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Roma
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145° ,7$/,$12',
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SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE
n°158
dicembre
24 ottobre 79 d.C.
Il Vesuvio seppellisce uomini e cose,
consegnandoci intatto lo spaccato
di una città romana e di quei tragici momenti
40 - USA 1 T cino CH
Canton Ti
MENSILE – Austria, Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo, Spagna € 8 - MC, Côte d’Azur € 8,10 - Germania € 12,00 - Svizzera CHF 10,80 - Svizzera C
158
Dicembre 2019 focusstoria.it In copertina: l’eruzione
del 79 d.C. ricostruita.
ATTTUALITÀ
Emanuela Cruciano
caporedattore
tra le antiche mura
La pianta degli scavi del Parco
senza risposta
Di Pompei non sappiamo 92 Popolo senza
Archeologico di Pompei. ancora tutto... terra
All’origine della
RUBRICHE 44 60 “questione curda”.
Quando il Vesuvio Le 3 perle cancellate
4 FLASHBACK impazzì
Abbiamo ricostruito le ultime ore
dal Vesuvio
Anche Ercolano, Stabia e
96 DeARTEChirico
6 LA PAGINA DEI LETTORI di sei abitanti della città. Oplontis furono distrutte.
Una retrospettiva su
uno dei protagonisti
8 NOVITÀ & SCOPERTE del Novecento.
11 TECNOVINTAGE
50 72
12 MICROSTORIA
Risorta dalle
sue ceneri
Anche i muri parlano
Fatti di cronaca, sesso e politica,
102 LaANNIVERSARI
strage
Gli scavi iniziarono nel 1748, ma visti attraverso affreschi e graffiti. impunita
14 UNA GIORNATA DA... non tutto filò sempre liscio... Cinquant’anni fa
l’attentato di Piazza
16 CHI L’HA INVENTATO?
56 Fontana, a Milano.
3
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FLASHBACK
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SZ PHOTO/AGF
1936
GERMANIA
Economia di guerra
A Stoccarda, tra il 1935 e il 1945, in pieno
regime autarchico, ogni espediente per
essere autonomi era il benvenuto.
Il razionamento dei carburanti imposto
dall’economia prebellica e poi dalla guerra
costrinse gli automobilisti a ricorrere a
un ingombrante gasogeno per
alimentare auto e camion al posto
del carburante, più costoso
e difficilmente
reperibile.
5
S
LA PAGINA DEI LETTORI
Inviateci opinioni, idee, proposte, critiche. Pubblicheremo le più interessanti oltre a una selezione dei commenti alla nostra pagina Facebook
(www.facebook.com/FocusStoria). Scrivete a Focus Storia, via Mondadori 1, 20090 Segrate o all’e-mail redazione@focusstoria.it
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6
S
Ma quale Mombello?
Tra maggio e giugno 1797, Genova ABBONATI A FOCUS STORIA DIGITALE
vide la fine della Repubblica
oligarchica e aristocratica e la nascita della Vai su www.abbonamenti.it/Storiadigitale e scopri
tutte le offerte: puoi abbonarti alla versione
Repubblica Ligure democratica. Questo
digitale a partire da 7,99 euro per tre numeri e
grazie a Napoleone Bonaparte, il quale nel
leggere la rivista direttamente sul tuo tablet o
maggio 1797, terminata vittoriosamente la smartphone.
guerra con l’armistizio di Leoben, nell’attesa
di stipulare personalmente il trattato di pace Scarica gratis l’applicazione da AppStore o
decise di trasferire la propria residenza da Google Play e porta Focus Storia sempre con te! Potrai sfogliare le copie incluse
Milano alla verde campagna milanese delle nel tuo abbonamento effettuando il login con le tue credenziali oppure
Groane, nella splendida Villa Crivelli Pusterla acquistare un abbonamento o le copie singole direttamente dall’app, dove trovi
di Mombello di Limbiate (Monza Brianza). anche gli speciali di Focus Storia: Collection, Wars, D&R e Viaggi nel Tempo.
Ed è proprio a Villa Crivelli Pusterla che, tra il
5 e il 6 giugno 1797, Napoleone Bonaparte,
con l’aiuto del ministro plenipotenziario a
Genova Guglielmo Carlo Faipoult e alla
presenza di una delegazione di nobili
genovesi, composta dall’ex doge LA VOCE DELLA STORIA
Michelangelo Cambiaso, dal giurista Luigi
Carbonara e da Girolamo Serra, stese il testo
di un trattato che prese il nome di
I NOSTRI PODCAST
“Convenzione di Mombello”, con cui sanciva
la fine della Repubblica aristocratica di
Genova e la nascita della Repubblica
L a Cina ha appena
compiuto
settant’anni: il 1°
In occasione di questo
anniversario, lo scorso
primo ottobre, si è
celebrazioni con un
discorso sulla crescita
economica: «Nessuno
democratica ligure, approvata il 9 giugno ottobre 1949 il svolta a Pechino la più può mettere in
1797. rivoluzionario Mao grande parata militare discussione lo status di
A supporto di quanto detto sopra, la Zedong annunciava mai organizzata in questa grande nazione.
“Convenzione di Mombello” viene la nascita della Cina: 15mila soldati Non c’è una forza che
Repubblica Popolare e più di 500 mezzi possa fermare il popolo
dettagliatamente descritta dal nobile
Cinese, mettendo fine militari e armamenti cinese», ha affermato.
genovese Girolamo Serra, presente in quei a una lunga guerra hanno sfilato in piazza In redazione. Oltre
giorni a Villa Crivelli Pusterla di Mombello di civile combattuta Tienanmen e 160 ad approfondimenti
Limbiate nel volume Memorie per la storia negli anni precedenti aerei hanno sorvolato sull’attualità, ogni
di Genova. Dagli ultimi anni del secolo XVIII, tra comunisti e la manifestazione. Il mese la redazione
alla fine dell’anno 1814, pubblicate a cura nazionalisti. Si tratta presidente Xi Jinping propone i “dietro le
di una delle date ha dato inizio alle quinte” del giornale in
di Pietro Nurra e scritte proprio dal Serra in più importanti del edicola raccontando
tarda età. XX e addirittura del aneddoti e curiosità
Inoltre, nella mia continua ricerca di XXI secolo. La “Voce che non hanno trovato
notizie storiche sulla località di Mombello della Storia” analizza spazio nella rivista.
di Limbiate, ho visitato anche il sito i primi 70 anni della I podcast di Focus Storia
Cina e tutte le sue si possono ascoltare
del comune di Mombello Monferrato trasformazioni con dal sito www.focus.
(Alessandria). Alla voce “Cenni Storici”, Romeo Orlandi, it/storia/podcast ma
ho trovato la seguente informazione: “Il direttore di anche su Spotify
dominio dei luoghi passò alla dinastia Osservatorio Asia. (bit.ly/VoceDellaStoria).
dei Savoia, fino alla discesa di Napoleone,
che proprio nel palazzo oggi denominato
Palazzo Tornielli, firmò la Pace con Genova”,
affermazione verosimilmente riferita alla indicato: “Fu questa la dimora nobiliare in dubbio che ci troviamo di fronte a un
“Convenzione di Mombello”, senza citare cui, nel 1797, Napoleone firmò il trattato vero e proprio “svarione storico”. Quando
nessuna fonte. Sempre sullo stesso sito di pace che pose fine alla guerra tra la si parla di “Convenzione di Mombello”,
viene riportato: “In una sala del Palazzo Repubblica di Genova e quella francese”. infatti, ci si riferisce al piccolo comune di
Tornielli, nel 1797, Napoleone firmò la pace Le due affermazioni sono in assoluto Mombello di Limbiate in Lombardia e non
con la Repubblica di Genova” e, inoltre contrasto tra di loro, ma data la fonte verosimilmente al Mombello Monferrato
alla voce “Luoghi d’arte nel paesaggio”, autorevole di Girolamo Serra, secondo che si trova in Piemonte.
in riferimento a Palazzo Tornielli, viene la mia opinione, non vi può essere alcun Carlo Piu, Mombello di Limbiate (Mb)
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S
NOVITÀESCOPERTE
A cura di Anita Rubini
FABRIZIO ANTONIOLI
GUERRA FREDDA
PRONTO?
“SIGNOR MINISTRO
SIAMO ATTACATI”
Negli Anni ’60, ecco come gli inglesi
risolsero il problema di contattare il
Sopra, resti trovati sull’isola di Marettimo premier Macmillan in caso di attacco...
(Sicilia): risalgono a 8.600 anni fa. Già
allora si navigava nel Mediterraneo.
PREISTORIA
C
ome era organizzata la reazione
inglese che ha scovato la scatola e poi
britannica in caso di minaccia
postato su Facebook le foto di alcune
nucleare durante la Guerra
buste (in basso), con le date e i nomi degli
fredda? Dagli Archivi Nazionali è
autori: Norma Hall e Bob Beasley. Il social
emerso un documento dell’inizio
network ha fatto il resto grazie a 11mila
degli Anni ’60 che permette di
condivisioni e 1.500 reazioni.
ricostruire la procedura prevista.
Trovati! I nomi corrispondevano a quelli
Giusto quando la minaccia atomica
di una coppia di Lincoln (Inghilterra)
sovietica si faceva più intensa e stava
sposatasi nel 1951 (in alto). Kim ha deciso
per scoppiare la Crisi dei missili di
di contattarli per restituire le lettere.
Cuba (ottobre 1962), Primo ministro
A risponderle è stata Norma: 88 anni,
britannico era Harold Macmillan, che
vedova da poco, si era stupita che quelle
era molto spesso in giro per la città
missive fossero ancora nella scatola e
di Londra in automobile (una Rolls
nelle buste originali. Ha raccontato che
Royce, per la precisione). Visto che
ai tempi Bob svolgeva il servizio militare
non c’erano ancora i telefoni cellulari,
nel Vicino Oriente e che al suo ritorno,
il capo dello staff della difesa Lord
nel 1951, i due erano convolati a nozze.
Mountbatten aveva il serio problema
Dopo il matrimonio il plico era rimasto
di riuscire a raggiungere in tempo
nella casa dei genitori di Norma nel Kent
reale (i missili russi potevano arrivare
e dimenticato lì dopo un trasloco. Chissà
in Gran Bretagna in quattro minuti) il
come erano finite nel Somerset, a quasi
capo del governo in caso di attacco
200 km di distanza. Nel 1999 le aveva
nucleare o altre emergenze.
trovate un uomo, vicino di casa della
Uomo avvisato. Sull’auto fu
madre di Kim Rowe, che aveva pensato
stabilito un collegamento radio di
di buttarle, ma la donna le aveva prese in
quelli che l’Automobile Association
custodia per restituirle. È morta nel 2016
usava per contattare i suoi meccanici.
senza esserci riuscita. La figlia ha chiuso il
In questo modo si avvisava l’autista
cerchio. Giuliana Lomazzi
che doveva raggiungere al più
presto una cabina telefonica. Così
Macmillan avrebbe telefonato subito
a Whitehall. Unica accortezza: avere
sempre con sé 4 penny in monetine
per chiamare. •
KIM ROWE
Aldo Bacci
SETTECENTO
A.A.A.
strega
cercasi
A inizio ’700,
nel paesino di
Torryburn (Scozia),
un’anziana donna,
Lilias Adie (a destra, in
I conti tornano una ricostruzione), fu accusata di
Sopra, il mosaico stregoneria dai suoi vicini. Torturata,
della Chiesa della confessò l’inconfessabile: si era unita
Moltiplicazione dove carnalmente con il diavolo e aveva
i pani sono 4. Quello praticato la magia nera.
ritrovato a Hippos Condannata al rogo, Lilias morì in
(Israele, a sinistra) prigione nel 1704, forse suicida.
risale al V secolo d.C. e La donna fu sepolta nei pressi del
ha il “giusto” numero di
suo villaggio, ma circa un secolo
EPOCA BIZANTINA pagnotte (5).
dopo i suoi resti furono riesumati e
IL MIRACOLO DEI
scomparvero. Di recente le autorità
scozzesi hanno lanciato un appello
per ritrovarli e darvi degna sepoltura,
C
interesse e nel 1852 la sua tomba era
“ ’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cosa sono per tanta
gente?”, chiedono gli apostoli a Gesù secondo i racconti dei Vangeli (Giov, 6:9). La
stata saccheggiata e le ossa vendute
in giro per il mondo a collezionisti
risposta fu uno dei miracoli più celebri, quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci, di curiosità macabre. Rimase solo
con cui furono sfamate migliaia di persone, con persino dodici ceste di avanzi. Proprio pani e il teschio, che fu prima esposto nel
pesci sono i protagonisti del mosaico del V secolo d.C. scoperto dai ricercatori dell’Università di museo dell’Università di St. Andrews
Haifa nell’area archeologica di Hippos, nel Nord di Israele, vicino al Mare di Galilea (noto anche poi, nel 1938, a una mostra sulle
come Lago di Tiberiade). colonie dell’Impero britannico a
Prova definitiva? L’opera d’arte – in cui compaiono anche le dodici ceste del racconto Glasgow; nel corso del Novecento
– risale a 1.500 anni fa e si trovava in una antica chiesa che in seguito è andata a fuoco. Una anche questo scomparve, senza
delle particolarità è proprio l’esatta corrispondenza numerica degli elementi con il racconto lasciare traccia. Ritrovare il corpo
evangelico, cosa che fa sospettare agli studiosi di essere proprio di fronte al luogo dove il della “strega” non sarà un’impresa
miracolo sarebbe avvenuto. Finora infatti lo si era collocato a nord del Mare di Galilea, dove sorge facile e forse Lilias non potrà mai
la Chiesa della Moltiplicazione, ma il mosaico che si trova lì raffigura solo quattro pani. • riposare in pace. Simone Zimbardi
Aldo Bacci
OTTOCENTO
CORTESY OF FOREST AND LAND SCOTLAND
10
S
TECNOVINTAGE [1974]
A cura di Eugenio Spagnuolo
ELETTRONICA
COME AVERE
AL POLSO...
UN COMPUTER
L’orologio della Casio negli Anni
’70 diventò uno status symbol.
“
U
n computer da polso”: con questo slogan nel
1974 arrivò nei negozi il Casiotron 03-502, uno
dei primi orologi digitali pensati per il mercato
di massa. Oggi, che con gli smartwatch si telefona e si
accendono le luci di casa, l’idea che si possa chiamare
computer un orologio solamente perché ha i numeri al
posto delle lancette fa sorridere. Ma negli Anni ’70 bastava
questo per essere hi-tech.
Il Casiotron 03-502, prodotto dall’azienda giapponese
Casio, per la verità, aveva anche due pulsanti che ne
amplificavano le funzioni: uno per la data, l’altro per la
luce. Sul quadrante Lcd apparivano l’ora e i minuti, ma
non i secondi, visualizzati come trattini, ciascuno dei quali
rappresentava 10 secondi. Il modulo dell’orologio era
prodotto dalla Nec (Nippon Electric Corporation), cassa
e bracciale erano invece made in Casio. Tre le versioni
previste: da uomo, da donna e laccato in oro.
Conviene comprarlo? Quando uscì sul mercato il
Casiotron era un bene di lusso: il costo superava i mille
euro di oggi. Questo non gli impedì di avere successo, Il Casiotron 03-502
soprattutto negli Usa. E oggi? Se ne parla soprattutto nei (1974): fu il primo
forum di appassionati di orologi, che gli riconoscono un orologio digitale
valore affettivo. E il prezzo difficilmente supera i 100 euro. prodotto dalla
Ma se ancora funzionante, si può indossarlo per concedersi giapponese Casio.
un tocco vintage. • Il quadrante era
a cristalli liquidi.
