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BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................. 62
Prefazione
1. GENERALITÀ
1.1. Caratteristiche
La saldatura ad arco con elettrodi rivestiti (Fig. 1) è un procedimento di saldatura autogena
manuale, che sfrutta il calore generato da un arco che scocca tra un elettrodo rivestito fusibile e
il pezzo.
Figura 1.
Esso costituisce uno dei procedimenti più comunemente usati in saldatura, principalmente per il
vantaggio della sua versatilità; consente infatti di realizzare giunti in qualunque posizione, di
saldare in officina o in zone ristrette e confinate (es. doppi fondi, interno di apparecchi, parti
interne di strutture) ed anche, con qualche accorgimento contro le correnti d'aria e la pioggia, in
cantiere. Quando il generatore non sia facilmente trasportabile, i cavi di alimentazione possono
essere sufficientemente lunghi; tuttavia essi sono ancora abbastanza facilmente maneggiabili,
in quanto non sono necessari tubi per l'adduzione alla pinza di gas protettivi e di fluidi di
raffreddamento.
Con questo procedimento si saldano quasi tutti i metalli ferrosi e non ferrosi (es. nichel e sue
leghe). Risultati non sufficientemente buoni si ottengono con l'alluminio e le leghe leggere e con
rame puro e alcune sue leghe, mentre non si possono addirittura saldare metalli a basso punto
di fusione, come zinco, piombo, stagno o quelli che richiedono particolare protezione come il
titanio e le sue leghe.
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I limiti operativi del procedimento, rispetto a quelli dei procedimenti a filo continuo, consistono
nella limitata produttività, dato che ogni elettrodo consumato deve essere sostituito con uno
nuovo e che dopo ogni passata deve essere rimossa la scoria solidificata dal metallo
depositato.
- elettrodo rivestito
- generatore di corrente
- pinza porta - elettrodo e cavi
Figura 2.
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Figura 3.
La pinza porta - elettrodo deve garantire un buon isolamento elettrico nei riguardi del saldatore,
una buona connessione elettrica nei riguardi dell'elettrodo e la possibilità di rapida sostituzione
di quest'ultimo.
I cavi elettrici che collegano la pinza porta- elettrodo e la presa di massa (sistemata sul pezzo)
al generatore di corrente devono essere di sufficiente sezione (in funzione della corrente di
saldatura e della loro lunghezza) e ben isolati.
2. PRINCIPI OPERATIVI
Per accendere l'arco, si strofina la punta dell'elettrodo, come un fiammifero, sul cianfrino
(bisogna evitare colpi d'arco sul pezzo); il passaggio della corrente di corto circuito porta, infatti,
il catodo ad una temperatura tale per cui l'emissione termoionica diviene significativa; ciò rende
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3. GENERATORE DI CORRENTE
I generatori di corrente sono in corrente continua e/o alternata, statici o rotativi a seconda delle
caratteristiche d'alimentazione degli elettrodi impiegati (vedere paragrafo 4).
La caratteristica elettrica esterna cadente (Fig. 4) è necessaria per garantire un buon grado di
stabilità di funzionamento all'arco, che, nel caso del procedimento con elettrodi rivestiti, ha un
campo di flessibilità e possibilità pratiche d'impiego, viste le basse densità di corrente
impiegate, che si limitano al tratto cadente e piano della caratteristica d'arco.
Figura 4.
Gli elettrodi rivestiti non possono infatti essere alimentati con densità di corrente tanto elevata
da permettere l'instaurarsi di archi che lavorino nel tratto ascendente della caratteristica d'arco
stessa perché si provocherebbe un inaccettabile arroventamento dell'elettrodo e il
deterioramento e sgretolamento del rivestimento.
Utilizzando generatori a caratteristica elettrica esterna (V – i) non molto cadente, le variazioni di
lunghezza d'arco influiscono sulla corrente di saldatura nel senso che all'aumentare della
lunghezza, diminuisce la corrente. Questo comportamento sarebbe sempre dannoso quando si
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
effettuano lavorazioni di serie, saldando in piano con elettrodi di diametro abbastanza grosso
e/o di rendimento elevato, che richiedono velocità di deposito e penetrazione costante (e quindi
corrente quasi costante fornita da un generatore a caratteristica assai cadente); ma può essere
invece utile ad un saldatore che debba effettuare difficili lavori in opera, saldature in cianfrini con
distanza tra i lembi non costante e con cambiamenti di posizione di saldatura, ecc. poiché, con
questa soluzione il controllo della fusione può avvenire semplicemente agendo sulla lunghezza
d'arco.
D'altra parte bisogna porre la massima cura a non allungare troppo l'arco, per non incorrere nel
rischio di proteggere scarsamente il bagno con conseguente possibilità di ossidazioni ed
inclusioni gassose (porosità, soffiature e tarli).
4.1. Generalità
L'elettrodo è costituito, come si detto, da un'anima e da un rivestimento (Fig. 5). Nella saldatura
degli acciai al C e a bassa lega, l'anima è solitamente costituita da una bacchetta di acciaio
dolce, con unica funzione di apporto, mentre al rivestimento sono affidati importanti compiti, che
saranno esaminati fra breve.
Figura 5.
Il rivestimento degli elettrodi è costituito da varie sostanze minerali (silicati, ossidi, carbonati,
ferro - leghe) ed organiche (cellulosa, collanti) miscelate fra di loro con acqua in modo da
formare un impasto omogeneo che viene successivamente applicato all'anima metallica con
macchine chiamate "presse di estrusione".
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A titolo esemplificativo, nella tabella di seguito riportata sono indicate le sostanze fondamentali
contenute nelle quattro tipologie di elettrodo maggiormente diffuse e la loro quantità in
percentuale sulla massa del rivestimento.
Nelle presse, in cui è contenuto l'impasto, arrivano le anime già tagliate nelle misure stabilite; in
seguito alla pressione esercitata da un pistone si ha fuoriuscita delle anime che, passando
attraverso un foro calibrato, si rivestono di uno strato di impasto.
Le moderne presse consentono di estrudere più di 1000 elettrodi al minuto; dopo l'uscita dalla
pressa gli elettrodi passano ad una spazzola rotante che elimina il rivestimento ad una
estremità (dove l'elettrodo viene sistemato nella pinza) ed infine passano in un forno di
essiccazione.
- protettiva
- metallurgica
- elettrica
- operativa
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Anche con la generazione di una particolare atmosfera non si riesce ad evitare completamente
l'infiltrazione nel bagno di una certa quantità di ossigeno atmosferico, che può causare così la
formazione di ossidi e pregiudicare le caratteristiche meccaniche del giunto.
La parte del rivestimento che fonde apporta nel bagno elementi disossidanti (generalmente i più
tipici sono manganese e silicio sotto forma di ferroleghe), che riducono gli ossidi di ferro
presenti nel bagno e formano a loro volta ossidi che, essendo insolubili nel metallo fuso,
salgono rapidamente in superficie sotto forma di scoria.
