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Appunti di
Simone Benassi
s
INDICE
I n t r o d u z i o n e a l c o r s o ................................................................................................... 1
PARTE PRIMA
1. Introduzione ai temi del marketing ............................................................................. 2
1.1. L’orientamento al mercato/cliente ..................................................................... 2
1.2. La soddisfazione del cliente ............................................................................... 3
1.3. Decisioni e strategia di marketing ...................................................................... 4
1.4. L’offerta integrata (markeing mix) ..................................................................... 5
1.5. Business/Product e Client Management ............................................................ 6
1.6. Le differenze fra B2B e B2C ............................................................................. 7
A c r o n i m i .......................................................................................................................... 121
D e f i n i z i o n i ...................................................................................................................... 122
S c h e m i r i a s s u n t i v i p e r c a p i t o l o ................................................................................ 126
Modalità d’esame:
Esame intermedio (multiple choice) sulla prima parte;
Esame finale (multiple choice) sulla seconda parte;
Progetto assegnato da svolgere autonomamente in gruppo (3-5 persone).
Abbiamo Ne
Realizziamo Otteniamo
2. Orientamento alla vendita à prodotti spingiamo profitti
volumi
eccellenti la vendita
Capiamo Offriamo
Soddisfiamo Otteniamo
3. Orientamento al mercato à le esigenze loro qualcosa
i clienti profitti
dei clienti su misura
Nella realtà un’azienda che fa marketing (in seguito mktg) è orientata a tutti e tre questi aspetti.
Fare mktg significa realizzare prodotti eccellenti/ottimi con il fine di ottenere profitti: infatti un
buon mktg non parte da una buona comunicazione ma da un buon prodotto.
“Spingere” la vendita invece significa fare capire al consumatore che gli stiamo offrendo qualcosa
realizzato su misura, oppure un prodotto di ottima qualità.
Ancora, un buon mktg si basa sulla capacità di realizzare buone vendite, con il fine di generare
soddisfazione, fidelizzazione e rebuying da parte del cliente.
Risulta sempre fondamentale trovare un equilibrio fra il livello di soddisfazione del cliente e la
possibilità di realizzare economie di scala (classico trade-off).
QUALITY
“Qual è la qualità dal punto di
vista del cliente?”
CLIENTE
Soddisfazione
Valore percepito
Valore fornito
AZIENDA
Progettazione Comunicazione
Comprensione
Il mktg lavora in prevalenza sulle attese e sulle percezioni dei singoli soggetti: è bene che il valore
che viene promesso venga successivamente anche fornito.
La soddisfazione del cliente è raggiunta quando il valore atteso è sovrapposto al valore percepito.
Possono verificarsi due situazioni antitetiche l’una all’altra:
Valore atteso > Valore percepito à insoddisfazione che porta alla decisione di non
effettuare un riacquisto e alla generazione di un
passaparola ed esperienza passata negative.
Valore atteso < Valore percepito à generazione di false aspettative in quanto l’azienda
“alza l’asticella” con il cliente (esempio: un’azienda
fa una promozione non programmata. Il cliente che
acquista un prodotto in promozione si aspetterà di
acquistarne altri alle stesse condizioni vantaggiose in
futuro.
Non continuando con la politica delle promozioni,
l’azienda perderà valore agli occhi del cliente).
Non risulta quindi sempre vantaggioso andare oltre
alle esigenze del cliente se questo non viene
programmato e comunicato adeguatamente.
Al contrario se (la promozione) è programmata è
possibile utilizzare questo espediente per generare
fedeltà nei propri clienti.
Valore promessoì à Valore attesoì à Rischio! Bisogna fare molta attenzione alla comunicazione,
alle promesse che vengono fatte.
POSIZIONAMENTO DELL’OFFERTA
Analisi interna - Identificare il posizionamento per ogni
segmento obiettivo
RISORSE E
COMPETENZE
SVILUPPARE IL MARKETING MIX
PER OGNI SEGMENTO OBIETTIVO
Scelta dei segmenti obiettivo à significa capire a chi ci si vuole rivolgere: non è possibile
TARGETING soddisfare tutti.
Se gli obiettivi dell’organizzazione cambiano, devono
cambiare anche i segmenti obiettivo (target): deve quindi
essere realizzato nuovamente il processo di targeting.
La strategia di mktg è sviluppata sul medio-lungo periodo,
in funzione del ciclo di vita dello specifico prodotto o
servizio.
Sulla scelta dei segmenti obiettivo influiscono pesantemente gli obiettivi dell’azienda e della
funzione mktg.
Il modello d’acquisto del cliente e del distributore influenza in maniera significativa la
segmentazione del mercato, la scelta dei segmenti obiettivo e il posizionamento dell’offerta: gli
ultimi due aspetti citati sono condizionati anche dalla concorrenza.
Il mercato è colmo di occasioni ma non è detto che l’azienda abbia a disposizione le risorse e le
competenze necessarie per sfruttarle per realizzare un posizionamento.
2. Price (Prezzo) à corrispettivo in denaro che il consumatore è disposto a pagare per ottenere
un determinato bene o servizio;
PLACE PRODUCT
Brand (Marca) Prodotto
Distribuzione Servizio
OFFERTA DI VALORE
(Offerta integrata)
Vendita Prezzo/condizioni
Comunicazione Promozione
PROMOTION PRICE
Promozione à si tratta di tutte le leve che spingono la vendita (es.: offerta 3x2);
VALUE CREATION
Brand (Marca)
Comunicazione Prodotto
VALUE DELIVERY
La distribuzione del valore (Value Delivery) è una leva locale in quanto risente fortemente delle
caratteristiche dei differenti mercati.
La creazione del valore (Value Creation) è una leva estremamente accentrata, finalizzata alla
creazione della piattaforma del valore (logica lontana dal singolo cliente).
Significa costruire l’offerta per il mercato sotto Significa costruire il sistema di distribuzione
il punto di vista del prodotto e del servizio ad al mercato dell’offerta proposta, in accordo con
esso correlato. le necessità specifiche dei singoli clienti/target.
Si definisce il posizionamento di mercato in Si definisce il livello di servizio da offrire al
accordo con il valore ed il prezzo atteso. cliente/target in coerenza con il posizionamento
Inoltre si cerca di assicurare il miglior di mercato sviluppato.
posizionamento strategico (lungo periodo) Inoltre si costruisce il sistema di fidelizzazione
dell’offerta di prodotto sotto il profilo del cliente/target in un’ottica di valutazione del
tecnologico e di performance disponibile sul “long life client value”.
mercato di riferimento.
Marketing industriale M – modulo 1 Introduzione ai temi del mktg – Simone Benassi 6
VALUE CREATION VALUE CREATION
B2B B2C
Più livelli di domanda Un solo livello di domanda
Basso numero di clienti Alto numero di clienti
Alto potere contrattuale dei clienti Basso potere contrattuale dei clienti
Dimensioni grandi dei clienti Dimensioni piccole dei clienti
Modelli d’acquisto complesso Modello d’acquisto semplice
Forte peso della tecnologia Scarso peso della tecnologia
Marketing lento Marketing veloce
Peso alle leve di prodotto Peso alle leve di comunicazione
Un’azienda può fare sia B2B, sia B2C ma deve ragionare e operare con due mentalità
completamente differenti.
Nel B2C la tecnologia ha uno scarso peso poiché potrebbe essere contenuta nel prodotto in maniera
rilevante ma non rappresentare una leva importante per il cliente.
Nel B2B il marketing è lento ma inesorabile (lento a convincere e lento a dismettere), mentre nel
B2C il marketing è veloce, infatti un prodotto deve arrivare al BEP (Break Even Point) in un
intervallo di tempo compreso fra gli 8 e i 18 mesi.
Nel B2B il peso è sulle leve di prodotto in quanto se quest’ultimo viene “sbagliato” per
l’organizzazione è una grossa perdita, mentre nel B2C il peso è sulle leve di comunicazione.
Input per la
strategia
Definire il “sistema” significa definire quali sono gli attori con cui si andrà a interagire all’interno
del mercato.
La “concorrenza” è suddivisibile in due categorie:
Concorrenza strategica;
Concorrenza di riferimento.
La cosa fondamentale da capire è che non è l’organizzazione a scegliere i propri concorrenti:
scegliendo di servire determinati clienti si sceglie di competere con determinate organizzazioni, che
a loro volta servono gli stessi clienti (“il concorrente è attaccato al cliente”).
F1
Prodo
Gruppi di
Il rapporto prodotto/mercato incide fortemente clienti
T1
G1
Tecnologie
Esempio:
Depurex produce e vende apparecchi di trattamento dell’acqua per appartamenti con riscaldamento
autonomo posti in case singole (circa 2 mio) o palazzine con meno di 6 abitazioni (circa 2 milioni di
abitazioni), ed opera su tutto il territorio nazionale. Nell’ultimo anno ha venduto 50.000 nuovi
apparecchi, raggiungendo un parco installato, su cui viene effettuata anche la manutenzione
ordinaria e straordinaria, di 850.000 apparecchi.