ALAMY/IPA
ALAMY/IPA
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MICROSTORIA
A cura di Marta Erba, Paola Panigas e Daniele Venturoli
LA VIGNETTA
L’UNITÀ VISTA
IL MITO
Diogene e
Alessandro
L’ incontro tra i due è forse
l’aneddoto più noto
dell’antichità greca. Secondo il DAGLI INGLESI
V
racconto di Plutarco (la cui storicità uoi perché l’Italia era la patria del Grand Tour, vuoi per mero calcolo politico (i businessman
è dubbia), Alessandro Magno, della City non vedevano l’ora d’investire sul Belpaese) la Gran Bretagna si era schierata
conoscendo solo di fama il filosofo da sempre a favore della causa dell’unificazione italiana. Ma negli anni Cinquanta
Diogene di Sinope, decise di dell’Ottocento furono soprattutto le gesta del patriota Giuseppe Garibaldi (1807-1882) a far
andare di persona a fargli visita. battere il cuore degli inglesi. Quando il generale approdò a Londra, nel 1864, una folla di oltre
Diogene, disteso al sole, non mezzo milione di persone lo accolse festante. Del resto erano stati in molti, nel 1860, ad aver
dedicò la minima attenzione al re lasciato Inghilterra e Scozia per ingrossare le file dei volontari della Legione britannica schierata al
di Macedonia. Allora Alessandro gli fianco delle camicie rosse nella Spedizione dei Mille contro l’esercito borbonico.
si avvicinò ed espresse l’intenzione Un eroe romantico. In questa cartina pubblicata a Londra nel 1869 sull’enciclopedico
di esaudire un suo desiderio. volume Geographical Fun
Notando che il monarca gli faceva or Humorous Outlines of
ombra, Diogene rispose: “Stai Various Countries, dagli
fuori dal mio sole”. Alessandro editori Hodder e Staughton,
fu così colpito da questa frase, a “calzare lo stivale” è proprio
che commentò: “Se non fossi l’eroe dei due mondi.
Alessandro vorrei essere Diogene”. La caricatura, bastone e
Molto citato. Il racconto, che cappello frigio alla mano
proverebbe il disprezzo di Diogene (dove si legge appunto la
per l’onore e la ricchezza, è stato parola “Liberty”), lo tratteggia
oggetto di molte opere artistiche come strenuo difensore
(sotto, la scena rappresentata della libertà. Mentre davanti
in un quadro del 1782). a Garibaldi, un rassegnato
Pio IX (1792-1878), l’ultimo
papa-re (raffigurato al posto
della Sardegna) brandisce
un crocifisso e si limita a una
resistenza simbolica.
La Francia di Napoleone III
(1808-1873) che riconobbe
tardivamente il nuovo Regno
(solo il 12 luglio 1861, dopo
la Gran Bretagna,
MONDADORI PORTFOLIO/AKG
PAROLE DIMENTICATE
618
IL NUMERO
S C E R P E L L O N E Le mitragliatrici in
dotazione all’esercito
Probabilmente derivato da (s)cerpellino italiano all’inizio della
un grosso errore.
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10 TO P T E N
PE-JO WIKIPEDIA
CHI L’HA DETTO?
L’OGGETTO MISTERIOSO
VOCABOLARIO
A che cosa serviva questo PAGLIACCIO
imbuto metallico, dotato Dal latino paleas (“paglia”). Secondo
di un lungo tubo (18 alcuni, il termine deriva dal francese
paillard che significa colui che dorme
cm) e di una manovella? sulla paglia, usato per indicare un uomo
di infima condizione. Altri ritengono
MONDADORI PORTFOLIO/AKG
È stato Angelo Bordoni di Brescia a indovinare provenga dall’abito di tela grezza usato
l’oggetto misterioso del numero scorso. Si
trattava di un tagliacoda da veterinario usato per acccorciare la
dalle prime maschere del teatro italiano
coda di animali, come cavalli e cani, a fini per lo più estetici. che ricordava la fodera di un pagliericcio.
A destra, il manifesto dell’opera Pagliacci
Aspettiamo le vostre risposte, indicando anche la località, a: Focus Storia, via di Ruggero Leoncavallo.
Arnoldo Mondadori, 1 – 20090 Segrate (Mi) oppure a redazione@focusstoria.it
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UNA GIORNATA DA...
A cura di Maria Leonarda Leone. Illustrazione di Claudio Prati
S
ono il capitano Steve Royal, signor armati fino ai denti, abbiamo tenuto in scacco del comandante. “Dove sono le chiavi?”, ho
giudice: sono un bucaniere da quasi l’equipaggio, barricato nella parte più alta del intimato ai prigionieri. Nessuna risposta. Allora,
30 anni, ma mi dichiaro innocente. ponte con moschetti e bombe improvvisate. lo ammetto, mi sono fatto prendere la mano:
Penserete che sono un ladro, un bugiardo, un Nel pomeriggio, la maggior parte degli ho strappato il cuore dal petto di uno di loro
temerario, uno di quei crudeli predoni dei mari spagnoli giaceva in fondo al mare. Riuniti sul e l’ho ficcato in bocca al suo vicino. Quello ha
che assalta vascelli e uccide innocenti soltanto ponte i pochi superstiti, abbiamo depredato cominciato a urlare, finendo per soffocarsi da
per denaro. Uno che beve tutto il giorno e si il galeone: tutte le merci, la preziosa cassetta solo, poco prima che il resto della loro flotta
ubriaca cantando, uno che nasconde forzieri di dei medicinali e un grosso forziere nella cabina venisse a farcela pagare. Ma io, vedete, mi
monete d’oro su isole deserte, uno che offre al
diavolo una ciocca di capelli in cambio di venti
favorevoli. Le conosco le storie che raccontate,
molte le ho messe in giro io... E sì, parecchie
sono vere. Ma non mi considero colpevole per
aver abbordato quel galeone spagnolo.
Quella mattina il mare era calmo: sottocoperta
la ciurma dondolava nelle amache, annoiata.
Da giorni non incontravamo terra o navi.
All’inizio avevo dato ordine ai miei uomini
di pescare: la carne di tartaruga era finita e
non sopportavamo più le gallette rinsecchite
infestate di insetti, anche se innaffiate col vino.
Almeno tre marinai avevano cominciato a
perdere i denti, a causa dello scorbuto: troppo
tempo in mare. Avevamo bisogno di frutta
e verdura fresca. Il malumore cominciava a
serpeggiare: non bastava più costringerli a
rammendare vele e a riparare funi.
Ripensavo, osservando il mare accanto al mio
timoniere, ai litigi del giorno prima: tre marinai
erano stati pizzicati a giocare d’azzardo. Le
leggi di bordo sono chiare: dieci frustate a testa
ed è passata a tutti la voglia di far baccano. Il
comandante deve farsi rispettare: la nostra è
una nave democratica, il bottino, come il cibo e
il vino, viene diviso. Ma in cambio i miei uomini
devono attenersi alle leggi del Codice Pirata che
hanno firmato quando si sono imbarcati.
In azione. Quella mattina, dunque, ero sceso
sottocoperta: un topo, fermo davanti alla
porta della cambusa, annusava l’aria. Dannata
bestiaccia! Ecco chi mangiucchiava le scorte
e le vele. Stavo per gettarmi su di lui quando...
“Capitano! Un galeone spagnolo! Che facciamo,
issiamo la bandiera fasulla?”. Va detto: il mozzo
John non è mai stato un tipo sveglio. “E cos’altro
vorresti fare, offrire del rum all’ammiraglio?”.
Questo è un trucchetto che usiamo spesso: se
la nave vede sventolare una bandiera amica,
ci lascia accostare senza timore. E quando è
abbastanza vicina, andiamo all’arrembaggio.
Così, quando quelli si sono accorti dell’inganno,
noi eravamo già a bordo, con asce, pugnali e
sciabole in pugno.
Se si fossero arresi non avremmo sparso
tutto quel sangue... forse! Ci siamo divertiti:
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S
PIRATERIA TRA LEGGENDE E VERITÀ
■ La pirateria esiste fin tecnologie di navigazione e a un la guerra corsara nel ’600, nel Mar William Kidd (1645-1701) nascose
dall’antichità, ma conobbe il trattato fra nazioni che bandiva le delle Antille, per lo più contro gli davvero svariate tonnellate d’oro
suo apice a partire dal ’500. Le lettere di corsa. spagnoli. a Gardiners Island (New York).
bandiere nere cominciarono a Fu lui stesso a rivelare il punto
diminuire solo intorno alla metà ■ Esistono diversi tipi di pirati. Tra ■ Benché quelle sui tesori sepolti esatto alle autorità, durante il suo
del XIX secolo, grazie alle nuove questi, i bucanieri, che praticavano siano spesso leggende, il pirata processo. Poi fu impiccato.
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CHI L’HA INVENTATO?
A cura di Matteo Liberti. Illustrazioni di Giampietro Costa
LA LAVATRICE
Dal cestello di cordame che veniva fatto
ruotare a mano sotto un getto d’acqua,
passando per il modello a manovella
fino a quello che scuoteva i panni:
ecco le tappe che ci hanno portato alla
lavapanni, strumento per eccellenza
dell’emancipazione femminile.
n recipiente girevole che, riempito di panni e inondato di acqua
e sapone, ruota all’interno di una struttura più grande, liberando i A partire dal Medioevo nei centri abitati si diffusero i grandi lavatoi
tessuti dallo sporco: in questo consiste la lavatrice, rivoluzionario pubblici che rimasero in uso fino all’Ottocento.
elettrodomestico che, più di ogni altro, ha contribuito ad aumentare il nostro
tempo libero, prima di tutto quello delle donne.
Nello specifico, i primi sistemi meccanici per lavare i panni videro la luce tra
Seicento e Settecento, ma è impossibile stabilire la“paternità”della lavatrice,
la cui genesi si deve a più inventori.
Si sa, per esempio, che uno dei
primi modelli fu messo a punto nel
1767 dal teologo tedesco Jacob
Christian Schäffern. Si trattava di un
catino di legno al cui interno c’era
una ruota dentata che, azionata
da una manovella, fungeva da
centrifuga. Per vedere in funzione
le prime lavatrici elettriche si
dovrà attendere il Novecento con
William l’ingegnere statunitense Alva John
Blackstone Fisher, i cui apparecchi entrarono in
commercio dal 1907. Ma ne dovrà Nel 1767 il teologo tedesco Jacob Christian Schäffern ideò
I l mercante americano
William Blackstone inventò
il suo prototipo di lavatrice
passare di acqua nei cestelli perché
questi elettrodomestici diventino
come li conosciamo oggi.
questo prototipo di catino di legno con centrifuga a manovella.
16
lavanderie artigianali i cui addetti erano chiamati fullones, spopolò inoltre
l’uso dell’urina, contenente ammoniaca e utile quindi come sbiancante.
La pipì veniva raccolta in recipienti dove erano immersi i tessuti per essere
calpestati e poi “ripassati” nella cenere. I tradizionali metodi di lavaggio in
tini e tinozze rimasero in uso per tutto il Medioevo, epoca in cui si diffusero
i grandi lavatoi pubblici e fu migliorata la qualità dei saponi, grazie a
innovazioni introdotte dagli arabi come l’uso della soda caustica.
Lavaggio meccanizzato. In epoca moderna, i primi strumenti per
fare il bucato vennero progettati cercando di riprodurre lo sfregamento
manuale dei panni. Nel 1677 l’inglese John Hoskins mise a punto un
sistema basato sull’uso di un cesto di corda da riempire con i vestiti sporchi
e poi far ruotare sotto a un getto d’acqua.
Nel 1767, giunse l’innovativo catino di legno con centrifuga a manovella di
Schäffern, mentre nel 1782 il britannico Henry Sidgier brevettò un modello
“a tamburo rotante”, dotato tra l’altro di due rulli esterni alla macchina utili a
strizzare i tessuti per asciugarli.
Nuovi contributi furono portati dall’americano Nathaniel Briggs (che nel
Nel XIX secolo entrarono in commercio lavapanni meccaniche. Solo con 1797 depositò il primo brevetto di una washing machine made in Usa)
l’elettricità, però, si trasformarono nelle antenate delle nostre lavatrici. e dall’imprenditore inglese Thomas Bradford, che nel 1860 progettò un
gabbiotto ottagonale di legno (l’odierno cestello) fissato all’interno di un
recipiente più grande, posto a sua volta su una struttura di ferro dotata
di manopole. Anche in questo caso il macchinario prevedeva dei rulli
per strizzare i panni. Tornarono poi protagonisti gli Usa, dove nel 1874 il
mercante William Blackstone realizzò un macchinario simile ai precedenti,
ma più leggero e maneggevole, al cui interno c’era un perno dotato di
pioli per scuotere meglio biancheria e vestiti. Questo modello riscosse un
discreto successo, e Blackstone divenne il primo produttore di lavatrici che
si ricordi. Negli anni seguenti subentrarono varie migliorie (per esempio il
legno fu sostituito dal metallo), ma la novità più importante giunse nel XX
secolo, quando Fisher, migliorando precedenti prototipi collegati a motori
a vapore (uno fu ideato nel 1851 dall’italiano Luigi Armingaud), progettò
quella che molti considerano la prima vera lavatrice elettrica, simile a una
piccola betoniera e lanciata sul mercato nel 1907 col nome di “Thor”.
Boom e nuove evoluzioni. Le lavatrici elettriche impiegarono un po’
di tempo prima di affermarsi, sia perché poco sicure (i motori andavano
spesso in cortocircuito), sia per la scarsa disponibilità di corrente elettrica
Nel 1874 William Blackstone realizzò un macchinario al cui interno
nelle abitazioni. La maggior parte delle massaie continuò perciò a lavare
c’era un perno dotato di pioli per scuotere meglio biancheria e vestiti.
i panni a mano, avvalendosi solo della tavola per il bucato (o washboard),
finché tra le due guerre mondiali le lavatrici, tra le prime quelle dell’azienda
americana Bendix, assunsero forme e caratteristiche odierne, andando
incontro a un successo travolgente durante il boom economico degli anni
Cinquanta e Sessanta. Molti produttori nacquero in Italia (dalla Candy alla
Indesit), e un po’ ovunque le campagne pubblicitarie promossero questi
elettrodomestici (affiancati intanto dalle lavastoviglie) come i migliori
amici delle donne, in grado di liberarle dalla secolare schiavitù del bucato
e contribuire alla loro emancipazione sociale. I nuovi modelli, dotati di
cestelli in acciaio e ammortizzatori oltre che di cassetti per ammorbidenti,
detersivi e sbiancanti, si diffusero in due versioni: con lo sportello sulla parte
superiore o con l’oblò centrale, più diffusa. In seguito apparvero manopole
per impostare temperature e tempi di lavaggio.
Nel nuovo millennio le lavatrici hanno infine migliorato le loro prestazioni
in termini di consumi energetici, a beneficio dell’ambiente, e oggi in molte
case sono presenti anche modelli “smart”, dotati di assistenza vocale e
connessi alla Rete, che possono essere azionati dallo smartphone.
E per chi non vuole rinunciare alla lavatrice neanche in viaggio o in
Durante il boom economico degli Anni ’50 e ’60 nacquero anche in Italia molti vacanza, esistono persino modelli portatili, in plastica, contraddistinti da
produttori di lavatrici: dai primi modelli Candy (a sinistra) alla Indesit (a destra). peso e dimensioni ridotte e utilizzabili con qualsiasi presa di corrente.
17
L’ARMA
COSTUME
INVISIBILE
ALBUM/MONDADORI PORTFOLIO
Troppo popolare
La morte di Germanico
(15 a.C.-19 d.C) in un
quadro del Seicento.
Germanico, figlio
adottivo dell’imperatore
Tiberio, morì fra grandi
sofferenze senza
una causa precisa: il
sospetto è che sia stato
avvelenato da Pisone,
uomo di Tiberio.
18
S
Il veleno è lo strumento del delitto
perfetto: garantisce discrezione e rende
difficile risalire al mandante. Nelle corti
imperiali romane tolse di mezzo più di
un personaggio scomodo. E nell’Italia
ALAMY STOCK PHOTO
19
S
P
er secoli il delitto perfetto si è servito
del veleno. Arsenico, cicuta, belladonna
hanno tolto di mezzo molti personaggi
scomodi, lasciando ai vivi poche prove
su cui indagare. Il veleno, infatti, rendeva difficile
risalire alla mano assassina. Inoltre, a piccole
dosi, molte sostanze causano una debilitazione
che, almeno fino al secolo scorso, era facilmente
interpretabile come malattia. «Il veleno è
MONDADORI PORTFOLIO/LEEMAGE
stata l’arma di chi agisce nell’ombra e vuole
nascondere la propria responsabilità», sostiene
lo storico francese Georges Minois, autore del
saggio Il pugnale e il veleno - L’assassinio politico
in Europa (Utet). Di conseguenza, mentre
«Chi uccide con il pugnale o con la spada lo fa
20
S
MONDADORI PORTFOLIO/AKG
ALAMY STOCK PHOTO
attraverso la cicuta: era la versione edulcorata Strozzi, capo militare di una fazione avversa, La sifilide
della pena capitale che i Greci riservavano a chiedendo “qualcosa che potesse avvelenare di Cellini
personaggi degni di rispetto. la sua acqua o vino, con le istruzioni su come
Morte a Venezia
Il Consiglio dei Dieci in
un quadro ottocentesco:
in tre secoli avrebbero
sponsorizzato, via veleno,
almeno 34 omicidi.