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alla superficie del bagno e scorificano, realizzando così un’efficace depurazione del bagno.
Si svolge in pratica, in modo più rapido e meno completo, una reazione metallurgica simile alla
"affinazione", trattamento metallurgico tipico del processo di fabbricazione degli acciai,
ottenendo una significativa riduzione della criccabilità a caldo per quei materiali base sensibili a
questo difetto metallurgico.
Tabella 2.
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Lo stesso fatto capita nel caso dell'elettrodo cellulosico, soprattutto a causa del fenomeno
dissociativo della CO2, di cui è ricca l'atmosfera ottenuta con la gasificazione praticamente di
tutto il rivestimento; anche l'elettrodo cellulosico è quindi solitamente alimentato con polarità
inversa (CCPI/DCEP).
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
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consentono di ottenere giunti con caratteristiche meccaniche analoghe a quelle degli elettrodi
cellulosici, rispetto ai quali hanno però una maggiore sensibilità alla criccabilità a caldo ed alle
inclusioni gassose.
Risultano migliorate la penetrazione e la velocità di fusione, rispetto agli elettrodi rutilici, senza
che ne risulti compromesso l'utilizzo su piccoli spessori.
L'alimentazione elettrica può avvenire in CCPD così come in CA, utilizzando generatori con
tensioni a vuoto dell'ordine dei 60 V.
La scoria non si presenta particolarmente abbondante e può essere rimossa con buona facilità,
anche in cordoni d'angolo o in posizione; al proposito, questi elettrodi si prestano alla saldatura
in ascendente così come a quella in discendente, senza che insorgano particolari difficoltà
operative.
A differenza di altri casi (il cellulosico in verticale discendente), questi elettrodi sono impiegabili
in discendente anche su giunti con preparazioni non ottimali, per esempio nell'ambito di
operazioni di montaggio in opera, in vari settori industriali.
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
suscettibili alla criccabilità a caldo (non vanno usati, in particolare, su acciai aventi C superiore
allo 0,3, con S eccedente lo 0,050 %). Così pure va evitato l'impiego nei materiali con tendenza
alla tempra, dato che l'elevato sviluppo di idrogeno (che oltre a provenire dall'umidità, proviene
soprattutto dalla particolare composizione chimica del rivestimento) potrebbe dare luogo alla
formazione di cricche a freddo.
Risulta modesta la capacità di apporto di elementi di lega, per cui la composizione della zona
fusa è di fatto quella dell'anima.
Nel caso di loro utilizzazione su acciai ad alto limite elastico al manganese è necessario, a
seconda degli spessori, un adeguato preriscaldo e/o precauzioni speciali (es. hot pass:
esecuzione della passata successiva entro brevissimo tempo dal deposito della passata
precedente).
La precaria stabilità dell'arco e il fatto che la CO2, dissociandosi, necessiti di tensioni d'arco più
elevate di quelle usuali per altri elettrodi, richiede, generalmente, l'impiego di generatori di
corrente continua con polarità inversa, anche se esistono elettrodi cellulosici che funzionano in
corrente alternata. L'intensità di corrente è in genere elevata per le prime passate, minore in
quelle successive, allo scopo di ottenere un cordone di penetrazione correttamente
dimensionato. Indicativamente, le intensità di corrente che possono essere adottate sono
riportate nella tabella successiva.
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
di corrente adottata.
In generale, le passate realizzate in verticale discendente presentano interessanti valori di
tenacità in zona fusa, grazie alla più alta velocità di raffreddamento e al ridotto apporto termico
complessivo, con dispersione dei valori piuttosto contenute, a differenza di quanto si nota
talvolta nel caso del verticale ascendente.
Questi rivestimenti danno luogo a bagni di fusione di moderate dimensioni (vengono anche
chiamati "a bagno freddo") e ciò rende abbastanza agevole la saldatura in posizione. In
generale, la velocità di fusione è inferiore a quella degli stessi elettrodi acidi, per quanto il
rendimento resti comunque superiore, dato il diverso comportamento della scoria.
Spesso viene aggiunta polvere di ferro dando luogo alla categoria di elettrodi "ad alto
rendimento".
La presenza di carbonati consente di depurare il bagno dallo zolfo e dal fosforo ottenendo
depositi che per l'elevata purezza presentano ottime caratteristiche meccaniche (resistenza,
duttilità e tenacità). Inoltre questi elettrodi sono raccomandabili nei casi in cui sussista il pericolo
di cricche a caldo.
I rivestimenti basici sono gli unici che possono sopportare elevate temperature di essiccazione
(anche poco oltre 400°C) dopo l'estrusione dalle presse, per cui si ha la quasi completa
eliminazione dell'acqua di cristallizzazione in essi contenuta.
Poiché l'acqua è la principale sorgente di idrogeno, ne deriva che questi elettrodi sono
caratterizzati da un basso sviluppo di idrogeno e pertanto sono da impiegarsi ogni qualvolta vi
sia il pericolo di formazione di cricche a freddo.
Questa caratteristica comporta, però, prescrizioni d’uso particolari: i rivestimenti basici ben
essiccati, sono avidi di umidità e pertanto debbono essere conservati con molta precauzione.
Se si ha motivo di ritenere che si sia verificato l'assorbimento di umidità, si può rimediare
ponendo questi elettrodi entro apposite stufe di essiccazione (in qualche caso anche fino a circa
420°C) per qualche ora, in modo da eliminare completamente l’umidità, e, successivamente,
trasferendoli in fornetti portatili a bassa temperatura (circa 80°C) ove vanno mantenuti fino al
momento dell'impiego, onde evitare che riassorbano umidità in officina o in cantiere. Per queste
caratteristiche i basici sono anche denominati elettrodi low hydrogen, particolarmente indicati
anche nella saldatura di acciai con oltre lo 0,25 % di C.
Per quanto sia fondamentale il ricondizionamento sopra descritto, per l'eliminazione dell'umidità
dai rivestimenti, è talvolta in uso la prassi di accendere l'arco al di fuori del giunto e consumare
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Diametro [mm] Lunghezza [mm] Corrente [A] Corrente in piano [A] Tempo medio di fusione [s]
2 350 50 ÷ 80 65 -
2.5 350 70 ÷ 100 85 65
3.25 450 90 ÷ 150 125 70
4 450 120 ÷200 170 85
5 450 160 ÷ 250 210 105
6 450 200 ÷ 320 260 125
Tabella 4.
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Considerando alcuni dei rivestimenti più diffusi, sono riportati nelle figure successive i
diagrammi relativi ai campi di funzionamento ottimale (velocità d’avanzamento minima e
massima in funzione della corrente) per elettrodi cellulosici, rutilici e basici di diametro 3.25 mm.
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Anche la scelta del diametro dell'elettrodo può essere tanto importante quanto la scelta del tipo.
