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N°10 � Ottobre 2013 � € 6,90 � www.focusstoria.

it

SOLDATI E BATTAGLIE NEI SECOLII


UNIFORMOLOGIA
NIF
FORMOL
OLOGIA
Fra XV e XVI seco
secolo
olo gli
Sped. in A. P. - D.L. 353/03 art. 1, comma 1 NE/VR

uomini d’arme si vestono


con i colori del Rinascimento
Focus Storia Wars n° 10

GUERRIGLIA
 ..  
 
 
 
  SICILIA 1943 HARALD HARDRADA
  A 70 anni dallo sbarco alleato, gli L’ultimo
L’
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ltimo re vi
vichingo
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hingo ffu
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  scatti del fotoreporter Phil Stern un condottiero indomabile
rievocano l’Operazione Husky e un predone spietato
WARS SOMMARIO
Asimmetrica,
eppure funziona 4 MEMORIE
SICILIA 1943
Foto ancora inedite di Phil Stern ricordano l’Operazione Husky
Ricordo, quasi fosse ieri, i commenti a 70 anni dallo sbarco alleato. In mostra a Milano.
dei giornali quando i sovietici invasero
l’Afghanistan, nel dicembre 1979. Si
10 IL SOLDATO CAMALEONTE
APPROFONDIMENTI

Come si è passati dalle uniformi dai colori sgargianti alle divise


argomentava che gli afghani, a differenza mimetiche che rendono invisibili sul campo di battaglia.

14 L’ULTIMO RE
dei vietnamiti, non sarebbero mai riusciti a PROTAGONISTI
sconfiggere il nemico, per via della geografia
del Paese. Mentre i vietcong erano stati Harald Hardrada, che chiuse l’epopea dei sovrani vichinghi, fu
un condottiero indomabile e un predone spietato.
protetti da una giungla impenetrabile,
i mujahiddin si sarebbero dovuti muovere
in terreno aperto e perciò erano condannati
alla disfatta. Si sa poi come è andata... 18 LA GUERRIGLIA E I SUOI PROTAGONISTI
PRIMO
O PIANO

Anche la “piccola guerra” ha avuto i suoi strateghi e i suoi


A dimostrazione, lo vedete in questo numero teorici, che erano prima di tutto combattenti.
di Wars, che nella guerra asimmetrica le armi
decisive sono la determinazione degli uomini, 26 L’IMBOSCATA CHE FERMÒ ROMA
PENISOLA IBEERICA III SECOLLO A.C.

l’appoggio della popolazione, la conoscenza Viriato, protagonista delle Guerre lusitane contro l’Urbe, fu un
del terreno, la spregiudicatezza tattica guerrigliero eccezionale e tenne in scacco le legioni per anni.

(e qualche volta, ammettiamolo, anche


i missili Stinger forniti dalla Cia).
32 IL DAVIDE CON L’ARCO LUNGO
GALLEES 1400
0-1415

L’eroe della rivolta per l’indipendenza dagli inglesi passò alla


Jacopo Loredan direttore Storia per la tattica mordi e fuggi e il coraggio da Braveheart.

WARS I NOSTRI ESPERTI 36 PICCOLA SI FA PER DIRE


EUROP
PA E NO
ORDAMEERICA XVIII SEC
COLO

La guerra irregolare trova l’appellativo di petite guerre nel ’700,


GIORGIO ALBERTINI ma i suoi risultati non sono meno efficaci di quella grande.

42 PER TUTTO L’ORO DEL MONDO


Milanese, 44 anni, laureato in
Storia medievale, illustratore SUDAFFRICA 1899-19
902
professionista per case editrici e riviste
(giorgioalbertini.com).
I boeri non persero sul campo, per vincerli ci vollero lager e
ANDREA FREDIANI deportazioni. Ma la lotta nel veld costò cara agli inglesi.

48 LA RIVOLTA NEL DESERTO


ARABIIA 1917
7-1918
Romano, 49 anni, medievista,
ha scritto vari saggi di storia militare
e romanzi storici di successo
(andreafrediani.it). Un ex archeologo inglese riuscì a strappare la Penisola arabica
ai turchi mettendo insieme le tribù beduine divise da sempre.
STEFANO ROSSI
Milanese, 53 anni, già ufficiale
degli Alpini paracadutisti. Reporter
di guerra, collabora con molte testate
54 AMERICA REBELDE
CONTINENTE LATINOA
AMERIC
CANO XX
X SECOLLO

Da Pancho Villa a Che Guevara, da Castro a Sandino, i


giornalistiche.
guerrilleros hanno combattuto per la terra, Dio e l’ideologia.

WARS RUBRICHE 62 NELLA GIUNGLA DEL VIETNAM


INDOCINA 194
44-197
75

Giapponesi, francesi e americani. Così una banda di contadini


TRUPPE D’ÉLITE PAG. 70
sconfisse i più formidabili eserciti regolari.
L’EVOLUZIONE DI UN’ARMA PAG. 78
LIVING HISTORY PAG. 79
APPUNTAMENTI
RECENSIONI
PAG. 80
PAG. 81 72 GLI UOMINI D’ARME DEL RINASCIMENTO
UNIFORMOLOGIA

IN COPERTINA Tra XV e XVI secolo si andava in battaglia vestendo la tavolozza


Guerrieri mujahiddin in Afghanistan nel 1980, in una variopinta dei grandi pittori.
foto di Steve McCurry.

S 3
MEMORIE
A 70 ANNI DALLO SBARCO ALLEATO, UNA MOSTRA
CON GLI SCATTI DEL FOTOREPORTER AMERICANO
PHIL STERN RICORDA L’OPERAZIONE HUSKY

SICILIA
1943
SI PARTE ■ L’Operazione Husky prese il via il 9 luglio 1943 con lo sbarco degli Alleati nei pressi di Gela e Siracusa. Phil Stern documentò l’avanzata
delle truppe e l’accoglienza da parte della popolazione. A sinistra, i Ranger del colonnello Darby (1st Ranger battalion) verso la Sicilia. Darby,
inventore di fatto dei reparti ranger Usa, fu promosso generale solo dopo la sua morte, raro caso di promozione postuma nell’esercito americano.
Sotto, i GI scendono sui mezzi da sbarco per raggiungere la costa tra Licata e Gela.

S 5
AL COMANDO DI PATTON E MONTGOMERY
ALL’ALBA DEL 10 LUGLIO SBARCARONO
SULL’ISOLA 160MILA ANGLOAMERICANI

TERRA IN VISTA ■ Lo sbarco a Licata, dove approdò per prima la 3ª Divisione di fanteria della 7a Armata di Patton. Furono impiegati oltre 3.200 tra
aerei, navi, anfibi e carriarmati, 200 imbarcazioni solo nel primo assalto. Gli altri approdi furono sui litorali di Gela, Scoglitti, Pachino e Siracusa.

È QUI LA FESTTA? ■ Comiso saluta le truppe. Ci vollero 38 giorni per prendere il controllo dell’isola. La grande difficoltà logistica incontrata da
Eisenhower nello stabilire i piani per lo sbarco fu quella di far arrivare le diverse forze inglesi, canadesi e americane dai quattro angoli del globo.

6 S
LA RESA ■ Soldati italiani si arrendono a Comiso. Un libro racconta che qui gli Alleati non andarono per il sottile, fucilando soldati italiani e tedeschi
di stanza all’aeroporto. Ordini di Patton, si giustificarono gli ufficiali. L’esercito italiano subì in Sicilia, tra morti, feriti e prigionieri, 130mila perdite.

GUARDARSI LE SPALLE ■ All’aeroporto di Palermo, tra i bombardieri semidistrutti, un soldato inglese alla contraerea scruta il cielo. Gli Stukas
italiani affondarono un cacciatorpediniere Usa. Le Forze dell’Asse erano al comando del generale di corpo d’armata Alfredo Guzzoni.
A DISPIEGARE LE FORZE
SUL CAMPO FURONO LA
7A ARMATA USA E LA
8A ARMATA BRITANNICA

Bianco e nero, luci e ombre

P
hil Stern, classe 1919, noto per i suoi ritratti del
presidente Kennedy e di Marilyn Monroe, è stato
anche fotoreporter di guerra per Life. Ma prima
ancora, volontario nel 1st Ranger battalion (Derby’s
rangers), dopo essere stato ferito in Africa fu assegnato
a coprire lo sbarco in Sicilia come fotografo ufficiale
dell’armata Usa. Il suo soprannome era “66 snapdragon”.
A 70 anni dall’Operazione Husky, la mostra Phil Stern.
Sicily 1943 dopo Acireale è visibile a Milano fino al 24
ottobre, nella Galleria del Gruppo Credito Valtellinese,
in Corso Magenta 59.
Saperne di più. Con il suo bianco e nero d’effetto Stern,
che oggi ha 94 anni, documentò la guerra vista dagli
americani. Che furono accolti dalla popolazione come
liberatori solo fino a un certo punto. Stern non colse
infatti il dramma di un popolo che nei mesi precedenti
era stato martoriato dai bombardamenti alleati. Per
approfondire vale la pena leggere i saggi editi da Mursia
Lo sbarco in Sicilia di F. Bandini e Uccidi gli italiani di A.
EMBEDDED Phil Stern in groppa a un ciuco isolano. I suoi 70 scatti documentano Augello, e il volume 1943. Diario dell’anno che sconvolse
il periodo che va dalla notte tra il 9 e il 10 luglio fino all’armistizio dell’8 settembre. l’Italia, di Gasparini e Razeto (Castelvecchi).

RIESAME ■ Un contadino offre vino ai soldati della 45a Divisione Usa. La calma di queste foto tradisce il fatto che lo sbarco in Sicilia fu anche
una storia nera. La moderna storiografia tende a riesaminare le stragi dimenticate, come quelle fra Gela e Vittoria, dove morirono i carabinieri.

8 S
GUERRA DI PROPAGANDA Un fante della 45a Divisione di fanteria mostra la riproduzione del volto di Hitler. Gli aviolanci degli Alleati avevano
riversato sull’isola volantini con testi di questo tipo: “Perché morire per Hitler?”. E ancora: “Credere obbedire combattere. Perché? Per chi?”.

SANGUE GIOVANE Un “caruso”, termine siciliano che sta per ragazzino, rifornisce d’acqua le truppe. I carusi pagarono un tributo di sangue
altissimo: a Palermo, nei mesi precedenti lo sbarco, i bombardamenti americani sterminarono 300 bambini nascosti in un rifugio antiaereo.
APPROFONDIMENTI

soldato
Il
camaleonte

COME SI È PASSATI DALLE UNIFORMI DAI COLORI SGARGIANTI


ggi in quasi tutti gli eserciti si indossano uniformi S    . Solo occasionalmente e in contesti
policrome con motivi e colori studiati per rendere particolari, come le guerre coloniali anglo-francesi del ’700
i soldati il più possibile invisibili al nemico, mime- in Nordamerica, alcuni reparti come i Rogers’ rangers (v. arti-
tizzati col terreno circostante. Il soldato camale- colo a pag. 41) inglesi – unità che agiva e combatteva alla “ma-
onte è però invenzione piuttosto recente. Nei secoli preceden- niera indiana” – vestirono uniformi di foggia e colori meno
ti al Ventesimo le uniformi militari erano molto appariscenti appariscenti che si adattavano meglio ai movimenti nei bo-
e contraddistinte da colori sgargianti: servivano per intimidi- schi, alle imboscate, agli assalti improvvisi.
re il nemico, palesandogli immediatamente la consistenza del- Durate le guerre napoleoniche un altro esempio britannico
le proprie forze e la fama del reparto che si trovava di fronte. fu costituito dagli uomini del Rifle regiment (95th), poi chia-
Con le armi poco precise e dalla gittata limitata in dotazio- mati Royal green jackets (dal colore verde scuro delle divise):
ne allora, si impiegavano grosse formazioni che si muovevano mobilissimi e armati con il nuovo fucile Baker a canna riga-
all’unisono. Le armi, poi, caricate con polvere nera, sprigiona- ta, molto più preciso di quelli a canna liscia allora in dotazio-
vano grandi quantità di fumo, tanto da invadere fittamente il ne, scompaginarono spesso le file francesi. Uniformi stretta-
teatro degli scontri. I reparti, quindi, dovevano essere distin- mente legate alle armi, quindi, e al conseguente modificar-
guibili in fretta dai comandanti per poter essere mossi sul cam- si delle tattiche.
po di battaglia come pedine degli scacchi. Inutile nasconder- Una svolta ci fu a fine ’800, con l’arrivo della “ polvere senza
si: il fumo delle armi avrebbe reso vano qualsiasi tentativo di fumo ” che rendeva meno visibile chi sparava. L’avvento di ar-
celarsi al nemico. Le belle uniformi colorate servivano poi agli
stessi soldati per riconoscere, nella mischia, i compagni dai ne- Guerre coloniali anglo-francesi Conflitti combattuti tra il XVII e XVIII secolo da Gran Bretagna e
mici ed erano importantissime per rinsaldare lo spirito di cor- Francia per il dominio nel Nuovo Mondo (estesi poi anche a India e in Europa). Di questi fa parte
po degli uomini che le indossavano fieramente. anche l’appendice americana della Guerra dei sette anni (1756-1763).

10 S
AFP/GETTY IMAGES
COME UN
CESPUGLIO
Nelle speciali
uniformi usate dai
tiratori scelti (qui
uno sniper francese

AFP/GETTY IMAGES
in appostamento),
dette “ghillie suit”,
la mimetizzazione
è estremizzata e
l’imitazione del
fogliame è anche
tridimensionale.

CORBIS
ALLE DIVISE MIMETICHE CHE RENDONO INVISIBILI SUL CAMPO
mi come fucili a ripetizione, mitragliatrici, cannoni a tiro ra- se alcuni reparti del 5° Reggimento Alpini con uniformi grigio-
pido, rivoluzionò le tecniche di impiego della fanteria: questa terra, da testare sul campo. Anche le prove di tiro fatte su sago-
abbandonò le schiere compatte per formazioni più rade, che me dipinte risultarono sorprendenti: a 600 metri quelle con i
usavano il terreno circostante per ripararsi alla vista e al tiro. colori scuri delle vecchie divise vennero colpite 24 volte, men-
N   . Di fatto, le uniformi sgargianti trasfor- tre quelle grigie solo tre. Nel 1910 furono adottate le uniformi
mavano i soldati in bersagli da tiro a segno. Ne fecero le spese, grigio-verdi usate nelle guerre mondiali.
imparando presto la lezione, gli inglesi durante la guerra con- Durante la Grande guerra, l’osservazione del campo di bat-
tro i boeri nel 1900-1902 (v. articolo a pag. 42): per sottrarsi al taglia con binocoli, telemetri, fotografie da aerei e da palloni
tiro di questi micidiali tiratori, che usavano metodi di guerri- fece sì che si sviluppasse un nuovo generale concetto di “invi-
glia, adottarono per tutto l’esercito divise color kaki, che ben si sibilità al nemico”. Vennero studiati per artiglierie, carri e aerei
uniformavano al terreno. Da quel momento colori a bassa vi- schemi mimetici a più colori, per rompere la forma e camuf-
sibilità (kaki, marrone, grigio, grigio-verde) sarebbero diven- farli meglio. Ma salvo un uso sporadico sugli elmetti, lo sche-
tati i colori dei soldati sul campo di battaglia per quasi tutti gli ma non venne applicato alle uniformi, considerate già adatte
eserciti europei (fatta eccezione per i francesi, che la pagaro- per una guerra di trincea come quella.
no cara, entrando nella Grande guerra vestiti di rosso e blu). N   . Bisogna aspettare il 1929, proprio in Ita-
In Italia il punto di svolta ci fu nel 1906, con una sperimenta- lia, per veder nascere il primo capo di abbigliamento militare
zione voluta e pagata da un civile, l’ingegner Luigi Brioschi di concepito con schemi mimetici a chiazze: il telo tenda mod. ’29
Milano, uno studioso di cose militari che equipaggiò a sue spe- del Regio Esercito (v. riquadro a pag. 12). Ma il cambiamento
vero ci fu durante la Seconda guerra mondiale, quando le tat-
Polvere senza fumo Polvere infume (detta anche “poudre B”), un nuovo tipo di polvere da sparo tiche della fanteria divennero sempre più di movimento e gli
inventata nel 1884; a differenza della polvere nera, produceva solo scorie gassose, e non fumo. eserciti incominciarono a far produrre tessuti policromi stam-

S 11
ILLUSTRAZIONI OSPREY

PRECURSORI IN GRIGIO-VERDE DALL CIIELO


Divisa verde per l’uomo dei Rogers’ Fante italiano del 1915. Adottata Paracadutista britannico nel 1944.
rangers (v. a pag 41), reparto di nel 1910, la divisa di panno grigio- Sopra il battle dress indossa lo
coloniali aggregato all’esercito verde contraddistinguerà il soldato speciale giaccone mimetico da
inglese nella Guerra dei sette anni, del Regio Esercito nelle due guerre lancio chiamato “Denison Smock”,
specialisti in agguati e colpi di mano. mondiali. in robusta tela dai colori sfumati.

IL PENTAGONO SI È INTERESSATO AL PROGETTO “QUANTUM

Design italiano:
il telo tenda mod. ’29

C
hi ha fatto il soldato in contro le intemperie o per
Italia fino agli Anni ’90 mimetizzarsi. Trovò poi altre
non può dimenticare, applicazioni: coperta, ba-
nel bene e nel male, un pezzo rella per i feriti, sudario per
importante della dotazione i caduti.
del nostro esercito: il telo mi- Riciclato per le divise. Un po’
metico mod. ’29, o nel gergo troppo ripetitivo nel mimeti-
militare “il telo tenda”. Nato smo, tanto da creare a volte
appunto nel 1929, fu il primo l’effetto opposto, soprattut-
oggetto di abbigliamento to all’osservazione aerea,
militare al mondo con un era al contrario ottimo per
motivo policromo chiazzato. singoli o limitati impieghi, a ALL’AVANGUARDIA
Di pesante tela stampata, tal punto che i quantitativi di Alpini con il telo tenda
era uno dei pezzi più versatili teli tenda rimasti nei magaz- mod. ’29. Era in cotone
del corredo: con più teli si zini dopo l’8 settembre 1943 impermeabile, a macchie
ottenevano tende, ricoveri o furono usati dai tedeschi e verde foresta, castano e
si coprivano le postazioni; il dai reparti della Repubblica ocra sul suolo europeo, in
taglio al centro permetteva sociale per confezionare capi
SIERRA

versione kaki per l’Africa.


di usarlo come un poncho di vestiario mimetico.

12 S
TA
ARN
RNJA
NJA
JACKEE STRISC
CE DI TIG
GREE NELL GOLFO
O
Russia 1943, graduato delle SS con Sottufficiale del 5 Special forces Soldato inglese nella Prima guerra
blusa sciallata reversibile (tarnjacke) group in azione in Vietnam negli del Golfo Persico 1990-1991.
con mimetismo palmenmuster (a Anni ’60. La mimetica è una tiger L’uniforme è in DPM (Disruptive
foglie di palma). L’elmetto è coperto stripes, molto popolare tra le forze pattern material), nella prima
con lo stesso tessuto. speciali americane. versione da deserto a due colori.

STEALTHÓ PER RENDERE IL SOLDATO TOTALMENTE INVISIBILE


pati con vari colori. Generalmente servivano per semplici giac- D   . Negli anni più recenti lo stu-
coni da portare sopra la normale uniforme, in dotazione so- dio e l’adozione di queste uniformi si è molto ampliato e quasi
prattutto a reparti d’élite, come i paracadutisti. ogni esercito possiede almeno tre tipi di schemi mimetici stu-
La nazione che per prima, invece, adottò schemi mimeti- diati per i diversi teatri operativi: continentale, tropicale e in-
ci anche per la normale fanteria fu la Germania, che negli ul- vernale. Per quest’ultimo, già nelle guerre mondiali erano sta-
timi anni di guerra diede impulso alla produzione di uniformi te adottate sovracombinazioni bianche, ma studi recenti con-
del genere, studiate anche in base al tipo di terreno in cui do- sigliano anche in questo caso un tessuto policromo grigio e
vevano essere impiegate: solo per i reparti di fanteria delle SS bianco. Le moderne tecnologie hanno infatti nuovamente in-
si contavano almeno 8 schemi mimetici diversi. fluenzato le uniformi e adesso i tessuti mimetici sono svilup-
A partire dal secondo dopoguerra si diffusero sempre più le pati al computer legandoli alla percezione dei colori e del mo-
mimetiche policrome, pur convivendo con le tenute monoco- vimento da parte dell’occhio umano, con disegni basati persi-
lore, ancora dure a morire. Gli Usa le adottarono definitiva- no sui pixel informatici, e sono poi meno visibili al buio se sot-
mente alla fine degli Anni ’60, dopo averne sperimentato l’uti- toposti all’osservazione con visori all’infrarosso.
lità nella giungla del Vietnam (dove fu usato dalle Forze specia- Con l’introduzione del progetto “soldato futuro” da parte di
li uno dei più famosi motivi chiazzati, il cosiddetto tiger stripes, molti Paesi le mimetiche sono state implementate soprattutto
lo schema derivato dal mantello a strisce della tigre). dal punto di vista della tecnicità dei tessuti e dell’inserimento
Con la Guerra fredda e la divisione del mondo nei due bloc- interno di sensori informatici. Andiamo verso un vero soldato
chi contrapposti, anche le mimetiche, pur rimanendo peculiari camaleonte? Di certo le sgargianti divise rosse, gialle o blu del
per ogni nazione, seguirono una sorta di uniformazione all’u- Sette-Ottocento rimangono solo un lontano ricordo.
na o all’altra parte, Nato o Patto di Varsavia. Stefano Rossi

S 13
PROTAGONISTI

C. SMITH
L’ULTIMO RE
A CHIU
UDEREE L’E
EPOPEEA DEEI SO
OVR
R ANI VIC
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NGHII
FU
U UN CONNDOOTT TIER
RO FORR MIDDAB
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IL SIGNNORRE DELLLA NORRVEGGIA
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alvolta la realtà supera la fantasia. La penna di celebri Paese, occupato dalle forze danesi di Canuto il Grande e con il
scrittori ha partorito condottieri immaginari in con- re costretto all’esilio a Kiev. Insieme, i due fratelli tentarono di
testi fantasy o ucronici, protagonisti di saghe memo- riconquistare il trono nel 1030; ma le loro forze assommavano
rabili: avventurieri con una carriera che abbraccia i a soli 3.600 uomini e nella Battaglia di Stiklestad nulla potero-
fronti più disparati, come a possedere il dono dell’ubiquità o il no contro l’armata degli invasori, quattro volte superiore. Pri-
talento di trovarsi al centro degli eventi più importanti della lo- ma dello scontro, Olaf si era chiesto se Harald non fosse trop-
ro epoca fittizia. Molti lettori si saranno appassionati alle loro po giovane per combattere. Il ragazzo aveva risposto che la
imprese, pur sapendo che personaggi del genere non sono reali. sua mano sarebbe rimasta stretta all’impugnatura della spada.
Invece, ne è esistito più d’uno: tra questi, pochi posseggono un R    . A Stiklestad Olaf cadde e Harald rima-
fascino maggiore del vichingo Harald Hardrada, che da guar- se gravemente ferito. Fu trasportato in una cascina, si riprese
dia del corpo dell’imperatore bizantino salì sul trono di Norve- e fuggì in Russia, dove si mise al servizio del principe di Kiev,
gia, imperversando dall’Asia Minore alle zone artiche, e infine Jaroslav, per il quale combatté nella Campagna di Polonia. Do-
si candidò alla corona inglese. po tre anni, e con un seguito di 500 guerrieri, si trasferì a Co-
Non è facile tracciare una sua biografia senza tener conto del- stantinopoli, dove l’Impero bizantino arruolava vichinghi nel-
la gran mole di mito e leggenda che ha permeato la sua figu- la sua guardia del corpo, la cosiddetta guardia variega (v. sotto).
ra crepuscolare, in un’epoca in cui l’epopea vichinga era ormai Harald combatté sotto i colori imperiali prima in Sicilia tra il
al tramonto. Lo si può ben considerare l’ultimo eroe vichingo, 1038 e il 1041, guadagnandosi il grado di manglavites, “porta-
un colosso dicono le cronache, alto oltre due metri, che si fece tore di cintura”, poi in Bulgaria, dove partecipò alla repressio-
la nomea di grande guerriero fin da adolescente, e che da re fu ne di una rivolta, raggiungendo la prestigiosa carica di spatha-
un feroce accentratore, ma anche un audace esploratore, capa- rocandidatos, ovvero capitano. Questo almeno è ciò che emer-
ce di arrivare ai confini del mondo conosciuto.
Lo chiamarono in molti modi: Harald lo Spietato, Harald dal Battaglia di Stiklestad Fu quasi una scaramuccia, ma per la Norvegia rappresentò il passaggio dal
Duro Consiglio, il Lampo del Nord. Hardrada, fratellastro del periodo vichingo (la preistoria norvegese) al Medioevo e costituì la svolta nella cristianizzazione
re di Norvegia Olaf il Santo, nacque nel 1015 e a meno di quin- del Paese: qui, nel 1030, morì re Olaf II, poi canonizzato, il santo più importante del Nord Europa.
dici anni si ritrovò a combattere per l’indipendenza del proprio Manglavites O manglabites, le guardie personali dell’imperatore bizantino. In servizio dal IX se-
colo alla fine dell’XI, nella gerarchia bizantina ricoprivano uno dei ruoli più alti. Hardrada fu il più
Ucronico L’ucronia è una fantastoria, una narrativa fantastica basata sulla premessa che la Storia famoso di loro. L’appellativo di manglabites divenne titolo onorifico militare, tipo “commendatore”,
potrebbe aver seguito un corso alternativo rispetto a quello reale: cosa sarebbe successo se... affiancato spesso a quello di spatharocandidatos, ufficiale della guardia scelta imperiale palatina.

La guardia variega

C
ome gli imperatori romani presenza a Costantinopoli di un
avevano i germani corporis contingente variego come guar-
custodes e i pretoriani in dia di palazzo.
veste di guardie del corpo, così Il nome “variego” (o variago) de-
gli imperatori bizantini usavano i riva dal termine vˆr, che in antico
varieghi, nome usato per indicare norvegese significa “impegno”,
i russi, o meglio i vichinghi svede- un contratto che legava una con-
si che avevano assunto la guida fraternita di uomini determinati
dei popoli slavi nelle steppe russe a rispettare regole comuni e a
e ucraine. Così erano chiamati spartire in parti uguali i profitti
anche i danesi e i norvegesi, che di ogni impresa, commerciale
ingrossavano le file di queste o bellica che fosse. Comandati
truppe scelte. da un akolouthos, un “accolito”
Contributo nordico. Il rapporto dell’imperatore, ovvero il coman-
degli scandinavi con Bisanzio dante della guardia (chiamato
ebbe inizio nell’838, a opera di anche “capo della guardia porta-
visitatori provenienti dalla Rus- trice di ascia”), i varieghi avevano
sia, definiti “rus”; da allora, nei come tratto distintivo del loro
rapporti tra i due popoli si alter- armamento la lunga e pesante
narono periodi di belligeranza ad ascia che usavano con entrambe
altri di alleanza. le mani; sebbene il resto dell’e-
L’INVASORE A partire dal 911, quando furono quipaggiamento fosse quello
DELL’INGHILTERRA ingaggiati 700 guerrieri, i bizan- tipico dei vichinghi, trasparivano
Sopra, Harald Hardrada (così tini si avvalsero con frequenza di chiaramente le influenze slave e
effigiato nelle finestre di contingenti ausiliari scandinavi, scitiche, nonché bizantine, con
Lerwick Town Hall, Scozia, ma li considerarono in servizio cotte di maglia, gambali e prote-
anche se le sue fattezze non permanente solo con Basilio II, il zioni per gli avambracci. Le altre
si conoscono) dal 1046 fu quale istituì una guardia del cor- armi offensive erano la lancia e la
re di Norvegia con il nome po con 6.000 guerrieri donatigli romphaia, la lunga spada a taglio
di Harald III. Sullo sfondo, la dal principe di Kiev. Al 1034 risale singolo che tenevano appesa a
Battaglia di Stamford Bridge, la prima menzione esplicita della tracolla lungo il fianco sinistro.
dove morì nel 1066.