21
S
Oggetti micidiali
Il 13 febbraio 2017 all’aeroporto di
Kuala Lumpur si è registrato il primo
avvelenamento... via fazzoletto:
Kim Jong-nam, 45enne fratello del
dittatore nordcoreano Kim Jong-un,
venne avvicinato da due donne che gli
appoggiarono contemporaneamente una
DALLA MOSTRA VELENI E MAGICHE POZIONI. GRANDI STORIE DI CURE E DELITTI GABINETTO DISEGNI E STAMPE DEI MUSEI CIVICI DI VERONA.
GETTY IMAGES
pezzuola in faccia. Circa 15 minuti dopo Kim era
morto. La stoffa era imbevuta di VX (gas nervino
usato come arma chimica): il liquido tossico, inodore e
insapore, sconvolge la trasmissione degli impulsi nervosi, portando a
collasso respiratorio e insufficienza cardiaca. Una singola goccia del veleno
è sufficiente per uccidere un adulto. Se le due assassine non sono morte era
perché i due componenti di VX erano stati mescolati insieme direttamente
sul viso della vittima.
Profumo mortale. Un ombrello è stata l’arma con cui è stato eliminato
Georgi Markov, uno scrittore bulgaro anticomunista. Il 7 settembre 1978,
mentre stava aspettando un autobus a Londra, Markov fu colpito sul retro
della coscia destra con un ombrello. Morì dopo quattro giorni. I patologi
forensi trovarono sulla coscia del defunto una pallottola delle dimensioni di
una capocchia di spillo (foto) rivestita di cera per sciogliersi alla temperatura
di un corpo umano, rilasciando ricina (potente citotossina naturale) nel
sangue. Nel 2006 un tè arricchito di polonio bevuto in un hotel di Londra è
costato la vita all’ex spia Alexander Litvinenko, mentre per l’ex agente Sergei
Skripal e sua figlia Julia sarebbe stato usato gas nervino nascosto in una
falsa boccetta spray di profumo da donna.
fatto assassinare dal fratello Cesare), ricorsero che nella sua figura vedeva la fine della contesa
ancora più volentieri al più discreto veleno. tra guelfi e ghibellini, era morto: avvelenato
Leggenda vuole che avessero una predilezione col suo vino della comunione, si diceva. Ma i
per la cantarella, una pozione ottenuta facendo ricercatori dell’Università di Pisa che nel 2013
evaporare urina in un contenitore di rame e hanno analizzato il corpo del sovrano hanno
mescolando i sali così ottenuti con arsenico. trovato nelle sue ossa una quantità tale di
In questo modo nel 1503 fu tolto di mezzo il arsenico che solo mesi di assunzione avrebbero
cardinale Giovanni Michieli, i cui beni facevano potuto provocare. L’ipotesi è che, anziché dal
gola al solito Cesare. Nello stesso anno, però, vino, il sovrano sia stato ucciso da un farmaco,
a morire molto probabilmente avvelenato fu a base di arsenico e mercurio, usato contro
proprio il papa, vittima, secondo la tesi dello le lesioni cutanee da antrace (una malattia
storico coevo Francesco Guicciardini, della sua trasmessa da capre e cavalli).
22
S
Cure e
delitti
A lla radice di
leggende e
tradizioni legate
al mondo dei
veleni: questo il filo
conduttore della
mostra Veleni e
magiche pozioni. Grandi
storie di cure e delitti,
in corso al Museo
Nazionale Atestino
(Este) fino al 2 febbraio.
Un’archeologa
(Federica Gonzato) e
un’esperta di storia
della farmacia (Chiara
Beatrice Vicentini)
indagano su pozioni
e medicamenti.
E partono da
lontano: già nel
Paleolitico gli uomini
sperimentavano
sostanze utili alla
DALLA MOSTRA VELENI E MAGICHE POZIONI. GRANDI STORIE DI CURE E DELITTI ROVIGO, PINACOTECA DELL’ACCADEMIA DEI CONCORDI.
sopravvivenza,
tramandando la
memoria di cosa era
tossico e cosa no.
Fino a oggi. Poi arrivò
il medico-alchimista
Paracelso ((1493-1541),
che nel definire il
concetto di dosaggio
stabilì lo spartiacque
fra farmaco e veleno.
In mostra: confezioni
Il rimedio funzionò fin storiche di veleni e
troppo bene, uccidendo farmaci, dipinti e rare
tanto i batteri, quanto edizioni di testi (a
il corpo ospitante. sinistra) e manoscritti.
Ancora in dubbio se si
sia trattato di omicidio
o errore la morte del
condottierio Cangrande
della Scala, che nel 1329
passò a miglior vita a
causa della digitale,
sostanza benefica per il
cuore ma mortale in caso
di sovradosaggio.
AMORE LETALE.
Nelle corti europee avvenuta nel 1483, in isolamento nel castello
si affermarono nel Cinquecento le figure di Plessis-les-Tours, mangiando solo uova sode.
degli alchimisti, eruditi a caccia della “pietra Per uccidere il diffidente Ladislao I di Napoli,
ERICH LESSING/ALBUM/MONDADORI PORTFOLIO
filosofale” e grandi esperti, fra le altre cose, di detto il Magnanimo, che faceva assaggiare tutto
veleni. Fu anche a causa loro, e del pericolo che quello che ingeriva, secondo le voci fu infettata
rappresentavano, che in Europa si scatenò una l’unica cosa che non avrebbe mai fatto testare.
vera e propria psicosi, tanto che tra i personaggi Per quanto gli storici riconducano la sua morte a
più altolocati si diffuse l’usanza dell’assaggiatore un’infezione forse alla prostata, leggenda vuole
di corte (anche se i praegustatores esistevano già che il re morisse nel 1414, a 38 anni, dopo un
presso gli imperatori romani). Alcuni sovrani incontro con una sua amante di Perugia: sugli
furono particolarmente sospettosi: il francese organi genitali della donna era stata spalmata
Luigi XI passò gli anni prima della morte, una sostanza letale. • Paracelso
DIETRO LE QUINTE
Il marmo
Alberto Testone nei
panni di Michelangelo
(1475-1564) durante le
riprese nelle cave del
Monte Altissimo, sulle
Alpi Apuane.
H
anno ricreato strade, piazze, scelti tra la gente comune, e per le scene di un accurato riscontro storico. Così,
logge, cortili, osterie, mercati, nelle cave del Monte Altissimo hanno ogni scena del kolossal (nelle sale dal 28
case private, dimore nobiliari recitato alcuni cavatori esperti. Per Il novembre) rivela la vita vera dell’epoca
e stanze papali con i relativi peccato di Andrei Konchalovsky, che splendida e crudele in cui visse il grande
arredi. La Cappella Sistina è stata racconta sul grande schermo il genio di artista.
riprodotta in dimensioni naturali. Alcuni Michelangelo, tutte le scelte artistiche –
attori, molti figuranti e comparse, vestiti scenografia, oggetti, costumi, musiche, LA STORIA. Il film non è l’ennesimo
con costumi rinascimentali, sono stati acconciature, trucco – sono il risultato biopic sul genio del Rinascimento, ma
24
S
FOTO DI ANDREA DE FUSCO E SASHA GUSOV
Ciak, si gira!
Le riprese sono iniziate sul Monte Altissimo il
28 agosto 2017, sono continuate in Toscana e
Alto Lazio, e si sono concluse l’1 dicembre nei
teatri di posa degli Studios di via Tiburtina,
Roma. La preparazione de Il peccato, però,
è iniziata circa otto anni prima, quando
Konchalovsky ha cominciato a ideare il “suo”
Michelangelo. «Ho cercato di far luce sulla
coscienza del genio, uomo del Rinascimento
con le sue superstizioni ed esaltazioni, il suo
misticismo e la sua fede nei miracoli», ha
Si recita dichiarato il regista russo.
Alcuni attori provano
una scena sul set.
Al centro, Konchalovsky Abiti d’epoca
e Alberto Testone. Sotto, Sono stati necessari circa 600 costumi, un
comparse in una scena centinaio dei quali realizzati a mano. Per la
di ballo rinascimentale. creazione di abiti, calzature, accessori e anche
per il trucco e le acconciature, vi è stato uno
studio minuzioso degli artigiani basato su
riferimenti pittorici e disegni dell’epoca.
Street casting
Il regista ha cercato volti di attori e di
comparse che «restituissero un’umanità
autentica». Il casting è stato organizzato in
due squadre: mentre un gruppo procedeva
in modo più tradizionale, una squadra di
street casting ha reclutato persone comuni di
alcune città toscane e laziali.
La Cappella Sistina
Con un lavoro durato tre mesi, la Cappella
Sistina è stata fedelmente riprodotta in teatro
a dimensioni naturali da una trentina fra
scultori, falegnami, pittori, stuccatori, operai.
E sulla base di documenti d’epoca, a Santa
Severa è stato riprodotto il porto di Carrara,
luogo di raccolta dei marmi.
Le cave dell’Altissimo
La ricerca della location delle cave di marmo,
dove è stato girato gran parte del kolossal,
è stata fondamentale perché doveva essere
realisticamente un luogo impervio che
restituisse la fatica dei cavatori. Dopo una
lunga ricerca sono state individuate le cave
del Monte Altissimo nelle Alpi Apuane
anche per ragioni storiche: Michelangelo
l’affresco di un preciso periodo della della famiglia del pontefice defunto si Buonarroti le visitò nel 1517 e rimase
sua vita. Inizia nel 1512, quando fa pressante: deve portare a termine folgorato da quel marmo (“di grana unita,
Michelangelo ha già 37 anni, ha appena il lavoro. Così l’artista toscano parte omogenea, cristallina, ricorda lo zucchero”)
terminato di dipingere la volta della per Carrara dove trova un gigantesco che giudicò più bello e più prezioso di
quello di Carrara. Purtroppo, il sogno di
Cappella Sistina ed è al lavoro sulla monolito, e riesce a convincere i poterlo usare per realizzare i suoi capolavori,
tomba di papa Giulio II della Rovere. cavatori a trasportarlo fino a valle: “Su rimase tale a causa di varie vicissitudini.
Ma con la morte del papa e l’avvento di noi racconteranno leggende”, prevede Ma da allora, e ancora oggi, quel marmo
dei Medici in Vaticano, l’insistenza uno degli scalpellini... • rappresenta l’eccellenza italiana nel mondo.
25
S
GUERRA
EROI
L’uomo ha
sempre sfruttato
gli animali,
anche sui campi
di battaglia.
involontari di Maria Leonarda Leone
Dall’antichità
ai conflitti più
recenti.
S
u Park Lane, una delle grandi vie che costeggiano Hyde Park, a Londra,
due muli in bronzo trasportano il loro pesante carico attraverso un
immaginario campo di battaglia. Davanti a loro, un lungo fregio, scolpito
nel calcare bianco in memoria di tutti gli animali che persero la vita
partecipando alla Prima guerra mondiale, ricorda: “Non hanno avuto scelta”. E
così è stato, oltre che per cavalli e muli, da sempre sfruttati per i trasporti, anche
per molti altri animali, chiamati a dare il loro contributo sui campi di battaglia,
dall’antichità a oggi. •
A sinistra Conan,
SZ PHOTO/AGF
addestratissimo
cane-soldato rimasto
ferito durante
il raid contro il
leader dell’Isis Al
Baaghdadi. A destra,
unn cane portaordini
impiegato sul
onte nella Grande
fro
guerra salta sopra
una trincea per
consegnare un
messaggio.
C
Cani con la medaglia
H a rischiato la vita, lo scorso ottobre, braccando il leader dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi:
sguinzagliata da uno dei Rambo della Delta Force americana durante il raid
statunitense nella provincia di Idlib (Siria), questa femmina di pastore belga ha infatti
inseguito il super ricercato nel suo nascondiglio, fino al tunnel senza uscita in cui l’uomo si
è fatto
f esplodere. Il presidente Trump ha twittato la foto dell’eroico quattrozampe, ma non
fatevi ingannare da quegli occhioni dolci: «Zero Bark Thirty», che secondo fonti non ufficiali
si chiamerebbe Conan, è un addestratissimo cane-soldato dell’unità speciale K9. Uno degli
innumerevoli fedelissimi amici dell’uomo trascinati in guerra dai loro umani già secoli fa.
Iggrossi molossi assiri e babilonesi, quelli in forza nell’esercito persiano di Ciro il Grande (VI
seecolo a.C.) e in quello macedone di Alessandro Magno (IV secolo a.C.), i mastini dei Celti
chhe accolsero i legionari di Giulio Cesare in Britannia (55 a.C.) e il “canis pugnax” romano
veenivano tutti addestrati per combattere come feroci guerrieri. Solo l’invenzione della
poolvere da sparo li relegò nelle retrovie, come ausiliari, portaordini e soccorritori, ma anche
coosì molti si guadagnarono la fama di eroi. Stubby, per esempio: questo pitbull terrier con
la coda mozzata, ex randagio di Boston, nel corso della Grande guerra si guadagnò sul
caampo il grado di sergente e diverse medaglie. Tra le sue imprese: aver catturato una spia
teedesca e aver salvato i commilitoni del 102° reggimento di fanteria americano da una
AP
seerie di attacchi con il gas mostarda, di cui riconosceva l’odore in larghissimo anticipo.
26
S
Soldati tedeschi con un
mulo dotato di maschera
antigas come loro (1916). Sul
fronte montano i muli furono
indispensabili per il trasporto
di provviste e obici.
BRIDGEMAN IMAGES
Equini in trincea
A lessandro Magno era
legatissimo al suo Bucefalo;
Marengo prese il proprio nome
cui aveva combattuto durante
i moti del 1848. I cavalli, e i
loro cugini muli, sono stati
travolgenti e prode compagno
di valorosi condottieri, con
l’impiego delle moderne e più
mondiale, ma in quel caso ben
più utile di loro si rivelò il mulo:
instancabile compagno di
dalla battaglia attraverso la da sempre gli animali da letali armi da fuoco il cavallo cordata degli alpini sul fronte
quale condusse incolume guerra per eccellenza: i primi finì per andare a far compagnia italiano, poteva trasportare fino
il suo cavaliere, Napoleone andarono in battaglia già a muli e asini come bestia da a 150 kg di carico. Per questo,
Bonaparte; il re di Sardegna 4mila anni fa, per tirare i carri soma e da tiro. Si stima che fin dalla metà del Settecento,
Carlo Alberto di Savoia non delle antiche popolazioni quasi dieci milioni di questi ha fatto parte dei reparti
volle staccarsi neppure durante mediorientali. animali fossero arruolati su vari speciali in dotazione a tutti gi
l’esilio dal suo Favorito, con Protagonista di cariche fronti durante il primo conflitto eserciti.
27
S
ALAMY/IPA
Nessun animale
è stato tanto
impiegato in
battaglia quanto
il cavallo. Da
4mila anni fa alla
Prima guerra
mondiale
Scorpioni e api
P er la loro pungente caratteristica, entrambi questi stizzosi animaletti
vennero impiegati in battaglia fin dall’antichità. Risale al 198 d.C. una delle
prime testimonianze sull’impiego degli scorpioni sul campo. A farne le spese
furono i Romani di Settimio Severo: durante l’assedio di Hatra, un’importante
città fortificata allora appartenente all’Impero dei Parti, furono infatti respinti
da centinaia di questi velenosi artropodi rovesciati sulle loro teste dall’alto.
E dire che i Romani non erano nuovi a trucchi del genere: solo che loro
preferivano affidarsi alle api. Proprio come i Greci, che le impiegavano in
battaglia perché erano in grado di colpire gli avversari anche se indossavano
la corazza. Ancora secoli dopo, durante la Prima guerra mondiale (1914-1918)
e la guerra in Vietnam (1955-1975), alveari pronti ad aprirsi al passaggio dei
nemici, piazzati rispettivamente dai tedeschi e dai vietcong a mo’ di trappola,
rallentarono dolorosamente l’avanzata dei soldati.
