarino tra Europa e America. Che azzerò le distanze

SOTTO I MARI
comunicazione esisteva da oltre vent’an-
ni. E già nel 1850 era stato posato il pri-
mo filo sottomarino tra la Francia e l’In-
Primo ostacolo: trasportare
le tonnellate di cavo
L’idea di un collegamento che unisse
ministero del Tesoro britannico a garanti-
re un sussidio di 14mila sterline l’anno e
le marine britannica e americana a fornire
ghilterra. Ma creare un collegamento at- America ed Europa era dunque nell’aria, le navi per l’operazione.
traverso l’Atlantico fu un’impresa straor- ma fu il magnate americano Cyrus Field a Il progetto sembrava semplice, ma c’e-
dinaria, al limite delle capacità tecniche fare il passo decisivo. Field riprese un’in- ra un primo ostacolo: nessun vascello po-
dell’epoca. Un’impresa visionaria, che tuizione dell’ingegnere telegrafico Frede- teva trasportare da solo tutto il cavo ne-
anticipava Internet: oggi, infatti, sot- rick Newton Gisborne e nel 1856 fondò la cessario, quindi erano necessarie due na-
to l’oceano corrono le fibre ottiche del Atlantic Telegraph Company per realizza- vi. Si scelsero la britannica Agamennon e
Web. Ecco come ci si arrivò. re il progetto. Riuscì anche a convincere il la nave degli Stati Uniti Niagara. Quando
19
BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO

Confronti
impietosi
La fregata La sfida era
Agamennon
affiancata al tecnica ma ci fu
transatlantico Great
Eastern, grazie al bisogno anche di
quale fu alla fine
posato il cavo. fortuna: uno dei
primi tentativi
naufragò per
una tempesta
non prevista

I record della
Great Eastern
La nave a propulsione
mista (a elica, pale e
vele) che posò il cavo
sottomarino era la più
gradne costruita fino a
quel momento (sopra,
dopo la riconversione
a posacavi). Ecco i suoi
numeri.

32.000 211 25 4 6 14
TONNELLATE METRI DI METRI DI CALDAIE ALBERI NODI DI
DI STAZZA LUNGHEZZA LARGHEZZA PER LE PALE PER LE VELE VELOCITÀ
MASSIMA

20
la prima avesse finito si srotolare e posa- peso morto e la nave, con i ponti inclina- sesto giorno si arrivò all’ultimo dei 3.600
re sul fondale la sua quota di cavo, sareb- ti a 45°, rischiò di capovolgersi e affonda- km necessari ad attraversare l’Atlantico.
be andata avanti l’altra, dopo aver colle- re. Solo il 25 giugno raggiunse il punto di
gato le estremità. incontro con la Niagara, che invece ave- L’ennesimo contrattempo:
Il primo tentativo, nel 1857, fallì dopo va fatto un viaggio molto più tranquillo. il messaggio è troppo lento
appena 270 km perché il cavo, troppo te- I due cavi vennero collegati tra loro e le Dalla baia irlandese di White Strand
so, si spezzò. Il 10 giugno 1858 le navi la- navi si mossero come previsto in direzio- a Valentia Isle, la più occidentale isolet-
sciarono una seconda volta Plymouth, in ni opposte. Subito però il cavo della Nia- ta dell’Irlanda meridionale, fino a Heart’s
Inghilterra: dovevano incontrarsi in mez- gara si incastrò spezzandosi. Altro tenta- Content, una piccola e ben protetta baia a
zo all’Atlantico, collegare i cavi e poi fare tivo: le due navi riuscirono a navigare per Terranova in Canada, il primissimo mes-
dietrofront. Per qualche ora tutto sembrò una quarantina di miglia quando il segna- saggio tecnico fu questo: “L’estremità del
filare liscio, ma prima di mezzanotte scop- le elettrico di controllo scomparve. Si do- cavo è saldamente sulla terraferma, vici-
piò una tempesta fuori stagione. vette tornare indietro e ripetere per la ter- no a un molo a Knight’t Town [una città
za volta la congiunzione tra i cavi. a meno di due km dal punto di arrivo del
Secondo ostacolo: le condizioni Il giorno dopo sulla Agamennon il cavo cavo], trasportatovi dal battello a ruote Va-
meteorologiche si spezzò ancora una volta. Si dovette at- lorous. Ci aspettiamo di aprire il collega-
Per sette giorni e sette notti il vento sof- tendere fino al 29 luglio perché le due navi mento pubblico fra tre settimane”.
fiò violentissimo e l’Agamennon si trovò ci riprovassero: fu la volta buona. Il primo Ma qualcosa non andava: la trasmis-
presto in difficoltà. Le 2.840 tonnellate di giorno vennero posati 480 km di cavo; il sione era lentissima. Quel 16 agosto, per
cavo che trasportava nella stiva erano un secondo giorno, 275; il terzo, ben 340. Al trasmettere il comunicato inaugurale uf-

Il peso del

GETTY IMAGES (2)


progresso
Il macchinario
posacavi della
Great Eastern: un
tutto, il cavo del
1866 pesava 3mila
tonnellate.

Con la forza

<NESSuNcollEGAMENToINTErSEcANTE>
delle braccia
Sempre a bordo
della Great Eastern:
operai al lavoro
nella stiva per
srotolare il cavo.

418 4.000
UOMINI DI PASSEGGERI
EQUIPAGGIO

21
Anche Lord Kelvin, E alla fine fu “reclutato”
persino un transatlantico
“papà” dei gradi Mancava ancora il mezzo
Kelvin, fu chiamato adatto. Era disponibile la
Great Eastern, la più gran-
a contribuire de nave del mondo: era
nata come transatlan-
all’impresa tico, ma la compagnia
armatrice aveva fatto
fallimento e voleva
ficiale che vi abbiamo ri- demolirla. Fu inve-
portato all’inizio ci vollero ce riciclata visto che
35 minuti. Dopo lo scam- era l’unica che po-
bio un po’ frivolo di salu- tesse caricare le tre
ti tra la regina Vittoria e il grandi vasche di fer-
presidente Usa Buchanan ro con il cavo.
(16 ore per 98 parole!), il pri- Il primo tentati-
mo messaggio “vero” riguar- vo del 1865 fallì: dopo
dò una collisione tra due navi. aver posato quasi 2mila
Da quel momento il flusso di km di cavo, il capo di uno
informazioni fu continuo, nono- dei segmenti scivolò in ma-
stante il prezzo esorbitante di 10 dol- re e andò perso. Il 13 giugno
lari per ogni parola di cinque lettere. Il 1866 iniziò il secondo tentativo, che
vantaggio per i mercati finanziari fu evi- giunse a buon fine il 27 luglio. Grazie
dente. Un messaggio che bloccò all’ulti- alle indicazioni di Kelvin, questa volta
mo momento lo spostamento di un reg- me 7 fili di rame purissimo tenuti attaccati si usarono segnali a bassa tensione rag-
gimento britannico in Canada fece rispar- da un collante speciale; il tutto fu ricoper- giungendo le 8 parole al minuto: il mon-
miare 50mila sterline alla Corona. Ma du- to da quattro strati di guttaperca (una sor- do era diventato più piccolo. •
rò poco. ta di caucciù) alternati a isolante; 18 strati Achille Prudenzi
Per errore furono fatti passare per il ca- di sottili cavi d’acciaio a loro volta avvolti
vo impulsi da duemila volt che ne acce- nella canapa proteggevano il cavo telegra-
lerarono il decadimento. Quindici giorni fico. Diametro finale: 28 millimetri.
dopo la posa i segnali divennero incom- Vi sembrano pochi? Non è così: il pe-
Ricordi del
prensibili fino a interrompersi: andarono so complessivo era di 3mila tonnellate, di-
primo cavo
in fumo 100mila sterline dell’epoca. Sem- stribuite su 4.300 km di lunghezza. Ven- Sopra, una copia del
primo messaggio
brava finita. ne scomodato anche Lord Kelvin (quello
mandato oltreoceano
dei gradi Kelvin), uno dei maggiori scien-
usando il telegrafo
Scienziati e tecnici in campo ziati dell’epoca: fu lui a fornire il contribu- Atlantic nel 1858.
per migliorare il cavo to scientifico decisivo, studiando le equa- A destra, campioni
E invece gli inglesi non si persero d’a- zioni per sfruttare in modo finalmente ef- del cavo originario
nimo, confortati da sempre più avanza- ficace i segnali elettrici attraverso i cavi diventati souvenir
te conoscenze tecniche. Si misero insie- sottomarini. dell’impresa.

Gli altri tentativi: palloni aerostatici, boe e tubi di vetro


L’ idea di posare cavi
telegrafici sotto-
marini non era una
Dorsale medio atlan-
tica, che i geologi del
tempo immaginavano
sospendere i cavi del
telegrafo al di sopra
dell’oceano, fissati a
vetro sotto il mare.
Alla fine, la soluzione
adottata dagli inge-
novità assoluta: ce come un altopiano palloni aerostatici. O gneri dell’americano
n’erano fra Inghilterra pianeggiante: in realtà di appenderli appena Cyrus Field fu la mi-
e Francia dal 1850, co- è una catena montuo- sotto il pelo dell’ac- gliore: sott’acqua, i
me pure tra Scozia e Ir- sa sottomarina, con qua, ancorati a una pesanti cavi di rame
GETTY IMAGES (2)

landa. Ma attraversare picchi e canyon, e i pri- interminabile fila di risultarono alleggeriti


l’Atlantico era un altro mi tentativi fallirono boe. Il principe Albert e si poterono posare
paio di maniche. proprio per questo. (marito della regina sul fondale, seguendo
Da poco si era sco- Passi avanti. Alcuni Vittoria) sosteneva la complessa morfolo-
perta l’esistenza della immaginarono di l’idea di un tubo di gia della dorsale.

22
SETTECENTO

La danza
delle amanti
Le Tre Grazie del pittore
Jean-Baptiste Van
Loo (1705-1765) sono
state a lungo identificate
come tre delle sorelle
Nesle. In realtà il dipinto
fu realizzato quando le
amanti di Luigi XV
(a destra) erano già
SCALA

uscite di scena.
Luigi XV di Francia, detto il Beneamato,
fu “vittima” del fascino delle sorelle Nesle.

BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO
Che per lui si fecero la guerra

TUTTE A
LETTO
COL RE
A
Versailles, nel Settecento, la sere l’amante di un
virtù non era di casa. La corte monarca?
più lussuosa e pettegola d’Eu- La favorita di turno go-
ropa era infatti popolata da li- deva di una posizione di pre-
bertini, adulteri e nobildonne compiacen- stigio: il re le regalava gioielli, un al-
ti. E non era certo da meno il loro re, Lu- loggio a corte e, talvolta, anche terre, ren-
igi XV, che nella sua carriera di dongio- dite e titoli nobiliari. Non era poi raro che tinuò a “sfornare” figli fino a quando, nel
vanni ebbe tra le sue molte amanti ben le amanti partorissero figli illegittimi, a 1738, preoccupata per la sua salute, inter-
quattro sorelle. volte riconosciuti dallo stesso sovrano. ruppe ogni relazione fisica con il re.
Un po’ di ragioni forse Luigi le aveva. Non solo. L’amante in carica poteva ave- Oltre al disprezzo della regina, a Versail-
Nel 1725, a soli 15 anni, era stato costret- re una certa influenza su decisioni anche les Louise doveva sopportare quello delle
to dalla ragion di Stato a sposare una prin- importanti. molte rivali. Ma certo non poteva imma-
cipessa polacca più vecchia di lui, Maria marchese decaduTe. Discendenti da ginare che a decretare la sua rovina sareb-
Leszczynska: da quel matrimonio d’inte- un’antica e nobile famiglia ormai in rovi- bero state proprio le sue sorelle minori.
resse nacquero dieci figli. Ben presto, tut- na, le sorelle de Nesle erano cinque: oltre La più deTerminaTa. Nel 1738 Louise in-
tavia, il re si stancò di quella moglie sem- a Louise, Pauline, Diane, Hortense e Ma- vitò Pauline a raggiungerla a corte. Di sta-
pre incinta e iniziò a guardarsi attorno. rie-Anne. Tutte passarono dal letto del so- tura imponente, sgraziata e, anche per gli
Timidone. Luigi, malgrado fosse, si dice, vrano. Tutte tranne Hortense, che resistet- standard del tempo, maleodorante, la gio-
piuttosto attraente, era timido e impaccia- te alle avances del re e non divenne mai vane Nesle aveva una certezza: avrebbe
to con le donne: bisognava dargli una sve- sua amante. conquistato il re. E in effetti ci riuscì, sfrut-
gliata. Alcuni cortigiani presero l’iniziati- Louise, infelicemente sposata a un cugi- tando vivacità e simpatia, le sue armi se-
va e lo spinsero tra le braccia di Louise de no, era una delle dame di corte al servizio duttive migliori.
Nesle, marchesa di Mailly. Louise era la della regina Maria. Non bella, ma con un Louise, comunque, era disposta a tutto
maggiore delle “famigerate” sorelle Nesle, carattere gentile, era innamorata di Luigi per non perdere i suoi privilegi. Anche ad
che per 11 anni (tra il 1733 e 1744) incate- alla follia. Si accontentò a lungo di vivere accettare di condividere il baldacchino del
narono il cuore del sovrano. la sua passione nell’ombra, incontrando sovrano con la sorella. La cosa non passò
Del resto, che un re di Francia avesse re- l’amante segretamente. Ma la verità venne inosservata. Versailles era come un gran-
lazioni extraconiugali era cosa assai co- a galla e arrivò alle orecchie della regina. de paese, aperto al sesso disinvolto, ma fi-
mune. E per molte donne poter diventa- Non ci fu nessuna scenata. Remissiva no a un certo punto. Si gridò allo scanda-
re “amiche intime” del sovrano era un e molto devota a Dio, Maria fu costretta lo, perché quel triangolo amoroso aveva il
privilegio. Ma che cosa voleva dire es- dalle regole del tempo a rassegnarsi. Con- sapore dell’incesto.
25
BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO (2)

-1 741) 17-1744) 710-1751)


Pauline (1712 Marie-Anne (17 Lo uise ( 1
Vivace, simpatica e determinatissima, Vedova, bella e senza scrupoli, si Fu la prima a finire nel letto del re.
diede un figlio a Luigi. Morì poco sbarazzò di Louise ma si intromise Innamorata e discreta, fu soppiantata da
dopo, per un’infezione o avvelenata. troppo nelle vicende politiche. Pauline, ma accettò il ménage à trois.

BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO
L’ultima cocotte
Il re-dongiovanni in un dipinto
settecentesco con un’altra
grande favorita, Madame du
Barry, l’ultima che ebbe al
fianco. Bellissima ma di umili
origini, di padre ignoto, fu
presentata al re quando era
ormai vedovo. Lei lo sedusse
con le arti amatorie: era infatti
una prostituta d’alto bordo.

26
L’unica che non cedette a Luigi fu Hortense: oltre che onesta, era sposata
con un uomo geloso. Divenne invece amica, oltre che dama, della regina
Morte sospetta. Per salvare almeno le del tempo, era una consigliera ascoltata.
apparenze si cercò in tutta fretta un mari- Prima convinse Luigi XV a schierarsi nella La Pompadour
to compiacente alla nuova favorita. Ma gli
eventi precipitarono quando Pauline rima-
Guerra di successione austriaca contro In-
ghilterra e Austria. Poi, nel 1744, raggiun-
“reginetta” di Luigi
se incinta del suo amante regale. Nel 1741
diede alla luce un figlio maschio che, per
se il suo amante al fronte. Non fu una de-
cisione saggia. N el febbraio 1745, qualche mese
dopo la morte di Marie-Anne de
Nesle, una nuova favorita conquista-
la sua somiglianza con il re, venne sopran- infLessibiLe. I generali cercarono di al- va il cuore di Luigi XV: si chiamava
nominato “il mezzo Luigi”. Qualche gior- lontanarla in ogni modo, ma il re non ne Jeanne Poisson e avrebbe dominato
no dopo aver partorito, tuttavia, la giova- voleva sapere. La situazione si sbloccò in Versailles per 19 anni (sotto, un suo
ne morì tra atroci dolori. modo tragico in agosto, durante la sosta ritratto). Colta, affascinante e intelli-
Complicazioni seguite al parto? C’è chi dell’esercito a Metz, quando Luigi si am- gente, Jeanne, borghese legata agli
ambienti dell’alta finanza, sedusse
parlò di veleno, chi di punizione divina, malò gravemente. Temendo di essere vici- il re durante una battuta di caccia.
sta di fatto che Luigi versò lacrime, pare, no alla morte, il re si confessò e, sotto la Malgrado non fosse di sangue blu e
sincere per quella morte. A consolarlo re- pressione dei suoi consiglieri, decise di ri- avesse un marito, riuscì a installarsi a
stava la fedele Louise. Ma l’epopea delle nunciare alla sua relazione con la donna: Versailles e a ottenere il titolo di mar-
sorelle Nesle non era finita. Marie-Anne fu pubblicamente ripudiata. chesa di Pompadour. Tra lo sconcerto
dell’aristocrazia, che subito la odiò.
Dopo la morte di Pauline, Louise invitò Umiliata, la duchessa rientrò a Parigi Salottiera. Appassionata di teatro
a Versailles anche le altre sorelle. A una di in tutta fretta, ma la partita non era fini- (era un’ottima attrice), arte e scienza,
esse, Hortense, cedette la sua carica di da- ta. Recuperate le forze e scampato il peri- fu amica dei filosofi illuministi Voltaire,
ma della regina. Sposata a un uomo mol- colo di morte, Luigi XV la richiamò a Ver- Diderot e D’Alembert, dei quali favorì
to geloso, la bella Hortense non tardò a sailles. Già pronta ad assaporare il trion- le pubblicazioni. Anche se già nel
1750 smise di visitare l’alcova di Luigi,
catturare catturare le attenzioni del re, ma fale rientro a corte, Marie-Anne stava pre- rimase potentissima: continuò a vivere
non volle cedere alle sue avances. La regi- parandosi al viaggio quando si ammalò a corte come amica e consigliera del re.
na la ricompensò, accogliendola nella cer- per una febbre improvvisa. La più giova- E partecipò attivamente alla vita poli-
chia dei suoi amici più stretti. ne delle Nesle morì la vigilia del viaggio tica tanto da trattare in prima persona
L’intrigante. Ben diverso era invece verso Versailles. E subito ci fu chi parlò di con principi, ministri e ambasciatori.
Rimase la “reginetta” di Versailles fino
il temperamento della più piccola delle una morte provvidenziale, e persino di un alla morte, che arrivò a soli 43 anni, nel
Nesle, Marie-Anne. Già vedova, era mol- avvelenamento. 1764.
to affascinante ma priva di scrupoli e am- Non furono in molti a piangerla. Visto
biziosa: il suo obiettivo era rimpiazzare come si era comportata con loro, proba-
Louise come favorita del sovrano. Iniziò bilmente neppure le sue sorelle. Dopo la
le sue “grandi manovre”, aiutata da alcuni scomparsa di Marie-Anne, delle Nesle non
cortigiani e da un’altra sorella, Diane, mo- si parlò più. Diane e Hortense continuaro-
glie di un militare donnaiolo e alcolizzato. no a vivere con discrezione a corte, al ser-
Anche Diane finì nell’alcova di Luigi XV, vizio della famiglia reale.
ma solo per qualche scappatella. Louise, che per prima era finita nel let-
A Versailles fu subito chiaro a tutti che to del re, invece volle riscattarsi agli occhi
l’intrigante Marie-Anne voleva la piazza li- del mondo: non fece mai più ritorno a Ver-
bera con il re. Louise, che aveva aperto la sailles e terminò i suoi giorni dimenticata,
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strada di corte alle sorelle, aveva commes- dedicandosi ai poveri. •


so un errore e ben presto, messa in catti- Simone Zimbardi
va luce agli occhi del sovrano, fu costret-
ta ad arrendersi. Lasciò Versailles in lacri-
me, nel 1742.
Allontanata Louise, il re decise di uffi-
cializzare la sua nuova liaison: rese pub-
blica la relazione con Marie-Anne e con-
cesse all’amante il prestigioso titolo di du-
chessa di Châteauroux. L’ultima delle Ne-
sle sembrava aver trionfato. C’era solo un
problema: Marie-Anne era detestata da
tutti a corte, anche perché aveva comin-
ciato a ficcare il naso nelle questioni po-
litiche. E Marie-Anne, come altre favorite
ECONOMIA

COME IL C
inque millenni: da tanto du-
ra la storia del cotone. Comin-
ciata nella Valle dell’Indo, in

COTONE
America Latina e in Africa
Orientale, nel corso dei secoli è diven-
tata una “cartina di tornasole” delle tra-
sformazioni sociali del nostro pianeta. E
soprattutto della sua economia. La para-
bola dei batuffoli bianchi e dei suoi fila-
menti di cotone è infatti la storia di pic-

HA CAMBIATO
coli centri artigianali, sparsi per il mon-
do. Racconta di imprenditori intrapren-

IL MONDO
Ha anticipato la
globalizzazione ed è
stato la dannazione di
generazioni di schiavi.
Cinque millenni di
storia dell’oro bianco

Schiavi di fatto
Afroamericani al
lavoro nei campi
di cotone degli
Stati Uniti a inizio
Novecento: la
schiavitù era
formalmente abolita,
ma di fatto esisteva
ancora.

28
denti e di scienziati più o meno mattoidi America Centrale e in Africa Orientale»,

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capaci di grandi invenzioni. Ma evoca spiega nel libro L’impero del cotone (Ei-
anche il sudore degli schiavi costretti a naudi) Sven Beckert, docente di Storia
lavorare nelle piantagioni in condizioni
disumane o degli operai sfruttati nell’in-
americana all’Università di Harvard.
«Le conoscenze sulla sua coltivazione 1125
Primo documento
dustria tessile. Il cotone, insomma, più di e lavorazione si propagarono rapidamen- che attesta
ogni altro prodotto è figlio di un fenome- te lungo le rotte commerciali e migratorie l’importazione in
no che ci riguarda anche oggi: il capitali- del tempo», continua Beckert, «arrivando Europa di cotone grezzo
smo globale. a ramificarsi in diversi territori: uno snodo destinato alla
Dall’Oriente. «La domesticazione, la fi- cruciale di questa trasmissione dei saperi lavorazione.
latura e la tessitura del cotone sorsero in- fu l’India e, successivamente, grazie anche
dipendentemente in Asia Meridionale, in al contributo dell’islam, il Medio Oriente.

29
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I Fugger, da ricchi tessitori
a banchieri degli imperi
H ans Fugger, capostipite
della celebre famiglia
di banchieri tedeschi, fu
Banchieri. Grazie al
denaro accumulato dal
padre, Jacob il Vecchio
uno dei più grandi tessitori (1398-1469) diede poi
del Medioevo. La sua base vita al ramo della casata
era ad Augusta, in Baviera. che divenne celebre nel
Quando morì, grazie al co- Rinascimento. E cioè ai co-
tone aveva gettato le basi siddetti “Fugger del giglio”,
per l’ascesa di una delle padroni della banca che
dinastie di mercanti più dalla fine del Quattrocento
ricche d’Europa: tra il 1363 fece credito a papi, re e
e il 1383 la produzione di imperatori e persino ai Me-
tessuti tedeschi surclassò dici di Firenze, anche loro
infatti quella italiana. nel business dei tessuti.
Filatrice di cotone, in un
manoscritto francese
del 1505 sulla vita
delle donne.

Gli antichi, in Europa,


si vestivano solo di lino
e lana. Il cotone arrivò
con i Mori, in Sicilia
e in Terra Santa
Non a caso nel IX e nel X secolo in Iran si
assistette al primo boom del cotone per ri-
fornire i mercati di Baghdad».
Le tecniche di lavorazione allora erano
artigianali, per lo più familiari. Di fatto il
cotone per secoli fu lavorato in casa. Del
resto se ne servivano i familiari e soltan-
to il cotone in eccesso era venduto ai mer-
canti, che lo barattavano volentieri con il
sale e che poi lo portavano lungo le vie
carovaniere fino ai mercati lungo le coste.
Da dove, solcati i mari, poteva poi rag-
giungere le corti di tutto il mondo. O qua-
si. L’Europa, infatti, fino alla fine dell’Im-
pero romano e oltre, rimase poco in-
teressata alle “vie del cotone”.
Nel Messico Pianta o animale? Gli euro-
precolombiano ogni anno pei preferivano vestirsi con
erano prodotti abiti di lino e lana. Il cotone
116 milioni era conosciuto, ma era con-
siderato un materiale di lus-
di libbre so, un po’ esotico. E sicu-
di cotone (equivalente
L’oro “bianco”
GETTY IMAGES (2)

al raccolto di cotone ramente molto buffo. «Molti


Gossypium, la pianta del cotone originaria registrato negli Usa europei immaginavano il coto-
dell’India e delle zone tropicali di Africa e nel 1816). ne come un ibrido tra una pian-
America in una tavola botanica. ta e un animale: un “agnello ve-
30
getale”», racconta Beckert. «Nell’Europa

ARCHIVI ALINARI
medioevale circolavano storie di pecore
che crescevano sulle piante e scendevano
nottetempo per abbeverarsi; altre leggen-
de parlavano invece di pecore attaccate al
suolo per mezzo di bassi steli».
La lavorazione del cotone in Europa ini-
ziò solo nell’VIII secolo grazie agli Ara-
bi (che dominavano la Sicilia) e grazie ai
contatti instaurati dai crociati nel mon-
do islamico.
Fu allora che a Milano, Arezzo, Bolo-
gna, Venezia e Verona sorsero le prime
industrie cotoniere, che sfruttava-
no le competenze già maturate
nella lavorazione della lana, Nel Medioevo Prodotto sartoriale
in un’ora si
aggiungendovi nuove tec- Il negozio di un sarto di Arles (1760).
producevano

120
niche “rubate” ai Saraceni. La moda degli abiti sartoriali esplose
Venezia divenne il primo nel ’700 grazie alla varietà di tessuti di
cotone a disposizione sul mercato.
porto franco europeo di co- metri
tone. E fu in Europa che si di filo
escogitarono tecniche innova-
tive: una tra tutte, la ruota per fi- sorse uno dei complessi tessi- do “esplosero”: la scoperta delle Americhe
lare, che triplicò la produttività dei fi- li più importanti: lo mise in piedi e i viaggi di esplorazione aprirono nuovi
latori italiani. Se prima si ottenevano 120 un Fugger, padre del più celebre banchie- orizzonti. Gli imperi mercantili europei
metri di filo in un’ora, nello stesso tempo re (v. riquadro a sinistra). non ci misero molto a capire che quei ba-
ora se ne producevano 360 metri. La pro- Nuovi mercati. Nel Cinquecento qualco- tuffoli bianchi potevano rivelarsi una fonte
duzione fece gola anche ad altri Stati, tra sa cambiò. Non solo per il cotone, ma per di ricchezza. Tanto da essere soprannomi-
cui la Germania. Ad Augusta (in Baviera) l’economia del Pianeta. I confini del mon- nati ben presto “oro bianco”: un oro quan-

“Home made”
Due donne giapponesi filano il cotone in
casa con un telaio, intorno al 1880. Per
secoli i tessuti si sono prodotti in casa.
Nel Settecento lo scambio tra schiavi africani e e il 1780 da un mercante inglese in cam-
bio di 2.218 schiavi della Costa d’Avorio:

cotone indiano, gestito dagli inglesi, fu il primo le stoffe costituivano oltre la metà del va-
lore di tutte le merci commerciate», dice
grande fenomeno di globalizzazione economica Beckert. Per comprare schiavi africani da
rivendere in America occorreva dunque il
cotone, più che armi o alcol, come mol-
to mai necessario, in anni di guerre e ca- Sfruttando la sua posizione di forza po- ti pensano.
restie, per finanziare le casse sempre vuo- litica ed economica, l’Inghilterra trattava Quattro continenti (Asia, Africa, Euro-
te degli imperi coloniali. prima con agenzie locali, poi direttamen- pa e Americhe) finirono per essere ineso-
Motore della società. «Espansione im- te con i produttori, da cui acquistava tes- rabilmente legati tra di loro da una rete di
perialistica, espropriazioni e schiavismo suti e cotone grezzo. Una parte veniva ce- scambi gestita dagli inglesi. Mai nei pre-
acquisirono un ruolo chiave nell’emer- duta in cambio di spezie, il resto si impor- cedenti 4 millenni di storia del cotone, la
gere di un nuovo ordine economico glo- tava in Europa. Qui il cotone era immesso globalizzazione economica era stata co-
bale e nella successiva comparsa del ca- nel mercato interno o nuovamente imbar- sì evidente.
pitalismo», spiega infatti Beckert. Di quel cato, questa volta verso l’Africa. In Afri- inghilterra infelix. Le innovazioni tec-
“nuovo ordine” il cotone fu uno dei moto- ca il cotone era merce di scambio usata nologiche dei secoli successivi fecero il re-
ri più potenti. per acquistare schiavi destinati a lavorare sto. «Così come la Silicon Valley ha agito
Che cosa avvenne in sostanza? La ge- nelle piantagioni di cotone del Nuo- da incubatore della rivoluzione
stione dell’economia, traffici del cotone vo Mondo. informatica», riprende Be-
inclusi, passò nelle mani delle compagnie I sovrani africani erano ckert, «allo stesso mo-
commerciali. Anzitutto di quelle inglesi, grandi amanti dei tessu- Nel 2013 do le colline intorno a
sono state prodotte

123
che in breve tempo vampirizzarono il pri- ti di cotone. «Uno studio Manchester, in Inghil-
mo produttore mondiale di cotone, che era ha analizzato i 1.308 ba- milioni terra, si trasformaro-
allora l’India. ratti effettuati tra il 1772 di balle di cotone, no nel tardo Sette-
da 400 libbre.
Equivalenti a 20 magliette
Economia truccata per ogni abitante

ALINARI
Un cotton office a New Orleans nel
della Terra.
1873: l’economia americana degli Stati
del Sud prosperava sulla coltivazione
e la vendita del cotone raccolto quasi
a costo zero grazie agli afroamericani.