I principali fattori che la influenzano sono il tipo di preparazione del giunto, lo spessore dei
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
lembi, la posizione di saldatura, l'apporto termico specifico ammissibile, il grado di abilità del
saldatore, ecc.
Gli elettrodi sono prodotti oggi in conformità a norme o codici di comprovata validità tecnica; è
tuttavia opportuno ricordare alcune delle possibili difettosità riscontrabili sugli elettrodi rivestiti
allo stato di fabbricazione:
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posizione relativa, malgrado gli stati tensionali generati durante l'esecuzione della passata. Le
distanze (luci) tra i lembi, peraltro, sono sempre riferite allo stato dei lembi dopo puntatura, ed è
necessario allo scopo considerare il ritiro dovuto alla puntatura stessa.
Se per brevi tratti (250 ÷400 mm) possono essere sufficienti due punti alle estremità, per
lunghezze maggiori i punti vanno maggiormente ravvicinati (200 ÷250 mm), con una lunghezza
ciascuno di 10÷20 mm.
Per molte costruzioni di dimensioni considerevoli (Fig. 9) la corretta distanza tra i lembi è
assicurata da dispositivi metallici (cavallotti, ponticelli), a loro volta saldati alle superfici dei
materiali base; tali dispositivi possono essere fissi o regolabili e sono spesso posti obliquamente
all'asse del giunto per non creare vincoli eccessivi in fase di ritiro trasversale.
Di grande importanza è anche il livellamento dei lembi, che può essere garantito da maschere
di montaggio, nel caso di pezzi di piccole dimensioni, e da cunei regolabili, per pezzi di
dimensioni maggiori; tipico è anche il caso dei tubi, sensibili anche al problema
dell'ovalizzazione, per i quali sono in uso posizionatori esterni o accoppiatori interni, in
considerazione dei casi e della tecnica di fabbricazione.
Figura 9
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
- la posizione di saldatura;
- la preparazione dei lembi adottata ed il tipo di giunto;
- lo spessore dei pezzi;
- la possibilità della ripresa al rovescio;
- il tipo ed il diametro dell'elettrodo.
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Come anche in altri casi, va notato che l'impiego di elettrodi a rivestimento più spesso favorisce
la regolarità della fusione e, quindi, la tecnica esecutiva.
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
In genere, la penetrazione richiesta è pari ai 2/3 dello spessore, per assicurare la corretta
compenetrazione delle passate. Il diametro dell'elettrodo può esser scelto con criteri analoghi al
caso della passata senza sostegno, ma adottando velocità maggiori; la luce deve essere
regolare, per assicurare costanza di condizioni per tutta la lunghezza.
Gli spessori saldabili oscillano tra 5 e 6 mm, ma possono quasi raddoppiare utilizzando elettrodi
a forte penetrazione , con diametri di 5 mm e maggiori valori di corrente, per quanto la forte
diluizione del materiale base non renda sempre raccomandabile queste scelte.
E' il metodo più utilizzato per spessori medi ed elevati, con necessità di due o più passate in
funzione delle variabili attuali.
Gli spessori sono in ogni caso maggiori di 2 mm e le preparazioni con cianfrino a V,
La prima passata, senza sostegno, richiede notevoli capacità: la tecnica è simile a quella
descritta prima, con lembi non sostenuti, oppure, aumentando la luce, è possibile appoggiarsi
alternativamente ai due lati, con movimento pendolare ad U, prevedendo la ripresa al rovescio,
nel caso ci siano dubbi sulla qualità della prima passata.
In genere, per la prima passata si utilizzano elettrodi da 3.25 mm, limitando a saldatori
particolarmente capaci l’uso del 4 mm, con maggiori velocità di esecuzione; l’inclinazione
dell’elettrodo (con cordone “tirato”) è di circa 45°, per sfruttare la spinta dell’arco nei confronti
della scoria.
Dopo la prima passata, occorre procedere alla rimozione della scoria, operazione peraltro
necessaria anche dopo ogni arresto (per esempio, cambio dell’elettrodo).
La seconda passata è sempre più larga e viene eseguita con movimento trasversale, la cui
ampiezza varia con l’angolo del cianfrino; l’inclinazione dell’elettrodo va aumentata a circa 70°;
spesso si adoperano per questa passata elettrodi da 4 mm, con correnti sostenute (170÷180 A)
per compenetrare bene la prima passata e rifondere eventuali difettosità sulla sua superficie.
Le passate successive possono essere fatta con tecnica a cordoni affiancati o a passate larghe,
considerando però che non si fanno, in genere, passate larghe più di 4 o 5 volte il diametro
dell’elettrodo.
Non esistono invece regole di carattere generale circa il numero e la sequenza delle passate,
essendo possibili soluzioni molto valide, anche molto diverse tra loro; occorre, tuttavia, tenere in
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Nella figura 10 riportata è dato un esempio di tecnica a passate larghe ed una a passate strette,
ferma restando la seconda passata; va ricordato, in ogni caso, che è opportuno lasciare almeno
3 mm tra il bordo della passata ed il cianfrino stesso per consentire la corretta rimozione della
scoria e l’esecuzione della passata successiva.
Nel caso di spessori notevoli la preparazione ad X è preferibile anche per il volume nettamente
inferiore della zona fusa rispetto all’equivalente preparazione a V (con identico angolo di
cianfrino), qualora ovviamente sia garantita l’accessibilità al rovescio. Prima di iniziare la
saldatura al rovescio si procede alla solcatura della passata di radice, operazione per cui si
adoperano talvolta angoli superiori di cianfrino (anche 90° anziché 60°), per ragioni di
accessibilità. Con accesso limitato ad un solo lato si può adottare la preparazione ad U, per
quanto più costosa e causa di maggiori deformazioni rispetto a quella ad X.
Questo tipo di saldatura presenta caratteristiche diverse in funzione del tipo di preparazione
(d’angolo, a ½ V, a J, a K, a doppio J). Per questi ultimi casi la tecnica è simile a quella vista per
i giunti testa a testa, ma resa più difficile dalla ridotta accessibilità e dalla forma del cianfrino,
che possono far preferire elettrodi di diametro inferiore per la prima passata.
Nel caso invece di giunti a cordoni d’angolo, senza una specifica preparazione, il cordone da
depositare è caratterizzato da un profilo piano, concavo o convesso, oltre che dalle dimensioni
della sezione resistente (altezza di gola o lato).
Anche nel caso di giunto a cordoni d’angolo, è possibile effettuare una o più passate; per giunti
a passata singola va ricordato che rivestimenti spessi e correnti elevate favoriscono
l’appiattimento del cordone; per la tecnica esecutiva, occorre valutare due casi fondamentali:
- Nel caso di giunti in posizione piana, limitati a pezzi di piccole dimensioni o facile
maneggevolezza, la tecnica è relativamente semplice, come nel caso di giunti testa a testa
con sostegno; l’elettrodo è inclinato avanti con angolo di circa 45°, con la possibilità di usare
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
- Nel caso piano – frontale, la difficoltà operativa può portare alla formazione di incisioni
marginali sul pezzo verticale e a cordoni asimmetrici. Nel caso il lato del cordone debba
essere non superiore a 6 o 7 mm, si può effettuare una sola passata, con elettrodo inclinato
in avanti a 45° ma maggiormente abbattuto verso la lamiera orizzontale (in modo da formare
con questa un angolo di circa 35°÷45°); si consideri che l’impiego di elettrodi di notevole
diametro consente notevoli velocità di avanzamento e movimenti rettilinei, senza necessità
di oscillazioni laterali, ponendo attenzione all’avanzamento della scoria e alla formazione di
incisioni marginali.