S 15
FUGG
GÌ DA COST
TANTIINOPO
OLI FO
ORSE PERCH
HÉ AVEVA SO
OTTRA
ATTO
ge dalle fonti bizantine. Stando invece a quelle scandinave, ben volta nipote di Canuto il Grande, il sovrano che Magnus aveva
più agiografiche, nei nove anni al servizio dei sovrani bizantini spodestato, e insieme a lui invase la Zelanda, costringendo re
(l’imperatrice Zoe e il suo consorte Michele IV) Harald Hardra- Magnus a condividere il trono. Tuttavia, lo Spietato non pote-
da avrebbe combattuto pressoché ovunque: isole greche, Asia va tollerare un potere a metà e nel 1047 tolse definitivamente
Minore, Palestina, Caucaso, oltre ai fronti già citati. di mezzo il nipote, divenendo sovrano assoluto del suo Paese.
F  G. A ogni modo, dopo essersi visto ri- A  D   I  Ma non era ancora
fiutare le dimissioni, da Costantinopoli se ne andò di soppiat- abbastanza. Se Magnus aveva dominato Norvegia e Danimar-
to grazie a una fuga rocambolesca: secondo la leggenda, prese ca insieme, lui non poteva essere da meno. Lungi dal mostra-
il mare nel Corno d’Oro, il cui accesso dal Bosforo era ostrui- re gratitudine nei confronti di Sweyn Estridsson, mosse guer-
to da un’enorme catena che lo attraversava in lunghezza; dires- ra anche nei suoi confronti per soffiargli le terre danesi. Per un
se la prua delle sue navi verso il centro della catena, che a quel quadriennio le forze norvegesi devastarono il regno confinan-
punto si trovava sotto la chiglia, dopodiché i suoi uomini cor- te, arrivando perfino a incendiarne la capitale Hedeby, ma poi
sero da poppa a prua per spostare tutto il peso e l’inclinazione Harald dovette sospendere le operazioni per dedicarsi al con-
delle imbarcazioni sul davanti, in modo da “scavallare” la ca- solidamento del fronte interno, da sempre minato dalle spinte
tena. Una parte delle navi si spezzò a metà, ma alcune supe- centrifughe della nobiltà. Il conflitto riprese nel 1060 senza mi-
rarono l’ostacolo. Riuscì così a tornare dal principe di Kiev, di glior sorte per Hardrada, che comunque colse un’altra vittoria
cui divenne genero nel 1043 (sposandone la figlia Elisabetta). di prestigio a Nissa, in uno scontro navale dove la sua flotta di
Ma più a Occidente si aprivano nuove prospettive: Canuto 180 navi soffiò all’avversario ben 70 vascelli. Ma poiché Sweyn
il Grande era morto e la Norvegia era ridivenuta potente, an- Estridsson si mostrava un osso troppo duro, lo Spietato finì per
zi aveva addirittura inglobato la Danimarca sotto lo scettro del rivolgere le sue inappagabili ambizioni altrove.
figlio illegittimo di Olaf, Magnus. Harald si riteneva il re legit- Nel periodo di massima espansione del regno danese, Canuto
timo e non tardò a rivendicare i propri diritti, ma suo nipote il Grande era giunto a regnare anche sull’Inghilterra e così an-
Olaf non volle sentire ragioni. Il condottiero non si fece scru- che il suo erede Hardicanute, cui Magnus era subentrato al tro-
poli di ricorrere alla collaborazione di Sweyn Estridsson, a sua no di Danimarca e Norvegia. In forza di queste discutibili refe-

BODYGUARD
La guardia variega
scorta lÕimperatore
bizantino Teofilo, da una
miniatura dellÕXI secolo.
GETTY
La fine di Harald

E
cco come un’anonima fonte sassone, La
cronaca anglosassone, descrive la morte
di Harald Hardrada: “Allora Aroldo, nostro
re, piombò inatteso sui norvegesi e li attaccò
oltre York, a Stamford Bridge, con un grande
esercito di inglesi e quel giorno da entrambe le
parti si combatté un’accanitissima battaglia. Là
rimasero uccisi Harald Hardradi (Bellachioma
nel manoscritto, ndr) e il conte Tostig e gli altri
norvegesi furono volti in fuga, mentre gli inglesi

BRIDGEMAN
attaccavano fieramente la retroguardia finché
alcuni arrivarono alle navi”.
Mesto ritorno. Così prosegue l’antico documen-
to: “Alcuni annegarono, altri morirono bruciati
TRAFITTO
IL TESORO
O ALLÕIM
MPERATOR
RE Il condottiero
o perirono in varie guise, sì che ben pochi furono
i sopravvissuti e gli inglesi rimasero padroni del
in due incisioni: campo della strage. Allora il re concesse quartiere
renze, Harald reclamò la corona inglese che, con l’avvicinarsi da sinistra, a Olaf figlio del re dei norvegesi, al loro vescovo,
della morte del sovrano Edoardo il Confessore, era già oggetto Hardrada e allo jarl [titolo nobiliare scandinavo (jarl) e
di disputa tra il sassone Harold Godwin (poi divenuto Aroldo Tostig vittoriosi anglosassone (earl) che indicava in origine una
II d’Inghilterra) e il normanno Guglielmo, duca di Normandia. ricevono la persona con il rango di capitano, ndr] delle Or-
sottomissione cadi e a tutti coloro che erano rimasti sulle navi.
Il più rapido a impossessarsi del trono inglese alla morte di di York; Questi, allora, si recarono a terra dal nostro re e
Edoardo, nel 1066, fu Harold. Tuttavia, lo Spietato poteva con- sopra, Tostig giurarono di mantenere per sempre la pace e l’a-
tare sull’appoggio della nobiltà scandinava sull’isola, insediata e Hardrada micizia con questa terra: e il re li lasciò partire per
fin dal tempo di Canuto; si trattava di danesi, ma dopo aver ri- muoiono a il loro Paese con 24 navi”.
conosciuto Sweyn Estridsson il condottiero li trasse dalla sua Stamford Bridge.
parte. Riuscì a fare lo stesso anche con gli scozzesi e perfino
con il fratello di Harold, il conte Tostig. chilometri in cinque giorni – si portò a ridosso delle sue posi-
Harald preparò con cura la spedizione, portandosi dietro zioni. Il 25 settembre il re norvegese d’un tratto se lo ritrovò di
9mila uomini su 300 navi, un’armata ragguardevole in epoca fronte a Stamford Bridge e dovette improvvisare una tattica.
medievale. Approdò il 15 settembre alla foce dell’Ouse, lungo la Per avere il tempo di schierare i propri uomini sulla riva orien-
costa dello Yorkshire, e saccheggiò subito Cleveland e Scarbo- tale del fiume Derwent spedì un contingente al di là del ponte,
rough; poi entrò nell’estuario dell’Humber e risalì con la flotta sulla sponda occidentale; ma i suoi non riuscirono a bloccare
l’Ouse fino a Ricall, dove sbarcò i suoi uomini conducendone l’avanzata dei sassoni, che sbaragliarono il presidio, varcarono
5mila alla volta di York, che distava solo una decina di miglia. il ponte e irruppero contro il muro di scudi che il vichingo non
Ma fu costretto alla battaglia dal conte della Mercia Edwin e da aveva ancora finito di allestire.
quello della Northumbria Mercar, che gli sbarrarono la strada Harald cadde da valoroso, e non poteva essere altrimenti, se-
al Fulford Gate, a due miglia dalla città. condo la tradizione trafitto da una freccia alla gola. Di lì a po-
Quella dei sassoni era una posizione forte: avevano il fianco co il suo vincitore Harold, spossato dalle marce a tappe for-
destro protetto dall’Ouse e il sinistro da una palude; alle loro zate compiute in pochi giorni per affrontare i suoi due rivali,
spalle c’era York. Il 20 settembre Harald attaccò concentrando cadde a sua volta sul campo di Hastings, trafitto da una freccia
le proprie forze al centro per costringere gli avversari a sguar- nell’occhio a opera di Guglielmo, il futuro Conquistatore, sbar-
nire i fianchi. Il combattimento andò avanti per ore con fasi al- cato in Inghilterra solo tre giorni dopo la battaglia di Stamford
talenanti, finché il vichingo compì una manovra aggirante lun- Bridge. Questi aveva solo aspettato che i due antagonisti si lo-
go il fiume che scompaginò il fianco destro nemico. Quest’ul- gorassero a vicenda, per poi raccogliere i frutti della sua astu-
timo finì addosso al centro, già pressato dalla fronte norvege- ta strategia. Col senno di poi, e considerati i tempi ristretti in
se, e tutto lo schieramento inglese prese a spostarsi verso il lato cui tutto si risolse, chiunque fosse emerso vincitore a Stamford
sinistro, ovvero a ridosso della palude, dove non era in grado Bridge non avrebbe avuto possibilità contro le fresche e orga-
di manovrare in alcun modo. Alla fine, i due conti furono co- nizzate forze normanne.
stretti a ordinare la ritirata, lasciando sul campo almeno un F     . La morte di Harald chiu-
migliaio di uomini. se anche l’epoca, iniziata nel tardo VIII secolo – per la preci-
L B   S  B . Dopo la vittoria, sione nel 793 con la devastazione del monastero di Lindisfar-
Harald poté entrare a York e occupare la città, che riuscì a tra- ne – delle invasioni vichinghe in Europa. La spedizione dello
scinare dalla sua parte. Ma Harold Godwin si era già mosso e Spietato fece ritorno in Norvegia con sole 24 navi, guidate da
– con una rapidità sorprendente, grazie alla quale percorse 300 suo figlio Olaf che, da allora in poi, avrebbe riposto ogni am-
bizione guadagnandosi il soprannome di “Pacifico”. Tutt’altra
Harold Godwin Noto anche come Aroldo II d’Inghilterra, fu il secondo e ultimo sovrano inglese ap-
partenente agli anglosassoni. Morì nel 1066 nella Battaglia di Hastings mentre combatteva contro pasta rispetto al padre che, per tutta la sua carriera, non ave-
i normanni di Guglielmo il Conquistatore. Fu il primo re a cadere in combattimento, gli altri furono va fatto altro che cercare la guerra, con la finalità principale di
Riccardo I d’Inghilterra (cioè Riccardo Cuor di Leone) e Riccardo III d’Inghilterra. compiere scorrerie per procurarsi un bottino. In fin dei conti,
Guglielmo I, detto il Conquistatore Fu re d’Inghilterra dal 1066 alla propria morte (1087), il primo nonostante la sua ascesa al trono, lo Spietato era rimasto per
sovrano della dinastia dei normanni. Dal 1035 era signore e duca della Normandia con il nome di tutta la vita il tipico predone vichingo.
Guglielmo II. L’appellativo “Conquistatore” è antecedente alla conquista della corona inglese. Andrea Frediani

S 17
PRIMO PIANO

II SECOLO A.C.
SPAAG N A
IBERICO
Cavaliere iberico
turdetano, armato di
falcata (spada ricurva
con un solo filo) e
protetto da una phalera
di bronzo sostenuta da
cinghie. Elmo, schinieri
e pesanti bracciali
metallici completavano
l’armamento difensivo.

ANCHE LA “PICCOLA GUERRA” HA AVUTO


I SUOI STRATEGHI E I SUOI TEORICI, CHE ERANO
PRIMA DI TUTTO COMBATTENTI

La
e i suoi protagonisti
18 S
efinire il concetto di guer- Il nemico, per controllare il territorio XIV-XV SECOLO
riglia è estremamente com- e cercare di contrastare queste azioni, GALLLESS
plicato. Il termine fu utiliz- espone così le sue forze a rischi conti- ARCIERE
Senza nessuna difesa,
zato per la prima volta all’i- nui che finiscono per minarne il mora- armati solo del tradizionale
nizio dell’800, durante le lotte fatte di le, le risorse e la capacità combattiva. E arco lungo gallese,
imboscate e colpi di mano con le qua- poco importa che abbia armi tecnica- combattevano con il piede
li il popolo spagnolo combatté le arma- mente molto sofisticate, come nei gran- destro nudo per avere una
presa migliore sul terreno.
te di Napoleone. Viene dallo spagnolo di eserciti moderni dei nostri giorni: i
guerrilla (piccola guerra): una “guerra guerriglieri, oggi come un tempo, non
piccola” appunto, fatta di scontri mo- indossano divise, non usano carri arma-
desti, di pochi contro molti, di uomi- ti, hanno armi obsolete, ma dalla loro
ni male armati contro soldati perfet- hanno lo spazio ed il tempo. Lo spazio,
tamente equipaggiati, ben diversa dal- perché i piccoli gruppi di guer-
le guerre convenzionali tra due eserci- riglieri possono muoversi e
ti contrapposti. colpire ovunque e di sorpre-
Questa forma di lotta armata si inse- sa, senza rigidi schemi tatti-
risce pienamente nel concetto moderno ci; il tempo perché non c’è fret-
di “guerra asimmetrica”, cioè di un con- ta per colpire il nemico dove me-
flitto nel quale vi è un divario tra le forze no se l’aspetta, anzi, più questo aspet-
e le risorse dei contendenti che non per- ta, più diventa nervoso e perde lucidità.
mette alla parte più debole un confron- Nel contrastare la guerriglia il nemico
to diretto, ma solo una lotta che, utiliz- perde l’iniziativa, deve adeguarsi alle sue
zando strategie e tattiche non conven- tattiche e per i risultati si deve acconten-
zionali, enfatizzi le proprie peculiarità e tare di “mangiare la zuppa con il coltel-
sfrutti le debolezze avversarie. lo”, citando T.E. Lawrence, che con i suoi
Non necessariamente i guerriglieri guerriglieri arabi (v. a pag. 48) combatté i
devono essere truppe irregolari; anche turchi durante la Grande guerra.
eserciti regolari, per scelta strategica o Sebbene, come abbiamo visto, il ter-
se costretti, possono ricorrere a questa mine sia relativamente recente, la guer-
forma di combattimento. riglia come tattica non è nata necessaria-
L  . La guerriglia nasce mente con l’introduzione del nome che
quindi sostanzialmente da uno squili- la codifica, ma è vecchia quasi quanto il
brio nei rapporti di forze: quando uno mondo: fu usata da molti popoli antichi
dei due avversari è debole militarmente, e la troviamo descritta anche in parec-
poco armato e poco organizzato non è chie opere di storici come Tacito, Appio,
in grado di affrontare il nemico in cam- Frontino, Polibio, Plutarco; e anche la
po aperto in grandi battaglie campali o Bibbia è piena di riferimenti a questo ti-
in una guerra d’attrito; per compensare po di combattimento irregolare. I solda-
il divario quantitativo e qualitativo evi- ti romani (v. a pag. 26) nelle loro guerre
ta lo scontro diretto, frazionando la sua dovettero affrontare spesso episodi o in-
lotta in tante piccole azioni volte a logo- tere campagne di guerriglia adattandosi
rare il nemico costringendolo a utilizza- a questa forma di lotta che, soprattutto
re continue risorse, spesso inutilmente, in montagna, aveva spazio privilegiato.
contro un avversario difficile da colpire. Questo metodo fu utilizzato anche da lo-
Usando una frase, molto citata e perfet- ro per esempio durante le Guerre sanni-
tamente calzante, di uno dei più grandi tiche o ancora nella Seconda guerra pu-
esperti di guerriglia del XX secolo, Mao nica: all’indomani della sconfitta di Can-
Zedong (v. a pag. 62), la guerriglia può ne (216 a.C.) Roma era allo stremo delle
essere considerata “l’arte di indebolire i forze, ma i soldati repubblicani doveva-
nemici con tante punture di spilli”. Mao no comunque tentare di impedire l’avan-
in Cina con questa forma di lotta com- zata di Annibale verso l’Urbe, evitando
JOSÉ DANIEL CABRERA PEÑA (2)

batté sia i giapponesi invasori sia il go- però battaglie in campo aperto. Quin-
verno nazionalista di Chiang Kai-shek. to Fabio Massimo e i suoi legionari per
quattro anni agirono “temporeggiando”
Guerrilla Il concetto è antico: si ha menzione dell’azione di
“irregolari” ai danni degli ittiti fin dal XV secolo a.C. Gli annali (v. a pag. 26), cioè molestando in conti-
cinesi riportano le tattiche di guerriglia dell’imperatore Huang nuazione il nemico, impedendogli di ri-
della dinastia Han nel 3600 a.C. e gli storici hanno raccontato cevere rinforzi, sottraendogli il control-
i raid colpisci-e-scappa dei nomadi sciti ai danni del temibile
esercito del re persiano Dario I. Ma il termine spagnolo fu usa- lo dei centri fortificati, precludendogli i
to durante le campagne del duca di Wellington nella Guerra passaggi, facendo insomma il vuoto at-
d’indipendenza spagnola (1808-1814). torno ai cartaginesi e creando loro una

S 1199
FRA I GRANDI GUERRIGLIERI C’È GIUDA
MACCABEO, L’EROE DELLA RIBELLIONE
ANTIELLENICA DEI GIUDEI NEL II SECOLO A.C.

XVIII SECOLO
EUR
ROPA A CEN
NTRALE
USSARO
Nati in Ungheria, furono
JOSÉ DANIEL CABRERA PEÑA (2)

utilizzati in tutti gli eserciti


europei, impiegati per
ricognizioni e inseguimento
del nemico sbandato.

sensazione di disagio continuo, senza pe- “Se il nemico avanza, ritirati; se il nemico
rò affrontarli mai direttamente. Un per- si ferma, disturbalo; se il nemico è stanco,
fetto programma di guerriglia, con risul- attaccalo; se il nemico si ritira, inseguilo”.
tati eccellenti dal punto di vista tattico, Le azioni sono condotte contro avam-
che permise a Roma di prepararsi a una posti, piccoli reparti in transito, linee di
controffensiva più classica. comunicazione, caserme e depositi, at-
Uno dei primi teorizzatori della “guer- traverso tattiche e strategie non rigida-
ra irregolare” fu già nel VI-V secolo a.C. mente codificate (e quindi poco intuibi-
Sun Tzu, il generale, stratega e filosofo li in anticipo) che alla lunga quindi ren-
cinese al quale è attribuito il libro L’ar- dono impossibile per l’avversario l’effet-
te della guerra, uno dei più importanti tivo controllo del territorio. Inoltre, lo
trattati di strategia militare di tutti i tem- costringono a dover presidiare in con-
pi. Qui era scritto: “Chi eccelle nell’uso di tinuazione i luoghi sensibili, sottraendo
metodi non ortodossi è inesauribile come truppe alle operazioni.
il Cielo e privo di limiti come lo Yangze e P     . Vo-
il Fiume Giallo” . lendo codificare la guerriglia, a grandi li-
F  . Le tecniche usa- nee la si può suddividere in due cate-
te dalla guerriglia sono quelle proprie gorie: una di tipo partigiano, volta
delle operazioni di guerra non conven- a contrastare l’invasione o a libe-
zionale, per tanti versi oggi assimilabili rare una nazione o un territo-
a quelle delle azioni delle moderne For- rio dal giogo di un’occupa-
ze Speciali (Sas inglesi, Spetznatz russe, zione straniera; una di
“Green berets” Usa e altri), che in parte a tipo rivoluzionario,
essa sono complementari. finalizzata alla sov-
Le tattiche sono tra le più varie e dipen- 1901 SUDAFRIC
CA
dono da molti fattori, come il terreno o BOERO
le armi a disposizione, ma sono sempre Un combattente boero
volte a impegnare il nemico dove meno della guerra contro
se l’aspetta, dove ha delle criticità. So- i britannici. Indossa
ROCIO ESPÍN PIÑAR

il classico cappello a
prattutto sono svolte con azioni veloci e larghe tese e a tracolla
di sorpresa, seguite poi da altrettanto ra- la bandoliera con i colpi
pido disimpegno. Citando ancora Mao: per il fucile.

20 S
1934 CIN
NA
MAOISTA
Guerrigliero cinese
durante la Lunga marcia,
con giacca imbottita e
bandoliera artigianale. Le
armi sono di produzione
europea.

MILEK JAKUBIEC
versione di un governo in carica e di tut- riglia su ampia scala da attuarsi in caso
to il suo apparato politico-economico- di invasione nemica, basandosi sul con-
militare, che sfocia spesso in guerra civi- cetto convenzionale di “interdizione di
le. Tra le prime si possono citare quella area” all’eventuale esercito occupante. In
messa in atto dal tiranno di Mileto Ari- questo contesto, per i Paesi della Nato, si
stagora contro i persiani nel 499 a.C. o situano le operazioni particolari di forze
ROCIO ESPÍN PIÑAR

la guerriglia spagnola contro Napoleone speciali appoggiate da una preorganizza-


(v. riquadro a pag. 39), quelle contro l’In- ta rete locale di sostegno (Stay behind).
ghilterra durante la Guerra franco-india- Anche Paesi non allineati come la Sviz-
na (v. a pag. 40) o in India nell’800, e an- zera svilupparono il concetto di guerri-
cora, per certi versi, quella in Sudafrica glia come guerra patriottica basata prin-
da parte dei boeri (v. a pag. 42); più vici- cipalmente sulla partecipazione di tut-
ne a noi, ecco la lotta dei guerriglieri libi- to il popolo.
ci di Omar al-Muktar contro gli italiani L     . Nel se-
e i vari movimenti di resistenza ai nazi- condo tipo di guerriglia, spesso associa-
sti nei Paesi da loro occupati durante la ta a tensioni e squilibri socio-economici
Seconda guerra mondiale, per finire con interni ai Paesi, oltre che a questioni re-
i guerriglieri mujahiddin che combatte- ligiose o etniche, vi è uno stretto legame
rono i sovietici in Afghanistan. con l’azione politica e sono sempre pre-
L      S . In que- senti programmi di rinnovamento poli-
sto tipo di guerriglia partigiana c’è anche tico e sociale. Ne sono esempi le rivolte
da prendere in considerazione una forma della plebe a Roma, quelle in Vandea nel
anomala: la “guerriglia di Stato” prepara- ’700 (v. riquadro a pag. 37), ma in parti-
ta in funzione preventiva. A partire dal colare, nel XX secolo, le molte guerriglie
1917 AR ABIA secondo dopoguerra, molte nazioni dei degli Anni ’50 e ’60, inquadrate nelle lot-
BEDUINO due blocchi contrapposti crearono mili- te di liberazione nazionale in Asia e Su-
Guerrigliero della Rivolta zie popolari o sostennero programmi di damerica (v. infografica a pag. 55) o in
araba. A cavallo o a dorso addestramento per operazioni di guer- quelle post-coloniali in Africa. A tutt’og-
di cammello, compirono gi in molti Paesi africani e sudamerica-
veloci incursioni contro Omar al-Muktar (1861-1931) Il combattente libico che contro
le truppe turche che l’occupazione italiana della Libia, negli Anni ’20 del Nove- ni con marcata instabilità sociale e poli-
presidiavano il deserto cento, guidò una guerriglia fatta di brevi e violenti attacchi a tica sono presenti movimenti di guerri-
sorpresa, dai quali poi si disimpegnava rapidamente.
dell’Hegiaz. glia rivoluzionaria.

SS 21
LE ARMI DELLA GUERRIGLIA: VELOCITÀ, ESTREMA
STREMA
MOBILITÀ, CONOSCENZA DEL TERRITORIO O

Guerriglieri di Francia
rancia

T
ra i più importanti movimenti dii guerriglia nati nei Paesi
occupati dai tedeschi nella Seconda
onda guerra mondiale vi fu
quello francese, i cui primi nuclei
ei nacquero subito dopo
l’invasione del ‘40. Inizialmente poco coordinata e frazionata,
la resistenza cominciò a organizzarsi grazie anche agli Alleati: a
mano a mano che il Paese diventava sempre più importante per
l’apertura di un secondo fronte in Europa,
ropa, il Maquis (nome con
cui si definiva il movimento) venne aiutato
iutato con invii massicci di
armi, materiali e agenti per addestrare re e coordinare i gruppi.
Spina nel fianco. Prima dello sbarco in Normandia, la
resistenza fornì informazioni sul Valloo Atlantico e sulle
truppe nemiche e facilitò le operazioni ni distruggendo
ponti, binari e treni e interrompendo vie di trasporto e
comunicazione tedesche. Le azioni dii guerriglia continua-
rono rallentando i movimenti nemici.. Nel 1944 il Soe e l’Oss

ADOLFO PALPA
paracadutarono in Francia ben 93 squadre uadre di tre uomini (nome
in codice “Jedburgh”) con un agente inglese o Usa, un francese
addestrato in Inghilterra e un marconista,
nista, per dirigere attività
e sabotaggi. I partigiani affrontaronoo combattimenti sempre
più duri e i tedeschi scatenarono veree offensive con pesanti
rappresaglie nelle zone dove la guerriglia
riglia era più attiva.
Ma la resistenza francese fu fatta anche he di scioperi, stampa
clandestina e reti di collegamento per er salvare ebrei e
prigionieri di guerra evasi. Dopo più di 83mila morti e
dispersi, il 28 agosto 1944 De Gaulle diede l’ordine di
scioglimento per le forze della Ffi (Forces
rces françaises
de l’intérieur, cioè le varie forze della Resistenza).
1953 IN
NDOCIN
NA
VIETMINH
MILEK JAKUBIEC

1944 FRA
ANCIA
A A piedi nudi, soldato del
MAQUISARD Vietminh con un mitra
I combattenti della PPSH 41 sovietico. A
Resistenza francese tracolla una sacca tubolare
(Maquis) ricevevano armi con le razioni di riso.
dagli Alleati. Qui un M3
Grease Gun americano.

Rispetto a questo tipo di guerriglia per Tornando alla classificazione, i confi- mente anche all’interno della società civi-
nessun’altra forma di confronto armato ni tra le due forme di guerriglia citate so- le proprio per mantenere alto il livello di
è più veritiera la frase di Carl von Clau- no però a volte labili: la resistenza contro paura e creare destabilizzazione.
sewitz “la guerra è la prosecuzione della l’occupazione nazista in Italia è stata, per Mao sosteneva – e i fatti gli diedero ra-
politica con altri mezzi”. esempio, sia guerra di liberazione nazio- gione anche in Sudamerica, dove Ernesto
Questa seconda forma di guerriglia è nale sia guerra civile. E infine, come van- “Che” Guevara aveva teorizzato il contra-
forse quella più sfruttata anche da par- no considerati tutti i movimenti terrori- rio – che il terrorismo provoca repressio-
te di nazioni esterne che possono ave- stici, come l’Eta nei Paesi baschi o l’Ira ne e il conseguente allontanamento del
re nel Paese interessi politici o economi- irlandese o le organizzazioni terroristi- popolo dal movimento rivoluzionario.
ci e che quindi forniscono armi e aiuti, se che palestinesi o ancora, più in generale, La guerriglia, invece, per poter opera-
non addirittura i cosiddetti “consiglieri quelle islamiche transnazionali? re e sopravvivere ha bisogno largamente
militari”, ai guerriglieri: durante la Guer- D    . In effetti, la del consenso della popolazione civile, il
ra fredda in moltissimi movimenti rivo- guerriglia è spesso associata erronea- cui appoggio è basilare, quasi condizio-
luzionari erano presenti consiglieri rus- mente al terrorismo, anch’esso un tipo ne sine qua non: può fornire aiuto, vive-
si, cubani o americani, questi ultimi se- di guerra asimmetrica, e a volte vi con- ri, copertura, informazioni, reclute; può
guendo le linee già tracciate durante la vive usando gli atti terroristici quale ele- dare allarmi in anticipo e supportare fu-
Seconda guerra mondiale, quando ele- mento sussidiario, per esempio, al fine di ghe ed evasioni. Ma soprattutto è fonda-
menti dell’Oss (Office of strategic servi- eliminare capi militari o politici. Ma vi è mentale dal punto di vista morale e poli-
ces, il precursore della Cia) o del Soe bri- una differenza sostanziale: il consenso tico. Un movimento di guerriglia, sia es-
tannico erano infiltrati nei Paesi occupa- popolare. Quest’ultimo, importantissi- so di guerriglia partigiana o guerriglia ri-
ti per coordinare e addestrare i vari mo- mo per la guerriglia, è assente nel terro- voluzionaria, è tanto più efficace quanto
vimenti partigiani. rismo che, anzi, colpisce indiscriminata- più ha aiuto, anche parziale, dal popolo,

22 S
1962 ALGERIA
FELLAGA
Combattente del
Front de libération
nationale algerino, armato
con un mitra MP 40 della
passata Guerra mondiale.

MILEK JAKUBIEC
MILEK JAKUBIEC

1967 VIEE TNAM


1958 CU
UBA VIETCONG
In abiti contadini,
BARBUDOS guerrigliero vietcong
Rivoluzionario castrista
con l’onnipresente
armato di un fucile con
Kalashnikov AK-47 e i
ottica da tiratore scelto
sandali ricavati da vecchi
e, al fianco, di una pistola
pneumatici.
americana, la Colt 45.

che ne garantisce la sopravvivenza nel


tempo, uno degli obiettivi che ne assi-
curano il successo.
I guerriglieri, con l’appoggio della po-
polazione, possono “muoversi come un
pesce nell’acqua”, diceva Mao, ed esse-
re invisibili e ineliminabili, nonostante (tra l’altro con addestramento ad hoc),
tutte le misure coercitive messe in atto. così da limitare al massimo le manovre
L   . Ma come
JOSÉ DANIEL CABRERA PEÑA

dei guerriglieri; ma nessun esercito og-


è possibile contrastare efficacemente gi è in grado di disporre di personale da
la guerriglia? Questo tipo di lotta, au- schierare in così grandi numeri (si sti-
mentata esponenzialmente negli ulti- ma che un rapporto di forza favorevo-
mi tre secoli, non ha ancora di fatto tro- le sia di 15 a 1).
vato un reale modo per essere contra- Solo poche volte la controguerriglia
stata, nonostante siano stati scritti mol- ha avuto la meglio sui guerriglieri: un
ti libri e trattati, e rimane ancora oggi un esempio fu in Malesia dal 1948 al 1960
problema endemico per i grandi eserci- con le operazioni condotte dall’eserci-
ti convenzionali. to britannico, dalla cui esperienza deri-
Per fronteggiare militarmente una vano le linee guida per molte operazio-
guerra insurrezionale sarebbe necessa- ni di questo tipo.
rio saturare il territorio con un nume- Nel 1960 nacque anche negli Usa, per
ro infinito di reparti di fanteria leggera volere dell’allora presidente Kennedy,

SS 23
QUELLA DEL VIETNAM 1998 MYANMAR
BIRMANO
DIVENNE GUERRIGLIA Guerrigliero del KNLA,
Karen national liberation
TATTICOSTRATEGICA army, che combatte
da decenni il governo
FACENDO LEVA SULLA centrale del Myanmar.

PROTESTA DEGLI AMERICANI

JOSÉ DANIEL CABRERA PEÑA (2)


un’apposita struttura per studiare e svi-
luppare dottrine e tecniche e addestrare
personale e Forze speciali per esigenze
di counterinsurgency (controguerriglia):
il Jfkswcs (John F. Kennedy Special war-
fare center and school).
Tra le soluzioni per contrastare la
guerriglia vi è avere capacità di intel-
ligence e humint (human intel-
ligence) decisamente eleva-
te e molto diffuse, insieme
alla possibilità di disporre
di forze “non convenziona-
li” (Forze speciali) in grado di
condurre – con piccole unità
molto mobili – operazioni mirate
anche all’interno dello stesso sub-
strato della guerriglia, o di nuclei Omlt
(Operational mentoring and liason te-
am) che possano efficacemente adde-
strare il personale e i comandanti locali
nella condotta delle operazioni.
A   . Ma al di là delle
mere operazioni militari tattiche, è or-
mai assodato che uno dei punti strategici
per contrastare la guerriglia sul territo-
rio è la capacità dei contendenti di otte- occupandosi di assistenza sanitaria, di
nere il consenso della popolazione civile, pubblica istruzione, di giustizia: “conqui-
cosa, come abbiamo visto, estremamente starne il cuore e la mente”, come diceva-
importante per i guerriglieri. no gli americani in Vietnam.
Le misure punitive e restrittive – ra- Ma non sempre, anzi quasi mai, que-
zionamenti, coercizioni, rappresaglie, sto concetto viene applicato, se non dagli
deportazioni – e in genere tutte quelle eserciti di Paesi esterni al conflitto invia-
azioni volte a combattere le attività del- ti in operazioni di peacekeeping interna-
la guerriglia creandole difficoltà di azio- zionali, come accaduto negli ultimi anni.
ne sul territorio, suscitano infatti nella Se davvero, come molti tecnici so-
popolazione un forte disagio che non fa stengono, le guerre convenzionali fatte
che alimentare il consenso verso i guer- di grandi battaglie e potenza industria-
riglieri, i quali invece, magari nelle zone
1981 AFRIC
CA le sono un fenomeno da consegnare alla
ANGOLANO
più sperdute o già liberate, collaborano Guerrigliero del People’s Storia, e le guerre asimmetriche con fi-
con la popolazione portando governan- Movement for the Liberation sionomia variabile, impostate su guer-
ce, aiuti alimentari, medici. of Angola. In Africa molti riglia, terrorismo, guerra psicologica e
È per questo che si tende a far assume- movimenti di guerriglia propaganda, sono quelle che dovremo
iniziarono nei primi Anni ’60,
re alle forze armate anche compiti non in funzione anti-colonialista.
affrontare più spesso in futuro, le pesan-
prettamente militari fornendo alla popo- ti macchine belliche dei Paesi occidenta-
lazione risposte ai suoi bisogni concreti, li dovranno tenerne conto.
ROCIO ESPÍN PIÑAR

Un ultimo punto, importante sotto il


Humint In generale si tratta di un’attività informativa che si
svolge attraverso le fonti umane, ossia con l’impegno di risorse profilo storico, marca le differenze della
quali agenti, informatori e osservatori, da cui raccogliere ele- guerriglia rispetto alla guerra tradiziona-
menti informativi che saranno poi oggetto di elaborazione. le: la questione documentale.

24 S
2003 C AUC ASO
CECENO SAPERNE DI PIÙ
Combattente Storia della guerriglia.
indipendentista Dall’antichità all’era nucleare
ceceno. Imbraccia di Ezio Cecchini (Mursia).
una mitragliatrice Ebrei contro romani, Vercinge-
PKM di produzione torige, i guerriglieri spagnoli, i
russa, cal. 7,62. contadini russi contro Napoleone,
la rivoluzione messicana, le guerre
coloniali, Mao, la Resistenza e...