28
S
La carica degli elefanti
C’ è quello che Carlo Magno ostentò contro
i Vichinghi danesi di re Göttrik (804) e
quello che l’imperatore del Sacro romano
legionari: durante la traversata uccise infatti
tutti gli animali tranne uno, Surus, che morì
di malaria poco dopo. I Latini non furono
impero Federico II sfoggiò quando prese comunque i primi “europei” a vedere gli
Cremona (1204). Ma i più famosi furono gli elefanti in azione: quel primato era toccato ai
elefanti con cui Pirro, re dell’Epiro, combatté soldati di Alessandro Magno, nella battaglia
e vinse i Romani, terrorizzati da quei “buoi di Gaugamela (331 a.C.). I 15 pachidermi
lucani”, nella battaglia di Eraclea (280 indiani dell’esercito persiano di Dario III
a.C.), nell’odierna Basilicata. Sessantadue
anni dopo, all’inizio della Seconda guerra
impressionarono moltissimo le truppe
macedoni: ma Alessandro, oltre a compiere
PRONTI
punica, quando il condottiero cartaginese un sacrificio al dio della paura, Phobos, A TUTTO
Annibale valicò le Alpi con l’esercito e 37 fece schierare la cavalleria lontana da quei
pachidermi, fu il freddo a dare una mano ai bestioni. E vinse.
C uccioli non ancora
svezzati, vestiti di
esplosivo, addestrati
a cercare il cibo sotto
la pancia dei panzer
tedeschi: opera dei russi.
Dobermann e pastori
alsaziani muniti di bombe,
spinti tra le file russe:
idea dei tedeschi (sopra,
disegno di un cane anti-
carrarmato).
Foche con cariche
esplosive fissate sul
dorso, inviate contro i
sommergibili nazisti:
creazione degli svedesi.
Gatti con ordigni fissati
alle zampe, paracadutati
sulle navi nemiche: trovata
statunitense, presto
abbandonata insieme
all’altra, non meno
brillante, di migliaia di
pipistrelli dotati di bombe
incendiarie a tempo, da
paracadutare sulle città
del Giappone. Ogni mezzo
era considerato lecito, per
vincere la Seconda guerra
mondiale: persino gli
animali kamikaze.
Vecchia storia. A dirla
tutta, la crudeltà verso gli
animali non appartiene
solo all’epoca moderna:
nel periodo della dinastia
Nan Song (1127-1279),
per sedare una ribellione
i soldati dell’esercito
imperiale cinese usarono
le scimmie come armi
incendiarie, spingendole
verso il campo nemico
dopo averle avvolte nella
paglia, immerse nell’olio
e incendiate. E già nel
266 a.C., i Megaresi erano
riusciti a infrangere
ALBUM/FINE ART IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
l’assedio di Antigono II
Gonata cospargendo di
olio e resina dei maiali e
dandoli alle fiamme, prima
di indirizzarli verso gli
elefanti del re macedone.
Pochi scrupoli anche
allora...
Delfini coraggiosi
Un marinaio della Us Navy
allena un delfino nel Golfo
Persico: questi intelligenti
cetacei sono stati
utilizzati per localizzare e
disinnescare le mine poste
- . , , .
nelle acque, sia durante
scopo: trasformare questi innocui cetacei in micidiali specifico per localizzare e disinnescare le mine
la Guerra del Golfo sia in
ALAMY/IPA
assassini, pronti a tutto per proteggere basi e posizionate nelle acque del Golfo Persico durante la
quella in Iraq.
sottomarini nucleari dalle incursioni nemiche. Dotati Prima guerra del Golfo (1991) e quella in Iraq (2003).
30
S
L’orso vip
D opo averli sedati, li piazzavano sul
sedile di un aereo militare e poi li
scaraventavano fuori dall’abitacolo alla
stregua di manichini da crash-test, per
testare la procedura di espulsione: durante
la Seconda guerra mondiale, gli orsi non se
la passavano bene. C’è un orso bruno, però,
Animali in guerra.
che avrebbe sicuramente detto il contrario: Vittime innocenti,
il suo nome era Wojtek, diminutivo di Vincenzo Di Michele
Wojciech, che in slavo significa “colui a cui (Gli Archi).
piace la guerra” o “guerriero sorridente”.
Rimasto senza mamma nel 1942, ad
Hamadan (nell’attuale Iran), venne
adottato dai soldati polacchi della 22ª
Compagnia di rifornimento dell’artiglieria,
di stanza in quella zona. Li seguì in Iraq,
Siria, Palestina ed Egitto e cominciò a bere
birra e a masticare sigarette. Dormiva in
tenda con loro e restituiva il saluto militare,
ma divenne un vero soldato solo quando
1941. Wojtek, un la sua unità dovette unirsi all’8ª Armata In basso, Apopo
orso bruno adottato britannica nella campagna d’Italia: l’unico information Centre,
da una compagnia modo per imbarcarlo sulla nave militare, in Cambogia:
di soldati polacchi. infatti, fu arruolarlo nell’esercito polacco! qui si mostra
Dormiva in tenda con Wojtek si sdebitò durante i preparativi per come i ratti del
loro, faceva il saluto la battaglia di Cassino (1944), trasportando Gambia addestrati
militare e li seguì le casse dei proiettili di artiglieria. Finita la intercettano le
ALAMY/IPA
dall’Iraq all’Italia. guerra, venne accolto in Scozia, ospite vip mine grazie al loro
dello zoo di Edimburgo, dove morì nel 1963. eccezionale olfatto.
ALAMY/IPA
Ratti antimina
I ncubo dei soldati in trincea, i ratti non
sono sempre nemici da combattere.
Soprattutto quando si tratta dei ratti
giganti del Gambia, i topi più grandi del
mondo. Questa particolare specie, con
la sua corporatura leggera e l’olfatto
eccezionale, si è rivelata un’incredibile
soluzione per bonificare le zone di guerra
dalle mine antiuomo. In Cambogia e
in diversi Paesi africani, ormai da un
ventennio i grossi roditori salvano
almeno 5mila vite all’anno: dopo 9 mesi
di addestramento, legati a un filo e
muovendosi lungo percorsi definiti, sono
infatti capaci di riconoscere l’odore del
metallo e della polvere da sparo di cui sono
composti gli ordigni bellici e di segnalarne
la presenza agli operatori. In cambio di un
po’ di cibo e senza rischiare la vita, dato che
sono troppo leggeri per far esplodere le
bombe, in questo modo possono ripulire
200 metri quadrati di territorio in soli venti
minuti: a un uomo con un metal detector,
invece, occorrerebbero fino a quattro
giorni.
PERCHÉ NON VEDIAMO
IL NOSTRO NASO?
QUEL GIORNO A
■
C’ERA VITA A POMPEI
pag. 34
■
PER NON PERDERSI
TRA LE ANTICHE MURA
pag. 42
■
QUANDO IL VESUVIO
IMPAZZÌ
pag. 44
■
RISORTA DALLE
SUE CENERI
pag. 50
■
SORVEGLIATA
SPECIALE
pag. 56
■
ISTANTANEA
DI UN’EPOCA
pag. 60
■
ENIGMI (ANCORA)
SENZA RISPOSTA
pag. 64
■
LE TRE PERLE
CANCELLATE Il giardino
DAL VESUVIO segreto
Affresco della casa
pag. 66 del Bracciale d’Oro.
■ Rinvenuto solo negli Anni
ANCHE I MURI ’70 del Novecento è stato
PARLANO ricomposto grazie a un
pag. 72 complesso restauro.
33
S
PRIMO PIANO
C’ERA VITA A
POMPEI
La città che faticosamente ha rivisto la
luce dopo duemila anni, pulsa ancora
di vita. Ci addentriamo nelle sue vie,
con una guida d’eccezione. di Carmelo Caruso
Per Giove
Il Tempio di Giove (sotto in
una ricostruzione e
a destra quel che resta
oggi) dominava la parte
settentrionale del Foro. In un
secondo momento venne
trasformato in Capitolium,
tempio dedicato alla Triade
Capitolina (Giove, Giunone
e Minerva).
«
L
asciare Pompei. Fuggire
una volta per tutte! E
poi, del resto, il coraggio
non mi è mai mancato.
Il mio nome è Celsino Faustus. Sono
un liberto ma rimango pur sempre
uno schiavo. Schiavo della famiglia
di Tito Popilio. La libertà me la sono
guadagnata salvandolo dalla rissa
scoppiata a teatro. Proprio quella che
ci è costata la messa al bando. Mi sono
preso al posto suo la coltellata. Poco
importa. Sono rimasto in vita.
Mi dicono che sono liberato, liberto
appunto. Ma è vera libertà dover
provvedere ai bisogni della sua casa? È
libertà dovergli rimanere sottomesso?
Da un mese la terra trema, il vulcano
si è incattivito. Oggi è il 15 ottobre. La
città da giorni sembra impazzita. Le
urla di buoi e cavalli si alzano fino al
cielo. Dal porto non vedo altro che navi
che si allontanano.
Il fuoco se dimora in qualche luogo
è sicuramente nei corpi degli abitanti
prima ancora che nella pancia del
Vesuvio. I nostri vicini di via Stabiana
hanno deciso di partire. Il mio padrone
non vuole saperne. Dice che il monte
si sfogherà e che alla fine tornerà quel
solito monte che ci fa ombra d’estate e
ci riscalda d’inverno. Ragiona di raccolti
e semine. Che la sorte se lo porti! La
catastrofe non lo spaventa.
Se solo potessi andare via, magari
a Roma, lasciare queste campagne di
cavoli e cavoli… Se solo potessi… ma
ALTAIR4 MULTIMEDIA ROMA ALTAIR4.IT (2)
35
S
La data esatta
L a data del 24 agosto è stata
accettata da gran parte dei filologi,
soprattutto tedeschi, ma non è più
quella accreditata dagli scienziati. In
realtà, Pompei si è inabissata in autunno
quando il clima in Campania è più dolce
e la vita langue come il vino nelle botti.
La presenza del mosto nelle otri è stata
15.000
al momento
79 d.C. È una data dedotta dallo dell’eruzione il
scambio di lettere fra Tacito e Plinio santuario stava
il Giovane, testimone sul campo della subendo l’ennesimo
tragedia, dove si parla di nonum kal restauro.
persone che il semptembres, che significa nove giorni
parco archeologico prima delle calende di settembre ovvero
può ospitare in il 24 agosto. «Ma chi ci assicura che non sono i veri nomi delle vie, la
contemporanea quelle lettere siano quelle originali di suddivisione che si vede oggi è stata
Plinio il Giovane? Sono fonti oggetto di fatta nell’800. I pompeiani non usavano
rimaneggiamenti e copiature e possono i numeri civici, si orientavano grazie ai
dunque contenere errori», spiega cognomi e ai graffiti, che campeggiavano
PLINIO SBAGLIAVA. E invece di Stefani. In effetti Pompei, dicono gli sui muri di ogni abitazione. «Anche
Pompei non si può dimenticare nulla, ultimi studi, si è inabissata il 24 ottobre, perché avevano il vizio di scrivere sui
al punto che si può raccontare tutto, in autunno (vedi riquadro a sinistra).
persino i pensieri e i desideri di un ex
3.649.374
schiavo. Come abbiamo fatto dando IL SIGNOR PROCULO. La via
voce a Celsino, un personaggio di dell’Abbondanza è il decumano della
fantasia ma pulsante di vita. Perché il città e si interseca con via Stabiana.
vulcano che ha travolto l’antica città Grazie alla sua pianta ortogonale,
romana in realtà l’ha conservata. Non a Pompei è impossibile perdersi i visitatori registrati
c’è mai stata una città più “morta” perché due rette, una orizzontale e nel 2018
di Pompei che abbia custodito la vita una verticale, tagliano la città e la
meglio di Pompei. «La terribile eruzione suddividono in quartieri razionali
(+6,75 rispetto al 2017)
è la prima a essere stata documentata e squadrati. Ma quelli che vediamo
36
S
A oggi sono stati scavati 44 ettari,
su un totale di 66: in quest’area,
hanno rivisto la luce 1.500 edifici
4
Ci sono ospiti
La casa ha due atri (1 e 2)
e due peristili (3 e 4): tanti
spazi ampi e aperti servivano
a ostentare ricchezza.
Nell’atrio si ricevevano
i clientes che chiedevano
favori. Nell’attesa
ammiravano la statua
del Fauno danzante
(da cui il nome 3
della villa).
Il Fauno
Il Fauno danzante in bronzo
(al Museo archeologico
nazionale di Napoli) era
al centro dell’impluvio (la
2 vasca per raccogliere l’acqua
piovana). Oggi è il souvenir
più venduto. SOL 90
5 Invito a cena
Intorno all’atrio principale,
sui lati, c’erano due ambienti
triclinari e il tablino, la
sala dei ricevimenti. Qui si
accoglievano gli ospiti e si
organizzavano banchetti dove
si mangiava stando sdraiati
sul triclinio. Il vino era quello,
pregiato, di Pompei, servito
allungato con acqua.
Il “rosso
pompeiano”
in origine era
forse ocra
12.000 m2
di pavimenti
17.000 m2
di dipinti
20.000 m2
di intonaci
39
S
Cuore pulsante
Il Foro, qui in una
ricostruzione e
a sinistra oggi,
era il centro
sociale, religioso e
commerciale. C’erano
templi, la basilica, il
mercato della carne e
del pesce, botteghe...
SHUTTERSTOCK/YOUPRODUCTION
80.000
venivano coltivate erbe medicinali.
ALTAIR4 MULTIMEDIA ROMA ALTAIR4.IT
Per non
perdersi fra
le antiche mura
Regio I 16 Orto dei Fuggiaschi Regio III Regio VI
La città commerciale 17 Casa con botteghe La città sepolta La città aristocratica
1 Casa del Citarista 1 Casa di Trebio Valente 1 Casa del Fauno
Regio II
2 Casa di Casca Longus o dei 2 Schola Armaturarum 2 Casa dell’Ancora
La città nel verde
Quadretti teatrali 3 Casa del Moralista 3 Casa della Fontana Piccola
3 Fullonica di Stephanus 1 Casa di Octavius Quartio 4 Porta Nola e cinta muraria 4 Casa del Poeta Tragico
4 Casa del Larario di Achille 2 Casa della Venere in Conchiglia 5 Necropoli di Porta Nola 5 Thermopolium
5 Casa del Criptoportico 3 Praedia di Giulia Felice 6 Casa di Pansa
6 Casa dei Ceii 4 Foro Boario Regio V 7 Casa del Forno
7 Casa del Menandro 5 Anfiteatro La città da scoprire 8 Casa di Sallustio
8 Casa di Paquius Proculus 6 Palestra Grande 9 Casa di Adone Ferito
1 Caserma dei Gladiatori
9 Casa dell’Efebo 7 Casa del Triclinio all’aperto o estivo 10 Casa dei Dioscuri
2 Casa di Marco Lucrezio Frontone
10 Casa di Fabius Amandio 8 Casa del Giardino di Ercole 11 Casa dei Vettii
3 Casa delle Nozze d’Argento
11 Casa del Sacerdos Amandus 9 Porta Nocera e cinta muraria 12 Casa degli Amorini Dorati
4 Casa di Cecilio Giocondo
12 Casa e Thermopolium di Vetutius 10 Necropoli Porta Nocera 13 Casa dell’Ara Massima
5 Necropoli di Porta Vesuvio
Placidus 11 Casa del Larario Fiorito 14 Castellum Aquae
6 Affresco dei Gladiatori da poco
13 Casa del Frutteto 15 Casa del Principe di Napoli
scoperto tra i vicoli dei Balconi e
14 Caupona di Sotericus 16 Porta Ercolano e cinta muraria
delle Nozze d’Argento.
15 Casa della Nave Europa 17 Necropoli di Porta Ercolano
42
S
6
43
S
PRIMO PIANO
I
l Sole appena spuntato
illumina via via le strade, le
case e le piazze di Pompei. I
riflessi dei suoi raggi guizzano
sull’acqua che le donne hanno
cominciato ad attingere dalle
fontane. Bottegai e negozianti
aprono i battenti dei loro locali
e sistemano le merci fin sul
marciapiede, dove ambulanti,
sfaccendati e mendicanti hanno già
conquistato un po’ di spazio per
le loro attività. Dagli ingressi delle
domus cola un rivolo d’acqua, segno
che gli schiavi hanno cominciato le
pulizie giornaliere.