Si tratta di fatto di un caso analogo a quello dei giunti d’angolo, cui si rimanda per la tecnica
esecutiva.
Quando possibile, nel caso di pezzi di dimensioni ridotte e facile maneggevolezza, è opportuno
porre il giunto in posizione piana, avendo cura in fase operativa di tenere l’elettrodo inclinato di
10°÷20°, per evitare la fusione dello spigolo superiore, restando con margine del cordone
superiore poco al di sotto di tale spigolo.
Nel caso invece di lamiere orizzontali, si procede nella classica posizione piano – frontale,
lasciando anche in questo caso il margine del cordone un poco al disotto dello spigolo, che
potrà quindi essere utilizzato per la misura del lato del cordone. Per questo caso, sono spesso
utilizzati cordoni con lati non uguali, allungati cioè dal lato della lamiera inferiore, con lo scopo di
conferire alla sezione del giunto una transizione più graduale della forma e, di conseguenza,
delle linee di forza trasversali.
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Per quanto applicabile a spessori fino a 5 mm, si preferisce procedere alla cianfrinatura dai 4
mm; è possibile saldare in ascendente o in discendente, considerando, in quest’ultimo caso,
che si otterrà un minore apporto termico specifico.
Nella tabella 7 sono riportati, a titolo di esempio, i parametri per la tecnica in discendente: come
si noterà, l’intensità di corrente è inferiore a quella richiesta nell’analogo caso, in posizione
piana.
Data la peculiarità della tecnica, occorre particolare cura nella precisione della preparazione dei
lembi e nell’assiemaggio dei pezzi, così come una regolazione fine dell’intensità di corrente, con
prove preliminari.
L’elettrodo deve essere leggermente inclinato verso l’alto, in modo da formare un angolo di
circa 60°÷80° con la verticale, con movimento rettilineo uniforme e molta cura per evitare
inclusioni di scoria nel bagno.
Specie per spessori maggiori si adotta anche la tecnica in ascendente, con preparazioni
analoghe a quelle viste, anche se meno critiche per quanto concerne le tolleranze
d’accoppiamento; l’elettrodo forma un angolo con la verticale di 50°÷70°, verso il basso, con
movimento oscillatorio laterale, avanzando nel caso verso l’alto, quando il bagno divenga troppo
fluido e pesante, per raffreddarlo.
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E’ caratteristica di spessori superiori a 4 mm, con soluzioni analoghe a quelle viste per la
saldatura in piano; l’angolo di apertura è spesso pari a 60°, per preparazioni a V o ad X, anche
se valori maggiori consentono una maggiore facilità operativa.
Tra le due, è sicuramente molto più diffusa la tecnica in ascendente rispetto a quella in
discendente.
E’ eseguita con due o più passate larghe, con elettrodo inclinato verso il basso, rispetto alla
verticale (a cordone spinto), utilizzando per la prima passata elettrodi da 3.25 mm, più
raramente da 4 mm, e per quelle successive da 4 o 5 mm, data la necessità di evitare bagni
abbondanti al punto da colare verso il basso, ragione per cui è pure preferibile moderare
l’intensità di corrente rispetto alla saldatura in piano.
La prima passata è sicuramente la più difficile da eseguire e richiede luci superiori a quelle
previste per l’analogo caso, in posizione piana; come al solito, qualora non vi sia certezza sulla
sua qualità, occorrerà prevedere la solcatura al rovescio e la ripresa, quando possibili (si
consideri , tuttavia, che un buon saldatore garantisce più spesso una corretta penetrazione in
verticale ascendente che non in piano, sullo stesso tipo di giunto).
Il movimento oscillatorio della prima passata è certamente limitato, come indicato in figura 10
(con possibilità di movimenti verso l’alto) ad allungare l’arco, per raffreddare il bagno, specie
con l’impiego di elettrodi rutilici, onde prevenire il colaggio del bagno verso il basso; nel caso
invece degli elettrodi basici, sensibili al problema delle inclusioni gassose e caratterizzati da
archi corti, è preferibile un movimento di avanzamento ad U, piuttosto che quello descritto
prima.
Per la seconda e terza passata si adottano tecniche analoghe, ma con passate di maggiore
larghezza, con minori problemi nel controllo del bagno (spesso si elimina o riduce il movimento
verso l’alto).
E’ buona pratica, per evitare cordoni troppo convessi, soffermarsi un poco sui margini laterali
quando si inverte il movimento oscillatorio, passando più rapidamente da un margine all’altro.
Nel caso siano necessarie più di tre passate è possibile fare gli strati superiori al terzo con
passate multiple, lasciando, però, 4 o 5 mm tra l’ultima passata ed il bordo del cianfrino, per
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Figura 10.
Come accennato, questa tecnica è applicata a spessori non elevati (inferiori a 8 mm), con rischi
di incollatura, specie per la prima passata, nel caso venga applicata a spessori superiori ai 12
mm; occorre considerare anche che è possibile sovrapporre passate eseguite in ascendente a
precedenti eseguite in discendente; non è raccomandabile il contrario, dato che per saldare in
discendente occorre un letto regolare per garantire la penetrazione.
Può capitare di dover rifondere parti di scoria colate oltre il bagno, cosa che richiede un arresto
del deposito, con allungamento dell’arco, per dirigere questo verso la scoria, riprendendo poi la
passata dal bagno ancora caldo. Il movimento prevede una certa oscillazione, in funzione
dell’ampiezza del cianfrino, con intensità di corrente un po’ inferiore a quella utilizzata in piano.
L’aspetto del cordone è in genere liscio, se il saldatore è addestrato specificamente, con
elettrodi adatti alla saldatura in questa posizione, con scoria cioè poco fluida e voluminosa,
capace di liberarsi rapidamente dal bagno di fusione. Gli elettrodi basici, ad esempio,
difficilmente sono in grado di operare sia in ascendente così come in discendente, richiedendo
nei due casi variazioni nella mescola del rivestimento e, di conseguenza, nel comportamento
nella scoria.
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Diverso il caso di quelli cellulosici, di largo impiego per la saldatura di tubazioni con asse
orizzontale, per cui la prima passata va comunque eseguita con elettrodo a fondo cianfrino,
alimentato con valori di corrente piuttosto elevati, per garantire la corretta penetrazione.
