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corrosione dei
giunti saldati
Pubblicato nel 2013
IIS Progress s.r.l., Gruppo Istituto Italiano della Saldatura
Lungobisagno Istria, 15 16141 Genova (Italia)
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www.iisprogress.it
L'esame delle caratteristiche strutturali può essere effettuato o con metodi macroscopici (ad oc-
chio nudo o con deboli ingrandimenti) o con metodi microscopici (ad ingrandimenti elevati); in o-
gni caso è necessaria una preparazione della superficie del pezzo da esaminare consistente in
una lucidatura e attacco chimico per evidenziare i vari costituenti.
Nei paragrafi successivi saranno descritte le modalità di preparazione dei provini, le modalità di
esecuzione e le finalità dell’esame.
La prima fase di preparazione del provino per l’analisi metallografia consiste nell’estrazione di una
sezione del componente saldato, con metodi tali da non alterarne significativamente le caratteri-
stiche; si escludono pertanto sistemi all’arco o alla fiamma che potrebbero alterare termicamente
le caratteristiche del componente (il loro uso può essere limitato ad una primo sezionamento del
componente, in zone opportunamente distanti da quelle successivamente analizzate) mentre si
prediligono dunque sistemi meccanici, sempre in presenza di abbondante acqua o acqua con
aggiunta di lubrificante idrosolubile.
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Metallografia e corrosione dei giunti saldati
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Metallografia dei giunti saldati
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Metallografia e corrosione dei giunti saldati
Acqua ed idrossido di sodio (NaOH) o idros- Attacco elettrolitico di tipo alcalino per acciai auste-
sido di potassio (KOH); no-ferritici, per evidenziare la fase σ e la ferrite δ
Acqua con Acido Cloridrico e FeCl3 Attacco macrografico per acciai austenitici
In ogni caso, il tipo di attacco deve essere congruente con le caratteristiche di resistenza alla cor-
rosione del materiale; la tabella 1.1 riporta alcune tra le tipologie di attacco utilizzate per i materiali
di impiego più comune.
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Metallografia dei giunti saldati
Figura 1.8 - Esame macrografico per la determina- Figura 1.9 - Esame macrografico in campo
zione del rapporto di diluizione
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Metallografia e corrosione dei giunti saldati
Figura 1.11 - Determinazione della dimensione Figura 1.12 - Determinazione della per-
del grano (UNI 3245) centuale di ferrite δ (ASTM E 562)
E’ infatti possibile ricorrere a questo tipo di esame metallografico per la valutazione numerica del-
la dimensione del grano (figura 1.11) o della percentuali di fasi costituenti il materiale (ad esempio
di ferrite δ in un acciaio inossidabile - figura 1.12) per la qualificazione o per la validazione di parti-
colari procedure di saldatura, in ottemperanza a specifici requisiti di tipo contrattuale. In questo
caso i sistemi si basano su confronti rispetto a figure di riferimento valutazione delle intersezioni
tra linee di riferimento tracciate su immagini del provino e i confini (bordi grano, ad esempio) delle
zone di interesse.
La figura 1.13 mostra, invece, un’immagine micrografica relativa a fenomeni di corrosione inter-
granulare in seguito all’esercizio di un componente in acciaio inossidabile austenitico, e la figura
1.14 è relativa alla precipitazione di fasi fragili (fase σ) in seguito ad esercizio all’interno dell’inter-
vallo di temperatura tipico di questo fenomeno (~700°C). Da ciò si evince che la metallografia e
l’esame micrografico in particolare sono strumenti essenziali per lo svolgimento di attività di anali-
si delle rottura (failure analisys).
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Metallografia dei giunti saldati
La microscopia elettronica è uno degli strumenti più validi per lo studio dei materiali in quanto il
suo potere risolutivo, definito come la capacità di fornire immagini separate di due punti vicini del
campione, ed il maggior numero d'ingrandimenti, definiti come il rapporto tra le dimensioni dell'im-
magine e le dimensioni del campione, sono senz'altro superiori a quelli del microscopio ottico. Più
esattamente, il potere risolutivo dipende dalla lunghezza d'onda della radiazione usata nel micro-
scopio: più corta è la lunghezza d'onda migliore risulta il potere risolutivo.
La distinzione tra microscopio ottico ed elettronico è basata su questo fattore: la luce visibile usa-
ta nel microscopio ottico ha una lunghezza d'onda di circa 500 nm; nel microscopio elettronico, il
campione è colpito da un fascio di elettroni accelerati che hanno lunghezza d'onda 0,005 nm cioè
circa 105 volte più piccola rispetto a quella della luce visibile. Pertanto mentre il limite superiore
dell'ingrandimento del microscopio ottico circa 1000 X, quello di un microscopio elettronico di cir-
ca 10.000.000 X.
Tra le tipologie di microscopi elettronici, quelli più interessanti per gli esami metallografici sono il
tipo a trasmissione e quello a scansione.