Intanto a porta Ercolano si stanno In diretta
raggruppando i calessieri in attesa Nel disegno, Tito Suedio
di clienti, mentre i massicci carri Clemente, tribuno imperiale a
da carico trainati da muli e pieni di Pompei, vede l’eruzione dalla
prodotti agricoli si muovono rumorosi baia di Napoli: non si conoscono
sul lastricato di basalto, lungo i solchi esattamente i suoi spostamenti
ma si sa che non morì quel
tracciati da migliaia di altre ruote nel
giorno. L’anno dopo lasciò infatti
corso degli anni. Le strade si fanno la firma sul piede della statua di
sempre più animate, la città brulica Memnone a Tebe (Egitto) dov’era
di vita. Pompei si prepara a vivere stato inviato come praefectus
DISEGNI DI A.MOLINO
44
S
lì quel giorno
IL TRIBUNO
IMPERIALE
L asciava Pompei a malincuore. Il
tribuno Tito Suedio Clemente si era
trasferito lì qualche anno prima, con
l’incarico dell’imperatore Vespasiano
di sistemare il catasto della città. Aveva
ridefinito confini, tracciato una nuova
mappa delle proprietà e vigilato perché
nessuno approfittasse delle ricostruzioni
seguite al terremoto del 62 d.C. per
allargarsi a spese dello Stato. Certo, era
stata dura, ma amicizie e doni non gli
erano mancati: non ultima quell’anfora
di pregiatissimo Clodaianum invecchiato
tre anni, regalo di Publio Clodius
Speratus. Salì sulla liburna, il vento
gonfiò le vele e la barca da guerra si
mosse verso Capo Miseno, nella baia
di Napoli. Era l’alba, ma gli uccelli non
cantavano.
Ultimo sguardo. Quando sbarcò, alcune
ore dopo, il mare era mosso. Una scossa
di terremoto lo fece quasi cadere dal
molo e allora la vide: un’impressionante
colonna di fumo a ridosso di Pompei.
Suedio notò che si faceva man mano
più scura e illuminata da lampi di
fuoco. La sera le scosse diventarono più
frequenti, l’aria si riempì di cenere e il
mare cominciò a ritirarsi dalla costa: così,
nel cuore della notte, il tribuno fuggì.
A piedi, insieme a una folla attonita e
piangente, mentre i pesci rimanevano in
secca sulla spiaggia, a soffocare.
LA MATRONA
E IL GLADIATORE
E ra dal giorno prima che la terra
tremava: Giulia aveva passato la notte
a un banchetto con il marito e all’alba
era rientrata a casa da sola, scortata da
uno schiavo. Dormiva da qualche ora,
quando la svegliò un boato che fece
tremare i muri. Si affacciò e vide una
strana nuvola sul Vesuvio. Qualcosa non
andava: doveva correre da Octavius.
Un altro boato, più forte: si buttò sulle
spalle un ampio mantello e vi nascose
una borsa piena di gioielli. Spettinata e
senza trucco, corse fuori di casa.
Separati per sempre. A destra,
in lontananza, poteva scorgere
l’anfiteatro: era lì che aveva visto
Octavius combattere per la prima volta
e si era innamorata. Se fosse andata da
quella parte, avrebbe avuto una chance
di salvarsi. Ma lei si buttò a sinistra,
verso la Caserma dei Gladiatori, dove il
suo amante si stava allenando. “Questo
dev’essere un segno degli dèi: fuggirò
con lui”, si disse Giulia. Fu allora che
calò un silenzio irreale: un istante dopo
cominciò la pioggia di enormi macigni
scuri. La donna si infilò nella Caserma:
di Octavius nessuna traccia. Continuò a
chiamarlo invano, finché una scossa più
forte la seppellì sotto a un muro.
46
S
L’OSTE
Che cosa decisero di fare Q uando il tappo del vulcano esplose,
Lucius Vetutius Placidus stava
S i era recato al porto in tarda mattinata: il mare era agitato. “Le navi non arrancare verso porta Stabia.
attraccheranno, oggi”, pensò Lucio Gaio Cecilio. Così tornò alla sua ricca domus. Oscurità. L’aria era irrespirabile: la
Era inquieto: non sopportava le continue scosse degli ultimi giorni. Era ora di lasciare cenere bruciava gli occhi, la gola e i
Pompei, come già avevano fatto notare molti suoi amici dopo il terremoto del 62. Li polmoni. Non si vedeva nulla. Stanchi,
avrebbe potuti raggiungere a Roma, facendo tappa a Napoli da suo fratello Quinto si fermarono sotto un portico. Passò
Sestio. Passeggiò per un po’ nel suo giardino, tra i ginepri, le piante di mirto e i piccoli la notte e spuntò un’alba opaca e
alberi da frutta. Sbadigliò: no, non aveva voglia di mettersi in viaggio. Sarebbe partito senza luce sulla città semisepolta. I
l’indomani. Ora gli ci voleva un pomeriggio alle terme del Foro: lì avrebbe trovato sopravvissuti riemergevano dai loro
qualcuno con cui discutere il da farsi o, almeno, stringere qualche buon affare. nascondigli: nessuno si accorse di
Vana speranza. Quando entrò nel frigidarium, la piscina era vuota. Scese quella valanga ustionante di cenere e
lentamente i gradini, si immerse nella vasca e... avvertì un boato. D’un balzo fu fuori gas velenosi che scendeva veloce dal
dall’acqua: il pavimento oscillava sotto i suoi piedi, sui muri comparvero delle crepe. Vesuvio. Silenziosa e letale, avvolse
Sentiva dei tonfi: ma che cos’era? Corse a ritroso nello spogliatoio e uscì nel cortile anche l’oste e la moglie, li seppellì,
porticato, nudo e a piedi scalzi. Ma prima che riuscisse a sbucare su via delle Terme, infine li asfissiò, catturando sulla cenere
un grosso sasso scuro e incandescente gli sfondò il cranio. i loro ultimi istanti.
47
S
LA PROSTITUTA
Q uella notte era stata dura: i clienti si
erano susseguiti uno dietro l’altro,
come le scosse di terremoto. Eutichia
si stiracchiò: la carnagione olivastra
tradiva la sua origine orientale. Era
una schiava, come tutte le ragazze nel
lupanare di Africanus e Victor, ma le sue
prestazioni erano le più quotate: 16 assi,
l’equivalente di 8 coppe di vino.
In fuga. Sentì un tramestio nel corridoio:
era un uomo, agitatissimo, forse uno
schiavo fuggiasco. Gli fece cenno di
entrare: là sarebbe stato al sicuro. Ha
l’affanno: arriva da una villa rustica sulle
pendici del Vesuvio. Le racconta che
stamattina lassù l’aria sapeva di zolfo e
una nebbia polverosa nascondeva ogni
cosa. Poi la terra aveva cominciato a
tremare come se volesse aprirsi: gli altri
si erano chiusi in casa col padrone, lui era
scappato. “Ti consiglio di fare altrettanto”,
la implora. Ma Eutichia dove può
andare? È ancora là che ci pensa, quando
il tappo del vulcano esplode. D’istinto la
donna corre in strada: intorno solo gente
che urla e fugge sotto una pioggia di
sassi. Un bambino piange disperato: ha
perso sua madre. Eutichia lo prende in
braccio e lo porta con sé al riparo: pochi
istanti dopo, la tettoia crolla su di loro.
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Cecilia Scerbanenco
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PRIMO PIANO
BRIDGEMAN IMAGES
Evoluzione
Gli scavi a Pompei in un quadro del 1799:
il primo cantiere era stato aperto mezzo
secolo prima. In alto, alcune operaie al
lavoro in un’opera dell’800. Gli interventi
archeologici furono razionalizzati solo
dal 1860.
Gli scavi a Pompei iniziarono nel 1748,
ma non tutto filò sempre liscio...
RISOR
SUE CENERI
DALLE
S
i trattava solo di vecchi muri e
di qualche moneta. Scrollò le
spalle, l’architetto Domenico
Fontana: non poteva perdere
tempo, aveva da finire un canale, per
condurre l’acqua dal fiume Sarno ai
pastifici del conte Muzio Tuttavilla,
a Torre Annunziata. Così non badò
troppo a quei ritrovamenti. Solo 150
anni dopo, nel 1748, gli ingegneri
militari borbonici, mandati a studiare
il terreno per la realizzazione di
un’opera idrica, si resero conto che
nella zona della cosiddetta Civita
giaceva una città in attesa di tornare
alla luce: il sogno mostruosamente
proibito di qualsiasi archeologo, ma
solo un déjà-vu per il re Carlo di
Borbone.
Il sovrano non era un grande
MONDADORI PORTFOLIO/AKG
Giuseppe Fiorelli
54
S
per ricostruire le fattezze delle vittime
dell’eruzione (vedi riquadro in basso).
Unificò inoltre tutti i vecchi cantieri,
Ripresa fino ad allora divisi da montagne di
In uno scatto del 1860, terra smossa, creando un percorso
Giuseppe Garibaldi unitario per i visitatori del sito. Che
(1807-1882), con il finalmente venne aperto al pubblico:
figlio e i suoi ufficiali, un biglietto che costava 2 franchi
in visita a Pompei: fece aveva sostituito il raro privilegio di un
destinare dei fondi per
far riprendere gli scavi lasciapassare del re.
che erano in stato di La sbrigativa caccia al tesoro
abbandono. del periodo borbonico, compiuta
con quelli che il famoso scrittore
tedesco Goethe, in visita agli scavi
nel 1787, non esitò a definire
“metodi briganteschi”, era finita. A
FOTOTECA GILARDI
fare di Pompei un moderno scavo
archeologico concorsero, sul finire
dell’Ottocento, la pubblicazione di
SORVEGLIATA
SPECIALE
“
U
n sito abbandonato a Meraviglia!
se stesso”: è questa A sinistra, Fanciulla
l’impressione che Pompei negli scavi di Pompei,
ha dato di sé per molto un quadro di Filippo
tempo, tra crolli, zone interdette Palizzi (1870). A
al pubblico, abusivismo e scarsa destra, veduta
dall’alto della città.
manutenzione, alimentando molte
campagne mediatiche di denuncia.
Da qualche anno, però, la situazione
sembra essere totalmente diversa:
nuove opere di scavo e interventi su
vasta scala hanno infatti salvato Pompei
dal degrado, e l’antica città vesuviana
ha “ricambiato” il favore restituendo
al mondo nuovi, preziosi tesori. Per
saperne di più sul rilancio del sito
archeologico più celebre del mondo e
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PRIMO PIANO
ISTANTANEA
Qui il tempo si è fermato al 79 d.C. quando la città
fu sepolta dall’eruzione: una tragedia che si è
trasformata in miracolo perché oggi Pompei è un libro
aperto su usi e costumi degli antichi Romani. di Roberto Roveda
DI UN’EPOCA
C
ome era fatta una chiave secoli. L’archeologa Luciana Jacobelli,
della porta di casa nell’antica autrice, insieme a Eva Cantarella, del
Roma? Quali pentole venivano volume Pompei è viva conferma questo
usate dalla plebe? In che fenomeno straordinario e unico: «La
modo i candidati alle elezioni facevano città si fermò mentre era piena di
propaganda? Se possiamo rispondere vita e quindi con gli scavi si è trovato
a queste domande e a tante altre che veramente di tutto. Prima di studiare
riguardano la vita quotidiana dei Pompei sapevamo molto delle battaglie
Romani lo dobbiamo alla terribile e degli imperatori dell’antica Roma. Ci
tragedia che distrusse Pompei e le zone mancava il racconto della quotidianità
circostanti nel 79 d.C. L’esplosione di che oggi viene offerto dall’area
cenere e lapilli che inghiottì la città, ne pompeiana. Senza questo luogo
scattò al tempo stesso una straordinaria sapremmo meno di un quarto di ciò che
fotografia in cui uomini, cose e gesti conosciamo oggi sulla vita quotidiana ai
restarono fermi a quell’istante per tempi dell’antica Roma».
61
S
BRIDGEMAN IMAGES
VIAGGIO NEL TEMPO. Basta anche
una rapida visita al sito archeologico
per rendersene conto. Solo a Pompei
è possibile camminare su una vera
strada cittadina dell’antica Roma come
la via dell’Abbondanza costeggiando
case, botteghe, taverne con banconi di
pietra dove gli osti mescevano il vino.
Mentre si passeggia sembra quasi di
sentire le voci e gli odori di quel tempo
antico o magari di imbattersi in Plinio il
Vecchio che nella città era di casa. Come
sosteneva Stendhal, Pompei consente di
fare un vero e proprio viaggio nel tempo.
E da questo punto di vista è unica al
mondo, come racconta Federica Guidi
del Museo Civico Archeologico di
DE AGOSTINI VIA GETTY IMAGES
L’ultima scoperta
L’affresco dei Gladiatori, nella Regio V, è
importante perché il soggetto non era mai
stato “caricato” così nel mondo romano.
Cinquanta
sfumature di rosso
I ritrovamenti fatti a Pompei e le
tecnologie più moderne di indagine
sul Dna hanno permesso agli studiosi
di riportare in vita alcuni aspetti della
Pompei di duemila anni fa. Per esempio,
via di ricostruzione dopo essere stata semi di uva provenienti da vitigni molto e in provincia non ci si poteva
danneggiata da un terremoto nel 62 antichi di duemila anni, oggi, grazie permettere di farne strage, come
d.C. «A Pompei abbiamo scoperto come alla genetica, offrono la possibilità di avveniva a Roma, dove a finanziare tutto
venivano stesi i colori preparatori degli assaggiare un vino imparentato con era l’imperatore. Dai graffiti si evince
affreschi», prosegue Jacobelli. quello servito allora nei banchetti che in 40 combattimenti, ognuno con 20
A partire dal III secolo a.C., in (vedi riquadro). E poi ceneri e lapilli gladiatori, i morti sono stati solo tre».
Campania si usava rivestire le pareti hanno restituito i pompeiani stessi, le Come dimostra del resto anche il
DE AGOSTINI VIA GETTY IMAGES
con l’intonaco, se ne impiegavano da loro ossa e i calchi dei loro corpi, che recente ritrovamento dell’affresco dei
tre a sette strati per preparare i muri ad oggi acquistano un’identità grazie alle Gladiatori, venuto alla luce durante gli
accogliere l’affresco. «Inoltre», spiega tecniche di indagine con la Tac e il Dna.
Dna scavi del Grande
Grand progetto Pompei. I
l’archeologa, «la città ha svelato che Pompei è anche il luogo dove rivedere gli due gladiatori, ritratti nella fase finale
anche all’epoca venivano bloccate stereotipi sulla romanità, come racconta del combattimeento, con corpi sgraziati
le serrature delle porte dall’interno Jacobelli: «I miei studi sii sono e fferite che sprizzano sangue,
it ch
per evitare intrusioni. E che i Romani concentrati sui comb battimenti semb brano una caricatura
usavano grate per impedire ai ladri di dei gladiatori ed è em
merso che u oristica.
um o E proprio per
entrare nelle abitazioni dall’apertura del in un anfiteatro di prrov
vincia quuesto sono un ritrovamento
tetto che stava sopra gli impluvia, vasche come quello pompeiano mportante: danno l’idea
im
per la raccolta dell’acqua piovana». non vi è traccia di quuelle deel clima che si respirava in
d
cruente carneficine a ovincia, lontano dall’Urbe.
prro
CARTOLINE DA POMPEI. In ogni cui ci hanno abituatii Alla fine, Pompei racconta
A
angolo, quindi, ci si imbatte nella vita i film hollywoodiani. l’’universo dei Romani
quotidiana dell’epoca: pagnotte di pane Addestrare un coome neppure Roma stessa
pietrificate sembrano appena sfornate, gladiatore costava puòò fare. •
63
S
PRIMO PIANO
ENIGMI (ANCORA)
SENZA RISPOSTA
È uno dei siti archeologici più studiati
al mondo, eppure di Pompei non sappiamo
1 ancora tutto...
di Roberto Roveda
Vietatissimo
Affresco erotico 2
in una domus di
Pompei. Protetta da una
maledizione
L ’occasione fa l’uomo ladro. Così, ciclicamente
le cronache riferiscono di turisti che, visitando
il sito di Pompei, non resistono alla tentazione
di sottrarre reperti archeologici. Su questi ladri
improvvisati però penderebbe la mannaia della
malasorte (oltre a quella della giustizia). Non solo
Tutankhamon o Montezuma, infatti, avrebbero
lanciato la loro maledizione sugli incauti che si
appropriano dei loro tesori. Anche portare via
oggetti dall’area archeologica di Pompei pare
non porti bene.
Non solo sensi di colpa? Sono molti i turisti
che nel tempo hanno deciso di restituire i
reperti sottratti o perché colti da tardivi sensi
di colpa oppure adducendo come motivazione
le disgrazie in cui sono incappati dopo la
furtiva sottrazione. Così ogni anno giungono
negli uffici della Soprintendenza pacchetti con
frammenti di muro, pietre di pavimento o cocci di
ceramica accompagnati da biglietti del tipo: “Da
CORBIS VIA GETTY IMAGES
Ritorno a casa
Il recente
ritrovamento di due
Città a luci rosse… affreschi trafugati.
ma neanche tanto
L a città distrutta dal Vesuvio nel 79 d.C. ha sempre avuto la fama di essere
una sorta di città delle delizie, soprattutto sessuali. A dare forza a questa
idea il ritrovamento durante gli scavi dell’unico lupanare dell’antichità romana
giunto fino a noi e di molti affreschi di contenuto erotico nelle case scoperte.