S  . Se descrivere a


posteriori le varie fasi, gli aspetti e la
storia di una guerra convenzionale è
un lavoro lungo e difficile, ma fattibi- 1987 AFGHANISTAN
le – basato su rapporti ufficiali, piani MUJAHID
degli alti comandi, resoconti, rappor- I guerriglieri afghani
tini di compagnia, battaglione o reg- combatterono i sovietici
gimento, che possono essere maga- (1979-89) per poi
contrastarsi tra loro
ri incrociati con quelli degli opposti aprendo la strada ai
schieramenti – questo non può dirsi talebani.
per la guerriglia. Proprio per la sua na-
tura, spesso clandestina, la guerriglia
per ragioni di sicurezza utilizza il me-
no possibile ordini scritti, ruolini, pia-
ni di operazioni. Spesso i nomi usati
sono di copertura e altrettanto spes-
so i componenti di un commando o di
una banda conoscono ben poco del-
la pianificazione o di ciò che fanno al-
tri gruppi. Tenuto anche conto, come
abbiamo visto, che la guerriglia utiliz-
za tattiche di piccole azioni o combat-
timenti episodici, è difficile, quasi im-
possibile ricostruirli, se non a volte at-
tingendo a fonti dirette di ricordi per-
sonali o a memorialistica, che magari
ROCIO ESPÍN PIÑAR

però per molte ragioni possono risul-


tare falsati o incompleti o magari an-
cora dettati da questioni politiche o
dalla volontà di creare un’epopea. Per
questo, spesso è quasi impossibile al-
lo storico, se non dopo anni di meto-
diche ricerche, riuscire a ricomporre
il puzzle frazionato in una miriade di
tasselli di quanto accadde davvero.
Stefano Rossi

S 25
25
LA GUERRIGLIA
PENNISSOLAA IB
BERIC
CA
III SEC
COLOO A.C
C.
DARREN TAN

NELLA LEGGENDA
Il guerrigliero lusitano
Viriato (180-139 a.C.),
con in mano una falcata,
la spada a lama ricurva
di iberi e celtiberi, incita
i suoi ad affrontare una
formazione romana in
battaglia.
a guerriglia contro Roma nel mondo antico fu quasi A . Due sono i fronti in cui i romani dovettero
una scelta obbligata per i popoli che tentarono, spesso penare di più per spuntarla: la Spagna e la Giudea. L’Urbe im-
inutilmente, di evitare l’assoggettamento alla superpo- piegò secoli per assoggettarle del tutto, fronteggiando nel tem-
tenza: nessuno infatti possedeva la poderosa struttura po rivolte, assedi interminabili e capi coraggiosi che, con le lo-
militare dell’Urbe, e in una guerra regolare chiunque era fatal- ro tattiche elusive, furono in grado di tenere in scacco le le-
mente destinato a soccombere. Ma evitando battaglie campa- gioni romane e di infliggere loro molte sconfitte. Nella Peni-
li, facendo terra bruciata, sfruttando la natura del terreno per sola iberica in particolare, Roma impiegò quasi due secoli per
tendere imboscate, alcuni popoli costituirono un osso duro per domare lo spirito ribelle di lusitani e celtiberi , guidati da un
i romani, arrivando a ottenere tuttavia, come massimo risultato
possibile, quello di ritardare l’inevitabile: essere inglobati in un Arminio Capo dell’antica popolazione dei cherusci, servì sotto l’esercito romano in Panno-
nia conquistandosi la cittadinanza, poi si ribellò e tese al console Quintilio Varo un’imbosca-
impero che presto o tardi sul nemico l’aveva sempre vinta. Con ta nella selva di Teutoburgo (9 d.C.), nella quale quasi tutto l’esercito romano fu distrutto.
una sola eccezione: la Germania, dove lo scacchiere costituito
Lusitani e celtiberi I primi erano indoeuropei e abitavano la parte ovest della Penisola
da paludi, acquitrini e foreste, e un capo abile come Arminio , iberica, che divenne provincia romana col nome di Lusitania (l’odierno Portogallo a sud del
esperto stratega della guerriglia, non consentirono a Roma di fiume Duero, fino all’Estremadura); i secondi erano celtici, stanziati nel nord dell’attuale
estendere il suo dominio su quelle terre. Spagna e poi anche a sud verso le odierne regioni dell’Andalusia e le coste della Galizia.

VIRIAT
TO, PROTAGON NISTA IN SPA
AGNA
A DELLE GUERRE
LU
USITA
ANE CONTRO L’URBE, FU UN GUUERRIGLIERO IN
GRADOO DI TENERE IN
N SCACCO LE LEG
GIONI PER ANNI

S 27
IL PATRIOTTA LUSSITAN
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STOORICI E APPASSSION
NATII L’EM
MBL LEMA DEL
GUE ERRIEROO, MA
AESTRRO NELL’ARTE E MILIT
TAR
RE
condottiero eccezionale, Viriato, che Roma riuscì a sconfigge- influenza romana, e nel 154 a.C. invasero la provincia. Tre an-
re solo scatenandogli contro i suoi sicari. ni dopo il pretore Servio Sulpicio Galba, governatore della Spa-
D    . La repubblica affrontò la con- gna Ulteriore, decise di condurre una campagna nella regione,
quista della Spagna forte dell’esperienza nelle Guerre sannitiche ma fu beffato dalla tattica degli avversari, che avevano lancia-
dove, costretta a operare in uno scacchiere costituito da monti to un attacco per poi ritirarsi a un segnale convenuto e lasciar-
e gole, aveva modificato le sue forze armate passando gradual- si inseguire, uccidendo uno dopo l’altro i legionari sfilacciati in
mente alla legione manipolare: un manipolo, unità tattica co- una serie di assalti e imboscate. Caddero 7mila romani, e Gal-
stituita da due centurie, ovvero 160 uomini al massimo, pote- ba dovette allestire una nuova campagna insieme al governa-
va muoversi con maggior dinamismo per pendii e boscaglie, e tore della Citeriore, Lucio Licinio Lucullo. Ma i lusitani eluse-
fronteggiare così imboscate o stanare i nemici. La nuova forma- ro lo scontro e i due comandanti rinunciarono alla guerra con-
zione era tornata utile anche durante l’invasione italica di Anni- venzionale, proponendo ai nemici di deporre le armi in cam-
bale quando, dopo le sonore sconfitte campali, Fabio Massimo bio della cessione di terre coltivabili. Accettarono in 30mila, che
il Temporeggiatore si era limitato a punzecchiare il condottie- però furono subito confinati in tre campi distinti; gli uomini at-
ro punico evitando lo scontro diretto, e proprio negli stessi ter- ti alle armi, ben 9mila, furono massacrati, tutti gli altri venduti
ritori che erano stati teatro delle Guerre sannitiche. come schiavi. L’azione efferata di Galba non ottenne la ratifica
La Penisola iberica aveva una conformazione orografica simi- del Senato, ma ormai il danno era fatto, scatenando una rivol-
le e fin dall’inizio i romani constatarono che ogni conquista era ta di vaste proporzioni.
solo apparente e temporanea. Emersi vincitori dalle Guerre pu- U     . Nel 147 a.C. i lusitani invase-
niche, crearono le province della Hispania Ulterior e della Ci- ro la Turdetania (all’incirca l’attuale Andalusia) con una forza
terior rilevando i cartaginesi nel dominio sui celtiberi, derivati di 10mila uomini, ma il legato Gaio Vitellio riuscì a intrappo-
dall’immigrazione di tribù celtiche a sud dei Pirenei, in Anda- larli in un canale, offrendo loro, nuovamente, terre coltivabili
lusia, frammiste agli iberi provenienti da sud. Ma i lusitani, gli in cambio del disarmo. I celtiberi stavano per accettare, quan-
abitanti dell’odierno Portogallo, rimanevano fuori dalla sfera di do uno dei loro capi minori, un pastore di nome Viriato, ricor-
Fabio Massimo il Temporeggiatore (275 ca.-203 a.C.) Console e generale romano, fu nominato
Annibale Barca (247-183 a.C.) Generale cartaginese delle 2a Guerra punica, figlio del condottiero dittatore durante la Seconda guerra punica (217). La sua strategia del temporeggiamento, tesa a
Amilcare. Ebbe il comando supremo delle forze cartaginesi in Spagna, che occupò. Valicò le Alpi e logorare le forze nemiche senza combattere in campo aperto, dopo la sconfitta di Canne fu adot-
dilagò nella Penisola, battendo i romani nella Battaglia di Canne (216 a.C.), il suo capolavoro tattico. tata contro Annibale da tutti i generali romani.

28 S
La controguerriglia romana in Spagna

B
en prima dell’epopea di la guerra contro i celtiberi, finse L’assedio di Numanzia. Altret-
Viriato, i romani avevano di avere paura e tenne il suo tanto abile fu Scipione Emi-
avuto comandanti abili e esercito nell’accampamento. liano, che portò a termine la
spietati, in grado di vanificare Poi, inviando truppe leggere per lunga guerra contro gli arevaci
le tattiche di guerriglia dei impegnare i nemici e ritirandosi con uno dei più celebri assedi
celtiberi. Nel 178 a.C. Tiberio immediatamente, li costrinse a della storia romana, quello a
Sempronio Gracco riuscì a venire allo scoperto, dopo di che Numanzia (134-133 a.C.). Ap-
concludere una ventennale li attaccò prima che potessero piano racconta che si adoperò
lotta contro le tribù iberiche e organizzarsi e li distrusse così per rendere più leggere e dina-
celtiberiche costringendole a definitivamente da catturare miche le sue truppe, facendole
fare atto di sottomissione, ma anche il loro campo”. marciare senza carriaggi e sen-
senza inglobarle nei domini In realtà, ci andò giù ancor più za civili al seguito, e tenendole
romani. Frontino, nei suoi Stra- pesante. Si dice che 300 tra sempre unite per non sottopor-
tagemata, descrive la tattica fattorie e villaggi subissero le re reparti isolati alle imboscate.
che aveva adottato: “Sempro- devastazioni dei legionari suoi E usando per eliminarli “l’invin-
nio Gracco, quando condusse e di Postumio Albino. cibile nemico, la fame”.

VIRIATO E GLI ALTRI


A sinistra, guerrieri di differenti tribù
ispaniche tendono un’imboscata a
una colonna romana nel II secolo a.C.
I primi due da sin. sono identificabili
con turdetani o oretani, quello con la
cresta rossa è un turdetano, quello a
capo scoperto un lusitano. A destra,
ricostruzione di Viriato, con lorica
hamata (cotta di maglia), spada
a lama dritta, lancia, giavellotto
metallico (soliferrum) e caetra, il
tipico scudo iberico. Sotto, una spada
OSPREY

a lama dritta.

dò loro il tradimento di Galba e li convinse a resistere.


esistere. Ec-
citò a tal punto gli animi che i guerrieri lo elessero
essero co-
mandante supremo. Avuta carta bianca, Viriato iato prese
con sé un migliaio di cavalieri in un’azione diversiva
rsiva con-
tro le legioni, mentre la sua fanteria rompeva i ranghi e si
disperdeva. Pressato dagli agili cavalieri nemici,i, Vitel-
lio fu costretto a fronteggiare rapidi assalti e imbosca-
bosca-
te e non fu in grado di inseguire il grosso dell’esercito
ercito
avversario, perdendone definitivamente il contatto tto con
il calare del buio. Solo a quel punto Viriato si svincolò
ncolò a
sua volta e si ricongiunse con la sua armata.
Vitellio non si dette per vinto e riprese l’insegui-
ui-
mento, ma finì per farsi attirare su un valico assai ai
stretto, dove i legionari non erano in grado di pas--
sare dall’ordine di marcia a quello di battaglia. Viriato
to
poté quindi attaccarlo frontalmente e sui fianchi, con on i suoi
uomini appostati lungo le pendici dei monti, attuando do la più
classica delle imboscate. Caddero ben 6mila romani e tra loro
lo stesso legato, che un guerriero celtibero uccise dopo po averlo
catturato; si disse che non lo aveva riconosciuto, non n ritenen-
do un uomo tanto grasso e anziano un comandante dii rilievo.
I . Altrettanto inconsistente come avversario ersario si
rivelò per Viriato il successivo governatore, Gaio Plauzio; uzio; era
il 146 a.C., l’anno della distruzione di Cartagine e di Corinto,
C
e Roma non poté destinare alle operazioni iberiche che 10mi-
J. SHUMATE

la fanti e 1.300 cavalieri di rinforzo alle guarnigioni provinciali;


4mila caddero subito in un’imboscata, che il capo lusitano tese
Brigantium

P. GHISALBERTI
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Infografica a cura di Andrea Frediani, Lidia Di Simone Portus Cale RE
e Massimo Rivola Numantia NE
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l valore dimostrato dai guerrieri ispanici nei quasi due secoli Aeminium
L
di lotte contro Roma indusse i condottieri romani a valersene I Emporiae
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in pianta pressoché stabile come truppe ausiliarie. Grande- TA SPAGNA Celsa

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RI
mente apprezzata era la fanteria leggera, costituita da combat-

LU
tenti dotati per la gran parte di un piccolo scudo rotondo, la Scallabis Toletum Tarraco
Olisipo Norba
caetra, e di falcata, la spada a lama ricurva, ma anche di un tipi- Metellinum
co coltello triangolare. Tra le altre armi offensive era diffusa una CI
LT I CITERIORE
lancia interamente di metallo, il soliferrum, e anche un dardo CE

OR
lungo definito tragula. La protezione del corpo era costituita da Pax lulia U LT E R I O R E ET Saguntum
AN Valentia
corsetti di maglia di ferro o cuoio indurito, di placche di metal- TA N I I
RDE NI
lo, ma anche di tessuto pesante, stretti in vita da cinture larghe TU Corduba Baecula A NI TA
e decorate. Gli elmi potevano essere assai elaborati o semplici ET

ES
Hispalis Illiturgi
calotte di cuoio.

ST

NT
Urso

BA
Bene addestrati. I celtiberi facevano affidamento anche sulla Hasta

CO
cavalleria, che costituiva fino al 25% delle loro forze; in batta- Gades
Malaca Nova Carthago
glia poteva accadere che i cavalieri smontassero di sella e com-
battessero a piedi, ma l’addestramento era molto curato, così Nella cartina, l’espansione
come l’allevamento dei cavalli, ritenuti assai pregiati e veloci. romana nella Penisola
I frombolieri balearici. Un’unità combattente che nel tempo i Conquiste romane fino al 121 a.C. iberica tra III e I secolo a.C.,
romani avevano dovuto fronteggiare e che, una volta arruolata, Regioni contese da Roma e Cartagine divisa in Spagna Citeriore e
avrebbero considerato assai preziosa per rompere i ranghi Conquiste romane fino al 201 a.C. Ulteriore, ma ancora sotto
degli eserciti avversari, era quella dei frombolieri delle Isole Stati sotto l’influenza romana l’influenza dei popoli lì
Baleari. Si dice che gli abitanti delle isole venissero addestrati stanziati fin dall’antichità.
fin da bambini a colpire con la fionda da lontano il loro pranzo;
se mancavano il bersaglio, i genitori non gli consentivano di
consumarlo. La gittata dei loro colpi poteva arrivare fino a 300
metri, e nel 123 a.C. Quinto Cecilio Metello, poi detto Balearico,
sbarcando sulle isole per conquistarle, dovette far stendere
schermi di pelle animale lungo le fiancate delle navi per pro-
teggere gli equipaggi dai proiettili scagliati dalla riva. LE ARMI
La falcata (sopra) misurava
approssimativamente 45
centimetri, era prodotta in
minerale di ferro purissimo,
tanto che la sua qualità era
nota in tutto il Mediterraneo.
C’era anche il gladio ispanico,
che fu poi adottato dai romani.
OSPREY

DI SPADA E DI FIONDA
A sinistra, un guerriero andaluso
dotato della tipica falcata, la spada a
lama ricurva, e della caetra, il piccolo
scudo rotondo. Al suo fianco, due
frombolieri delle Isole Baleari.
IL SENATO NON PAGÒ
Ò I SIC
CARII DI VIRIAT
TO, DIC
CEN
NDO
O
CHE E ROMA
A NON COM
MPEN NSAV
VA I TRA ADIT
TORRI
loro mentre operava nel territorio dei carpetani (antico popolo TRACCE
che viveva nella regione vicina all’attuale Toledo, intorno a Ma- Vaso numantino
drid). Plauzio si diede a inseguirlo, ma Viriato raggiunse i suoi (Museo di Soria,
rifugi nei dintorni del Monte Veneris, sfruttando il terreno per Spagna) con
due guerrieri in
provocare altre perdite al legato. combattimento.
Solo che ormai Roma aveva cancellato dalla faccia della ter- A lato, bronzetto
ra Cartagine, e il Senato poté destinare più risorse alla Penisola di guerriero
iberica. Terra di clientele degli Scipioni fin dalla Seconda guer- iberico (Museo

AISA/ALINARI
ra punica, la Spagna venne ora affidata a due uomini della loro archeologico,
Madrid).
cerchia: il fratello del trionfatore di Cartagine Scipione Emilia-
no, Quinto Fabio Massimo, ebbe la Ulteriore, il sodale Gaio Lelio
la Citeriore. Finalmente, il primo riuscì ad attirare il capo lusita- I      . Serviliano
rviliano ripiegò
no in uno scontro quasi regolare, infliggendogli pesanti perdite. sull’assedio di una città di nome Eridana,idana, ma Viriato
L G  . Viriato si preoccupò di estendere glielo impedì, giungendo in supporto to ai difensori e at-
il raggio delle sue alleanze, guadagnando alla propria causa are- taccando gli zappatori che stavano minando le mura.
vaci, belli e titti (tutte popolazioni celtiberiche), e nel 143 ebbe E ancora una volta il capo lusitano riuscì a intrappola-
così inizio un guerra decennale che i posteri avrebbero definito re il grosso delle forze nemiche in un n passo. Ma stavol-
“numantina”. Seguirono alterne vicende: nel biennio successivo, ta non andò a fondo; con una decisione ne che non ha anco-
il capo guerrigliero mise in serie difficoltà il nuovo governatore ra trovato una spiegazione, invece di infliggere il col-
della Citeriore, Quinto Pompeo, e un nuovo esponente della fa- po di grazia a Serviliano gli offrì la pace, ottenendo
miglia degli Scipioni, Quinto Fabio Massimo Serviliano. Questi per la Lusitania una formale indipen- n
si portò dietro un esercito di 18mila fanti e 1.600 cavalieri, ma denza con lo status di popolo alleato di SAPEERNEE DI PIÙ
solo dopo aver ricevuto dall’Africa un contingente di 300 cava- Roma. Quando il Senato ratificò gli ac- Viriato. Nemico di Roma, Joao
lieri numidi, agili e dinamici come quelli celtiberi, e una decina cordi, sembrò che decenni di lotte fero- Aguilar (Cavallo di ferro). Era il
terrore dei romani, divenne l’eroe
di elefanti, riuscì a spingersi a ridosso delle posizioni di Viria- ci avessero avuto termine.
dei popoli iberici. L’epopea di un
to e a infliggergli una sconfitta campale, peraltro non decisiva. Ma non era abitudine di Roma am- guerrigliero sempre vincitore.
Ancora una volta, il condottiero ispanico riprese a eludere gli mettere una sconfitta, e lo stesso anno
scontri e intensificò i suoi improvvisi assalti alle colonne roma- il nuovo governatore, il fratello di Serviliano, Quinto Servilio Ce-
ne, per poi ritirarsi nell’entroterra lusitano. Il suo ripiegamen- pione, ricevette l’incarico con il preciso obiettivo di riprendere il
to diede a Serviliano modo di recuperare le città della Spagna conflitto. Viriato sfuggì per un soffio alla cattura a Eridana e ri-
Centrale che Viriato aveva sottratto ai romani. Poi il legato pro- piegò alla volta della Lusitania, inseguito dall’avversario attraver-
seguì l’offensiva in Lusitania, ma la sua armata di 10mila uomini so il Paese dei vettoni e dei galleci (altri popoli celtici preroma-
cadde vittima di una nuova imboscata; tuttavia, stavolta la no- ni che vivevano rispettivamente nelle attuali moderne province
vità era che a condurre le forze celtibere erano due disertori ro- di Avila e Salamanca e in Galizia). L’avanzata di Cepione indus-
mani, Curio e Apuleio. se i lusitani a premere su Viriato perché riaprisse i negoziati, ma
Numidi Popolo proveniente dall’Africa nord-occidentale; furono protagonisti della Terza guerra i romani pretesero la consegna dei disertori prima di ogni altra
punica contribuendo alla sconfitta di Cartagine. La Numidia divenne provincia romana quando nel cosa. Viriato accettò, e chi fu rispedito al mittente subì l’ampu-
46 a.C. il re numida Giuba I, alleato di Pompeo, fu sconfitto da Giulio Cesare a Tapso. tazione della mano destra. Poi il capo lusitano inviò al campo di
Cepione tre messi per discutere della conse-
gna delle armi; ma gli inviati, di nome Auda-
I coraggiosi delle Guerre cantabriche ce, Ditalco e Minuro, si fecero corrompere e
tornati da Viriato lo pugnalarono nel sonno.

L’
ultimo atto delle guerre te, pugnali, giavellotti e scuri fatica sconfissero, anche dopo
Si racconta che il coraggioso guerrigliero fos-
ispaniche furono le bipenne. Per domarli, Augusto che Gausón cadde”, finché una
Guerre cantabriche, com- dovette impiegare ben 70mila nuova sconfitta non li trasse in se solito dormire con l’armatura completa e
battute all’inizio del principato uomini e la flotta conducendo schiavitù. Ma anche da schiavi che la sua minuscola ferita al collo, la sola par-
augusteo in seguito a nuove personalmente le campagne furono capaci di rinnovare la te non protetta, fu notata più tardi, quando i
rivolte dei celtiberi. Le opera- del 26 e del 25. ribellione che, a quanto pare, tre sicari erano fuggiti.
zioni ebbero inizio nel 29 a.C. Schiavi audaci. I celtiberi tro- ebbe termine nel 19, con l’ar-
Senza Viriato, i lusitani non furono in gra-
a opera di Tito Statilio Tauro, varono un nuovo abile capo rivo sullo scacchiere di Marco
che combatté contro vaccei, in Gausón, che dopo l’assedio Vipsanio Agrippa e l’impiego di do di ribellarsi oltre. E mentre a sud la Guerra
asturi e cantabri. Questi ultimi, della loro roccaforte Cerro de due legioni sperimentate come numantina proseguiva fino al 133 con l’asse-
montanari del nord-ovest, nelle Lancia fu catturato in un’im- la V Alaudae e la VIII Hispanica. dio di Numanzia da parte di Scipione Emilia-
regioni di Cantabria, Asturia e boscata e crocifisso dal legato Come gli uomini di Spartaco, fi- no, gli abitanti del futuro Portogallo preferi-
León, non si rassegnarono alla Publio Carisio. La loro lotta nirono tutti crocifissi, ma anche
rono la resa a Cepione, che li sottopose a de-
sconfitta e proseguirono la loro tuttavia proseguì, come recita allora, sottoposti a torture di
lotta con guerriglieri dotati di un’iscrizione latina: “O nobili e ogni sorta, trovarono la forza di portazioni, ma nel complesso li trattò con re-
armamento leggero, spade cor- orgogliosi asturi, che i romani a intonare i loro canti di guerra. lativa mitezza.
Andrea Frediani

S 31
GUERRIGLIA
GAALLES
S
14
400-1
14155
JOS CABRERA

CUORE IMPAVIDO
Owen Glendower (in gallese
Owain Glyndwr), l’ultimo principe
del Galles. A partire dal 1400 guidò
l’insurrezione contro il dominio
inglese sul Galles. Sullo sfondo,
la riproduzione della Battaglia di
Bryn Glas (o Pilleth) del 1402, dove
annientò l’armata inviata dal sovrano
inglese Enrico IV a sedare la rivolta.
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UOMO CHE LO OTTÒÒ PER
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nord la pioggia aveva sciolto le colline in fiumi di tadini e guerrieri. Per loro la stagione dei raccolti si alternava
fango. Salendo lungo il sentiero, i cavalli affonda- alla stagione della guerra e della razzia.
vano le zampe fino ai garretti. Gli uomini a piedi Non che il resto d’Europa vivesse nella pace. La civiltà me-
saltavano tra le balze per evitare il mare di mota. dioevale, nata dalle migrazioni dei popoli germanici o centra-
I movimenti tra i castelli del Galles erano molto difficili. An- siatici (i barbari) era basata sulla guerra e sull’aggressione e,
che nella bella stagione, controllare quei territori da parte dei usando le parole dello storico Aldo Settia, «non esisteva alcu-
baroni inglesi era un compito quasi impossibile, dominarli na distinzione tra saccheggio e attività militare vera e propria».
inimmaginabile. Eppure i ribelli erano poco più che straccio- D’altra parte, furono poche le grandi battaglie campali
ni. Non avevano lucenti armature come gli inglesi, tranne for- nell’arco del Medioevo, quando la quotidianità della guerra
se qualcuno dei loro nobili e ovviamente il loro capo, quell’O- era fatta di attacchi sporadici mordi e fuggi, di pochi contro
wen Glendower a cui tutti davano la caccia. Non avevano uso pochi, in due parole di piccola guerra, la guerriglia.
del mondo cavalleresco e non si vergognavano di fuggire di L’alternativa alle contese tra tribù era, per i capi militari gal-
fronte al nemico. Anzi, sembrava questa la loro forza maggiore. lesi, la guerra a chi pretendeva di fare da padrone sulle loro al-
Era anche difficile scovarli, così ritirati sull’impervia catena ture. Le popolazioni celtiche delle terre occidentali della Bri-
dei monti Cambrici, tra gli impenetrabili altopiani, dove don- tannia avevano dato filo da torcere a tutti coloro che si erano
ne, vecchi e bambini aspettavano i guerrieri per rifocillarli ne- dichiarati signori dell’isola. Romani, anglosassoni, vichinghi
gli invisibili fortini di pietra grigia, sempre pronti a uccidere. e normanni si erano scontrati a più riprese con una delle più
Nessuno ricordava da quanto tempo i ribelli combattevano ostinate resistenze di una piccola identità contro i suoi do-
gli inglesi. Le generazioni si susseguivano e i capi tribù chiama- minatori. La loro riottosità li faceva percepire come qualco-
vano i giovani alle armi contro i potenti invasori. Ma da quan- sa di estraneo alle isole britanniche anche da chi, come gli an-
do erano stati uccisi o deposti gli ultimi re gallesi le ribellioni glosassoni, si era stanziato in quelle terre da poco. I guerrie-
si erano succedute ciclicamente. Infatti, era dal 1301 che il re ri germanici che all’inizio del V secolo d.C. invasero l’ex Bri-
d’Inghilterra Edoardo I Plantageneto, sottomettendo i nobili tannia romana li definirono in alto germanico welsche, ossia
gallesi e le loro genti, aveva definitivamente annesso quel ter- stranieri, e tali rimasero anche nell’inglese medievale in for-
ritorio sotto la sua corona e come atto supremo aveva conferi- mazione; Wales, Galles; welsh, gallesi. Gli abitanti della peni-
to il titolo di principe di Galles al suo primogenito. sola chiamarono se stessi e il loro Paese “cymru”; per loro gli
U’     . Da una cengia isolata, dalle stranieri erano tutti gli altri.
asprezze impenetrabili delle foreste arrivavano per primi i si- I    . All’inizio del XII secolo i norman-
bili acuti delle frecce. Precise, potenti, a fendere le armature, ni avevano costruito una rete di castelli ai margini delle zone
a lacerare le carni. Poi, quasi simultanei, ecco i proiettili delle montagnose, presso lo sbocco delle valli. Riuscivano a control-
fionde o semplicemente i sassi lanciati con incredibile perizia. lare il territorio limitrofo e il traffico lungo le strade, ma poco
In quei momenti, chi rimaneva distaccato dal gruppo, chi non di più. A nulla servivano le armature pesanti e i grandi cavalli
era spalla a spalla con il commilitone veniva travolto dalle agi- da guerra quando ci si addentrava tra quelle terre impervie. Le
li forze gallesi armate di lance, falcioni e poche spade. Questi alte mura dei castelli proteggevano però le guarnigioni e i beni
soldati ribelli lottavano senza armature né elmi, spesso senza dei feudatari. Le scorrerie dei gallesi ebbero una drastica ridu-
scudi, armati di archi e poco altro: utensili da lavoro, coltellac- zione, ma non cessarono. Tra le complesse vicende delle suc-
ci a doppio taglio, buoni per scannare gli animali e i nemici. cessioni dei principi dei cymru lo spirito anti-inglese soprav-
In quella confusione il tempo per reagire era poco e quan-
do si era pronti per una risposta il nemico era ormai lontano.
DORLING KINDERSLEY 2

I ribelli gallesi del principe Owen Glendower erano soprattut-


to maestri nell’arte della fuga: mentre battevano in ritirata sal-
tando come capre tra le rocce, continuavano a lanciare frec-
ce alle loro spalle, coprendosi la rotta, pronti a ricominciare il
giorno dopo tormentando il nemico con imboscate e sortite.
Le genti del Galles seguivano ancora le antiche leggi tribali.
IL LONGBOW
Come nell’antichità, l’estate era il tempo della guerra e questa L’arco lungo diede più
significava soprattutto saccheggio, rapina. Da tempo immemo- di una vittoria a Owen
rabile le tribù celtiche si combattevano l’una con l’altra per Glendower, ma anche
contendersi una sorgente, una pianura fertile, un’area alle truppe inglesi
di pascolo, a volte una miniera, più raramente una (come nella Battaglia
di Azincourt, 1415).
roccaforte. Gli uomini liberi erano ancora co- Il longbow si diffuse
me i romani della Prima repubblica, come i sul suolo britannico a
greci nelle Guerre del Peloponneso, con- partire dal XIII secolo.

S 33
Infografica a cura di Lidia Di Simone e Massimo Rivola

GLYNDYFRDWY
SYCHARTH
Corte di Glendower,
dove fu proclamato La sua corte principale.
principe di Galles per
SCULPTURE BY COLIN SPOFFORTH 2007

acclamazione nel 1400.

HARLECH
Conquistato
nel 1404, Owen
vi installò
il secondo
parlamento da LA TATTTIC A
lui nominato. Una delle leggendarie bat-
MACHYNLLETH taglie di Glendower fu com-
Fu la sede del primo battuta nel 1401 a Mynydd
parlamento da lui fondato. Hyddgen, una località sperdu-
ta nelle Highlands. L’armata di
1.500 inglesi di Enrico IV ap-
CASTELLO DI MYNYDD poggiata da mercenari fiam-
ABERYSTWYTH HYDDGEN minghi si scontrò con i “120
fra uomini senza paura e ladri”
Conquistato nel 1404. Prima grande vittoria
(così citano gli Annals of Owen
del gallese nel 1401.
Glyn Dwr). Da un lato c’era
una combinazione di fanteria
Glend
Glendower con un e cavalleria leggera, dall’altro
bacinetto con visiera
bacine un drappello di duri a cavallo
e armatura
arm a placche.
PILLETH di tozzi pony locali, armati
Benchè i gallesi
Bench Vittoria nella battaglia di con picche, lance e asce da
combattessero quasi
comb Bryn Glas del 1402. battaglia fatte in casa, pronti a
senza armatura, lui si sfruttare il territorio e l’effetto
distingueva presentandosi
distin sorpresa per incursioni fulmi-
di fronte
fron ai nobili inglesi nee sui fianchi di una grossa e
come un loro pari. ingombrante formazione. Fu
questa la chiave della vittoria.