La tecnica è analoga a quella descritta per giunti con cianfrino, con l’agevolazione del sostegno
naturale alla passata; l’elettrodo da 4 mm può spesso essere utilizzato anche per la prima
passata.
Restano valide per questi tipi di giunto le considerazioni espresse per la posizione piana.
La preparazione a lembi retti è adottata anche in questo caso per spessori fino a 4 mm; le
preparazioni devono essere curate, così come le tolleranze di accoppiamento, come indicato
nella tabella riportata di seguito.
L’elettrodo, tenuto in un piano orizzontale, è inclinato in avanti a 50°÷70°; l’esecuzione è
complessa e può richiedere facilmente la ripresa al rovescio.
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L’esecuzione richiede passate strette, in modo che ogni passata faccia da supporto a quella
successiva.
La prima passata richiede una tecnica analoga a quella utilizzata per lamiere sottili, con lembi
retti, con il vantaggio di poter contare sul sostegno della lamiera inferiore e della capacità
termica dei pezzi, che rende più freddo il bagno. L’elettrodo è sempre posizionato nel piano
mediano dell’angolo di cianfrino, in avanti con angolo di circa 45°.
Le passate successive sono passate strette, con minori difficoltà esecutive, avendo cura di
appoggiare ogni passata sulla precedente e di lasciare lo spazio sufficiente per rimuovere la
scoria, prima dell’ultima di ogni strato. Per queste passate, successive alla prima, l’elettrodo
viene in genere raddrizzato rispetto alla verticale alle lamiere, sino a formare un angolo di
50°÷70° con l’asse longitudinale; per le passate dalla terza in poi è opportuno inclinare
l’elettrodo di circa 30° anche rispetto al piano orizzontale, potendo contare sul supporto della
seconda (o di quelle successive).
Il caso di giunti a T in posizione frontale, peraltro raro, può essere ricondotto a quello frontale in
cianfrino, con prima passata facilitata dall’assenza di rischi di sfondamento.
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
utilizzato un piatto di sostegno al rovescio, con valori maggiori della luce, quando tale soluzione
sia compatibile con la tipologia di giunto richiesta.
Le passate successive di depongono sulle precedenti, con movimenti trasversali ampi, in
funzione della distanza tra i lembi, cercando di tenere, però, le passate ben strette per evitare
convessità eccessive e ottenere superfici più regolari.
Modalità analoghe valgono anche per giunti a T; nel caso di una lamiera verticale ed una
orizzontale, occorre ricordarsi di iniziare dal cordone inferiore, dopo la prima passata, per poter
eseguire quelli successivi.
Figura 11
31
Istituto Italiano della Saldatura
5.1. Generalità
Da quanto si è detto nel punto precedente, risulta necessaria una classificazione degli elettrodi
basata su elementi precisi, onde dare agli utilizzatori un orientamento sicuro per la loro scelta,
in relazione alle esigenze della costruzione.
Ad esempio, non basta sapere che la resistenza di un deposito ottenibile con un elettrodo al
rutilo è adeguata, ma occorre conoscere il valore effettivo della resistenza e, per costruzioni
importanti, anche della duttilità e tenacità.
Per questi motivi, in ogni nazione industrializzata si è proceduto ad una classificazione degli
elettrodi, soprattutto di quelli impiegati nelle costruzioni in acciaio al carbonio.
Per quanto riguarda le norme italiane, le più importanti sono:
− UNI 5132:1974 - Elettrodi rivestiti per la saldatura ad arco degli acciai non legati e
debolmente legati al manganese. Condizioni tecniche generali, simboleggiatura e modalità
di prova.
− UNI 7243:1984 - Elettrodi rivestiti per la saldatura ad arco degli acciai non legati o ad alto
32
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
3) un simbolo, indica il tipo di applicazione del l'elettrodo: sono previsti i simboli seguenti:
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Istituto Italiano della Saldatura
9) un simbolo, definito dalla tabella UNI 7243 indica le minime caratteristiche di tenacità a bassa
temperatura ottenibili con prove convenzionali eseguite con vari diametri ed in diverse
posizioni. Siccome il trattamento termico può influenzare la tenacità, le prove di resilienza
vengono effettuate su saggi "come saldati" (simbolo KV) o "distesi" (simbolo KVD).
Il numero successivo a tale simbolo rappresenta la temperatura al di sotto dello zero, cui è
garantita la resilienza suddetta.
I valori medi di resilienza richiesti dipendono dalla posizione di saldatura e dalla resistenza; ad
esempio per T inferiori a -20°C si hanno:
La tenacità deve essere più elevata, per Rm > 510 N, per compensare il maggior pericolo di
rottura fragile che si ha quando l'acciaio ha un elevato limite elastico.
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Ad esempio:
E44 T3 B20 R11 KV20/KVD20 (UNI 5132/7243)
significa:
elettrodo basico particolarmente adatto per tubi, con resistenza minima di 430 N/mm2 , classe di
qualità 3, adatto alla saldatura in tutte le posizioni esclusa la verticale discendente, alimentabile
con CCPI/DCEP, rendimento di almeno 110%, resilienza garantita alla temperatura di -20°C, sia
allo stato "come saldato" sia allo stato "disteso".
La norma UNI fornisce inoltre, in appendice, delle raccomandazioni per procedere alle
omologazioni degli elettrodi da parte degli Enti preposti.
Detta omologazione significa che tali Enti (fra cui l’Istituto Italiano della Saldatura) provano gli
elettrodi presso il produttore, o il suo rappresentante, verificandone la rispondenza con le
caratteristiche previste dalla norma, e il produttore li produce con un ben definito controllo di
qualità interno, allo scopo di assicurare la costanza di qualità del prodotto omologato.
In certi casi l'impiego di elettrodi omologati può esonerare dalla qualifica del procedimento di
saldatura, purché tale prassi risulti contrattualmente corretta e in conformità alle normative di
prodotto.
5.3. Classificazione degli elettrodi per acciai per servizio ad alte temperature
Per quanto riguarda gli elettrodi per la saldatura degli acciai al Mo e al Cr - Mo esiste la norma
UNI 7244, che ne individua le caratteristiche essenziali; la sigla di un elettrodo è composta da 4
simboli:
35
Istituto Italiano della Saldatura
Ad esempio, la sigla:
E Mo 5 B 0 (UNI 7244)
significa: elettrodo basico, da alimentarsi in CCPI/DCEP, con analisi chimica tipica 0,5% Mo.
Analogamente a quanto fatto per gli elettrodi di acciaio al carbonio della norma UNI 5132,
anche la norma UNI 7244 fornisce in appendice le raccomandazioni per procedere alle
omologazioni degli elettrodi da parte degli Enti preposti.
Per quanto riguarda gli elettrodi per la saldatura degli acciai inossidabili austenitici legati al Cr -
Ni esiste la norma UNI 8098 che ne individua le caratteristiche essenziali.
36
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Tabella 10.