Il problema del trattamento dell’acqua, come prevenzione per la formazione del calcare, coinvolge
la quasi totalità delle abitazioni del paese (circa 9 mio), anche se la sensibilità al problema è
relativamente elevata. Una recente indagine ha infatti evidenziato che il 30% dei proprietari e
affittuari di abitazioni ha destinato un budget cospicuo per questo investimento nei prossimi 12
mesi, il 50% sta valutando l’investimento, il restante 20% ritiene che il costo attuale sia
insostenibile. Su questo comportamento pesa anche il fatto che per circa il 60% delle abitazioni con
2 o più appartamenti il riscaldamento è centralizzato e quindi la spesa va concordata tra i
condomini.
L’uomo di mktg, oltre a tentare di aumentare la quota di mercato dell’azienda per cui lavora, deve
cercare di ampliare/sviluppare il mercato di riferimento (“in questo modo anche stando fermi, se si
mantiene la quota, si aumentano i volumi”).
Sell-in Sell-out
PRODUTTORE DISTRIBUTORE CLIENTE FINALE
L’analisi congiunta della domanda e della quota di mercato di sell-in e di sell-out (a volume e a
valore) fornisce indicazioni sulle strategie distributive dei produttori e dei distributori: prezzi medi,
ricarichi del distributore, possibili problemi di prodotto, adozione di strategie promozionali,
pressione sul canale, possono essere dedotte dall’analisi della domanda.
Del prezzo.
L’analisi congiunta della domanda e della quota di mercato ci permette di analizzare in maniera
dinamica il mercato.
4 - stock/prezzi
+ consumi/prezzi Domanda a valore
+ ricarichi
5 + stock/prezzi
- consumi/prezzi Domanda a valore
- ricarichi
Una promozione sul prezzo di sell-in da parte del produttore ha senso quando la domanda di sell-in
è bassa e la domanda di sell-out è alta (caso 2): in questo situazione il canale distributivo è scarico
poiché sta vendendo molti prodotti al cliente finale.
Al contrario la promozione sul prezzo di sell-in da parte del produttore ha poco senso se per molto
tempo la domanda di sell-out è stata bassa e la domanda di sell-in alta (caso 3), in quanto il canale
distributivo è già pieno di prodotti: in questo caso al produttore conviene fare una promozione sul
cliente finale, in modo da scaricare il canale distributivo.
Questo ragionamento ci fa capire che un produttore non può “spingere” sempre a sell-in, altrimenti
il mercato si “pianta”: è necessario caricare e scaricare il canale distributivo continuamente.
Quota a volume
+ consumi
6 - volumi ?
+ prezzi Quota a valore
La quota di mercato del produttore è quindi spesso nelle mani del distributore: non lo è
nel caso in cui il produttore sia un’azienda molto conosciuta (Ferrero con Nutella e Coca
Cola).
Risulta di fondamentale importanza per le organizzazioni il Value Creation in quanto
tanto più il prodotto è conosciuto, tanto più è forte il potere contrattuale del produttore e
tanto meno il distributore potrà bypassare le strategie dello stesso produttore.
Catena del Catena del Catena del Catena del Catena del
valore valore dei valore dei valore dei valore dei
dell’impresa produttori clienti distributori clienti finali
B2B B2C
Sistema di mercato “lungo” Sistema di mercato “corto”
(beni industriali) (beni di consumo)
- Produttore - Produttore
- Cliente - Cliente
- Distributore - Cliente finale
- Cliente finale
Oltre alle relazioni “nitide” che esistono fra gli attori del sistema di mercato, è necessario tenere in
considerazione le relazioni “sporche” che a una prima analisi possono essere ignorate.
Anche le organizzazioni che fanno B2B devono tenere in considerazione il cliente finale: in alcuni
business è sufficiente tenere monitorati solamente i clienti immediatamente a valle, ossia i
distributori o i grossisti.
Con riferimento a quanto appena detto, nel B2B è bene fare un’altra distinzione della domanda:
Domanda primaria à domanda che parte dal cliente finale e risale lungo la filiera;
Domanda derivata à domanda su cui si ragiona nel B2B, che deriva dalla domanda
primaria.
Catena del Catena del Catena del Catena del Catena del
valore valore dei valore dei valore dei valore dei
dell’impresa produttori clienti distributori clienti finali
Cambiamenti della domanda primaria si traducono in cambiamenti della domanda derivata con un
effetto di amplificazione: se tutta la filiera/sistema vuole modificare un aspetto del prodotto o del
servizio, il cambiamento arriverà all’organizzazione a monte con certo ritardo e in maniera amplificata.
Nel B2B i cambiamenti sono lenti, ma inesorabili.
Un’organizzazione che fa B2B deve quindi avere due approcci completamente differenti, nel caso
in cui si stia trattando:
Beni industriali di routine/standard à vicini alle logiche B2C;
Beni industriali specialty/customizzati à sono logiche B2B “puro”, in quanto il bene è
“unico”.
Il primo aspetto da definire è il cliente per l’organizzazione, ossia colui che compra, che genera il
fatturato.
Molto spesso cliente e utilizzatore (consumatore) non sono la stessa persona (es.: la mamma che
compra l’ovetto Kinder è il cliente e il bambino che lo mangia e gioca con la sorpresa è
l’utilizzatore? Il confine è sottilissimo e in questo caso la distinzione è molto ambigua).
Risulta quindi fondamentale capire quanto valgono/pesano le tre dimensioni appena citate per il
cliente.
Per il mktg l’ottimale sarebbe agire su tutte e tre le dimensioni del valore del cliente.
Risulta quindi necessaria un’attenta e puntigliosa analisi del cliente.
Marketing industriale M – modulo 3 L’analisi del modello d’acquisto del cliente – Simone Benassi 16
Esempio:
In differenti regioni d’Italia sono consumate differenti tipologie d’acqua, vendute a determinati
prezzi. Le stesse tipologie d’acqua, in regioni diverse da quelle di origine, sono vendute a prezzi
inferiori. Perché?
La spiegazione è semplice: la tipologia di acqua consumata è legata alla tradizione di ogni regione e
la stessa acqua comprata altrove deve essere venduta a un prezzo inferiore per convincere i clienti
che non la bevono abitualmente ad acquistarla.
Rispondendo alle domande con focus sul prodotto si capisce come sviluppare il prodotto o il
servizio mentre rispondendo alle domande con focus sul cliente si capisce come ragiona lo stesso e
quale sia il suo modello di acquisto.
AUTO
REALIZZAZIONE
(sviluppo e realizzazione di se stessi)
BISOGNI DI STIMA
(autostima, status, riconoscimento, stile)
BISOGNI SOCIALI
(senso di appartenenza, amore)
BISOGNI DI SICUREZZA
(sicurezza, protezione)
BISOGNI FISIOLOGICI
(fame, sete)
Marketing industriale M – modulo 3 L’analisi del modello d’acquisto del cliente – Simone Benassi 17
3.4. Bisogni e desideri
I bisogni e i desideri del cliente possono essere palesi o latenti.
Palesi Latenti
3.5. I benefici
Il valore atteso dal cliente si rispecchia nei benefici che lo stesso cliente trae acquistando un
prodotto o un servizio.
Esistono tre tipi di benefici:
1. Benefici funzionali à legati alla capacità di fornire performance funzionali;
3. Benefici sensoriali à legati alla capacità di offrire sensazioni (che possono essere o meno
misurabili).
Ogni attributo deve essere pesato, ossia bisogna rispondere a questa domanda: “Quanto un attributo
è importante per il cliente?”
Uno stesso attributo in segmenti differenti può pesare diversamente.
Un attributo deve essere una dimensione quantitativa, ossia deve essere facilmente identificabile,
misurabile, pesabile: si parla di funzione di utilità di un attributo.
Ancora, gli attributi sono fondamentali nel dialogo fra la funzione mktg e la funzione progettazione
con il fine di realizzare un buon progetto del prodotto o del servizio.
Nel B2B definire tutti gli attributi di prodotto è difficilissimo, poiché questi sono numerosissimi:
dalla “popolazione” di attributi dei beni industriali è necessario estrapolare un set limitato di
macro-attributi, su cui basare tutte le analisi di mktg successive.
Marketing industriale M – modulo 3 L’analisi del modello d’acquisto del cliente – Simone Benassi 18
Esempio: impatto degli attributi sul market share (quota di mercato).
L’analisi degli attributi è importante anche per valutare la quota di mercato che è possibile ottenere
entrando in uno specifico segmento di mercato.
Facendo riferimento all’abbigliamento sportivo, gli attributi che hanno un forte impatto sulla quota
di mercato sono:
INIZIATORI
GATEKEEPERS UTILIZZATORI
DECISORI
AQUISITORI INFLUENZATORI
APPROVATORI
Nel dettaglio:
1. Iniziatori à coloro che per primi sentono il bisogno e avviano il processo di acquisto:
spesso non coincidono con i decisori finali e possono fare parte del gruppo
degli utilizzatori, ovvero essere dei forti influenzatori;
Marketing industriale M – modulo 3 L’analisi del modello d’acquisto del cliente – Simone Benassi 19
3. Influenzatori à sono tutti coloro che fanno parte del processo di acquisto e che esercitano
in qualche modo un’influenza su di esso, fornendo opinioni, supporto,
dettagli e indicazioni sulla scelta di alcune alternative.