Condensatore
Condensatore (lente)
(lente elettromagnetica)
oggetto oggetto
schermo fluorescente
occhi o sistema di acquisizione
ottico/digitale
occhi o sistema di acquisizione
ottico/digitale
Tabella 1.2 - Confronto funzionale tra microscopio ottico a trasmissione e microscopio elettronico TEM
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Metallografia e corrosione dei giunti saldati
Grazie al suo elevato potere risolutivo, questa apparecchiatura risulta l’unica utilizzabile per avere
l'esatta conoscenza della struttura o quando i grani sono più piccoli di 103 nm. In esso gli elettroni
sono emessi da un filamento di tungsteno, sono accelerati da una differenza di potenziale e sono
fatti passare attraverso delle lenti elettromagnetiche in modo da formare l'immagine ingrandita.
Per l'osservazione al microscopio elettronico a trasmissione, dato il limitato potere di penetrazione
degli elettroni, sono richiesti campioni estremamente sottili e ciò può essere ottenuto seguendo
due tecniche diverse:
− osservazione indiretta della superficie del campione mediante replica, ciò ricorrendo ad un
calco fedele e trasparente della superficie dei campioni;
− assottigliamento del campione mediante metodi chimici od elettrolitici fino ad ottenere lami-
ne sufficientemente trasparenti.
I due metodi conducono a risultati diversi: il primo permette l'osservazione del solo aspetto super-
ficiale del campione di cui si conserva l'integrità; il secondo, invece, rende possibile lo studio della
struttura del campione.
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Metallografia dei giunti saldati
Figura 1.16 - Aspetto tipico di una superficie di Figura 1.17 - Aspetto tipico di una superficie di
frattura duttile vista al SEM (500 X) frattura fragile vista al SEM (500 X)
Il segnale serve a modulare l'intensità di un tubo a raggi catodici che funziona in sincronia con il
fascio deflesso e consente una corrispondenza biunivoca tra i punti dello schermo e quelli dell'a-
rea "spazzolata".
Quando un fascio di elettroni colpisce un materiale, induce in esso una molteplicità di fenomeni,
alcuni dei quali possono essere utilizzati per ottenere un'immagine:
− gli elettroni primari penetrando nel campione sono in grado di estrarre elettroni dagli atomi
colpiti: quelli di bassa energia provenienti dai livelli più esterni sono gli elettroni secondari
che concorrono a formare l'immagine più tipica della microscopia elettronica (come mostra-
to nelle figure da 1.16 a 1.18);
− una frazione del fascio di elettroni è invece respinta ed espulsa dal materiale con traiettorie
ad alto angolo e costituisce gli elettroni retrodiffusi (backscattered);
− una ulteriore classe di fenomeni è quella in cui gli elettroni incidenti disturbano i livelli ener-
getici dell'atomo, ed in conseguenza di ciò l'atomo tende a ripristinare con emissione di
energia il suo equilibrio energetico: in questo si può avere emissione di radiazioni X.
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Metallografia e corrosione dei giunti saldati
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Metallografia dei giunti saldati
1.3.3. Frattografia
Tale tecnica consiste nell'esame al microscopio ottico a modesto ingrandimento delle superfici di
rottura e consente l'individuazione del tipo della rottura stessa (duttile, fragile, di fatica), la rileva-
zione di difettosità o discontinuità (ad es. separazioni dovute alla strizione) e dell'eventuale punto
di innesco della rottura stessa. Tale esame può essere eseguito direttamente su campioni in se-
guito alla loro rottura provocata in seguito all’esercizio o, in alternativa, provocata grazie alla rea-
lizzazione di un intaglio ed alla successiva rottura provocata con strumenti come presse, macchi-
ne universali, piegatrici o, talvolta, martellatura (sui tratta della prova di frattura richiesta talvolta in
fase di qualifica di procedura di saldatura).
A forte ingrandimento l'esame frattografico è effettuato al microscopio elettronico a scansione che
permette, per le sue caratteristiche, un esame più approfondito degli aspetti duttili o fragili di una
rottura e dello stato microinclusionale.
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Metallografia e corrosione dei giunti saldati
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Corrosione
2. CORROSIONE
2.1. Generalità
Il fenomeno della corrosione si può manifestare in modi molto differenti e sulla base di condizioni
di esercizio molto diverse; in generale, la corrosione può essere considerata come un fenomeno
di natura fisico-chimica che porta al graduale decadimento delle caratteristiche del materiale cau-
sato dall’interazione del materiale stesso con l’ambiente circostante.
E’ sufficiente considerare che i metalli sono in genere presenti in forma composti di vario genere
(ossidi, solfuri, carbonati, ecc.) per rendersi conto che la corrosione è un fenomeno naturale, lega-
to alla tendenza dei metalli a reagire chimicamente con veri elementi (zolfo, ossigeno, idrogeno,
composti vari, ecc.), sulla base di compatibilità che variano da elemento ad elemento.