Risposta aperta. In realtà Pompei era un luogo di vacanza, ben
frequentato data la vicinanza con Roma, ma non esiste alcuna evidenza
che fosse molto diversa da qualunque altra ricca cittadina di provincia.
Era una città vitale, con un porto attivo e molte botteghe, quindi lontana
dall’immagine tanto diffusa di una Amsterdam o di una Las Vegas
dell’antichità. A meno che i 22 ettari della città ancora da scavare non ci
smentiscano un’altra volta.
64
S
3 5
Una dea indiana
sotto il Vesuvio?
C
“ he cosa ci fa una statuetta indiana in una
delle case di Pompei?”: fu probabilmente
questa la domanda che si fece l’archeologo
Amedeo Maiuri (1886-1963) quando
nel 1938 si ritrovò tra le mani uno strano
manufatto in avorio rinvenuto durante gli
scavi in una domus pompeiana. La statuetta,
oggi conservata al Museo Archeologico di
Napoli, rappresenta una figura femminile
nuda e riccamente adornata di gioielli con ai
lati, più piccole, due ancelle. Maiuri ipotizzò
Del mestiere che si trattasse di una raffigurazione della
I monili trovati in dea indù Lakshmi, divinità dell’abbondanza
una domus: alcuni e della prosperità, e che la statuetta fosse
utilizzata come manico di un oggetto di uso
ANSA
erano talismani.
quotidiano, forse uno specchio.
Oggi gli studiosi non sono più così convinti
La fattucchiera della delle conclusioni a cui giunse il grande
archeologo.
casa del Giardino Esotica. Quello che sappiamo è che
la statuetta è di sicura origine indiana
L a casa del Giardino è una domus pompeiana che solo di recente gli archeologi hanno
cominciato a studiare in maniera approfondita. E da questa ricca abitazione sono
emersi tesori e qualche punto interrogativo. Qui, infatti, è stata trovata l’iscrizione
e testimonia i contatti commerciali tra
Roma e l’Oriente in epoca imperiale, tanto
che vetri romani sono stati ritrovati in
datata 17 ottobre che è considerata da molti una prova che l’eruzione avvenne in Afghanistan. Difficile sapere come giunse
autunno inoltrato e non in agosto. Il fatto che però la data non sia corredata dall’anno a Pompei e quale era il suo uso originario.
non scioglie tutti i dubbi. Il mistero più recente emerso in questa domus riguarda il Probabilmente rispondeva al gusto per il
ritrovamento di uno scrigno di metallo e legno pieno di oggetti di uso femminile, tra cui lusso e l’esotismo tipico delle classi abbienti
gioielli e, soprattutto, amuleti. Si tratta, infatti, di un corredo di portafortuna dell’epoca: dell’epoca, che usavano mettere in mostra
scarabei, bamboline, campanelle, falli in miniatura e pugni chiusi. oggetti fuori dal comune in occasione di
Doppio lavoro. A chi apparteneva questo armamentario? Lo scrigno è stato trovato feste e ricevimenti pubblici. Spesso queste
nei locali riservati ai servi, non nelle stanze padronali. Gli studiosi hanno azzardato che “stranezze”venivano date in dono agli ospiti
tra il personale della casa vi fosse una schiava nota come fattucchiera, specializzata oppure erano il premio per i vincitori delle
nello scacciare il malocchio in cambio di doni. Molto popolare, a giudicare dalla partite a dadi che si organizzavano in queste
ricchezza del suo scrigno dei tesori. occasioni mondane.
LE
cancellate dal Vesuvio
Lusso sfrenato
La casa del Rilievo
di Telefo, a Ercolano.
Ampia 1.800 m2, era
collegata alle terme
da un accesso privato.
A destra, affresco
di una coppia con
maschere, rinvenuto
nella città vesuviana.
BRIDGEMAN IMAGES
Ercolano, Stabia e Oplontis erano esclusivi luoghi di
vacanza dove i ricchi Romani costruivano ville per
rilassarsi. Anch’esse furono distrutte dall’eruzione.
di Matteo Liberti
P
ompei era la più grande, la più OTIUM CITTADINO. Il centro
popolata e la più famosa. Ma più frequentato dei tre era Ercolano
non fu l’unica città a essere (che arrivò a contare circa 5mila
devastata dall’eruzione del abitanti), città fondata dagli Oscii,
Vesuvio, in quel maledetto giorno del un popolo italico, attorno al XII
79 d.C. La tragedia coinvolse infatti secolo a.C. e divenuta municipio di
anche tre rinomate località balneari Roma nell’89 a.C.: da quel momento
del Golfo di Napoli, meta vacanziera di si impose come prestigioso luogo
molti Romani. Si trattava di Ercolano, di villeggiatura. Adagiata su una
Stabia e Oplontis, diverse tra loro, collina sovrastante il mare e protetta
ma accomunate dai suggestivi scorci da mura, aveva strade pavimentate
marittimi e dal fatto di essere circondate affiancate da comodi marciapiedi e
da fonti termali e terre fertili. Quanto beneficiava di una struttura fognaria
bastava per indurre ricconi e potenti e di un sistema di pozzi e condotte
dell’Urbe a costruirvi lussuose residenze idriche. Era inoltre dotata di un
in cui dimenticare il caos e lo stress foro e pullulava di botteghe. Sotto
cittadino, come nei moderni resort, l’abitato, lungo la spiaggia, sorgeva
alternandosi tra banchetti e gite in l’area portuale, raggiungibile con
barca. Fin quando, per l’appunto, il rampe e contrassegnata dai fornici,
risveglio del vulcano non distrusse caratteristici ambienti a volta con
tutto, coprendo di grigio questi ridenti funzione di magazzino e rimessaggio
luoghi e relegando nell’oblio i loro fasti per le barche. A fare la felicità dei
vacanzieri. villeggianti, però, erano i luoghi dello
67
S
SHUTTERSTOCK / INU
BRIDGEMAN IMAGES
69
S
GETTY IMAGES
Stabia era la
Miami della
costa vesuviana.
E il sobborgo
di Oplontis era
ambito dai vip
Oplontis è celebre per gli affreschi di animali, frutta, maschere che abbelliscono le pareti
della villa di Poppea e altri che creano giochi prospettici con finte porte e colonne.
VAPORIZZATI. I più suggestivi a venire alla luce nel XVIII secolo, in archeologi si è intensificato dal XX
centri balneari del golfo, già colpiti epoca borbonica, a partire da Ercolano, secolo, e le tre storiche perle del golfo
da pesanti scosse di terremoto – la cui scoperta, nel 1709 (vedi riquadro di Napoli, seppur oscurate dalla fama
“avvertimento” inascoltato – sparirono nella pagina accanto), fu salutata con di Pompei e ancora in buona parte
con l’eruzione vesuviana, durante entusiasmo in tutta Europa. Nel 1748 da esplorare, hanno ricominciato ad
la quale il cielo si riempì di nubi si cominciò a scavare anche a Stabia attirare numerosi visitatori, desiderosi
infuocate e il suolo fu bersagliato da (l’anno prima era toccato a Pompei), di scoprire la storia di quei paradisiaci
lapilli e pomici incandescenti. In un mentre la riscoperta di Oplontis luoghi di villeggiatura tanto amati dai
tale scenario, risultò particolarmente prese piede dal 1839. Il lavoro degli Romani di duemila anni fa. •
drammatico il destino di Ercolano,
situata a est del vulcano a differenza di
Stabia, Oplontis e Pompei, che erano
Eleganti colonne
a sud. Nelle prime fasi dell’eruzione, Lo spettacolare
la città rimase illesa, vi piovve solo un cortile della villa A, o
po’ di cenere, e gli abitanti ebbero così di Poppea, a Oplontis
modo di ragionare su come allontanarsi (oggi nel territorio
prima che la situazione peggiorasse, di Torre Annunziata,
decidendo di dirigersi sulla spiaggia per Napoli). Tutto il sito
è Patrimonio Unesco
fuggire via mare.
dell’Umanità.
Per molto tempo si è pensato che
quella decisione avesse salvato molte
vite. Ma negli anni Ottanta del secolo
scorso sono spuntati a grappoli i resti di
scheletri umani, concentrati nella zona
portuale e spesso drammaticamente
abbracciati l’uno all’altro. Le cose
erano dunque andate in modo diverso
da come ipotizzato. Nei fatti, accadde
che, ore dopo l’eruzione, la gigantesca
nube nera salita in cielo per molti
chilometri iniziò a “collassare”, e lungo
le pendici del Vesuvio si formò una
nuvola assassina – o colata piroclastica
– lanciata a 100 km/h e formata da gas
roventi e frammenti di magma. Chi era
sulla spiaggia, speranzoso che il peggio
fosse passato, si ritrovò quindi senza
scampo, “vaporizzato” a oltre 500 gradi
all’interno dei fornici o inghiottito dalle
ribollenti onde del mare.
MONDADORI PORTFOLIO/AGE
Una scoperta casuale
N el XVIII secolo la storia
dell’archeologia fu rivoluzionata
dalla scoperta di Ercolano, seguita
del pozzo “miracoloso” e per due anni
proseguì negli scavi, usando i reperti
ritrovati per abbellire la propria villa,
da campagne di scavi in tutta l’area nell’odierna Portici.
vesuviana. L’eccezionale evento fu Sotto controllo. Si scoprì in seguito
PARLANO
Vi pubblica,
Vita bbli ffattii di cronaca, sesso e politica:
li i
il variopinto mondo di Pompei visto attraverso
gli affreschi e i graffiti riemersi dalle ceneri.
di Federica Campanelli
Maxi rissa
Nelle mani
del chirurgo
L a varietà dei soggetti
riscontrabili negli affreschi
di Pompei ci dà l’opportunità di
conoscere molti aspetti della vita
quotidiana della città. Questo
affresco, proveniente dal triclinium
della domus di Sirico (45-79 d.C.
circa), riproduce un particolare
episodio dell’Eneide di Virgilio,
quello in cui Enea viene assistito
dal suo medico Iapige, qui intento
nel rimuovere una punta di freccia
dalla coscia dell’eroe troiano. La
curiosità in questa scena non sta
però nel contesto mitologico.
L’immagine è interessante perché
ci mostra un antico strumento
chirurgico in azione: la “pinza
ercolanense”, speciale forcipe
multiuso impiegato per estrarre
schegge, estirpare denti e
persino clampare vasi sanguigni.
Nonostante il nome rimandi alla
vicina Ercolano, l’esemplare più
antico di questo strumento è stato
rinvenuto proprio a Pompei, dove
l’ars medica era evidentemente
una pratica avanzata.
73
S
I panni sporchi?
Alla fullonica
M olte attività commerciali
odierne si servono di locandine
e cartelli illustrati per evocare “con
le immagini” i servizi offerti. Anche i
nostri antenati facevano così. Ma al
posto di stampe e fotografie usavano
gli affreschi, come quelli rinvenuti sul
pilastro della bottega di Lucio Veranio
Ipseo, proprietario di una delle tante
antiche lavanderie di Pompei: le
cosiddette fullonicae. Grazie a queste
pitture (oggi al Museo archeologico
di Napoli), abbiamo la possibilità di
assistere alle diverse fasi del lavoro
svolto in una tipica fullonica. In
particolare, nei riquadri qui a fianco
sono descritti i trattamenti di finitura
a cui erano sottoposti gli abiti già
puliti. In una scena (a destra) vediamo
infatti un operaio spazzolare i tessuti
con un cardo, mentre un altro
personaggio sorregge una viminea
cavea, grande gabbia di vimini
dove si stendevano i panni per la
“solfonatura” (esposizione a vapori
di zolfo). Una volta asciutti, gli abiti
passavano infine sotto a un torchio
ALAMY STOCK PHOTO (5)
LA LIBRERIA
HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
NUOVO MONDO ESPLORAZIONI
L
e tre navi utilizzate da Cristoforo Colombo nel 1492 nel suo primo viaggio in America ebbero un destino
molto diverso fra loro. La Santa Maria, l’ammiraglia della flotta di caravelle, già nel dicembre 1492
naufragò davanti all’isola di Haiti. Su cosa accadde subito dopo le interpretazioni degli studiosi divergono:
dai racconti si evincerebbe che il materiale superstite del relitto sia stato riutilizzato per la costruzione del fortino
di Navidad, sull’isola. Secondo altri una parte della nave si salvò, e sarebbe andata bruciata in seguito durante il
primo scontro con gli indigeni.
La longeva Niña. Negli anni scorsi l’archeologo marino americano Barry Clifford sostenne di aver individuato
il relitto della Santa Maria sui fondali prospicienti il forte di Colombo ad Haiti, ma oggi, alla luce di ulteriori
riscontri, pochi studiosi concordano. Per quanto riguarda la Niña, Colombo la riutilizzò nel suo secondo viaggio Scoperte
in America. Poi, dopo un intermezzo avventuroso in cui la nave fu catturata dai pirati in Sardegna e poi liberata, In alto, le tre caravelle
la Niña partecipò anche al terzo viaggio verso il Nuovo Mondo, e le ultime notizie che si hanno la collocano nel di Cristoforo Colombo
1501 al largo del Venezuela. Per quanto riguarda la Pinta, non è noto cosa le accadde: alcuni credono che sia e, sopra, l’archeologo
andata distrutta e abbandonata, mentre altri ritengono che sia tornata in America e lì affondata. Aldo Bacci americano Barry Clifford.
78
S
L’esecuzione di lady Jane Grey,
quadro di Paul Delaroche
del 1833.
Quando è nato il
terrapiattismo?
ALBUM/FINE ART IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
Domanda posta da
Emanuela, Milano.
A causa di una contesa, tra cattolici e anglicani, per il titolo di Regina d’Inghilterra.
Nel 1553, tre giorni dopo la morte del re Edoardo VI, salì al trono lady Jane Grey,
cugina del sovrano defunto. La sua proclamazione era frutto delle spregiudicate
l’acqua non si incurva seguendo
la forma del Pianeta, significa
che la Terra è piatta. Lo stesso
manovre politiche del duca di Northumberland, John Dudley, suocero di Jane. Dudley vale per l’orizzonte, che appare
aveva convinto il giovane Edoardo VI a nominare sua erede la nuora, di fede anglicana, come una linea retta senza segni
scavalcando di fatto la sorellastra Maria, prima in ordine di successione. La cattolicissima di curvatura. Come sottolinea
Maria, figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona, non perse tempo e rivendicò Gianluca Ranzini, astrofisico
immediatamente i suoi diritti: secondo le volontà del padre, il trono spettava a lei. Nove e giornalista di Focus, nel suo
giorni dopo l’incoronazione Maria, forte anche del sostegno popolare, depose Jane Grey libro Perché dicono che la Terra
e la fece arrestare insieme al marito Guilford Dudley. John Dudley fu decapitato subito. è piatta (Centauria), anche le
Dopo otto mesi nella Torre di Londra, anche i due giovani prigionieri fecero la stessa fine: foto della Terra dallo spazio
Jane, che quel trono in fondo nemmeno lo voleva, aveva solo 17 anni. Emilio Vitaliano realizzate dai satelliti non hanno
fatto vacillare le convinzioni dei
I Vichinghi MEDIOEVO GENTE DEL NORD terrapiattisti, che considerano le
arrivarono anche missioni spaziali un clamoroso
in America (qui a Che lingua parlavano falso. Anzi, queste rientrerebbero
Terranova) nel X
secolo.
i Vichinghi? in una cospirazione a grande
scala, ordita da“poteri forti”
Domanda posta da
e“massoneria”, che intende
Cristina, Napoli.
nascondere la verità un po’su
Birley Rowbotham
anche fra norreno e anglo-sassone, l’antico (1816-1884, a destra),
inglese. Inoltre i norreni avevano elementi in la Terra è un disco
comune anche con le popolazioni e le lingue piatto (sopra).
finniche e baltiche. Aldo Bacci
79
S
MONDI PARALLELI
Cina (V secolo a.C.)
ABITANTI
43 milioni circa (stima)
LO STATO DI LU
T ra l’VIII e il V secolo a.C. la Cina era
uno spezzatino di oltre 150 Stati.