Di norma sono tecnici.
Molte organizzazioni utilizzando le referenze: su un’azienda deve
comprare una mia macchina gli faccio visitare un’altra azienda che
possiede già la mia macchina, per influenzare l’acquirente nell’acquisto.
L’influenzatore è la persona la cui azienda possiede già la macchina che
ne spiega le funzionalità a chi deve decidere se acquistarla.
5. Acquisitori à si tratta del tipico ufficio acquisti, ossia colui che effettivamente acquista il
prodotto o il servizio.
Gli acquisitori hanno l’autorità formale per scegliere il fornitore e definire le
modalità d’acquisto: la loro funzione principale riguarda le trattative di
acquisto e la scelta del fornitore (nel caso di acquisti importanti, lo
svolgimento della trattativa può vedere coinvolti gli alti dirigenti
dell’impresa).
Risulta quindi fondamentale capire chi è il decisore all’interno del sistema di mercato con lo scopo
di effettuare la miglior segmentazione di mercato possibile: è bene sottolineare che la decisione
presa da uno qualsiasi degli attori appena citati potrebbe non essere condivisa da tutti o una parte
degli altri soggetti.
È possibile distinguere:
Decisore di prodotto;
Decisore di marca.
Marketing industriale M – modulo 3 L’analisi del modello d’acquisto del cliente – Simone Benassi 20
3.8. Operazioni (le fasi del processo di acquisto)
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I passi appena elencati posso essere più o meno rapidi in funzione della tipologia di prodotto,
investimento, cliente, …
Nel dettaglio:
1. Awareness (consapevolezza) à il consumatore ha un bisogno e capisce che esiste un set di
soluzioni per soddisfarlo: il consumatore è a conoscenza
dell’esistenza dei nuovi prodotti, ma necessita di maggiori
informazioni di dettaglio.
La notorietà (il consumatore sa che esiste un prodotto) è
diversa dalla consapevolezza (il consumatore sa che esiste
un prodotto, sa a cosa serve, come utilizzarlo, …).
3. Valutazione à il consumatore decide se e quale prodotto provare. Nel B2B spesso molti
prodotti non possono essere provati (in queste aziende sono presenti delle
zone demo in cui l’acquirente può provare il prodotto).
5. Adozione à il consumatore inserisce il prodotto nel “paniere” dei suoi acquisti abituali.
Capire le fasi del processo di acquisto di un consumatore (non tutti i consumatori seguono tutte le
fasi elencate precedentemente) è fondamentale per realizzare la segmentazione del mercato.
Marketing industriale M – modulo 3 L’analisi del modello d’acquisto del cliente – Simone Benassi 21
3.9. Operazioni B2B
Il processo di acquisto nel B2B è decisamente più lungo e complesso (es.: chi acquista una penna ci
mette decisamente meno tempo di chi compra una macchina automatica).
Le prime tre fasi del processo di acquisto (individuazione del problema, descrizione del bisogno,
specifiche di prodotto) sono importantissime quando l’oggetto dell’acquisto rappresenta una novità
per l’organizzazione.
Le prime tre fasi sono bypassate se si tratta di un acquisto di routine o meno per l’organizzazione;
inoltre tanto più il processo di acquisto è lungo e complesso, tanto più chi vende deve fornire servizi
pre-vendita all’acquirente.
1 2 3 4 5 6 7
Ricerca del
Individuazione Descrizione Specifiche fornitore e Scelta del Emissione Valutazione
del problema del bisogno di prodotto richiesta delle fornitore dell’ordine dei risultati
proposte
Gatekeepers
Marketing industriale M – modulo 3 L’analisi del modello d’acquisto del cliente – Simone Benassi 22
3. Nuovo acquisto à le fasi più importanti da presidiare sono:
- Fase di individuazione del bisogno;
- Fase di raccolta di informazioni;
- Fase di creazione della funzione di utilità;
- Fase di decisione dell’acquisto;
Il processo decisionale è abbastanza lento soprattutto fino alla fase di
decisione di acquisto a causa della presenza di più attori coinvolti nel
processo decisionale.
Le decisioni sono prese a livello di team, per cui vi è la presenza di
molti ruoli da presidiare (influenzatori, gatekeepers, vari decisori).
Marketing industriale M – modulo 3 L’analisi del modello d’acquisto del cliente – Simone Benassi 23
Le aspettative connesse agli acquisti dipendono da:
Bagaglio delle conoscenze e delle esperienze;
Fonti di informazione e ricerca attiva;
Distorsioni di percezione;
Soddisfazione derivante dagli acquisti passati.
Nel B2B è fondamentale parlare tutti i “linguaggi” dei soggetti coinvolti nel processo decisionale in
quanto in questo tipo di relazione si hanno rapporti con pochi clienti che però vanno conosciuti a
fondo.
Risulta quindi importantissimo mantenere eccellenti relazioni con i pochi clienti con cui si hanno
rapporti: si costruiscono i database dei clienti che contengono tutte le informazioni su di essi,
compreso l’organigramma aziendale.
Marketing industriale M – modulo 3 L’analisi del modello d’acquisto del cliente – Simone Benassi 24
4. LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO E LA SWOT ANALYSIS
Entriamo nel dettaglio del secondo punto delle decisioni e della strategia di marketing: la
segmentazione del mercato.
Questi tre obiettivi sono difficilmente raggiungibili servendo tutti i clienti di un territorio.
Infatti si decide di servire dei segmenti di mercato (sottoinsiemi dell’intero mercato), che sono
insiemi di clienti che risultano essere:
Omogenei al loro interno;
Disomogenei tra di loro;
Raggiungibili;
Economicamente significativi.
Tanti più sono i segmenti tante più devono essere le offerte che l’azienda deve realizzare.
La segmentazione dipende in maniera importante dalla flessibilità tecnologica dell’organizzazione.
La scelta di entrare o meno in un segmento dipende dalla possibilità di penetrazione nello stesso e
dalla possibilità di recuperare gli investimenti realizzati (qualche anno fa i piani tariffari telefonici
offerti erano molto pochi: oggi ne esistono tantissimo, ognuno in grado di soddisfare un segmento
con specifiche necessità).
Fase qualitativa
Fase quantitativa
Un segmento deve essere descritto qualitativamente, quantitativamente, dal punto di vista della
dimensione numerica (volume) e del valore e dal punto di vista del tasso di crescita o diminuzione.
Appare chiaro come i criteri utilizzati per segmentare il mercato possono essere molteplici e di
diversa natura.
In tutti i casi i criteri di segmentazione, di qualsiasi natura siano, devono essere:
Discriminanti (in grado di dividere il mercato);
Misurabili;
Significativi;
Dicotomici;
Collegabili a caratteristiche qualitative.
La segmentazione non è solo un aspetto tecnico ma anche un aspetto creativo in quanto ognuno di
noi vede il mercato a modo suo.
Infatti, la segmentazione non è contenuta nella statistica, altrimenti i segmenti sarebbero tutti uguali
fra loro: la lettura del mercato richiede creatività, con lo scopo di rimanere il più possibile vicino ai
clienti (field).
Si può avere:
Segmentazione di prodotto à dove le linee guida sono dettate dalla tecnologia/tecnica;
Segmentazione di cliente à dove le linee guida sono dettate dai bisogni del cliente e
dall’innovazione.
I grandi successi delle organizzazioni sono sempre derivati quando sono riuscite a definire segmenti
di mercato nascosti fino a quel momento (“i segmenti si creano dal nulla, prima non esistono e dopo
ci sono”).
Infatti il futuro di un’organizzazione dipende dalla sua volontà di scovare e definire nuovi segmenti
di mercato.
La segmentazione segue una logica di lungo periodo, al contrario della profilazione che è un altro
modo di segmentare, che si concentra sui clienti attuali dell’organizzazione.
Lo sforzo per servire un segmento deve essere ripagato da fatturato e margini, altrimenti non ha
senso formulare un’offerta per quel segmento (“nessuno lavora in perdita”).
MECCANICA
Diretto o System integrator
BANCHE E FINANZA
PRIVATO GRANDE DISTRIB.
LARGE ACCOUNT
…
> 1000 PC
PUBBLICO
Segmentazione verticale
Complessità gestionale
Dimensione cliente
Valore medio
Numerosità
Soluzioni
MEDIUM ACCOUNT
100 - 1000 PC
Dealer o distribuzione
Prodotti e soluzioni
PMI
10 - 100 PC
NEGOZI
AVVOCATI E NOTAI
SOHO
RISTORATORI
1 - 10 PC
…
Segmentazione orizzontale
Sbagliando l’approccio al cliente nel large account (che è un B2B puro) si perde un notevole
potenziale di guadagno per l’organizzazione.
In prima battuta si segmenta verticalmente, poi si segmenta orizzontalmente, andando a valutare la
dimensione del cliente.
Nel B2B la personalizzazione del prodotto o del servizio è fondamentale: inoltre l’assistenza
tecnica è la fonte principale di informazioni, utile per agevolare la micro-segmentazione.