L
a ribellione di Glendower
è anche la storia di come
nel 1404 lui si impadronì
dei castelli edoardiani del Galles
del Nord, fra i quali Criccieth,
Aberystwyth, Harlech (nella foto)
e Conwy, forse la migliore delle

CONTRASTO
fortezze gallesi di Edoardo I,
difesa da due barbacani (porte
fortificate) e da otto torri massic-
ce. Cadde in mano ai ribelli gallesi
nel 1401, ma solo grazie a un
abile inganno.
Costosi. Per costruirli furono uti-
lizzate tecniche innovative, tanto
da renderli quasi imprendibili.
Harlech, per esempio, fu difesa
da una guarnigione di appena 5
inglesi e 16 locali per settimane.
Glendower riuscì a conquistarla
solo grazie a una “mancia” agli
uomini di guardia. Nel 1409 il
castello cadde di nuovo, ma vinto
da fame e malattie dopo un lungo
assedio. La famiglia di Glendower
fu fatta prigioniera e di lui si per-
sero le tracce. Sparì per entrare
nella leggenda. Doveva avere
un’età tra i 50 e i 60 anni.

34 S
OWEN CO
ONQU UISTÒ ALLL A SU
UA CAUSSA ART
TIGIIAN
NI, NOB
BILLI E
ST
TUDENT
TI, CHE
E PER LUI ABBAANDD ON
NAVVANOO LE UNIVVER
R SITÀÀ

visse nonostante le repressioni e le difficoltà di coordinamen- zesi. Nessuna contraddizione era SAPERNE DI PIÙ
to tra le tribù. I signori di Gwynedd, Powis, Deheubarth, Mor- percepita nel loro continuo cam- Memoirs of Owen Glendower
gannwg si combattevano aspramente trovando raramente un bio di campo. Una cosa era il lavo- di Thomas Thomas (su Google Bo-
oks). Il diario dell’eroe e la storia
capo che emergesse tra tutti. Llywelyn Fawr, detto il Grande, ro, un’altra i fatti di casa propria.
inglese, a partire dalla conquista
fu uno dei pochi che riuscì a dominare su gran parte del Galles Nel 1400, dopo la deposizione del Galles a opera di Edoardo I.
fino a quasi la metà del XIII secolo. e la morte di Riccardo II, Owain
Dopo di lui si ripiombò nell’anarchia e di ciò beneficiò il re Glyndwr si ribellò al nuovo re Enrico IV d’Inghilterra. Lo fece
d’Inghilterra Edoardo I che riuscì a reprimere due grandi ri- proclamandosi principe del Galles del Nord e mettendo a fer-
bellioni, annettendo la penisola e controllandola in modo più ro e a fuoco tutte le contee della penisola. Fino al 1404 la sua ri-
duraturo. Edoardo era un eccezionale soldato, forgiato nelle bellione ebbe carattere quasi esclusivo di guerriglia.
sue capacità dagli anni passati in Terrasanta a combattere co- Quello era il modo di combattere dei gallesi e quello face-
me crociato. Ci vollero comunque diverse migliaia di uomini, vano. Il peso delle tasse baronali inglesi strangolava i contadi-
centinaia di cavalieri e una ancor più capillare rete di fortifica- ni che, sempre più poveri, aderirono alla lotta di Owain Glyn-
zioni per spezzare le rivendicazioni di Llywelyn II e di suo fra- dwr. Molti immigrati in Inghilterra tornarono nella propria
tello Dafyd ap Gruffydd, che al comando dei ribelli morirono terra, così come fecero gli studenti delle università e i merce-
difendendo la loro terra. nari dell’esercito britannico, mossi da uno spirito patrio mai
Spezzati ma non distrutti, i gallesi tornarono a più riprese ad sopito del tutto.
attaccare in modo organizzato gli occupanti; nel 1292, nel ’94, N   . Fino al 1406 quasi tutto il terri-
nel ’95, nel biennio 1316-18 e negli Anni ’70 dello stesso seco- torio gallese fu liberato dagli inglesi. Furono istituiti un parla-
lo, nonostante fosse da poco passato il decennio durissimo che mento, due università e una propria chiesa.
portò nel territorio gallese, come in tutta Europa, la grande epi- Gli inglesi ricordarono però la lezione di Edoardo I, assedia-
demia della Peste nera. rono i ribelli nei loro castelli e bloccarono gli approvvigiona-
La tecnica era sempre la stessa: rapidi assalti in territori co- menti di cereali, tessuti, sale e di ogni altro bene di cui il Gal-
nosciuti e favorevoli e poi fughe precipitose. Lo scontro in les fosse naturalmente sfornito. Bloccarono anche i commerci
campo aperto non era mai previsto. Una cosa inammissibile navali verso la regione. Poche battaglie in campo aperto apri-
per le regole della guerra cavalleresca tra eguali. rono il fronte gallese che poco alla volta cominciò a sfaldarsi.
G   . All’inizio del XV secolo, l’ultima Non c’era futuro per il Galles come Stato indipendente, ma
grande campagna di guerriglia dei cymru fu guidata da un lord Glyndwr riprese le vecchie tecniche di guerriglia, scendendo
delle Marche Gallesi, un discendente dei principi di Powys, dalle montagne, correndo a gambe nude tra rocce e fango, ten-
Owen Glendower, o meglio Owain ap Grufudd Glyndwr. dendo l’arco e le fionde, colpendo dove si poteva, fino almeno
Owain era cresciuto come scudiero alla corte del re d’In- al 1415. Senza grandi successi, ma ribadendo l’indomabilità di
ghilterra Riccardo II e si era dimostrato un capace comandan- un popolo che nella “piccola guerra” trovò una via per la defi-
te nell’esercito inglese. Questa non era un’eccezione. I gallesi nizione di un carattere nazionale.
contribuirono regolarmente alla formazione degli eserciti del- Giorgio Albertini
la corona britannica come mercenari. Le loro terre erano po-
Battaglia di Crécy (1346) Fu tra le più importanti battaglie ingaggiate da Francia e Inghilterra
vere, scarsi i campi coltivabili e uno sbocco naturale era met- nella Guerra dei cent’anni (1337-1453). Si risolse a favore della seconda segnando, anche per l’uso
tere le proprie braccia a disposizione dei ricchi signori inglesi. dell’arco lungo inglese, l’inizio della fine della cavalleria.
Durante il XV secolo arcieri e fanti gallesi servirono sotto il co- Battaglia di Bannockburn (1314) Episodio della Prima guerra di indipendenza scozzese (1296–
mando dei propri capi nelle maggiori battaglie dell’epoca, co- 1328). Vincendo qui sul Regno d’Inghilterra, il Regno di Scozia restaurò la sua indipendenza man- GRANGER/ALINARI
me Crécy contro i francesi e Bannockburn contro gli scoz- tenendola fino al 1707, quando l’Atto di unione sancì la fusione delle due corone.

RIBELLE COL
FORCONE
Shakespeare
parla di
Glendower nella
tragedia Enrico
IV: nel IV atto
è immaginato
con i forconi (a
destra), mentre
con la famiglia
Percy affronta
il sovrano nella
Battaglia di
Shrewsbury
(1403).

S 35
LA GUERRIGLIA
EUR
ROP
PA E NO ORDAMERIC
CA
XVIIII SEC
COLO

si fa per

INSORGENTI
Insurrezione nel nord-ovest
della Francia contro la leva di
massa, nel 1793. Episodi come
questo entrarono a far parte
della chouannerie, uno dei primi
esempi di petite guerre di popolo.

NEL ’700, TRA LE TERRE EUROPEE E LE


FORESTE AMERICANE, LA GUERRA
IRREGOLARE TROVA L’APPELLATIVO
DI “PETITE GUERRE”. MA I SUOI
RISULTATI NON SONO AFFATTO MENO
EFFICACI. ECCONE TEORIA E PRASSI
a ‘guerra grande’ fa più rumore, quella ‘piccola’
più lavoro” scrive Victor Hugo nel suo romanzo Il
Novantatré, dedicato alla ribellione della Vandea
(v. riquadro sotto). Lavoro sporco, bisognerebbe
aggiungere, almeno agli occhi della maggior parte dei militari

dire
di professione: che avevano però dovuto riconoscere, fin dal-
la metà del XVIII secolo, la grande efficacia dei reparti specia-
lizzati nel condurre operazioni “irregolari” (cioè incursioni in
profondità nelle retrovie nemiche, imboscate, attacchi di sor-
presa contro depositi di viveri e munizioni).
All’inizio erano stati soprattutto ussari e panduri, cavalleg-
geri e fanti al servizio degli Asburgo, a spargere i semi della pe-
tite guerre nell’ordinato panorama bellico europeo del ’700: ma
è difficile, in realtà, trovare un vero punto di partenza, perché
proprio gli ussari avevano lontani progenitori nei chosarioi di
cui si parla in un trattato composto poco prima dell’Anno Mil-
le, attribuito all’imperatore d’oriente Niceforo II, brillante con-
dottiero bizantino, nel quale si analizzavano le campagne com-
battute nella zona di confine tra mondo cristiano e mondo ara-
bo durante il IX e il X secolo. Rapidità, audacia, sorpresa, co-
noscenza del terreno, sfruttamento delle vie di comunicazione
meno battute e ignote al nemico erano già indicati come i ca-
ratteri distintivi di questo tipo di operazioni, che sarebbero sta-
te riscoperte dai teorici europei circa 800 anni più tardi.
S    . Non senza motivo. Sulla frontie-
ra balcanica tra Impero asburgico e Impero ottomano, infatti,
la Storia parve ripetersi a partire dalla fine del XVI secolo con
caratteristiche simili a quelle descritte nel trattato bizantino.
All’inizio della buona stagione, nelle valli della Sava e del Da-
nubio, bande di razziatori a cavallo al servizio degli ottoma-
ni si muovevano per saccheggiare villaggi, fare bottino e cat-
turare prigionieri. Era quindi necessario schierare truppe mo-
bili capaci di intercettarli e neutralizzarli, prima di passare al
contrattacco violando il territorio nemico. Gli uomini che vi-
vevano nelle zone di confine diventarono abilissimi nel con-
durre questo tipo di operazioni militari; senza
bisogno di manuali e istruttori, gli abitanti dei
La rivolta distretti orientali della Croazia, della Slavonia,
del Banato e della Transilvania cominciarono a
in Vandea tramandarsi di padre in figlio le conoscenze uti-
La rivolta filomonarchica della li per combattere gli incursori turchi.
Vandea, del Maine e della Breta-
gna (in queste due ultime regioni Ma l’impero aveva le sue regole. Da Vienna
nota come chouannerie dal nome si ritenne necessario imporle anche ai valorosi
di battaglia di uno dei suoi capi, Grenzer (in tedesco, “soldati di frontiera”), indi-
Jean Cottereau detto chouan, “il sciplinati e poco abituati a integrarsi nelle ope-
taciturno”), scoppiata nel 1793 e razioni più complesse della guerra “grande”, che
soffocata dagli eserciti repubblica-
ni solo nel 1796, segnò una svolta culminava nella battaglia campale e nell’assedio
nella storia militare europea. delle piazzeforti nemiche. Si cominciò così ad
L’ideologia in battaglia. Infatti, armare e vestire i Grenzer in modo uniforme,
la tenacia dei ribelli nel difendere organizzandoli in reparti ufficialmente ricono-
l’ordine sociale e religioso tradi-
zionale, e l’altrettanto spietata Ussari Corpo di cavalleria leggera originario dell’Ungheria (XVI secolo),
determinazione del governo di diffusosi poi negli eserciti prussiano, austriaco, francese, inglese. Erano
Parigi nell’estinguere ogni focolaio specializzati in operazioni di schermo e nel contatto col nemico. Il termine
di resistenza, segnarono l’ingresso potrebbe derivare dal serbo husar (pirata) o dall’ungherese husz (venti).
della guerra moderna in una nuo-
Chosarioi Per i bizantinisti, l’etimologia della parola ussaro deriverebbe
va dimensione dominata dell’ide- dal latino cursarius, che definiva i cavalleggeri impiegati per operazioni
ologia, dove la popolazione civile di scouting o raid, reclutati spesso tra gli armeni, poi anche tra gli slavi, e
veniva direttamente coinvolta nei usati dall’esercito bizantino, tra X e XI secolo, in operazioni alla frontiera
combattimenti, subendone le peg- orientale e nei Balcani (dove la parola indicava i briganti). Chiamati tsana-
giori conseguenze. rioi (in greco) o chosarioi (armeno), questi sarebbero finiti in Ungheria do-
po l’invasione turca della Serbia (fine XIV sec.), dando origine agli ussari.
RMN

S 37
massa (Insurrektion) nelle province orientali, allo scopo di re-
GRENZER
Sotto, i Grenzer alla Battaglia clutare cavalleria e fanteria leggera da opporre al nemico. Il re
di Governolo nel 1848, ormai di Prussia non se ne preoccupò troppo; nel 1744,, terzo anno
da tempo irregimentati di guerra, si spinse quasi senza incontrare re resistenza
r fin sotto
dall’Impero austriaco. le mura di Praga, sicuro della vittoria. Ma lee sue lunghlunghissime
ghis
issi
sime
me e
vulnerabili linee di comunicazione divenneronneero bberbersa-
erssa
er sa-
sa-
glio di agguati e scorrerie: depositi saccheggiati
eggiiati e d da
da-
a-
a-
ti alle fiamme, convogli svaniti senza lasciar
sciaar trtrac-
rac-
rac-
ra c-
cia nel folto dei boschi, piccoli distaccamenti
men nti anan-
an-
nientati… Mentre l’armata prussiana andava ndavva in in-
n-
n-
vano in cerca di uno scontro campale, ban bande
nde di di
ussari e panduri – coi loro baffi spioventi,ti, lee un
uni-
ni-
i-
formi sgargianti, la fama di crudeltà e inafferrabi-
affeerrabbi-i-
lità – sciamavano nelle sue retrovie, isolandola
and dolaa in n
territorio ostile senza rifornimenti né informazio-
form mazio io--
io
ni, affamata, sfiduciata e smarrita nella nebbia
ebbbia d del-
el-
el-
el
la guerra. Federico, pur non avendo persoo una u so- so-
la battaglia, venne umiliato e costretto a ba battere
atterere
in ritirata, subendo perdite gravissime.
sciuti e addestrandoli a cooperare con le truppe di linea: il ri- E   . Molti sovrani,, di fron
fron-
n-
sultato fu sorprendente, e rappresentò una svolta nella storia te al successo degli irregolari asburgici, si d deci--
militare europea, in battaglia e nelle aule delle scuole di guerra. sero a mettere in campo a loro volta unità ità ar-
Fu Maria Teresa d’Asburgo, la cui successione al trono au- mate, organizzate e perfino abbigliate a lo-
striaco era contestata da Federico II di Prussia e da Luigi XV ro immagine e somiglianza. Alcuni ufficia- cia-
di Francia, a portare la petite guerre dei suoi sudditi balcanici li tentarono poi di analizzare e disciplinare
are
di fronte agli occhi dell’Occidente. Sconfitta dalle più efficien- la tattica dei distaccamenti (parties), chehe
ti truppe prussiane, l’imperatrice proclamò una sorta di leva di potevano costituire un così grave ostaco--
lo per i grandi eserciti. Nel volgere di po--

SHUTTERSTOCK
Federico II di Prussia Detto anche Federico il Grande, della dinastia degli Hoenzollern, sovrano
della Prussia dal 1740 al 1786, fu l’artefice della riorganizzazione politica e soprattutto militare che chi anni apparvero varie opere di nuovaa
fece della sua nazione una superpotenza europea. concezione: dal Traité de la petite guer--

LA GUERRIGLIA NELLA PENISOLA IBERICA FU UN


ELEMENTO IMPORTANTE DI QUELLA CHE NAPOLEONE
DEFINÌ LA SUA “ULCERA” SPAGNOLA, UNO DEI FATTORI
CHE NE DETERMINARONO LA CADUTA
re del De La Croix (1752), al forse ancor più celebre La peti- ta efficacia delle opere in questione nel rendere più consapevo-
te guerre, ou traité du service des troupes légères en campagne li gli ufficiali poco inclini all’uso di tattiche non convenzionali.
del Grandmaison (1756), fino al breve ma originale Le partisan A    . Molti di loro, tuttavia,
dell’ungherese Jeney (1757), che offri offriva una prima acuta ana- dovettero imparare a proprie spese. Se gli ussari asburgici era-
li i delle
lisi d ll qualità necessarie
lità necess arie al comandante
coman di parties. Veniva- no stati i maestri della petite guerre in Europa, in un ambien-
no così gettate
getttate le basi della
del riflessione teorica sulle te più ostile altri combattenti irregolari misero duramente al-
operazioni
operazion ni irregolari, destinate
d a non uscire più la prova le tattiche della compassata fanteria di linea del XVIII
dall’orizzonte
dall’orizz zonte culturale
cultural degli eserciti europei. secolo. Nelle selvagge foreste nordamericane, infatti, i guerrieri
I
    . La petite guer- delle tribù irochesi della regione dei Grandi Laghi, coinvolti lo-
re era peperò
erò una materia
mater difficile da tradurre in ro malgrado nella lotta tra le potenze europee, si rivelarono al-
regole, basata più sull’improvvisazione
sull che sul leati utilissimi dei francesi, che combattevano per arrestare l’e-
rispetto
rispeetto di norme ccodificate: i precetti che si spansione britannica e mantenere il possesso del Canada. Fece
incontrano
incoontrano nella trattatistica
t settecentesca scalpore la disfatta subita dalla colonna del generale Braddock,
sonoo piuttosto prevedibili,
pr improntati più che il 9 luglio del 1755 cadde in una grande imboscata mentre
alla prudenza e al buon senso che all’auda- avanzava su Fort Duquesne (v. infografica alla pagina succes-
cia,, e probabilme
probabilmente poco utili a chi prati- siva). Come si legge nel rapporto di un ufficiale sopravvissuto
cava
cavva d’istinto la gguerra irregolare. Come al disastro, “non eravamo avanzati più di 800 yards dal fiume
notava
nottava il principe
princip de Ligne – che all’ini- (Monongahela, ndr), quando il grido di guerra degli indiani ci
zioo della carriera aveva comandato trup- mise in allarme, e in un istante ci ritrovammo ad essere attac-
pe leggere – “uno
“un qualsiasi dei nostri cro- cati da ogni lato: i loro metodi sono questi – subito trovano un
ati conosce altrettanti
altret stratagemmi di De albero, e sono ben sicuri della loro mira, cosicché prima ancora
La Croix,
C e se solo sapesse scrivere potrebbe che il generale potesse giungere in nostro aiuto, la maggior par-
insegnargliene
inseggnargliene di n nuovi”. Ma non tutti erano te dell’avanguardia giaceva abbattuta al suolo. I nostri uomi-
cosìì esperti, e non si può escludere una cer- ni, non abituati a questo modo di combattere, erano piuttosto
disorientati, e presero a comportarsi da vigliacchi […]. I pochi
PANDURI E USSARI ufficiali rimasti tentarono di riorganizzarli, ma senza succes-
Un panduro (1743): questi miliziani irregolari
croati vennero assorbiti nei Freikorps, reparti
so: terrorizzati com’erano all’idea di non aver quartiere e di po-
BRIDGEMAN/ANSA

di fanteria di Trenck, avanguardia dell’esercito ter finire scalpati continuarono a correre senza sapere bene do-
asburgico. A sinistra, un ussaro ungherese ve, molti gettando via le armi […]. La nostra forza prima del-
dell’esercito di Maria Teresa d’Asburgo. la battaglia ammontava a 1.100 uomini. Morti e feriti: 823”.

L’IMBOSCATA
Attacco a un convoglio francese portato dai
Gli spagnoli contro Napoleone

O
guerriglieri di Francisco Espoz y Mina (1812), il
militare spagnolo che con 3mila insorti tenne ccupando la Spagna, Napo- spedizione al comando di Arthur
in scacco l’esercito del re occupante Giuseppe leone aveva sottovalutato le Wellesley, poi duca di Wellington,
Bonaparte, grazie alla conoscenza del terreno e difficoltà di una campagna che riuscì a concludere vittoriosa-
a imboscate, agguati e attacchi a sorpresa. nella Penisola iberica, dove la pre- mente la durissima campagna nel
senza francese era particolarmente febbraio 1814, cacciando le truppe
odiosa. Guidati spesso dai loro napoleoniche e invadendo la Fran-
preti, o addirittura dai monaci dei cia meridionale.
conventi, gli abitanti di molte zone Pericolo endemico. La petite guerre
rurali si ribellarono a migliaia dalla settecentesca, tradotta (alla lette-
tarda primavera del 1808, imitando ra) nella guerrilla spagnola, si era
l’esempio del popolo di Madrid, trasformata in modo radicale: non
che si era scagliato contro gli più operazioni di truppe leggere,
occupanti già il 2 di maggio. Orga- ma vera e propria guerra di popolo,
nizzati in bande di poche centinaia crudelissima, consegnata alla me-
RMN

di elementi, che si muovevano con moria dei posteri dalle incisioni dei
rapidità sorprendente sul proprio Desastres de la guerra del grande
territorio, i guerrilleros riuscirono a Francisco Goya e dalle memorie di
mettere a segno un’infinità di ag- alcuni dei suoi protagonisti.
guati e imboscate contro convogli L’impatto sulla cultura militare eu-
e distaccamenti nemici: mantenere ropea fu enorme: le vecchie tattiche
aperte le lunghe linee di comu- basate sulla rapidità e la sorpresa,
nicazione tra Madrid e i Pirenei una volta messe a disposizione di
divenne ben presto un vero incubo insorti determinati a vincere o mo-
per i francesi, e costò moltissimo rire senza dare quartiere, permet-
alla Grande Armée, che pure aveva tevano loro, come avrebbe scritto
sconfitto tutti gli eserciti regolari Carl von Clausewitz pochi anni
europei. L’Inghilterra, a sua volta, dopo, di trasformarsi “in un fuoco
seppe sfruttare la situazione man- che brucia lentamente e distrugge le
tenendo nella penisola un corpo di basi dell’esercito nemico”.

S 39
GRANGE/ALINARI
COME A
UNA PARATA
Il generale inglese
Braddock marcia con le
sue truppe per conquistare
■ COLONIE l’avamposto francese
BRITANNICHE di Fort Duquesne (in
■ COLONIE un’area dove oggi sorge
FRANCESI
■ COLONIE Pittsburgh), attraversando
SPAGNOLE la valle del fiume
Monongahela.

Infografica a cura di Lidia Di Simone e Massimo Rivola

3 L’ avanguardia di Gage torna 1 Il generale


indietro a protezione dell’armata. Edward Braddock
Ma la distanza è troppa. attraversa il fiume
FR ANCESI con 2mila uomini.
INDIANI Avanguardia Lo precedono le
avanguardie del
colonnello Gage.
Fianchi

ek
Cre
INGLESI
IN
INGLES
L

tle
n esempio di petite guerre:

Tu r
la disfatta di Braddock sul Armataa di Bradd
Braddock
r add
fiume Monongahela nel 1755,
nell’ambito della Guerra franco-
indiana. L’attacco fu sferrato vicino 2 Primo contatto

P. GHISALBERTI
a Fort Duquesne (costruito dai fran- con le milizie
cesi, poi distrutto e rimpiazzato da nemiche (600 Retroguardia
Fort Pitt). Qui, il generale britannico pellerossa e
trovò la morte a opera delle forze 4 Br
Braddock
rraddock
a ock si trova in
900 tra francesi
miste – francesi e native americane una tenaglia: i francesi di
regolari e
– in un’imboscata letale per il suo canadesi) al
fronte, gli indiani sui lati.
La milizia della Virginia, Mono
Mo nong
ngah
g aahel
elaa
contingente. comando del
Il fronte nelle colonie. Questo cavaliere Beaujeu, che fa parte del suo
scontro fa parte della Guerra franco- che appostati nei contingente, tenta di
indiana (1754-1763) vinta dagli in- boschi attaccano penetrare nel bosco per 5 Si salva
l G George
glesi contro i francesi e i loro alleati da direzioni combattere all’indiana. Washington, che con
nativi. Il conflitto nelle colonie andò diverse. Gli inglesi Braddock, che invece non i soldati della Virgina
a costituire il fronte nordamericano sono travolti. conosce queste tattiche, riesce a riattraversare il
della Guerra dei Sette Anni (1756- ordina di tornare indietro. Monongahela. È l’unica
1763), combattuta nel Vecchio Con- sua resa in battaglia.
tinente tra le potenze europee.

LA DISFATTA
DI BRADDOCK
Il quadro del 1755
mostra i nativi
americani che
tendono l’imboscata
alle giubbe rosse di
Braddock.
BRIDGEMAN
L A GUER
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ABITUATTE AL TERR
RENOO ASSPRO
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ROIIBIT
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VO
Il provvedimento più incisivo per far fronte all’evidente ina- una guerra americana. […] Qui ogni cosa è terribile: l’aspetto
deguatezza delle tattiche della fanteria di linea europea fu la del territorio, il clima, il nemico. Non c’è ristoro per chi è sano,
creazione di compagnie indipendenti di ranger coloniali ad- né sollievo per chi cade ammalato. Una desolazione immensa,
destrati alla petite guerre, come il celebre reparto guidato dal inospitale, insicura e traditrice li circonda; luoghi dove le vitto-
maggiore Robert Rogers, cui seguì ben presto il reclutamento rie non sono mai decisive, ma le sconfitte rovinose, e la sempli-
di una nuova unità specificamente destinata a operare nei bo- ce morte è la sfortuna minore che può capitare”.
schi nordamericani, il Royal american regiment of foot . L      .. Sulla base della pro-
M. Bisognava imparare a combattere in luoghi do- pria esperienza, Bouquet poteva concludere che i nativi ame-
ve le truppe non potevano dispiegarsi; dove il fuoco di fucileria ricani, avversari eccezionali sul loro territorio, combattevano
per file e sezioni era spesso inefficace; dove, al contrario, si era seguendo tre principi tattici fondamen-
bersagliati da un nemico invisibile che utilizzava fucili da cac- tali: tentavano sempre di accerchiare il SAPERNE DI PIÙ
cia ad anima rigata, mortali anche da alcune centinaia di passi nemico; si disponevano in ordine spar- L’arte della guerriglia, Gastone
Breccia (Il Mulino). Dagli indiani
di distanza. Bisognava quindi imparare a proteggersi sfruttan- so; non opponevano mai resistenza sul- d’America all’Afghanistan, la
do i ripari offerti dal terreno, e contemporaneamente sparare le loro posizioni quando venivano at- storia della guerra irregolare: le
mirando con cura, o essere pronti a lanciarsi con rapidità estre- taccati, ma si ritiravano immediata- vicende, i teorici, gli strateghi.
ma all’assalto per usare la baionetta, senza dar tempo al nemico mente, per poi tornare a farsi sotto non
di ricaricare le sue armi. I ranger cambiarono anche uniforme, appena la pressione diminuiva. Quindi, per affrontarli con suc-
abbandonando per primi le tradizionali giacche scarlatte del- cesso, era necessario essere armati ed equipaggiati “alla legge-
la fanteria britannica per equipaggiarsi con indumenti più co- ra”; non schierarsi in ordine chiuso, tattica inutile in mancanza
modi e meno appariscenti, vestendo il verde scuro passato poi di una resistenza rigida, causa solo di perdite inutili; manovrare
in eredità ai fucilieri delle guerre napoleoniche. con estrema rapidità, incalzando il nemico senza dargli respiro.
Proprio Robert Rogers, più un uomo d’azione che di pensie- Non si tratta di istruzioni molto originali, né vengono fatte
ro, compose però le 28 brevi “regole da osservare nel servizio di passare per tali; al contrario, l’autore delle Reflections cita una
ranger”, elaborate nel 1757 e stampate 8 anni dopo in appen- serie di esempi storici per convincere i suoi lettori della neces-
dice ai suoi diari, che vengono ancora mandate a memoria dai sità di abbandonare – almeno occasionalmente – le rigide re-
reparti speciali dell’esercito degli Stati Uniti. Rogers affronta i gole tattiche europee, per imparare a combattere in modo nuo-
più diversi aspetti della petite guerre, dalla prescrizione di “es- vo. La petite guerre, un passo dopo l’altro, stava ormai entran-
sere sempre pronti, in caso di emergenza, a mettersi in marcia do a far parte della cultura militare dell’Occidente moderno.
col preavviso di un solo minuto” (da cui la celebre definizione Gastone Breccia
di minutemen, passata poi a indicare gli irregolari della Guerra
d’indipendenza americana), alle disposizioni sul modo di mar-
ROGERS’ RANGER
Le pattuglie di ranger (qui nel 1759)

CORBIS
ciare a seconda del terreno, alle ricognizioni, al trattamento dei divennero le più efficienti unità
prigionieri, al modo di affrontare il nemico in scontri a fuoco, di esplorazione dell’esercito della
di avanzare dopo un successo o sganciarsi qualora ci si venga a Corona inglese in Nordamerica.
trovare in condizioni di inferiorità. La disciplina è ovviamen-
te tenuta in gran conto, ma altrettanto importante è la capaci-
tà d’iniziativa autonoma dei singoli ranger, specie in condizio-
ni di emergenza, quando è necessario che il reparto si divida,
e ciascuno dei suoi membri sia in grado di badare a se stesso.
Attorno alla metà del XVIII secolo, la petite guerre nordame-
ricana si rivelò dunque un’eccezionale scuola militare per mol-
ti ufficiali europei. Uno dei più abili e acuti fu un mercenario
svizzero, Henry Bouquet, cui venne affidato nel 1755 il coman-
do del primo battaglione dei Royal american regiment; il reso-
conto della sua spedizione del 1764 nella valle dell’Ohio, con
le annesse 35 pagine di Reflections on the war with the savages
of North-America, è uno dei testi più interessanti sulla guer-
ra irregolare dell’epoca: “Chi ha soltanto esperienza delle av-
versità e dei pericoli di una campagna in Europa, difficilmen-
te può farsi un’idea di ciò che si deve compiere e sopportare in

Royal american regiment of foot Reggimento di fanteria dell’esercito britannico, creato a Londra
dalla Corona dopo la disfatta di Braddock – col nome di 62nd (Royal american) regiment – per
difendere le 13 colonie da francesi e indiani. A metà tra corpo coloniale e legione straniera, cambiò
nome in Kings royal rifle corps: poteva contare su 4 battaglioni da mille uomini l’uno reclutati in
Nordamerica tra i coloni tedeschi, o in Germania e in Irlanda tra gli scarti della British Army. Due
degli ufficiali, Henri Bouquet e Frederick Haldimand, erano stati reclutati nelle milizie svizzere.