32
GETTYIMAGES (2)
cento nel focolaio dell’industria all’avan-
guardia di quell’epoca: l’industria tessile».
Le campagne inglesi brulicavano di sta-
bilimenti. I paesi diventarono città e mi-
gliaia di persone lasciarono le fattorie per
mettersi al servizio di un nuovo tipo d’uo-
mo: l’industriale, ben diverso dal mer-
cante. Fu cercando di organizzare
in modo più efficiente la fila-
tura del cotone che i pionie- Nel 1450
l’industria cotoniera
ri dell’industria moderna
impiegava ben

6 000
fecero i loro primi passi.
Non serviva più acqui- . operai
stare tessuti in India, ba- addetti alla fabbricazione
stava procurarsi il cotone del fustagno, un tessuto che
grezzo. Il tessuto si produ- prevedeva l’uso
sia del cotone
ceva in patria, dove le inno- sia del lino.
vazioni si susseguivano e ac-
celeravano i tempi di lavorazione.
La lista delle conquiste tecnologiche Piccole mani
è serrata: la spoletta volante (1733) che Un bambino lavora in una
raddoppiò la produttività dei tessitori; il fi- fabbrica di lavorazione del
latoio meccanizzato (1769); le prime mac- cotone in Georgia, 1919.
chine a vapore (1789) che permettevano
di azionare i telai. La produzione domesti-
ca fu sostituita da fabbriche e filande: ba- monda sgorga oro puro. È qui che lo spiri- e produttori dovevano fare i conti con una
stava avere a disposizione un corso d’ac- to umano si perfeziona e si abbrutisce, la realtà sempre più complessa.
qua di cui sfruttare l’energia idrica per civiltà produce le sue meraviglie e l’uomo Gli operai cominciarono a contare di più
mettere il turbo alla produzione. civilizzato torna a essere quasi un selvag- e nel Novecento la nascita di sindacati e
Nel giro di un secolo, l’Inghilterra cam- gio”. Un “girone dantesco” che per mol- partiti politici di massa fece il resto. Risul-
biò faccia grazie al cotone. Nel 1835 Ale- ti decenni inghiottì generazioni di operai, tato? I lavoratori del cotone furono più tu-
xis de Tocqueville, dopo aver visitato spesso donne. telati ma il costo di produzione dei tessu-
Manchester, scrisse queste parole: “Una ArrivA lo StAto. La storia del cotone ti e dei filati schizzò alle stelle. Tanto che i
spessa e nera coltre di fumo copre la cit- si intrecciò ancora una volta con quella produttori sono andati a cercare manodo-
tà. In questa semioscurità 300.000 creatu- dell’economia nell’Ottocento. Cioè quan- pera là dove il costo del lavoro è più bas-
re umane si agitano in continuazione. È do lo Stato cominciò a imporre al merca- so: in Bangladesh, Pakistan, India, Cina.
in questa cloaca infetta che il più grande to dell’“oro bianco” tariffe per l’esporta- Così, in un certo senso, il cotone è torna-
fiume dell’industria umana si origina per zione, dazi e (con molto ritardo) regole to a casa, nelle regioni dove è nato. •
fecondare l’universo. Da questa fogna im- per chi lavorava nelle fabbriche. Mercanti Giuliana Rotondi

L’inferno delle piantagioni Louisiana Express


di cotone americane Una nave a vapore sul
Mississippi, con balle di cotone
L a storia del cotone non
sarebbe stata la stessa
senza il sacrificio di gene-
Abusi. Se l’uomo era
costretto a lavorare per
il padrone e dipendeva
in ogni spazio disponibile.

razioni di schiavi. Quelli ar- in tutto da lui, le donne


rivati dall’Africa in America se la passavano pure
per lavorare prima nelle peggio: abusi e violenze
piantagioni di tabacco, sessuali erano la regola.
poi in quelle, appunto, di Non solo. Per preservare
cotone. Lavoravano fino a la “purezza” della razza
18 ore al giorno, 7 giorni bianca erano vietati rap-
su 7. Non sopravvivevano, porti sessuali tra donne
nei campi, più di 9 anni bianche e uomini neri, ma
e quasi tutti rimanevano curiosamente lo stesso
senza affetti famigliari: pa- divieto non era previsto
dri, madri e figli venivano per i rapporti tra uomini
venduti separatamente. bianchi e donne di colore.
PRIMO PIANO
L’aristocrazia
di ROMA 
Nell’Urbe la famiglia “allargata” era uno strumento
di potere: dagli Emili ai Severi, dai Flavi agli
Scipioni, le casate più antiche e i nuovi ricchi.
■ ■ ■ ■
IL PESO LA GLORIA LA PARABOLA I SEVERI:
DEL “CLAN” DEGLI SCIPIONI DEGLI URGULANI ODIO FRATERNO
pag. 36 pag. 44 pag. 52 pag. 60
■ ■ ■ ■
I TRIONFI MATRONE VESPASIANO LE GENTES CHE
DEGLI EMILI DI POTERE E I FLAVI CONTAVANO
pag. 40 pag. 46 pag. 54 pag. 66

Interno nobile
Scena di vita in una domus
di Roma secondo una
ricostruzione ottocentesca:
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la famiglia era allargata ai


clientes, legati al padrone.
PRIMO PIANO

C’era uno stretto legame tra politica, ricchezza e famiglia nell’antichità romana.

GENS
il potere
4

di Roma
H
anno accompagnato la storia del ceppo originario: val­
di Roma per tutta la sua fase ga per tutti l’esempio de­
repubblicana e anche gli im­ gli Scipioni, appartenenti
peratori si sono fatti belli gra­ alla gens Cornelia ma pas­
zie a loro. Sono le gentes, le famiglie più sati alla Storia, appunto, co­
antiche e aristocratiche dell’Urbe, quel­ me Scipioni.
le che facevano risalire le loro origini, in
qualche caso, alle tribù semileggenda­ Il sistema famigliare
rie che si riunirono intorno ai Sette Colli, La familia, che discendeva da un capo­
sulle rive del Tevere. stipite, vivo o defunto, era più facilmente
identificabile rispetto alla gens, che com­
Dalla gens alla familia prendeva diverse famiglie. Complicato,
Il latino gens (“persone, gente”, o an­ ma non troppo: i rapporti tra i membri
che “stirpe”) è associato al termine di pa- della gens si possono ricostruire con il si­
tres, i “padri” delle tribù che contribuiro­ stema di nomi usato dai Latini:
no alla fondazione dell’Urbe. Per questo praenomen: era il nome proprio del­
le famiglie aristocratiche romane erano l’individuo, che non si trasmetteva ai
dette patricii, “patrizi”. Ma che cos’era discendenti;
la gens? Era costituita da uomini e don­ nomen: indicava la gens di appartenen­
ne discendenti da un personaggio mitico za, che si trasmetteva ai discendenti;
o leggendario. Schematizzando, le gentes cognomen: caratteristico dell’individuo,
più antiche discendevano dal centinaio di si trasmetteva ai discendenti;
senatori scelti da Romolo, ai quali se ne signum: era il soprannome facoltativo.
aggiunsero altri, tra cui plebei con grandi Così, per esempio, all’interno della
risorse economiche. gens Cornelia, il nome completo di Sci­
Non tutte le gentes erano “romane pione l’Africano (vincitore in Africa con­
doc”: la originaria divisione in tre tribù tro i Cartaginesi) era Publio Cornelio Sci­
(Ramnes, Tities e Luceres) della popola­ pione Africano, mentre suo fratello (vin­
zione arcaica fa pensare che almeno due citore in Asia contro i Parti) si chiamava
terzi dei Romani fosse di origine sabina Lucio Cornelio Scipione Asiatico.
ed etrusca: i Ramnes erano latini, i Tities Nel sistema aristocratico tutto ruotava
sabini e i Luceres etruschi. attorno al pater familias, che aveva pote­
Dalle gentes sarebbero derivate le fa- re di vita e di morte su tutti i componenti,
miliae che in qualche caso contarono più maschi e femmine, liberi e schiavi. E non
36
Cariche pubbliche e beni, infatti, erano spesso riservati ai “nomi” più in vista

Una familia
allargata
La famiglia romana era di tipo
“allargato”: comprendeva il
1 pater familias e i suoi parenti,
ma anche servitori e clientes.
Ogni gens comprendeva
diverse familiae.
2
1 Pater familias
Era il capofamiglia, autorità
indiscussa del patriarcato
romano alla quale tutti
dovevano ubbidire. Era lui,
nelle famiglie patrizie, a
tramandare l’appartenenza
alla gens.

2 Donne e matrone
La matrona era la moglie,
a volte molto influente,
del pater familias. Le spose
avevano beni propri ma,
come le figlie e le sorelle,
5 dovevano sottostare al volere
del pater familias.

3 Servi e ancelle
Potevano essere
consanguinei, ma più
spesso si trattava di servitori
legati alla famiglia anche
da generazioni, oppure di
liberti (schiavi liberati). Erano
totalmente dipendenti dal
pater familias.

4 Clientes
Non avevano vincoli di
sangue con la famiglia. Erano
cittadini legati al patronus
(che coincideva con il
capofamiglia) da un vincolo
di obbligo, in virtù di favori
ricevuti. La loro fortuna (e
spesso anche la loro vita)
dipendeva da quanto il
pater familias li tenesse in
considerazione. Chi aveva più
clientes era più importante.

5 Figli
I maschi venivano istruiti
ai valori aristocratici dal
SOL90

padre o da precettori; le
bambine erano introdotte
al governo della casa dalla
madre.

37
INTERVISTA Come funzionava il “potere famigliare” romano?
S epoltura in comune, diritti
ereditari, proprietà fondiarie
condivise: sono solo alcuni
Che effetto ebbero i mutamen-
ti politici sul ruolo della gens?
Già nel periodo dei re di Roma
schieramento compatto espri-
meva anche, simbolicamente,
la reciproca solidarietà e ugua-
L’adozione era relativa alla fa-
miglia e solo indirettamente si
rifletteva sulla gens alla quale
esempi della complessa rete l’organizzazione delle gentes glianza fra cittadini-soldati. la famiglia apparteneva. Detto
che stava dietro a relazioni e iniziò in parte a perdere di Le terre comuni proprie delle questo, il figlio adottato era
doveri di chi vantava una nobile significato. Il passaggio dal gentes, che ne determinavano nella stessa posizione di quello
appartenenza gentilizia. regno alla repubblica fu infatti la ricchezza e che potevano es- nato dal matrimonio.
Anche per questo, nella Roma accompaganto dall’afferma- sere occupate o distribuite per L’adozione era quindi un po-
repubblicana, l’intera gestione zione del popolo. La res publica assegnazione ai suoi apparte- tente strumento di potere e un
del potere ruotava attorno ai mise in movimento dinamiche nenti, passarono alla città. segno dell’apertura della fami-
concetti di gens e di familia. Ab- sociali diverse da quelle gen- Ciò nonostante, le gentes del glia romana (e di conseguenza
biamo chiesto come funzionava tilizie. nucleo di abitanti più antico della gens e della cittadinanza).
il complesso rapporto tra politi- Con la centralità del popolo, tentarono ancora a lungo di Lo storico greco Dionigi di Ali-
ca romana e famiglie (aristocra- crebbe infatti il ruolo del cit- monopolizzare il governo della carnasso, cercando di spiegare
tiche e non) a Sandro Schipani, tadino. Si istituirono i comizi città. le ragioni per cui Roma si è pro-
docente di Diritto romano alla centuriati nei quali, pur con le gressivamente allargata a tanti
Sapienza di Roma. diversità di classi, contava il L’importanza della gens per popoli diversamente da come
cittadino che votava, eleggeva, chi voleva conquistare il po- hanno fatto le città greche, in-
Perché era così importante la decideva. tere rimase evidente nell’ado- dicò proprio in questa apertura
gens e quali erano le sue pecu- Anche in ambito militare si zione, che permetteva di en- una delle ragioni del successo.
liarità rispetto alla familia? cambiò: ai più antichi eserciti trare in una famiglia gentilizia
Gens e familia erano forme gentilizi si sostituì l’esercito co- anche senza vincoli di paren- L’aristocrazia, con le sue pre-
di aggregazione sociale che stituito da legioni, nelle quali lo tela. Come funzionava? rogative (proprietà terriere,
precedettero la fondazione di legami familiari, controllo sul-
Roma. Le gentes svolgevano il le cariche civili e religiose) era
loro ruolo nei villaggi che pre- il “motore immobile” dell’età
esistevano alla città, sui diversi repubblicana. Quali forze si
colli. Continuarono a esistere imposero come contrappeso
durante il periodo monarchico al suo potere, determinando-
e furono alla base delle prime ne in qualche modo la crisi?
assemblee cittadine: i comizi Certamente il Senato (al
curiati. quale ebbero accesso anche i
Non avevano un vero capo, se plebei) fu un potente organo
non eccezionalmente. Inoltre, costituzionale di iniziativa, di
pur avendo le famiglie della orientamento e di equilibrio.
stessa gens un vincolo che Il suo ruolo fece crescere l’a-
le univa, le relazioni interne spirazione, nata dal popolo e
non avevano diversi gradi, non dai patrizi, verso l’obiet-
come invece nelle relazioni tra tivo dell’aequare libertatem
consanguinei. (“rendere uguale la libertà”):
un’idea trasmessa fino ai nostri
tempi. Il merito fu proprio della
compresenza di patrizi e plebei
Pontefice nelle magistrature (gli incarichi
Ottaviano Augusto con la pubblici più importanti, ndr),
veste da pontefice massimo, frutto di dure lotte. Furono
carica religiosa e politica che queste lotte a modificare la
assunse nel 12 a.C. Era della
composizione stessa del Sena-
to, aperto agli ex magistrati,
gens Ottavia, ma fu adottato anche non patrizi.
da Giulio Cesare. Adriano Monti Buzzetti Colella
GETTY IMAGES

38
Fin dagli albori
Guerrieri latini dell’età romana
AKG/MONDADORI PORTFOLIO

arcaica (VII-VI secolo a.C.). Le


gentes facevano risalire le loro
origini e la loro nobiltà a questa
fase della storia della città.

Ogni gens comprendeva diverse familiae, unite tra loro da riti, regole e
vincoli di solidarietà. In nome di un antenato comune spesso leggendario
a caso la parola familia deriva da famu- re le matrone rivestivano il ruolo di “po- un pater familias si metteva sotto la pro-
lus, “servo” e si applicava anche a chi non teri occulti” attraverso il gioco delle al- tezione di un pari grado, portava con sé
aveva vincoli di sangue con il pater fami- leanze matrimoniali per sancire accor- tutti i membri del suo nucleo famigliare.
lias: inclusi i clientes e chi veniva formal- di politici: basti ricordare Ottavia, sorella Più frequenti i casi di adozione di un
mente adottato. Tutti dovevano attenersi di Ottaviano data in moglie a Marco An- singolo figlio, che veniva così sottoposto
agli stessi vincoli, culti famigliari e regole. tonio. Oppure Giulia, figlia di Cesare an- a una potestas altrui. Chi adottava faceva
La gens, inoltre, era tenuta a pagare data in sposa a Pompeo Magno. O anco- entrare l’adottato nella propria gens come
una multa comminata a un suo membro, ra un’altra Giulia, figlia di Augusto, mari- figlio oppure come nipote. In questo se-
se questi non era in condizione di pagar- tata dapprima ad Agrippa, poi a Tiberio. condo caso l’adottato manteneva tra i co-
la, o a indossare abiti neri durante un Le matrone in genere limitavano la loro gnomina quello della gens d’origine con
processo nel quale era coinvolto un pa- influenza alla sfera domestica, dove spes- il suffisso –anus.
rente accusato di qualche reato. so erano delle vere sovrane, e a relazio- Valga per tutti l’esempio del conquista-
Comuni a una stessa gens erano anche ni clandestine dai risvolti politici, come tore di Cartagine, Publio Cornelio Scipio-
i mores gentium, cioè i costumi e le abi- amanti di personaggi di spicco. ne Emiliano, figlio di Lucio Emilio Paolo
tudini tipici di ogni stirpe, e una serie di Macedonico e adottato dal figlio di Scipio-
norme che assumevano valore di legge, Come si entrava ne l’Africano. Altre adozioni celebri sono
vincolanti nelle famiglie patrizie. Comuni in una gens quelle di Giulio Cesare con Ottaviano, di
erano infine i sepolcri, il culto degli ante- La discendenza diretta da membri di Augusto con Tiberio e di Tiberio con Ger-
nati e quello del nume tutelare della gens. sesso maschile assicurava l’appartenenza manico. Fu così che questi grandi perso-
a una gens. Ma anche uno schiavo poteva naggi della storia romana si tramandaro-
Quanto contavano entrare a farne parte: dopo essere stato li- no, oltre al nome, il potere, legittimando
le matrone berato, prendeva lo stesso nome gentili- agli occhi dei rivali la loro ascesa al tro-
La politica dell’antica Roma non era zio del padrone. Non solo. L’ingresso era no. E questo dimostra quanto politica e
certamente appannaggio delle donne, possibile anche per i componenti di al- famiglia, nell’antica Roma, fossero stret-
neppure di quelle appartenenti alle gen- tre gentes mediante l’adozione, che pote- tamente connesse. •
tes più prestigiose e di antica data. Eppu- va riguardare anche un’intera familia: se Andrea Frediani

39
PRIMO PIANO
MET/SCALA

EMILI Hanno dato il loro nome alla Via Emilia e all’Emilia-Romagna. Ma per i

NATI PER LA
P
er alcuni discenderebbero dal fi- Ramificati. Il capostipite sarebbe stato tonio Montesanti. «Ad accomunarli era
losofo greco Pitagora; per altri da un certo Mamerco, detto Aemilius (cioè il nomen Emilio e molti tra coloro che lo
Numa Pompilio, il secondo re di “affabile”, “gentile”) per i modi garba- portarono assunsero importanti cariche
Roma; oppure dal leggendario ti. Era probabilmente di origine sabina: il pubbliche e militari in momenti cruciali
Enea, scampato alla guerra di Troia. Que- nome deriva infatti da Mamers, versione dell’età repubblicana e non solo».
ste le ipotesi, tra storia e mito, sull’origi- in lingua osca, parlata appunto dai Sabini, contRo annibale. Dei primissimi espo-
ne della gens Emilia (Aemilia in latino), del latino Marte, dio della guerra. Quan- nenti, dunque, si sa poco o nulla. Bisogna
antichissima famiglia patrizia che ha da- do visse Mamerco nessuno lo sa, mentre aspettare la fine del IV secolo a.C. per tro-
to tra l’altro il nome alla via che attraver- il più vecchio rappresentante degli Aemilii vare informazioni un po’ più consistenti.
sa l’Emilia-Romagna, nonché alla regio- di cui si abbiano notizie dettagliate è Lu- Marco Emilio Paolo, di uno dei rami più
ne stessa. cio Emilio Mamercino: non a caso, un ge- importanti della gens, quello dei Pauli, fu
Geografia e miti a parte, quel che sap- nerale, che tra il 484 e il 473 a.C. ricoprì nominato console nel 302 a.C. Il suo me-
piamo è che la vicenda degli Emili affon- per tre volte la carica di console. rito principale fu quello di aver sconfitto i
da le radici in un passato remotissimo. «Quello dei Mamercini, o Mamerci, era Greci, per la precisione lo spartano Cleo-
Lo storico Tito Livio li inserisce infatti tra uno dei molti rami della gens Emilia, che nimo, che con la sua flotta stava minac-
le gentes originarie, quelle già esistenti ai includeva i Barbuli, i Bucae, i Lepidi, i Pa- ciando le coste del Golfo di Taranto. Sem-
tempi della fondazione di Roma, tradizio- pi, i Pauli, i Regilli e gli Scauri», spiega pre nel segno di Marte (o di Mamers) fe-
nalmente fissata al 21 aprile 753 a.C. l’archeologo e storico dell’antichità An- ce carriera suo nipote Lucio Emilio Paolo,
40
Romani erano un’antichissima stirpe di guerrieri

GUERRA
DEA/ALINARI
che fu console nel 219 e nel 216 a.C., an- In MacedonIa. Non meno valoroso fu il
no in cui morì sul campo di battaglia di figlio Lucio Emilio Paolo Macedonico. Plu-
Canne, cercando di fermare (inutilmente) tarco, nelle Vite parallele, ne parla come
i Cartaginesi di Annibale. di un eroe senza macchia.
All’epoca Lucio Emilio Paolo condivide- Dopo una serie di vittorie in Spagna
va il consolato con Gaio Terenzio Varrone, contro i Lusitani, diventò console nel 182
che decise di combattere in campo aper- a.C. e poi nel 168 a.C., l’anno in cui ebbe
to Annibale nonostante l’esponente de- la meglio sulle forze macedoni del sovra-
gli Emili lo avesse sconsigliato. Con il suo no Perseo. A Pidna, presso il monte Olim-
Trionfi
fiuto tattico Lucio Emilio Paolo aveva ca- po, Lucio Emilio Paolo junior portò a casa In alto, il trionfo di Emilio
pito che sarebbe stato più saggio occupa- la vittoria e il suo nuovo appellativo: Ma- Paolo Macedonico dopo la
vittoria a Pidna, in Grecia
re le alture attorno alla località di Canne. cedonico. Quando tornò nell’Urbe aveva
(168 a.C.), in un quadro
«Così non fu. Ma lui affrontò comunque il con sé decine di migliaia di schiavi e un
di Carl Vernet (1789): il
nemico, morendo al fianco dei suoi uomi- ricchissimo bottino di guerra: fu uno dei generale riportò a Roma
ni, a differenza dei molti Romani che cer- primi esempi dell’imperialismo romano. schiavi e bottino.
carono riparo quando la situazione volse Il Macedonico aveva una sorella, Emi- Qui sopra, moneta coniata
al peggio, come fece lo stesso Varrone», lia Paola. E anche lei, in qualche modo, mentre Macedonico era
racconta Montesanti. ebbe a che fare con la guerra: verso la fi- in carica come console.

41
Conciliazione
Marco Emilio Lepido, console
nel 126 a.C., si riconcilia con l’altro
console, Marco Fulvio Flacco,
in un affresco cinquecentesco.

Oltre alle glorie militari, gli Emili ricoprirono importanti cariche pubbliche in
ne del III secolo a.C. sposò Publio Corne-
Fine eroica lio Scipione, alias Scipione l’Africano, se-
La morte di Lucio Emilio Paolo gnando una storica unione tra la gens
a Canne (216 a.C.): fu tra i pochi Emilia e la gens Cornelia (vedi nelle pagi-
comandanti a non ripiegare ne successive).
davanti ai Cartaginesi vittoriosi. Gli Scipioni adottarono nel 160 a.C.
uno dei figli del Macedonico, Publio Cor-
nelio Scipione Emiliano. Educato dallo
storico Polibio, entrò pure lui nella Storia
militare: nel 146 a.C. guidò la distruzio-
ne di Cartagine nella Terza guerra puni-
ca. E si guadagnò il soprannome di Afri-
cano Minore.
Strade, ponti e baSiliche. Nel ramo dei
Lepidi, invece, prevalsero abili ammini-
stratori e costruttori di strade. Come Mar-
co Emilio Lepido. «Fu console nel 187 e
nel 175 a.C. ed è ricordato per aver fatto
costruire la Via Emilia, una strada nata
per collegare Rimini e Piacenza e che an-
cora oggi si chiama così», ricorda Monte-
ALAMY

santi. «Era una strada strategica, che in-


42
LE MOLTE VITE DI PONTE MILVIO
P er gli appassionati di storia
antica il suo nome rievoca
la battaglia che oppose nel
mente al III secolo a.C. ed era
in legno. Fu un esponente
della gens Emilia, Marco Emilio
Medioevale. Nel Medioevo la
struttura conobbe un graduale
degrado, ma a ridargli vitalità
312 Costantino I e Massenzio. Scauro, a farne un ponte in nel XV secolo fu la Chiesa.
Per molti altri rimanda ai “luc- pietra (109 a.C.), a poca distan- Nel 1805, infine, spuntò una
chetti dell’amore” che per anni za dal quale, a Saxa Rubra, si torretta neoclassica all’inizio
i giovani innamorati, romani svolse quattro secoli dopo la del ponte. Semidistrutto nel
e non, hanno attaccato sui cosiddetta “battaglia di Ponte 1849 dai garibaldini che difen-
suoi lampioni, gettandone le Milvio”. La leggenda narra devano la Repubblica Romana
chiavi nel Tevere. Stiamo na- che l’imperatore Costantino dai francesi, Ponte Milvio fu
turalmente parlando di Ponte trionfò dopo aver visto una ricostruito. E dal 2012 è stato
Milvio, a Roma. croce in cielo. Ma la Storia dice inoltre “liberato” dalle migliaia
Dagli Emili alla movida. La che, prevalendo su Massenzio, di lucchetti che ne incatenava-
prima struttura, voluta da un Costantino spianò la strada al no i lampioni. Ma qualcuno, ad
tal Molvius, risale probabil- cristianesimo (già affermato). appenderli, ci prova ancora.

Ponte Milvio oggi: la battaglia che ne


porta il nome si svolse in realtà
poco lontano da qui.
LUISA RICCIARINI/LEEMAGE

CoNtRASto
epoca repubblicana. La loro stella tramontò soltanto con l’inizio dell’impero
sieme alla Via Flaminia e alla Via Postu- be, anche gli Emili finanziavano, a cac- da Cesare e da Augusto, gli Emili sempre
mia collegava i porti di Aquileia e Geno- cia di consensi e clientele, grandi giochi più di rado furono al centro delle vicen-
va». Insomma, oltre alla vocazione per pubblici. Un altro Emilio degli Scauri, nel de politico-militari. Soltanto nel III secolo
la guerra, tra gli Emili abbondava il fiuto 58 a.C., anno in cui era edile, fece porta- d.C. uno di loro giocò un ruolo nella cor-
per gli affari. Emilio Lepido è infatti noto re a Roma coccodrilli, ippopotami, rino- te imperiale, mentre un altro diventò egli
anche per la costruzione dell’Emporium, ceronti e pantere, facendo costruire un stesso imperatore.
il porto fluviale vicino al colle Aventi- gigantesco teatro provvisorio da 80mi- Il primo era un giurista, si chiamava
no, che fece realizzare nel 193 a.C., e per la spettatori. Emilio Papiniano e fu consigliere dell’im-
aver contribuito alla costruzione della co- Verso l’impero. «In età repubblicana, peratore Settimio Severo. Il secondo si
siddetta Basilica Emilia presso il Foro Ro- Marco Emilio Lepido, nel 49 a.C., con la chiamava Marco Emilio Emiliano. Con
mano: proprio questo edificio è oggi l’u- carica di pretore, favorì l’ascesa di Giulio lui, parente “alla lontanissima” dei primi
nico superstite architettonico del periodo Cesare come dittatore», spiega Montesan- Emili, lo scudo di Marte-Mamers tornò a
repubblicano. ti. «Ma soprattutto, tra il 43 e il 33 a.C., brillare per l’ultima volta, seppure senza
Tra giochi e impero. Dal ramo degli fu uno dei triumviri, insieme a Marco troppa convinzione.
Scauri veniva invece Marco Emilio, tra Antonio e al futuro imperatore Ottaviano L’intraprendente comandante Marco
il 120 e il 109 a.C. pretore, console, cen- Augusto», ricorda Montesanti. Emilio Emiliano, dopo aver vinto i Goti,
sore e princeps senatus (la massima cari- Da questo momento la galleria di volti nel 253 fu acclamato imperatore dalle le-
ca senatoria). Fu lui a volere la Via Emi- celebri della gens (nella quale scarseggia- gioni. Fu però detronizzato da un rivale
lia Scauri, che collegò meglio Roma e la no le donne, snobbate dagli storici anti- e l’ultima gloria degli Emili durò davve-
Liguria. E fu lui a “firmare” la riedifica- chi) si dirada vistosamente. In epoca im- ro poco: imperatore a luglio, Marco Emi-
zione di Ponte Milvio (v. riquadro in al- periale, con la inesorabile crisi del Sena- lio Emiliano uscì di scena a settembre. •
to). Come ogni grande famiglia dell’Ur- to e la centralizzazione del potere avviata Matteo Liberti

43
CORNELI

L’ONORE DEGLI SCIPIONI


Erano una delle famiglie della gens Cornelia e i loro nomi sono
per sempre legati allo scontro tra Roma e Cartagine. Ma non solo.