In contesti come questo la segmentazione parte sempre dai grandi clienti, ampliandola
successivamente ai medi e ai piccoli clienti: infatti i grandi clienti sono gli influenzatori dei medi e
piccoli clienti.
Trade marketing à il focus è sul distributore, non più sul consumatore (focus sulla distribuzione e
non più sulla produzione).
Input per la
strategia
L’analisi esterna, ossia l’analisi del contesto competitivo, può essere realizzata mediante il
modello delle cinque forze competitive di Porter, strumento utilizzabile dalle organizzazioni per
valutare la propria posizione competitiva.
Il modello si propone di individuare le forze che operano nell’ambiente economico e che, con la
loro azione, erodono la redditività a lungo termine delle organizzazioni.
Gli attori di tali forze sono:
1. Concorrenti diretti;
2. Fornitori;
3. Clienti;
4. Potenziali entranti;
5. Produttori di beni sostitutivi.
Concorrenti diretti
Fornitori Clienti
Intensità della concorrenza
Prodotti sostitutivi
Attraverso questa analisi è possibile definire chi sono i concorrenti diretti (di lungo periodo) e quali
gli indiretti (di medio-breve periodo).
Il macro ambiente è costituito dai protagonisti e dalle forze esterne all’impresa che ne influenzano
la capacità di sviluppare e mantenere rapporti positivi con la clientela obiettivo.
CULTURA
(stili di vita, valori,
lavoro, moda, religione)
Prodotti sostitutivi
TECNOLOGIA ECONOMIA
(tradizionali, Contesto competitivo (tendenze, settori,
nuove, mature) tassi d’interesse)
Macro ambiente
POLITICA
(leggi, fisco, stabilità)
Il risultato dell’analisi esterna è la definizione di:
Opportunità (Opportunities) à è determinata dall’evoluzione ambientale e consente di
godere di uno specifico vantaggio competitivo in un
determinato campo di azione.
Minacce (Threats) à può essere considerata come una sfida posta da una sfavorevole
tendenza o sviluppo in atto nell’ambiente, tale da poter determinare
l’erosione della posizione competitiva dell’impresa.
GENERAL MANAGER M
A
GESTIONE DELLE RISORSE UMANE
R
RICERCA & SVILUPPO G
Logistica in N
entrata/ Service e
Produzione Logistica Marketing e
customer
approvvigiona- distributiva vendite
care
I
-menti
Oltre ad un’analisi esterna si rende necessaria anche un’attenta analisi interna dell’organizzazione
con il fine di mettere in evidenza i punti di forza e di debolezza della stessa.
La domanda a cui bisogna rispondere è: ”Da dove partiamo?” Dipende se l’organizzazione è già
presente sul mercato o meno.
Non è necessario analizzare l’intera organizzazione: devono essere prese in considerazione solo le
funzioni e aree aziendali che possono portare vincoli stringenti nella scelta del posizionamento
dell’offerta per ogni segmento obiettivo.
Un’organizzazione deve quindi “giocare” sui propri punti di forza, “nascondere” i propri punti di
debolezza, sfruttare le opportunità e proteggersi dalle minacce dell’ambiente esterno.
Attraverso questa analisi si individuano i punti di forza che possono aiutare l’organizzazione a
sfruttare le opportunità di mercato e i punti di debolezza che sono particolarmente sensibili a
specifiche minacce che si presentano.
Analisi esterna
Opportunità Minacce
Analisi interna
Una buona strategia di marketing parte sempre da una buona analisi di mercato: molto spesso è
frutto di ciò che un’organizzazione non può fare, rispetto a ciò che vuole fare, a causa della
presenza di numerosi vincoli interni (risorse e competenze) ed esterni alla stessa organizzazione.
Ancora, alcune strategie posso essere messe in atto solo da alcune organizzazioni e non da altre,
non per mancanza di risorse, bensì per l’orientamento dell’azienda.
Realizzare la segmentazione del mercato è come fare una piccola parte della strategia di marketing:
nel B2B è fondamentale ragionare differenziando fra cliente pubblico e privato in quanto il cliente
potrebbe essere uno, ma gli utilizzatori legati ad esso potrebbero essere molti (rapporto fra le
persone da convincere e il numero di pezzi venduti se queste vengono convinte).
Al contrario nel B2C se il cliente è uno, solitamente l’utilizzatore è uno.
Prima di effettuare la scelta dei segmenti obiettivo (clienti che si decide di servire) è fondamentale
conoscere gli obiettivi dell’azienda, da cui derivano in maniera naturale gli obiettivi di
marketing.
L’obiettivo in sé comunica: gli obiettivi dell’organizzazione fungono da linee guida per la strategia
di marketing.
Si parla quindi di obiettivi SMART definiti come un sistema di obiettivi correlati o correlabili con
obiettivi a monte (strategici e di business) e a valle (operativi e di vendita).
Gli obiettivi seguono una logica top down (“schema a piramide”): dalla strategia aziendale ai
singoli clienti, passando per obiettivi di segmento di mercato, di prodotto, di canale distributivo,
ecc.
Indicatori/Obiettivi
✖ Posizione obiettivo
po?”
l tem
re n e
e ope
ra
✖ Gap da colmare
“Com
✖ ✖ Posizione inerziale
Posizione attuale
✖
Tempo
T T+x
Mantenimento dell’offerta
Attraverso la definizione dello sviluppo inerziale si può realizzare la Gap analysis che ha
l’obiettivo di confrontare la posizione inerziale con la posizione obiettivo dell’organizzazione.
Andando a confrontare la posizione attuale con la posizione obiettivo dell’organizzazione si
commetterebbe un grave errore, in quanto si potrebbero mettere in discussione aspetti già
ottimizzati e che operano nel migliore dei modi per il mercato oggetto di analisi (prodotti, servizi,
canali distributivi, produzione, vendite, …).
Per cercare di colmare il gap fra posizione inerziale e posizione obiettivo si cerca di rispondere alle
domande poco fa citate.
Gli obiettivi aziendali, e quindi di marketing, devono essere declinati nei vari segmenti di mercato
(target), in maniera del tutto coerente: risulta evidente come non tutti i target concorrono a
raggiungere la stessa tipologia di obiettivo (quantitativo o qualitativo).
L’organizzazione deve in primo luogo capire quali sono i segmenti che non gli interessano.
È quindi possibile definire due tipologie di segmenti:
1. Segmenti non in target à segmenti che l’organizzazione decide di non servire, che
dipendono da:
- Obiettivi aziendali;
- Risorse e competenze;
- Target non coerente rispetto al target/valori attuali (l’azienda
potrebbe diventare poco credibile agli occhi dei propri clienti
entrando in un altro segmento di mercato che presenta valori
antitetici a quelli caratterizzanti i target attuali).
Se l’organizzazione vuole guadagnare quota a volume deve servire molti segmenti, che si traducono
in molti posizionamenti, molti marketing mix e quindi in una notevole complessità gestionale.
Una strategia indifferenziata è di norma utilizzata all’inizio del ciclo di vita di un prodotto e nella
fase di declino dello stesso, oppure quando si ha un certo vantaggio competitivo: si traduce in pochi
posizionamenti, pochi marketing mix e quindi in una certa semplicità gestionale.
10
alta
Posizione competitiva
8
à investimento per la crescita
media
à selettività profitti
à realizzo disinvestimento
4
bassa
0
10 alta 8 media 4 bassa 0
Attrattività del segmento
5.7. Come valutare l’attrattività del segmento (attese dell’organizzazione sul segmento)
Per valutare l’attrattività di un segmento si cerca di rispondere alla domanda:
“Quanto il singolo segmento mi aiuta a raggiungere gli obiettivi?”
In altre parole si cerca di valutare le potenzialità dei segmenti in funzione degli obiettivi aziendali e
di marketing.
Esempio:
Per il segmento X scelgo i seguenti fattori di attrattività con i rispettivi pesi e le rispettive valutazioni:
Fattori di attrattività Pesi Valutazione (da 0 a 10)
Dimensione globale del mercato 0,5 10
Tasso annuo di crescita del mercato 0,3 5
Margine di profitto 0,2 8
Esempio:
Per il segmento Y scelgo i seguenti fattori di posizione competitiva con i rispettivi pesi e le
rispettive valutazioni:
All’interno di un mercato tutti sono segmenti, non tutti sono target: il portafoglio dei segmenti
deve essere equilibrato.
Le strategie da implementare in funzione della posizione all’interno della matrice
attrattività/posizione competitiva sono:
10
Investimenti per Riduzione degli
mantenere la investimenti in
alta
4
Investimenti di Uscita dal
bassa
CANALI DI DISTRIBUZIONE
CLIENTE/UTILIZZATORE
Gli aspetti importanti in una logica push sono le promozioni, i margini ai distributori e il
posizionamento di prezzo sul distributore, mentre in una logica pull sono importanti la pubblicità, la
qualità del prodotto, il servizio, la comunicazione con il cliente e il posizionamento di prezzo sul
cliente (tutte le grandi marche come Apple lavorano con una logica pull).
Infatti seguendo una logica push il posizionamento è fatto sui canali di distribuzione, mentre
seguendo una logica pull è fatto sul cliente/utilizzatore.