S 41
LA GUERRIGLIA
SUUDAFRRICA
A
18
899-1
19022
THE PICTURE DESK
CI VOLLERO LAGER E DEPORTAZIONI PER AVER RAGIONE DEI
COMMANDO AFRIKANER NELLA SECONDA GUERRA BOERA.
MA LA LOTTA NEL VELD COSTÒ CARA AGLI INGLESI, CHE
SI STAVANO GIOCANDO LE MINIERE PIÙ RICCHE DEL PIANETA
l 5 giugno 1900, alle ore 8:47, lord Frederick Roberts, co-
mandante in capo del corpo di spedizione inglese, entra-
va a Pretoria, capitale della repubblica boera del Transva-
al, accolto dalla desolazione e da un silenzio sepolcrale,
rotto unicamente dalle grida di giubilo di un gruppetto di ex-
prigionieri britannici. Solo Winston Churchill, presente co-
me inviato del Morning Post, raccontò di un inesistente entu-
siasmo manifestato dalla popolazione all’arrivo degli inglesi.
L’offensiva britannica, cominciata a inizio d’anno, nonostan-
te la strenua difesa dei boeri , si era rivelata inarrestabile: il 5
febbraio era stata liberata Kimberley, il 27, dopo dieci giorni di
furiosi e sanguinosi combattimenti, gli afrikaner si erano ar-
resi a Paardeberg e tra il 28 febbraio e il 1° marzo i boeri erano
stati costretti a togliere l’assedio a Ladysmith. Ciò nonostante
i commando boeri intensificarono i loro raid mentre una epi-
demia di enterite falcidiava le file inglesi, ma né gli uni né l’al-
Boeri Deriva dalle lingue olandese e afrikaans e significa “contadino”. Identifica i discendenti di
origine olandese stabilitisi nella zona del Capo di Buona Speranza nel XVII secolo.
Commando Termine che identificava i gruppi di boeri che si radunavano per compiere imboscate
e incursioni di tipo “mordi e fuggi” contro l’esercito regolare inglese. La parola fu usata per la prima
volta proprio durante la Guerra anglo-boera, inventata dal giornalista e avventuriero italiano
Camillo Ricchiardi, che quando organizzò i primi commando boeri usò un “raddoppio” romanesco
usando la parola italiana “comando”.
Afrikaner Detti anche boeri, ovvero i componenti della popolazio-
ne dell’Africa Meridionale di pelle bianca (Sudafrica e Namibia), di
origine olandese, francese, belga o tedesca, spesso di confessione
calvinista o ugonotta, di lingua afrikaans (derivata dall’olandese).
Altri modi di chiamare i boeri sono burgher e voortrekker, mentre
bitter-ender erano i boeri pronti a combattere fino all’estremo e
uitlanders i lavoratori stranieri, soprattutto inglesi.

QUANDO IL GIOCO
SI FA DURO
Un commando boero nel
1900. Si riconoscono i fucili
Mauser: infatti, gli afrikaner
ne avevano acquistati in
quantità, soprattutto del
Modello 95.

S 43
dell’opinione pubblica europea. Sarebbe bastato ai boeri cala-
La Guerra anglo-boera re su Durban e su Città del Capo per porre fine vittoriosamen-
te alla guerra, ma fu proprio in quella occasione che gli afrika-

N
el 1880 i boeri insorsero e xenofoba del presidente del
contro gli inglesi che, Transvaal Paul Kruger; il nuovo ner dimostrarono i propri limiti strategici e la mancanza di co-
sconfitti, dovettero resti- contrasto portò alla sanguinosa ordinamento fra le truppe del Transvaal e dell’Orange, inca-
tuire l’autonomia al Transvaal, Guerra anglo-boera (1899-1902). ponendosi negli assedi di Mafeking, Kimberley e Ladysmith e
pur mantenendo la sovranità sul Colonie. In seguito alla sconfitta
territorio e il controllo delle sue dei boeri il Transvaal e l’Orange
lasciando agli inglesi il tempo di riorganizzarsi.
relazioni estere. Il periodo di go- divennero colonie inglesi, ma C P. Le infauste notizie giunte a Londra per po-
verno (1890-96) di Cecil Rhodes, riottennero ampia autonomia nel co non travolsero il governo presieduto da lord Salisbury, ma gli
primo ministro della colonia del 1906-7. Una certa riconciliazione inglesi seppero dimostrarsi all’altezza della situazione, misero
Capo, desideroso di unificare tutti consentì la creazione dell’Unione da parte le polemiche e cercarono di rimediare al disastro. La
i territori abitati da coloni europei, Sudafricana (31 maggio 1910), do-
segnò un nuovo fallito tentativo minio dotato di autonomia gover-
direzione delle operazioni venne così affidata all’esperto gene-
di assorbimento del Transvaal, nativa, in cui il potere economico rale Roberts , e al suo fianco, come capo di Stato Maggiore, fu
dove nel 1886 erano stati scoperti e politico risiedeva nelle mani dei nominato Horatio Herbert Kitchener , il vincitore dei mahdisti.
giacimenti auriferi. Gli inglesi si le- circa 1.250.000 bianchi, in maggio- Conquistata Pretoria, Roberts dichiarò che la guerra era “vir-
varono a paladini degli uitlanders, ranza afrikaner, rappresentati dal tualmente conclusa”: aveva distrutto gli eserciti boeri, occupa-
vittime della politica nazionalista South African Party (SAP) di Botha.
to i loro territori e messo in fuga i loro governi, ma sul piano
militare di concluso non c’era proprio niente, perché il gene-
tra fermarono Roberts. Mafeking fu liberata dall’assedio a me- rale boero Louis Botha aveva messo insieme 6mila uomini e
tà maggio e il 31 dello stesso mese le truppe britanniche entra- una ventina di cannoni con i quali resistette per altri due me-
rono a Johannesburg, capitale del Libero Stato dell’Orange. La si. Quando, esaurite le munizioni, fece distruggere l’artiglieria,
tappa successiva fu, appunto, Pretoria. si diede alla macchia nel Veld, le grandi pianure sudafricane,
L   . Ma le cose non erano andate sempre dando inizio alla guerriglia che avrebbe tenuto impegnato l’e-
così bene, anzi l’offensiva massiccia lanciata da Roberts all’ini- sercito inglese per quasi due anni.
zio del 1900, in cui furono impiegati circa 200mila uomini, era
figlia delle molte sconfitte subite dagli inglesi a partire dall’11 Lord Frederick Roberts (1832-1914) Uno dei più decorati generali britannici, comandante in capo
ottobre 1899, giorno in cui fu dichiarata la guerra. dell’India dal 1885, in seguito comandante in capo delle forze britanniche in Irlanda, guidò gli
Il culmine di questi disastri fu raggiunto durante quella che inglesi nella Seconda guerra boera, sostituito poi da Kitchener.
sarebbe passata alla Storia come la “settimana nera”: “Il sipario Horatio Herbert Kitchener (1850-1916) Capo di Stato Maggiore, da comandante in capo delle for-
si alza su una settimana nera, la peggior settimana della guerra ze anglo-egiziane riconquistò il Sudan (1899) durante la Guerra mahdista. Segretario di Stato alla
Guerra durante la Prima guerra mondiale, risollevò le sorti militari del suo Paese facendo adottare
e una delle peggiori della nostra storia militare” scriveva il Ti- la coscrizione obbligatoria.
mes raccontando le tre consecutive sconfitte subite dagli ingle-
Louis Botha (1862-1919) Generale, eroe della Seconda guerra anglo-boera, fu l’uomo che catturò
si a Stormberg, Magersfontain e Colenso, rispet- Churchill nel corso di un’imboscata a un treno corazzato inglese nel 1899, episodio menzionato nel
tivamente il 10, 11 e 15 dicembre 1899. Davide libro The great boer war di Arthur Conan Doyle. Alla nascita dell’Unione Sudafricana (1910) divenne
stava battendo Golia, con grande esultanza primo ministro (il primo in assoluto, fino a 1919).

I B OERI ER ANO OT TIMI TIR ATORI


E POTEVANO ANCHE CON TARE SU
ULLSTEIN

MODERNI F UCILI A RIPETIZ IONE

POCHI MA BUONI
I boeri fanno fuoco da un bastione
di pietre. La foto è stata scattata tra
la fine del 1899 e l’inizio del 1900 sul
fiume Tugela. Dalle alture lì intorno,
ben trincerati ma in netta inferiorità
numerica, i boeri inflissero sconfitte
umilianti agli inglesi nelle battaglie di
Colenso e Spion Kop.

44
44 S
MIRARE, PRONTI...
A sinistra, il cannone
155 mm Creusot Long
Tom usato dai boeri
nell’assedio di Mafeking.
A destra, fucilieri dell’Irish
Royal Munster in una
ridotta (1900). Sotto, un
trasporto del Balloon
DEA/ANSA

Corps (1901), presente


allora in alcuni eserciti.
Gli inglesi introdussero
parecchie innovazioni, fra
cui l’uso delle mongolfiere

GRANGER/ALINARI
per la ricognizione e per
guidare il tiro d’artiglieria.

Tutto questo mentre Paul Kruger, leader della resistenza boe-


ra e presidente del Transvaal, si era recato in Europa alla dispe-
rata ricerca di aiuti per il suo Paese. Nonostante l’ottima acco-
glienza che ricevette da folle plaudenti e le tante promesse fat-
tegli da capi di Stato, nessun governo europeo sostenne i boeri
nella loro lotta disperata. Fu così che Botha, contando solo su
se stesso e su alcuni giovani comandanti come De Weet, De la
Rey e Smuts, perfezionò le tattiche della guerriglia.
C   . In pochi mesi i commando boe-
ri entrarono nella leggenda: bruciarono centinaia di avamposti,
fecero deragliare decine di treni militari, attaccarono accampa-
menti e catturarono un gran numero di ufficiali inglesi, arrivan-
do a mettere in pericolo lo stesso quartier generale di Roberts.
Gli inglesi si trovarono così prigionieri in un Paese che ave-
vano conquistato con le armi, ma che con le armi non riusciva-
no a tenere. Dei 200mila uomini di Roberts, solo un terzo po-
teva essere impiegato come forza combattente perché il rima-
nente doveva occuparsi della sorveglianza di strade, ferrovie e
presidi locali. Roberts era assolutamente incapace di fronteg-
giare quella “guerra subdola, combattuta da fantasmi”, come
diceva, e così si dimise dal comando sul finire del 1900, perché
non se la sentiva di “fare il gendarme”. Tornato in patria fu co-
munque accolto come un vincitore.
Kitchener, il nuovo comandante in capo, che di scrupoli uma-
nitari non ne aveva neanche l’ombra, decise di usare con i boeri
gli stessi metodi impiegati a suo tempo con i dervisci. Negò agli
afrikaner catturati il trattamento di prigionieri di guerra, poi or-
dinò di incendiare le case e le fattorie (più di 25 mila!) di tutti co-
loro che erano sospettati di dare aiuto ai guerriglieri. Infine con-
centrò in alcuni campi tutta la popolazione che era inabile al-
le armi, e cioè vecchi, donne e bambini, colpevoli solo di essere
imparentati con i guerriglieri o di intrattenere rapporti con essi.
RUE DES ARCHIVES/MILESTONE

Dal vostro inviato Winston Churchill

L
a Guerra anglo-boera fu una delle linea, fu catturato e riuscì a evadere,
prime a conoscere su vasta scala trovandosi una taglialia sulla testa.
il fenomeno dei corrispondenti Dal Veld alla Camera. ra. Tornato al fronte,
di guerra: oltre al già affermato Ar- continuò la sua attività
vità di giornalista,
thur Conan Doyle, padre di Sherlock combattendo contemporaneamente
emporaneamente
Holmes, seguirono il conflitto anche il tra le file dei South African Light
futuro giallista Edgar Wallace e Winston Horse fino alla liberazione
razione di
Churchill (a lato, nel 1899), premier Ladysmith e la conquista
quista di
inglese durante la Seconda guerra Pretoria. L’eco delle sue gesta
mondiale. Corrispondente per il Mor- contribuì non poco alla sua
ning Post, Churchill fu protagonista di elezione a deputatoo avvenu-
vicende romanzesche: sempre in prima ta al ritorno dal Sudafrica.
dafrica.

S 45
CONTROGUERRIGLIA
CON U GLIA
Infografica a cura di Lidia Di Simone e Massimo Rivola

D
urante la Seconda guerra boera, a prote- nomico tipo di casamatta prefabbricata in ferro
zione delle loro linee ferroviarie e dei loro ondulato, che veniva trasportata su treni blindati
ponti gli inglesi svilupparono un vasto e poteva essere montata in loco aggiungendo
sistema di fortificazioni, dette blockhouse, spesso rocce e terra, disposte in modo da formare un
piazzate a breve distanza l’una dall’altra per po- bastione corazzato. Il maggiore Rice del 23rd Field
ter trasmettere velocemente i messaggi. company royal engineers nel 1901 ne disegnò
Prefabbricata. All’inizio si trattava di fortini in una a pianta circolare che si montava in 6 ore
muratura, poi vennero sostituiti da un più eco- impiegando 6 uomini addestrati.

INGLESI

LA
A TRAPP
R PP
PPO
POLL A
Dopo tanti insuccessi,
gli inglesi inventarono il
ÒNew model drive 1902Ó,
una tattica in base alla
quale i boeri venivano spinti
da colonne mobili in un cul
de sac formato dal sistema di ILL “CA
CARO
ARO
RO CAS
C AS
ASA”
ASA”
A”
blockhouse e dalla linea ferroviaria A fine conflitto le blockhouse
(protetta dai treni blindati): chiusi erano diventate 8mila (sopra,
in questo triangolo, tanti morirono, in rosso, il perimetro coperto
ma la tattica non serv“ a catturare il linea blockhouse
blockhou dai fortini inglesi nel 1902), un
generale De Wet, che fugg“. BOERI sistema di controguerriglia dai
costi esorbitanti.
lineaa ferroviaria
ferroviari

P. GHISALBERTI
AD ALTO
GRANGE/ALINARI

M A N T E N I M E N TO
Sotto, uno dei fortini
britannici nel 1901.
Lord Kitchener ampliò
TR
RINCEEE E BA
ARR
RICATTE la capienza di questi
Sopra, una barricata boera. All’inizio la loro tattica capisaldi fino a contenere
si basava sulla mobilitˆ e sull’abilitˆ dei tiratori, molto più dei 6-7 soldati
che attendevano l’attacco nemico Ð sapientemente previsti all’inizio.
provocato Ð montando sopra i loro carri schierati Al culmine delle
in circolo, o appostati sui kopje, le colline del Veld. operazioni, ci volevano
Questo li esponeva all’artiglieria inglese. Allora, De circa 50mila uomini per
La Rey studiò trincee che rendevano i guerriglieri presidiarli tutti.
invisibili al bombardamento nemico, facendo quindi
avvicinare gli inglesi fino ad averli a distanza di tiro. THE ART ARCHIVE
Fu il primo utilizzo militare della trincea, che poi
divenne la protagonista della Grande guerra.
I B OE
ERII NON PER SE
E RO CHE CI FACEVANO
I CANADESI?
SUUL CA MPO.. L A LORO Questa fu la prima
spedizione ufficiale delle
SCOONFITT TA FU
U D OVU TA truppe canadesi in una
guerra d’Oltremare,
PR
RINCIP PAL
LMEN TE E A MOTIVVI

BRIDGEMAN/ANSA
quella scoppiata tra la
Gran Bretagna e due
POL LIT
TICI ED ECOONOMIC CI piccole repubbliche,
Transvaal e Orange. In
tre anni vi prestarono
In questi lager, chiamati, appunto, “campi di concentramento”, servizio più di 7mila
completamente circondati da filo spinato, furono reclusi anche canadesi, fra i quali 12
infermiere, combattendo
i boeri filo-inglesi con la scusa di proteggerli dalle rappresaglie in battaglie chiave come
dei guerriglieri. “Ospiti” di questi campi furono più di 120mila Paardeberg (nel disegno),
civili: le condizioni sanitarie e igieniche erano talmente insuffi- con i 31 ufficiali e gli 866
cienti che circa 25mila persone morirono a causa degli stenti e soldati del 2° Battaglione
delle malattie. L’eco di queste atrocità infiammò l’opinione pub- del Reggimento reale
canadese di fanteria.
blica non solo europea, ma anche quella inglese: furono svolte
inchieste e per placare gli animi il governo tolse ai militari la ge- prigionieri, anche se questo significava che, in caso di cattura,
stione dei lager affidandola a civili, anche se ormai era troppo chi veniva trovato con indosso una uniforme inglese era con-
tardi per rimediare alla strage già avvenuta. siderato una spia e di conseguenza fucilato sul posto.
R  . Per impedire poi le incursioni dei com- A fine anno la situazione era diventata tragica, ma i boeri era-
mando, Kitchener fece costruire le blockhouse (v. infografica no sempre decisi a combattere a oltranza. Nel 1902 si ebbero an-
nella pagina di sinistra), un sistema di casematte fortificate di- cora scontri e azioni di commando: il 7 marzo, a Tweebosch, De
stanti tra loro poche centinaia di metri e unite da barriere di fi- la Rey, alla guida di un contingente composto da veterani, vec-
lo spinato. Le casematte erano occupate da pattuglie di solda- chi e bambini di undici anni, ottenne una clamorosa vittoria su-
ti incaricati di sorvegliare l’integrità degli sbarramenti e impe- gli inglesi catturando addirittura il loro comandante, il generale
dire il libero movimento dei reparti boeri. Nonostante gli alti Methuen. Ma il tempo della pace si avvicinava. Morta nel gen-
costi di realizzazione e la modesta efficacia del provvedimen- naio 1901 la regina Vittoria, mostratasi irriducibile nei confron-
to, furono costruite circa 8mila casematte che si estendevano ti dei boeri, il suo successore, Edoardo VII, accolse l’appello del-
per un’area di quasi 3.700 miglia. la sovrana d’Olanda Guglielmina affinché il massacro cessasse.
Ma i commando boeri continuavano a combattere e riusciva- S   . Le trattative inizialmente fallirono a causa
no ancora a cogliere successi locali e qualche clamorosa vitto- dell’intransigenza di Kitchener, che voleva una resa incondizio-
ria. Nonostante la terra bruciata che Kitchener aveva lasciato nata, mentre i boeri ponevano come pregiudiziale la loro indi-
intorno a loro, il numero dei guerriglieri era salito a circa 16mi- pendenza. Si continuò comunque a trattare, finché il 31 maggio
la, permettendo a Botha e ai suoi comandanti di organizzare 1902 i rappresentanti delle due repubbliche boere accettarono le
operazioni di un certo respiro. Una colonna boera, agli inizi condizioni di Londra, che non erano poi
del 1901, si spinse fino a Port Elizabeth, sull’Oceano Indiano, e così dure come si sarebbe potuto pensare. SAPERNE DII PIÙ
un’altra verso le rive dell’Atlantico, rischiando di tagliare fuori Il trattato di pace tra la Colonia del Capo La Guerra anglo-boera. Anche
gli inglesi dalla Colonia del Capo. Nonostante questi successi, da una parte e Repubblica del Transvaal e l’Impero britannico ebbe il suo
i boeri cominciarono a subire le conseguenze della politica di Stato Libero dell’Orange dall’altro fu fir- Vietnam, Alberto Caminiti (Frilli).
Migliaia di soldati inglesi tenuti
Kitchener che li aveva privati della loro arma più importante: mato a Vereeniging: l’impero britannico in scacco da un pugno di coloni.
l’appoggio della popolazione. La fame ormai serpeggiava tra le riconosceva agli afrikaner un’ampia auto-
file dei guerriglieri e molti di loro cominciavano a disertare o nomia amministrativa, un aiuto finanziario e una parziale am-
ad arrendersi. Anche le munizioni per i fucili Mauser in loro nistia per i crimini di guerra. I boeri se l’erano cavata nel miglior
dotazione erano ormai finite, e i ribelli si trovarono costretti a modo possibile, anche se agli sconfitti fu tolto il bene più prezio-
sostituirli con i Lee-Enfield catturati al nemico. Gli indumen- so: la libertà di vivere a modo loro nella propria terra.
ti erano laceri e i boeri cominciarono a sottrarre il vestiario ai Per gli inglesi la guerra non si rivelò un buon affare. Come
vincitori ottennero il possesso di un territorio economicamen-
te devastato e della totalità delle miniere d’oro e di diaman-
Passati alla Storia ti, che per circa l’80 per cento erano già di loro proprietà pri-
ma dello scoppio della guerra. In cambio del sacrificio di più

A
ltri comandanti rimasero fucilazione da una prevenuta corte
negli annali di questa san- marziale. La storia è accuratamen-
di 80mila uomini e la morte di 73mila boeri si guadagnarono
guinosa guerra. Il tenente te raccontata nel film Breaker Mo- la reputazione di oppressori e massacratori, fama con la quale
Harry Morant servì in Sudafrica nei rant del 1980. dovettero convivere negli anni a venire.
South australian mounted rifles. Il boyscout. Sir Robert Stephenson Marco Lucchetti
Dopo un soggiorno in Inghilterra, Smith, ovvero lord Baden-Powell
raggiunse i Bush veld carbineers (1857-1941), futuro fondatore dei Mauser e Lee-Enfield Il primo era un fucile tedesco in dotazione ai boeri, il secondo l’arma d’or-
per un secondo turno di servizio: boyscout, con il grado di generale dinanza della fanteria britannica, entrambi a ripetizione manuale bolt-action, cioè con otturatore
fu accusato insieme a due colleghi dell’esercito britannico organizzò girevole-scorrevole azionato manualmente prima ruotandolo sul proprio asse e arretrandolo per
dell’assassinio di alcuni prigionieri la difesa di Mafeking, che resistette aprire la culatta ed espellere il bossolo sparato e poi, con movimento contrario, per caricare un’altra
boeri e condannato a morte per per 217 giorni all’assedio dei boeri. cartuccia e sparare.

S 47
GUERRIGLIA
ARRABIA
A
1917-1918
UN EX ARCHEOLOGO BRITANNICO RIUSCÌ A STRAPPARE
LE TRIBÙ BEDUINE DIVISE DA SEMPRE. LA SUA TATTICA

“EL ORENS”
SULLE DUNE
Thomas Edward Lawrence
(1888-1935) nel deserto
arabo nel 1918, ritratto fuori
dalla tenda che costituiva
il suo quartier generale in
abiti beduini, su un tappeto
da preghiera. Il militare
gallese era stato archeologo
e cartografo prima della
rivolta araba da lui guidata.
Durante la Grande guerra
era sconosciuto in patria.
Divenne famoso dopo la
pubblicazione nel 1919 delle
foto di Lowell Thomas, che
contribuì a costruirne il mito.

Le foto di questo servizio sono state


gentilmente concesse dal Marist
College Archives & Special Collections
(NY), e sono tratte dal diario di viag-
gio di Lowell Thomas With Allenby in
Palestine and Lawrence in Arabia
LA PENISOLA ARABICA AI TURCHI METTENDO INSIEME
DIVENNE LA BASE TEORICA PER LA GUERRA FUTURA

I REGOLARI
L’esercito regolare
arabo, costituito per
lo più da disertori
dell’armata ottomana.

l fumo nero della locomotiva era visibile da molto lonta- asciutto di un torrente stagionale. Poco più avanti, nascosto su
no nella vastità del deserto della Penisola arabica, tra le una delle dune costeggianti la ferrovia, uno strano ufficiale in-
cui dune dell’Hegiaz correva la linea ferroviaria a scarta- glese abbigliato alla maniera araba osservava il treno con una
mento ridotto, costruita dall’Impero ottomano ai primi del mano alzata, a breve distanza da un beduino con un detonato-
’900, che percorreva i 1.322 chilometri tra Damasco e Medina. re a mano. All’abbassarsi della mano inglese, anche l’arabo ab-
In quell’estate del 1917 in cui era in pieno svolgimento la Ri- bassò la leva e il convoglio esplose in una nuvola di sabbia, fu-
volta araba (v. infografica a pagina 52) con il Mar Rosso fer- mo, pezzi di metallo e di corpi umani. Alla tremenda detona-
mamente nelle mani del nemico britannico, il treno era l’uni- zione seguì un impressionante silenzio, ma per poco: alle urla
co modo per i turchi di spostare truppe e materiali attraverso dei feriti fecero eco quelle dei beduini appostati sulle dune, che
un territorio inospitale e, di fatto, controllato dalle varie tribù iniziavano la mattanza sparando con fucili e mitragliatrici con-
arabe locali, alleate degli inglesi. tro il convoglio deragliato. In pochi minuti tutto era terminato
Il convoglio carico di soldati dell’impero procedeva spedi- e i rari superstiti erano già stati finiti dalle sciabole e dai coltel-
tamente mentre superava un ponte sopra a uno wadi, il letto li degli arabi, che ormai erano sciamati nel deserto sui loro ca-
valli e sui mehari, i veloci dromedari da corsa.
Hegiaz O Higiaz, regione desertica sulla sponda orientale del Mar Rosso. Racchiude i due territori U    .. L’ufficiale inglese, uno strano e
sacri dell’islamismo: la Mecca e Medina. Ai tempi della Prima guerra mondiale faceva parte dell’Im- irrequieto personaggio, un po’ intellettuale, un po’ avventu-
pero ottomano dell’Arabia di Nord-Ovest. riero, poco marziale, nevrotico, ma astuto e sottile, con un ego

S 49
PER LA SUA ABILITÀ NEL FAR DERAGLIARE I TRENI
LAWRENCE FU CHIAMATO DAI BEDUINI “AMIR DYNAMITE”
spropositato e con un grande senso dello spettacolo e dell’esibi- Tutt’altro che soldato perfetto, almeno secondo gli standard
zione, era il capitano Thomas Edward Lawrence, la cui figura – dell’Alto comando inglese, ma discreto conoscitore delle tecni-
una delle più controverse e discutibili del suo periodo – sarebbe che militari, intuì che usare i metodi della guerriglia era l’uni-
stata esageratamente ingigantita negli anni a cavallo fra le due co modo per combattere i turchi in quel territorio e con quel-
Guerre mondiali, fino a creare il mito di “Lawrence d’Arabia”. la specie di “esercito” che aveva rimediato.
Ma al di là della leggenda, effettivamente il militare inglese era Già da secoli gli arabi erano abituati a combattere, spesso tra
un buon conoscitore dei costumi arabi ed era riuscito in qual- loro, in piccole bande che compivano le loro razzie per poi al-
cosa che pochi credevano possibile: riunire attorno alla sua fi- lontanarsi velocemente nel deserto, inospitale per tutti tranne
gura tutte o quasi le frazionate e bellicose tribù arabe dell’He- per chi ci viveva da generazioni. Nonostante l’esiguo numero
giaz. A guidare la rivolta c’erano anche altri ufficiali inglesi, ma e la scarsa disciplina, la volontà di imparare le nuove tecniche
Lawrence riuscì a farli passare in secondo piano. Prometten- di guerriglia e l’ottima abilità di tiratori ne facevano una forza
do ai leader hascemiti Abdullah e Feisal (di cui sarebbe dive- decisamente temibile. I reparti cammellati arabi, che traspor-
nuto un buon amico) soldi e una futura indipendenza, riuscì a tavano il proprio cibo e attingevano l’acqua dai pozzi sul terri-
farli combattere contro i turchi, che in quegli anni della Gran- torio, avevano un raggio operativo effettivo di 1.600 chilometri.
de guerra si contendevano la regione con le forze britanniche. Impiegando unità più piccole possibili (150 o al massimo
P  . Oscuro ufficiale del Servizio infor- 200 beduini), il più velocemente e lontano possibile, con la
mazioni inglese al Cairo, egli tanto insistette nel suo piano che, sua tattica del “colpire e fuggire”, sganciandosi poi il più pre-
forse anche per toglierselo di torno, i comandi lo lasciarono sto possibile dal nemico in modo da negargli un bersaglio,
fare valutando con ironia il suo disegno. Raggiunti i beduini, Lawrence attaccò postazioni e convogli turchi in continua-
Lawrence seppe conquistarli con il suo arabo disinvolto e con zione, causando all’avversario disorientamento e minando il
il profondo rispetto che nutriva per i loro usi e costumi, che da suo controllo del territorio. “La nostra deve essere una guer-
appassionato di storia e archeologia aveva acquisito viaggian- ra di distacco” scrisse “dobbiamo contenere il nemico con la
do, prima della guerra, in lungo e in largo per il Medio Oriente. silente minaccia del vasto deserto sconosciuto, non svelando-
ci fino al momento dell’azione e prendendo l’abitudine di non
ingaggiare mai battaglia”.
Un film, una leggenda O   . Uno dei metodi preferiti era l’attac-

L
co ai convogli ferroviari, indifendibili anche se spesso ben ar-
a fama, vera o immeritata, di spesso molto romanzata, di quan-
T.E. Lawrence e del suo libro to accadde e fu per questo anche mati e carichi di truppe. I beduini, Lawrence e gli altri ufficiali
I sette pilastri della saggezza criticata da parecchi storici. inglesi aggregati agli arabi come “consiglieri” passarono buona
ispirarono anche un filmone Conquistò sette Oscar. Eppure, parte del 1917 e del 1918 a distruggere treni o a sabotare par-
hollywoodiano che contribuì la fotografia, il deserto, la co- ti della ferrovia per Damasco, labile linea di rifornimento e co-
notevolmente a far conoscere al lonna sonora incisa dalla Lon- municazione per le truppe ottomane sparse nell’immensità de-
grande pubblico e a rinverdire, don philharmonic orchestra e
negli Anni ’60, il mito di El Orens, soprattutto l’interpretazione di sertica della Penisola arabica. Solo in una notte, nel luglio 1917,
nato negli Anni ’20-30. attori del calibro di Peter O’ Toole, piazzarono più di 500 cariche sui binari. Ad agosto, in un raid,
Girata da David Lean in Giorda- Anthony Quinn, Alec Guinness distrussero 4 ponti e circa 5 chilometri di ferrovia.
nia, Marocco e Spagna a cavallo e Omar Sharif ne fecero un ca-
tra il ’61 e il ’62, la pellicola, polavoro mondiale, vincitore di
intitolata Lawrence of Arabia, era 7 Oscar, 4 British academy film
una romantica interpretazione, awards e 5 Golden globe.

50 S
CONQUISTE E CONQUISTATORI
Sopra, lo sceicco Awda Abu Tayi (al centro, con i fratelli), alleato di
Lawrence nella conquista di Aqaba e Damasco. A destra, batterie arabe
a Damasco (1918). A lato, campo beduino ad Aqaba (oggi porto della
Giordania), presa nel 1917 ai turchi. Sullo sfondo, il Mar Rosso.

Lawrence e i suoi usarono la guerriglia colpendo dove e co-


me più faceva male, cercando di evitare battaglie campali di-
rette contro un esercito regolare; ma se si doveva colpire più in
grande, lo stratega guerrigliero era anche in grado di formare
grosse e veloci colonne di beduini.
L   A . Come fece nel maggio 1917, partito
con soli 40 uomini per conquistare la cittadina costiera di Aqa-
ba, ancora in mano turca. Attraversò il deserto arabico del nord
e giunse nello Sirhan; qui arruolò (in realtà pagando un caro
prezzo in sterline) 500 beduini dalla tribù siriana degli Howei-
tat, famosi per i combattimenti a dorso di cammello. Dopo più
di due mesi e 2mila chilometri di deserto, attaccò Aqaba alle
spalle, arrivando dal retroterra, e la conquistò. In realtà, lo fe-
ce quasi senza colpo ferire perché il grosso della piccola guar-
nigione era già stato evacuato. AL SERVIZIO DEGLI ARABI
Sotto, i cavalieri di Maulud, l’arabo del Tekrit che aveva
Lawrence, con il suo carattere particolare, ebbe grande abili- comandato la cavalleria turca. Degradato due volte
tà nel combinare con successo anche elementi della guerra tra- per il suo nazionalismo, era stato il primo militare
dizionale con quella moderna: si fece fornire dagli inglesi, ol- regolare a unirsi alla rivolta araba voluta da Feisal.