Africano
A sinistra, testa in marmo
di Publio Cornelio
Scipione Africano,
vincitore nel 202 a.C. a
Zama. La battaglia
(a lato, in un dipinto del
’500) segnò la sconfitta,
nella Seconda guerra
punica, di Cartagine.
A destra, Marco
Cornelio Stazio sulla sedia
da magistrato, da un
rilievo del suo sarcofago
(150 d.C.).

F
u una delle più antiche, delle più lon-
geve (attraversò ben otto secoli di sto-
DEA/ALINARI

ria romana) e una delle più “innova-


trici”. Questi i segni particolari della
potente gens Cornelia. Tra le sue molte fami-
glie, i più celebri furono gli Scipioni.
Tombe e basToni. Il cognomen Scipio (“basto-
ne”) risale al IV secolo a.C., epoca in cui il tri-
buno Publio Cornelio fu chiamato così poiché
era solito passeggiare sostenendo il padre cie-
co. Ma il primo “portavoce” illustre del ramo fu
Lucio Cornelio Scipione Barbato: più un “basto-
ne del potere” che un “bastone della vecchiaia”:
era infatti noto per le sue doti militari.
Fu lui, nel III secolo a.C., a far costruire la
monumentale tomba di famiglia che oggi si tro-
va sull’Appia Antica. Il Sepolcro degli Scipioni
44
LEEmAgE/moNDADoRI PoRtfoLIo
segnò una delle innovazioni di questa famiglia lo a.C. e pagarono con la morte le loro posizio-
dei Corneli: quella di seppellire i defunti anzi- ni riformiste.
ché cremarli, com’era invece in uso all’epoca. Dalla Dittatura al papato. Altra “star” del-
E gli Scipioni innovarono anche nella cultura: la gens fu Lucio Cornelio Silla, uomo coltissi-
nel II secolo a.C. fondarono a Roma un circo- mo nonché assetato di potere e ricchezze. Nel
lo di “amici degli Elleni” che ebbe contatti con corso della carriera accumulò numerose cari-
importanti storici e filosofi greci. che, ma il suo nome è legato soprattutto al-
Vittoriosi. L’esponente più noto della fami- la guerra civile che tra l’83 e l’82 a.C. lo vi-
glia resta però Publio Cornelio Scipione, det- de scontrarsi con il generale Gaio Mario. Ad
to l’Africano. Fu lui lo stratega dei successi sui avere la meglio fu Silla, che assunse il ruo-
Cartaginesi di Annibale, culminati nel 202 a.C. lo di dittatore. Tre secoli dopo, a rinverdi-
nella battaglia di Zama. re il nome della gens fu un nuovo Cor-
Sposato con Emilia Paola, della gens Emilia, nelio, che le cronache elencano come
l’Africano ebbe come figlia Cornelia, matro- ventunesimo papa della Chiesa cat-
na dalla forte personalità e madre dei Gracchi: tolica, in carica tra 251 e 253 e poi
DEA/ALINARI

Tiberio e Gaio Sempronio. I due Corneli furo- proclamato santo. •


no protagonisti della scena romana nel II seco- Matteo Liberti
PRIMO PIANO

Da Cornelia ad Agrippina, passando per Livia Drusilla: le donne dietro


le quinte del potere nell’Urbe, tra veleni e maldicenze

Potenti
MATRONE

SCALA

D
ice il proverbio: “La donna è gliosamente i suoi figli: “Ecco i miei gio- litiche, partecipando agli importanti cam-
come l’onda, se non ti sostie- ielli!”. Colta e di animo forte, apparteneva biamenti sociali che i due ragazzi, eletti
ne ti affonda”. Prova ne sono alla gens dei Corneli: era infatti la seconda tribuni della plebe come il loro padre, pro-
le matrone appartenenti alle figlia di Scipione l’Africano, vincitore del- mossero contro le oligarchie latifondiste.
più ricche e influenti famiglie di Roma che la Seconda guerra punica (218-202 a.C.). Figlia, moglie e madre di personaggi tan-
segnarono i destini dei propri congiunti, a Suo marito, il tribuno della plebe Tiberio to degni di ammirazione, Cornelia diven-
volte a scapito del loro buon nome, muo- Sempronio Gracco, la lasciò vedova a 35 tò un esempio per le sue contemporanee.
vendosi dietro le quinte del potere con sa- anni. Ma lei fu talmente virtuosa da rifiu- Obbediente, affettuosa e virtuosa, dedita
gacia e lungimiranza. tare, secondo lo storico Plutarco, la propo- solo alla famiglia e alla casa, sessualmen-
IspIratrIce. Tra le più celebrate c’è Cor- sta di matrimonio del re d’Egitto Tolomeo, te irreprensibile anche da vedova, Corne-
nelia (189-110 a.C.), madre “da manuale” per dedicarsi anima e corpo ai suoi figli. lia incarnava esattamente le doti che per
che di fronte allo sfoggio d’ori di una va- Soprattutto a Tiberio e Gaio, che consigliò convenzione venivano attribuite all’opti-
nitosa romana rispose mostrando orgo- nei momenti cruciali delle loro carriere po- ma matrona romana.
46
NATIONAL GALLERY/SCALA

Al centro
della scena
In un quadro del
Padovanino (1588-1649)
Cornelia (II secolo a.C.)
esibisce come gioielli
i figli Tiberio e Gaio
Gracco. A sinistra, la corte
dell’imperatrice Livia (58
a.C.-29 d.C.), moglie di
Augusto, in un quadro
dell’Ottocento.
Il sesso davvero debole dell’antica Roma
A Roma, pur non passandosela male
come in Grecia, le donne vivevano
in condizione di inferiorità rispetto agli
dosi finivano direttamente sotto quella
del marito.
Emancipate, si fa per dire. Solo alla fine
le donne dovevano essere sottomesse:
persino lo storico Tito Livio consigliava
di essere molto parchi nel concedere
uomini. In epoca regia, le bambine appe- del I secolo a.C. le cose cominciarono a loro dei diritti, perché “quando saranno
na nate venivano spesso abbandonate cambiare: alle mogli fu permesso ammi- uguali, saranno superiori”. Strano a dirsi,
dal pater familias (protetto dalla legge) nistrare le proprie sostanze, risposarsi almeno in fatto di libertà personale le
e solo nelle famiglie agiate le ragazze se diventavano vedove o divorziare. E donne del popolo se la cavavano meglio
ricevevano un’educazione. Ovviamente curare gli interessi del marito quando delle grandi matrone e delle principesse
adeguata al ruolo di spose e madri. Ma il questi era lontano. Furono i primi passi di imperiali: la necessità di guadagnarsi da
matrimonio non portava loro libertà: cre- una emancipazione che tardò ad arrivare vivere, infatti, consentiva loro di lavorare
sciute sotto l’autorità paterna, sposan- anche in epoca imperiale. Per i Romani, e avere una professione.

NEL LORO “REGNO”


Nella domus le matrone
romane crescevano i figli,
ricevevano gli ospiti e, a volte,
tessevano i loro intrighi. 3
4

1 Benvenuti
A Roma le grandi case
patrizie sorgevano a 1
fianco di quartieri di
insulae, i “condomini”
del tempo. La città era
percorsa da stradine
strette e affollatissime
di giorno, ma
2
semideserte e
pericolose di notte.
3 Senza tetto
La prima vera 4 Zona sacra 5 Separati
2 Per gli ospiti zona della casa C’era un posto Bambini e bambine
Alcune stanze erano comprendeva riservato al culto dormivano in camere
riservate agli ospiti, l’atrium, una sala domestico (lararium): separate, molto
per esempio parenti d’ingresso con solitamente si spaziose ma spartane
giunti da altre città, un’apertura sul tetto trattava di un sacrario per i primi, più
ma anche soci per far entrare luce e per le offerte ai lari arredate e decorate
di affari. acqua. (divinità del focolare). per le seconde.

48
Nel I secolo a.C. le decisioni politiche si prendevano anche a cena, a
casa delle donne d’alto rango che ne approfittavano per influenzarle

SOL90
8

6
7
mamente, intervenendo nella vita politica,
o come esecutrici delle volontà dei mariti
lontani o in proprio, decidendo per i figli e
il coniuge anche su questioni di primaria
importanza», prosegue Rohr.
In questo complicato periodo persino un
tipo “che non doveva chiedere mai” come
Cicerone venne salvato da sua moglie, la
«Tra il VI e il II secolo a.C., le donne nobile Terenzia (96 a.C.-8 d.C.), che si die-
d’alto rango a Roma erano più che altro de molto da fare per il rientro del marito
strumenti nelle mani degli uomini, che se dall’esilio, nel 57 a.C. L’eccezionalità delle
ne avvalevano, attraverso matrimonio e fi- condizioni storiche giustificò agli occhi de-
gli, come mezzo per raggiungere accordi gli scrittori antichi la sua incursione al di
8 Open air politici ed economici. O per esigenze di le- fuori delle competenze donnesche.
La seconda porzione gittimazione sociale: accrescevano il pre- Infame fulvIa. Sorte ben diversa, invece,
6 Lo studio della casa si stigio della famiglia acquisita attraverso toccò alla ricchissima Fulvia (84-40 a.C.).
Il tablinum ospitava sviluppava intorno a l’autorevolezza di quella di provenienza», La sua fama, o meglio la sua infamia, è le-
una biblioteca dove un cortile porticato conferma Francesca Rohr, docente di Sto- gata al terzo marito: Marco Antonio, il ge-
i tutori formavano con un ampio ria delle Donne nel mondo romano all’U- nerale di Cesare. Forse Fulvia osò più di
i bambini della giardino centrale niversità Ca’ Foscari di Venezia. quanto fosse concesso alle rappresentanti
famiglia e si (peristylium). A
In vIsta. La svolta arrivò nel I secolo del suo sesso; forse colpendo lei, gli stori-
ricevevano gli ospiti. renderlo rigoglioso
a.C.: dato che gli uomini, impegnati nel- ci antichi vollero colpire anche suo marito,
l’acqua piovana
le guerre civili o in fuga per le proscrizio- l’avversario (sconfitto) del futuro impera-
7 In cucina raccolta grazie ai tetti
spioventi. ni, erano lontani, la donna romana po- tore Augusto. Fatto sta che venne additata,
Era uno spazio
té mettere a frutto le proprie abilità diplo- dopo la morte di Cesare, come avida e cru-
ventilato dove
si conservava e 9 In intimità matiche. «La politica non si svolgeva più dele ispiratrice delle peggiori azioni del co-
preparava il cibo: a Intorno al cortile si esclusivamente nelle sedi istituzionali, ma niuge. E il massimo che lo storico Plutar-
occuparsene erano gli apriva il triclinium anche nelle sedi private: per esempio, nel- co seppe dire di questa donna intelligente
schiavi. Una famiglia ovvero la sala da le case durante i banchetti. E nella casa, e audace, capace di sollevare i partigiani
patrizia poteva pranzo per la famiglia il luogo che la tradizione identificava co- di Antonio contro Ottaviano, per difende-
averne centinaia. e gli eventuali ospiti. me adatto a loro, le donne agivano legitti- re la posizione del marito a Roma, fu che
49
SCALA

Tragica fine
Agrippina assassinata
dal figlio Nerone in
un quadro di fine
’800. Sotto a sinistra,
ancora Agrippina in
una moneta (di fronte a
Nerone). Mogli e madri
degli imperatori furono
onorate (se influenti)
anche con busti in
luoghi pubblici.
BRITISH MUSEUM/SCALA

ti alla sua astuzia gli storici attribuiscono Figlia dell’amatissimo politico e milita-
molte delle decisioni del princeps; ma die- re romano Germanico, pronipote di Augu-
tro la maschera di matrona parsimoniosa e sto, sorella dell’imperatore Caligola e mo-
remissiva, pare che ordì intrighi e, secon- glie dello zio Claudio, imperatore pure lui,
Cleopatra le doveva un favore: “aver inse- do le malelingue, accelerò col veleno la ricevette il titolo di augusta nel 50 d.C., tra
gnato a Marco Antonio a subire la signoria morte del longevo consorte, per fargli suc- le acclamazioni dei Romani sul Campido-
di una femmina”. cedere suo figlio Tiberio. glio. Sapendo che come donna non avreb-
Nell’ombra. Che Plutarco lo volesse o Altrettanto avveduta, influente e risoluta be mai potuto aspirare al trono e consa-
meno, però, le cose stavano cambiando. fu Salonina Matidia (68-119 d.C.), “la mia pevole dell’importanza della propria stir-
«Durante l’epoca imperiale, Augusto operò indulgente suocera”, come la definì l’impe- pe, trasferì sul figlio Lucio Domizio Eno-
per ripristinare i mores maiorum, gli “an- ratore Adriano, con un affetto che la don- barbo, alias Nerone, le proprie ambizioni.
tichi costumi”», continua Rohr. Ma i bei na si era guadagnata sul campo. Per anni Passò così alla Storia, forse per assimila-
tempi andati erano, appunto, andati. «Per si era sforzata di farlo diventare impera- zione al quadro che le fonti fecero di suo
le donne la libertà era maggiore. Anche se tore. Il gioco le era riuscito grazie alla pa- figlio, come una delle donne più crude-
non potevano partecipare alla vita milita- rentela con l’imperatore Traiano (suo zio li dell’impero: pluriomicida, incestuosa e
re o accedere alle magistrature, le matro- materno), all’amicizia con la moglie di lui, manipolatrice disposta a tutto pur di da-
ne mantennero spazi di azione pubblica, Plotina (secondo voci di palazzo aman- re l’impero a Nerone. Anche se fu Clau-
agendo attraverso i loro uomini», spiega la te dello stesso Adriano) e sacrificando al- dio a scegliere il ragazzo come successore,
studiosa. Se però non volevano attirare cri- la ragion di Stato la sua prima figlia, Vibia in virtù della sua parentela con Augusto.
tiche, la regola era non farsi notare: dove- Sabina, per rinsaldare il legame di paren- «Le matrone che cercavano libertà d’a-
vano essere pie Cornelie fuori e spregiudi- tela tra suo genero e Traiano e poterlo far zione sono di frequente contestate nei rac-
cate Fulvie dentro. adottare dall’imperatore morente. conti degli storici proprio per la portata in-
In questo modo sembra si sia compor- leggeNde Nere. Forse troppo timorosi per novativa, e quindi destabilizzante, delle
tata la nobile Livia Drusilla (58 a.C.-29 dare addosso a una suocera, gli storici an- loro iniziative. La loro delegittimazione si
d.C.), moglie di Ottaviano Augusto. Per tichi non la fecero passare liscia, invece, produsse non attraverso la condanna del-
oltre 50 anni fu la sua consigliera, e infat- ad Agrippina Minore (15–59 d.C.). le loro azioni reali, ma con il ricorso prete-
50
Tra il II e il III secolo d.C. le matrone
divennero potentissime: alcune
furono “burattinaie imperiali”
stuoso alle accuse di licenziosità, avidità,
poca riservatezza e scarsa avvenenza. Cli-
chés intesi a sottolineare il loro allontana-
mento dal modello femminile ideale, costi-
tuitosi fin dall’età arcaica e ancora in auge
durante l’impero», spiega Rohr.
Manovre. Eppure, benché gli uomini re-
massero contro, il culmine del potere fem-
minile dietro le grandi famiglie dell’impero
venne toccato nel II-III secolo d.C., quan-
do un gruppo di donne appartenenti a una
nobile famiglia di Emesa (Siria) sancì la
fortuna della dinastia dei Severi.
Si chiamavano tutte Giulia, ma il tito-
lo di burattinaia imperiale spetta certa-
mente alla seconda delle quattro: Giulia
Mesa (170-226 d.C.), sorella della moglie
dell’imperatore Settimio Severo, Giulia
Domna. Quando suo nipote, l’imperatore
Caracalla, venne ucciso (217), per non far
estinguere la dinastia dei Severi Mesa mise
infatti in giro la voce che i suoi due nipoti-
ni, Bassiano e Alessiano, erano nati da al-
trettante relazioni di Caracalla con le cugi-
ne Giulia Soemia e Giulia Mamea. Uno do-
po l’altro, i due ragazzi furono acclamati
imperatori, ma, vuoi per la loro incapaci-
tà vuoi per la loro debolezza, il potere re-
stò in mano all’augusta nonna.
Santa. Per certi versi Flavia Giulia Ele-
na (248-329 d.C.), la locandiera madre
dell’imperatore Costantino, le assomigliò.
«Forse moglie, ma più probabilmente
concubina, dell’imperatore Costanzo Clo-
ro, sappiamo che esercitò a corte una no-
tevole influenza, accentuatasi con l’inse-
diamento di Costantino, che le conferì il
titolo di augusta», sottolinea Rohr. Pazien-
te come un cinese seduto sulla sponda del
SCALA

fiume, Elena mise il suo zampino nella Augusta


condanna all’esilio dei figli che Costanzo Il busto
aveva avuto da Teodora, la moglie ufficiale dell’imperatrice
che l’aveva scalzata dal cuore del suo uo- Giulia Domna
mo. «In alcune iscrizioni è menzionata co- (170 ca-217): era la
me madre di Costantino e nonna dei Cesa- moglie di Settimio
ri: questa circostanza accredita l’interpre- Severo.
tazione secondo cui le si volle riconoscere
il ruolo di capostipite di quella discenden-
za», conclude la docente. Oscar Wilde ave-
va ragione: “Date alle donne occasioni ade-
guate ed esse potranno fare tutto”. •
Maria Leonarda Leone
PRIMO PIANO

URGULANI

SANGUE ETRUSCO
Come una famiglia venuta dall’Etruria diventò
potentissima grazie a una principessa di Cerveteri amica
della moglie dell’imperatore Augusto e sposa
di un alto funzionario romano.

A
Roma, in età imperiale, entrare nelle gra- berio era sul trono, Urgulania finì al centro di uno
zie dei sovrani voleva dire fama e potere scandalo. Aveva contratto un debito con un certo Lu-
assicurati. E ogni mezzo era lecito per ar- cio Pisone, che la denunciò. Ma Urgulania, “che l’a-
rivare all’obiettivo. Ma mantenere la posi- micizia con l’Augusta aveva posto al di sopra della leg-
zione non era facile: i rovesci di fortuna erano all’or- ge”, dice Tacito, rifiutò di presentarsi in tribunale e
dine del giorno. Lo dimostra la storia, poco conosciu- andò invece al palazzo imperiale, sicura di trovare
ta, della nobildonna Urgulania, appartenente a una protezione. Pisone la seguì fin sotto la residenza di
dinastia che nel giro di qualche decennio, all’inizio Tiberio e solo l’intervento dell’imperatore in persona
del I secolo d.C., passò dalle stelle alle stalle. riuscì a placare gli animi. Chi ci rimise fu Livia, che
La famiglia degli Urgulani proveniva dall’anti- per salvare la faccia all’amica pagò il debito. L’inci-
ca Etruria, oggi corrispondente a Toscana e parte di dente segnò l’inizio della fine per il casato degli Ur-
Umbria e Lazio. Quando Urgulania nacque, verso la gulani: “il potere di cui Urgulania godeva a Roma era
metà del I secolo a.C., la sua terra d’origine era del effettivamente eccessivo”, sentenzia Tacito, laconico.
tutto romanizzata. Ma lei non era un’etrusca qua- SuIcIdIo. Nel 24 d.C. un caso di cronaca nera tra-
lunque: discendeva da una famiglia principesca di volse definitivamente la famiglia. È ancora Tacito a
Cerveteri (Lazio). Orgogliosa di quelle radici, per narrare la vicenda: un nipote di Urgulania, Plauzio
tutta la vita si comportò da donna abituata a coman- Silvano, “per motivi oscuri, gettò dalla finestra sua
dare. A Roma sposò un magistrato da cui ebbe un fi- moglie”. L’uomo fu accusato di omicidio dal suoce-
glio, Marco Plauzio Silvano. E per Silvano fu scelta ro. Bisognava intervenire, e in fretta. Urgulania si ri-
una sposa etrusca. unì con Livia per decidere il da farsi. Si giunse a una
In carrIera. Quando fu ammessa alla corte dell’im- scelta estrema: “Urgulania, nonna di Silvano, mise
peratore Augusto, Urgulania conquistò l’amicizia di un pugnale in mano al nipote […]. L’accusato, tocca-
Livia Drusilla, potente moglie del sovrano: le due di- to a lungo il ferro, decise di tagliarsi le vene”. La scel-
vennero inseparabili. Fu anche grazie a questo lega- ta di Urgulania può oggi sembrare crudele, ma 2mi-
me che Silvano fece carriera: nel 2 a.C. fu nominato la anni fa, tra i Romani, era una cosa quasi normale.
console (un titolo onorifico di grande rilievo in età Silvano aveva messo a rischio non solo l’onore, ma
imperiale), poi fu inviato in Asia come governatore; anche i beni della famiglia, che in caso di condan-
infine si coprì di gloria combattendo in Pannonia e na sarebbero stati confiscati. Suicidarsi prima di an-
nell’Illirico (gli odierni Balcani) con Tiberio, figlio dare in tribunale era l’unica soluzione per evitare la
di primo letto di Livia, adottato da Augusto e futuro rovina di tutti gli Urgulani.
imperatore. Poteva anche bastare, ma le ambizioni Ma ormai la valanga era partita. Plauzia Urgula-
della nobildonna etrusca si spinsero oltre. nilla fu accusata di adulterio e qualche mese do-
Attorno al 10 d.C., Urgulania combinò un matri- po diede alla luce una bimba che l’ex marito Clau-
monio vantaggioso per la famiglia: sua nipote Plau- dio non volle riconoscere: si diceva che fosse figlia
zia Urgulanilla sposò il nipote di Livia Drusilla, di uno schiavo.
Claudio, che divenne imperatore trent’anni dopo. oblIo. Il nome di Urgulania, a questo punto, scom-
Non fu un’unione felice. Claudio era timido, mala- pare dalle fonti e non si sa che fine fece la “princi-
ticcio, sempre con la testa sui libri: la sposina, an- pessa etrusca”. Forse, anziana e ormai senza potere,
noiata, non tardò a farsi degli amanti. Intanto, non- non tardò a seguire nella tomba la sua protettrice Li-
na Urgulania diventava sempre più ambiziosa e ten- via, morta nel 29 d.C. Sappiamo però che fu sepol-
tava di scalare il potere a suon di sesterzi. ta nella tomba di famiglia a Tivoli, eretta dal figlio
Come racconta lo storico latino Tacito, nel 16 d.C., quando il suo casato era all’apice del potere. •
quando Livia era diventata Augusta e suo figlio Ti- Simone Zimbardi

52
Radici in Etruria
Il Sarcofago degli sposi,
del VI secolo a.C., da
una tomba di Cerveteri
(Lazio), città etrusca di
cui era originaria
la famiglia degli
Urgulani.

GETTY IMAGES

Il trono di Urgulania
N el 1732, durante gli scavi
nell’area della Basilica
Lateranense a Roma, dove
sca Urgulania. Secondo lo stu-
dioso si tratta della copia di un
trono principesco della fine del
timo membro della famiglia,
Plauzio, fu fatto assassinare da
Nerone.
un tempo sorgeva la grande V secolo a.C. ed è la prova del La proprietà e il mobilio pas-
domus di Urgulania, emersero sangue reale, nonché etrusco sarono a un parente, Plauzio
alcune opere d’arte antica. Tra doc, della sua proprietaria. Laterano, che fece pure lui una
queste, un trono in marmo, Casa di famiglia. Torelli ha brutta fine: coinvolto in una
oggi noto come Trono Corsini anche ricostruito le peripezie congiura contro Nerone, fu
(a sinistra). L’archeologo Mario del trono. Era collocato in ori- condannato a morte. La domus
Torelli ha fatto risalire quel gine nella domus di Urgulania, fu confiscata e molti oggetti,
prezioso reperto del I secolo abitata dai suoi discendenti trono incluso, finirono in una
a.C. proprio all’ambiziosa etru- fino al 59 d.C. Quell’anno l’ul- discarica.
PRIMO PIANO

FLAVI Vespasiano, Tito e Domiziano: ascesa, guerre e caduta di una famiglia

Gli IMPERATORI
Di padre in figlio
L’anfiteatro Flavio (è questo il vero
nome del Colosseo) fu inaugurato
nell’80 d.C. da Tito. La costruzione
era iniziata nel 72 con il padre,
Vespasiano, il primo imperatore
della gens.
che segnò uno dei momenti di massimo splendore per la Roma imperiale

venuti dal nulla


T
ra le famiglie che fecero grande vile a decidere il nuovo imperatore. E co-
Roma non c’erano solo quelle sì fu: nell’ottobre del 70 d.C. faceva il suo
di antica nobiltà. Una classe di- ingresso a Roma l’uomo che si era dimo-
rigente al tramonto, un immen- strato più forte, il generale Tito Flavio Ve-
so potere vacante e un uomo ambizioso spasiano. Dalla sua vittoria nasceva una
pronto a prenderselo fecero emergere una nuova dinastia: la dinastia flavia, destina-
dinastia venuta dal nulla (o quasi): quella ta a scrivere con i suoi tre imperatori con-
dei Flavi. Era il 68 d.C. quando morì l’im- secutivi e con le sue opere (il Colosseo,
peratore Nerone, ultimo esponente dei per dirne una) non poche pagine della sto-
Giulio-Claudi, la dinastia imperiale che ria romana.
aveva ereditato la romanità dopo Augusto. Radici solide. Ma da dove venivano que-
Tra uno spettacolo e una sbronza, Nerone sti Flavi? A detta di Svetonio, biografo dei
non si era curato troppo della successio- Cesari, la loro era una famiglia “oscura e
ne e l’Impero romano precipitò nel caos. priva di memorie di antenati illustri”. Lo

MONDADORI PORTFOLIO/ BRIDGEMAN IMAGES (2)


I pretendenti al trono spuntarono co- scrittore, però, non va frainteso.
me funghi, ma di compromessi nessuno «La famiglia di Vespasiano non era as-
aveva voglia: sarebbe stata la guerra ci- solutamente di umili origini», spiega Gio-

Vittorie impresse
Il sacco di Gerusalemme durante la
guerra giudaica combattuta in Galilea
(70 d.C.) sull’Arco di Tito a Roma.