Un’organizzazione non utilizza mai solo una logica o solo l’altra: sono possibili mix strategici.
Quando una categoria di prodotto prende il nome del prodotto dell’organizzazione significa che si è
ottenuto il massimo posizionamento possibile (per esempio per le bibite gasate la Coca Cola).
Realizzare un posizionamento solo sul prezzo è pericoloso in quanto si tratta di un posizionamento
di medio-lungo periodo che richiede molto tempo affinché si consolidi.
Mars Kinder
Fiesta
Tavolette
Bounty
Ideale per
le mamme
Scarsa Elevata
genuinità genuinità
Mulino
bianco
Area di rifiuto Buondì
Scarsa golosità
3. Prezzo à posizionamento che considera la fascia del prezzo (alta, media, bassa) e il
rapporto qualità-prezzo.
6. Con promesse non mantenibili à bisogna fare attenzione a fare promesse non
mantenibili.
Il posizionamento non deve essere cambiato spesso: cambiarlo significa modificare il rapporto
consolidato con il cliente, ossia ripartire da zero (“Comprare un tavolo da 8000 € da IKEA sarebbe
facile?”).
Quindi un posizionamento va mantenuto nel tempo, ma basta pochissimo per bruciarlo.
Il fattore tempo diventa quindi fondamentale per realizzare un posizionamento o per modificarlo
(“Percezione delle auto Skoda 15 anni fa e percezione della stessa auto oggi, una volta acquistata
da Wolkswagen. In 15 anni il posizionamento è cambiato radicalmente”).
Volumi o fatturati
deflazionati Il mercato è super
segmentato
Potenziale del mercato
1° acquisto ri-acquisto
tempo
Pionieri Maggioranza
Innovatori 5-10 % Conservatori
5-8 % 12-20 %
Anticipatrice Ritardataria
35 % 35 %
Il ciclo di vita del prodotto descrive l’evoluzione del mercato del prodotto dal lancio fino al declino.
A ogni fase del ciclo di vita del prodotto corrisponde una determinata tipologia di cliente:
1. Innovatori à persone caratterizzate da una bassa avversione al rischio che provano il
prodotto per primi, tendenzialmente informati sulla categoria di prodotto.
Si muovono in prima persona per acquistare il prodotto innovativo, fornendo
preziosi feedback, utili per apportare migliorie al prodotto.
Sono gli attivatori del passaparola ed è fondamentale che rimangano
soddisfatti: sono difficilmente fidelizzabili se non sulla marca o sulla novità.
2. Pionieri à persone caratterizzate da una media avversione al rischio, molto attente al servizio
e alla distribuzione (costo dello spostamento).
Attraverso questa figura è testato il canale distributivo e attivato il passaparola di
prodotto e di servizio.
Sono fidelizzabili presso il distributore e la comunicazione è fondata sull’utilizzo
dei mezzi di massa.
Non soddisfacendo innovatori e pionieri non è possibile accedere alla maggioranza e ai conservatori.
I volumi o fatturati sono funzione della dimensione del mercato (potenziale del mercato).
Marketing industriale M – modulo 6 Il ciclo di vita e lo sviluppo di lungo periodo – Simone Benassi 45
3. Maggioranza à persone caratterizzate da un’alta avversione al rischio che ritengono “molto
costoso” cambiare abitudini o prodotti.
Sono fondamentali la distribuzione, il prezzo e gli elementi differenzianti.
Si dividono in:
a. Maggioranza anticipatrice;
b. Maggioranza ritardataria.
Volumi o fatturati
deflazionati
Turbolenza Rivitalizzazione
competitiva
1° acquisto ri-acquisto
tempo
Nel dettaglio:
1. Introduzione à presenza di innovatori. Si hanno pochi concorrenti;
2. Sviluppo à presenza di pionieri e maggioranza anticipatrice. Si hanno molti concorrenti;
3. Maturità à mercato stabile, strutturato, che ha trovato un equilibrio. In questa fase è molto
difficile acquisire quota di mercato;
4. Declino à in cui i volumi e i fatturati decrescono.
In questa fase si può compiere una rivitalizzazione attraverso la realizzazione di
nuove varianti di prodotto, nuovi segmenti, nuovi canali distributivi, …
Marketing industriale M – modulo 6 Il ciclo di vita e lo sviluppo di lungo periodo – Simone Benassi 46
Nella turbolenza competitiva si ha un eccesso di offerta poiché sul mercato sono presenti molte
organizzazioni: le imprese in difficoltà abbassano il prezzo o differenziano l’offerta.
Questa fase è caratterizzata da:
“Guerre di prezzo”;
Uscita di concorrenti;
Le gamme di prodotto si scremano;
Si iniziano a delineare le strategie delle organizzazioni (leader o follower);
Comprendere il ciclo di vita del prodotto è quindi fondamentale per sviluppare la strategia di
marketing.
Concentrata
Marketing industriale M – modulo 6 Il ciclo di vita e lo sviluppo di lungo periodo – Simone Benassi 47
Penetrazione del
6.4. Obiettivi e azioni di marketing mercato
Sviluppo del
prodotto
Incremento performance Selettività/
focalizzazione
Incremento Incremento dei
reddittività margini
Riduzione intensità
investimento
6.5. Matrice di Ansoff
Gli assi di questa matrice sono costituiti dai prodotti e dai mercati, che possono essere entrambi
nuovi o attuali:
Mercati
Attuali Nuovi
Prodotti
Nuovi SVILUPPO DEL PRODOTTO DIVERSIFICAZIONE
Marketing industriale M – modulo 6 Il ciclo di vita e lo sviluppo di lungo periodo – Simone Benassi 48
7. VALUE CREATION: PRODOTTO, SERVIZIO, MARCA
A questo punto le organizzazioni devono cercare di tradurre le proprie promesse in qualcosa di
distribuito al cliente: sono prese decisioni riguardo al prodotto, alla distribuzione, al servizio e a
tutto ciò che concerne l’ambito operativo della strategia di marketing.
Realizzando il posizionamento di mercato l’organizzazione ha già realizzato parte del marketing
mix (circa il 50%).
VALUE CREATION
Brand (Marca)
Comunicazione Prodotto
VALUE DELIVERY
Vale Creation à leva estremamente accentrata, finalizzata alla creazione della piattaforma del
valore: l’offerta è progettata in maniera abbastanza standardizzata e
conseguentemente la gamma prodotti non deve essere troppo ampia.
Value Delivery à leva locale, finalizzata alla creazione della distribuzione del valore.
Alcuni prodotti arrivano nelle mani del consumatore con un potenziale ridotto
rispetto all’uscita della linea o rispetto a come è stato pensato (es.: le Tenerezze
al limone di Mulino Bianco uscite dalla linea sono molto più buone rispetto a
quando le acquistiamo al supermercato).
Le leve del Value Creation sono di lungo periodo, rigide, strategiche, che coinvolgono tutte le
funzioni aziendali richiedendo grandi investimenti, scatenando spesso e volentieri conflitti
all’interno dell’organizzazione.
La distribuzione è una leva di breve periodo legata in maniera forte al servizio, mentre la
promozione è la leva che presenta apparentemente la maggiore flessibilità.
Il valore percepito dal cliente è l’insieme di tutte le leve del Value Creation e del Value Delivery.
Nella valutazione di tali leve bisogna sempre tenere in considerazione l’impatto economico che la
loro variazione produce in termini di costi e ROI: la parola chiave è COERENZA.
Solitamente le organizzazioni progettano tutte le leve del marketing mix (offerta di valore o offerta
integrata), andando successivamente a tagliare dove risulta possibile senza andare a intaccare il
valore percepito dal cliente che rappresenta sempre il punto di riferimento.
3. Servizio à Quali e quanti servizi offriamo? Quali sono gli elementi critici nella strategia di
servizio?
Fondamentale è capire quanto servizio includere nel prodotto (es.: i prodotti
“Quattro salti in padella” sono un prodotto/servizio in quanto includono molte
attività che dovrebbero essere svolte per cuocere il prodotto, quali l’aggiunta del
condimento, dell’olio, …, già presenti nella confezione).
Tutti i concetti appena elencati nel tempo vanno a modificarsi: oggi il ciclo di vita di un generico
prodotto è sempre più breve.
Offrendo servizi correlati al prodotto è possibile entrare in competizione con competitor di diversa
natura.
Per questo motivo è sempre meno netta la distinzione fra competitor e partner in quanto si potrebbe
essere competitor di un’organizzazione in un segmento e partner della stessa in un altro segmento.
Gamma prodotti (portafoglio prodotti) à insieme dei prodotti offerti in vendita da una specifica
azienda.
Linea di prodotti à insieme di prodotti che rispondono allo stesso target o agli stessi bisogni di
target diversi (sottoinsieme della gamma prodotti).
Ampiezza di gamma
Ampiezza di gamma
n° di linee
Profondità di gamma
n° di varianti
Maggiore ampiezza di gamma à l’obiettivo è coprire più segmenti di mercato: ogni linea di
prodotto è dedicata a un segmento di mercato.