S 51
IM
PE
P. GHISALBERTI

Infografica a cura di Lidia Di Simone, Massimo Rivola e Stefano Rossi

RO
Ecco Lawrence. Il governo britannico

L
a Rivolta araba (1916-1918) prese il

OT
via durante la Grande guerra quando distaccò Lawrence, che sapeva l’arabo e
DAMASCO francesi e inglesi promisero la piena aveva vissuto per un po’ nell’area, a tenere i

TO
Marr Me
Ma Medi
dite
di terr
te rran
r n eeoo indipendenza alla Penisola arabica (allora collegamenti con gli insorti. Il contributo del
Acri Masyid sotto il giogo dell’Impero ottomano, guidato giovane capitano alla Campagna del Medio
Afula Shaqra

MANO
Haifa dai Giovani turchi di Ataturk). Ma a un patto: Oriente, che prima del suo incontro con
Busra
Mafraq le tribù avrebbero dovuto combattere contro Feisal era impantanata, non si può negare: a
Nablus Istanbul (alleata degli imperi centrali nel Deraa, per esempio, con una forza di 3mila
Amman
Yiza conflitto mondiale). Lo sceriffo (sharif era un arabi ingaggiò battaglia contro 50mila turchi
titolo nobiliare) della Mecca al-Husayn ibn impedendo loro di portare aiuti alle truppe
Qatrana Alì, capo dei nazionalisti arabi, concluse que- ottomane che combattevano contro il gene-
sto accordo con gli Alleati affidando le sue rale Allenby. L’Alto comando turco dovette
Ma’an truppe ai figli Feisal e Abd Allah. sparpagliare nell’area 150mila uomini facili-
Gadir al-Hayy tando l’opera degli inglesi.
Aqaba Batn al-Gul La Rivolta iniziò a opera degli hashemiti con
Mudawwara
ARABIA l’appoggio inglese come un movi-
mento locale contro le guarnigioni
Tabuk turche (1916) e si concluse con
L A FER
R ROV I A Al-Ajdar l’armistizio (31 ottobre 1918).
Buona parte Al-Mu’azzam Lawrence vi entrò nel vivo nel
dell’azione delle Ad-Dar Al-Hamra 1917, fino alla presa di Da-
tribù irregolari di masco (1° ottobre 1918).
Feisal si svolse lungo Mada’in Salih Nell’Hegiaz. Buona parte
l’asse della ferrovia Al-Ula
dell’azione delle tribù
dell’Hegiaz, costruita irregolari di Feisal si svolse
tra il 1901 e il 1908 per lungo l’asse della ferrovia
trasportare i fedeli da Hadiyya
dell’Hegiaz. La prima importante
Ma

Damasco a Medina. vittoria fu la conquista del porto


rR

di Aqaba, una porta sul Mar


oss

Rosso (6 luglio 1917): Lawrence


o

MEDINA
EGIT TO aveva proposto che un drap-
pello di arabi attraversasse il
deserto (cosa considerata impossibile) per
MARIST COLLEGE ARCHIVES AND SPECIAL COLLECTIONS

portare l’attacco dalla parte di terra, non dal


lato mare, fortificato. Raggiunto l’obiettivo
OSPREY

Lawrence, alla guida del contingente arabo


con il grado di tenente colonnello (e ormai
per tutti “El Orens”, Lawrence d’Arabia), si unì
I TURCHI ad Allenby, capo delle forze britanniche in
Sopra, militari dell’Impero Medio Oriente: era con lui quando le truppe
ottomano nel periodo del generale entrarono a Gerusalemme (9
della Prima guerra mondiale. dicembre 1917) e Damasco (1919).
La beffa. L’azione non portò all’unificazione
della nazione araba. Francia e Regno Unito si
spartirono i territori sottratti ai turchi con l’Ac-
cordo Sikes-Picot, iniziando la colonizzazione
del Medio Oriente: Libano, Siria, nord Iraq
ATTTACCO
O AL TREN
NO finirono sotto mandato francese; sud Iraq,
Per far esplodere i convogli venivano minati i tunnel di drenaggio delle Giordania e Haifa sotto il controllo inglese.
massicciate. Poi seguivano gli attacchi diretti, studiati in modo da non la-
sciare scampo al nemico. I punti dove attaccare erano scelti con cura: spes-
so tra due dune, una da dove sparare e l’altra alle spalle dei turchi, che per
scappare avrebbero dovuto risalirla sotto il tiro dei beduini. Piccole unità
minavano e sabotavano la linea con cariche ben studiate che avrebbero
creato danni complicati e lunghi da riparare; quando poi i turchi interve-
nivano per le riparazioni, ad aspettarli spesso trovavano anche gli arabi.
CORBIS

Le bombe. Una delle cariche più usate era la “Garland mine” ideata
dall’omonimo maggiore che serviva con gli arabi come esperto di
esplosivi; facile da piazzare e difficile da scoprire, agiva con un semplice
meccanismo basato sul grilletto del vecchio fucile Martini-Henry. Oppure
quella chiamata “Tulip bomb” (nella foto sopra, l’effetto di una
Tulip su un ponte nell’Hegiaz) che, svirgolando e torcendo le
rotaie, ne impediva il raddrizzamento sul posto. La ferrovia
era messa fuori uso anche senza esplosivo; i guerriglieri
toglievano per chilometri i bulloni delle traversine e
facevano deragliare i treni in pieno deserto (a destra,
quel che resta di un treno dell’Hegiaz). A volte, invece,
facevano sparire del tutto anche i binari.

52 S
LA SUA TATTICA HIT AND RUN, COLPISCI E SCAPPA, FU USATA
CONTRO ROMMEL CON LE JEEP AL POSTO DEI CAMMELLI
tre a mortai e mitragliatrici, anche autoblindo e motociclette volte arabe per avere un minimo di indipendenza, ma stavol-
per appoggiare i suoi attacchi. Inoltre, utilizzò aerei del Royal ta Lawrence, ora colonnello, non sarebbe stato al loro fianco.
flying corps (e poi della neonata Raf ) per la ricognizione, il Profondamente deluso dal suo stesso governo, il militare gal-
bombardamento e il rifornimento di materiali. Tra l’altro im- lese si ritirò a scrivere il suo libro sulla Rivolta araba, I sette pi-
pressionando grandemente gli arabi, che non avevano mai vi- lastri della saggezza, attirandosi però anche molte critiche. Ma
sto cose del genere e chiamavano con apprensione le autoblin- ormai il mito di “Lawrence d’Arabia” era nato.
do “figlie dei treni” e le moto “cavalli del diavolo”. Volendo sfuggire a tutto questo e restare nell’anonimato, en-
Su quanto fossero strategicamente utili le azioni portate a trò nella Raf come soldato semplice, con il falso nome di John
termine da Lawrence e dagli arabi gli storici sono molto scet- Hume Ross. Scoperto ed espulso, si arruolò di nuovo, ma nel
tici, ma tatticamente erano decisamente valide e continuaro- Royal tank corps , per venire poi riaccettato nella Raf nel 1928
no fino alla fine della guerra. (come Thomas Edward Show, nome che mantenne fino al gior-
E     . I loro fortunati atti di guer- no in cui scomparve); vi rimase fino al 1935.
riglia portarono ad ammettere gli arabi alla Conferenza di pa- Due mesi dopo il suo congedo, a quasi 47 anni, morì in uno
ce di Parigi del 1919, ma per scoprire amaramente che Feisal strano e mai spiegato incidente (era stato anche accusato di
(accompagnato a Versailles dallo stesso Lawrence) era solo un spionaggio) mentre percorreva a bordo della sua motocicletta
delegato “non ufficiale” e che tutte le promesse di indipenden- una strada di campagna vicino alla sua casa nel Dorset.
za venivano spazzate via! Ci sarebbero dovute essere altre ri- Stefano Rossi

Royal flying corps O Rfc, dal 1912 al 1918 fu la forza aerea del Regno Unito, impegnata nella Gran- Royal tank corps Nato nel 1917 fu il primo reparto di carri armati britannico. Oggi 2nd Royal tank
de guerra, e trasformata il 1° aprile di quell’anno nella neonata Royal air force (Raf). regiments (reggimenti carri) sono integrati nel Royal armoured corps , il corpo corazzato britannico.

SAPERNE DI PIÙ
SAS e LRDG nella Seconda guerra mondiale Rivolta nel deserto, di T. E.

L
e azioni di Lawrence nel autonome motorizzate su jeep Arab style. Obiettivi erano i Lawrence (Il Saggiatore). Fra guer-
deserto dell’Hegiaz ispi- e autocarri, studiati ed equi- campi d’aviazione dell’Asse lon- ra e vita quotidiana, un resocon-
rarono e anticiparono le paggiati allo scopo, si nascon- tani dal fronte o i convogli delle to imperdibile da leggere (insie-
tattiche di una delle guerriglie devano nel deserto libico per retrovie – rese insicure – che me con l’altro libro di Lawrence,
“regolari” più famose della Se- poi uscirne rapidamente e in venivano investiti dal tiro delle I sette pilastri della saggezza),
conda guerra mondiale: quella silenzio e compiere ricognizioni mitragliatrici montate sugli racconto epico e avventuroso di
compiuta dal Long range o fulminee incursioni dietro le automezzi inglesi. Anche l’uti- quei due anni in Arabia.
desert group (Lrdg) e dal Sas linee nemiche. Come già era lizzo di aerei per collegamento
(Special air service) britannici accaduto 25 anni prima, con la e rifornimento era una delle
alle spalle degli italo-tedeschi stessa velocità sparivano nelle tattiche già utilizzate durante
in Nordafrica. Piccole unità impervie regioni sabbiose. la Rivolta araba nell’Hegiaz.

RE SENZA TERRA
L’emiro Feisal guarda la battaglia
da lontano. Terzo figlio del Gran
Sceriffo della Mecca e discendente
di Maometto, divenne il motore
della rivolta araba. Si fece
incoronare re della Grande Siria
nel 1920. Cacciato dai francesi,
ottenne come risarcimento dagli
inglesi la corona dell’Iraq, su cui
regnò fino al 1933.
S 53
GUERRIGLIA
CONTINENTE LATINOAMERICANO
XX
X XSSECOLO
ECOLO

AMERICA
R EBELDE
illaggio di Patio Cemento, dipartimento di San-
tander, Colombia, 15 febbraio 1966. Una pattuglia
della 5a Brigata dell’esercito cade in un agguato; lo
scontro a fuoco è breve e violento, con perdite da
entrambe le parti. Un sergente si finge morto; un guerrigliero
gli si avvicina, il sottufficiale lo uccide e continua a sparare su-
gli altri, che devono ritirarsi temendo l’arrivo di rinforzi.
S J   . Il corpo rimasto sul terreno è quello di
Camilo Torres Restrepo , prete marxista non ancora quaran-
tenne, ex docente di sociologia a Bogotá e già una leggenda tra i
combattenti dell’Ejército de liberación nacional, una formazio-
ne comunista in lotta contro il governo colombiano. “Si Jesus
viviera, seria guerrillero” (“se Gesù vivesse, sarebbe un guerri-
gliero”), aveva scritto Torres prima di decidere di partecipare a
un’azione militare. Il comandante della 5a Brigata, il colonnello
Alvaro Valencia Tovar, lo fa seppellire in un luogo segreto: è già
un martire e la sua tomba non deve diventare un luogo di culto.
L’episodio della morte di Camilo Torres è emblematico e può
aiutarci a comprendere la storia della guerriglia in America La-
tina. Arma dei deboli contro i forti, questa forma di combat-
timento è la sola possibile per i ribelli – ispirati dall’ideologia
comunista e tenacemente legati alle proprie radici cristiane –
che tentano di opporsi a governi corrotti, autoritari e violenti.
Ma troppe volte è condotta da dilettanti, con armi inadegua-
te e tattiche approssimative, contro truppe regolari utilizzate
senza restrizioni, per di più capaci di adottare misure repres-
Torres Restrepo Prete guerrigliero, membro dell'Esercito di liberazione nazionale colombiano, fu
uno degli ispiratori della Teologia della liberazione (riflessione sull'emancipazione sociale e politica
dei cristiani partita da Medellin nel 1968, dopo il Concilio Vaticano II) che fu alla base di molte rivo-
luzioni in America Latina. Promosse il dialogo tra il marxismo rivoluzionario e il cattolicesimo.

DA PANCHO VILL A A CHE GUEVAR A, DA FIDEL CASTRO


A SANDINO, NELL A STR ATEGIA DEI GUERRILLEROS
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L’Avana

Città del Messico

Città del Guatemala Tegucigalpa


San Salvador
Managua Caracas
Panama

Bogotá

I PRINCIPALI MOVIMENTI Quito


DI GUERRIGLIA
IN AMERICA LATINA

Lima

MESSICO 1910 19199 Brasilia


Pancho Villa, Emiliano Zapata La Paz
1929 19344 NICARAGUA
Esito Vittoria (iniziale) EDSN Augusto César Sandino
Note Zapata assassinato nel 1919; Esito Accordo (fallito)
Villa nel 1923 Note Sandino assassinato nel 1934. Asunción
È uno dei rari casi di lotta armata
CUBA 19556-119599 contro un occupante straniero (Usa)
M-26-7 Fidel Castro
Esito Vittoria 19600-19669 GUATEMALA
Note Castro sbarca a Cuba il MR-13 FAR
2 dicembre 1956; i barbudos Santiago
Esito Sconfitta Montevideo
entrano all’Avana il 2 Buenos Aires
gennaio 1959
19600 1969 BRASILE
VENEZUELA 19661-119655 ALN Carlos Marighella
MIR FALN Esito Sconfitta
Esito Sconfitta Note Guerriglia urbana.
Note Guerriglia urbana Marighella ucciso dalla
polizia, novembre 1969

19622 1979 NICARAGUA


URUGUAY 19963 19733 FSLN Daniel Ortega
MLN (Tupamaros) Raúl Sendic Esito Vittoria
Esito Sconfitta
Note Guerriglia urbana 19644 2013 COLOMBIA
ELN EPL M-19 FARC
BOLIVIA 19966 19677 Esito Sconfitta
ELN[B] / Ernesto Che Guevara Note Colloqui di pace tra il SIGLE
Esito Sconfitta 1998 e il 2002; ripresa della ALN Acçâo libertadora nacional (Brasile, 1963)
Note Fallito tentativo guerriglia dopo il fallimento ARDE Alianza revolucionaria democratica (Nicaragua, 1981)
insurrezionale dall’esterno. dei negoziati EDSN Ejército defensor de la soberania nacional (Nicaragua, 1927)
Guevara ucciso nell’ottobre 1967 ELN Ejército de liberación nacional (Colombia, 1963)
19699 19981 ARGENTINA ELN [B] Ejército de liberación nacional de Bolivia (Bolivia, 1966)
EL SALVADOR 19972 19866 FAL MPM (Montoneros) EPL Ejército popular de liberación (Colombia, 1967)
FPLFM ERP FARN > FMLN Esito Sconfitta ERP Ejército revolucionario popular (El Salvador, 1972)
Esito Accordo Note Guerriglia urbana ERP Ejército revolucionario del pueblo (Argentina, 1970)
EZLN Ejército zapatista de liberación nacional (Messico, 1994)
1981 20000 PERÚ FAL Fuerzas armadas de liberación (Argentina, 1970)
NICARAGUA 19833 SL MRTA Abimael Guzmán FALN Fuerzas armadas de liberación nacional (Venezuela, 1962)
ARDE FDN Eden Pastora Esito Sconfitta FAR Fuerzas armadas rebeldes (Guatemala, 1964)
Esito Accordo Note Ultima azione del MRTA: FARC Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (Colombia, 1966)
Note Guerriglia dei Contras, occupazione dell’ambasciata FARN Fuerzas armadas de la resistencia nacional (El Salvador, 1974)
finanziata illegalmente dagli Usa giapponese a Lima (1996-97) FPLFM Fuerzas populares de liberación “Farabundo Martí” (El Salvador, 1972)
FDN Fuerzas democraticas nicaraguenses (Nicaragua, 1983)
19944 20000 MESSICO FMLN Frente Farabundo Martí de liberación nacional (El Salvador, 1980)
EZLN Subcomandante Marcos FSLN Frente sandinista de liberación nacional (Nicaragua, 1962)
Esito Accordo M-19 Movimiento 19 de Abril (Colombia, 1974)
Note Nel 2000 l’EZLN ha M-26-7 Movimiento 26 de Julio (Cuba, 1955)
UN SIMBOLO abbandonato la lotta armata MIR Movimiento de izquierda revolucionaria (Venezuela, 1961)
Che Guevara (1928-1967) MLN Movimiento de liberacion naciónal - Tupamaros (Uruguay, 1963)
all’inizio degli Anni ’60. L’eroe MPM Movimiento Peronista Montonero (Argentina, 1970)
LEE LOCKWOOD

della Rivoluzione cubana era MR-13 Movimiento revolucionario 13 de Noviembre (Guatemala, 1960)
diventato ministro dell’Industria Infografica a cura di Gastone Breccia MRTA Movimiento revolucionario “Tupac Amaru” (Peru, 1980)
nel governo castrista. e Massimo Rivola SL Sendero Luminoso (Peru, 1980)

S 55
NEL M ANIFESTO AL SUO EJÉRCITO DEFENSOR DEL NICAR AGUA,
sive di una ferocia inaudita. Per questo, nonostante il loro spi-
rito di sacrificio, spesso i guerrilleros latinoamericani sono an-
dati incontro alla sconfitta e alla morte.
H    . “È l’epoca delle fornaci, e basta ve-
derne il bagliore per essere trascinati alla rivolta”. Sono paro-
le del rivoluzionario cubano José Martí (1853-1895), riprese
da Ernesto Che Guevara in uno dei discorsi pronunciati per
infiammare i guerriglieri castristi – los hijos de la rebeldía, “i
figli della rivolta” – e spingerli a nuove sfide. L’America Lati-
na è stata per due secoli una terra ribelle: prima contro i vec- DIO E RIVOLTA
Il leader rivoluzionario
chi imperi coloniali europei, poi contro la longa manus politi-
nicaraguense Sandino
ca ed economica statunitense, e sempre contro il dominio del- nel 1931. Nel 1927
le oligarchie autoctone. Una storia della guerriglia latinoame- diede il via alla lotta
ricana occuperebbe quindi un intero volume, perdendosi nei contro l’occupazione
mille rivoli delle realtà locali e lasciando sullo sfondo il qua- statunitense del

ULLSTEIN
Nicaragua usando
dro d’insieme, che presenta invece alcune caratteristiche ben
tattiche di guerriglia.
distinguibili, anche se ovviamente mutevoli attraverso lo spa-
zio e il tempo. Prima di tutto si tratta, quasi senza eccezioni, di ni e legata alle loro rivendicazioni sulla proprietà della terra; in
guerriglia insurrezionale, non di resistenza armata contro in- terzo luogo, si manifesta spesso come un’originale commistio-
vasori esterni: è, in altre parole, una lotta combattuta in nome ne di ideologia, nazionalismo e religione. “Cristo è certamente
delle classi subalterne da piccoli gruppi armati, che tentano di comunista e colombiano”, oltre che guerrigliero, potrebbe aver
conquistare il potere scatenando una vera e propria guerra ci- detto padre Torres…
vile. In secondo luogo, se si escludono alcuni tentativi recenti T     Il legame con la terra è fondamentale.
di spostare le azioni militari e terroristiche nell’ambiente urba- Lo spazio dell’America rebelde è quello della campagna, della
no, quella latinoamericana è guerriglia rurale, fatta da contadi- società rurale e diffusa, dei piccoli villaggi e delle haciendas (le
fattorie); è lo spazio negato ai campesinos, i contadini, dai lati-
fondisti, ridistribuito spesso invano dalle riforme agrarie, enor-
me e desolato, disperatamente povero, ma adatto alla pratica
della guerriglia in virtù delle sue stesse dimensioni, della sua
incontrollabile vastità, del clima e delle caratteristiche geogra-
fiche – montagne, foreste, paludi – che lo rendono inospita-

Il guerrigliero dei due mondi

G
iuseppe Garibaldi (1807- anche incursioni sulla terraferma, Garibaldi guidò in micidiali scor-
82) è considerato uno dei dimostrando lo spirito d’inizia- rerie nelle retrovie nemiche. Vera
più abili comandanti di tiva e il senso dello spazio e del guerriglia, dunque: e Garibaldi
truppe irregolari della Storia. Il tempo indispensabili per agire di si conquistò definitivamente la
suo apprendistato militare si svol- sorpresa contro forze superiori e fama di condottiero audace, im-
se in America Latina, dove si era condurre con successo una cam- prevedibile e determinato. Come
rifugiato dopo i falliti moti mazzi- pagna di guerriglia. scrisse Bartolomé Mitre (1821-
niani del 1834: insoddisfatto delle Più a Sud. Tramontate le speranze 1906), all’epoca combattente
“arti della pace”, l’allora trentenne della repubblica riograndense, nelle file dei colorados, poi presi-
marinaio nizzardo abbracciò la Garibaldi legò il proprio destino dente argentino, “la personalità
causa della repubblica ribelle del al partito dei colorados dell’Uru- di Garibaldi esercitava una fasci-
Rio Grande do Sul, i cui abitanti di guay, di tendenze liberali, in lotta nazione irresistibile per una specie
lingua spagnola (i farrapos ) ten- contro i conservatori blancos, di mistero morale che emanava”.
tavano di rendersi indipendenti alleati dell’Argentina nella lunga e Mitre aveva colto uno dei tratti
dall’impero del Brasile. crudele Guerra civile del 1840-52. essenziali del guerrillero di ogni
Il corsaro. L’inizio della sua car- A Montevideo, stretta d’assedio epoca, capace di sacrificarsi per
riera fu da guerrigliero del mare, dai blancos fin dal 1843, venne una causa nobile e di combattere
corsaro con patente riograndense formata la Legione italiana, un con spietata determinazione lot-
del 4 maggio 1837; ma ben presto battaglione di esuli poveri di di- tando per la giustizia e la libertà
Garibaldi cominciò a compiere sciplina ma ricchi di coraggio, che dei popoli senza fare prigionieri.

Farrapos I protagonisti della Rivoluzione farroupilha combattuta tra il 1835 e il 1845 contro
Farrapo
AKG/MONDADORI PORTFOLIO

l’Impero del Brasile dagli insorti della repubblica riograndense (cioè, la regione del Rio Grande
do Sul, Porto Alegre). Farrapo (che significa straccione) era il termine dispregiativo per definire
questi rribelli, in realtà liberali comandati dal ricco proprietario terriero Bento Gonçalves. Giuseppe
Garibald
Garibaldi fu incaricato proprio dai riograndensi di intraprendere una guerra di corsa lungo le coste
brasilian
brasiliane per danneggiare i ricchi commerci europei.

56
56 S
O EVO CA “L’IIMPULSO DIV
SANDINO VINO” CHE D OVR
R À GUIDARLO
le per chiunque non vi sia nato e cresciuto. È questa, del resto,
una caratteristica della guerriglia in ogni epoca e in ogni luo- Que viva Mexico!

F
go. Il combattente irregolare è quasi sempre un difensore del-
rancisco “Pancho” Villa però quella successiva al 1915:
la propria terra: tanto meglio se la conosce intimamente per- (1878-1923) è stato uno dei dopo essere stato sconfitto dal
ché la coltiva, ne percorre i sentieri meno battuti, sa trovare personaggi più controversi generale Obregon, luogotenen-
l’acqua dove un soldato vede soltanto sabbia e sassi disseccati e popolari del primo Novecento. te del nuovo presidente Car-
dal sole; o nel fitto della giungla riconosce passaggi che resta- Generoso e crudele, abile com- ranza, Villa fu costretto infatti a
no celati allo sguardo di uno straniero, e in una palude scopre battente e trascinatore di uomi- ritirarsi nel suo Chihuahua con
ni, ma mediocre politico, Villa qualche centinaio di seguaci
la sola lingua di terra sicura… merita un posto nella storia del- disposti a continuare la lotta,
Terra motivo e speranza della rivolta, dunque: in “tierra y li- la guerriglia per la sua capacità che a quel punto si trasformò in
bertad”, la parola d’ordine del rivoluzionario messicano Emi- di utilizzare tattiche irregolari una classica campagna di resi-
liano Zapata (1879-1919), si trovano sia la forza ideale delle in- (che i messicani del nord aveva- stenza irregolare, fatta di rapide
surrezioni latinoamericane, sia l’unica chiave del loro possibile no appreso, a carissimo prezzo, incursioni e ancor più fulminee
dai loro irriducibili nemici apa- ritirate tra le mesas e gli arroyos
successo militare. Terra ai contadini e libertà dall’oppressione che) anche in una campagna della regione. Nel 1916, dopo
di chi faceva commercio degli interessi nazionali svendendoli offensiva convenzionale. uno sconfinamento in New Me-
ai gringos nordamericani: su queste basi Augusto “César” San- Sul suo terreno. Affermatosi xico per procurarsi armi e mu-
dino riuscì, tra il 1927 e il 1933, a organizzare un’efficace resi- durante le intricate vicende nizioni, Villa venne inseguito da
stenza armata in Nicaragua contro il governo reazionario so- della rivoluzione democratica un corpo di spedizione statuni-
di Madero, iniziata nel 1910, tense al comando del generale
stenuto da Washington; grazie all’appoggio della popolazione quale “uomo forte” dello Stato Pershing: per nove mesi riuscì a
rurale indigena, etnicamente riconducibile ai maya precolom- di Chihuahua (di cui venne sfuggire alla cavalleria dei grin-
biani, Sandino riuscì a tenere in scacco i marines che gli dava- acclamato governatore nel gos, aiutato dalla popolazione,
no la caccia senza tregua, utilizzando per la prima volta anche 1913), Pancho Villa guidò la dalla sua perfetta conoscenza
l’aviazione. Nonostante alcuni rovesci tattici, Sandino rimase sua Division del Norte in una del terreno e dalla capacità di
serie di azioni vittoriose, risolte muoversi senza sosta. Stanco
inafferrabile e protetto dalla sua gente finché la grande crisi del grazie a violentissimi attacchi di guerra, in difficoltà nella
1929 non costrinse il governo americano a tagliare le spese e a sorpresa sul fianco delle sempre più intricata situazione
ritirare le truppe, lasciando la Guardia nacional nicaraguense posizioni nemiche (“un golpe politica messicana, Villa si ritirò
a risolvere il conflitto. Lo fece il colonnello Anastasio Somoza terrifico” diceva Villa, affidato a vita privata nel 1920; ma
assassinando a tradimento Sandino e i suoi luogotenenti, con i spesso ai tre squadroni scelti di restava un uomo popolare e
cavalleria dei Dorados). La fase pericoloso, con molti nemici, e
quali erano in corso colloqui di pace (21 febbraio 1934), prima più propriamente guerrigliera cadde vittima di un attentato
di impadronirsi del potere con un colpo di Stato: ma la vittoria dell’attività militare di Villa fu nel luglio del 1923.
della guerriglia fu solo rimandata, anche se di quasi mezzo se-

GLI STRATEGHI
Pancho Villa in Messico alla testa
dei suoi uomini nel 1914.
GRANGER/ALINARI

A sinistra, un ritratto di
Garibaldi da giovane, appena
MN
RMN
RMN

tornato in Italia.