Fu proprio Confucio, o chi scrisse gli
Annali delle primavere e degli autunni
a lui attribuiti, a chiamare così quella
fase turbolenta della storia d’Oriente.
Una dozzina di grandi signori, più
simili ai nostri duchi feudali che a veri
re, esercitavano l’egemonia su questi
territori ed erano in guerra perenne
tra loro. Lo Stato di Lu corrispondeva
grosso modo all’attuale provincia dello
Shandong (Cina Orientale) ed era un
riottoso vassallo della dinastia Zhou
orientale.
Era una società complessa, con
funzionari e burocrati che formavano
la classe dirigente degli shi, alla quale
apparteneva Confucio. «Era un ambiente
meritocratico, un governo delle élite»,
spiega lo storico Michael Scott. «Uno
sviluppo impensabile ad Atene, dove
ogni cittadino doveva contribuire alla
gestione della democrazia».
Verso l’impero. Al suo apogeo, Lu era
un regno con città vivaci, abitate da
mercanti e nobili amanti della caccia e
dell’arte. Ma dal VI secolo a.C. il potere
fu sempre più spesso conteso tra i clan
che cercavano di imporsi nella carica di
“duca”, senza riuscirci stabilmente. Verso
il 250 a.C. lo Stato di Lu fu inglobato
in quello di Chu, ma presto il Regno di
Qin si prese tutta la Cina e il suo re, Shi
Huangdi, nel 221 a.C. fondò l’Impero
cinese.
ALAMY/IPA
CONFUCIO
Venticinque secoli fa si diffondevano le loro idee, separate da
C
irca 8mila km separano Atene dall’antico Stato e morale cinese. Una generazione più tardi, anche il
di Lu, in Cina. Circa 2.500 anni fa, in due filosofo greco Socrate (469/470-399 a.C.) si trovò a vivere
luoghi così lontani tra loro, Confucio e Socrate in un mondo inquieto. Erano gli anni della Guerra del
rivoluzionarono il pensiero delle rispettive civiltà. Peloponneso, con la quale Sparta stroncò l’imperialismo
In Cina era il “Periodo delle primavere e degli autunni”, ateniese, e della crisi della democrazia di Pericle.
un modo poetico per definire una lunga fase di anarchia Nel 1949, il filosofo tedesco Karl Jaspers diede un
permanente. Proprio cercando di capire come stabilizzare nome alla fioritura parallela del pensiero occidentale e
il potere per garantire pace e ordine senza rinunciare orientale, avvenuta tra l’VIII e il III secolo a.C.: la chiamò
alla giustizia, Confucio (551-479 a.C.) elaborò i suoi “era assiale”. In quel periodo, teorizzava cercando di dare
insegnamenti, ancora oggi alla base del pensiero politico un senso alla storia dell’umanità, le vicende delle grandi
80
S
Attica (V secolo a.C.)
ABITANTI
300mila circa (stima)
LA POLIS DI ATENE
N el VI secolo a.C., quando in Cina
nasceva Confucio, Atene era una
delle città-Stato di una Grecia divisa
e impegnata a fondare colonie nel
Mediterraneo. Solo dal 499 a.C. gli Elleni
misero da parte le rivalità per respingere
il pericolo che veniva da Oriente: i
Persiani. Ci riuscirono, e di quella vittoria
Atene si attribuì il merito. La fioritura
del V secolo a.C. si deve anche all’abilità
di Pericle, lo strategos (capo militare)
che guidava la polis quando vi nacque
Socrate. Fu lui a esaltare il primato della
way of life che si era affermata nella polis:
la democrazia. Anche se quella “alla
greca” non era la democrazia come la
intendiamo oggi, nata invece dagli ideali
illuministi.
Ascesa e caduta. Il consenso intorno a
Pericle si basava su una retorica efficace,
distribuzioni di denaro e grandi
opere, come il Partenone, finanziate
con fondi pubblici. L’altra colonna
del potere ateniese era la flotta
militare, con la quale Pericle tentò di
“esportare la democrazia” nell’Egeo,
entrando in collisione con Sparta, la
polis dell’oligarchia e dei re: da qui la
Guerra del Peloponneso. Verso la fine
del V secolo a.C. la democrazia sbocciata
all’ombra dell’Acropoli stava appassendo.
La sconfitta contro Sparta, l’oligarchia GRECIA
JOZEF SEDMAK/ALAMY/IPA
dei Trenta Tiranni, la guerra civile, una
CINA
contrastata restaurazione democratica e
infine la conquista macedone (IV secolo
a.C.) ne accompagnarono il declino.
Campana Un contenitore
cerimoniale per il vino in
cinese risalente bronzo e rame
al V secolo a.C. (V secolo a.C.).
MONDADORI PORTFOLIO/AKG
ALBUM/QUINTLOX/MONDADORI PORTFOLIO
ALAMY/IPA
800 A.C. 70 60
00 500
Tipico vaso
in ceramica a
figure rosse del
ALAMY/IPA
V secolo a.C.
ALBUM/METROPOLITAN MUSEUM OF ART, NY/
MONDADORI PORTFOLIO
497 a.C.
Secondo 481 a.C.
esilio di Fine del 289 a.C.
Confucio. Periodo delle Muore
483 a.C. primavere e Piatto greco in Mencio, che
Confucio degli autunni. argento del V
rientra a Lu. ha raccolto e 256 a.C. 221 a.C.
secolo a.C. tramandato gli Lo Stato di Chu Il re dello Stato di Qin, Shi
479 a.C. insegnamenti annette lo Stato Huangdi, sottomette gli altri
Muore Confucio. di Confucio. di Lu. regni e fonda l’Impero cinese.
480-479 a.C. 460 a.C. 429 a.C. 404 a.C. 338 a.C.
Seconda Ascesa al Pericle Inizia il Filippo II, re di Macedonia,
guerra potere di muore governo filo- conquista la Grecia.
persiana. Pericle. durante spartano dei La dea Atena
l’epidemia Trenta Tiranni. in una statua
di peste L’anno dopo 399 a.C.
469/470 a.C. che è restaurata Processo e condanna
in bronzo del
Socrate nasce colpisce
ad Atene.
la democrazia a morte di Socrate. IV secolo a.C.
Atene. ateniese.
431-404 a.C. 83
Guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta. S
GUERRA
A decidere il conflitto nel Pacifico fu la prima
p
MID
ALAMY/IPA
CORBIS VIA GETTY IMAGES
Giapponesi
180 navi, fra cui 8
portaerei, 11 navi da
4-6 giugno 1942 di Lidia Di Simone
battaglia, 22 incrociatori,
C’
65 cacciatorpediniere, 21 è un momento cruciale in cui si rovesciarono le sorti della guerra nel Pacifico,
sommergibili e numerose quando i giapponesi capirono di non essere più invincibili e gli americani
navi appoggio, per quasi iniziarono la loro vittoriosa controffensiva. Accadde tutto nel giugno del 1942,
100mila uomini imbarcati, durante la battaglia navale più importante della Seconda guerra mondiale. Per la prima
guidati da 20 ammiragli. volta nella Storia, due flotte si scontravano senza essere a portata di cannone. Era appena
Inoltre, una forza di 590
aeroplani. Alla fine, per gli successo nella battaglia del Mar dei Coralli (maggio 1942), si ripeté al largo delle isole
errori giapponesi solo una Midway. Non era necessario essere a vista dell’avversario: le portaerei si trovavano infatti
minima parte di queste a centinaia di miglia l’una dall’altra, mentre a combattere erano gli aerei che decollavano
risorse fu coinvolta nella dai loro ponti, bombardieri e aerosiluranti in grado di volare su vasti bracci d’oceano per
battaglia; fra queste, 4 portare a destinazione il loro carico di morte.
portaerei.
L’OBIETTIVO. Dopo il devastante attacco giapponese su Pearl Harbor del 7 dicembre
1941, le forze nipponiche avevano dimostrato attraverso una serie di folgoranti offensive
di poter dominare la guerra nel Pacifico. Ma l’avanzata era stata disturbata dal raid su
Tokyo dell’aprile di quell’anno – pianificato dal tenente colonnello Jimmy Doolittle –
e frenata a maggio, nel Mar dei Coralli, dove gli americani avevano impedito lo sbarco
nipponico nelle isole Salomone e nella base di Port Moresby. Le portaerei americane si
erano rivelate il vero nemico da battere. Andavano distrutte. Come?
Al cinema
Pilota della
Marina imperiale
I l regista Roland Emmerich ha
impiegato effetti speciali e prove
d’attore per rievocare la battaglia delle
Army Air Forces) che qualche mese
prima, il 18 aprile 1942, aveva
compiuto l’impresa di levarsi in volo
Midway in questo kolossal in uscita il dalla portaerei Hornet, al comando di
27 novembre. una squadra di 16 bombardieri B-25B
I protagonisti. Woody Harrelson veste Mitchell, per portare a termine un raid
i panni dell’ammiraglio Chester Nimitz. su Tokyo, una vera mission impossible.
Aaron Eckhart è il tenente colonnello Fra gli altri ci sono anche Luke Evans,
G. ALBERTINI (2)
WAY
Pilota di
bombardiere
85
ALAMY/IPA
S
PERSONAGGI
Isabella Goodwin
La prima
detective
della
Grande
Mela
Nel 1912, a New York,
la poliziotta Isabella Goodwin
risolse il caso della “Rapina
del taxi” e diventò la prima
donna detective della città.
GETTY IMAGES
Geno Montani
N
ew York, 15 febbraio 1912. Era il
solito lavoro del giovedì mattina: due
funzionari della East River National
Bank, come ogni settimana, dovevano
prendere un taxi per andare a prelevare dei
contanti alla Produce Exchange National Bank,
all’incrocio della Broadway con Beaver Street,
a due passi da Wall Street. Un servizio di
routine senza mai un inconveniente, almeno
fino a quel giorno. Era già iniziata la corsa di
ritorno quando un uomo sbucato dal nulla
costrinse il tassista a fermarsi. In un attimo due
complici spalancarono gli sportelli posteriori e si
avventarono sui due funzionari, pestandoli fino
a farli svenire. Un altro bandito salì a fianco del
tassista con una pistola in pugno e gli intimò
di sgommare via. Dopo una decina di isolati i
rapinatori fecero fermare l’auto e si dileguarono
con un bottino di 25mila dollari (oltre mezzo
milione di dollari di oggi).
Quella che è passata alla Storia come la
“Taxicab Robbery” (leggi: “Rapina del taxi”)
messa a segno nella Grande Mela più di un
secolo fa, suscitò l’indignazione pubblica per la
strafottenza dei malviventi, in azione in pieno
giorno, e finì per mettere in imbarazzo la stessa
polizia che brancolava nel buio. Almeno finché
non entrò in azione una poliziotta, Isabella
Goodwin... X
87
S
detective della Grande Mela.
La Goodwin da anni era impiegata
come agente sotto copertura e per
questo caso decise di “diventare”
la nuova donna delle pulizie nella
pensione in cui alloggiava Annie:
quando quest’ultima tornò da un giro
fuori città con un costoso cappello
nuovo e un bell’abito alla moda, la
poliziotta si insospettì e scoprì che
l’acquisto era stato fatto dal suo
fidanzato in un negozio della città
di Albany, nel Nord dello Stato di
DETROIT PUBLISHING CO./LIBRARY OF CONGRESS
fu fermato il capobanda
della rapina del 1912,
presa d’assalto dai risparmiatori preoccupati per lavorava in un caffè dove aveva conosciuto i
che si stava dando alla la sicurezza dei propri depositi. La polizia aveva suoi complici, tra i quali lo stesso tassista, Geno
fuga con alcuni complici. perso il controllo della città? La risposta delle Montani. Già il giorno dopo l’arresto di Eddie,
Sotto, in una vignetta forze dell’ordine fu assegnare una sessantina di Isabella fu promossa detective dal commissario
satirica pubblicata nel detective al caso. Sembrava non bastare: dopo della polizia, Rhinelander Waldo: la donna aveva
1912 sul quotidiano New diversi giorni di indagini, c’era appena il nome di sgominato la banda di criminali più ricercata
York Herald il problema qualche sospetto. Ma la svolta partì proprio da lì. della città. Ma era solo l’ultimo di molti successi.
della delinquenza in città.
La polizia – sbeffeggiata dalla stampa per gli
scarsi risultati – aveva individuato un certo Eddie DA “MATRONA” A DETECTIVE. Isabella
Kinsman, un poco di buono con un passato da aveva iniziato a lavorare per la polizia di New
pugile, con fidanzata al seguito, tale Annie Hull. York all’età di trent’anni, quando aveva perso il
Quando il vice-commissario George Dougherty marito, l’agente John W. Goodwin, che nel 1895
seppe che la donna aveva preso alloggio in una l’aveva lasciata vedova con quattro figli. Allora a
pensione della città pensò che bisognava metterle capo della polizia c’era il futuro presidente degli
qualcuno alle calcagna. Quel qualcuno era Usa Theodore Roosevelt: la Goodwin fu assegnata
Isabella Goodwin, che sarebbe diventata la prima a un’importante stazione della Grande Mela come
ALAMY/IPA
coinvolgere nelle indagini
una poliziotta-matrona,
Isabella Goodwin.
Rhinelander Wa
ldo
George Dougher
“matrona” (vedi riquadro ultima pagina). Per ty
circa un decennio si era data da fare assistendo
in cella le donne della malavita, con le quali
riusciva a entrare in confidenza. Nei primi anni caotiche strade della città di New York. Tuttavia,
New entry
del ’900 arrivò la sua prima occasione quando nonostante il suo apprezzato servizio da Nel corso della
il capitano ebbe bisogno di una donna sotto detective, la svolta per la Goodwin arrivò solo “Rapina del taxi”
entrò in scena una
89
S
Arrivano
le matrone
N egli Stati Uniti le
donne si fecero
strada nelle stazioni di
polizia e nelle carceri
già nell’Ottocento: di
solito lo facevano in
maniera volontaria
e prestando servizi
di assistenza di vario
tipo, dalle pulizie delle
celle alla tutela delle
detenute e dei minori,
per evitare possibili
maltrattamenti.
Erano le cosiddette
“matrone”. Ma al
servizio della legge
c’erano state anche
donne che in qualche
sperduta località del
Paese assistevano il
SENZA TERRA
All’origine della “questione curda” e delle
dinamiche storiche che da secoli costringono i
curdi a un’esistenza precaria e sventurata.
di Riccardo Michelucci
CORBIS VIA GETTY IMAGES
92
S
“
N
BRIDGEMAN IMAGES
MONDADORI PORTFOLIO/AKG
on abbiamo amici, solo
le montagne”, recita
un antico proverbio
curdo, che si riferisce
al drammatico destino di un popolo
la cui storia è segnata da illusioni,
delusioni e tradimenti. Un popolo di
circa 35 milioni di persone che non
è mai riuscito a fondare uno Stato
indipendente, perché ogni tentativo si è
infranto contro le esigenze geopolitiche
delle grandi potenze. Lo schema
“usati e abbandonati” si è appena
ripetuto. Sebbene la loro lotta sia stata
determinante per liberare il Nord-
est della Siria dalle forze dell’Isis, con
Combattenti e civili il ritiro delle truppe Usa dal confine
Battaglia fra curdi ed esercito persiano nel XVI della Siria il presidente americano
secolo, in una litografia. Sopra, un curdo del Trump ha di fatto dato il via libera
Nord dell’Iraq di religione yazida (1930 ca.) all’offensiva turca nel Kurdistan siriano,
e una donna curdo-iraniana nel 1896. Sotto finalizzata ad allontanare i curdi
a destra, una mappa del territorio curdo nel
1682, del cartografo Alain Manneson Mallet. dalla frontiera. È, questo, l’ultimo di
una serie di tradimenti iniziati con la
caduta dell’Impero ottomano. La fine
della Prima guerra mondiale inaugurò
infatti un secolo di sventure per i curdi.
Ma tutta la loro storia è costellata di
massacri e persecuzioni.
94
S
territorio passò poi sotto il dominio Il primo genocidio fu religioso, nel
VII secolo. I curdi lottarono a lungo
ottomano, la cui politica centralizzatrice
innescò decine di rivolte, tutte represse
95
S
ARTE
97
S
“E cosa
dovrei
amare se
non
l’enigma?”,
scrisse
l’artista
sulla cornice
del suo
primo
autoritratto
Due figure
mitologiche
1927. I volti sono
realistici, ma i
corpi appaiono
pietrificati, come
se stessero
diventando di
gesso. E un’antica
colonna sembra
prolungarsi nel
mantello di una
delle due figure:
una visione quasi
allucinata.