Una maggiore ampiezza di gamma si traduce in un maggior
servizio e l’azienda crea un’immagine di sé da generalista
(soprattutto se le linee di prodotto vanno su segmenti molto
diversi).
Per servire una nicchia di mercato un’azienda deve avere una ridotta ampiezza e un’elevata
profondità di gamma.
Viceversa per servire molti segmenti un’azienda deve avere un’elevata ampiezza di gamma e una
ridotta (se non nulla) profondità di gamma.
SPECIALISTA
LEADER
Specialista à - Limitato numero di codici (anche basso vendenti ma “unici” nel segmento/linea);
- Copre solo alcuni (pochi) segmenti di mercato e preferibilmente le nicchie;
- Richiede competenza di prodotto e di servizio sugli specifici segmenti serviti.
Il generalista, al contrario dello specialista, rimuove dal magazzino la merce basso rotante.
La scelta di un’organizzazione di seguire una strategia piuttosto che un’altra dipende da:
Obiettivi di posizionamento;
Obiettivi di margine;
Capacità dell’azienda.
Leader Follower
Margini crescenti
Volumi o fatturati
Costi diretti
deflazionati
Rivitalizzazione
Produzione
tempo cumulata
Entrando nello specifico, i parametri per definire lo stadio del mercato e la natura
dell’organizzazione (leader VS follower), sono rispettivamente:
Tasso medio di sviluppo del mercato à può essere definito con tre modalità alternative:
1) media ponderata dei tassi medi di crescita dei
segmenti di mercato in cui sono presenti i
diversi prodotti/linee (i pesi sono i volumi e/o i
fatturati).
2) tasso medio di crescita del mercato di livello
superiore a quello dei segmenti in cui sono
presenti i diversi prodotti/linee.
3) tasso medio di crescita del mercato definito
dalla direzione aziendale e ritenuto significativo
per la discriminazione tra mercati più o meno
interessanti.
I prodotti sono leader nel mercato in Sia ha una forte esigenza di liquidità per
crescita e richiedono mezzi finanziari finanziare la crescita. Occorre identificare i
consistenti per sostenerne l’espansione. prodotti che possono essere promossi con
Tasso medio di sviluppo del mercato
Grazie al loro vantaggio competitivo questi speranze di successo in quanto per questi
prodotti generano profitti notevoli. sono possibili aumenti di quota di mercato.
L’obiettivo strategico prioritario è quello di
“disinvestire” o di accrescere la quota di
mercato.
CASH COW DOG
Questi prodotti dovrebbero fornire molta L’acquisizione di quota di mercato è poco
liquidità utilizzandone poca. verosimile poiché significherebbe
Rappresentano una fonte di finanziamento scontrarsi con concorrenti che detengono
per attività di diversificazione o di ricerca. vantaggi di costo. Mantenere in vita questi
L’obiettivo strategico prioritario è quello prodotti è molto oneroso dal punto di vista
di raccogliere la liquidità fornita. finanziario. L’obiettivo strategico
min/neg
Le organizzazioni devono pianificare la propria strategia in funzione del quadrante in cui si trovano:
max
max 1 0
Quota di mercato relativa
Le dimensioni dei cerchi sono funzione del fatturato o dei margini che genera lo specifico prodotto.
% di fatturato
100%
90%
70%
B
C
na
na
Zo
Zo
A
na
Zo
% di prodotti
20% 50% 100%
! ! !
basso
4. Il codice è necessario alla nostra rete di vendita per la proposta di pacchetto e la conseguente
strategia di vendita?
a. Se no, eliminare.
6. Il lotto minimo di produzione è molto superiore alle vendite del singolo anno (con costi di
stoccaggio alti e limiti di spazio a magazzino)?
a. Se si, eliminare.
Per raggiungere tali obiettivi contemporaneamente, l’azienda leader cerca di “costruire” un profilo
a pettine come il seguente:
Ampiezza di gamma
Le fasi di pre-vendita e supporto alla vendita sono finalizzate a sostenere il buyer, mentre la fase di
post-vendita è orientata a sostenere l’utilizzatore (user).
Marchio di fabbrica (trade mark) à marca a cui viene conferita protezione legale.
2. Marca-ombrello à la marca è utilizzata per individuare più prodotti anche molto diversi
fra loro.
Ogni volta che si parla di uno dei prodotti il marchio si rinforza: nella
comunicazione è importante ripetere molte volte, poche cose.
Ogni prodotto deve fare una promessa coerente con la marca, la quale
può essere utilizzata per lanciare con successo nuovi prodotti.
Opportunità Investimenti/rischi
Lancio nuovi prodotti Nuovo brand personality Forti investimenti
Brand awareness comunicazionali,
cannibalizzazione prodotti
Brand Extension Brand awareness Incongruenza con la categoria di
prodotto, brand diluito
Rivitalizzazione della Nuova opportunità, Associazioni comunicative
marca Nuovi posizionamenti, incongruenti con la marca
nuovi mercati, nuovi usi
VALUE CREATION
Brand (Marca)
Comunicazione Prodotto
VALUE DELIVERY
Tutte le tipologie di comunicazione utilizzate da un’azienda devono essere coerenti fra loro
(immagine, contenuti e tempi coordinati).
La definizione dei mezzi/canali di comunicazione è un punto cruciale del processo; inoltre alcuni
mercati richiedono obbligatoriamente un livello minimo di investimenti in comunicazione affinché
l’entrata sia considerata profittevole.
Sia il messaggio/contenuto che la fonte devono essere coerenti con i mezzi/canali scelti per la
comunicazione.
Forza vendita
Redazionali Supporti audio-video
PROSPETTIVA
Fiere pubbliche e private Pubblicità, stampa, radio, tv
DEL CLIENTE
Nel B2B e nel B2C il materiale illustrativo del prodotto ha lo scopo di:
Sintetizzare le caratteristiche dei prodotti, i loro attributi, i loro vantaggi;
Dare fiducia ai compratori sulla qualità, disponibilità e assistenza post-vendita;
Illustrare impieghi e funzioni dei prodotti;
Sintetizzare le specifiche tecniche;
Mostrare i prodotti con illustrazione fotografiche.
Per le organizzazioni che fanno B2B le fiere sono importantissime: al giorno d’oggi nel mondo si
hanno pochissime fiere molto importanti e tante fiere a livello locale.
Risulta quindi fondamentale per le organizzazioni arrivare a questi eventi pronti sotto ogni punto di
vista, dalla comunicazione fino alla progettazione degli stand.
I costi dei campioni sono molto elevati: la tendenza odierna è di minimizzarli al massimo.
Nel B2B la pubblicità è utilizzata per creare l’immagine e la marca dell’azienda, mentre il contatto
personale è fondamentale per instaurare un rapporto di lungo periodo con il cliente.
In genere le promozioni forniscono un supporto alla pubblicità sui mezzi tradizionali, e spesso sono
più efficaci, in quanto sono più flessibili come tempi, finalità e modalità di attuazione.
Nel campo delle promozioni è richiesta forte creatività: troppe promozioni, troppo intense,
inducono il consumatore ad acquistare solo quando si presenta l’occasione di una promozione,
inoltre generando un rischio di deposizionamento di prezzo del prodotto.
Le promozioni hanno un legame diretto con le vendite: “se vendo di più, la promozione ha avuto
successo!”
La tecnica store promotion ha registrato un notevole sviluppo con nuove soluzioni che confinano
con l’attività di merchandising: oggi il consumatore prende la decisione di acquistare un prodotto
nel punto vendita, senza che sia pianificata con anticipo.
vendite
Prova
Sostituzione
della marca Effetto rimanenza
Effetto
Cannibalizzazione depressione
della marca
Base line
Trasferimento
Effetto interno
anticipazione
tempo
La produzione risente delle promozioni in quanto gli impianti dovranno produrre un numero di
pezzi superiore del prodotto in promozione.
Facendo promozione su un prodotto si potrebbero ridurre le vendite di altri prodotti della stessa
azienda, inoltre facendo promozioni troppo intense si induce il consumatore a fare scorta, bloccando
le vendite nei periodi successivi.
In questo secondo caso l’organizzazione deve valutare se le vendite si ristabilizzano nel tempo: se
ciò non avviene significa che il consumatore è stato perso.
Non è vantaggioso realizzare promozioni troppo lunghe, se non per fidelizzare il cliente, o troppo
ripetute poiché ne diminuiscono la forza di vendita.
Una promozione di successo deve promuovere ciò che il mercato desidera e fornire incentivi in
grado di stimolare il comportamento.
Inoltre deve fare in modo che il mercato conosca l’offerta, ridurre le barriere alla partecipazione e
infine creare un valore ottimale per i partecipanti con il minimo investimento.
È quindi fondamentale chiarire gli obiettivi e i tempi della promozione (programmare la meccanica
e “chi fa che cosa”).
VALUE CREATION
Brand (Marca)
Comunicazione Prodotto
VALUE DELIVERY
Entriamo nel dettaglio della distribuzione del valore, ossia nella scelta del canale distributivo.
La logica odierna è quella di “progettare su scala globale e agire a livello locale”: tale
affermazione differenzia le attività del Value Creation che fanno riferimento al medio-lungo
periodo, dalle logiche del Value Delivery che fanno riferimento al breve periodo.