S 57
“LA GUERRIIGLIA NON H A IN N SÉ LA
A POOSSIBBILIITÀ DI CON NSEEGU
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E
LA VITTORII A. IL TRIONFFO FINALEE SARÀ SEM MPRE E IL PRO
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colo, fino a quando i guerriglieri del Frente sandinista de libe- taglia risolutiva ebbe luogo il 29 dicembre nella città di Santa
ración nacional riuscirono a cacciare l’omonimo terzo figlio di Clara (v. infografica a pag. 60). Tre giorni dopo i barbudos di
Somoza, Anastasio “Tachito” (1979). Fidel Castro ed Ernesto Che Guevara entravano all’Avana sa-
H   Sandino era determinato a lottare fi- lutati dalla popolazione in festa.
no alla vittoria, e a pagare qualsiasi prezzo: ma vincere è cosa D    . La morte del Che in Boli-
tutto sommato rara, negli annali della guerriglia latinoameri- via, meno di dieci anni dopo il trionfo cubano, segnò di fatto
cana. La vittoria più celebre è stata forse quella ottenuta dai se- la fine di un’epoca. La guerriglia rurale di stampo maoista ave-
guaci di Fidel Castro a Cuba alla fine degli Anni ’50 del secolo va fatto il suo tempo: le masse dei campesinos si dimostravano
scorso. Sbarcati sull’isola il 2 dicembre 1956, i ribelli – appena troppo disperse e arretrate per poter essere coinvolte nei dise-
un’ottantina – rischiarono di venire annientati nelle primissi- gni rivoluzionari con rapidità sufficiente a formare una massa
me fasi della lotta, ma riuscirono a sopravvivere grazie all’im- critica prima della reazione governativa. L’attenzione si spo-
popolarità del regime di Fulgencio Batista e all’impreparazio- stò allora sulle aree urbane, luogo di conflitti sociali esasperati,
ne delle sue forze armate. Ritiratisi nella zona montuosa del- nuova affollata giungla d’asfalto dove la guerriglia poteva spe-
la Sierra Maestra, i guerriglieri castristi si leccarono le ferite e rare di trovare un terreno più adatto alle proprie tattiche mi-
costruirono con pazienza una base sicura per ampliare il lo- litari. I teorici della nuova fase furono lo spagnolo Abraham
ro consenso; cosa che gli riuscì a poco a poco, grazie ad azio- Guillén e soprattutto il brasiliano Carlos Marighella, il cui Mi-
ni militari non troppo ambiziose ma efficaci, e all’abile uso dei nimanual of the urban guerrilla – stampato a Montevideo nel
mezzi di propaganda. Nell’autunno del 1958 era ormai chiaro 1969 – divenne il nuovo testo di riferimento dei rebeldes an-
che ci si stava avvicinando alla fase decisiva della lotta: la bat- che al di fuori dell’America Latina.
Ma la guerriglia urbana ha fallito ovunque tra gli Anni ’60 e
Fulgencio Batista Eletto presidente di Cuba per il quadriennio
1940-44, fu autore di un colpo di Stato nel 1952 e fino al 1959 gli Anni ’80: l’equazione strategica di Marighella – scatenare,
mantenne in piedi un governo che perseguiva una politica filo- attraverso azioni terroristiche, una reazione repressiva di ta-
americana. E che fu accusato di corruzione. le violenza da rendere odiosi i governi a un numero di perso-

Il Che e la dottrina del focolaio

I
l piccolo focolaio creato da Guevara creò il primo foco in
una banda di insorti capace di una zona remota e poco abitata
innescare l’incendio rivoluzio- del Paese andino, il distretto di
GLI UOMINI nario, la dottrina del foco (detto Ñancahuazù, nel dipartimento
DI FIDEL anche foquismo, in spagnolo) di Santa Cruz; qui tentò di at-
1957, Fidel Castro con il è il solo contributo teorico tuare le fasi canoniche dell’in-
suo quartier generale, originale lasciato ai posteri da surrezione rurale, mettendo a
in una rarissima foto Ernesto “Che” Guevara. Convinto segno i primi sporadici attacchi
scattata nella loro base della possibilità di sollevare le contro le forze governative per
segreta sulla costa. Si masse rurali latinoamericane cercare di coinvolgere, secondo
intravede il Che (secondo seguendo il modello della vit- le sue stesse parole, “qualche
da sinistra). Nella pagina toriosa rebeldía cubana, il Che contadino spossessato della sua
a destra, ancora Guevara, decise di verificare in prima terra o coinvolto nella lotta per
nel 1958, sulla Sierra. persona la validità della sua mantenerla, e qualche giovane
idea impiantando un foco rivo- idealista di altre classi”, quindi
luzionario in Bolivia, che sotto ampliando le azioni offensive e
la dittatura del generale René impiantando le prime strutture
Barrientos poteva sembrare, a fisse della base rivoluzionaria
prima vista, un obiettivo molto (come i laboratori artigianali,
promettente. Nel novembre un’officina per la produzione di
del 1966, entrato nel Paese armi e munizioni, una tipografia
con un pugno di seguaci, Che e una stazione radio).
CORBIS
I RIVOLUZIONARI AL POTERE
S
Sotto, manifesto elettorale di Daniel Ortega, il sandinista che nel
11985 è diventato presidente del Nicaragua. La guerriglia va al
potere,
p ma poi deve vedersela con nuovi rivoluzionari: a sinistra,
uomini
uomini dell’Ejército
dell Ejército popular sandinista di pattuglia contro i ribelli.
CORBIS

ne sufficiente a mettere in moto il processo rivoluziona- a-


rio – si è dimostrata errata: le forze di sicurezza, infat- t-
ti, sono state in grado di schiacciare i nuclei ribelli moltoo
prima che il loro indiscriminato uso della forza potessee

GETTY
provocare una sollevazione generale. I piccoli fuochi ac- c-
cesi a San Paolo, Montevideo e Buenos Aires da gruppi pi
che, per mantenere un minimo margine di sicurezza, agivano L’    . Con il fallimento delle guer-
in segreto, con scarsissima coordinazione e ancor minore ca- riglie urbane, durante l’ultimo quarto del secolo scorso, sem-
pacità di far presa sulla gente, sono stati soffocati senza pietà brò placarsi l’incendio ribelle dell’America Latina, confinato or-
da militari e polizia, che hanno sfruttato lo stato di emergen- mai soltanto ad alcuni Paesi e ad aree marginali e inaccessibili
za per liberarsi di oppositori politici del tutto estranei ai fatti, di montagna e foresta. Ma era un’illusione: infatti, l’impennarsi
bloccando per anni ogni speranza di sviluppo democratico dei del consumo di cocaina negli Stati Uniti e in Europa Occiden-
propri Paesi. Marighella è stato abbattuto dalla polizia brasilia- tale offrì ai guerrilleros superstiti un’insperata fonte di guada-
na il 4 novembre 1969; i Tupamaros annientati all’inizio degli gno. Era, ed è tuttora, la nemesi dell’imperialismo yankee: in-
Anni ’70, subito prima del colpo di Stato militare che ha porta- capaci di stroncare il consumo all’interno dei propri confini, gli
to al potere l’esercito di Montevideo; la repressione dei Mon- Usa hanno scatenato una vera e propria guerra nei Paesi pro-
toneros argentini ha aperto la strada alla tragica stagio- duttori (Bolivia, Perú, Colombia), finendo per legittima-
ne dei desaparecidos. re i ribelli che offrono protezione ai piccoli coltivato-
ri e garantiscono il flusso regolare di materia prima
Tupamaros Dal nome del ribelle indigeno Tupac Amaru II, giustiziato dagli spa-
ai cartelli dei narcos, i grandi commercianti di droga
gnoli nel 1781, il MLN (Movimiento de liberación nacional) era un’organizzazione ormai presenti su tutti i mercati del mondo. È una
di guerriglia urbana di ispirazione marxista-leninista guidata da Raúl Sendic, atti- trasformazione ancora in atto: la guerrilla ha offer-
va in Uruguay tra gli Anni ’60 e ’70, schierata dal ’73 contro la dittatura dei militari.
to i propri servigi al traffico internazionale, ricavan-
Montoneros O Movimiento peronista montonero, organizzazione guerrigliera done non soltanto denaro, ma la possibilità di un
argentina di ispirazione socialista; fu sbaragliata dai generali nel 1977. nuovo legame operativo con i cocaleros rovi-
nati dalle azioni repressive dei governi loca-
li, coordinate dalla Dea statunitense. Il fu-
turo è, come sempre, materia sfuggente:
ma le cose sono certamente molto cam-
Il guerrillero immortale. Ma il biate dallo slancio ideale del secolo scor-
foco del Che in Bolivia non arrivò so, e se padre Camilo Torres fosse ancora
mai a questa fase di sviluppo,
tra noi, quasi certamente direbbe che “si
e tanto meno a rafforzarsi fino
a poter distaccare un secondo Jesus viviera, no seria cocalero”.
nucleo, condizione necessaria Gastone Breccia
per avviare il processo insurre-
zionale. Il tentativo di applicare
lo schema della Rivoluzione SAPERNE DI PIÙ
RUE DES ARCHIVES/MILESTONE

cubana alla Bolivia, in condizioni Manuale del guerrigliero,


sociali, demografiche e culturali Ernesto Che Guevara (Bonanno).
diverse e sfavorevoli, si risolse Regole, tecniche e segreti della
così in un fallimento, che costò guerra di guerriglia, vista come
la vita a Che Guevara – ferito in un atto di riforma sociale.
combattimento l’8 ottobre 1967
e sommariamente giustiziato il
giorno successivo nel villaggio di
La Higuera – ma finì per garan-
tirgli l’immortalità, facendo di lui
il più celebre guerrigliero della
Storia e una delle icone globali
del mondo contemporaneo.

S 59
COSÌ IL CHE APRÌ LA STRADA PER L’AVANA
D
opo 2 anni di guerriglia, il 29 dicembre 1958 a Santa Clara
i rivoluzionari vinsero la battaglia decisiva contro l’esercito 1 RECLUTAMENTO
regolare di Batista. Che Guevara ne fu il regista. Alla fine del 1958 sono circa
Gli eventi. Quella mattina dall’Avana era partito un treno blindato 3mila i ribelli che si sono
carico di armi e vettovaglie destinate alla guarnigione di Santa rifugiati nelle foreste della
Clara. In città c’erano 2.500 soldati e dieci carri armati; un altro mi- Sierra Maestra.
gliaio nelle vicinanze. Sul treno viaggiavano altri 400 uomini. Il Che
aveva con sé circa 300 guerriglieri stanchi per la lunga marcia nelle
campagne. La mattina il convoglio venne rallentato da una carica
2 ADDESTRAMENTO
Per sopperire all’inferiorità
del Plotone suicida , raggiunse il tratto privo dei binari, estirpati
numerica (l’esercito regolare
dai guerriglieri con i bulldozer, e deragliò. Le bombe Molotov sca-
cubano conta 10 mila uomini)
gliate dentro le feritoie dei vagoni blindati misero in fuga i soldati.
i guerriglieri ricorrono a un
In questo modo i castristi conquistarono le armi che gli avrebbero
addestramento intensivo.
consentito di attaccare gli edifici fortificati di Santa Clara.
Ha collaborato Andrea Marrone
Plotone suicida Corpo di
volontari provenienti dalla
colonna n. 8 “Ciro Redondo” co- 4 DISERTORI 3 IMBOSCATE
mandata dal Che; fu da lui bat- Molti soldati di Campi minati e attacchi a
tezzato Pelotón suicida. Al co- Batista, demotivati e sorpresa sono le tecniche usate
mando di Roberto Rodríguez
contrari al dittatore, dai ribelli per sorprendere le
Fernández, el Vaquerito, compì
le azioni più coraggiose a San- vengono arruolati pattuglie dell’esercito.
ta Clara. Quando uno moriva in nei gruppi di
azione veniva subito sostituito guerriglieri.
da un altro volontario.

5 ASSALTII
Fidel e i suoi comandanti
omandanti
Raúl Castro, Guevara
uevara e
Cienfuegos si procurano
armi con attacchi
chi ai
convogli dell’esercito.
sercito.

IL PIANO
Nella cartina, l’avanzata dei
guerriglieri dalla Sierra Maestra
all’Avana, alla fine del 1958.

L’Avana
Yaguajay
Santa Clara

Santiago de Cuba
Mae stra
CONTENT XP

Truppe di Che Guevara


Truppe di Cienfuegos Sierra

60 S
7 COLPO DA MAESTRO
Il 28 dicembre il comando
dell’esercito invia 400 soldati,
600 fucili e pezzi d’artiglieria
come rinforzi a Santa Clara.
Guevara e i suoi lo intercettano,
sabotando i binari.

6 DOPPIO ATTACCO
Nel dicembre del 1958
Fidel manda Cienfuegos
a conquistare la cittadina
di Yaguajay (v. cartina in
basso a sinistra), da qui
raggiungerà Guevara per
l’attacco a Santa Clara,
città strategica sulla via
dell’Avana, presidiata da
circa 3.500 soldati.

10 VERSO LA CAPITALE
Le truppe di Cienfuegos insieme
a quelle di Che Guevara partono
alla volta dell’Avana senza
incontrare altri ostacoli.

8 FRANCHI TIRATORI
RI
Il 29 dicembre, alle 5 di
mattina, un migliaio di
guerriglieri con le armi
catturate lanciano l’attacco
alla città, appostando cecchini
sui tetti degli edifici e usando i
bazooka contro i carri armati.
9 RESA AL CHEE
Dopo tre giorni di
battaglia, il 1° gennaio
o
1959, le forze regolari
si arrendono a Che
Guevara. Intanto,
Fidel e Raúl Castro
hanno preso
Santiago.
GUERRIGLIA
IND
DOCIN
NA
1944-1975

GETTY
GIAPPONESI,
FRANCESI E
A MERICANI...
COSÌ UN’ARMATA A
DI CONTADINI
SCONFISSE I PIÙ
FORMIDABILI
ESERCITI
REGOLARI

TROVA E
DISTRUGGI
A metà degli Anni’60,
nel nord della località di
Qui Nhon, Vietnam del
Sud: pattuglia della 1ª
divisione di cavalleria
Usa in missione “Search
and destroy”. Foto
sopra: 1966, guerriglieri
vietcong in trasferimento
su un corso d’acqua.

62 S
aggio 1966. Gli uomini della 25a divisione di rivava il “sentiero di Ho Chi Minh”(v. riquadro a pagina 64) a
fanteria statunitense (Tropic Lightning) erano portare rifornimenti e armi ai vietcong , i guerriglieri comu-
da poco stati dislocati in Vietnam, a presidio nisti sudvietnamiti.
di una zona poco a nord-est della cittadina di I ragazzi della 25a, accompagnati da un grande spiegamen-
Cu Chi, a cavallo della strada verso Saigon che distava sì e no to di forze, mezzi corazzati M113 e dagli immancabili elicot-
20 chilometri. L’area, conosciuta come “ il triangolo di ferro ”, teri, erano di continuo impegnati in operazioni “Search and
era considerata una zona calda per la forte presenza di attività destroy” volte a snidare e annichilire il nemico con una poten-
del Fronte nazionale di liberazione. Era un’immensa foresta di za di fuoco che pochi eserciti al mondo potevano mettere in
150 km quadrati poco popolata, eccettuato qualche sporadi- campo. Ma il più delle volte, “Charlie” non si trovava. Qual-
co villaggio, molto vicina al confine con la Cambogia dove ar- che combattimento c’era stato, sì, ma poi i viet si erano dilegua-

Triangolo di ferro L’Iron triangle era un’area di circa 60 miglia quadrate nella provincia vietnamita Search and destroy Ovvero “cerca e distruggi”, strategia usata nella Guerra del Vietnam consistente
di Binh Duong, a nordovest di Saigon, così chiamata perchè da sempre sotto controllo dei guerri- nell’introdurre forze di fanteria in territorio ostile, cercare il nemico, distruggerlo e ritirarsi, resa pos-
glieri, nelle cui mani era caduta fin dall’epoca dalla Prima guerra d’Indocina. sibile grazie all’impego dell’elicottero, che contribuì alla nascita della “cavalleria dell’aria”, le truppe
trasportate con questo mezzo che fu molto usato nelle operazioni di contro-guerriglia nella giungla.
Vietcong O viet cong (abbreviazione di Vietnam cong san (letteralmente, “comunista vietnamita”),
il movimento di guerriglia nato sotto l’insegna del Fronte nazionale di liberazione nazionale che Charlie I soldati americani chiamavano i vietcong Victor Charlie o V-C, dalle iniziali di viet cong
combatté contro il governo del Vietnam del Sud dal 1954 al 1975 e contro le forze Usa che lo ap- secondo l’alfabeto fonetico delle forze Nato. In seguito “Charlie” fu usato per riferirsi ai comunisti in
poggiavano nella Guerra del Vietnam e in Cambogia. generale, sia appartenenti ai vietcong che alle forze nordvietnamite.
Il sentiero della vittoria

Q
uello che fu chiamato il sen- mente ampliato negli anni seguenti
tiero di Ho Chi Minh (foto a grazie al lavoro di più di 30mila
lato) fu una delle maggiori soldati, diventando come la corda di
opere logistiche della guerriglia di un arco teso contro gli americani e
tutti i tempi. Più di 20mila km di i sudvietnamiti, pronto a proiettare
strade carrozzabili e sentieri e 5mila sul campo in continuazione uomini,
km di condutture che percorrevano, armi e mezzi.
nascosti dalla giungla, i confini tra il Sempre aperto. All’inizio, per ar-
Nord e il Sud Vietnam, in territorio rivare dal Nord armi e materiali ci
laotiano e cambogiano. Un’opera mettevano 6 mesi; a fine Anni ’60 una
di importanza vitale per rifornire di settimana. Il sentiero di Ho Chi Minh
uomini, armi e materiali le forze com- fu bombardato e ricostruito più volte,
battenti comuniste. Iniziato nel 1959 ma non fu mai interrotto, rivelandosi
come via di infiltrazione, fu continua- la vera strada per la vittoria.

BOOBY TRAPS
A sinistra e a
destra: “trappole
per sprovveduti”,
così venivano
chiamati tutti quei
dispositivi innescati
in Vietnam con
l’obiettivo di uccidere
o, meglio ancora,
ferire gravemente
il nemico, in modo
da renderlo un peso
morto difficile da
evacuare.
In alto a destra,
giovani vietcong
confezionano
proiettili nel 1966.

ti nel nulla, spesso non lasciando sul campo neppure i caduti.


Troppo poco per quella che i servizi di intelligence descriveva-
no come una vera roccaforte nemica.
T   . Al contrario i soldati americani era-
no colpiti da uno stillicidio di perdite e feriti dovuti alle “booby
traps”, ingegnose e cruente trappole fatte con bombe a mano,
esplosivo o semplici pali di bambù acuminati, che Charlie ave-
va sparso ovunque sui sentieri, nei torrentelli e in tutte le zone
di passaggio obbligato. Avevano un grande impatto psicologico
sui giovani americani, e creavano grande insicurezza durante
le operazioni. Una delle più micidiali era una palla di fango es-
siccato contenente affilate punte di bambù: legata a una liana,
era collegata a un meccanismo a scatto attraverso il sentiero;
quando un soldato vi inciampava, la palla scattava infliggendo-
gli gravi ferite. I bambù erano anche spesso spalmati di escre-
menti o carne decomposta, per infettare le ferite. Queste trap-
pole erano fatte più per ferire che per uccidere, creando pro-
blemi ulteriori ai GI : per ogni ferito da evacuare e curare, la
catena logistica impegnava almeno una quindicina di soldati.

GI All’inizio del XX secolo la sigla “Galvanized Iron” (ferro galvanizzato) era su alcuni materiali delle
truppe Usa e nella Grande guerra si diffuse l’intepretazione che GI stava per “Government Issue”
(ovvero, “distribuito dal governo”). Quindi ironicamente l’appellativo GI fu presto affibbiato a tutto
quello che riguardava l’Us Army (equipaggiamento, soldati, materiale). Durante la Seconda guerra
mondiale “GI Joe” divenne poi sinonimo di “soldato americano”.

64 S
Quando di lì a poco la divisione fu attaccata direttamente
all’interno del proprio perimetro difensivo, in un susseguirsi di
continui fulminei assalti seguiti da altrettanto veloci sparizioni
del nemico, divenne chiaro che i vietcong, effettivamente pre-
senti nell’area, avevano qualche posto segreto per nasconder-
si. E questo posto era proprio sotto i fanti della 25a divisione!
Nella zona di Cu Chi era infatti presente, già dalla guerra
contro i francesi, una piccola, ma efficiente struttura sotterra-
nea fatta di gallerie, dormitori, cucine, depositi (v. infografica
a pag. 66). Inizialmente scavate dalla popolazione per nascon-
dersi dalle rappresaglie francesi, in seguito le gallerie erano sta-
te usate dai guerriglieri vietminh e ora dai vietcong. Gallerie e
trappole erano parte delle tattiche della guerriglia vietnamita.
G  . Nel Sud-Est asiatico la guerriglia
aveva origini lontane, fin dal XV secolo, quando il leggenda-
rio re Le Loi combatteva gli occupanti cinesi nascondendosi
con i suoi armati proprio in gallerie scavate sotto i villaggi, da
cui usciva per colpirli.
In realtà, per indole i vietnamiti non sono particolarmen-
UNA PALL A te bellicosi, ma intere generazioni si sono dovute confronta-
re con la battaglia, soprattutto a cavallo tra la Seconda guerra
DI FANG O mondiale e gli Anni ’70 dello scorso secolo. Ragazzi che si so-

ESSICCATO
no scoperti capaci di combattere grazie alle proprie tradizioni
di lotte popolari, sempre condotte in condizioni di inferiorità,
LEG
GATA A UNA contro un nemico più forte militarmente e tecnologicamente.
Già dal 1944 i primi nuclei di contadini affamati iniziarono a
LIA
ANA E PIE E NA organizzarsi per opporsi alle requisizioni di riso o al lavoro for-

DI P U N T E DI
zato imposto dagli invasori giapponesi. Due anni dopo, il Co-
mitato nazionale di liberazione guidato dal Vietminh (la lega
BA MBÙ. L A di fede comunista) controllava buona parte del Nord del Paese
e voleva l’indipendenza anche dagli antichi padroni, i francesi.
TR APPOL A L     M . Ho Chi Minh (v. riquadro sot-

SCAT TAVA
to), insieme a comandanti capaci come Nguyen Giap (v. Focus
Storia Wars n. 8), organizzò la lotta seguen-
QUAND O SI do la dottrina della “guerra popolare”

AT
T TR AVER SAVA Vietminh Lega per l’indipendenza del Vietnam,
organizzazione di matrice comunista guidata da Ho

IL
L S E N T I E RO Chi Minh. Era stata costituita nel 1941, nel Nord del
Paese, per ottenere l’indipendenza dalla Francia, che
nel 1887 si era impossessata del Vietnam creando la
colonia chiamata Indocina Francese.

L’uomo che sconfisse i “grandi”

H
o Chi Minh (“colui che do iniziò a organizzare in Vietnam
illumina”) era uno dei tanti la resistenza antigiapponese. Nel
pseudonimi di Nguyen Tat 1945 dichiarò l’indipendenza, ma
Thanh, nato nel 1890 in Annam i francesi non erano d’accordo.
(in un villaggio poi diventato Un Paese diviso in due. La lotta
parte del Vietnam del Nord), figlio del Vietminh contro gli europei
di un mandarino. Finito in Francia durò dal 1946 al 1954, quando
a studiare, fu uno dei fondatori il Vietnam si divise in due. Con-
del Partito comunista francese. solidato il suo potere al Nord,
Continuò gli studi nell’Urss, poi dal 1959 iniziò la lotta politica e
si trasferì in Cina. Fondò il Partito militare per liberare il Vietnam del
comunista indocinese e tornò in Sud, che si concluse solo nel 1975
Vietnam nel 1941 dove, creata la con la vittoria sui sudvietnamiti
Lega per l’indipendenza del Vie- e gli americani loro alleati. Ma Ho Chi Minh
tnam (il Vietminh), incominciò a “zio Ho”, come lo chiamavano (in (1890-1969), premier,
farsi chiamare Ho Chi Minh. Arre- vietnamita, “bac Ho”) non potè presidente vietnamita
stato in Cina dai nazionalisti, rima- vederla perché era morto il 2 set- e rivoluzionario.
se in prigione fino al 1943, quan- tembre 1969.
UNA DA TOPI
F
urono una delle “armi segrete” vietcong vivevano, stivavano armi e nel”, piccole squadre di volontari che
dei vietcong: i tunnel erano materiali, fabbricavano munizioni, si insinuavano nei cunicoli, da soli
scavati a mano o con l’aiuto di curavano i feriti, preparavano le ope- o al massimo in due o tre, armati di
picconi e scendevano fino a 20 metri razioni militari. pistola, baionetta, torcia e maschera
di profondità. I nordvietnamiti e le Come ombre. Tutto era nascosto alla antigas.
forze comuniste si avvalevano di vista: le entrate e le uscite, i condotti Coraggiosi e mingherlini. Doveva-
queste strutture dato che soldati di aerazione e le canne fumarie, fatte no avere corporatura minuscola per
ed elicotteri Usa controllavano le uscire in zone dove il fumo non cre- strisciare nei tunnel fatti a misura
giungle e i cieli del Vietnam durante asse sospetti. Le trappole attorno te- dei vietnamiti, ma soprattutto nervi
la guerra, durata dal 1964 al 1975. nevano lontani i nemici che, semmai d’acciaio: in ogni anfratto poteva
Ciascun complesso poteva accoglie- fossero entrati, ne avrebbero trovate nascondersi il nemico o qualche
re migliaia di persone per mesi. E altre nelle gallerie o in finti tunnel. insidiosa trappola. Il combattimento
non soltanto combattenti, ma anche Era da qui che nel gennaio 1968 i in quelle situazioni claustrofobiche
civili: negli ambulatori dei sotterra- guerriglieri uscirono a centinaia era quello diretto, antico, fatto di
nei c’erano perfino reparti ostetrici. per colpire la capitale e i distretti uno contro uno. Nessuna tecnologia
Il complesso di tunnel più famoso si vicini durante l’Offensiva del Tet, la o potere di fuoco; i Topi si dovevano
trovava nel distretto di Cu Chi: con maggiore operazione compiuta dai affidare solo al loro addestramen-
45 km iniziali di gallerie già presenti, vietcong. Apparivano all’improv- to, alla pratica e al loro istinto.
ricavate nel terreno rossiccio – facile viso, sparavano raffiche di mitra e Venivano chiamati ogni volta che
da scavare durante la stagione mon- sparivano. Spesso i guerriglieri pre- si trovava un accesso: arrivavano
sonica, ma che poi diventava duro ferivano ferire i nemici piuttosto che in elicottero e si calavano, spesso
come il cemento – fu ampliato fino ucciderli, per ritardare i movimenti senza ritorno, nelle viscere della
a disporre di circa 300 km di gallerie del nemico impegnato nei soccorsi. terra, dove combattevano all’ultimo
ramificate che arrivavano quasi a Per far fronte ai guerriglieri nei sangue; durante gli scontri capitava
Saigon. In queste città sotterranee sotterranei, l’esercito Usa addestrò che finissero sepolti vivi nelle galle-
difese da posti di avvistamento, a partire dal 1966 soldati specialisti, rie, spesso intrappolati dai corpi dei
bunker e con uscite di emergenza, i battezzati Tunnel rats, “topi di tun- loro stessi compagni caduti.

BUCA FATALEE
I dintorni erano pieni di
trappole: alcune erano
esplosive, azionate da
fili. Altre erano buchi nel
terreno con pali sul fondo,
sporcati con escrementi per
infettare le ferite.

CUCINANDO
SOTTOTERRA
Il cibo era preparato in
cucine munite di un sistema
di camini. Per mezzo di
questi, il fumo prodotto dalla
cottura di riso o carne era
convogliato a centinaia di
metri di distanza.

RIFUGI MORTALI
R
LA RISPOSTA
TA USA Nascosti in piccoli rifugi a fianco
Soldati magri e di bassa dei tunnel principali, i guerriglieri
statura, in maggioranza di sparavano contro i nemici che si
origine latino-americana, avventuravano nelle gallerie.
furono addestrati dall’esercito
americano per esplorare i
CONTENT XP

nascondigli dei vietcong.

66 S
USCITA
D’EMERGENZA
Accessi nascosti dentro
corsi d’acqua, all’interno
di abitazioni oppure nei
cortili congiungevano
ATTACCO A i tunnel con il mondo
SORPRESA esterno. Gli abitanti dei
I soldati americani e villaggi fornivano cibo e
sudvietnamiti erano informazioni ai guerriglieri.
sorpresi da guerriglieri,
nascosti in buche
mimetizzate nel suolo,
che li attaccavano con
raffiche di AK-47 oppure
lanciando granate.
CONTENT XP

SSERPENTI VELENOSI
La
L ragnatela di tunnel
formava
f un vero labirinto
nel
n sottosuolo. Falsi passaggi
portavano
p a vicoli senza
uscita,
u dove spesso erano
lasciati
l serpenti velenosi che
attaccavano
a gli intrusi.

PRONTO
P SOCCORSO
Alcuni
A tunnel avevano ospedali di A
AULE DI STUDIO
emergenza
e dove erano curati non O Oltre che le riunioni dei
soltanto
s i guerriglieri ma anche la g guerriglieri, alcune sale
popolazione
p civile con l’obiettivo o ospitavano le sedute di
di
d conquistarne il sostegno. iindottrinazione ideologica
ddegli abitanti, svolte da
ccommissari politici del
Vietnam del Nord.
V
PRIMA REGOLA, GUARDA
ARE AI TEMPI LUNGHI. SEC
CONDA, AGIRE E
messa in pratica da Mao Zedong nella vicina Cina, combat-
tendo contro Ciang Kai-shek e contro i giapponesi. Le tatti-
che predilette da Mao per il suo esercito popolare erano quel-
le del mordi e fuggi: attaccare il nemico quando più era debo-
le, ritirarsi quando era forte, stuzzicarlo e molestarlo quando
si riposava e non dargli tregua quando fuggiva.
Nel 1934 le truppe di Mao, circondate dagli uomini del Kuo-
mintang, con queste dottrine erano riuscite in un’epica impre-
sa: sganciarsi e ritirarsi, combattendo in continuazione, in una
“lunga marcia” durata più di un anno attraverso regioni imper-
vie e diciotto catene di montagne, nella quale sconfissero doz-
zine di volte il nemico.
L    . Anche Ho Chi Minh avrebbe mes-
so in pratica molto bene gli insegnamenti di Mao con una lotta
di movimento, frazionata, ma costante. Ecco cosa diceva Ho pa-
ragonando i francesi a un elefante e i vietnamiti a una tigre: “Se
la tigre si ferma, l’elefante la schiaccia, ma la tigre non si ferma.
Di giorno si nasconde nella giungla ed esce solo di notte. Aggre-
disce l’elefante lacerandogli la schiena pezzo per pezzo e poi tor-
DA MAO na nell’ombra. L’elefante morirà dissanguato e per sfinimento”.
AL VIETNAM
Sopra, Mao Zedong È in questo modo che avrebbero operato i suoi vietminh. I
in Cina alla fine degli guerriglieri si spostavano in continuazione nella giungla con
anni Venti. A fianco, tappe di 40-50 km, anche di notte, portando con sé tutto l’e-
guerriglieri vietcong quipaggiamento, l’acqua, i viveri e parti delle armi pesanti; col-
in combattimento
pivano in continuazione il nemico dove meno se lo aspettava,
nella zona del Quang
Tri-Thua Thien indebolendolo anche nel morale. Nel luglio del 1954, gran-
durante la Guerra del demente rafforzato, il Vietminh batté definitivamente
Vietnam (1968). i francesi in una vera e propria battaglia campale, a
Dien Bien Phu (v. Focus Storia Wars n. 8).
L     . Questa espe-
rienza quasi trentennale nella guerra non con-
venzionale venne poi utilizzata anche dai viet-
cong, durante il successivo conflitto degli Anni
’60 e ’70 per liberare il Vietnam del Sud, allea-
to dei potenti Stati Uniti.
I vietcong sapevano bene che una guerra
convenzionale era impossibile contro la
schiacciante superiorità del nemico, se
non con armi adeguate e un altissimo nu-
mero di perdite, perciò sfruttarono ap-
pieno il loro addestramento al combatti-
mento individuale. Pur essendo organiz-
zati secondo canoni militari tradizionali,
con unità organiche più che con una se-
rie di bande irregolari autonome, i guer-
riglieri agivano in gruppi ristretti ope-
rando azioni di sorpresa in uno stilli-
cidio continuo prolungato nel tempo.
In questo modo indebolivano moral-

Mao Zedong (1893-1976). Rivoluzionario cinese, dal 1943 guida e portavoce del Partito comuni-
sta cinese, che salì al governo dopo aver vinto la Guerra civile e aver fondato la Repubblica popola-
re cinese, di cui dal 1949 fu presidente.
Chiang Kai-shek (1887-1975). Militare e politico cinese, assunse la guida del Kuomintang (Partito
nazionalista cinese ) nel 1925, come capo militare unificò la Cina contro i Signori della guerra e
nel 1928 divenne il leader della Repubblica di Cina, guidandola nella guerra di resistenza contro i
giapponesi. Durante la Guerra civile cinese (1926-1949), guidò la fazione nazionalista in lotta con
quella comunista. Dopo la sconfitta si ritirò con le sue truppe superstiti a Taiwan, dando vita alla
Repubblica di Cina, di cui divenne presidente a vita.