55
I Flavi non erano di origini VESPASIANO, IL PRIMO
aristocratiche ma il capostipite era L a sua impresa, dal punto
di vista di Roma, fu la
repressione della rivolta in
consolidamento del potere
imperiale. Significativi in
tal senso furono la Lex de
un centurione di una certa fama, Giudea, nel 66 d.C. Grazie
a quella vittoria partecipò
imperio Vespasiani, in cui per
la prima volta si elencavano
che combatté a fianco di Pompeo da protagonista alla guerra
civile scoppiata a seguito
le prerogative dell’impera-
tore, e il risanamento del
della morte di Nerone (68) bilancio dello Stato, ottenuto
nell’“anno dei quattro im- ricorrendo anche a tasse im-
vanni Salmeri, docente di Storia roma- peratori”: oltre a Vespasiano popolari (come quella sugli
na all’Università di Pisa. «Il primo Flavio (sotto) furono acclamati so- orinatoi).
che conosciamo, Flavio Petrone, vissuto vrani dalle rispettive truppe In certi casi Vespasiano do-
nel I secolo a.C. a Rieti, non era un uomo Galba, Otone e Vitellio. Ma fu vette garantire la stabilità
da nulla, considerato che fu un centurio- lui a vincere. dell’impero con le armi: basti
Lacrime e sangue. Il prin- pensare alla definitiva sotto-
ne dell’esercito repubblicano di Pompeo, cipato di Vespasiano è missione della Giudea con la
sconfitto a Farsalo nel 48 a.C. In seguito ricordato in primis per il conquista di Gerusalemme
Flavio Petrone chiese e ottenne il perdono da parte del figlio Tito nel 70
di Cesare: se fosse stato un “signor nessu- d.C. o alla vittoria sui ribelli
no” non sarebbe stato nemmeno preso in di Giulio Civile in Gallia.
Quando Vespasiano
considerazione». morì, nel 79, lasciò un
Ma come scalarono il potere a Roma, i impero solido, paci-
Flavi? Con il solito sistema delle parente- ficato ed economi-
le. Il capostipite dei Flavi combinò il ma- camente stabile. Del
trimonio del figlio, Flavio Sabino, esatto- resto fu lui a dire al fi-
glio, a proposito delle
re delle tasse, con Vespasia Polla, sorella tasse imposte ai fullo-
di un senatore. Nacquero due fratelli: Fla- nes che raccoglievano
vio Sabino, divenuto poi prefetto di Ro- l’urina per conciare le
ma, e, nel 9 d.C., Flavio Vespasiano, futu- pelli, “pecunia non olet”:
ro imperatore. il denaro non ha odore.
L’ascesa. Vespasiano aveva dunque alle
spalle una famiglia laziale, di rango eque-
stre, piena di agganci. Una carriera politi-
ca di tutto rispetto era un traguardo rag-
giungibile. Più che i mezzi, al giovane Ve-
spasiano mancava però la voglia di servire
lo Stato. La madre sudò sette camicie per

GETTY IMAGES
convincerlo a intraprendere il cursus hono-
rum, la serie di cariche pubbliche che fa-
cevano salire nella scala sociale romana.
Eppure Vespasia fu sorpresa dal figlio
che, nel giro di qualche anno divenne pri- nio romano. L’imperativo era reagire. A nato a decidere e c’erano dei concorrenti:
ma questore, poi edile e infine pretore. E il chi poteva rivolgersi Nerone? Ci voleva un nel gennaio dell’anno successivo le legio-
meglio doveva ancora venire. Come ogni generale capace, ma allo stesso tempo di ni del Reno acclamarono imperatore il loro
“uomo nuovo” del tempo doveva guada- mediocre reputazione (le legioni poteva- comandante Aulo Vitellio e Galba, odiato
gnarsi qualche merito militare. Vespasiano no dare alla testa e trasformare un gene- per la politica di austerity, fu assassinato
ci riuscì in Britannia, dove si rivelò un ot- rale qualsiasi in un rivale). La scelta di ri- e sostituito dal governatore della Lusitania
timo comandante: si meritò così il conso- chiamare Vespasiano fu azzeccatissima se (il Portogallo), Otone. Anche lui ebbe vi-
lato (era il 51 d.C.) e, già che c’era, diven- si pensa che, arrivato in Giudea, il futuro ta breve: si suicidò in aprile, sconfitto dal-
ne pure proconsole in Africa. imperatore espugnò le principali roccafor- le truppe di Vitellio.
Soltanto un colpo di sonno sembrò ral- ti della resistenza locale e cinse d’assedio aLLa riscossa. Che ne fu, intanto, di Ve-
lentare la sua marcia verso il potere: men- Gerusalemme. spasiano? Fino a quel momento era rima-
tre accompagnava Nerone in Grecia, si ad- Poi, come un fulmine a ciel sereno, sto a guardare dall’Oriente. Le ultime no-
dormentò durante uno degli interminabi- nell’estate del 68 giunse la notizia del sui- tizie da Roma, parecchio confuse, su un
li spettacoli in cui l’imperatore era la star. cidio di Nerone, che non lasciava eredi. punto erano inequivocabili: avere legioni
Grave errore: Nerone lo allontanò imme- Ma non era ancora l’ora dei Flavi. fedeli era l’unico modo per raggiungere il
diatamente dalla corte. Senato e pretoriani parevano d’accor- potere. E Vespasiano, di legioni, ne ave-
Lenta svoLta. Fine della storia? Nient’af- do: sarebbe stato Sulpicio Galba, discen- va quattro (nove, se si aggiungono quelle
fatto. Nel 66 d.C. era scoppiata una peri- dente dell’antica gens Sulpicia, a colma- di due suoi potenti alleati, Licinio Mucia-
colosa rivolta in Giudea, contro il domi- re il vuoto di potere. Ma non era più il Se- no e Giulio Alessandro). Tanto bastava.
56
DOMIZIANO, L’ODIATISSIMO TITO, L’AMATISSIMO
F u l’unico imperatore dei
Flavi a essere davvero dete-
stato dai suoi contemporanei.
personaggio con la lungimi-
ranza di molte delle sue scelte.
Fiori all’occhiello. Domiziano
F iglio maggiore di Vespa-
siano, anche lui si fece le
ossa a spese della Giudea:
mise nel reagire a tali scia-
gure gli valse un vastissimo
consenso, accresciuto dall’a-
Durante il suo lungo regno (sotto), se si guardano i fatti, si nel 70 d.C. espugnò Geru- ver portato a termine i lavori
(81-96 d.C.), mantenne uno impegnò a reprimere gli abusi salemme e ne distrusse il intrapresi da Vespasiano per
stile di governo autocratico dei governatori provinciali, ri- Tempio, mettendo fine alla la realizzazione dell’anfitea-
e ostile al ceto senatorio, in formò l’amministrazione cen- rivolta ebraica. Già sotto il tro Flavio, meglio noto come
evidente contrasto con la trale e inaugurò un sistema regno del padre ricoprì cari- Colosseo.
moderazione del padre Vespa- organizzato di difesa dei confi- che prestigiose, come quella Morì nell’81 al culmine del
siano e del fratello maggiore ni dell’impero. Inoltre tenne a di console e di prefetto del successo. Se ne andava così
Tito. Le sue persecuzioni verso bada le ambizioni di Decebalo, pretorio. Succeduto a Vespa- l’imperatore che gli antichi
chiunque fosse sospettato di re della Dacia (attuale Roma- siano nel 79, il suo regno fu chiamavano “amore e delizia
tramare contro l’imperatore nia), assai temuto a Roma. breve, ma denso di calamità del genere umano”.
ricordavano tanto i tempi di Nel 96, tuttavia, cadde vittima e avvenimenti.
Caligola o di Nerone. Ma oggi di una congiura organizzata, Popolare. Tito dovette fron-
gli storici non accettano più secondo alcuni, dalla moglie. teggiare l’eruzione del Vesu-
come un tempo simili accosta- Ci si sbarazzò così dell’ultimo vio che rase al suolo Pompei
menti, bilanciando le esponente della dinastia e altri centri cittadini circo-
stravaganze del flavia. stanti (79), un devastante
incendio scoppiato a Roma
(80) e una tra le più tragiche
epidemie di peste della sto-
ria romana. L’impegno che

SCALA
MONDADORI PORTFOLIO/ BRIDGEMAN IMAGES

Nelle province orientali le truppe lo pro- dell’élite senatoria. C’era una pre-
clamarono imperatore e poco dopo fecero cisa evoluzione storica dietro all’a-
lo stesso anche le legioni danubiane. Men- scesa dei Flavi, che diedero la bel-
tre Vespasiano si trasferì in Egitto, Anto- lezza di tre imperatori (v. riquadri).
nio Primo, fedelissimo dei Flavi, irruppe Certo, non furono sempre rose e
in Italia e travolse a Bedriacum (vicino a fiori. Domiziano, il terzo, è rimasto
Cremona) le legioni di Vitellio, ucciso un celebre per la sua crudeltà. Ma furono
paio di mesi dopo. Al Senato non resta- anche gli anni del Colosseo e dell’Arco
va che riconoscere il nuovo imperatore, il di Tito, di filosofi come Quintiliano e di
quarto in un solo anno. sapienti come Plinio il Vecchio: l’età fla-
Clan vinCente. Con l’inizio della pace, via è più bello ricordarla così. •
Roma accolse la nuova dinastia, simbolo Giulio Talini
di un’epoca di trasformazioni. «Vespasia-
no era il rappresentante di quelle nuove
famiglie italiche che, dopo le guerre civili, Amore e delizia
contribuirono all’amministrazione dell’im- Una statua dell’imperatore Tito che
pero e acquistarono un ruolo fondamen- rimase al potere dal 79 all’81 d.C.:
tale», spiega Salmeri. Furono queste nuo- nonostante il breve regno, fu molto
ve dinastie a “rottamare” le antiche gentes apprezzato dai Romani.
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PRIMO PIANO

SEVERI Le trame di potere di un’importante dinastia imperiale.


Funestata da un fratricidio che coinvolse i fgili del capostipite

FRATERNI
INTRIGHI
Ritratto di famiglia

MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMAN
L’Arco di Settimio Severo a
Leptis Magna (oggi in Libia).
Nel tondo, l’imperatore
Settimio Severo (146-211)
con la moglie Giulia Domna
e i figli Geta (a sinistra,
cancellato dalla damnatio
memoriae) e Caracalla.

G
iulia Domna era al settimo cie-
lo: poteva essere l’occasione
giusta per vedere riappacifica-
ti i suoi figli, ora che Bassiano,
da buon fratello maggiore, le aveva chie-
sto di convocare Geta per tentare un riav-
vicinamento. Ed eccolo il suo secondo-
genito, accorso appena lo aveva chiama-
to: si stava affrettando verso di lei, che lo
aspettava sorridente, ma si fermò quando
vide con la coda dell’occhio suo fratello,
in piedi accanto alla porta della stanza di
sua madre. Fu allora che fecero irruzione i
centurioni: istintivamente Geta si gettò fra
le braccia di Giulia Domna.
Uno dei soldati gli si avventò alle spal-
le, colpendolo con la spada: lo fece con ta-
le foga che ferì persino la donna, in lacri-
me. “Smettila di piangere!”, le intimò Bas-
siano, minaccioso. Lo storico Cassio Dio-
ne, vissuto all’epoca dei fatti, descrive più
o meno così l’omicidio del co-imperatore
Publio Settimio Geta, organizzato alla fi-
ne di dicembre del 211 d.C. da suo fratel-
lo, l’imperatore Lucio Settimio Bassiano,
detto Caracalla.
Profilo sfuocato. Com’erano arrivati a
tanto, questi Caino e Abele d’epoca clas-
sica? Quali motivazioni si nascondevano
dietro il tetro omicidio, reso peggiore dalla
consanguineità? Le risposte sono tutt’altro
che facili da trovare. «La scarsa documen-
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tazione non ci permette analisi approfon-


dite: difficile penetrare a fondo le dinami-
61
che politiche, e ancor meno psicologiche, fonte biografica nettamente filosenatoria
che motivarono i comportamenti di Cara- in cui compare anche un Geta mite e fra-
calla e Geta, o tracciare esaurienti profi- gile, umanamente pietoso», sostiene il do-
li personali», spiega lo storico Sergio Ro- cente. Di certo, invece, c’è solo l’odio che
da, docente di Storia romana all’Univer- li contrapponeva.
sità di Torino. AllA pAri. Che cosa aveva innescato la
Se vogliamo credere alle fonti antiche, i scintilla? Non una disparità di trattamen-
due avevano ben poco in comune, a parte to. Settimio Severo fu equo nella distribu-
il padre, l’imperatore Lucio Settimio Seve- zione di cariche, poteri e titoli: a pochi an-
ro: l’irascibile, megalomane e sanguinario ni di differenza, attribuì a entrambi i fra-
Caracalla e il mite, sensibile e raffinato Ge- telli l’appellativo imperiale di Caesar e poi
ta erano nati rispettivamente nel 188 e nel quello di Augustus. Sperando infine che
189 d.C., il primo a Lugdunum (l’odier- la vita sul campo di battaglia li unisse, nel
na Lione), il secondo a Mediolanum (oggi 209, quando diede inizio alle operazioni
Milano). Ma in realtà quello che gli storici militari contro i Caledoni, nel Nord del-
antichi descrivono come un Caino potreb- la Britannia (odierna Scozia), l’imperato-
be non essere stato poi tanto peggiore del re portò con sé tutta la famiglia.
rispettivo Abele. A Geta affidò incarichi amministrativi,
«Il mito di Geta fratello buono e Cara- volle Caracalla al suo fianco come vice-
calla fratello cattivo è una mera illazio- comandante dell’esercito e Giulia Domna
ne storica, avvalorata dalla propaganda fu come sempre il suo consigliere di fidu-
del Senato, che aveva visto limitato il pro- cia. La propaganda imperiale pubblicizzò
prio potere da Caracalla. La sua immagi- una famiglia piena di concordia, capace
ne di principe crudele e prevaricatore si di condividere il potere e le responsabili-
consolidò nel tempo, fino a essere ripetu- tà, ma gli storici moderni suppongono che
ta due secoli dopo nell’Historia Augusta, in Britannia la naturale rivalità fraterna fi-

Odio viscerale
I resti del tempio dedicato
alla gens Septimia (la famiglia
imperiale divinizzata) nell’antica
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città romana di Djemila (Algeria).


Sopra, Caracalla e, in alto a destra,
Geta da bambino.

62
to di dare maggiore stabilità all’impero e
Tutto iniziò da
MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMAN

basi più solide alla dinastia da lui inaugu-


rata: dato che era nato nella provincia ro- Settimio Severo
mana d’Africa, infatti, i Severi non pote-
vano vantare un’antica origine romana, O riginario dell’Africa proconsolare,
una provincia romana estesa all’in-
circa lungo le coste del Maghreb, Lucio
come la maggior parte delle famiglie che
erano state al potere fino ad allora. “Non Settimio Severo, il fondatore della
dinastia dei Severi, nacque nel 146 d.C.
siate in disaccordo tra voi, arricchite i sol- a Leptis Magna (nell’odierna Libia): suo
dati e disprezzate tutti gli altri”, aveva rac- padre apparteneva a una ricca famiglia
comandato ai suoi figli sul letto di morte. locale di rango equestre, sua madre
E se n’era andato sereno. Fulvia Pia, invece, era un membro
Scelte premature. Non aveva previsto della gens Fulvia, un’illustre famiglia
romana originaria di Tusculum. Questa
La famiglia dei Severi che i ragazzi avrebbero ignorato proprio parentela gli tornò utile quando, ormai
il primo dei suoi consigli. I due comincia- diciottenne, giunse a Roma: grazie
non era romana rono a discutere sulla divisione dei com- all’aiuto di suo zio Gaio, fu ammesso
nell’ordine senatorio e, in meno di
piti già durante il viaggio di ritorno a Ro-
d’origine, ma africana ma. «La disputa vera e propria tra i fratel- 30 anni, toccò l’apice della carriera
amministrativa, diventando console
li esplose verosimilmente per la scelta im- nel 190 e governatore della Pannonia
provvida di Settimio Severo, che lasciò Superiore per conto dell’imperatore
nì persino per acuirsi. E la situazione peg- Caracalla e Geta eredi dell’impero a pa- Commodo l’anno dopo.
giorò ancora, quando Settimio Severo, ma- ri titolo, forse progettando, ma non sap- Con l’esercito. Furono le truppe a pro-
lato da tempo, morì a Eburacum (l’odier- piamo se formalizzando, una divisione di clamarlo imperatore nel 193 (sotto):
Commodo era morto e il successore
na York). Era il 4 febbraio 211 e, secondo sfere di influenza fra Oriente e Occidente», scelto dai senatori, Pertinace, era stato
le volontà del defunto, l’esercito acclamò afferma Roda. «Fu una scelta prematura, ucciso dai pretoriani. Aver ricevuto il
entrambi i suoi figli imperatores. In que- in anticipo sui tempi, sgradita al Senato e potere grazie all’acclamazione e al suc-
sto modo il vecchio genitore aveva spera- forse anche all’esercito e ai pretoriani. Di cessivo aiuto dei soldati segnò molto
il suo governo. Al primo posto nei suoi
pensieri ci fu sempre l’esercito: tra le al-
tre cose, aumentò la paga dei legionari
e concesse loro nuovi diritti, mentre a
generali e ufficiali in congedo assicurò
ricchi doni e titoli onorifici.
La lotta tra i due figli
di Settimio Severo
fu spietata: facevano
assaggiare il loro cibo e
vivevano con la scorta

In trionfo
L’Arco di Caracalla a
Volubilis, in Marocco, e,
a sinistra, un dettaglio di
quello di Settimio a Roma.
Eretto tra il 202 e il 203,
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fu dedicato all’imperatore
e ai figli per celebrare la
vittoria sui Parti.

qui la facilità con cui Caracalla riuscì pro- to che voglio essere vicina a entrambi, l’u- Caracalla. Naturale che, con queste pre-
babilmente a trovare dei consensi trasver- nica soluzione sarà uccidermi e seppellire messe, pochi credettero all’imperatore so-
sali che favorirono la sua azione, in vista metà del mio corpo a Roma e metà nella pravvissuto quando giustificò l’omicidio
di una presa personale e totale del potere». capitale dell’Asia”. invocando la legittima difesa.
Una volta sul Palatino, gli imperatori si «Giulia Domna agì probabilmente da CanCellaTo. «In realtà non è detto che le
stabilirono in appartamenti separati (se- spettatrice interessata, ma non coinvolta, congiure denunciate da Caracalla fossero
condo alcuni addirittura in dimore sepa- nella lotta per il potere dei due fratelli: nel- tutte inventate: Geta potrebbe aver tentato
rate: una sull’Esquilino, l’altra sul Giani- la convinzione che chiunque fosse preval- di prendere il potere, specie quando con-
colo). Entrambi giravano accompagnati da so non avrebbe potuto accusarla di soste- servava ancora l’appoggio della maggior
una scorta e prima di ogni pasto pretende- nere l’avversario», precisa l’esperto. «Non parte dei pretoriani. Ma ovviamente non
vano che gli assaggiatori testassero i loro è escluso che, una volta compreso chi dei abbiamo elementi probanti in tal senso»,
piatti, tanto era il timore di venire avvele- due avesse capacità politiche superiori, nota Roda. In ogni caso le guardie del cor-
nati. Al confronto Romolo e Remo (il se- abbia deciso di non ostacolarlo. È noto del po dell’imperatore si lasciarono convince-
condo ucciso dal primo per aver varcato il resto che, morto Geta, approfittando an- re da 2.500 denari a testa, permettendo a
confine sacro dell’Urbe, appena tracciato) che della scarsa propensione di Caracal- Caracalla di ripetere la stessa versione dei
erano stati due boy-scout. la a seguire con continuità le questioni di fatti di fronte al Senato, di eliminare tutti i
Tra i due liTiganTi. L’antico storico gre- Stato, la donna acquisì un potere politico sostenitori di Geta e di cancellare qualsia-
co Erodiano ricorda che a questo punto che fino ad allora mai nessuna consorte o si iscrizione, statua o immagine del fratel-
i fratelli decisero di dividersi l’impero: a madre di principi aveva ottenuto». lo. Eppure, racconta Cassio Dione, per te-
Caracalla l’Europa, a Geta l’Asia. Ma non Insomma, la sorte di Geta era segnata. ner buoni i Romani il fratricida lasciò che
avevano fatto i conti con la loro mamma: E preannunciata da tempo da una serie di il defunto co-imperatore venisse divinizza-
donna di potere, conscia della pericolosità segni e presagi registrati dalle fonti: come to. “Che possa essere divino, dal momento
di questa decisione, li convinse ad abban- quell’uovo color porpora, il colore simbo- che non è più vivo!”, aveva concesso iro-
donare l’idea, buttandola sul melodram- lo della regalità, scodellato a corte da una nico Caracalla. Senza sapere che di lì a sei
matico. “Avete diviso ogni cosa dell’im- gallina a pochi giorni dalla nascita del se- anni lo avrebbe colpito la stessa sorte. •
pero, tranne me”, apostrofò i figli. “E da- condogenito e gettato a terra dal piccolo Maria Leonarda Leone

64
Le donne dei Severi: dalla
Siria con amore (per il potere)
L a dinastia dei Severi era
anche un po’ siriaca.
Merito di Giulia Domna
Piani segreti. Il piano
di Mesa era mettere sul
trono il figlio di Soemia, il
(sotto), della sorella Giu- giovanissimo Eliogabalo.
lia Mesa e delle figlie di Per avere l’appoggio dei
questa, Soemia e Mamea: soldati presentò il ragazzi-
ambiziose e manipolatri- no alle truppe come erede
ci, segnarono un’epoca di Caracalla e continuato-
nell’epopea delle grandi re della dinastia dei Seve-
famiglie romane. ri. Nel 218 Mesa vinse ed
Destinate. Domna e Mesa Eliogabalo fu nominato
erano nate in Siria verso il imperatore. Il corteo delle
150. Erano figlie di un sa- siriache si trasferì in trion-
cerdote del dio orientale fo a Roma e il neo impera-
Eliogabalo e, secondo la tore impose che mamma
versione romanzata della e nonna fossero presenti
Storia Augusta (IV secolo alle riunioni in Senato: un
d.C.), fu un oroscopo a affronto alle più antiche
segnare il loro destino. famiglie aristocratiche.
Nel 187 Settimio Severo, La fine. Nel 222, la resa
da poco vedovo, “era dei conti. L’11 marzo, in
desideroso di risposarsi e visita al campo dei preto-
consultò allo scopo l’oro- riani, Eliogabalo e Soemia
scopo di parecchie giovani vennero massacrati dai
donne che venivano a lui soldati e i loro cadaveri
proposte […]. Avendo sen- gettati nelle fogne di
tito che in Siria c’era una Roma. Sul trono arrivò il
ragazza, cui la sorte aveva quattordicenne figlio di
predestinato un marito re, Mamea, Alessandro. Ro-
la chiese in moglie. Questa ma, ormai in crisi, aveva
fu Giulia”. La nuova impe- bisogno di un guerriero
ratrice chiamò a Roma la e Alessandro non lo era.
sorella Mesa, che arrivò Così, nel 235 le legioni di
con le figlie, Soemia e Ma- Massimino il Trace lo liqui-
mea. Per oltre vent’anni darono e la dinastia dei
le principesse si mossero Severi arrivò al capolinea.
all’ombra dell’imperatri- Simone Zimbardi
ce, imparando astuzie e
giochi di potere. L’astro di
Giulia Domna tramontò
con la morte di Caracalla,
assassinato nel 217: la
donna che era stata l’emi-
nenza grigia dei Severi si
lasciò morire d’inedia. La-
sciando il campo alle altre
principesse siriache.
Ingegneri nati
Sopra, la famiglia di Settimio
Severo. Sotto, un frammento
della Forma Urbis Severiana,
pianta della città di Roma
all’epoca di Settimio.
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PRIMO PIANO

Molte gentes segnarono la storia


di Roma antica. Eccone alcune,
con le loro origini (a volte leggendarie)
e con gli esponenti più famosi

Gente
dell’Urbe
A cura di Piero Pasini

GENS GIULIA
ORIGINI Stirpi più antiche e prestigiose repubblicano, mentre i Cesari (una fami-
della gens Giulia si potrebbe dire non glia della gens) segnarono il periodo tar-
ve ne siano state nella storia di Roma: i do-repubblicano e fondarono l’impero.
Giuli del resto si dicevano discendenti L’importanza delle due famiglie è data
diretti di Enea e di Venere. Il capostipite anche dal fatto che Giulio e Cesare di-
Ascanio Iulio avrebbe raggiunto le coste ventarono con il tempo titoli onorifici
del Lazio con il padre Enea direttamente per gli imperatori e sopravvissero anche
da Troia e uno dei suoi discendenti, all’estinzione della gens.
Proculo Iulio, assistette dal vivo, come Persino i sovrani stranieri, per dimo-
suo stretto collaboratore, all’ascensione strare sottomissione, assumevano nel
fra gli dèi di Romolo, dandone successi- proprio nome l’appellativo di Giulio e
vamente notizia. La gens era costituita successivamente di Cesare. Il perché è
inoltre da due delle famiglie più impor- subito detto: Gaio Giulio Cesare (100-44
tanti di tutta la romanità. a.C., a lato) fu il più noto membro della
PROTAGONISTI I Giuli furono prota- stirpe, tanto che il suo nome divenne
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gonisti assoluti del periodo iniziale e sinonimo di imperatore.

GENS VALERIA
ORIGINI La tradizione attribuiva ai mem- a caso il cognomen di una delle famiglie che
bri della gens Valeria proprietà curative componevano la gens Valeria.
eccezionali. Nella notte dei tempi della PROTAGONISTI Altre leggendarie capacità
storia romana, in un’età leggendaria, vengono attribuite a membri di questa gens
Valeria Luperca era stata scelta per essere che, passando ai fatti storici, si distinse nel
sacrificata, in quanto vergine, sull’altare di periodo di fondazione della repubblica,
Giunone nella città di Faleri. Imperversava partecipando alla cacciata della dinastia dei
una pestilenza e questo era stato il rime- Tarquini e assurse alla condizione di “eroi del
dio indicato dall’oracolo. Nel momento in popolo”. Il primo console di questa stirpe
cui Valeria alzò il coltello per trafiggersi, ricoprì la carica 4 volte fra il 509 e il 504 a.C.,
un’aquila giunse dal cielo e la disarmò distinguendosi per l’equità che guidò il suo
andando a posare il coltello nei pressi di operato: lo paragonarono a Solone, il gran-
una giovenca. Valeria ebbe salva la vita e, de legislatore greco. Il credito che egli ot-
guardata come una semi-divinità, uccise tenne presso il popolo fu tale da influenzare
l’animale. Iniziò poi a guarire gli appestati persino il suo nome. Publio Valerio
posando sulle loro membra una mantel- (a destra, su una moneta) fu soprannomina-
lina. Aciscolo, “piccolo mantello”, era non to infatti Publicola, “amante del popolo”.  
ScAlA

66
sCaLa
GENS LICINIA
ORIGINI Lecne era il nome etrusco dal violare proprio quella regola e passare alla
quale probabilmente deriva il nome Storia come il primo a venire condannato
della gens Licinia, una stirpe che, pur non per aver infranto una legge scritta da lui
avendo dato molti consoli a Roma, ha stesso. I Licini del resto non furono sempre
avuto un ruolo determinante nella storia individui dal comportamento irreprensi-
repubblicana. Era una bile. Anzi, molti di loro,
gens plebea alla quale soprattutto appartenenti

sCaLa
appartennero numerose alla famiglia dei Luculli,
famiglie che proprio ebbero condotte poco
per la loro origine si rispettose degli ordini del
distinsero in alcuni casi Senato, conducendo guer-
per provvedimenti che re individuali e usurpando
puntavano all’equità risorse pubbliche, facendo
sociale. il doppiogioco e alimen-
PROTAGONISTI Gaio tando inutili spargimenti
Licinio Stolone, per di sangue. Qualche esem-
esempio, s’impegnò pio? Lucio Licinio Lucullo,
fino a ottenere che anche i plebei po- che sedò le rivolte degli schiavi in Lucania
tessero accedere alla carica di console. e in Sicilia nel II secolo a.C. per poi finire
Divenuto egli stesso console, introdusse accusato di peculato. E Marco Licinio Crasso
un limite al possesso di terreni, salvo (foto), arricchitosi a spese dei rivali sconfitti.

Getty ImaGes

GENS AURELIA
ORIGINI I suoi membri furono talmente
numerosi che quasi sempre nei docu-
menti e nei reperti romani si incrocia il
nome abbreviato in Aur.: tutti sapevano
che cosa volesse dire. Si trattava di una
gens di origini plebee e il loro nome deri-
vava probabilmente da Aureus, “dorato”,
ossia “biondo”, come forse era il loro ca-
postipite. In età imperiale il nome Aurelio
aumentò la propria diffusione perché
venne adottato anche come praenomen,
tanto che in alcuni casi divenne difficile
distinguere chi apparteneva alla gens e
chi no.
GENS CALPURNIA PROTAGONISTI Marco Aurelio imperato-
re (sopra), per esempio, non apparteneva
ORIGINI Numa Pompilio (sopra), il litica si distinsero certo per le vittorie alla gens Aurelia: aveva adottato questo
secondo re di Roma, sarebbe per la leg- militari e i trionfi, come quello tributato nome come sovrano in sostituzione del
genda il padre di Calpo, il capostipite di a Gaio Calpurnio Pisone nel 180 a.C. suo, che era Marco Annio Catilio Severo.
questa gens le cui radici affonderebbero per le vittorie riportate sui Lusitani e Ma gli Aureli, quelli “veri”, hanno percorso
nei recessi dell’epoca arcaica. Come sui Celtiberi, ma soprattutto per essere la storia di Roma dall’inizio alla fine, pro-
Numa, i Calpurni provenivano dalla stati una stirpe di congiurati. Le con- seguendo, sempre in posizioni di presti-
Sabina ed erano di origini plebee, ma la giure romane più celebri videro spesso gio, anche dopo la divisione dell’Impero
gens Calpurnia già dal II secolo cominciò coinvolti membri dei Calpurni, come Lu- in occidentale e orientale.
ad avere un ruolo nella storia politica cio Calpurnio Bestia e Gneo Calpurnio Fra i più importanti c’è stato senza dubbio
di Roma, iniziando a esprimere diversi Pisone, che parteciparono alla congiura Gaio Aurelio Cotta, primo console della
consoli: 27 fra il II secolo a.C. e il III d.C. di Catilina nel 63 a.C. Fu Lucio a impedi- famiglia, che nel 252 a.C. fece costruire la
PROTAGONISTI Fra i Calpurni si conta- re fisicamente a Cicerone di prendere la via consolare Aurelia (oggi statale omo-
no anche numerosi senatori e tribuni parola nei momenti più concitati di quel nima) che collegava Roma alle colonie
della plebe che nella loro attività po- sommovimento politico. etrusche conquistate in quel periodo.