Oggi il valore percepito dal cliente è sempre di più funzione della distribuzione e del livello di
servizio, piuttosto che esclusivamente del prodotto tangibile.
Le organizzazioni oggi devono chiedersi se per il cliente è più importante il prodotto tangibile o le
modalità di acquisto e il luogo dove è possibile acquistare il prodotto: nel caso in cui il cliente dia
maggiore importanza al primo aspetto il Value Creation è preponderante, mentre viceversa se da
maggiore peso al secondo aspetto prevale il Value Delivery.
La distribuzione deve quindi essere progettata e pianificata localmente, in base alle esigenze dei
singoli clienti (non può essere quindi standardizzata come per le leve del Value Creation).
“Oggi ogni tre persone che lavorano nel Value Creation, ne lavorano dieci nel Value Delivery”
Ciò può essere spiegato dal fatto che le tre persone che lavorano nel Value Creation sono dislocate
una per continente (America, Europa, Asia) in quanto le leve sono fortemente accentrate, mentre
viceversa le persone che lavorano nel Value Delivery lo fanno a livello locale, con l’obiettivo di
cogliere le particolari esigenze di ogni cliente.
Tempestività
Prossimità Selezione
Assistenza Informazione
Prezzo
Il prezzo è fondamentale: uno stesso prodotto potrebbe essere venduto a prezzi differenti in punti
vendita differenti.
Tale comportamento è tenuto dal produttore o dal distributore? Per il cliente è importante
rispondere a questa domanda.
Affinché la distribuzione garantisca tutte le funzioni appena elencate, è necessario prendere delle
decisioni distributive, che sono principalmente di tre tipi:
1. Canale distributivo à l’organizzazione decide se avere o meno uno o più intermediari.
In pratica decide come raggiungere il consumatore finale, definendo
la lunghezza del canale distributivo.
2. Rete di vendita à l’organizzazione decide quali persone siano più adatte per contattare
l’eventuale intermediario scelto (es.: persone che contattano la Coop per
organizzare la distribuzione).
3. Gestione dell’ordine à sono tutte le attività che devono essere svolte per distribuire il
prodotto (gestione dei prodotti a magazzino, delle spedizioni, dei
pagamenti, …).
Order to payment cycle à ciclo che parte dall’ordine a arriva al
pagamento. Più è fluido e veloce, meno l’azienda è esposta a
rischio finanziario.
La gestione dell’ordine ha impatto sui processi e sui sistemi
informativi.
Grossista
Dealer Dealer
L’implementazione dei differenti sistemi a 1 livello dipende dalla complessità del prodotto
distribuito: per prodotti poco complessi è utilizzato il sistema in cui è presente come intermediario il
dealer, mentre per prodotti più complessi è utilizzato il sistema in cui è presente come intermediario
l’integratore, che utilizza il prodotto per realizzare un altro bene più complesso (il prodotto
dell’azienda può essere celato all’interno del bene).
Il sistema a 2 livelli è tipico della distribuzione di prodotti semplici.
Nella distribuzione il concetto chiave è la possibilità di esercitare il controllo sui propri prodotti e
quindi sul canale distributivo.
In generale, per scegliere il canale distributivo sono valutate tre dimensioni:
1. Controllo sul canale distributivo;
2. Investimenti richiesti;
3. Feedback forniti.
Tanto più ci si sposta verso un canale diretto, tanto più l’organizzazione dovrà realizzare le attività
legate alla distribuzione, mentre viceversa risulta importante la specifica delle modalità di
distribuzione con l’intermediario.
Svantaggi:
Grossi investimenti iniziali;
Vendita personale costosa (ho bisogno di molte persone molto brave a
Cliente vendere);
I prodotti venduti devono avere elevato valore unitario;
Motivazione.
2 livelli Vantaggi:
Minimizza gli investimenti e riduce i costi per il produttore;
Azienda
Ideale per servire i clienti marginali completando la distribuzione.
Distributore
Svantaggi:
Aumenta i condizionamenti distributivi;
Dealer
Non permette un forte controllo del mercato;
Può determinare vendite fluttuanti e quote di mercato instabili;
Cliente Pochissimi feedback.
Canale distributivo utilizzato dalle PMI (Piccole e Medie Imprese) o da medie/grandi imprese che
lo impiegano come canale integrativo.
Un canale indiretto lungo non garantisce un forte controllo e non fornisce un feedback in tempi
ragionevolmente brevi (molto spesso i feedback sono anche sbagliati).
Questo canale è indispensabile per ottenere alta numerica (ossia alta copertura del mercato:
approfondito in seguito) a bassi costi (o almeno variabili).
2. Scelta del partner à il partner non deve avere timore di investire e deve possedere uno
spirito imprenditoriale ;
Se gestito nel migliore dei modi il franchising permette di coprire i mercati rapidamente.
Le fonti di guadagno del franchisor sono l’entrata nel business del franchisee (che paga una quota
per l’affiliazione) e il margine di prodotto, mentre la fonte di guadagno del franchisee deriva
esclusivamente dal margine di prodotto.
Alto
Forza vendita
Value added
Valore aggiunto
partners
ir etti
ali d
Distributori Ca n
Punti vendita
e tti
ndir
Telemarketing ali i
Ca n
ktg
Internet ct m
Basso a li Dire
C an
I canali indiretti (Punti vendita, Distributori e in minima parte il Value added partners) sono
indiretti nella vendita ma molto diretti nel servizio post-vendita.
L’obiettivo della distribuzione è avere una buona copertura del mercato.
3. Strategia esclusiva à Obiettivi: bassa copertura, forte immagine, forte controllo, stabilità
dei prezzi;
Distributori partner: pochi, conosciuti, alta reputazione;
Consumatori: pochi, molto fedeli alla marca e al prodotto;
Principali leve di mktg: vendita, servizio.
Come detto in precedenza la strategia distributiva dipende dagli obiettivi dell’organizzazione, oltre
che dalla tipologia di prodotti da distribuire e dai relativi posizionamenti.
Quota di penetrazione à % del volume delle vendite del mio prodotto sul volume totale
delle vendite della classe di prodotti nei negozi che trattano il
mio prodotto.
Questo indice dice all’organizzazione l’importanza del prodotto
per i clienti.
Se è uguale al 100% significa che il distributore sta vendendo
solo il prodotto dell’organizzazione, mentre se è uguale al 5%
significa che non sta vendendo, oppure sta vendendo un prodotto
di nicchia.
Volume delle vendite del mio caffè dei negozi che trattano il mio prodotto
x 100 [%]
Volume delle vendite di caffè dei negozi che trattano il mio prodotto
40
Quota di penetrazione = x 100 = 40%
100
20%
Indice di selettività = = 2 à stiamo scegliendo i negozi migliori
10%
Numerica Sell in
Potenziale del
Copertura Copertura cliente Fatturato/volumi
quantitativa qualitativa
Quota di penetrazione
Ponderata
Rilevanza
Rilevanza dei dell’azienda sul
miei distributori business del
x
sul mercato distributore
Nel caso di ponderata estremamente alta (95%-100%) o bassa (5%) il potere contrattuale è nelle
mani dell’azienda produttrice, in quanto il business del distributore dipende da questa.
In prima istanza si definisce la quota di penetrazione (“Che ruolo si vuole avere sul distributore?”):
una volta fissata la quota di mercato desiderata è possibile determinare la ponderata e la numerica.
In altre parole:
La numerica ci informa sul numero di distributori con cui l’organizzazione sta collaborando
rispetto ai distributori con cui potrebbe collaborare;
La ponderata ci informa sulla quota di mercato che hanno i distributori con cui
l’organizzazione sta collaborando;
La quota di penetrazione ci informa su quanto un’organizzazione è presente presso il
distributore, ossia quanto il prodotto dell’organizzazione è presente rispetto alla classe di
prodotto presso, il distributore.
Molte pubblicità (ad-vertising) non sono lanciate finché non è ottenuta una ponderata dell’ordine
del 60% (“nel momento in cui facciamo pubblicità il prodotto deve essere presente nei negozi”).
Il lancio di un prodotto richiede alte ponderate e quindi una strategia distributiva selettiva.
Per “pescare” gli innovatori e i pionieri l’organizzazione deve realizzare molta comunicazione,
avere bassa numerica e ponderata, ma elevata quota di penetrazione.
Una volta terminata la fase di lancio l’organizzazione può ampliare la distribuzione.
Quota di penetrazione
80% a
b
40%
c
20% Ponderata
20% 40% 80%
a à strategia di cross selling (ok per B2B) à finalizzata a vendere a pochi clienti, ma sempre con
quantitativi maggiori: è richiesta la capacità di
collegare i diversi nuovi prodotti per facilitare il
cross selling;
c à strategia di largo consumo (ok per B2C) à finalizzata a ottenere ampia copertura.
3. Decisioni à lunghezza del canale (c. diretto, c. indiretto lungo, c. indiretto corto), tipologia
degli intermediari, numero degli intermediari;
A causa delle criticità appena elencate si è introdotto una nuova tipologia di marketing, il trade
marketing: l’organizzazione produttrice inizia a fare marketing oltre che sul cliente finale anche sul
distributore.