2) un secondo simbolo, costituito da più lettere e cifre che indica l'analisi chimica del deposito
tabella 10;
- F: per gli elettrodi con tenore di ferrite delta nel deposito particolarmente ridotto
- M: per gli elettrodi particolarmente studiati per la saldatura di giunti misti tra acciai
austenitici e ferritici o per riporti (passate di sottofondo) su acciai ferritici
37
Istituto Italiano della Saldatura
- KV: per gli elettrodi particolarmente studiati per fornire valori elevati di resilienza dopo
permanenza prolungata ad elevata temperatura.
Ai simboli suddetti può essere aggiunto facoltativamente il simbolo "KV 19" che indica che le
prove di resilienza (con valore 36 J) sono garantite non fino a -120°C come per tutti gli elettrodi
classificati in questa norma, ma fino a -196°C (temperatura dell'aria liquida).
Ad esempio la sigla:
E X 23 12 Nb M 1 SB 0 KV 19 (UNI 8098)
significa:
6.1. Generalità
Le norme americane relative agli elettrodi rivestiti sono edite dall'AWS. (American Welding
Society) e sono, almeno per quanto riguarda gli acciai dolci, tra le più antiche elaborate, pur
38
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
1) le prime due o tre cifre (X) che rimangono dopo aver tolto le ultime due cifre indicano la
resistenza a trazione del deposito espressa in ksi (1 ksi = 1000 psi = 6,89 N/mm²), cioè in
migliaia di libbre per pollice quadrato. In pratica, è possibile stabilire una semplice
correlazione con i valori corrispondenti espressi con unità del Sistema Internazionale (vedere
tabella 11 di seguito riportata).
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Istituto Italiano della Saldatura
3) Gli ultimi due numeri (YY) considerati insieme definiscono il tipo di rivestimento e forniscono
le condizioni di alimentazione elettrica (vedere tabella 12).
Numero Significato
10 Elettrodi cellulosici, CCPI
11 Elettrodi cellulosici, CA o CCPI
12 Elettrodi rutilici, CA o CCPD
13 Elettrodi rutilici, CA o CC
14 Elettrodi rutilici ad alto rendimento, CA o CC
15 Elettrodi basici, CCPI
16 Elettrodi basici, CA o CCPI
18 Elettrodi basici ad alto rendimento, CA o CCPI
20 Elettrodi acidi, CA o CC
22 Elettrodi acidi, CA o CC (solo giunti d’angolo)
24 Elettrodi rutilici ad alto rendimento, CA o CC
27 Elettrodi acidi ad alto rendimento, CA o CC
28
Elettrodi basici ad alto rendimento, CA o CCPI
48
Tabella 12.
4) Al simbolo E (X)XX YY può venire aggiunta una lettera (W) seguita da un numero (Z), nel
caso di elettrodi per acciai basso - legati che depositano determinati elementi. Ciò si verifica
per gli elettrodi con simbolo 80 o superiore, e talvolta anche per gli elettrodi con simbolo 70
compresi nella norma A5.5 (tabella 13).
Tabella 13.
40
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
dove con la lettera W si indica l'elemento o gli elementi caratteristici depositati e con il numero Z
si individuano i tenori del o degli elementi depositati.
Al numero Z, in casi particolari può essere aggiunta la lettera addizionale "L" che significa "a
basso carbonio" (< 0,05%).
La norma A.W.S. A5.1 identifica gli elettrodi secondo lo schema E XX YY, e riguarda gli elettrodi
della serie E 60 ed E 70, cioè di resistenza fino a 500 N/mm², che viene raggiunta senza
introdurre particolari elementi di lega nel deposito.
Ad esempio, un elettrodo basico per corrente continua con resistenza minima del deposito di
500 N/mm2 e snervamento 420 N/mm2 ha simbolo:
E 7015
un elettrodo cellulosico per corrente continua con resistenza minima del deposito di 430 N/mm2
e snervamento 340 N/mm2 ha simbolo
E 6010
Per alcuni tipi di elettrodo, il suffisso 1, applicato alla sigla, significa valori di resilienza garantiti;
ad es.:
altrimenti, in linea generale, per gli elettrodi di classe E 60 ed E 70 cellulosici, basici ed acidi, è
richiesta la resilienza KV di 27 J a -30°C.
E (X)XX YY - WZ (L)
41
Istituto Italiano della Saldatura
e considera gli elettrodi da usarsi su acciai ad elevata resistenza, su acciai per alte e basse
temperature ecc., della serie da E 70 fino a E 120, legati al Mo, al Mn - Mo, al Cr - Mo, al Ni ecc.
Occorre, inoltre, osservare che la norma A5.5, oltre alle usuali prove convenzionali di saldatura
e per la determinazione delle caratteristiche meccaniche di trazione, snervamento e
allungamento, prescrive ben precisi valori di resilienza da soddisfare per determinate classi di
elettrodi.
Infine la norma prevede che il rivestimento degli elettrodi basici allo stato "come fornito" e con
imballaggio intatto non contenga più di una determinata percentuale di acqua totale (cioè
umidità residua e acqua legata per cristallizzazione) che viene determinata con una analisi
specifica a 950°C in corrente di ossigeno secco.
Tale tenore di acqua totale, che deve essere tanto più basso quanto più è alta la resistenza
degli elettrodi (varia da 0,4% in peso, per la classe E 70, a 0,10% in peso, per la classe E 120)
è un indice indiretto della quantità di idrogeno che può essere sviluppata e trovarsi nel bagno di
fusione dando origine al pericolo di cricche a freddo.
Il metodo di determinazione dell'acqua totale è, tuttavia, puramente indicativo ed è, oggi,
sostituito dal più diretto e preciso "metodo di determinazione dell'idrogeno diffusibile nel
deposito" (norma AWS A4.3), analogo a quello indicato nella norma UNI 9858 "Metodo per la
determinazione dell'idrogeno diffusibile nel metallo depositato con saldatura ad arco" - 1991,
che tiene pure conto dei lavori di indagine e ricerca svolti presso le competenti commissioni
dell'Istituto Internazionale della Saldatura.
I limiti di idrogeno diffusibile risultanti sono di più diretto uso nelle specifiche tecniche di
costruzione e nelle verifiche delle condizioni di conservazione dei materiali di apporto di
saldatura.
42
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Essa prevede ancora la lettera iniziale E, seguita generalmente da tre cifre che richiamano la
designazione AISI del materiale base. Nella tabella 14 sono riportate le principali composizioni
tipiche, assieme alle corrispondenze approssimate con le norme UNI 7244 e UNI 8098.
Alla suddetta indicazione è aggiunto il suffisso relativo ad uno dei due tipi di rivestimento previsti
(entrambi basici).
Il suddetto suffisso non differisce da quanto previsto dalle norme AWS A5.1 e A5.5.
Tabella 14.
43
Istituto Italiano della Saldatura
Il simbolo dell'elettrodo comprende, oltre alla lettera E, il simbolo chimico dell'elemento o degli
elementi tipici seguiti da un numero d'ordine legato alla composizione chimica del deposito.