67
Ritratto attribuito a
Livia, potente moglie GENS DOMIZIA
di Ottaviano, nonché ORIGINI La gens Domizia si affacciò talmente singolare che le fu attribuita
madre di Tiberio. 17 volte alle alte cariche dello Stato con un’origine leggendaria. Svetonio rac-
altrettanti consoli, dal IV secolo a.C. al conta infatti che all’inizio del V secolo
III d.C. La ragione era, banalmente, la a.C. un certo Lucio Domizio, di ritorno
poca prolificità della gens, nella quale dal lavoro nei campi, avrebbe incontra-
prevalevano i figli unici. Ma molto to due gemelli di grande bellezza che
fortunati. Tutti i Domizi, o quasi, arri- gli ordinarono di recarsi al Senato per
varono infatti al consolato, alle cariche portare la notizia di una vittoria in bat-
religiose (che a Roma erano anche taglia. Per convincere Lucio, alquanto
politiche) e all’onore del trionfo con- incredulo, i gemelli gli accarezzarono
seguente alle vittorie in guerra. la barba, mutandone il colore da nero a
PROTAGONISTI Tra le famiglie che rosso. I due personaggi erano i Dioscuri
costituirono la gens, la più im- (figli di Zeus) Castore e Polluce (sotto, su
portante fu quella chiamata Eno- un sarcofago). Un Lucio Domizio Eno-
barbo, letteralmente “dalla barba barbo fu anche l’ultimo esponente della
rossa”. Una caratteristica alquanto famiglia: è meglio noto come Nerone,
singolare nel Sud dell’Europa, l’imperatore “incendiario”.

MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMAN
SCALA

Alcune gentes sono definite “plebee”, ma in


realtà erano chiamate così soltanto perché
arrivarono al potere in un secondo tempo
GENS LIVIA
ORIGINI La gens Livia ebbe soltanto 8
consoli fra le sue file, ma fu lo stesso una
delle più influenti di Roma. Era una stirpe Fabio Massimo, GENS FABIA
di origini plebee, ma fra i suoi membri si console del IV-III ORIGINI Il capostipite di questa gens,
trovavano gli antenati persino dell’impe- secolo a.C. che avrebbe dato il proprio nome a una
ratore Tiberio. delle tribù che addirittura precedettero
PROTAGONISTI Livia Drusilla fu la madre la fondazione di Roma, era Fabio il quale
di Tiberio e terza moglie di Augusto e fu sarebbe nato dal rapporto fra una donna
probabilmente la mente dietro alla lunga mortale ed Ercole, concepito in una delle
lista di omicidi che spianarono la strada fosse per la caccia agli orsi e ai lupi (dette
del trono al figlio. Ma non è l’attività po- fovi) a cui era dedita la famiglia della
litica, sebbene sia stata decisiva, ciò che madre. I suoi figli divennero fedeli al culto
maggiormente la gens Livia ha lasciato della morte (il cui frutto sacro era la fava)
in eredità a Roma e al mondo, quanto in- e parteciparono senza dubbio alla fonda-
nanzitutto il lavoro di uno degli storici più zione della città. Quando Romolo istituì la
importanti dell’antichità: Tito Livio. Pado- prima festività romana, i Lupercalia, i Fabi
vano, questo scrittore visse fra il I secolo avevano una storia familiare antica, tanto
a.C. e il I d.C. Scrisse una monumentale che già dopo tre secoli dalla fondazione
storia di Roma intitolata Ab Urbe condita dell’Urbe si avviavano all’estinzione.
libri che ancora oggi viene usata come PROTAGONISTI Tra le file dei Fabi furono
fonte per i fatti storici antichi. eletti numerosi consoli, e in più di un caso

68
GENS SEMPRONIA GENS CLAUDIA
ORIGINE La figlia di Scipione l’Africano Roma, divenendo i paladini della plebe ORIGINI Grazie alle notizie che riporta
fu la madre dei Gracchi, Cornelia (sotto, quando nel 133 a.C. Tiberio firmò la lex Svetonio, sappiamo che i Claudi furono
con i suoi “gioielli” Tiberio e Gaio, unici agraria che, degna di un Robin Hood, protagonisti della storia romana fin dal
sopravvissuti dei 12 che mise al mondo). redistribuiva le terre sottraendole ai pa- V secolo a.C. e oltre a moltissimi consoli
PROTAGONISTI Proprio i due Gracchi trizi per darle alla plebe. Il caso di Tibe- fornirono allo Stato più di un imperatore.
sono gli esponenti di spicco della gens rio e Gaio è particolare poiché entrambi Svetonio ci tramanda come fossero due i
Sempronia, antica e prestigiosa stirpe avrebbero potuto vantare, da parte di rami di questa gens, uno plebeo e l’altro
sulla breccia della politica fin dal V madre, una discendenza patrizia, ma patrizio, entrambi originari della Sabina.
secolo a.C. Tiberio prima e Gaio poi, preferirono accedere al tribunato della PROTAGONISTI Uno dei membri più
nel II secolo a.C. intrapresero una serie plebe sfruttando l’origine plebea della noti e celebri di questa gens fu Appio
di riforme sociali senza precedenti a famiglia paterna. Claudio Cieco, che visse a cavallo tra il IV e
il III secolo a.C. La cecità alla quale doveva
il soprannome fu causata, secondo la leg-
genda, dall’ira degli dèi per la sua idea di
unificare il pantheon greco-romano con
quello celtico e quello germanico.
Era infatti convinto che la fusione tra
le varie culture potesse rappresentare
un grande arricchimento per la cultura
romana. Ricoprì praticamente tutte le ca-
riche del cursus honorum romano.
Riformò l’istituto della censura (cioè la
magistratura che si occupava dei cen-
simenti romani), da console sottomise
l’Etruria, inaugurò il primo acquedotto e
diede il nome alla via Appia che facilitava
il collegamento con la Magna Grecia, la
cui cultura tanto lo affascinava, e aprì le
porte del Senato anche ai cittadini di più
bassa estrazione.
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L’imperatore Tiberio
(42 a.C.-37 d.C.): in lui si
“fusero” due dinastie,
interi periodi della storia romana furono quella dei Giuli e quella
caratterizzati da successioni di consoli dei Claudi. I Giulio-Claudi
tutti appartenenti alla gens Fabia e spesso dominarono la prima fase
strettamente imparentati tra loro, come dell’Impero romano.
delle specie di dinastie. Sul piano mili-
tare va ricordata la parabola di Quinto
Fabio Massimo Verrucoso, noto come il
Temporeggiatore.
Egli tenne testa ad Annibale per vent’an-
ni, stabilì la strategia difensiva di Roma
per tutto il periodo in cui il condottiero
cartaginese rimase in Italia, si fregiò di
“celebri sconfitte” come quella sul Lago
Trasimeno del 217 a.C., ma in sostanza
mantenne la posizione. Il suo merito fu
totalmente offuscato da Scipione l’Africa-
no, che capitalizzò la strategia di Quinto e,
sconfitto Annibale, si prese tutta la gloria.
ScAlA
PRIMO PIANO

PHAS
saperne di più

ROMA E LE GENTES
Uno sguardo sulla società romana, sul
diritto, sul ruolo delle donne e sulle lotte
per il potere tra le famiglie più in vista.
Le grandi famiglie e per questo capace di adattarsi,
di Roma antica. pur mantenendo i legami con la
Storia e segreti tradizione delle gentes originarie, ai
A. Frediani, grandi cambiamenti di una Storia
S. Prossomariti millenaria.
(Newton Compton)
Dagli Scipioni ai La famiglia romana.
Giulio-Claudi, fino alla dinastia Società e diritto
di Costantino, le origini e le Gennaro Franciosi
Dettaglio dell’Ara Pacis di Roma
imprese delle gentes che hanno (Giappichelli editore)
che raffigura la dea Tellus con
fatto grande Roma, fra intrighi, La famiglia, con la sua struttura
Romolo e Remo. Il tempio, voluto
successioni burrascose, vittorie e basata sul potere del pater familias,
da Augusto, è un tributo alle origini
clamorose sconfitte. Il libro spiega rappresentava le fondamenta
semileggendarie della sua famiglia.
anche come funzionava la società della società romana. Il diritto, le
famigliare romana ed è arricchito norme sui passaggi di proprietà, i
dagli alberi genealogici delle vincoli e le regole del matrimonio francese, fa rivivere gli abitanti di matrone come Livia, Poppea,
gentes, per districarsi nella “foresta” formavano un’architettura che, dell’antica Roma.Restituendo Messalina, Agrippina.
di nomi celebri e non. attraverso leggi tramandate per un affresco che spiega che cosa
secoli, ha tenuto in piedi il mondo significasse sentirsi romani. Diritto romano
La società romana romano. Eva Cantarella
Paul Veyne Dive e donne (Laterza)
(Laterza) La vita privata Francesca Cenerini Può sembrare strano, ma per
Un classico che serve a dare nell’Impero romano (Il Mulino) scoprire perché nell’antica Roma
un’immagine complessiva di Paul Veyne Mogli, madri, figlie e sorelle hanno la famiglia era così importante
Roma nelle diverse fasi storiche: (Laterza) spesso segnato le sorti, nel bene bisogna cercare tra leggi e
monarchia, repubblica e impero. Infanzia, istruzione, famiglia e e nel male, dei grandi imperatori. consuetudini della romanità. Eva
Attraverso la descrizione di morte nell’Impero romano. Grazie Questo libro ricostruisce le figure Cantarella, studiosa di diritto antico
personaggi e ambienti emerge alla sua capacità di ricostruire storiche femminili più importanti, ma anche grande divulgatrice,
il ritratto di una società meno ambienti e personaggi, Paul Veyne, cercando di far luce sull’immagine spiega come funzionava il diritto
rigida di quanto si possa pensare grande archeologo e storico idealizzata, ma anche “maledetta” romano.

La Storia raccontata in queste


pagine rivive anche in tv

A nche questo mese History,


il canale di Sky dedicato
alla Storia, disponibile anche
ma anche per il suo breve
regno che durò fino al 41 d.C.
Caligola venne ucciso, a soli
ALLA SCOPERTA
DELL’IMPERO ROMANO
Tra Spagna, Egitto, Scozia,
Colosseo, dall’arco di Tito
all’Ara Pacis, dalle terme di
Bath in Gran Bretagna a Villa
in Hd, approfondisce il tema 28 anni, da un gruppo di sol- Tunisia e Grecia, la storica Adriana: a guidarci in questo
del Primo piano di Focus Sto- dati della guardia pretoriana Mary Beard ci accompagna in viaggio tra templi, monumen-
ria: le grandi famiglie romane. che misero così fine alle sue uno straordinario viaggio alla ti equestri, arene e acquedotti
stravaganze. scoperta dell’Impero romano il giornalista e critico d’arte
TI PRESENTO CALIGOLA Venerdì rispondendo alle tante do- Alastair Sooke, che ci mostre-
La storica Mary Beard indaga 20 gennaio, mande che ci hanno affascina- rà come gli antichi Romani si
sulla figura di Gaio Cesare ore 7:00 to per secoli. siano evoluti nei secoli. Inizial-
(12-41 d.C.), terzo imperatore Dal 23 al 26 gennaio, tutti i mente ladri di tesori, divenuti,
romano della dinastia giulio- giorni ore 8:50 e ore 17:40 poi, veri e propri pionieri non
claudia, meglio conosciuto solo nell’ideazione di nuovi
con il soprannome di Caligola ROMA ANTICA: stili architettonici, ma anche
PHAS

(nella foto a destra). Noto co- LA GRANDE BELLEZZA nella pittura e nella scultura.
me uno dei più capricciosi ed Dalle rovine di Pompei e di Dal 13 febbraio, tutti i lunedì,
eccentrici tiranni della Storia, Leptis Magna in Libia al ore 21:50

70
L’ITALIA ANTICA
Non vendibile separatamente dal numero di Focus Storia in edicola. *Prezzo rivista escluso

DUE NUMERI
DA COLLEZIONE
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FOCUS STORIA COLLECTION. STORIA E STORIE DA COLLEZIONE.


una foto un fatto
MAGNUM/CONTRASTO

72
BERLINO DICEMBRE 1963
Cinquantatré anni fa fu aperto, in occasione delle festività
natalizie, un apposito check point su un ponte della città
tedesca. Tra il 20 dicembre 1963 e il 5 gennaio 1964 circa
700mila berlinesi dell’Ovest poterono visitare i parenti
rimasti nella parte est della città con la costruzione del Muro.

I giorni in cui
il Muro si aprì
Molte famiglie poterono riunirsi dopo
più di due anni. Ma per meno di 24 ore.
E ci riuscì solo chi ottenne un visto.

L a domenica del 13 agosto


1961 i berlinesi si sveglia­
rono con 45 km di filo spi­
Berlino Est e rimanerci per
un giorno, dalle 7 della matti­
na fino a mezzanotte, in occa­
nato che attraversavano la sione delle feste natalizie, an­
città. Era iniziata la costru­ dandoci a piedi, in treno o in
zione del Muro, che in po­ automobile.
chi giorni avrebbe tagliato in Circa 700mila persone riu­
due la ex capitale tedesca. E scirono a ottenere il visto e
diviso i suoi abitanti fino al passarono da un check point
9 novembre 1989, quando fu aperto appositamente sul
abbattuto. ponte Oberbaum. Tra i fortu­
Riunione. Famiglie separa­ nati, anche i due fratelli che
te all’improvviso, case e atti­ vediamo corrersi incontro
vità abbandonate, centinaia nella foto scattata da Ian Ber­
di morti nel tentativo di fug­ ry. Ai berlinesi dell’Est non
gire verso l’Occidente: questa fu concesso di passare il Mu­
la realtà storica che conoscia­ ro, ma soltanto di accogliere i
mo. Ma il Muro di Berlino, parenti. Furono rilasciati visti
strettamente sorvegliato dai per unicamente per genitori,
militari della Ddr, si aprì ina­ figli, fratelli, zii e nonni.
spettatamente dal 20 dicem­ Si trattò di un’apertura di
bre 1963 al 5 gennaio 1964. pochi giorni, ma i testimoni
I berlinesi dell’Ovest, o al­ raccontano che si respirava
meno quelli che ottennero un’aria di speranza. Destina­
un visto dalle autorità della ta purtroppo a restare disillu­
Repubblica democratica te­ sa per altri 25 anni. •
desca, poterono raggiungere Irene Merli

73
domande & risposte
È vero che
Churchill
Queste pagine sono aperte a soddisfare le curiosità dei lettori, purché
i quesiti siano di interesse generale. Non si forniscono risposte private.
Scrivete a Focus Storia, via Battistotti Sassi 11/a, 20133 Milano
o all’e-mail redazione@focusstoria.it
vinse il
Come facevano gli antichi a tramandare Nobel
le poesie a memoria?
Domanda posta da Tania Urbini.
per la
L ungo i secoli, poeti itineranti,
menestrelli, rapsodi e cantasto-
letteratura?
rie, in tutti i continenti, si sono spe- Domanda posta da
cializzati nel conoscere e recitare Arnaldo Cerioli.
lunghe storie che servivano non
solo per intrattenere, ma anche
per tramandare gran parte del
patrimonio culturale di una civiltà,
in un’epoca in cui le popolazioni
erano poco alfabetizzate. Il caso
più illustre e studiato è quello della
poesia omerica. Quando furono
messi per iscritto, verso il VII secolo
a.C., Iliade e Odissea, i due poemi
epici greci fondamentali avevano
alle spalle secoli di tradizioni orali.
Trucchetti. I cantori che li diffu-

GETTY IMAGES (3)


sero ricordavano le vicende più
lunghe usando trucchetti mnemo-
nici e improvvisando. Se anche la
trama era la stessa, le performance Ma erano il ritmo accentato dei Cantastorie
non erano mai una uguale all’altra, versi (accompagnati dalla musica) Apollo citaredo (cioè
perché la narrazione era arricchita e l’uso della rima i principali aiuti “con la cetra”) dipinto
da epiteti, frasi fatte e interi blocchi alla memoria: perciò i poemi erano su un vaso greco
di versi usati come “ponti narrativi”. in poesia e non in prosa. (a. b.) del IV secolo a.C.

Quando è nata l’abitudine di usare


il rosa per i vestiti delle bambine?
Domanda posta da Erica Cherini.

Fanciullo in rosa,
di Jacques-Emile
L’ associazione del rosa al mondo
femminile risale agli Anni ’60
considerato il colore della guerra,
ndr), colore forte e deciso, sia adatto
Blanche
del secolo scorso. In precedenza, ai maschi e il blu (associato al velo Multitasking
fino ai 6 anni maschi e femmine della Vergine, ndr), più delicato e
(1861-1942). Churchill nel 1937 alla Fiera
portavano tutti lunghe vestine grazioso, alle femmine”. nazionale del libro di Londra.
bianche. Poi, a metà ’800, debutta- Di tendenza. Negli Anni ’40 le Oltre che politico e statista,
rono per l’infanzia i colori pastello, tonalità per i bambini ricalcavano fu anche scrittore e per
ma senza una connotazione di ge- quelle degli adulti: scure per gli questo vinse il Nobel per la
nere. A inizio ’900, anzi, i colori da uomini e chiare per le donne. letteratura nel 1953, grazie
maschio e femmina erano invertiti. Tuttavia, fino a dopo il secondo alla ricostruzione storica
Nel 1918 il catalogo Earnshaw’s In- Dopoguerra, rosa e azzurro erano di un tema che conosceva
BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO

fants’ Department affermava infatti intercambiabili. Finché, nel 1959, bene: la Seconda guerra
che “la regola comunemente accet- con la bambola Barbie il rosa di- mondiale.
tata è che il rosa (variante del rosso, venne il colore “da femmina”. (p. p.)
F
u leader del partito tante). Ma lo statista inglese a vita privata, ricevette infat- Diavoli affrescati da Andrea di Bonaiuto
conservatore per 15 Winston Churchill (1874– ti il Nobel per la letteratura. Il in Santa Maria Novella, a Firenze (1367).
anni (1940-1955), due 1965) fu anche premio No- riconoscimento avvenne pro-
volte primo ministro (1940- bel, per la sua attività di me- prio nel periodo in cui dovette
1945 e 1950-1955), ufficiale morialista e storico. Il 16 ot- rallentare il suo lavoro da pre-
dell’esercito britannico e gior- tobre 1953, all’età di 79 an- mier, poiché un malore lo ave-
nalista (oltre che pittore dilet- ni, poco prima di ritirarsi va debilitato.
In prima persona. Il pre-
mio gli fu assegnato per La Se-
conda guerra mondiale, un’o-
pera in 6 volumi scritta tra il
1948 e il 1954, nella quale è
lui stesso il protagonista degli
avvenimenti del conflitto. La
motivazione per il Nobel fu:
“Per la sua padronanza nella
descrizione storica e biografi-
ca, nonché per la brillante ora-
toria nella difesa degli elevati
valori umani”. •
Benedetta Moro

Perché il
666 è detto
“numero del
demonio”?
Domanda posta da Elisa Saro.

N el Nuovo Testamento, nel libro


dell’Apocalisse di Giovanni, si
legge: “Chi ha intendimento conti il
numero della bestia, poiché è nume-
ro d’uomo: e il suo numero è seicen-
tosessantasei”. La “bestia” in que-
stione è il diavolo,. ma perché quel
numero? Secondo la numerologia
ebraica, il 666, scritto in lettere, si
riferirebbe al nome dell’imperatore
Nerone, persecutore di cristiani: sa-
rebbe il risultato della somma dei
numeri che nella cabala corrispon-
dono alle consonanti delle parole
ebraiche “Nerone Cesare”.
Numerologia. Altre ipotesi fanno
invece riferimento alla simbologia
religiosa, nella quale il 6 è segno di
imperfezione, essendo il numero
che più si avvicina al 7, simbolo di
completezza. Oppure si tratta del
capovolgimento del numero 999,
la triplice ripetizione del 3, il nume-
ro perfetto della Trinità, a cui il 666
si contrapporrebbe. (m. g.)

75
scienza & scienziati

La “nuvologia”
di Luke Howard
P
oche cose ci sembrano
effimere e mutevoli co- Arte e scienza
me le nuvole. Eppure, Nubi temporalesche
anche le loro forme sono state in un’illustrazione
descritte, studiate e classifica- dell’inglese Luke
Howard (nel tondo):
te dagli scienziati. Tra i primi
fu lui, nell’800, a
a farlo fu, all’inizio dell’800,
classificare i diversi
l’inglese Luke Howard (1772- tipi di nuvole.
1864), un chimico-farmacista
con una passione per la bota-
nica e per la meteorologia.
Figlio di un fabbricante di
lampade a olio, Howard ave-
va studiato nelle campagne in-
glesi in una severa scuola ge-
stita dai quaccheri, dove mol-
te delle ore erano dedicate allo
studio e all’osservazione della
natura, oltre che all’apprendi-

SSPL/GETTY IMAGES (2)


mento del latino.
Affascinato fin dall’infanzia
dalle forme cangianti delle nu-
vole, Howard consentì a una
giovane scienza come la me- aveva proprietà fisiche diverse Successone. Del resto, Ho- John Constable fecero del cie-
teorologia di fare passi da gi- e segnalava determinati eventi ward ebbe un certo succes- lo e delle sue sfumature uno
gante. Grazie a lui il “linguag- atmosferici: il nembo (o cumu- so. Tra il pubblico della con- dei loro soggetti preferiti, men-
gio del cielo” trovò una formu- lo-cirro-stratus), per esempio, ferenza del 1802 c’era infatti tre il poeta Percy B. Shelley ce-
lazione rigorosa. significava pioggia. Alexander Tilloch, editore del lebrò in versi la mutevolezza
Schematico. L’occasione per Lingua universale. La varie- Philosophical Magazine, una delle nuvole. E il poeta tede-
esporre pubblicamente le sue tà del cielo diventò così deci- delle più prestigiose riviste in- sco Goethe dedicò una serie di
idee arrivò nel frabile grazie a glesi dell’epoca. Colpito dalle scritti a Howard e al suo ten-
dicembre 1802, La terminologia una terminolo- ricerche di Howard, gli chiese tativo di “afferrare l’inafferra-
a una conferenza gia semplice, ba- di pubblicare il suo intervento. bile”. Insomma, Howard (oggi
inventata da
dell’Askesian So- sata sul linguag- Il Saggio sulla modificazione assai meno noto) divenne uno
ciety di Londra, Howard si usa gio universale di delle nuvole uscì nel 1803, ar- degli studiosi della natura più
una sorta di club ancora oggi quel latino che ricchito da illustrazioni di pa- conosciuti.
scientifico dei Howard aveva esaggi e cieli nuvolosi, in gran Altri scienziati contribuirono
quaccheri. Secondo Howard le dovuto studiare con tanta fati- parte opera della mano esper- ad affinare la conoscenza del-
innumerevoli sagome delle nu- ca a scuola. ta di Howard, e da una simbo- le formazioni nuvolose. Ciono-
vole potevano essere ridotte a Ispirandosi alla classifica- logia che permetteva di clas- nostante, la semplice ed effica-
un numero limitato di tre for- zione basata su genere e spe- sifcare sul campo le formazio- ce terminologia inventata da
me base, che chiamò in latino cie introdotta qualche decen- ni nuvolose. Anche le nuvole, Howard più di due secoli fa,
cirrus, cumulus e stratus. Tutte nio prima dal medico e botani- ora, avevano un nome. tra cumuli, cirri, strati e nem-
le forme possibili delle nuvo- co svedese Linneo, la “nuvolo- Le ricerche di Howard ali- bi, continua ancora oggi a es-
le non erano altro che il risul- gia” di Howard aprì una nuova mentarono le fantasie di arti- sere utilizzata dai meteorologi
tato di una serie di varianti di stagione per lo studio dei feno- sti e poeti del Romanticismo. di tutto il mondo. •
queste strutture-base. Ognuna meni dell’atmosfera. Pittori come William Turner e Elena Canadelli

76
In altre parole
A cura di Giuliana Rotondi

I discorsi dei grandi spiegati in parole semplici

Vincere! E vinceremo.
Benito Mussolini Discorso per l’entrata in guerra, a Roma, il 10 giugno 1940.

“C ombattenti di terra, di mare e La notizia era già nell’aria:


L’espressione fu usata nei
il ministro della Cultura
regimi totalitari fascisti
dell’aria, camicie nere della ri- popolare, Alessandro
e nazionalsocialisti per
Pavolini, il 5 giugno aveva
criticare il sistema, a loro
parlato in un articolo,
dire solo apparentemente voluzione e delle legioni, uomini e donne ripreso da diversi quotidiani,
democratico, delle potenze
di “Una guerra dinamica,
capitaliste più avanzate d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania, rapida, qualitativa”, una
(Gran Bretagna, Stati Uniti e
guerra lampo. Molti italiani
Francia). Mussolini riteneva ascoltate! Un’ora segnata dal destino bat- gli credettero. Secondo lo
che le grandi potenze
storico Renzo De Felice,
europee fossero manovrate
da gruppi ristretti detentori
te nel cielo della nostra patria (...). La di- furono essenzialmente
due i motivi dell’entrata
di ingenti ricchezze, in
grado di controllare partiti chiarazione di guerra è già stata conse- in guerra: la Francia ormai
in ginocchio, sopraffatta
politici e lobby economiche.
dall’invasione tedesca. E la
Al contrario, Mussolini si gnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e paura che i tedeschi, dopo
proponeva di dar vita
aver occupato la Francia,
a un sistema autoritario in Francia. Scendiamo in campo contro le de- avanzassero verso
grado di compiere
il territorio italiano.
la volontà del popolo. mocrazie plutocratiche dell’Occidente (...).
Impugniamo le armi per risolvere (...) il
problema delle nostre frontiere maritti-

Allude a generiche
me. Nella memorabile adunata di Berlino,
urgenze espansionistiche
dell’Italia. Visto che Hitler dissi che, secondo le leggi del-
stava vincendo, Mussolini
sperava di poter avere dei la morale fascista, quan-
benefici territoriali. Magari
approfittando in particolare do si ha un amico si mar-
della debolezza francese:
ambiva infatti a occupare tra cia con lui fino in fondo.
gli altri territori, Malta,
la Tunisia, la Somalia
francese e la Corsica.
Questo abbiamo fatto e
V. SIRIANNI

faremo con la Germania


(...). La parola d’ordine è una
sola, categorica e impegnativa per “
tutti (...): vincere! E vinceremo.
GUERRE

Un percorso nella memoria dalle Dolomiti al Carso,


tra forti e trincee del primo conflitto mondiale

I SENTIERI DELLA
78
VALPAROLA (BL, BZ) TRINCEA DELLE FRASCHE (GO)
Questo passo delle Dolomiti fu strategico Scavata dagli austriaci, deve il nome all’astuzia dei
durante il conflitto perché da qui passava il soldati ungheresi, che usavano i rami degli alberi per
confine tra Italia e Impero austro-ungarico. nasconderla dai palloni aerostatici da ricognizione.

FRANCESCO FLAMINI/REALY EASY STAR


GETTY IMAGES

GRANDE GUERRA A cura di Irene Merli

79
COL DEI BOS (BL) OSPEDALETTI (BL)
Fu teatro di durissimi scontri: questa casamatta I ruderi degli ospedali da campo, edificati e
contesa porta ancora le tracce dei colpi attrezzati per la cura dei soldati italiani feriti
di granata ricevuti allora. sul fronte della Val Travenanzes.

FRANCESCO FLAMINI/REALY EASY STAR


FRANCESCO FLAMINI/REALY EASY STAR

FORTE TRE SASSI (BL) CAPORETTO (SLOVENIA)


Fu eretto dagli austriaci sul Passo di Valparola, Il fiume Isonzo nella valle che fu teatro della
per sbarrare l’avanzata del nostro esercito. Oggi sconfitta e della ritirata italiana. Ora Caporetto
è sede di un Museo della Grande guerra. si trova in territorio sloveno e si chiama Kobarid.