Più in generale, è possibile considerare due tipologie di corrosione:
− corrosione a umido, in presenza di liquidi.
− corrosione a secco, in assenza di acqua o altro solvente allo stato condensato.
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Metallografia e corrosione dei giunti saldati
Cupronochel (70-90 Cu, 30-10 Ni) la zona dove ciò avviene si defi-
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E’ il caso di molti materiali idonei all’impiego in ambienti corrosivi, come ad esempio gli acciai inossidabili ed alcune
leghe non ferrose.
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Corrosione
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Metallografia e corrosione dei giunti saldati
Corrosione generalizzata
La corrosione generalizzata può essere uniforme e manifestarsi con velocità pressoché identica
su tutti i punti di un'area formando superfici parallele a quelle iniziali: in questo caso le proprietà
meccaniche non sono modificate.
La velocità è misurata sotto forma di perdita in peso o riduzione dello spessore iniziale (figura 2.5a).
In molti casi pratici, tuttavia, la corrosione generale può non essere uniforme (figura 2.5b) e talvol-
ta localizzata a zone particolari (figura 2.5c e d).
Corrosione intergranulare
Essa si verifica al contorno dei grani cristallini con conseguente indebolimento della matrice, dimi-
nuzione delle caratteristiche meccaniche e formazione di cricche nei punti più sollecitati.
Uno dei casi più tipici di corrosione intergranulare è quello che si verifica negli acciai inossidabili
al cromo-nichel quando, durante trattamenti termici o operazioni di saldatura, essi sono raffreddati
o mantenuti in un intervallo di temperatura compreso tra 450°C e 700°C.
In questo intervallo di temperatura si verifica infatti la precipitazione dei carburi di cromo a bordo
grano, tanto più importante quanto più alto il
tenore di carbonio e quanto più elevato è il
tempo di esposizione2.
Il cromo è l'elemento principale della resi-
stenza alla corrosione degli acciai inossida-
bili3, ma solo al di sopra di un certo tenore
(circa il 12%) il film di passivazione che si
forma è compatto e resistente; se nelle zone
dei grani vicino al loro bordo la concentrazio-
Figura 2.6 - Corrosione intergranulare di un ac- ne di cromo scende sotto tale valore (in
ciaio al carbonio in ambiente solforato (200 X)
quanto, ad esempio, parte del cromo esce
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Per tempi molto lunghi, tuttavia, si può ottenere una locale ridistribuzione del cromo presente (rigenerazione)
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Si tratta del fenomeno della passivazione, cioè della formazione di uno strato superficiale molto resistente, compatto e
tenace che impedisce l’attacco delle zone sottostanti, rendendo il componente “passivo” ai fenomeni di corrosione
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Corrosione
Figura 2.7 - Variazione del tenore di cromo in Figura 2.8 - Sensibilizzazione e corrosione
corrispondenza del bordo di due grani contigui intergranulare
in un acciaio inossidabile
dal grano per formare carburi figura 2.7) diminuisce la passivazione e la corrosione può procede-
re formando fessurazioni e distacco dei grani.
Questo fenomeno, favorevole alla corrosione, si chiama "sensibilizzazione" (figura 2.8).
L'applicazione di sforzi meccanici a materiali policristallini, come i metalli, genera stati tensionali
nei singoli grani diversamente orientati e nelle zone intergranulari.
Questa diversità di stati genera situazioni analoghe alle differenze di potenziale elettrochimico in
presenza di un mezzo corrosivo.
Ciò, in genere, provoca una localizzazione preferenziale della corrosione fra i giunti dei grani
(stress corrosion) con formazione di fessurazioni di corrosione (cricche) di direzione praticamente
perpendicolare allo sforzo. La figura 2.8 mostra l'aspetto micrografico di una cricca di tensocorro-
sione.
Per sollecitazioni meccaniche ripetute (sollecitazioni di fatica), l'effetto diventa ancora più pronun-
ciato in quanto le variazioni di tensione tendono ad aprire e chiudere sempre di più la cricca rom-
pendo eventuali strati passivanti formatisi e facendola procedere; si parla in questo caso di
"corrosione sotto fatica" (fatigue corrosion). Essa ha particolare importanza, ad esempio, nelle
costruzioni "off-shore" (come piattaforme e terminali).
Vaiolatura o "pitting"
E' un attacco localizzato che può portare anche ad un veloce decadimento della struttura; si mani-
festa con uno stadio "di innesco" puntiforme in cui sono attaccati i punti deboli dello strato passi-
vato (bordi grano, inclusioni) ed un secondo stadio "di propagazione", velocissimo, che tende a
formare anche grosse cavità interne sotto il punto di innesco.
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Corrosione
somma come pressione all'idrogeno nelle microcavità intergranulari producendo forti tensioni che
originano prima microcricche, poi cricche ed, infine, talvolta, separazioni o bolle (blisters).
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