La tabella 15 indica il significato di tali simboli e l'analisi chimica caratteristica del deposito.
Gli elettrodi rivestiti per la saldatura del rame e delle sue leghe sono classificati dalla norma
AWS A5.6 con un criterio analogo a quello delle leghe di nichel.
44
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Tabella 15.
Tabella 16.
45
Istituto Italiano della Saldatura
− UNI EN 499:1996 - Materiali di apporto per saldatura. Elettrodi rivestiti per saldatura
manuale ad arco di acciai non legati e di acciai a grano fine. Classificazione.
− UNI EN 757:1998 - Materiali di apporto per saldatura - Elettrodi rivestiti per saldatura
manuale ad arco di acciai ad alta resistenza - Classificazione
− UNI EN 1599:1999 - Materiali di apporto per saldatura - Elettrodi rivestiti per saldatura
manuale ad arco di acciai resistenti allo scorrimento viscoso - Classificazione.
− UNI EN 1600:1999 - Materiali di apporto per saldatura - Elettrodi rivestiti per saldatura
manuale ad arco di acciai inossidabili e di acciai resistenti ad alta temperatura -
Classificazione.
Alle suddette normative può essere aggiunto il riferimento del progetto di norma pr EN 14172
(Welding consumables - covered electrodes for manual metal arc welding of nickel and nickel
alloys - classification), non ancora approvato alla data di stampa della presente pubblicazione,
ma che ha già superato l’inchiesta formale.
La classificazione proposta da queste norme segue criteri comuni armonizzati e prevede una
designazione obbligatoria ed una dettagliata completa.
46
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
- un codice alfanumerico relativo ai più significativi elementi chimici caratteristici del deposito;
- un codice relativo alle caratteristiche del rivestimento;
- un codice relativo alle caratteristiche dopo trattamento di distensione (quando previsto).
A titolo di esempio, sono descritte nel dettaglio le classificazioni previste dalla prima normativa
(UNI EN 499).
7.1. UNI EN 499:1996 - Elettrodi rivestiti per saldatura manuale ad arco di acciai non
legati e di acciai a grano fine
Nella tabella 17 di seguito riportata sono sintetizzate le possibilità previste dalla classificazione
della normativa suddetta, con riferimento ad un esempio reale.
47
Istituto Italiano della Saldatura
EN499 E 46 3 1Ni B 5 4 H5
2 2
Simbolo S [N/mm ] R [N/mm ] A5D [%] Simbolo Posizioni
35 355 440-570 22 1 Tutte
38 380 470-600 20 2 Tutte, tranne vert. disc.
42 420 500-640 20 3 Piano, piano frontale
46 460 530-680 20 4 Piano, angolo piano
50 500 560-720 18 5 Come 3, più vert. Disc.
Simbolo Media di tre Kcv>47 J alla T[°C] Simbolo Rendimento % Tipo corrente
Z Nessun requisito 1 <105 AC e DC
A +20°C 2 <105 DC
0 0°C 3 105-125 AC e DC
2 -20°C 4 105-125 DC
3 -30°C 5 125-160 AC e DC
4 -40°C 6 125-160 DC
5 -50°C 7 >160 AC e DC
6 -60°C 8 >160 DC
Per applicazioni in AC tensione a vuoto < 65V
Tabella 17.
48
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
8.1. Generalità
Come per qualsiasi altro procedimento, anche nel caso dell'elettrodo rivestito la preparazione
dei lembi è una fase fondamentale per l'ottenimento di giunzioni dalle caratteristiche desiderate.
In generale, occorre considerare che la preparazione dei lembi più indicata per una data
tipologia di giunzione deve essere scelta, tra l'altro, in funzione delle seguenti variabili:
Da quanto è stato detto e sulla base dell’esperienza si è visto che gli elementi fondamentali che
definiscono una preparazione sono:
In ambito nazionale, è stata a lungo utilizzata la norma UNI 11001, successivamente aggiornata
da una norma europea, a sua volta recepita come norma UNI, la UNI EN 29692:1996 -
Saldatura ad arco con elettrodi rivestiti, saldatura ad arco in gas protettivo e saldatura a gas.
Preparazione dei giunti per l'acciaio. Le possibili preparazioni sono suddivise in quattro gruppi in
funzione dell'accessibilità (da un solo lato o da entrambi i lati) e della forma del giunto:
Indipendentemente dai possibili riferimenti normativi, si riporta di seguito una sintesi relativa alle
preparazioni usate in ambito industriale, con valori di uso comune per i principali parametri
(angoli, spalla, luce).
49
Istituto Italiano della Saldatura
Preparazione a V
50
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Preparazione a X simmetrico
Preparazione a X dissimmetrico
Preparazione ad U
E' adottata in genere per spessori superiori a 20 mm, con accessibilità
anche da un solo lato.
Valori caratteristici dell'angolo totale di apertura del cianfino possono
essere 40° (20°, con riferimento all'angolo β in figura), che possono
essere ridotti a 30° nella saldatura in piano, per ragioni operative, con
una spalla fino a 3 mm.
La distanza tra i lembi può essere la stessa adottata nel caso di
preparazione a V; il raggio della preparazione può variare da 6 mm,
per la posizione in piano, ad 8 mm, per tutte le altre posizioni.
Nel caso di spessori indicativamente superiori a 25 si usa talcvolta
lasciare la parte superiore della preparazione a lembi retti, in verticale,
purghè la larghezza del cianfrino consenta comunque la corretta
accessibilità alla saldatura.
51
Istituto Italiano della Saldatura
Preparazione a doppio U
8.4. Giunti a T
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La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Preparazione a 1/2 V
E' adottata in genere per spessori tra 5 e 20 mm, talvolta anche per
valori inferiori quando sia assolutamente necessaria la penetrazione
del lembo da saldare.
Valori consigliati dei parametri possono essere 50° per l'apertura del
cianfrino, una spalla da 1 a 1.5 mm e luci analoghe a quelle previste
per le preparazioni a V.
Preparazione a K
Preparazione a J
Preparazione a doppio J
53
Istituto Italiano della Saldatura
9. DIFETTI TIPICI
Nella saldatura degli acciai con il procedimento ad arco manuale con elettrodi rivestiti, i difetti
più comuni sono porosità ed inclusioni di scoria. Altri difetti che possono intervenire sono
incisioni marginali, cricche a caldo, cricche a freddo ed altre discontinuità come mancanza di
fusione di un lembo o mancanza di penetrazione (che è la mancanza di fusione di entrambi i
lembi). Di seguito si riportano brevemente le principali cause di questi difetti più comunemente
riscontrabili.
- Inclusioni di scoria (Fig. 12): si tratta di un difetto di carattere operativo, le cui cause
fondamentali sono:
- incompleta asportazione della scoria dopo l'esecuzione della passata precedente;
- impiego di elettrodi non indicati per la tecnica o la posizione di saldatura adottate;
- errati angoli di inclinazione degli elettrodi, in rapporto alla tecnica utilizzata;
- elettrodo con diametro eccessivo;
- angolo di apertura del cianfrino troppo stretto.