80
MONTE LAGAZUOI (BL)
Al suo interno, ad alta quota, furono scavati
tunnel e gallerie che i due eserciti tentarono
di far saltare: era la “guerra delle mine”.
FRANCESCO FLAMINI/REALY EASY STAR

FRANCESCO FLAMINI/REALY EASY STAR


TULLIO VALENTE/REALY EASY STAR

Nel settembre del 1918 si combatté la battaglia alla quota più alta:
i 3.678 metri di Punta San Matteo, nel gruppo dell’Ortles-Cevedale
81
MONTE PIANA (BL, BZ)
Rovine di stazioni e ripari dell’esercito
italiano. Per arrivare quassù fu costruita
una strada militare, per lunghi tratti
scavata nella roccia.

FRANCESCO FLAMINI/REALY EASY STAR

Nella “guerra bianca” del fronte alpino morirono circa 150mila italiani
e austriaci: di questi, oltre due terzi per il freddo, le frane e le valanghe
82
CINQUE TORRI (BL) SASS DE STRIA (BL)
Postazioni al Passo Falzarego, oggi parte del Trincee degli austriaci, che si trasferirono
Museo all’aria aperta della Grande guerra, con qui dopo gli attacchi della nostra artiglieria,
trincee e rifugi militari restaurati. trincerata sul Lagazuoi.

FRANCESCO FLAMINI/REALY EASY STAR

FRANCESCO FLAMINI/REALY EASY STAR


TULLIO VALENTE/REALY EASY STAR

REALY EASY STAR

MONTE SAN MICHELE (GO) OSPEDALETTO (TN)


Gallerie e ricoveri fortificati in una delle aree più La Fortezza dell’Alto Tagliamento doveva
cariche di memorie della Prima guerra mondiale, impedire la penetrazione degli austro-ungarici
quella tra San Michele e San Martino del Carso. attraverso le valli del Tagliamento e del Fella.

83
NOVECENTO

DISASTRI
SPAZIALI
La corsa alla conquista dello Spazio
è stata costellata da drammatici
306
Le missioni portate a
termine con uomini a bordo
fallimenti. Dal primo volo di Gagarin (esclusi i lanci suborbitali)
nel 1961, 4 russi, 16 americani e un
israeliano sono morti in missione.
A cura di Antonio Lo Campo

USA 27 gennaio 1967 Apollo 1

Q uel pomeriggio sulla rampa 34 del Centro Spaziale


di Cape Canaveral (allora chiamato Cape Kennedy)
l’equipaggio era impegnato nella prova generale di
conteggio alla rovescia. Doveva essere la prima mis-
sione di collaudo in orbita terrestre, con equipaggio a
bordo, dell’astronave destinata ai voli verso la Luna.
Il comandante dell’Apollo 1, Virgil Grissom, aveva de-
nunciato che c’erano diversi problemi e che la capsula
non era affidabile. Aveva ragione: quel giorno un
corto circuito innescò un devastante incendio. Gris-
som, con Ed White e Roger Chaffee, non fecero in tem-
po a sbloccare il portellone, che si apriva in 90 secon-
di, e rimasero intrappolati tra le fiamme. Alle squadre
di soccorso non restò che estrarre i corpi carbonizzati
(a destra, i resti della capsula). Dopo la tragedia, il tempo
di apertura del portellone fu accorciato a nove secondi.

URSS 24 aprile 1967 Sojuz 1

D opo che gli Usa fallirono il lancio dell’Apollo 1, l’Unione Sovietica


lanciò la prima Sojuz, la navicella russa. A bordo c’era un solo co-
smonauta, Vladimir Komarov, per un volo di collaudo in orbita. LAIKA E LE ALTRE CAVIE
Il lancio fu perfetto, ma a causa del mancato dispiegamento di uno
dei pannelli solari, la Sojuz cominciò a comportarsi in modo anomalo
e Komarov fu costretto a correggerne assetto e traiettoria.
Dopo 26 ore in orbita, durante la discesa nell’atmosfera il paracadute
L a più famosa è la
cagnetta passata alla
Storia come Laika (an-
principale della Sojuz 1 si aggrovigliò e la capsula si schiantò al suolo. che se il suo vero nome
Komarov fu così il primo uomo a morire nel corso di una missione era Kudrjavka, “Ric-
spaziale, visto che l’incendio dell’Apollo 1 si era verificato sulla rampa ciolina”), primo essere
di lancio. vivente nello Spazio
(foto). Era una meticcia
e il 3 novembre 1957
USA 13 aprile 1970 Apollo 13 fu infilata nella capsula
sovietica Sputnik 2 e
Ècancellata
la disavventura raccontata nel film Apollo 13 di Ron Howard (1995).
La missione, la terza del Programma Apollo diretta verso la Luna, fu
il 13 aprile 1970, quando la navicella Apollo 13, con il mo-
lanciata a scopo sperimentale. All’epoca si
disse che era sopravvissuta quattro giorni,
ma le registrazioni dei dati vitali fanno
dulo lunare agganciato, era a più di due terzi della traiettoria Terra- pensare che soffrì per 5-7 ore prima di mo-
Luna. L’esplosione di un serbatoio di ossigeno nel modulo di servizio rire. Dopo di lei, almeno altri otto cani sono
lasciò senza energia e propulsione il veicolo spaziale. stati mandati in orbita dai russi.
Gli astronauti James Lovell, Fred Haise e Jack Swigert si rifugiarono Il 28 maggio 1959 fu invece il turno di Miss
nel Lem (il modulo che avrebbe dovuto allunare), usato come una Baker, una scimmia-scoiatttolo sudame-
sorta di scialuppa di salvataggio. Lì avevano un’autonomia di 44 ore,
ma il viaggio ne avrebbe richieste 72. ricana messa in orbita dagli americani e
Gli astronauti risparmiarono tutta l’energia elettrica possibile e dopo primo animale sopravvissuto a un volo
un dramma di quattro giorni, anche grazie all’enorme lavoro dei tec- spaziale. Il suo compagno, il macaco Able,
nici a terra, ammararono sani e salvi nel Pacifico. invece, non superò il trauma del lancio.

84
Sojuz 11 29 giugno 1971 URSS

N el giugno del 1971, per la prima volta nella storia dell’astronautica,


un equipaggio raggiunse una stazione orbitante, dove visse per
23 giorni. Erano i tre cosmonauti della Sojuz 11: Georgij Dobrovolskij,
Viktor Patsaijev e Vladislav Volkov. Il laboratorio orbitante è il Saljut 1.
Si decise il rientro con 48 ore di anticipo a causa delle insostenibili
condizioni nella capsula. I tre cosmonauti rientrarono regolarmente
con un atterraggio perfetto. Ma al momento dell’apertura del portello
della Sojuz 11, le squadre di recupero trovarono i loro corpi senza vita.
Che cos’era successo? Erano morti per asfissia perché si era deciso, per
quei voli, di non far indossare all’equipaggio tuta-scafandro e casco
pressurizzati. Una scelta fatale.

Sojuz T-10-1 26 settembre 1983 URSS

A pochi secondi dal “via”, sensori e spie indicarono ai cosmonauti


una grave perdita di combustibile da uno dei propulsori alla base
del razzo. Così, dal centro di controllo del lancio attivarono la “torretta
di salvataggio”, il piccolo missile in cima alla Sojuz (ne avevano uno
simile anche le missioni Apollo). Il missile strappò la Sojuz dal resto
del razzo, lanciando a quattro chilometri di distanza i due membri
dell’equipaggio. Pochi secondi dopo, il razzo esplose sulla piattaforma
di lancio, distruggendola, ma i cosmonauti erano salvi.

Challenger STS 51 L 28 gennaio 1986 USA

Q uel lancio era stato rinviato già molte volte, per piccole noie tecni-
che. Lo shuttle Challenger, partito la mattina di quel 28 gennaio,
non decollava sotto i migliori auspici. E infatti un’esplosione, 73 se-
condi dopo il distacco da terra, mandò in frantumi la navetta spaziale,
uccidendo i 7 componenti dell’equipaggio, compreso il primo “cittadi-
no dello Spazio”: Christa McAuliffe, un’insegnante dell’Ohio.
La causa del più grave disastro spaziale americano? Alcuni giunti,
realizzati con una gomma speciale, che avrebbero dovuto garantire
la tenuta tra due segmenti (dei cinque, in totale) di uno dei propulsori
a combustibile solido si erano danneggiati a causa delle bassissime
temperature della notte precedente. Il fuoco penetrò nella struttura
tra i due segmenti e causò il distacco del razzo, che a sua volta colpì il
grande serbatoio centrale a idrogeno e ossigeno liquidi, che esplose
(a sinistra, una delle foto scattate pochi istanti dopo la tragedia).

Columbia STS 107 1 febbraio 2003 USA

Fshuttle
u la seconda tragedia del Programma Shuttle e ne provocò uno
stop lungo due anni. La navetta Columbia, la più anziana degli
(aveva debuttato nel 1981), esplose al rientro in atmosfera,
ad appena 14 minuti all’atterraggio.
Anche in questo caso la colpa fu del freddo: grossi frammenti di ma-
teriale isolante del serbatoio centrale, probabilmente misti a ghiaccio,
durante il lancio colpirono la parte tra fusoliera e ala sinistra. Lo dimo-
strò subito un video, ma il danno venne giudicato non serio e il volo
proseguì. Al rientro il plasma incandescente creato dall’attrito con l’at-
mosfera penetrò nella struttura facendo esplodere la navetta (a lato, i
frammenti). Morirono i sette membri dell’equipaggio: sei americani e

549
il primo astronauta israeliano.

Gli uomini e le donne che


sono stati nello Spazio:
336 americani, 120 russi e 93
di altre nazioni (7 italiani).
GETTY IMAGES (3)

85
CULTURA

Alla ricerca del sapere occulto: i manoscritti


proibiti sono esistiti. Ecco quali sono e che
fine hanno fatto i testi censurati e banditi

ALEDETTI
LIBRI
Q
uando non c’erano i social net- Il libro di Thot: un evergreen
work, erano i libri ad avere il del mistero
potere di manipolare e influen- Si tratta di una serie di testi esoterici e
zare l’opinione pubblica. Per iniziatici che la leggenda attribuisce al dio
questo ogni nazione, nel corso dei secoli, egizio Thot, rappresentato con testa di
ha stilato una “lista nera” di testi proibi- ibis. Al loro interno si troverebbero pro-
ti: la più nota è l’Indice della Chiesa cat- fezie e pratiche magiche capaci di trasfor-
tolica (v. nelle pagine successive). mare l’uomo in un semidio. Possederli e
Oltre ai testi proibiti per ragioni ideolo- saperli interpretare permetterebbe quindi
giche o politiche (in Unione Sovietica, per di manipolare menti e coscienze e persino
esempio, romanzi come Il Maestro e Mar- di vincere la morte. Questi scritti, custodi-
gherita di Bulgakov, Il Dottor Zivago di Pa- ti in biblioteche segrete in Egitto, nel tem-
sternak, o quelli sui gulag di Aleksandr po sarebbero andati dispersi, ma la loro fa-
Solzenicyn), ci sono quelli “maledetti”, av- ma è rimasta intatta. Li menziona il papiro
volti dal mistero o considerati opere sata- egizio di Turis, decifrato a Parigi nel 1868,
niche. Spesso di grande successo, perché il che mise in relazione la distruzione di
male ha da sempre il suo fascino. quei testi con il tentativo di rovesciare un
Letteratura cuLt. Dietro ai libri ma- faraone da parte di un gruppo di dignitari.
ledetti c’erano spesso autori altrettanto In tanti sono andati a caccia di quest’o-
“dannati”. Biografie e opere si sono fuse pera, Inquisizione compresa. Senza suc-
in una miscela esplosiva, contribuendo al- cesso. Lo scrittore Jacques Bergier, nel
la cattiva fama di questi titoli. suo saggio Libri maledetti (edizioni Età
Per non parlare poi degli “pseudo-libri”: dell’Acquario), ipotizza l’esistenza di una
testi dei quali si è favoleggiato, ma della setta che li custodirebbe per impedire che
cui esistenza non si hanno prove, o che il sapere in essi contenuto si diffonda.
sono in realtà clamorosi falsi storici. L’in- Nel Rinascimento ci fu chi sostenne
venzione di libri maledetti era in voga nel- che i tarocchi ne sarebbero una versio-
la narrativa britannica tra fine ’800 e ’900. ne illustrata e popolare. In tempi più re-
Alcuni di questi, spesso introvabili e pub- centi sull’argomento è tornato Aleister
blicati clandestinamente, sono diventa- Crowley (1875-1947), personaggio eclet-
ti oggetti di culto: si diceva che posseder- tico e controverso, considerato il fonda-
li avrebbe aperto le porte del male. Altri tore del moderno occultismo e ispiratore
testi, forse, avrebbero potuto cambiare le del satanismo: fu lui a dare alle stampe,
GETTY IMAGES

sorti del mondo. Altri ancora, banalmen- nel 1944, un mazzo di tarocchi chiamato
te, hanno ispirato fumetti e videogiochi. Il libro di Thot.
86
Nel segno dell’occultismo
Un affresco che raffigura i dannati nella
cattedrale gotica di Santa Cecilia ad Albi,
AKG/MONDADORI PORFOLIO

in Francia. A sinistra, Crowley a 25 anni


nelle vesti di membro della Golden Dawn,
società segreta iniziatica che influenzò
l’occultismo in Gran Bretagna.
GETTY IMAGES

Nella versione moderna del


satanismo il diavolo non
rappresenta più una divinità, ma
incarna lo spirito di ribellione

BRIDGEMANART/MONDADORI PORTFOLIO
Sotto i riflettori
La Bibbia di Satana Sopra, LaVey, la star
È un vero “libro del male”, osteggiato dell’esoterismo davanti al
ma anche idolatrato. È stato pubblicato “cerchio magico”. A destra,
per la prima volta in America, nel 1969. Azazel, che capeggiò la rivolta
Del libro non c’è molto da dire: è un mix degli angeli nel Libro di Enoch.
di teorie sataniste di varia provenienza.
Ma del suo autore, lo statunitense Anton
LaVey (1930-1997), sì. Il suo vero nome na è inteso non come divinità, ma come manità. A Enoch la tradizione giudaico-
era Howard Stanton Levey, un esoterista, individuo che incarna la ribellione, l’an- cristiana ha riferito tre testi che non rien-
scrittore e musicista attivo negli Anni ’60 timorale, la ricerca del piacere persona- trano nei canoni biblici ebraico e cristiano,
e ’70. Mantello da vampiro, cranio rasa- le e carnale ed è guida esemplare dell’io a eccezione di Enoch 1, accreditato dal-
to e barbetta demoniaca, appassionato di padrone di se stesso e “vero dio”. Il li- la chiesa copta. Comprende una serie di
occultismo, LaVey è noto come fondatore bro è anche un manuale che dà istruzio- scritti apocalittici, la cui redazione defini-
della Chiesa di Satana, movimento religio- ni su rituali e pratiche liturgiche, come tiva, in un’antica lingua etiope, risale al I
so nato nel 1966 a San Francisco. I suoi se- la messa nera. secolo a.C. Per i primi secoli del cristiane-
guaci lo chiamavano il papa nero e in que- simo il testo fu considerato autentico. Poi,
gli anni i mass media diedero visibilità al- Il libro di Enoch: la prima con san Gerolamo e sant’Agostino, spa-
la sua “chiesa”, anche perché era segui- fantascienza? rì dalla circolazione e rimase avvolto nel
ta da personaggi dello showbiz (LaVey fu Da secoli l’ebraismo affascina con i te- mistero. Solo nel XVIII secolo l’esplorato-
consulente di Roman Polansky per il film sti sacri e i personaggi biblici, alcuni do- re inglese James Bruce ne ritrovò tre copie
Rosemary’s baby e nominò “reverendo” la tati di eccezionale longevità. Tra questi il che permisero di ricostruirne una versio-
rockstar Marilyn Manson). Dopo la strage patriarca Enoch, padre di Matusalemme e ne completa che sconcertò per la descri-
compiuta da Charles Manson, la sua fama bisnonno di Noè, che, secondo la tradizio- zione dei viaggi di Enoch (visioni?) su car-
di “maledetto” fu offuscata e la Chiesa di ne, a 365 anni non morì ma fu condotto ri volanti (astronavi?), durante i quali in-
Satana fu dilaniata da conflitti e scissioni. in cielo (forse da esseri extraterrestri?). Là contrò personaggi chiamati Angeli e Spi-
Nel libro l’autore chiarisce la sua visio- sarebbe venuto a conoscenza delle cause riti, che si unirono con donne terrestri e
ne moderna del satanismo, in cui Sata- del diluvio universale e altri segreti sull’u- generarono figli.
88
Sapere è potere
A destra, Mosè riceve le tavole della
Legge, arazzo donato da san Carlo
Borromeo al Duomo di Milano.
Sotto, il Manoscritto Voynich.
ARCHIVI ALINARI

Manoscritto Voynich: un

MONDADORI PORTFOLIO
enigma mai del tutto risolto
È un codice illustrato e un grande rom-
picapo, passato di mano per secoli. Pren-
de il nome dal libraio Wilfred Voynich
che lo acquistò nel 1912 da un collegio
di Gesuiti presso Frascati. Il mistero sta Uno e trino: il “trattato nella Biblioteca Nazionale di Vienna. La
nel fatto che è composto con un alfabe- dei tre impostori” storia però qui si complica, perché si so-
to unico, non ancora decifrato, neppure Con questo titolo sono note tre opere spetta che l’autore del testo si sia rifatto
dai più esperti crittografi. Tratta di astro- diverse, mentre gli impostori sarebbero a più antichi fogli. Per farla breve, l’opera
nomia, astrologia, farmacologia, botani- niente meno che i fondatori di tre impor- viene pubblicata a Vienna nel 1753, ma
ca e contiene immagini di piante e costel- tanti religioni monoteiste: Mosè, Gesù e con la data del 1598: come mai?
lazioni ancor oggi sconosciute. È stato un Maometto. Il terzo trattato, che conosciamo, è La
tempo attribuito al francescano inglese Pare che già nel XIII secolo si parlasse di vie et l’esprit de Mr Benoît de Spinoza,
Roger Bacon, noto come Doctor Mirabi- un trattato latino, De Tribus Impostoribus, stampato all’Aia, anonimo e in france-
lis, filosofo, teologo, scienziato e alchimi- la cui esistenza però non è mai stata ac- se, nel 1712 e poi nel 1721. Sarebbe at-
sta, e messo in relazione con vari perso- certata. Come autori dell’opera, considera- tribuito a Spinoza (o forse a un suo al-
naggi storici (Leonardo da Vinci compre- ta empia e blasfema, si ipotizzarono Aver- lievo) e sembra ne circolassero versioni
so), ma un’ipotesi suggestiva lo vorrebbe roè, filosofo arabo, l’imperatore Federico manoscritte anche precedentemente, ma
una versione cifrata del Libro di Salomo- II (entrambi bollati come eretici), Erasmo non si è riusciti a stabilire esattamente a
ne, re d’Israele, salvatosi dall’Inquisizio- da Rotterdam, il filosofo Baruch Spinoza quando risalga la stesura originale. Que-
ne proprio perché indecifrabile. Il mano- (cacciato dalla comunità ebraica di Am- sto testo ebbe grande successo presso le
scritto, del quale non esistono altre copie, sterdam) e tanti altri personaggi famosi: menti e gli spiriti liberi dell’epoca, molti
è attualmente conservato nella biblioteca Giovanni Boccaccio, Niccolò Machiavelli, lo ricercavano febbrilmente e leggevano
dell’Università di Yale. Molti crittografi lo Giordano Bruno, Pier delle Vigne. in segreto. Ma fu soprattutto un grande
hanno esaminato, ipotizzando datazioni: Si parla poi di un secondo manoscritto scandalo per il suo contenuto: i tre impo-
per qualcuno sarebbe del XV secolo o più in latino: De imposturis religionum breve stori erano “politici” che, in cerca di suc-
antico, per altri è un falso del XVI o XVII compendium, anonimo, di cui si ha trac- cesso e gloria personale, avevano asser-
secolo. Il codice è stato fonte di altre ope- cia intorno al 1688. Di questo manoscrit- vito intere popolazioni dominandole, un
re letterarie e persino ispiratore di fumetti. to verrà fatta qualche copia che poi finirà tema molto attuale.
89
RDA/MONDADORI PORTFOLIO
Necronomicon: il mito oscuro
della morte
Per i fan dell’occulto è il libro delle leg-
gi che governano il mondo dei morti. Il ti-
tolo originale dell’opera sarebbe Al Azif,
termine arabo che indica insoliti rumori
notturni, interpretati come gemiti di de-
moni. Lo sosteneva lo scrittore america-
no di racconti fantastici e horror Howard
Phillips Lovecraft (1890-1937), secondo
il quale il libro era un testo di magia ne-
ra scritto da uno stregone arabo di nome
Abdul Alhazred, vissuto nello Yemen nel-
l’VIII secolo. Si trattava di un eremita paz-
zo, che adorava entità misteriose dai no-
mi altrettanto oscuri. Sembra che il testo,
a quei tempi, fosse molto diffuso, tradot-
to clandestinamente in greco e in seguito
anche in latino. L’originale arabo sarebbe
scomparso, mentre la traduzione greca fu
in seguito distrutta. Secondo Lovecraft sa-
rebbero esistiti frammenti e versioni lati-
ne, di cui una del XV secolo e un’altra del
XVII secolo.
In realtà si tratta di uno pseudobiblium,
cioè di un libro mai scritto. O di un espe-
diente letterario dello stesso Lovecraft in- Visionari e irriverenti
ventato per rendere verosimili i suoi rac-
Sopra, lo scrittore horror H.
conti. Lo scrittore fu quasi costretto a con-
P. Lovecraft attorniato dai
fessare che il Necronomicon era una sua suoi mostri. Sotto, un ritratto
invenzione quando si accorse che troppi dell’irriverente D.H. Lawrence.
suoi ammiratori lo avevano preso sul se-
rio. Del resto, anche oggi molti continua-
no a credere all’esistenza di questo testo. Stranamente non sono mai finiti all’Indice dei
L’amante di Lady Chatterley: il libri proibiti Marx, Lenin, Stalin, Hitler e Mussolini.
libro più scandaloso
Il romanzo dell’inglese David Herbert
E nemmeno Darwin, il padre dell’evoluzionismo

S+
Lawrence, scritto tra il 1925 e il 1928, è
maledetto non per il suo contenuto ma- APERNE ghilterra, assolto dall’accusa di
gico, né per i meriti letterari relativamen- DI PIÙ oscenità. Ma perché finì sotto
te modesti. L’amante di Lady Chatterley è processo?
maledetto perché pochi libri hanno susci- Il libro narra, in fondo, di una
tato uno scandalo paragonabile, per via di Libri maledetti. giovane nobile che tradisce il
LEEMAGE/MONDADORI PORTFOLIO

Storie di pagine
una trama trasgressiva quanto la vita del che bruciano Luca marito paralizzato con un uo-
suo autore. Scarlini (Cairo Editore). mo di classe inferiore, un guar-
Gli amori di lady Constance Chatterley, Dal Libro di Thot alla diacaccia. Troppo, per una so-
Bibbia di Satana.
la protagonista del romanzo, furono ispi- cietà ancora bacchettona e intri-
rati dai tradimenti della moglie di Lawren- sa di spirito vittoriano: la ricer-
ce, l’aristocratica tedesca Frieda Von Rich- ca del piacere femminile, l’autoerotismo e
thofen, che abbandonò marito e figli la descrizione di rapporti sessuali con un
per viaggiare con lui. Il libro fu og- linguaggio talvolta crudo e con termini
getto di rifiuti, sequestri, tagli, tra- espliciti fu la ragione della condanna per
duzioni improprie, vendite clande- oscenità, anche se il vero “scandalo” era
stine, denunce e processi. lo spirito sovversivo del libro. Nel tempo,
Fu pubblicato in Italia, in Francia però, la protagonista divenne un’eroina
e negli Stati Uniti e solo nel 1960, dell’emancipazione sessuale della don-
trent’anni dopo la morte dell’au- na, anche grazie allo scandalo. •
tore, in edizione integrale in In- Antonella Donzelli

90
Idee maledette: l’Indice dei libri proibiti
O ltre a streghe ed eretici, in
passato finivano al rogo
anche i libri. Anzi, finivano
nell’Indice dei libri proibiti: un
elenco di tutte le pubblica-
zioni “maledette”, giudicate
contrarie alla fede, eretiche o
semplicemente considerate
immorali. L’Indice però non

ALINARI (2)
nacque nei “secoli bui” del
Medioevo, bensì nel pieno del
Rinascimento, cioè quando la
Chiesa cattolica era alle prese
con i “ribelli” protestanti e gli Letteratura
umanisti.
Visto, non si stampi. L’e-
all’Indice
sigenza di controllare e, se Oltre ai testi chiave dei razio-
necessario, proibire la diffu- nalisti scientifici e quasi tutta
sione di testi fu in un certo l’opera degli illuministi (Vol-
senso “colpa” di Gutenberg. taire e Rousseau in cima alla
Il tedesco, perfezionando lista dei “cattivi maestri”, ma
intorno al 1450 la stampa a anche Cesare Beccaria, con
caratteri mobili, rese infatti Dei delitti e delle pene), all’In-
più facile la circolazione dei dice (sopra) sono finiti anche
libri, che prima, essendo autori che oggi ci sembrano
manoscritti, erano pochi e davvero “insospettabili”.
costosi. In precedenza era sì
vietato leggere o possedere Giovanni Della Casa, autore
opere giudicate eretiche o tra l’altro del celebre Galateo:
immorali, ma l’invenzione compilò il primo Indice nel
della stampa favoriva la dif- 1549 a Venezia, ma poi i suoi
fusione delle idee umaniste scritti finirono negli Indici
che mettevano in discussione seguenti.
il primato della Chiesa: biso- Le Satire di Ludovico Ariosto,
gnava correre ai ripari. dal 1590.
Alla prima bolla papale sulla
Rogo di libri degli Critica della ragione pura di
censura dei testi del 1515,
seguì, nel 1558, a opera di eretici albigesi, Immanuel Kant, pubblicato nel
Paolo IV, l’istituzione dell’In- supervisionato da 1781, tradotto in italiano solo
dex Librorum Prohibitorum: san Domenico, in nel 1827, e da allora messo
una “lista nera” di libri che, una stampa del all’Indice.
secondo la Santa Sede, non si Quattrocento. Notre-Dame de Paris (dal
dovevano “scrivere, pubblica- 1834) e I miserabili (dal 1864)
re, stampare o far stampare, di Victor Hugo.
vendere, comprare, dare in pre- Erasmo da Rotterdam (trop- La fine dell’Index. L’ultima Operette Morali di Giacomo
stito, in dono o, con qualsiasi po umanista e “razionalista”). edizione dell’Indice vide la Leopardi, dal 1850 (il poeta era
altro pretesto, ricevere, tenere Ma anche Lorenzo Valla, il luce nel 1948 e l’ultimo titolo morto da 13 anni).
con sé conservare o far conser- letterato che aveva dimo- condannato fu, nel 1961, Tutti i romanzi d’amore
vare”. Il delicato compito di strato, con gli strumenti della La vita di Gesù, dell’abate di (dal 1863) e La questione
redigere l’Indice fu affidato filologia, che la Donazione di Notre-Dame di Parigi Jean del divorzio (dal 1880) di
all’Inquisizione romana. Costantino su cui si basava il Steinmann (il biblista francese Alexandre Dumas figlio.
Censura. Gli scrittori non potere temporale della Chie- scriveva che i racconti sull’in-
cattolici furono tutti oscu- sa era un falso. fanzia di Gesù nei Vangeli non Lezioni di letteratura italiana
rati, anche per i libri non di Le successive edizioni si con- avevano valore storico). di Luigi Settembrini, dal 1867.
argomento religioso; inoltre centrarono sui grandi testi Ad abolire l’Indice fu papa Fatalità di Ada Negri,
il primo Index Librorum Prohi- della rivoluzione scientifica, Paolo VI nel 1966: un ponte- poetessa e insegnante, messo
bitorum condannava altri 126 che stava svelando una visio- fice di nome Paolo lo aveva al bando dal 1893.
titoli di 117 autori, 332 opere ne del mondo e dell’universo inventato, un suo omonimo lo Il santo (dal 1906) e
anonime e 45 edizioni non in contraddizione con quanto mandò in pensione. Anche se, Leila (dal 1911) di Antonio
approvate del Vecchio e del dicevano le Scritture e alcuni sottolinea la Congregazione Fogazzaro.
Nuovo Testamento. testi antichi. In testa alla clas- per la Dottrina della Fede,
Tra i libri che vennero indicati Tutte le opere di Alberto
sifica, naturalmente, Niccolò “l’Indice rimane moralmente Moravia dal 1952.
come proibiti spiccavano il Copernico e Galileo Galilei, impegnativo, in quanto ammo-
De Monarchia di Dante Ali- che avevano smontato la te- nisce la coscienza dei cristiani a Religione aperta di Aldo
ghieri e l’opera omnia di Nic- oria (sostenuta dalla Chiesa), guardarsi […] da quegli scritti Capitini, dal 1956.
colò Machiavelli (troppo criti- secondo cui il Sole gira attor- che possono mettere in perico- La Vita di Gesù di Jean
co verso il papato), Giovanni no alla Terra, dimostrando lo la fede e i costumi”. Steinmann fu l’ultimo libro a
Boccaccio (troppo “sexy”) ed che è il contrario. Fabio Dalmasso finire all’Indice, nel 1961.
NOVECENTO

MAZZETTA

92
NERA
È vero che il Ventennio fu
un’epoca immune dalla
corruzione, come molti
pensano? Pare proprio di no

Favori
Benito Mussolini
pronuncia un
discorso di fronte agli
industriali italiani,
nel 1927. Industriali e
magnati finanziarono
generosamente il Partito
fascista, anche in modi
nascosti. A destra, i lavori
di costruzione di un ponte
italiano in Eritrea, nel
1937. Le grandi opere
furono accompagnate da
casi di corruzione.