Orfeo trovatore
stanco 1970.
Orfeo è un musico
mitologico che
incanta persino
gli animali. Ma
qui è spossato:
ha lasciato gli
strumenti, siede
scomposto su un
blocco di pietra in
un luogo a metà
tra la quinta di
scena e una piazza
come quelle dei
lontani esordi.
Mélancolie
hermétique
1918-1919.
Mercurio, ritratto
come un busto
classico, guarda
assorto gli oggetti
davanti a lui: la
scatola giocattolo, i
dolci. L’artista lascia
Ferrara e il dipinto
è metafora del suo
stato d’animo.
99
S
Ritorno al
castello 1969.
Come un
cavaliere solitario,
l’artista ricerca
l’inaccessibile
castello della vera
arte, sempre più
lontana dal mondo
moderno, per
recuperare l’antico
splendore della
pittura, quella dei
grandi maestri
del passato. E per
riscoprire i segreti
del mestiere
del pittore, che
secondo de
Chirico ha sempre
“qualcosa del mago
e dell’alchimista”.
Muse inquietanti 1925. Sullo
sfondo il castello di Ferrara e le
ciminiere della città, deserta e immersa
in uno spazio sospeso. Su un palco,
immobili, due manichini con corpi di
foggia classica: sono le Muse, divinità
greche. E sono inquietanti perché
inserite in un contesto urbano molto
posteriore, come in certi incubi.
LA MOSTRA
U na grande retrospettiva ricostruisce il mondo di Giorgio
de Chirico, una delle figure artistiche più complesse e
affascinanti del XX secolo, con oltre cento capolavori disposti in
le tre versioni de Le Muse inquietanti, I bagni misteriosi in dipinti
e in maquette, Ariadne e Gladiatori da New York, L’enigma di
una giornata da San Paolo del Brasile, L’incertezza del poeta
un percorso con confronti e accostamenti inediti. L’esposizione da Londra, Mélancolie hermétique da Parigi, L’inquietudine
de Chirico, infatti, sala per sala vuole offrire la chiave di accesso dell’amico o l’astronomo da Houston e numerosi, splendidi
a una pittura enigmatica, che affonda le radici in Grecia autoritratti (compreso il primo, del 1919). Mistero, ironia,
(dove l’artista era nato nel 1888), sboccia nella Ville Lumière enigma, malinconia che scandaglia fino all’infanzia sono le cifre
delle avanguardie, dando vita alla Metafisica (la visione al di Giorgio de Chirico, artista ancora da scoprire.
di là della fisica, di ciò che vediamo e conosciamo) e infine Dove, come, quando. Milano, Palazzo Reale. Fino al 19 gennaio
getta scompiglio con le rivisitazioni del Barocco. Quanto ai 2020. Info: 0292897740, www.dechiricomilano.it. Catalogo:
capolavori, solo per fare alcuni esempi, a Milano sono arrivati Marsilio/Electa (le opere nel servizio sono tutte in mostra).
101
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ANNIVERSARI
Il 12 dicembre 1969, una bomba scoppiò nella
Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza
Fontana, a Milano, uccidendo 17 persone e
ferendone 88. A mezzo secolo da quell’eccidio,
non ha pagato nessuno. di Pino Casamassima
MONDADORI PORTFOLIO/ADRIANO ALECCHI
M
ilano, venerdì 12 dicembre 1969,
ore 16:37. In piazza Fontana una
violenta esplosione devasta la
Banca Nazionale dell’Agricoltura.
Più o meno contemporaneamente anche a
Roma esplodono degli ordigni. Nella capitale
si contano alcuni feriti. A Milano è strage: 17
morti e 88 feriti. Le vittime sono tutti esponenti
della piccola borghesia agraria delle campagne
padane: imprenditori agricoli, allevatori,
intermediari. Gli unici giovanissimi sono i
fratelli Patrizia ed Enrico Pizzamiglio, 16 e 12
anni. Sopravvivono, ma i loro corpi mutilati e
ustionati dall’ordigno dovranno subire un lungo
calvario di interventi e amputazioni. Oggi,
a distanza di 50 anni, dopo un contorto iter
investigativo e giudiziario, i colpevoli hanno
nome e cognome. Ma non hanno mai pagato.
102
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LA STRAGE
Terrore
Il punto dove esplose
la bomba nella
banca. In alto, la
notizia della strage
sul Corriere della Sera:
il quotidiano, allora
diretto da Giovanni
Spadolini, sposò
inizialmente la tesi
della pista anarchica.
IMPUNITA
ANSA (3)
Delfo Zorzi
ALAMY/IPA
ANSA
Franco Freda e Giovanni Ventura Giuseppe Pinelli
pagarono –
serie di attentati, tra cui
le bombe del 15 aprile di
uno con la
Milano, alla Fiera e alla
stazione; e quelle di agosto
ai treni (dieci ordigni, dodici
anarchica
e 66 feriti. Il 31 maggio
Pietro Valpreda 1972, a Peteano, nei pressi
di Gorizia, un ordigno in
una Fiat 500 abbandonata
uccise tre carabinieri e ne
IL DEBUTTO DEI NEOFASCISTI. Dal I PROCESSI. Il primo processo si aprì a
ferì altri due. Il 17 maggio
Veneto arrivava intanto una notizia destinata Roma, nel 1972, e sul banco degli imputati 1973 il sedicente anarchico
a sconvolgere lo scenario investigativo. A vide i rappresentanti sia del filone anarchico Gianfranco Bertoli doveva
progettare la strage sarebbe stato Ordine nuovo, sia di quello fascista. L’iter giudiziario fu lungo, eseguire il progetto di
un’organizzazione neofascista. A scompaginare tormentato ed estenuante per i parenti delle Ordine nuovo di colpire il
le carte fu Guido Lorenzon, segretario trevigiano vittime, costretti a spostarsi da Roma a Milano, presidente del Consiglio
della locale sezione della Democrazia cristiana, a Catanzaro, dove andò a finire il processo per Mariano Rumor, recatosi
nella questura milanese
che accusò Giovanni Ventura, un neofascista “motivi di ordine pubblico e legittimo sospetto”. per scoprire un busto in
affiliato a Ordine nuovo già inquisito per un Il primo pronunciamento in corte d’Assise fu di onore di Luigi Calabresi.
attentato a un rettore ebreo dell’Università di condanna per Freda, Ventura e Guido Giannettini Il commissario dell’ufficio
Padova. Ventura venne arrestato il 13 aprile (collaboratore dei Servizi con il nome in codice politico della questura
1971 insieme a Franco Freda, un sedicente nazi- di Agente Zeta). Ma il nuovo dibattimento in milanese era stato infatti
maoista. In manette finì pure Marco Pozzan, il Appello, che si svolse a Bari nel 1985, si concluse ucciso un anno prima da
più stretto collaboratore di Freda nella sua casa con l’assoluzione di tutti, anarchici e neofascisti, Lotta continua perché
ritenuto colpevole della
editrice, che inguaiò tutti. Confessò infatti di per insufficienza di prove. Poi una nuova morte di Pinelli. La bomba
aver partecipato alla riunione in cui era stata istruttoria portò alla sbarra i neofascisti Stefano a mano lanciata da Bertoli
progettata la strage. Anarchici o neofascisti, Delle Chiaie (organizzatore) e Massimiliano uccise quattro persone e ne
allora? Da questo momento la macchina Fachini (esecutore): entrambi assolti. ferì 52. Il 28 maggio 1974,
investigativa e processuale avanzerà su un durante una manifestazione
doppio binario. ESECUTORE MATERIALE. Negli anni antifascista in piazza della
Loggia a Brescia, una bomba
Novanta il giudice Guido Salvini, avanzando
uccise 8 persone, ferendone
un sospetto di connessione fra il fallito golpe 102. Il 4 agosto 1974, un’altra
Borghese (tentativo di colpo di Stato del strage, questa volta sul
1970) e la strage, raccolse le testimonianze di treno Italicus, nei pressi di
Martino Siciliano e Carlo Digilio, due neofascisti Bologna: 12 morti e 48 feriti.
dell’ormai disciolto Ordine nuovo, che oltre a Il 2 agosto 1980, l’eccidio più
confermare la progettazione dell’eccidio da parte crudele: una bomba nella
sala d’attesa della stazione di
di Ventura e Freda, indicarono in Delfo Zorzi il Bologna uccise 85 persone e
neofascista che aveva materialmente piazzato ne ferì 200.
la bomba. Il nuovo processo iniziò a Milano nel La mafia. Oltre a tutte
febbraio del 2000 e nel giugno dell’anno dopo queste stragi riconducibili
vennero riconosciuti colpevoli Zorzi, Carlo Maria all’estrema destra, ce ne
Maggi (che sarà poi condannato all’ergastolo furono poi altre compiute
per la strage di Brescia del 1974) e Giancarlo dalla mafia: il 23 dicembre
1984, sul rapido che si
Rognoni come basista. Sentenze poi cancellate trovava nella galleria di San
dalla Cassazione. Alla fine del processo del Benedetto Val di Sambro
maggio 2005, i parenti delle vittime dovettero (la stessa della strage
pure pagare le spese processuali. La Cassazione dell’Italicus), una bomba
addebitò definitivamente l’eccidio a Ordine provocò la morte di 16
nuovo nelle figure di Freda e Ventura: peccato persone e il ferimento di 267;
nel biennio 1992-93, una
che a quel punto non fossero più processabili,
serie di attentati mafiosi, fra
in quanto già assolti con sentenza definitiva nel cui i più clamorosi contro
1985. Finiva così, dopo 36 anni, la più brutta Giovanni Falcone e Paolo
pagina di storia giudiziaria scritta in Italia dal Borsellino, causarono 21
Dopoguerra a oggi. • morti e 117 feriti.
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I GRANDI TEMI CRISTINA DI SVEZIA
L’ATENE
FINE ART IMAGES/HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
DEL NORD
della cultura europea, grazie alle vittorie dell’esercito
svedese e all’ambizione di Cristina, regina inusuale.
di Roberto Roveda
T
erra fredda la Svezia,
soprattutto nel primo Seicento,
una delle epoche più rigide
che la storia europea ricordi.
I campi rendevano poco e molti per
sopravvivere si dedicavano al mestiere
delle armi, mettendosi al servizio del
miglior offerente un po’ in tutta Europa.
Le cose però cambiarono proprio
all’inizio del secolo XVII quando divenne
re Gustavo II Adolfo. Il nuovo sovrano
amava pensare in grande e decise di
puntare sulla forza della Svezia, i suoi
Minerva uomini, eredi dei terribili Vichinghi.
di Svezia Creò un esercito invincibile, basato
In un quadro del sulla leva obbligatoria, l’addestramento
’700, Cartesio dà e una durissima disciplina influenzata
lezione di geometria dall’austerità del luteranesimo. Inoltre
alla regina di Svezia diede ai suoi soldati e ai suoi ufficiali
Cristina (1626-1689),
terre con cui sostentarsi e il sogno di
seduta al tavolo di
destra. A destra, in ricchi bottini in tutta Europa. In breve
un quadro del 1654, tempo vennero poste le basi per il
la sovrana nei panni predominio svedese in Scandinavia e
della dea Minerva. nel Baltico.
MONDADORI PORTFOLIO/AKG
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Cristina divenne regina a sei anni
nel 1632: ebbe pieni poteri dal 1644,
fino all’abdicazione nel 1654
Un destino tragico attendeva però l’esercito svedese aveva sbaragliato i
Gustavo Adolfo, che fu ucciso durante rivali e in Svezia erano arrivati bottini e
la Battaglia di Lützen, in Sassonia, nel tesori provenienti soprattutto dalle ricche
1632, nel bel mezzo della Guerra dei città tedesche. Gustavo Adolfo aveva
Trent’anni (1618-1648). Il suo Stato fatto incetta di quadri di Lucas Cranach
era solido, l’esercito era il più forte e di altri maestri tedeschi e olandesi con
d’Europa, però il trono spettava a sua cui dare vita a una prima collezione
figlia, una bambina di appena sei anni, d’arte svedese. Era arrivato al punto di
Cristina. La sua nascita nel 1626 aveva lasciare due dei suoi migliori generali in
lasciato nello sconforto molti svedesi, ostaggio in Baviera pur di tenersi due
che attendevano un erede maschio, dipinti di Hans Holbein di cui si era
ma non Gustavo Adolfo che non aveva innamorato. Il sovrano era celebrato non
nascosto la sua gioia e le sue speranze solo come il “leone del Nord”, per la sua
scrivendo: “Diventerà intelligentissima, perizia bellica, ma anche come “l’amante
ci sta rendendo tutti pazzi di lei!”. di tutte le arti e le scienze” grazie anche
al fatto di aver rivitalizzato l’antica
COME UN RE. Gustavo era sceso
Giuramento
Università di Uppsala. In un quadro
nell’arena della Guerra dei Trent’anni Poi arrivò la morte in battaglia e dell’800, il re Gustavo
nel 1630, schierandosi dalla parte dei il passaggio dello scettro all’amata Adolfo prima di
protestanti. Nel giro di un paio d’anni Cristina. Gustavo aveva voluto che fosse partire per la Guerra
educata come un principe, imparando dei Trent’anni
a tirare di scherma, ad andare a caccia, (1618-1648) impone
a discutere di politica e filosofia. Le all’assemblea degli
Stati generali il
fu data la migliore istruzione, proprio giuramento di
come spettava all’erede al trono. Cristina fedeltà alla figlioletta
studiava dieci ore al giorno, imparò il Cristina.
tedesco, l’olandese, il francese e anche
HERITAGE-IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
CON AMORE
dell’esploratore/avventuriero che “scoprì”
l’Egitto. Giovan Battista Belzoni fece infatti 3
viaggi sul Nilo, tra il 1815 e il 1818, e contribuì
alla creazione della collezione egizia del
Torna a casa la Madonna Litta di Leonardo. British Museum e altre ancora.
Attorniata da altre opere del Da Vinci e allievi. Fino al 28/6/2020. Centro Culturale
D
Altinate San Gaetano. Info: 08204857,
opo quasi trent’anni ritorna a Milano una splendida Maternità leonardesca, custodita www.legittodibelzoni.it
all’Ermitage tra i suoi massimi capolavori. ll grande museo di San Pietroburgo l’acquistò infatti
nel 1865, da una collezione tra le più importanti della città lombarda: quella dei duchi Litta (da
qui il nome con cui è conosciuta in tutto il mondo). Ora questo quadro del grande genio fiorentino, EVENTO SIENA
uscito dall’Ermitage solo sei volte, è al centro dell’esposizione meneghina Leonardo e la Madonna Litta.
Non a caso: il dipinto fu realizzato proprio a Milano dove il Da Vinci operò al servizio di Ludovico il Moro Rinasce il Mercato
tra il 1482 e il 1499. E viene presentato al pubblico insieme a una ventina di opere sue e degli allievi nel Campo
lombardi a lui più vicini in quel periodo.
Maternità gioiose. Nel percorso, la Madonna Litta è affiancata dalla Madonna con il Bambino di La principale piazza della città vivrà una
specie di “tuffo” nel suo passato
Boltraffio (il miglior allievo di Leonardo a Milano), eseguita molto probabilmente sulla base di studi
più glorioso, come se ci si trovasse di
preparatori del Maestro, e dalla Madonna con il Bambino di D’Oggiono, di Napoletano e del maestro nuovo nel ’300, tra storia ed eccellenze
della Pala Sforzesca, per illustrare come il Da Vinci e i suoi seguaci abbiano affrontato in maniera nuova enogastronomiche
e originale questo diffusissimo soggetto. Tra i disegni, spicca uno studio di Leonardo con un profilo e artigianali. 160 i banchi allestiti.
femminile e un occhio ben delineato. Su alcune opere sono state effettuate analisi diagnostiche, grazie
al sostegno della Fondazione Bracco, che hanno evidenziato i diversi modi di realizzare studi e dipinti Dal 7 all’8/12. Piazza del Campo.
degli artisti della bottega milanese del Da Vinci. Info: Facebook: Siena – Mercato nel Campo.
LIBRO
Sino al 10/2/2020.
Museo Poldi Pezzoli.
Info: 02794889/6334,
www.museopoldipezzoli.it.
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MONDADORI PORTFOLIO/AKG
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rio, Cesare con-
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nell’Urbe le fazioni entravano in guer- VIAGGI NEL TEMPO O FOCUS STORIA COLLECTION
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edicola, al doppio del prezzo di copertina per la copia semplice e al prezzo di copertina mag-
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