54
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Figura 12.
Figura 13.
55
Istituto Italiano della Saldatura
- Cricche a caldo (Fig. 14): sono difetti di carattere principalmente metallurgico. Le cricche a
caldo possono essere longitudinali e si manifestano specie nella prima passata (se non
sono individuate e riparate, si propagano poi generalmente alle passate successive) e nella
saldatura di grossi spessori; possono anche essere trasversali, e si manifestano soprattutto
nella saldatura di grossi spessori e di materiali con elevate caratteristiche meccaniche.
Tra i principali rimedi per ridurre il pericolo della loro presenza, si possono citare:
- uso di elettrodi basici,
- correnti di saldatura basse (cioè bagno di piccolo volume);
- adozione di corrette sequenze di saldatura, per ridurre gli sforzi di ritiro;
- aumento della sezione della prima passata;
- imburratura dei lembi con materiale d'apporto (più puro).
Figura 14.
- Cricche a freddo (Fig. 15): anche questi difetti sono di carattere prevalentemente
metallurgico. Si ricorda comunque che una delle cause principali, l'idrogeno, proviene quasi
sempre umidità presente nel rivestimento (anche gli elettrodi basici che, per le condizioni di
fabbricazione sono molto "secchi", devono essere scrupolosamente conservati).
I rimedi principali sono:
- preriscaldo, per rallentare il raffreddamento ed avere strutture meno dure in zona
termicamente alterata ed in zona fusa;
- postriscaldo, per favorire l'evacuazione dell'idrogeno dal giunto;
56
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Figura 15.
Figura 16
57
Istituto Italiano della Saldatura
Tra le cause fondamentali che possono essere citate, di carattere prevalentemente operativo:
− errata preparazione dei lembi (valori della spalla troppo piccoli, luce eccessiva);
− velocità di avanzamento troppo bassa;
− eccessiva intensità di corrente, in funzione del diametro dell'elettrodo utilizzato e della
posizione di saldatura;
− errati angoli di inclinazione dell'elettrodo, in rapporto alla tecnica adottata.
Figura 17.
58
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
80
Na2O2
70
Al2O3
60
SiO2
50
K2O
40
CaO
30 TiO2
20 MnO
10 Fe2O3
0 F-
Acido Rutilico Basico Cellulosico
Figura 18. – Analisi delle emissioni per tipologia di rivestimento (saldatura MMA)
Per speciali elettrodi contenenti rame l’ossido di rame può essere un componente chiave
addizionale.
Oltre al contenuto in ferro e al rivestimento questi elettrodi per saldatura di acciai altolegati
contengono nell’anima metallica circa il 20% di cromo e fino al 30 % di Ni. Durante la saldatura
in arco manuale con elettrodi altolegati si generano fumi di saldatura la cui composizione
chimica può contenere fino al 16% di composti di Cr. Di tali composti i cromati rappresentano
fino al 90% (composti contenenti cromo esavalente), classificati nella maggior parte dei casi
come cancerogeni.
Gli ossidi di nickel possono variare dall’1 al 3%.
59
Istituto Italiano della Saldatura
Per la saldatura in arco manuale con questi materiali il primo componente chiave è il cromato, il
secondo è sicuramente la polvere totale. In particolare, il fumo sprigionato da un rivestimento
basico contiene proporzioni molto maggiori di cromo esavalente rispetto a quello del
rivestimento rutilico.
L’esame di fluidi biologici e numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato che la saldatura in
arco manuale di acciai inossidabili rappresenta il maggiore rischio per i saldatori. Devono
pertanto essere previste specifiche misure protettive sul posto di lavoro, come il prelievo dei
fumi immediatamente alla fonte. Sono inoltre opportune, visite mediche preventive
particolarmente mirate.
Le seguenti emissioni per la polvere totale sono il risultato di misure condotte durante la
saldatura di acciai altolegati con elettrodi rivestiti:
Tabella 19. – Emissioni polvere totale per processo MMA (giunzione ed overlaying di acciai altolegati)
60
La saldatura manuale ad arco elettrico con elettrodi rivestiti
Saldatura SMAW ≈7
Tabella 20. – Emissioni polvere totale per processo MMA (nickel e sue leghe)
BIBLIOGRAFIA
2. Corso per Tecnici Specialisti in Saldatura - Volume 2: Processi Tecnologici. Istituto Italiano
della Saldatura (1994).
3. Corso Base per Saldatori ed Operatori - Parte 2: Argomenti specifici relativi alla saldatura ad
arco con elettrodi rivestiti. Istituto Italiano della Saldatura (1994).
4. Sicurezza e prevenzione degli infortuni in saldatura. Istituto Italiano della Saldatura (1999).
5. UNI 5132: 1974 - Elettrodi Rivestiti per la saldatura ad arco degli acciai non legati e
debolmente legati al manganese. Condizioni tecniche generali, simboleggiatura e modalità
di prova.
6. UNI 7243: 1984 - Elettrodi rivestiti per la saldatura ad arco degli acciai non legati o ad alto
limite di snervamento. Requisiti e modalità di prova di resilienza a bassa temperatura.
7. UNI 7244: 1973 - Elettrodi rivestiti per la saldatura ad arco degli acciai al Mo e al Cr Mo.
Condizioni tecniche generali, simboleggiatura e modalità di prova.
8. UNI 8098: 1980 - Elettrodi rivestiti per saldatura ad arco con deposito di acciaio inossidabile
austenitico legato al Cr Ni. Condizioni tecniche generali, simboleggiatura e modalità di
prova.
9. A.W.S. A5.1 - Specification for carbon steel electrodes for shielded metal arc welding.
10. A.W.S. A5.5 - Specification for low-alloy steel electrodes for shielded metal arc welding
11. A.W.S. A5.4 - Stainless steel electrodes for shielded metal arc welding
12. A.W.S. A5.11 - Nickel, alloy welding electrodes; shielded metal arc
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Istituto Italiano della Saldatura
14. UNI EN 499: 1996 - Materiali di apporto per saldatura - Elettrodi rivestiti per saldatura
manuale ad arco di acciai non legati e di acciai a grano fine. Classificazione.
15. UNI EN 757: 1998 - Materiali di apporto per saldatura - Elettrodi rivestiti per saldatura
manuale ad arco di acciai ad alta resistenza. Classificazione.
16. UNI EN 1599: 1999 - Materiali di apporto per saldatura - Elettrodi rivestiti per saldatura
manuale ad arco di acciai resistenti allo scorrimento viscoso. Classificazione.
17. UNI EN 1600: 1999 - Materiali di apporto per saldatura - Elettrodi rivestiti per saldatura
manuale ad arco di acciai inossidabili e di acciai resistenti ad alta temperatura.
Classificazione.
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