ISTITUTO LUCE/SCALA )2)


Q
uanto fu corrotto il fascismo? sul monopolio di un solo partito, a pog-
Una persistente leggenda ten- giare su un diffuso sistema di arbitrio e
de ancora oggi ad accreditare di illegalità.
la classe politica del Ventennio È noto, per esempio, che molte federa-
come estranea al malcostume. E, a dimo- zioni fasciste usavano un doppio sistema
strazione apparente dell’onestà dei gerar- di contabilità: uno ufficiale, alla luce del
chi, si presentano le imponenti realizza- sole, e uno occulto che permetteva di ge-
zioni del regime, nel campo delle opere stire fondi a disposizione del federale per
pubbliche, come la prova del fatto che ai i più diversi scopi, spesso illeciti. Mol-
polpastrelli dei ras di Mussolini fosse ri- ti grandi protagonisti della vita pubblica
masto attaccato poco o nulla. Ma le cose nazionale si arricchirono così.
non andarono esattamente così. Gerarchi corrotti. La lista dei gerarchi
Finanziamenti oscuri. Fin dall’origine chiacchierati per la loro disinvoltura ne-
del movimento fascista, Mussolini ideò gli affari è lunga. Tra i ras più spregiudi-
sistemi per il finanziamento del suo quo- cati da questo punto di vista c’era Rober-
tidiano, Il Popolo d’Italia, che beneficiò, to Farinacci. Si diceva che, come avvoca-
fin dalla nascita nel 1914, di fondi neri to, avesse fatto fortuna grazie alle istanze
provenienti da Francia e Inghilterra. per l’“arianizzazione”, le procedure lega-
Era solo l’inizio. Per tutti i vent’anni li con le quali gli ebrei convertiti poteva-
in cui Mussolini guidò l’Italia, i magnati no ottenere il riconoscimento della “raz-
dell’industria e i grandi banchieri fecero za ariana”. E Mussolini, che diffidava di
piovere denaro nelle casse del Partito na- Farinacci, sospettava che il gerarca fosse
zionale fascista (Pnf). Era denaro spesso anche un grosso evasore del fisco. Non
di oscura provenienza, gestito dal fratel- si sbagliava.
lo di Benito, Arnaldo, che diventò il col- La commissione speciale per il seque-
lettore dei fondi neri. Ma era l’intera or- stro degli illeciti profitti del regime (istitu-
ganizzazione dello Stato fascista, fondata ita nel 1944, dopo la caduta del fascismo)
93
accertò che Farinacci, a fronte di un red-
dito di 90mila lire annue, fosse in debito
con l’erario per 3 milioni di lire.
Anche i “pesci piccoli” avevano le lo-
ro occasioni affaristiche. Un caso esem-
plare fu quello di Rino Parenti, morfino-
mane e giocatore incallito, federale di Mi-
lano dal 1933 al 1939 e in seguito presi-
dente del Coni. Era odiato al punto che
all’indomani della caduta di Mussolini, il
25 luglio 1943, la sua casa fu saccheggia-
ta dalla furia popolare. Lui si dileguò, la-
sciando in deposito presso alcuni spedi-
zionieri una settantina di casse di valori:
un tesoro che fu poi sequestrato dalla po-
lizia tributaria.
SiStema rodato. C’era poi la leva del-
la corruzione, che il governo fascista
non esitò a usare fin dall’inizio. Quan-
do, nell’autunno del 1925, il ministro del-
Il Partito fascista fin dall’inizio poté contare su le Finanze, Giuseppe Volpi, conte di Mi-
surata, attraversò l’Atlantico siglando un
fondi neri e finanziamenti illeciti. E l’avventura accordo per saldare il debito di guerra
con gli Stati Uniti, ottenne al contempo
coloniale fu un’ occasione di corruzione un prestito di 100 milioni di dollari dal-
la Banca Morgan. Per accedere al finan-
ziamento pagò una tangente da 4,5 mi-
lioni di dollari.
Mussolini, nei primi anni, seguiva una
politica liberista e monetarista. Ma poi,
con la nascita dell’Iri (Istituto per la rico-
struzione industriale) e con la seminazio-
nalizzazione delle banche, a partire dal
1933 il regime favorì un’economia mista
pubblico-privata. La presenza della mano
pubblica nella vita economica aumentò il
numero dei grandi privilegiati, generan-
do da un lato nuovi finanziamenti per il
partito e dall’altro incrementando le for-
tune personali dei gerarchi.
L’intervento statale nei grandi setto-

In alto, la presentazione a Mussolini del


GETTY IMAGES

nuovo impianto industriale dell’Alfa


Romeo a Pomigliano d’Arco. A lato, Piazza
Duomo a Milano, negli Anni ’30.

Milano: una Tangentopoli degli Anni ’30


N el 1928 scoppiò a Milano
la cosiddetta “Tangento-
poli nera”. All’origine dello
banca d’affari americana,
esponendosi personalmente
nella trattativa. Ciò bastò a far
caso, si cercò di fare chiarezza
sui fatti.
Irregolarità. Mussolini nominò
regolare prelevamento” di circa
150mila lire (circa 130mila eu-
ro di oggi) dalla definizione di
scandalo c’era la discutibile circolare la voce che Belloni una Commissione d’inchie- una vertenza sindacale e aveva
amministrazione del Comune avesse intascato una maxitan- sta che portò allo scoperto il fatto eseguire numerose opere
da parte del podestà Ernesto gente da cinque milioni sulla malaffare che dominava nella pubbliche senza contratti né
Belloni. Quest’ultimo aveva transazione. Cadde la testa metropoli. Emersero ulteriori appalti. L’ex podestà venne
ottenuto un prestito di 30 del federale di Milano, Mario prove della disonestà di Bello- espulso dal partito e condan-
milioni di dollari da una Giampaoli e, almeno in questo ni, che aveva effettuato un “ir- nato a cinque anni di confino.

94
ri dell’economia nazionale dirottò verso io 1937, dopo la conclusione della campa-
il partito fiumi di denaro liquido che ali- gna coloniale.
mentarono una quasi fisiologica corruzio- A dissanguare le casse dello Stato con-
ne: le tangenti diventarono il lubrifican- tribuirono le grandi opere. Nel giugno del
te naturale con il quale le imprese private 1937, il Consiglio dei ministri approvò un
poterono aggiudicarsi appalti, commesse, piano di sei anni per la realizzazione del-
concessioni, licenze nei più vari settori. le arterie stradali sul suolo africano, de-
I contI del partIto. Il cuore di questo stinando al progetto una cifra iperbolica:
sistema era il Partito nazionale fascista. 7 miliardi e 730 milioni di lire. Le opere
Con i suoi 25 milioni di iscritti, nel 1940 pubbliche in Abissinia si trasformarono
incassava una montagna di soldi in quote però anche in una sorta di bancomat per i
associative. L’importo variava in base al- “predoni” del regime.
la categoria socio-economica dell’iscritto. C’era per esempio chi lucrava sulle ta-
Ma le quote non erano l’unica fonte di en- riffe per i trasporti dei materiali: sposta-
trate. Il Pnf rastrellava, attraverso lo Sta- re con un camion un quintale di cemento
to, altro denaro per sostenere le sue atti- in Italia costava 15 lire, in Africa 50 vol-
vità. I conti parlano di 25 milioni in quo- te di più. La costruzione delle strade, che
te nel solo 1940-41 e di ben 333 milioni in Italia costava in media 350mila lire per
genericamente classificati come “contri- ogni chilometro, nelle colonie superava il
buti volontari”. Sempre nello stesso pe- milione di lire al chilometro. Le imprese
riodo, considerando anche il patrimonio che si aggiudicavano gli appalti, poi, per
immobiliare e altre voci, il partito unico aumentare i profitti costruivano utilizzan-
raggiunse un giro d’affari annuale di 700 do materiali scadenti. Persino Roberto Fa-
milioni di lire (circa 500 milioni di eu- rinacci notò che le “vie imperiali”, appena
ro di oggi). inaugurate, erano già impraticabili.
colonIe e malaffare. La corruzione InarrestabIle. C’è da dire che nell’idea
del fascismo, infine, divenne endemica di Mussolini l’unica realtà che poteva es-
ISTITUTO LUCE/SCALA (2)

quando la imprese belliche e coloniali sere foraggiata con mazzette e fondi neri
di Mussolini sconquassarono la finanza era il partito: il duce non ammetteva che
pubblica. imprese e privati si arricchissero troppo
La sola spesa per organizzare il nuo- grazie alla politica. Questo spiega alcune
vo impero in Africa Orientale, nei quattro commissioni d’inchiesta su casi di corru-
Spregiudicato esercizi finanziari successivi alla conqui- zione. Inoltre Mussolini fece raccogliere
Sopra, Roberto Farinacci (1892-1945), che sta dell’Etiopia (1936), si aggirò attorno dossier per ognuno dei gerarchi più vici-
fu processato per evasione fiscale. Sotto, ai 46 miliardi di lire, ingoiando il 20-25% ni a lui, per verificarne le attività e la con-
Giacomo Matteotti: sospettò i coinvolgimenti degli stanziamenti del bilancio statale. A dotta morale. Ma più che a fermare l’on-
di Mussolini nel caso Sinclair Oil, ma fu
fronte di tutto ciò, le riserve auree e in va- data di malaffare, questa azione di dossie-
assassinato nel 1924.
luta pregiata della Banca d’Ita- raggio serviva a tenere sulla corda, con la
lia si assottigliarono rapidamen- minaccia di ritorsioni, gli uomini di pote-
te: dai 5,8 miliardi di fine 1934 re che lo circondavano. •
GETTY IMAGES

si passò ai 4 miliardi del febbra- Roberto Festorazzi

Uno scandalo petrolifero e il delitto Matteotti


N ei primi anni del suo
governo, Mussolini
rischiò di essere travolto
pagando una tangente
di un milione di lire che
finì nelle casse di grandi
preparava infatti, pare,
a denunciare l’intreccio
affaristico-politico. La
da uno scandalo petro- gruppi finanziari (Rocke- concessione fu annulla-
lifero. Era la primavera feller, Mellon, Morgan e ta quando emerse il le-
del 1924 e alla società Guggenheim). game della Sinclair con
americana Sinclair Oil fu Morte “utile”. La vicen- la Standard Oil, accer-
concesso in esclusiva lo da potrebbe essere in- tato dalla Commissione
sfruttamento dei giaci- trecciata con l’omicidio d’inchiesta voluta da
menti di greggio italia- Matteotti, il deputato Mussolini. Il duce “salvò”
no. L’operazione Sinclair socialista rapito e ucciso una risorsa energetica
non fu trasparente: la il 10 giugno 1924 da nazionale da un colosso
società petrolifera si sicari fascisti. Giacomo straniero ed evitò lo
aggiudicò la commessa Matteotti (nel tondo) si scandalo.
STORIE D’ITALIA
FOSDINOVO (MS)
La nobildonna Bianca Maria
Malaspina si innamorò di uno
stalliere e per questo fu sepolta
viva. Il suo spirito aleggia, si narra,
in un maniero della Lunigiana

IL FANTASMA
DEL CASTELLO
MALASPINA
O
gni racconto popolare ha qual- ti e i rigidi codici religiosi che regolavano
cosa di vero e a quanto pare i rapporti fra i sessi.
questo vale anche per la dama Nel Medioevo, tollerare una simile rela-
medioevale Bianca Maria Aloi- zione significava mettere in pericolo l’o-
sa Malaspina. La leggenda su questa no- nore dell’intero feudo. E quindi, sempre
bile fanciulla vissuta nel XII secolo si tra- secondo il racconto popolare, la relazione
manda nelle case di pietra del borgo ai fu osteggiata con ogni mezzo: prima con
piedi del poderoso maniero di Fosdino- la persuasione, poi con la minaccia. Ma
vo (Massa Carrara). Senza aver mai tro-
REALY EASY STAR

vato conferma nei documenti. Alcuni ele-


menti biografici e un importante ritrova-
mento permettono però di collocarla in
un ambito storico, sebbene ancora cari-
co di misteri.
Amore contrAstAto. Ci troviamo in Lu-
nigiana, estremo Nord della Toscana, tra
le Alpi Apuane e le scogliere di Lerici,
a pochi chilometri in linea d’aria dalle
spiagge più ambite. Ma a Fosdinovo si re-
spira già il clima dell’Appennino: i profu-
mi sono quelli intensi del sottobosco ca- Leggendaria?
rico di acqua e funghi, dove il verde del- A destra, Bianca Maria
le querce, dei castagni e dei faggi si al- Malaspina in catene (e,
terna al grigio e al giallastro delle rocce sullo sfondo, con il suo
amante): la nobildonna
calcaree.
visse, secondo i racconti, nel
Secondo quanto si racconta a Fosdino-
Medioevo, ma non risulta
vo, la giovane castellana si era invaghita che nessuna ragazza con
perdutamente di uno stalliere al servizio questo nome abbia abitato
dei feudatari. Un amore impossibile per i lì prima del ’600. A sinistra,
canoni dell’epoca. Lo impedivano la dif- lo stemma dei Malaspina
ferente estrazione sociale degli innamora- con lo “spino fiorito”.

96
A. MOLINO
REALY EASY STAR (3)

“Mala spina” per i cattivi


La sala grande delle feste nel castello di Fosdinovo.
Il motto dei Malaspina, famiglia nobile di origine
longobarda che ebbe feudi in Toscana e Lombardia, era:
“Sono una spina pungente per i cattivi, e una spina
che non punge per i buoni”.

Il nome Bianca non è casuale: pare che Bianca Maria fosse albina, con capelli
bianchi e occhi di ghiaccio, tratti somatici a lungo considerati demoniaci
la passione continuava ad ardere nel cuo- me conseguenze: Bianca Maria fu ricon- Bianca Maria presenta almeno due visto-
re della fanciulla e gli echi dello scandalo dotta al castello e il suo ultimo scorcio di se incongruenze. La prima è cronologica.
rimbalzavano ormai dentro e fuori le mu- vita si trasformò in un’espiazione alla ma- La tradizione colloca infatti la love story
ra della fortezza. niera medioevale. di Bianca Maria nel XII secolo: all’epo-
Punizione bestiale. La famiglia decise Bianca Maria fu murata viva in una ca, però, il castello di Fosdinovo non ap-
di porre fine allo scandalo con un atto di stanza del castello insieme a un cane parteneva ancora ai Malaspina. Il capo-
forza, come si usava. Lo stalliere fu allon- (emblema della fedeltà) e a un cinghiale stipite della famiglia, Spinetta Malaspina
tanato (secondo un’altra versione usciva (allegoria della ribellione all’autorità). In (1282-1352), entrò infatti in possesso del
di scena a questo punto, torturato e ucci- quella cella la nobile ben presto morì di feudo nel 1340.
so) e Bianca Maria rinchiusa in convento. stenti. Ma il suo spirito aleggerebbe anco- Anche ammesso che la storia si pos-
Ma la ragazza era una testa dura e, se- ra in quel castello, sotto forma di giovane sa spostare all’epoca di Spinetta, resta
gretamente, continuò a incontrarsi con il e biondo spettro senza pace. O almeno, a la seconda incongruenza. Da nessun do-
suo amante. E si narra anche che rimase Fosdinovo, in tanti sono pronti a giurarci. cumento risulta che il capostipite avesse
incinta. Come nel più fosco copione goti- Realtà o leggenda? Fin qui la versio- una figlia di nome Bianca Maria Aloisa.
co, quella passione ribelle portò alle estre- ne popolare della vicenda. Ma la storia di È esistita, nella famiglia, una donna con
98
Fortificato
A sinistra, il castello di Fosdinovo,
oggi in provincia di Massa Carrara
e ancora proprietà dei discendenti
dei Malaspina. Sopra, uno scorcio
dell’interno della rocca, ancora
con lo stemma di famiglia.

questo nome, ma era figlia di un discen- fu dato a caso. La ragazza aveva infatti
dente di Spinetta, Jacopo II Malaspina, capelli, ciglia e sopracciglia candidi, una
vissuto nella prima metà del XVII secolo. carnagione lattea e occhi trasparenti come
Si tratta quindi di una leggenda, condi- l’acqua che rendevano il suo sguardo in-
ta da qualche particolare storico? A com- quietante. Inoltre Bianca, come molti albi- Spinetta Malaspina (1282-1352),
plicare il quadro, piuttosto che ad aiuta- ni, soffriva forse di fotofobia e perciò pre- capostipite della casata di Fosdinovo.
re a trovare una risposta, è intervenuto feriva la semioscurità. In un’epoca in cui
un ritrovamento avvenuto circa trent’an- era aperta la caccia alle streghe, l’albini- se opprimente: le case di pietra, addos-
ni fa. smo era considerato un marchio del de- sate alle mura del castello, erano un tem-
Ossa misteriOse. Durante alcuni lavo- monio e per salvarla dal rogo, oppure per po collegate da un camminamento conti-
ri di ristrutturazione dei sotterranei del nasconderla, la vera Bianca Maria Aloi- nuo che permetteva ai castellani o ai loro
castello vennero alla luce, in un pozzet- sa potrebbe essere stata tenuta nascosta soldati di introdursi nelle case senza far-
to murato, alcuni resti risalenti al XVII se- nel castello. Le voci su quella fanciulla si annunciare.
colo. Si trattava, secondo le analisi, di os- che nessuno vedeva mai si sarebbero poi A conferma che a Fosdinovo morte e
sa appartenute a una giovane donna e a trasformate nella storia d’amore proibita. sofferenze fossero normale amministra-
due animali. Per i fan di Bianca Maria è echi mediOevali. Quanto all’ambienta- zione restano oggi le prigioni, i traboc-
la prova che la leggenda non è tale. Il ri- zione medioevale, e non seicentesca, del- chetti (botole nascoste sotto il pavimen-
trovamento di quei resti confermerebbe, la vicenda, non deve stupire. Ancora og- to in funzione difensiva) e le stanze della
anzi, che la nobile che ha ispirato la sto- gi a Fosdinovo si tramanda il ricordo del tortura. Nessuna meraviglia quindi che,
ria sarebbe la figlia di Jacopo, vissuta ap- dominio feudale imposto dai Malaspina. in questa cornice, si sia sviluppata, su
punto nel Seicento. Del resto, i diritti feudali, da queste parti, una base storica, la leggenda di una bel-
Non solo. Un’altra circostanza avvalo- sopravvissero fino all’arrivo delle truppe la fanciulla che non volle rinnegare il suo
rerebbe la storicità dei fatti: quella Bian- napoleoniche, nel 1796-97. amore neppure di fronte all’idea di una
ca Maria, figlia di Jacopo II, era albina e La stessa architettura del borgo testi- morte orribile. •
quel nome, Bianca, probabilmente non le monia quanto il potere del signore fos- Raffaele Laurenzi

99
I GRANDI TEMI

DA COLOMBO A
CUBA

Fatti e personaggi che hanno fatto la storia di un’isola da cinque secoli

Il vero padre
della patria
P oeta e scrittore, giornalista
di gran talento. José Martí
(1853-1895) fu questo, ma
soprattutto, con Simon Bolívar
e José de San Martín, un eroe
dell’indipendenza latinoamerica-
na dalla Spagna. Martí nacque
all’Avana il 28 gennaio 1853,
a 16 anni scrisse il suo primo
dramma in versi ma poco dopo
fu arrestato per avere appoggia-
to l’indipendenza. Condannato
ai lavori forzati, dopo alcuni mesi
passati a spaccare pietre in una
miniera-carcere, fu deportato
in Spagna. Riuscì a laurearsi a
Saragozza (in diritto) e a 21 anni
iniziò a girare il mondo.
In viaggio. Prima visse in Fran-
cia, poi in Messico (dove sposò
Carmen Zayas Bazán, che gli
diede il suo unico figlio) e
infine in Guatemala, dove
insegnò all’università. Ma il
suo cuore era ancora a Cuba.
Ci tornò nel 1878 e ancora
una volta fu deportato in
Spagna. Nel 1881 approdò a
New York, dove collaborò per
vari giornali tra cui La Nación
di Buenos Aires. Nominato
console di Uruguay, Argentina
e Paraguay, dal 1882 organiz-
zò meticolosamente l’indipen-
denza cubana.
In azione. Martí fondò il Partido
Revolucionario Cubano e il 25 Garibaldi cubano
marzo 1895 firmò con il Gene- José Martí, l’eroe per
ralísimo Máximo Gómez il Mani- eccellenza, venne ucciso
festo di Montecristi, il programma
quasi subito dopo aver
della “Guerra necessaria”. L’11
aprile sbarcò a Cuba con un dichiarato nel 1895 la
manipolo di uomini ma il 19 “Guerra necessaria”.
maggio, in uno scontro con gli Sopra, una litografia
spagnoli, fu ucciso. dell’Avana del XIX secolo.
INTANTO NEL MONDO

CASTRO
CUBA ALTRI PAESI CULTURA

23 febbraio 1455
Johannes Gutenberg
stampa la prima
Bibbia.
28 ottobre 1492 31 luglio 1492
protagonista della geopolitica. Cristoforo Colombo Ferdinando II d’Ara-
sbarca a Cuba e av- gona e Isabella di Ca-
viene il primo incon- stiglia unificano la
tro con gli indigeni Spagna ed espello-
Taino che ben presto no dal regno tutti gli
verranno sterminati ebrei.
dagli spagnoli.

1511
Il conquistador 31 ottobre 1512
spagnolo Diego 1516 Viene inaugurata la
Velázquez de Cuéllar La Svizzera riunita in Cappella Sistina.
fonda il primo inse- una confederazione
diamento spagnolo a di 13 cantoni si di-
Baracoa. chiara ufficialmente
terra neutrale.

1517 31 ottobre 1517


Sbarcano a Cuba i pri- Inizia la riforma pro-
mi schiavi africani che testante di Martin 1518
sostituiranno gli indi- Lutero. Viene introdotto il ta-
geni nelle piantagioni bacco in Europa.
di canna da zucchero.

1659-1668
Cuba viene flagellata 1660
dagli attacchi corsari. Nasce il Grand Tour,
1663 viaggio in Europa ef-
Con lo Staple Act l’In- fettuato da ricche
ghilterra vieta a navi e famiglie nobili per
merci di altri Paesi eu- completare la propria
MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMAN (10)

ropei di accedere ai istruzione.


porti coloniali ingle-
si, riservandosi il mo-
nopolio di tutti i com-
merci delle proprie
1762 colonie.
Gli inglesi occupano
L’Avana e Cuba verrà 1763
riassegnata agli spa- Con il Trattato di Pa- 1769

A
gnoli dopo 11 mesi. rigi termina la Guerra Watt inventa la mac-
nche se può sembrare incredibile, dopo quasi 60 anni dei Sette anni. china a vapore.
di dittatura che ha concentrato la sua ricerca storica
sulla revolución, esiste anche una Cuba pre Fidel Ca- 1837
stro che vale la pena raccontare. Ad avvistare per pri- 1858-1868 Prima linea ferroviaria
mo le coste dell’isola caraibica fu Cristoforo Colombo, nella notte Si combatte la Guerra a Cuba. In Spagna e
del 27 ottobre 1492. Battezzò l’isola Juana in omaggio al principe dei Dieci anni per l’in- nel resto dell’America
Juan di Aragona, primogenito dei re di Spagna che aveva finan- dipendenza dal go- Latina la ferrovia non
verno spagnolo. esiste ancora.
ziato la spedizione ma, alla fine a imporsi è stato il nome Cuba,
sulle cui radici etimologiche ci sono almeno quattro interpreta- 1879
zioni, tutte legate all’età precolombiana. Inizia la Piccola guer-
Monti e sigari. La prima ipotesi si ricollega alla parola ciba, che ra, un’insurrezione
tra i Taino – l’etnia predominante alla fine del XV secolo – signi- popolare armata con-
tro la Spagna. 1885
ficava “pietra” o “montagna”. La seconda è che Cuba derivi da Le truppe italiane
Cohiba: nulla a che vedere con gli omonimi sigari resi celebri da impegnate in Africa
Fidel Castro, visto che era il modo in cui gli stessi Taino chiama- occupano Massaua.
vano l’isola. Una terza ipotesi è che Cuba discenda dall’arabo co- È l’inizio della politica
ba, che indica la cupola della moschea, per la forma delle monta- colonialista italiana.

101
I GRANDI TEMI
CUBA

Le popolazioni indigene furono gne che si vedono ancora oggi dalla baia di Bariay, dove Colom-
bo quasi certamente sbarcò. Secondo l’Oxford Dictionary, tutta-
sterminate nel giro di cinquant’anni via, il nome di Cuba trarrebbe la sua origine da cubanacan, che
in lingua taino significa “luogo centrale”: è questa infatti la posi-
da epidemie di vaiolo, morbillo e zione dell’isola, nel bel mezzo dei Caraibi.
Oltre al navigatore genovese che nei suoi diari la definì “la terra
altre malattie portate dagli spagnoli più bella mai vista prima da occhi umani”, le informazioni scritte
su quella che sarebbe stata ribattezzata in seguito dagli spagnoli

Lavoro “nero”
Schiavi impegnati
nella lavorazione di
canna da zucchero.
Dopo l’estinzione delle
popolazioni autoctone,
gli spagnoli, a corto di
manodopera, importarono
un gran numero di schiavi
neri dal Portogallo.
INTANTO NEL MONDO

Navigatori, 1895 1895


santi ed eroi Muore José Martí. In Francia viene
proiettato dai fratelli
Nella pagina 1898 Lumiére il primo film,
a fianco, una Con l’appoggio degli intitolato L’uscita dal-
mappa di Florida Stati Uniti, Cuba ot- 1900 le officine.
e Antille del 1555 tiene l’indipendenza Il re d’Italia Umberto I
e il domenicano dalla Spagna, ma di- viene assassinato, gli
Bartolomé de las venta un protettora- succede al trono Vit-
Casas. che denunciò to Usa. torio Emanuele III.
1906
lo sfruttamento
20 maggio 1902 A Milano nasce la
degli indios già Cuba ottiene piena prima organizzazione
all’inizio del XV indipendenza. sindacale italiana dei
secolo. 28 luglio 1914 lavoratori: la Confede-
Qui a lato, il capo Inizia la Prima guerra razione Generale del
dei Taino, Hautey, mondiale. Lavoro.
bruciato vivo dai
conquistadores il 12 11 maggio 1916
febbraio 1512. Albert Einstein pub-
blica la teoria della
28 ottobre 1922 relatività.
Marcia su Roma.
1929
Crollo della Borsa di
30 gennaio 1933 Wall Street e crescita
la “perla dei Caraibi” cominciarono ad arrivare a partire dal XVI Hitler viene elet- della disoccupazione.
secolo. Tra le popolazioni indigene presenti a Cuba all’inizio del- to Cancelliere. Il re-
gime nazista porterà
la colonizzazione che, nei cinquant’anni seguenti, furono ster- nel 1939 alla Seconda
minate dalle epidemie di vaiolo, morbillo e altre malattie porta- guerra mondiale.
te dagli spagnoli non c’erano solo i Taino, ma pure i Ciboney e i
Guanajatabey. Erano tutti arrivati a Cuba, molti anni prima, dal- 1947
le vicine coste del Nord America, del Centro e Sud America e da 10 marzo 1952 Dopo la fine della Se-
Fulgencio Batista in- conda guerra mon-
altre isole dei Caraibi.  staura la dittatura. diale (1945), inizia la
IndIgenI, schIavI e pIratI. Fino al 1450, spiegano gli antropolo- Guerra fredda.
gi, il gruppo più popoloso sull’isola era quello dei Ciboney. Se-
condo il domenicano Bartolomé de las Casas, che visse con loro 2 dicembre 1956 1956
all’inizio del XV secolo, dialetto e cultura erano simili a quelli de- Fidel Castro e Che Nasce la Comunità 4 ottobre 1957
Guevara sbarca- Europea. Inizia la corsa allo
gli indigeni delle Bahamas, ma l’unica certezza è che, quando nel no a Cuba, inizia co- spazio. Viene lanciato
1510 Diego Velázquez de Cuéllar iniziò la conquista manu milita- sì la rivoluzione dei dall’Urss lo Sputnik 1,
ri, morirono quasi subito circa 100mila indigeni. Un vero genoci- barbudos. seguito dallo Sputnik
dio. Taino, Ciboney e Guanajatabey furono dichiarati estinti di lì 2, con a bordo il cane
a poco. Nel frattempo sotto il governo di de Cuéllar erano nate le 2 gennaio 1959 Laika.
Dopo una lunga
prime sette città dell’isola, compresa l’attuale capitale, l’Avana. guerriglia i leader ri-
La scarsità di manodopera costrinse gli spagnoli ad avvalersi voluzionari conqui-
di un gran numero di schiavi neri, quasi tutti comprati dal Porto- stano l’isola.
gallo. Era l’inizio della tratta atlantica, che prosperò sino alla fi-
ne del XIX secolo e mantenne sempre Cuba come tappa cruciale. 19 aprile 1961 20 gennaio 1961 1963
Un gruppo di esu- J. F. Kennedy viene Martin Luther King
Nel Seicento l’isola divenne il centro anche di altri traffici: a ini- li cubani anticastri- eletto presidente Usa. marcia su Washing-
zio secolo si registrarono sull’isola le prime incursioni dei cele- sti sbarca alla Baia dei ton per l’integrazione
berrimi pirati di Antille e Caraibi. I nomi che lasciarono il segno a Porci con l’appoggio razziale.
Cuba sono molti. Come il feroce bucaniere francese François l’O- della Cia, ma viene
lonese, che dalla sua base nell’isola di Tortuga arrivò a comanda- respinto. Pochi gior- 9 novembre 1989 1990
ni dopo John Kenne- Crolla il Muro di Viene assegnato al
re una flotta di 50 imbarcazioni e che a Villa Clara, sull’isola, tru- dy decreta l’embargo Berlino. presidente sovietico
cidò un intero equipaggio spagnolo nel 1667. O il gallese Henry a Cuba. Mikhail Gorbaciov il
Morgan che, con 700 pirati, l’anno seguente mise a ferro e fuoco premio Nobel per la
Camagüey, facendo morire di fame donne e bambini che aveva 2001 Pace.
imprigionato nella chiesa locale. 2015 Attentato terroristico
Il presidente Barack dell’11 settembre.
contesa aglI InglesI. Ma quali erano le ricchezze di Cuba, che Obama riallaccia i
tantao facevano gola? Esaurite rapidamente le miniere d’oro, rapporti diplomatici.
sull’isola gli spagnoli puntarono su tabacco e allevamento. Ma
perché Madrid comprendesse davvero l’importanza economica 25 novembre 2016
della colonia ci volle l’occupazione britannica dell’Avana. Durò Muore Fidel Castro.