68 S
DILE
EGUARSII. TERZA
A, INFLIGGERE
E COSTII INSOSSTENIBILI AL NEMICO
mente e militarmente i soldati americani e sudvietnamiti cre- gio in villaggio, allargavano la loro zona di influenza, di reclu-
ando loro il maggior numero di perdite possibili. tamento, di rifornimento e si impossessavano gradualmente di
La lotta popolare dei vietcong, sempre seguendo la dottri- buona parte del Paese creando zone per loro sempre più sicu-
na di Mao, era accompagnata anche da una capillare azione di re. Americani e sudvietnamiti non riuscivano ad avere il com-
propaganda politica verso la popolazione, principale fonte di pleto controllo del territorio, se non nei grandi centri urbani;
reclutamento, rifornimenti e aiuti per i “combattenti dell’om- la giungla, le montagne, i villaggi erano – soprattutto di notte
bra”. In pochi anni i vietcong, dai circa 5mila iniziali, passaro- – il regno di Charlie. In una guerra in cui il nemico aveva una
no a oltre 40mila uomini. enorme potenza di fuoco ed era capace di radere al suolo in-
I  . Tempo, spazio, costi: erano questi, insie- tere zone anche per l’avvistamento di un solo guerrigliero, le
me alla motivazione, alla frugalità, alla duttilità e allo spirito basi dei vietcong avrebbero potuto sopravvivere solo all’inter-
di sacrificio, i pilastri cardine della guerriglia vietcong. Il tem- no della giungla. Per questo i nordvietnamiti crearono in tutto
po: si agiva nel lungo periodo, per anni, usando il tempo come il Paese una miriade di postazioni sotterranee, collegate da un
un’arma per creare le infrastrutture, rifornirle, organizzare una dedalo di tunnel: vere città sottoterra nelle quali nascondersi e
rete di spie e simpatizzanti e promuovere tutto ciò che servi- dalle quali uscire per combattere.
va efficacemente alla causa. La fretta era poco importante per Infine i costi: la guerriglia poteva contare su pochi fondi, vi-
un vietcong: infatti, se non fosse stato lui a vincere, ci sarebbe- veva di poco e doveva risparmiare soprattutto sulle perdite di
ro riusciti i suoi figli, o i nipoti e i giovani man mano reclutati. risorse umane; i costi per il nemico, oltre a quelli umani, era-
Lo spazio: era dove i vietcong potevano colpire non visti e no anche i denari spesi per rifornire mezzi e materiali distrutti.
spostarsi velocemente per colpire di nuovo; lo spazio era l’ele- Con queste tecniche, battuti i francesi, i piccoli guerriglie-
mento nel quale si muovevano come fantasmi, indistinguibi- ri dal pigiama nero che vivevano sottoterra, calzavano sanda-
li dalla popolazione locale che li aiutava. Le armi erano spes- li fatti di pneumatici e campavano con poche manciate di riso,
so trasportate da insospettabili comitive di ragazzini, donne o avrebbero avuto ragione anche dello
contadini e poi sepolte in vicinanza delle basi da attaccare, do- strapotere militare Usa e nel 1975 sa- SAPERNE DI PIÙ
ve le recuperavano i combattenti, anch’essi arrivati in zona in rebbero entrati a Saigon, unificando Masse armate ed esercito
piccoli gruppi disarmati, mischiati alla gente del posto. il Paese. regolare, Vo Nguyen Giap (Sandro
Grazie a spazio e tempo i guerriglieri, spostandosi di villag- Stefano Rossi Teti). Il generale vincitore di Dien
Bien Phu ripercorre la storia di 30
anni di conflitti e di guerriglia.

LE ARMI
DEL NEMICO
M113 della 25ma
Divisione di Fanteria
Usa a Cholon (un
sobborgo di Saigon),
durante l’offensiva del
Tet (1968).
WARS TRUPPE D’ÉLITE
GURKHA
A cura di Stefano Rossi
SIERRA

i calcola che se gli inglesi doves-


sero osservare un minuto di si-
lenzio per ogni soldato gurkha SERVIZIO FEDELE
caduto solo dal 1940 a oggi, si 1858, gurkha del battaglione
dovrebbero fermare per più di un mese. Mussoree (Royal gurkha
Tanto è stato il tributo di sangue versato rifles), con il loro ufficiale
inglese. A sinistra, gurkha
al Regno Unito da questa fiera, tenace e in azione in una vignetta
battagliera etnia nepalese, che da inizio ottocentesca.
’800 combatte fianco a fianco dei britan-
nici, senza mai cedere in battaglia.
Piccoli di statura, agilissimi, i gurkha S  I. I reggimen- Guerra delle Falklands del 1982 e poi in
hanno un coraggio e una resistenza sen- ti gurkha (ben 10 fino al 1947, quando 6 Irlanda del Nord, Timor Est, Sierra Leo-
za pari. Scoperti dagli inglesi durante la furono “ceduti” al nuovo Stato indiano) ne, Bosnia, Afghanistan e in tutti i teatri
Gurkha war del 1814-16, in cui riuscirono nelle due Guerre mondiali si distinsero a dove erano presenti truppe britanniche.
a tener loro testa, i nepalesi impressiona- Gallipoli e in Mesopotamia e poi nei de- Leali e determinati, sono considera-
rono tanto i loro nemici da avere il privi- serti della Libia, in Italia e in Birmana. ti senza paura, tanto che un generale in-
legio di servire da volontari nelle file della Il dopoguerra li vide impegnati ancora glese disse: “Se un uomo dice di non te-
Compagnia delle Indie e poi nell’esercito con la loro proverbiale abilità nella giun- mere di morire, o mente o è un gurkha”.
di Sua Maestà; tradizione che, seppur con gla, in Malesia e Borneo. Giocarono un I giovani fanno a gara per essere arruo-
ranghi ridotti, continua tuttora. ruolo di primo piano anche durante la lati e devono passare una rigida selezio-
SIERRA

Gurkha war o Guerra anglo-nepalese Fu combattuta tra il Re- Gurkha in Italia Sulla riviera romagnola,
gno del Nepal e la Compagnia britannica delle Indie orientali lungo la superstrada che dalla costa conduce
tra il 1814 e il 1816 per le mire espansionistiche di entrambi a San Marino, esiste il Rimini gurkha war
nell’area. Termin˜ con il Trattato di Sugauli, con il quale circa cemetery che custodisce le spoglie di 790
un terzo del territorio nepalese venne ceduto agli inglesi. Il Royal gurkha riflemen, sbarcati nel Sud con
Regno riusc“ comunque a mantenere l’indipendenza. le truppe alleate nel 1943. Qui sono seppelliti
618 soldati nepalesi, oltre ai resti cremati di
altri 172 gurkha morti giovani, spesso tra i 18
e i 26 anni, per liberare l’Italia.

PROVE DI CORAGGIO
A sinistra, un gurkha esce da un ricovero
armato dell’inseparabile kukhri. Sopra,
durante un combattimento nella zona di
Montecassino, nel 1944. A destra, nepalesi
GET TY (2)

impegnati nelle dure prove di selezione per


arruolarsi nei reparti gurkha britannici.

70 S
GETTY (3)

SEGNI DISTINTIVI
Fregio del 3rd Queen’s
Alexandra’s
Alexandra s own gurkha
rifles, usato nella Seconda
guerra mondiale.
Formato nel 1815,
fu uno dei reparti
più coraggiosi e
combattivi. Nel
I GENIERI 1947 venne ceduto
cedu
uto
2011, i Queen’s Gurkha royal all’India divenendo
diveneendo
engineers (parte del corpo il 3rd Gurkha rifles
r
dei Royal engineers, il Genio (Indian Army).
Arm
my).
della regina) in parata. Il A lato, un kukhri
primo squadrone di genieri della Grande
G
gurkha fu schierato nel 1948.

SIERRA (2)
guerra.
guerrra.

ne alla quale arrivano magari dopo gior- Eppure, oggi ombre nere si addensa-
ni di cammino dai rispettivi villaggi: 70 no su questi soldati: il Partito comunista
flessioni in due minuti e una corsa di 40 nepalese, ora al governo, pare non voglia
minuti in montagna con pesi di 32 kg più permettere l’arruolamento all’este-
sono solo alcune delle prove. Se accet- ro dei gurkha, considerandoli mercena-
tati, passano un duro corso di nove mesi ri. «Abbiamo combattuto molti nemici»
prima di entrare finalmente
inalmente in uno dei 2 dicono i veterani «ma i nostri politici so-
battaglioni di Royalyal gurkha rifles di cui no i peggiori».
è composta oggi laa Brigata gurkha, unità
d’élite dell’esercitoo britannico; qui pas-
seranno almeno 5 anni in cui difficil-
mente rivedrannoo la famiglia.
C  
 

 .. Sempre
presente nell’equipaggiamento
ipaggiamento
di un gurkha è il caratteristi-
co coltello dalla larga
rga lama ri-
curva, il kukhri, arma
rma davvero
temibile nelle loro mani di questi
uomini. Si tratta di un incrocio tra
un coltello, un machete
achete e un attrez-
zo, e simboleggia nella cultura nepa-
lese orgoglio, valorere e abilità in guerra.
La tradizione vuoleuole che un kukhri,
per essere tale, debba
bba assaggiare il san-
gue. Ben bilanciatoo e sempre affilatissi-
mo, è un’arma che, e, legata alla fama dei IN KOSOVO
suoi possessori, terrorizza
errorizza qualsiasi ne- Giugno 1999, fucilieri gurkha del 1° Battaglione
reale inglese entrano a Pristina (Kosovo) con
mico debba affrontare ntare un gurkha fac- la Kfor, la missione Nato. Il motto gurkha è
cia a faccia. “Meglio morire che vivere da codardo”.
CON GLI UOMINI D’AR ME FRA XV E XVI SECOLO LA BATTAGLIIA

14941530

nesorabile il tempo cambia le cose. Lo fa cambia però rò la loro funzione: da ineguagliabi-


senza sosta e con flemmatica caparbie- li dominatrici
rici diventano bersaglio e parabola di
tà, il più delle volte impercettibilmente, sconfitta, incapaci
ncapaci di tenere il terreno di fronte
più raramente con scossoni tellurici. Uno agli immensinsi quadrati di picche.
di questi, fragoroso come il tuono di mille can- F    . I mercenari sviz-
noni, annuncia che il Medioevo si chiude e co- zeri e quellili tedeschi impongono nello slancio
mincia l’età moderna. Tante le novità nell’epo- della mischia
hia la foggia dei vestiti, che diventa-
ca che si apre, ma dal punto di vista militare la no in questo to periodo quanto mai bizzarri e co-
rivoluzione è massima e si compie quasi intera- lorati. L’usoo esasperato delle fenditure, dei ta-
mente in Italia, nelle lunghe guerre che in più di gli praticati
ti nei tessuti è l’elemento principale
trent’anni romperanno assetti politici ed equi- dell’abito militare. Le tinte non sono mai omo-
libri vecchi di secoli. genee, ma qualcuno cambia il modo di vedere
L’     . Dalla centralità del- gli eserciti. Alcuni corpi di guardia comin-
la cavalleria pesante, dai suoi costumi, dai suoi ciano a vestire
stire in modo simile,
codici, dalla sua etica, dalla sua
s elitaria alterigia in modo “u “uniforme”,
uniform me”, a spese
si passa al predominioo delldellaa massa, dello Stato,, portan
portando
ndo i colo-
della fanteria popolare, e, deg
degli
gli eser- ri di chi pag
paga.
ga. Dalla
Dallla differen-
citi mercenari armati di pic picca
cca e za del singo
singolo
olo med
medioevale
dioevale al-
di scoppietto . Se le grandi
andi aarma- le uniformii degli eeserciti dell’età
ture non cessano di essere
sere p
prota-
rota- moderna, ill mondoo è cambiato.
goniste dei campi di battaglia,
attagllia, Giorgio Albertini

1 3

72 S
SI VESTE DEI COLO
ORI DE
EL RINA
ASCIM
MENTO
1 PIC
CCH
HIEERE SV
VIZ
ZZERO 2 ARC
ARCIE
CIEEREE CENT-SSUISSSES 4 CA
AVA
ALIERRE IM
MPERIA
ALE
FINE DEL XV SECOLO PRIMI DEL XVI SECOLO
S PORTTA STTENDARDO
Vera macchina da guerra del Per sopperire alla ttradizionale PRIMI DEL XVI SECOLO
Rinascimento, chiuso all’inter- mancanza di fanterie,
fante l’esercito Alle armature milanesi gli ar-
no di “spinosi” quadrati, poteva ricorso a truppe
francese fece ricors morai tedeschi contrapposero
scendere in battaglia senza mercenarie, per lo più svizzere, quelle dette “alla massimiliana”,
nessuna armatura. Vestiva con dalla seconda metmetà del ’400. dal nome dell’imperatore Mas-
i colori del proprio cantone, Carlo VIII insediò nnella sua similiano I d’Asburgo: erano
quello di Unterwald. guardia una compagnia
comp che armature metalliche a piastre
comprendeva sia alabardieri
a lavorate con scanalature su
che arcieri, vestiti – tra i primi tutta la loro superficie. Sotto la
uniforme. La Cent-
– in modo uniform cintura il cavaliere indossa un
Suisses fu la prima unità svizze- girello metallico ricoperto da
ra permanente al servizio
s di un un pesante velluto. Alla lancia
sovrano straniero. di legno è legato lo stendardo
di un principe elettore imperia-
3 REI
REITE
ITEER TEEDESCO le bavarese.
PRIMI DEL XVI SSECOLO
Gli eserciti tedesch
tedeschi schierava- 5 MAASTTRO
O CANNNONIERE
no giovani cavalieri,
cavalier armati da ITTALIAN
NO
per servizi di
corsaletti leggeri, p PRIMI DEL XVI SECOLO
copertura, disturbo ed esplo- Artiglieri e ingegneri indossa-
razione, capaci di sfruttare
s la vano abiti civili, solo gli attrezzi
velocità del cavallo che era im- del mestiere li distinguevano
cavalleria pesante.
pedita alla cavaller nel loro ruolo. Nella mano sini-
Con il passare degli
deg anni i reiter stra vediamo un quadrante e
si specializzarono nnell’uso della una squadra, usati per misurare
pistola
pistol monocolpo.
la monocolpo
l o. l’angolo di elevazione della
canna. Nella destra una spu-
gna-calcatoio usata per caricare
l’arma: cioè, si passava prima
la spugna nella canna, poi vi si
infilava la polvere pressandola
con il calcatoio.

Scoppietto Primo tipo di arma da fuoco


individuale portatile (fine XIII secolo), costi-
tuito da un tubo di ferro o di rame dentro il
quale c’è una molla che, compressa, scaglia
al suo rilascio dardi o palle di piombo.

4
6 FANTTE PESANTE 8 DO
OPPPELSSOLDNER
VENEZIANO O LA
ANZZIC
CHENNECCO
FINE DEL XV SECOLO PRIMI DEL XVI SECOLO
Utilizzati con successo contro Al fianco dei picchieri tedeschi
la cavalleria appiedata, i fanti lavoravano soldati specializzati
pesanti erano armati di un nel corpo a corpo e nel distri-
giubbone rovesciato detto care gli incroci con le picche
“brigantina”, corazzato nella nemiche a colpi di alabarda o
parte interna di lamelle metal- di spadone a due mani. La loro
liche ed esternamente ricoper- competenza era pagata il dop-
to da velluti e sete. Completa- pio del soldo normale (dop-
vano l’armamento la celata, la pelsoldner), il che permetteva
cotta di maglia, l’antibraccio e loro un armamento più ricco e
gli schinieri. appariscente.

7 FRA
ANCEESCO I 9 ALABBAR
RDIERRE
1515 SV
VIZ
ZZEERO
O
Durante la Terza guerra d’Ita- FINE DEL XV SECOLO
lia, che lo vide trionfare alla Schierati ai margini esterni dei
Battaglia di Marignano, il re di grandi quadrati di picchieri,
Francia indossava un’armatura gli alabardieri si difendevano
a placche in acciaio ricoperta con un “petto” corazzato e un
da una veste, il “surcotto”, cappello d’arme. I colori sono
di velluto ricamato in filato quelli del cantone di Uri.
d’oro. Il capo era coperto da
6 un elmetto a visiera “mozza”
sormontato da una cresta piu-
mata. Il cavallo era protetto
da una bardatura d’arme
leggera in velluto e con la
sella ferrata.

7 9
10 JIINEETE SPAGNOLO 12 ARC
CHIB
BUGIEERE
PRIMI DEL XVI SECOLO LA
ANZICCHENECCCO
Gli eserciti spagnoli porta- PRIMI DEL XVI SECOLO
rono in Italia le cavallerie La presenza di armi da fuoco
leggere utilizzate nella guer- fece sempre più la differenza
riglia contro gli arabi. Come negli eserciti rinascimentali.
gli stradioti veneziani, erano Dopo la Battaglia di Pavia
utilizzati per una guerra di del 1525, il binomio picca e
disturbo e razzia armati di archibugio divenne signore
lancia e “adarga”, uno scudo
di origine berbera tradizional-
incontrastato in guerra. Pur
non rinunciando al caratteri-
GUERR R A E PIT
T T UR A ,
mente composto da più strati
di pelle d’antilope.
stico costume, i lanzichenec-
chi indossavano, durante la
UN BINNOMIIO
11 ARCCIEERE SC
COZZESE
stagione fredda, mantelli o
“poncho” in pelle tenuti stretti
PERFETTO:
DELLLA GU
DI FR
RANC
UARDIAA
CESCO I
alla vita da una cintura.
PER ESSEMPIIO,
PRIMI DEL XVI SECOLO
La guardia del re di Fran-
13 SC COPP
PIETT TIEERE
ITTALLIANO
O NELLEE TELE E DEL
cia comprendeva anche
mercenari scozzesi che
PRIMI DEL XVI SECOLO
Anche se le armi da fuoco non
CARPA ACCIO O SI
tradizionalmente forni-
vano arcieri all’esercito
furono risolutive fino agli anni
’20 del ’500, erano comunque
TROVVANO VE ESTI 13
d’Oltralpe, rivaleggiando
sul campo di battaglia
sempre presenti negli eserciti
rinascimentali, affiancati ad
E ARM
MATUR RE
con balestre e archibu-
gi. Anche gli scozzesi,
arcieri e balestrieri come tira-
tori. Lo schioppo a miccia con
DELL’EESERCCITTO
come i Cent-Suisses,
vestivano un’uniforme,
fusto in legno permetteva di
essere puntato con due mani
VENEZ ZIANO O
consistente in un far- come un moderno fucile.
setto a lunghe falde
pieghettate con i
colori dei Valois.

11

10 12

S 75
IL BRAMANTE E
14 RO
ODELLERO
SP
PAGGNOLLO
PRIMI DEL XVI SECOLO
Per contrastare i quadrati di
picchieri l’esercito spagnolo
creò corpi di fanteria pesante
armati di spada e scudo metal-
lico rotondo, la “rodela”, sull’e-
sempio delle legioni romane.
La spada era una “striscia”, os-
sia una spada dalla lama atta a
colpire soprattutto di punta.

15 BA
ALESSTRIERE
A CA
AVAALLLO SVIZ
ZZER
RO
FINE DEL XV SECOLO
Utilizzati per proteggere i
fianchi delle colonne di fanti in
marcia dagli attacchi delle ca-
vallerie nemiche, erano armati
alla leggera. Il capo era cinto
14
da una celata a visiera, il collo
da un “barbotto” e il tronco da
15 una “panziera”.

17
16 18

76 S
ANDREA DEL CASTAGN
NO RITRA
ASSER
RO IL
LLU
UST
TRII UOMIN
NI D’ARME
16 PIICC
CHIEERE 18 LA
ANCIIER
RE ITALIA
ANO LA LANCIA
A
LA
ANZ ZIC
CHEN NECCO FINE DEL XV SECOLO La base degli eserciti rinascimentali italiani è ancora la formazione or-
PRIMI DEL XVI SECOLO Le fanterie italiane avevano ganica della “lancia”. Di questa facevano parte in genere tre persone:
Dalla Germania Superiore e dai ancora una funzione di soste-
Paesi renani giunsero in Italia i gno alle cavallerie pesanti ed 19 PA
AGGIIO prodotte soprattutto nel Mila-
FINE DEL XV SECOLO nese, come quella rappresen-
rivali degli svizzeri. I fanti tede- entravano in campo dopo le
Serviva il proprio signore come tata uscita dalle officine della
schi combattevano in quadrati cariche vittoriose dei cavalieri.
aiutante di campo e guarda- famiglia Missaglia. Il cavallo
di picche come i loro prede- I fanti leggeri non indossavano
spalla, affiancandolo quando era corazzato con una “barda”
cessori, ma si abbigliavano in armature e vestivano con far-
si stringeva nel corpo a corpo, completa in piastre d’acciaio.
modo ben più stravagante. setti e brache dai motivi stra-
Esasperando la moda rinasci- vaganti e colorati. Utilizzavano combattendo con una corta
mentale delle fenditure sulla lance non troppo lunghe come daga spesso senza armatura 21 SC
CUDIIER
RO
superficie dell’abito, trasforma- la “partigiana a lingua di bue” e ma con un elmo. Gli abiti erano FINE DEL XV SECOLO
sempre variopinti. Il terzo elemento della lan-
rono i tessuti in tante strisce un “targone” (scudo).
cia italiana a volte era detto
accostate attraverso le quali si
vedevano le fodere sottostanti, 20 COONDOOT TIER
RO “garzone” o semplicemente
alternandone i colori. ITTALIAN
NO ragazzo, a seconda dell’estra-
FINE DEL XV SECOLO zione sociale. Si occupava dei
cavalli del signore e in campo
17 STTRA
ADIO
OTA L’uomo d’arme indossava
un’armatura pesante italiana operava come cavalleggero,
FINE DEL XV SECOLO
da portarsi a cavallo. Conside- più raramente come tiratore a
Cavalleggero di origine balcani-
rate le migliori d’Europa, erano cavallo.
ca, soprattutto albanese. Questi
furono portati in Italia come
mercenari tra le file dell’esercito
veneziano a partire dalla fine
degli anni ’80 del ’400. I loro co-
stumi erano vari, legati all’etnia
di provenienza, ma sempre di
taglio orientale, con caffettani,
cappelli di pelo, sciabole per il
corpo a corpo e archi composti
come arma da disturbo.

20

19 21
LA PISTOLA
A cura di Stefano Rossi
PARTE 1

rma individuale per eccellenza Inizialmente pesante, ingombrante, veloce l’uso dell’arma. Nell’800, quando
nell’impiego a distanza ravvici- poco precisa, con avancarica a colpo ancora coesistevano pistole a retrocari-
nata, la pistola fece la sua com- singolo, o a due colpi con canne accop- ca e ad avancarica, la pistola a rotazione
parsa negli ultimi decenni del ’400. Ma fu piate, l’arma seguì l’evoluzione della tec- (revolver) finì in dotazione standard agli
il XVI secolo a vederne il suo utilizzo mi- nologia, attraversando vari stadi. L’ac- ufficiali dei vari eserciti, grazie anche al
litare come arma da fuoco per la caval- censione passò da quella a miccia, poi a successo come arma militare durante la
leria. Celebre, a questo proposito, era il quella a ruota , per arrivare alla pietra fo- Guerra di secessione americana.
suo uso nella tattica detta della “caracol- caia e all’accensione a percussione. Ulteriormente e definitivamente perfe-
la”, con cui i cavalieri mercenari tedeschi L      . Le zionati con cartuccia metallica e percus-
attaccavano a ondate in linea sparando a prime introduzioni del tamburo rotante sione centrale e meccanismo di “double
zero. A questi Enrico II di Francia diede alla fine del XVII secolo permisero il ti- action” i revolver hanno continuato ad
nome di “pistoleri”(da una moneta che si ro con più colpi, ma furono l’avvento del- avere un impiego militare fino a oltre la
chiamava “pistola”). la cartuccia e della retrocarica a rendere metà del ’900. Ormai all’apice dell’evo-
Avancarica Le armi nelle quali il proiettile viene inserito dalla Pistola a ruota Al posto della miccia aveva l’acciarino, cioè un
luzione, sono oggi soppiantati dalle più
cima della canna (volata). Mentre nelle armi a retrocarica il pro- tamburello d’acciaio (ruota) che girava su se stesso, fregando versatili pistole automatiche, rimanen-
iettile e la carica di lancio vengono inseriti dalla culatta, ovvero la pirite o la pietra focaia. Lo strofinìo dava luogo a scintille che do però in dotazione a moltissime forze
dalla parte posteriore della canna. accendevano la polvere.
dell’ordine.

Double action Meccanismo che permette al cane di far girare


A RUOTA il tamburo per eseguire un tiro rapido. Nel caso della “doppia
azione”, il cane viene armato e liberato con un unico movi-
Germania: pistola militare
mento di pressione sul grilletto. Al contrario, “singola azione”
della fine del XVI secolo significa che per armare la pistola bisogna tirare manualmente
(1580 circa), in calibro 15 il cane con il pollice prima di ogni colpo.
mm con meccanismo di
accensionea ruota.

LA COLT
Colt Army mod.
1860, calibro 44
(inch). Ne furono
usate migliaia IL REVOLVER
dalla cavalleria Usa Revolver Enfield
A PIETRA FOCAIA durante e dopo n°2 Mk I a sei colpi
Tipo di pistola prussiana da la Guerra civile in cal. 38 SW. Fu in
cavalleria mod. 1731, con (1860-1865). dotazione alle Forze
acciarino a pietra focaia armate britanniche
(flintlock). La canna era durante la II Guerra
.TUROTTTI 4

lunga 49 cm. mondiale, e oltre.


DD.TUROTTI

78 S
WARS LIVING HISTORY
200 ANNI DA LIPSIA
A cura di Camillo Balossini

FUOCO!
A sinistra, i granatieri
e la fanteria
austriaca. A lato, i
fanti francesi della
59ème Demi-brigade
d’Infanterie de ligne.
Sotto, l’artiglieria
francese proposta da
un altro gruppo di
rievocazione dell’era
napoleonica.

C. BALOSSINI (5)
io Onnipotente ci ha dall’altra il principe di Schwarzenberg
concesso una clamoro- (al comando dell’armata austro-russa),
sa vittoria, dopo una il maresciallo Blücher (che guidava l’ar-
battaglia di 4 giorni mata russo-prussiana), il generale Ben-
sotto le mura di Lipsia, su questo famoso nigsen (armata russa di riserva) e il ge-
Napoleone”. Così scriveva, in una lette- nerale Bernadotte, re di Svezia (ed ex ge-
ra indirizzata al principe Golitzyn, lo zar nerale napoleonico).
Alessandro riferendosi alla Battaglia di B   . A 200 anni esatti,
Lipsia (16-19 ottobre 1813) passata alla Lipsia (città della Sassonia) si prepara
storia come “la Battaglia delle Nazioni”. ad accogliere migliaia di rievocatori (tra
Di tutte le guerre napoleoniche, fu lo cui un consistente numero di italiani)
scontro più grande per forze in campo e per ricostruire la Battaglia delle Nazioni.
IL SOSIA
perdite (si stima 80-110mila tra feriti e La settimana dal 17 al 21 ottobre 2013, In basso a sinistra,
morti da entrambe le parti); per la prima negli stessi luoghi dove ebbe luogo la una carica di ussari
volta furono schierati contemporanea- cruenta völkerschlacht (battaglia), sarà russi. A lato,
mente gli eserciti delle potenze europee possibile rivivere la Storia attraverso la notevole la
somiglianza
anti-francesi (Austria, Prussia, Russia e meticolosa ricostruzione di accampa-
con Napoleone
Svezia), una massa di circa 270mila uo- menti, uniformi, manovre militari e fasi del reenactor
mini (contro 130mila francesi). salienti del conflitto. americano, l’attore
Lipsia fu l’epilogo della disastrosa cam- Mark Schneider.
pagna napoleonica in Russia e nell’Euro-
pa Orientale e segnò la fine dell’impero. • •
WEB
La battaglia fu combattuta con accani- L’evento: Leipzig 1813-1913-2013
mento, ma a determinarne l’esito fu so- La battaglia: domenica 20 ottobre
prattutto la netta superiorità numerica Info: www.voelkerschlacht-jubilaeum.de
• •
dei coalizzati: da una parte Napoleone,
WARS APPUNTAMENTI
TROVIAMOCI A
A cura di Lidia Di Simone

DUE PASSI
NELLA STORIA
Da sinistra, alcune
immagini dalle
passate edizioni
di Militalia, con
lÕesposizione di
fregi, mezzi militari,
elmetti e divise.
In basso, i loghi
delle singole mostre
in programma.

e mostre per gli appassio-


nati e i collezionisti di mi-
litaria si sono moltiplica-
te, ma con una media di
200 espositori e 10mila visitatori
Militalia resta uno degli appunta-
menti più importanti, vetrina pri-
vilegiata per scambiare o acquista-
re elmetti, uniformi, soldatini, li-
bri, fregi, modellini e wargame.
Quest’anno, poi, fra le novità ppiù im-
portanti ci sono la
mostra Militalia
army vehicles, è
dedicata al mercatoo
dei mezzi militari daa
collezione, e la Bor- r-
sa del turismo sto--
rico militare, rivol- l-
ta a chi vuole esplo--
rare i teatri bellici; i;
l’occasione giusta , ad
esempio, per program- am-
mare un viaggio sui luo-
ghi della Grande guer- uer-
ra, di cui ci si appresta
sta a
celebrare il centenario.
ario.

• •
INFO
O
www.parcoesposizioninovegro.it/militalia
e-mail: militalia@parcoesposizioninovegro.it
Telefono: 02 70200022
• •

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ALIA, 2-3 NO
OVEMBRE, PARCO ESSPOSIZ
ZIONI DII NOVEGRO (MILA
ANO)

80 S
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Via Morigi, 15 - 20123 Milano - tel/fax: 02 89010725
e-mail: libmil@libreriamilitare.com Alamut Ace patrol
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Acclamato romanzo di
La Guerra civile americana un autore sloveno dei
di Raimondo Luraghi primi del Õ900, considerato
Uscito a sei mesi dalla profetico sullÕintegralismo
scomparsa dellÕautore, islamico, sul terrorismo e
autore della monumen- sul plagio delle coscienze.
tale Storia della Guerra Prende le mosse dalla
civile americana, questo caduta della fortezza di
volume che ha per sot- Alamut, dove la setta degli
totitolo Le ragioni e i pro- Assassini • addestrata mili-
tagonisti fornisce alcune tarmente e indottrinata fino agli atti estremi.
nuove chiavi suggerite Pagine 475, Castelvecchi, € 22 Sid Meier • una leggenda grazie a titoli come Pira-
dallÕevoluzione storio- tes e Civilization. Rieccolo con Ace patrol, progetta-
grafica. LÕultima parola di un grande storico. to per essere giocato su iPad, ma pensato come un
Pagine 254, Rizzoli Editore, € 11 DVD gioco da tavolo. Si tratta di un simulazione di com-
A cura di Lidia Di Simone battimenti aerei nella Grande guerra con mosse
asincrone e turni di gioco, nulla a che vedere con
La Marina tedesca Zero dark thirthy i classici simulatori di volo. A ogni turno si devono
di Giuliano Da FrŽ dare ordini di movimento ai propri aerei e ogni
Kathryn Bigelow firma
pilota della squadriglia acquisisce, nel corso della
Documentato e avvin- questa emozionante tra-
carriera, nuove abilitˆ per eseguire manovre sem-
cente, analizza la pro- sposizione cinematografica
pre pi• spettacolari e difficili. Il gioco • suddiviso in
gettazione e lÕimpiego dellÕOperazione Neptune
tanti scenari e nel corso della partita la squadriglia
tattico e strategico Spear, che nel 2011 ha por-
verrˆ equipaggiata con diversi modelli di aerei.
della Kriegsmarine nella tato allÕuccisione di Osama
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partecipando con lÕunitˆ compiute. Qui veniamo campagne della Seconda guerra mondiale: la
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battimenti, imboscate, DÕAnnunzio, tra gli umori lÕarrivo a Berlino. Si gioca sui classici esagoni e con
inseguimenti in gran dei legionari ribelli. Il tratto la struttura a turni, un terreno per i wargamer pi•
parte dellÕAlgeria allora iconico, caratterizzato da bianchi e neri in continuo incalliti. Ma fate attenzione: dopo i primi scenari
francese. Accanto agli episodi bellici, uno spac- combattimento, ci ricorda Depero, il futurismo introduttivi, battere lÕAsse sarˆ sempre pi• difficile!
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DEGLI ALPINI

1916 o 1917, colonna di alpini


italiani sale verso le postazioni in
quota su un ghiacciaio del fronte
alpino, portando a spalla anche i
materiali per i baraccamenti.

Amm n stratore ,ele.ato e D rettore .enerale


Fabienne Schwalbe
Publ sher Elena Bottaro
Gruner+Jahr/Mondadori S.p.A. - Via Battistotti Sassi, 11/a - 20133 Milano D rettore ,el personale, Affar le.al e soc etar
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