103
I GRANDI TEMI
CUBA

Conflitto d’interesse
La flotta che sostenne l’indipendenza
cubana dalla Spagna nel 1898,
trasformando poi l’isola in un protettorato
Usa. Nel tondo, il presidente statunitense
James Monroe (1758-1831).

Cuba fu decisiva nel braccio di ferro tra Occidente e blocco sovietico:


la fine di Batista diede il via alla Guerra fredda anche in America Latina
11 mesi, dall’agosto del 1762 al luglio seguente, durante la Guer- giustiziato. A differenza delle altre colonie dell’America Latina –
ra dei Sette anni. Soltanto dopo quello smacco, Carlo III di Spa- che proprio in quegli anni conquistavano l’indipendenza – Cu-
gna impose a Cuba una serie di innovazioni, dalla costruzione ba non diede molti grattacapi a Madrid, anche perché dal 1818
di nuove città strategiche per il commercio come Pinar del Río, il governo dell’Avana ottenne il permesso di commerciare libe-
alla fortificazione dell’Avana, dal miglioramento delle infrastrut- ramente con tutti i Paesi del mondo. Inoltre allevamento, tabac-
ture interne alla riforma amministrativa. co e canna da zucchero garantirono, dal 1823 in poi, una possi-
Rivolta. Nel 1774 il primo censimento contò 171.620 cuba- bilità di arricchirsi.
ni, destinati a crescere rapidamente tra il 1803 e il 1804, quando Proprio quello stesso anno però gli Stati Uniti lanciarono la
arrivarono migliaia di spagnoli in fuga dalla Louisiana, vendu- “dottrina Monroe” con cui per la prima volta l’omonimo presi-
ta agli Stati Uniti dalla Francia. La prima rivolta contro la coro- dente Usa chiarì che per Washington “l’America doveva appar-
na spagnola per abolire la schiavitù dei neri sul modello haitiano tenere agli americani”, intendendo per “americani” gli statuni-
fu repressa nel sangue nel 1812 e il suo leader, Antonio Aponte, tensi ed escludendo le potenze europee, che finora avevano do-

Batista, il dittatore che piaceva agli Usa


F ulgencio Batista (1901-1973)
nacque da una famiglia di
contadini il 16 gennaio 1901.
ferie pagate e assicurazioni»,
scrive lo storico Hugh Thomas.
Batista si arricchì facendo affari
Divenne celebre nel 1933, con la mafia statunitense, che
quando guidò la Rivolta dei da Cuba importava illegalmen-
sergenti che rovesciò il ditta- te rum e riciclava il denaro nei
tore Gerardo Machado e poi il casinò dell’isola. ma questo
presidente Carlos Manuel de non bastò a intaccare la sua
Céspedes. Pur succedendosi a popolarità e nel 1940 venne
Cuba sei presidenti nei succes- eletto presidente. Finito il
sivi sette anni, chi comandava mandato, nel 1944 si trasferì
all’Avana era lui, che era il capo in Florida. Rientrò a Cuba con
delle Forze Armate. un golpe il 10 marzo 1952, da
Fase uno. Batista, che legalizzò vero dittatore, fece uccidere
il Partito comunista fino ad al- negli anni 20mila persone e
lora fuorilegge, riformò le leggi saccheggiò le casse dello Stato.
sul lavoro. «Per la prima volta Fino a quando la rivoluzione lo
i lavoratori delle industrie di costrinse a fuggire. Morì in esi-
zucchero e tabacco ottennero lio, nella Spagna di Franco.

104
Hasta siempre?
L’entrata di Fidel Castro
all’Avana l’8 gennaio
1959, dopo aver costretto
alla fuga il dittatore
Fulgencio Batista.

minato a quelle latitudini. Da allora gli Stati Uniti cercarono – Era l’inizio della Guerra fredda e l’escalation della tensione at-
più volte e inutilmente – di comprare dalla Spagna Cuba, la cui torno a Cuba fu immediata. Il culmine fu la “crisi dei missili”, i
importanza geopolitica era dovuta soprattutto alla poca distan- 13 giorni che fecero tremare il mondo, nell’ottobre del 1962: un
za che la separa dalla Florida, appena 90 miglia di mare (nean- braccio di ferro che rischiava di trasformarsi in conflitto nuclea-
che 150 chilometri). Ma l’isola che per quattro secoli fu una co- re tra le superpotenze, scongiurato per un soffio.
lonia spagnola era destinata a cambiare padrone, seppure a sua base rivolUzionaria. Da allora, Cuba è rimasta una roccafor-
insaputa, di lì a poco. te delle rivoluzioni di ispirazione comunista: per cinquant’anni
Un vicino ingombrante. Nel 1868 scoppiò la Prima guerra d’in- anni ha ospitato migliaia di guerriglieri latinoamericani per “alle-
dipendenza, detta dei “Dieci anni”, che si concluse nel 1878 con narli a diffondere a livello globale la rivoluzione”. Oggi sia il pre-
un bilancio di 150mila morti. Eppure sostanzialmente fu un nul- sidente ecuadoriano Correa sia quello venezuelano Maduro, pas-
la di fatto. Nel 1895, José Martí, il Garibaldi cubano dichiarò la sando per il boliviano Morales e l’uruguayano Mujica, possono
“Guerra necessaria”. L’eroe venne ucciso quasi subito e, quando tutti considerarsi “figli di Fidel”, chi più chi meno.
la lotta per l’indipendenza sembrava ormai vittoriosa, una nave Ma gli ultimi anni hanno segnato una nuova svolta, dopo 60
statunitense esplose, il Maine, nel porto dell’Avana. Era il 1898 e anni di repressione interna e di embargo che hanno reso la vita
Washington usò l’incidente per dichiarare guerra a una Madrid dei cubani un percorso a ostacoli. Nel 2014 Cuba è stata riam-
ormai quasi già sconfitta dagli indipendentisti. I marines ebbero messa nel 2014 nell’Organizzazione degli Stati americani, grazie
vittoria facile, Cuba diventò formalmente indipendente nel 1902 alla storica apertura di Barack Obama. Il presidente statuniten-
ma, di fatto, si trasformò in un protettorato Usa. se ha concentrato i suoi sforzi proprio nel tentativo di attenuare
Soprattutto, quella guerra ebbe due conseguenze. La prima fu quell’antiamericanismo iniziato con la guerra del 1898 e poi raf-
l’inizio dell’espansionismo statunitense in America Latina, desti- forzatosi negli anni Sessanta e Settanta. Cioè nei decenni in cui,
nata a diventare il “giardino di casa” di Washington. La seconda per contrastare il socialismo in America Latina, Washington ap-
fu l’antiamericanismo che si diffuse sull’isola caraibica. poggiò dittature quasi ovunque.
Quel sentimento antiamericano fu uno degli ingredienti della E adesso? Cuba tornerà certamente di attualità. Dopo la morte
rivoluzione castrista. L’obiettivo dei rivoluzionari guidati da Fi- di Fidel Castro e, soprattutto, con la presidenza di Donald Trump
del Castro e Che Guevara era liberare l’isola dal dittatore Fulgen- che promette di rivedere i rapporti tra i due Stati: i destini di Cu-
cio Batista (vedi riquadro a sinistra), gradito alla Casa Bianca e ba e Stati Uniti sono ancora destinati, nel bene e nel male, a ri-
alla mafia che gestiva casinò e prostituzione. Il 1° gennaio 1959 manere legati a doppio filo. •
i rivoluzionari entrarono vittorioso all’Avana. Paolo Manzo

105
CRIMINALITÀ

Le parole
della CAMORRA
L’organizzazione criminale napoletana nacque a inizio
Ottocento. Da allora ha sviluppato un gergo tutto suo,
i cui significati sono cambiati nel tempo
SCALA

106
Tatuati

GETTY IMAGES/DEAGOSTINI
Il tatuaggio di un camorrista in un
dipinto del 1890. Sotto, un regolamento
di conti tra membri della camorra, dal libro
Costumi del Regno di Napoli (1858).

L
a camorra è una creatura dell’Ottocen- La lingua e i simboli, dunque, sono sempre
to: fu quella l’epoca in cui si affermò stati elementi molto importanti per la crimina-
a Napoli come organizzazione crimi- lità organizzata. E si sono evoluti. I camorristi,
nale stabile, con regole precise e una dal secolo scorso a oggi, hanno coniato una se-
struttura piramidale. Marco Monnier, il primo rie di termini e definizioni che ai nostri giorni
a pubblicare un libro (1863) su questa associa- (e in genere quando non sono più così in uso)
zione per delinquere scrisse che faceva “uscire trovano spazio persino sui social network. In
l’oro dai pidocchi”. Intendeva dire che i camor- queste pagine vi presentiamo un piccolo di-
risti guadagnavano sui più poveri, imponen- zionario storico delle parole e dei termini del-
do tangenti sul gioco e prelevando percentua- la camorra napoletana, partendo dall’800 fino
li sull’attività delle prostitute. I guadagni illeci- ad arrivare a tempi più recenti. Un campiona-
ti erano soprattutto le estorsioni imposte a fac- rio di parole utilizzati anche dagli investigatori
chini, cocchieri e tavernieri di Napoli. e dagli storici: seguendo i cambiamenti di que-
AffiliAti. Alla “camorra storica” si accedeva sto gerco, infatti, si può ricostruire l’evoluzione
attraverso rigorose selezioni e prove basate su della camorra a Napoli fin dalle origini.
riti violenti. Ogni camorrista aveva un sopran-
nome: lo riceveva a volte sin da bambino e lo CAMORRA
identificava per un vezzo, l’origine familiare o
una caratteristica fisica. Era possibile ignorare
nome e cognome di un affiliato, ma il sopran-
L’ origine della parola, come quella dell’orga-
nizzazione, è spagnola. In castigliano, in-
fatti, camorra significa “rissa” e camorrear vuol
nome era noto a tutti. dire “litigare”. In siciliano, ancora oggi, camor-
Altro segno distintivo erano i tatuaggi: un ra indica una prepotenza, mentre “fare la ca-
omaggio alle proprie donne, alla Madonna, alla morra” in napoletano è un’espressione usata
famiglia. Queste iscrizioni sulla pelle avevano per indicare il ricavo di profitti in maniera ille-
così tanta importanza che l’antropologo Abe- cita, in particolare con l’accezione di estorce-
le De Blasio, a fine ’800, dedicò alla loro ico- re denaro a qualcuno. Non tutti gli storici però
nografia uno studio, catalogandoli e dandone sono d’accordo su questa etimologia.
un’interpretazione. Alcuni sostengono infatti che “camorra” sia
Come ogni associazione, legale o illegale, an- una contrazione del vocabolo spagnolo gamur-
che la camorra aveva un proprio gergo. Servi- ra, un vestito semplice usato in Spagna e in-
va a definire usi, costumi, regole. Erano paro- dossato anche dai popolani durante la domina-
le difficili da capire dall’esterno, create appo- zione spagnola, nel Sei-Settecento. E c’è anche
sta per sviare i poliziotti, chiamati i “feroci”, e una terza ipotesi: la parola deriverebbe dal gio-
per innalzare una barriera di protezione attor- co della morra, che i malavitosi di Napoli con-
no ai membri dell’organizzazione. trollavano attraverso il loro racket.
107
Alla fine Già nella parola che definisce la delinquen-
za organizzata napoletana si ricavano dunque
e, secondo alcuni storici della camorra, il frie-
no venne elaborato a metà ’800.

dell’Ottocento le origini spagnole della camorra (v. riquadro a


destra). Secondo molti, furono proprio i soldati
Non è mai stato trovato un frieno scritto ed
è molto probabile che le regole conosciute fos-
la camorra di di Madrid a importare a Napoli questa forma di
associazione che ha tracce, anche nelle regole
sero dettate a voce per evitare di lasciare pro-
ve. In più i camorristi dell’800 erano in gran
Caserta rivendicò edella
nei nomi degli associati, nella Confraternita
Guarduna, organizzazione criminale dif-
parte analfabeti. A vigilare sull’osservanza
delle regole e a tenere i conti del gruppo era il
la propria fusa nelle carceri e nelle città di Siviglia, Gra-
nada, Melilla. Ne parla anche Miguel de Cer-
contaiuolo. E proprio al contaiuolo Francesco
Scorticelli si fa risalire l’elaborazione del frieno
autonomia da vantes in una delle sue 12 novelle del 1613. nel 1841. Secondo questo codice non potevano
far parte della camorra i ladri, gli scornacchia-
quella originaria FRIENO ti (i cornuti) e gli omosessuali. Nessun affilia-

Ègole da osservare per entrare nell’organiz-


il codice della camorra: un elenco di 26 re- to poteva avere parenti tra carabinieri e poli-
di Napoli ziotti. Naturalmente veniva punito duramente
zazione, goderne i guadagni, rispettarne le ge- chiunque facesse la spia, diventando automa-
rarchie. L’origine del termine è legata alla ne- ticamente un infame, in napoletano ’o ’nfame.
cessità di tenere a freno l’anarchia degli affiliati Già da allora, per indicare un gruppo di camor-
risti si usava il termine paranza, preso dal ger-
go dei pescatori. La paranza era infatti in origi-
ne una piccola flotta di barche da pesca.

CAPINTESTA
C on questo termine si indicava il “capo dei
capi” della camorra cittadina. Veniva elet-
to dai vertici delle paranze (le bande) dei 12
quartieri di Napoli, chiamati capintrito. Dietro
questa regola, c’era il riconoscimento di una
supremazia di fatto: tra i 12 capintriti, si impo-
neva naturalmente il più temibile, il più abile,
quello con più affiliati nel suo gruppo. Il rico-
noscimento di supremazia nella camorra citta-
dina era quindi conseguenza diretta del pre-
dominio del più forte, al quale si sottomette-
vano gli altri capi.
Nella camorra storica, che aveva una ri-
gida struttura piramidale, il primo gradino di
accesso alla gerarchia era quello del picciot-
to. Era il “giovane”, presentato nel gruppo da
un camorrista già affermato. Il ragazzo dove-
va dimostrare coraggio con una zumpata, os-
sia con un duello con il coltello.
Appena sgorgava il sangue, il
duello si interrompeva e il
giovane era affiliato. Segui-
va subito una prima azio-
ne “sul campo”: un fe-
rimento, un omicidio o
un’estorsione.
Nella camorra storica il
primo capintesta famoso fu
Capostipite Salvatore De Crescenzo, che nel
Carlo III (1716-1788), giugno del 1860 fu convocato dal mi-
capostipite dei nistro borbonico Liborio Romano (che faceva
DE AGOSTINI/GETTY IMAGES

Borbone di Napoli, il doppiogioco a favore dei piemontesi): a De


signori delle Due Crescenzo fu chiesto di mantenere calme le zo-
Sicilie fino all’Unità ne popolari all’arrivo di Garibaldi. In cambio
d’Italia. sarebbe stata concessa un’amnistia ai camorri-
sti. L’accordo fu accettato e funzionò.
108
PARANZA, CLAN E SISTEMA Le radici spagnole della camorra
I l termine paranza indica un gruppo crimina-
le legato a una famiglia o a un quartiere. Si
diffuse nell’Ottocento, ma è rimasto sempre in N ei due secoli di dominio spagnolo,
fra Cinquecento e Settecento,
zona delle caserme dei soldati (oggi
Quartieri spagnoli), c’erano anche
voga. Nel tempo si è aggiunta invece la parola quando Napoli era vicereame di Ma- delinquenti comuni come i cappiatori,
drid, nella città partenopea prolifera- ladri di strada ed equivalente degli
clan, presa a prestito dalla storia scozzese, do- vano gruppi di criminali organizzati. attuali scippatori. E i campeadores,
ve indica le famiglie legate da saldissimi vin- Erano i progenitori della camorra specializzati nelle rapine con coltelli.
coli di sangue. Paranze e clan sono definizio- storica, quella ottocentesca. Alla fine del Seicento i dati sulla crimi-
ni intercambiabili. Allo stesso modo sono si- In gruppo. Erano chiamati “com- nalità ricavati dalle esecuzioni e dagli
mili i significati dei termini “camorra” e “siste- pagnoni”, si muovevano sempre in arresti raggiunsero cifre da brivido:
quattro e vivevano sulle spalle delle 1.338 impiccati, 17 capi giustiziati, 57
ma”. Quest’ultimo si è diffuso una ventina di prostitute, gestendo il gioco d’azzar- con la testa mozzata, 913 condannati
anni fa. Il sistema indica l’insieme della camor- do e facendo rapine. Ogni quartiere alla galera, 167 condannati ad andare
ra con i suoi riti e le sue regole. napoletano aveva un gruppo di “com- in guerra.
Il clan, invece, indica in particolare i camor- pagnoni” e ne faceva parte anche L’abate. Nel periodo del vicereame
risti che si allontanano dal loro gruppo origi- qualche nobile. Il loro luogo di in- spagnolo il criminale più noto resta
contro era una taverna chiamata “del però Cesare Riccardi, detto “abate Ce-
nario, per contrasti sulla gestione dei guadagni Crispano”, nel borgo di Sant’Antonio sare”, che divenne il nemico pubblico
o per motivi generazionali. Molte guerre di ca- Abate, oggi a ridosso della Stazione numero uno dopo avere ucciso, per
morra recenti sono scaturite proprio da scissio- Centrale. Anche il canonico Giulio difendere la cognata, il nobi-
ni di affiliati da un gruppo-madre. Genoino, il vero manovratore della le Alessandro Mastrillo,
La vicenda più conosciuta, quella che ha for- rivolta antispagnola di Masaniello duca di San Paolo di
(1647), si faceva proteggere da grup- Nola. Ricercato, mise
nito spunto alla spettacolare fiction televisiva pi di “compagnoni”. insieme un gruppo di
Gomorra, è stata la guerra nel quartiere Scam- Sobillatori. Nelle sommosse contro i uomini che vivevano
pia a nord di Napoli, esplosa nel 2004. Dal clan soldati spagnoli, molti “compagnoni” di rapine, sequestri,
dominante controllato dalla famiglia Di Lauro, si confondevano con la gente in rivol- omicidi. E solo dopo
che aveva diviso le aree del quartiere tra di- ta. Ma in quella Napoli insicura, dove anni di latitanza fu cat-
le prostitute si concentravano nella turato e giustiziato.
versi gruppi e sottogruppi di spaccio di droga,
si allontanarono alcuni membri delle famiglie
Amato e Pagano, definiti “scissionisti” (ma an-
che “spagnoli” perché i loro capi si erano tra-
sferiti in Spagna per contrattare gli acquisti di
grandi quantitativi di cocaina con i principali
narcotrafficanti).
Dopo gli “scissionisti” fu la volta, nella “se-
conda guerra di Scampia”, dei “girati”, gli scis-
sionisti degli scissionisti che si voltarono (gira-
rono appunto) dall’altra parte, tradendo i com-
pagni originari.
Capopopolo
LA GRANDE MAMMA Tommaso Aniello

E ra il tribunale della camorra, costituito dai


capi che si riunivano ogni volta che c’era
da decidere come punire lo “sgarro” (cioè lo
d’Amalfi, detto Masaniello,
leader della rivolta del
1647: il suo ispiratore,
sbaglio, non necessariamente un’offesa, come Giulio Genoino, si
nel significato comune). faceva proteggere dai
L’accusato poteva essere punito con la so- “compagnoni”, antesignani
spensione dalla divisione dello sbruffo, il ri- dei camorristi.
cavato delle estorsioni. Oppure poteva essere
espulso dall’organizzazione. Nei casi più gra-
vi, naturalmente, veniva assassinato.

ONORATA SOCIETÀ
L a camorra dell’Ottocento si autodefiniva
Onorata società, oppure Società dell’umiltà
o Bella società riformata. Queste denominazio-
ni identificavano i membri dell’organizzazione,
suddivisi in chi stava “fuori” e chi “dentro”,
cioè in carcere. L’Onorata società, dentro e fuo-
DE AGOSTINI/GETTY IMAGES

ri aveva capi differenti. In detenzione, i camor-


risti taglieggiavano i detenuti comuni, che ve-
Dietro
le sbarre
Un processo di
camorra nel 1911
BRIDGEMAN/MONDADORI PORTFOLIO

a Viterbo. Fin dalle


origini è esistita
un’organizzazione
camorrista
parallela all’interno
delle carceri.

Nel gergo nivano obbligati a pagare tangenti giustificate


con la necessità di dover acquistare l’olio alla
“giuramento di Palillo”, dal cognome del ca-
morrista che registrò su audiocassetta le pa-
della camorra Madonna, ossia la fiamma da alimentare sotto
le immagini sacre.
role che dovevano essere ripetute per entrare
nell’organizzazione cutoliana.
convivono NCO
Le famiglie criminali di Napoli e provincia si
opposero a Cutolo e fondarono la Nf, la Nuo-
termini antichi Q uesta sigla apparentemente misteriosa sta
per Nuova Camorra Organizzata. Fu que-
va famiglia o Nuova fratellanza. Anche nel-
la Nf fu introdotto un rituale di affiliazione: la
come “paranza” sto il nome che Raffaele Cutolo diede al suo
gruppo, costituito in carcere nel 1976. Cutolo si
“copiata” o “giuramento del camorrista”. Fu la
svolta organizzativa degli Anni ’70, da cui de-
e neologismi rifaceva alla camorra storica dell’800, di cui ri- rivò una sanguinosa guerra che provocò centi-
prese regole e rituali dimenticati. La Nco ripro- naia di morti. Agguati e omicidi erano affida-
come “sistema” pose una struttura organizzativa piramidale, ti a gruppi scelti chiamati “batterie di fuoco”.
rigidamente gerarchica, con un capo chiamato
o “stesa” “il Vangelo”, i suoi luogotenenti chiamati “san- PICCHIATA
È
tisti”, termine preso a prestito dalla ’ndranghe- un agguato omicida riuscito. A metà de-
ta, la criminalità organizzata calabrese. gli Anni ’90, ne parlò un killer pentito dei
Se nell’Ottocento c’era il frieno, la Nco in- Quartieri spagnoli: Pasquale Frajese. Natural-
trodusse un rituale di affiliazione denominato mente, i killer venivano definiti “picchiatori”.
110
Dalle batterie di fuoco del periodo cutoliano nacciare. In questi casi si agisce rapidamente e
si passò ai cosiddetti gruppi di fuoco, che era- a volto scoperto, pur essendo in una zona ne-
no di fatto la stessa cosa. Picchiatori, batterie mica, per dimostrare di non avere paura.
e gruppi di fuoco rappresentavano la vera for- Il termine stesa nasce dal terrore dei passan-
za intimidatrice di un gruppo camorristico. A ti che, per non rimanere feriti, si gettano a ter-
prevalere era infatti sempre il gruppo con più ra, cioè si “distendono”.
uomini in grado di sparare, di partecipare a un Il termine è legato ai gruppi di giovanissimi, Il gioco
agguato, di intimorire. con velleità di dominio e prevalenza, che han- della morra
Tra i killer si usava anche il termine botta, no costituito le cosiddette “paranze dei bam-
Ragazzi che
per indicare un colpo di pistola, uno sparo. La bini” formate in genere da criminali poco più
giocano alla morra
stutata è invece l’uccisione di qualcuno, che che ventenni. nel porto di Napoli,
viene appunto spento nella vita. Lo “specchiet- Anche in questi gruppi più recenti, chiusi a inizio Novecento:
to” è invece la persona che segnala lo sposta- nei loro quartieri, sono nati rituali e parole che la camorra, per
mento della vittima, che si apposta per dare il hanno arricchito il linguaggio criminale della alcuni, si chiama
via libera all’azione dei killer. camorra. Persino i tatuaggi, il più antico segno così perché
di riconoscimento usato dai camorristi, si sono in passato si
STESA arricchiti di nuovi soggetti: oggi infatti accan- arricchiva con il
gioco d’azzardo.
È
tra i termini nati più di recente e indica to ai coltelli riproducono anche pistole e persi-
un’azione dimostrativa, un atto di forza no citazioni da film molto popolari tra i giova-
eseguito in gruppo. Su moto e armati, giovani ni criminali, come Scarface. E per i giovani ca-
e giovanissimi irrompono in una strada o in un morristi la lingua napoletana si è arricchita di

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quartiere dove vivono o si riuniscono i gruppi un nuovo aggettivo: “carnale”, cioè particolar-
nemici. Sparano in aria o mirano a finestre e mente attraente e fascinoso. •
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Hanno collaborato a questo numero:
A. Bacci, E. Canadelli, E. Cattaneo, F. Dalmasso, G. Di Fiore, A. Donzelli,
M. Erba, R. Festorazzi, A. Frediani, M. Giorgi, R. Laurenzi, M. L. Leone, M. Liberti,
A. Lo Campo, G. Lomazzi, A. Monti Buzzetti Colella, B. Moro, P. Pasini, M. Picozzi, Periodico associato alla FIEG Accertamento Diffusione Stampa Codice ISSN:
A. Prudenzi, G. Rotondi, R. Roveda, G. Talini, D. Venturoli, S. Zimbardi. (Federaz. Ital. Editori Giornali) Certificato n. 7151 del 14/12/2011 1824-906x

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Giochi e passatempi medioevali Il re dell’illusione


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Lo Sforza maledetto I segreti del Colosseo


Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, fu assassinato nel Ciò che ne resta è solo l’ombra di quel luogo di spettacolo e di morte costruito
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abbigliamento che oggi ci appare tutt’altro che tecnico. La Lawrence, 19enne, vinse due ori alle Olimpiadi
invernali di Oslo, in Norvegia, nel 1952: nello slalom gigante (specialità che debuttò ai Giochi quell’anno)
e nello speciale. Negli Anni ’60, lasciato lo sci agonistico, Andrea Mead Lawrence fu tra i pionieri
dell’ambientalismo e si dedicò in particolare alla difesa della Sierra Nevada dallo sfruttamento minerario.
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