AZIENDA
FILIALE
Canale diretto
M
ri KA
etto
Canale indiretto
QUALITY
rviso
l e di r
PARTNERS
lungo
S upe
Cana
Class C Class B Class A
Grandi clienti Utilizzatori finali Utilizzatori finali
Quality Partners à distributori locali che servono il mercato più frammentato operando con
un’ottica di servizio.
Filiale à presidio quantitativo e qualitativo del mercato con ampia delega nella costruzione
dell’approccio di vendita.
Distributore à partner per lo sviluppo di una particolare area geografica o di specifici settori
industriali.
La scelta di una tipologia di canale distributivo piuttosto che un’altra è funzione della
segmentazione dei clienti e dei mercati.
Nasce anche l’esigenza di decidere a chi delegare il servizio post-vendita: se il cliente è importante
il servizio è realizzato direttamente dall’azienda o dalla filiale, mentre nel caso di clienti più piccoli
o non strategici il servizio può essere delegato ai quality partners o ai distributori.
Risulta quindi fondamentale scegliere i partners che sono in grado di erogare correttamente il
cosiddetto servizio di primo livello: nel caso in cui le richieste dei clienti e degli utilizzatori
superino le competenze dei partners, la richiesta viene “girata” da questi ad una filiale o all’azienda
madre.
3. Valutazione degli intermediari à sulla base delle quote di vendita, dei tempi di consegna,
dei livelli di servizio, …
Finora abbiamo parlato del canale distributivo: entra ora in gioco la rete di vendita, ossia l’insieme
delle persone che gestiscono i rapporti con i clienti (è uno strumento dell’azienda e quindi
direttamente gestibile da essa).
La figura del venditore negli anni è cambiata notevolmente. I compiti base della rete di vendita
oggi sono:
Gestione dei punti di contatto;
Gestione del sell in;
Gestione del sell out;
Gestione del territorio à finalizzato a fare scontrare il meno possibile diversi canali
distributivi dello stesso prodotto.
Le attività svolte dai venditori dipendono dalle caratteristiche del cliente e dalle attività che devono
essere svolte dipendono le caratteristiche che deve avere un venditore.
Fatturato
Venditore diretto o
Venditore
Agente Monomandatario
Numerosità
VALUE CREATION
Brand (Marca)
Comunicazione Prodotto
VALUE DELIVERY
La gestione del prezzo fa riferimento a tre momenti fondamentali nella vita dell’impresa:
1. La determinazione del prezzo di un prodotto o di una gamma di prodotti per la prima volta;
2. La modifica del prezzo di un prodotto o di una gamma di prodotti;
3. L’opportunità/necessità di rispondere ad un cambiamento di prezzo dei concorrenti
(soprattutto nelle “guerre di prezzo”).
Mark down %
Prezzo listino Prezzo di vendita lordo
Sconto Sconto concesso in fattura
Prezzo di cessione netto Prezzo netto pagato dal cliente al fornitore
Mark up %
Il prezzo di cessione netto + IVA = Prezzo finale in fattura pagato dal cliente
b. Metodo del profitto obiettivo à con la Break Even Analysis si determina il prezzo
e il volume che possono consentire di ottenere il
profitto totale ricercato.
3. Orientamento al cliente
a. Analisi del valore percepito (esterna);
b. Posizionamento concorrenziale (percepito);
c. Curva di domanda (elasticità) à adottabile quando il mercato non è segmentato.
d. Metodo del valore percepito à il prezzo è fissato in base al valore percepito dal
cliente. Il fattore chiave di questo metodo sta
nell’identificare correttamente il valore che il
mercato attribuisce all’offerta: è quindi necessario
condurre delle ricerche di mercato per la stima di
questo valore.
La strategia di determinazione del prezzo è fortemente condizionata, oltre che dagli obiettivi di
prezzo che si pone l’azienda, dalle decisioni riguardanti la definizione del proprio mercato
obiettivo e del posizionamento del prodotto.
Azienda
Prezzo di un prodotto
“customizzato”
Clien a
te orrenz
Conc
Azienda
Le organizzazioni tendono a utilizzare quindi tutte e tre le tecniche di determinazione del prezzo,
attribuendo a ciascuna un differente peso in funzione del mercato obiettivo e del posizionamento
del prodotto (es.: indifferenziato, esclusivo, customizzato).
Il tempo a disposizione per la determinazione del prezzo è fondamentale: se è poco le
organizzazioni tendono a tralasciare l’orientamento al cliente che è basato su ricerche di mercato,
che richiedono notevole tempo per essere realizzate.
2. Le politiche di prezzo dell’impresa à il prezzo deve essere coerente con i prezzi degli
altri prodotti dell’azienda e deve essere condiviso
dalla forza di vendita.
2. Approfondimenti:
a. Il questionario;
b. Il Focus Group;
c. Mistery Shopper e Store Check;
d. Le ricerche on-line.
3. Le aree di applicazione.
Il processo di ricerca
Oggi si ricorre a una ricerca di mercato per prendere decisioni, pianificare e controllare le azioni di
marketing.
È possibile operare una prima distinzione fra:
1. Ricerche motivazionali/qualitative;
2. Ricerche estensive/quantitative;
3. Ricerche integrate à ricerche motivazionali + ricerche estensive.
Ricerca motivazionale/qualitativa
Il processo della ricerca è costituito dai seguenti passi:
1. Impostazione preliminare;
2. Definizione degli obiettivi;
3. Raccolta dei dati;
4. Analisi e valutazione dei dati;
5. Preparazione e presentazione dei risultati.
Tecniche proiettive à tecnica emozionale (completamento frasi, role playing, foto, …).
Lo scopo è capire i valori di immagine e la capacità di
identificazione delle persone;
Come detto in precedenza per realizzare una ricerca di questo tipo è possibile utilizzare delle
interviste individuali in profondità, che consentono di raggiungere livelli di approfondimento in
grado di dare risalto e senso a fattori emotivi, psichici, percettivi e immaginativi.
Tali interviste possono essere utili nel settore B2B, in aggiunta al Focus Group, per essere certi di
cogliere le singole posizioni delle persone.
Può anche essere utilizzato un questionario semi-strutturato con domande aperte, per ottenere
risposte puntuali su argomenti molto tecnici: il contro di tale tecnica è che si raccoglie il vissuto
delle persone dentro una griglia pre-individuata.
Ancora, è possibile utilizzare un Focus Group, che riproduce il micro contesto collettivo di cui
ripropone le dinamiche relazionali, i fattori sociali e i modelli valoriali.
I vantaggi insiti nell’applicazione di tale tecnica sono rappresentati dalla ricchezza dei risultati,
dalla rapidità dei tempi e dai costi inferiori rispetto alle altre tecniche sopra citate.
I rischi sono di appiattire le posizioni dei singoli sulla maggioranza e il successo della tecnica
dipende dalla capacità del moderatore sui singoli.
Una ricerca qualitativa deve rispondere a quesiti su come, perché, se … allora, e non a vero o falso.
Il campione prescelto deve assicurare la ricchezza delle risposte dei diversi target.
Può essere utile per il committente assistere, in maniera nascosta, ai colloqui, mentre la
presentazione da parte dell’intervistatore deve essere chiara e incisiva.
Ricerca estensiva/quantitativa
Le tipologie di questa ricerca sono:
1. Postale; 8. Area test;
2. Telefonica; 9. Store check/test;
3. Face-to-Face; 10. Negozi pilota;
4. Osservazione diretta; 11. Via web;
5. Panel; 12. Delphi;
6. Omnibus; 13. Mistery Shopper.
7. Multi client;
Le domande filtro permettono di saltare uno o più quesiti successivi se non si sono verificate
alcune condizioni. Sono utili quando si vuole evitare di scendere in domande troppo dettagliate
quando è inutile (es.: non fare domande sulle vacanze svolte nell’anno a coloro che dichiarano di
non aver svolto vacanze nell’anno) o per evitare condizionamenti nella risposta.
L’ordine con cui si fanno le domande può non essere “neutro”. Per aiutare chi risponde a fornire le
informazioni volute si possono usare due “stili” nell’ordinamento dei quesiti:
1. A imbuto à si passa da domande generali a domande specifiche per dare tempo al
rispondente di focalizzare l’attenzione sul tema proposto: si aiuta così la
memoria e si facilita la raccolta di opinioni non meditate.
La scelta del linguaggio utilizzato all’interno del questionario è fondamentale: non bisogna
utilizzare un linguaggio dispregiativo o elogiativo, troppo complesso, mentre piccole variazioni
nello stesso linguaggio possono causare grandi effetti (più o meno rispondenti).
Mettere a proprio agio l’intervistato è fondamentale, soprattutto nel caso di argomenti delicati o
sconosciuti.
La definizione delle scale di misura comporta la scelta fra la modalità pari e quella dispari: la
modalità pari “costringe” l’intervistato a schierarsi, ma porta ad una sottostima degli indecisi,
mentre la modalità dispari aumenta il rischio che le risposte si addensino eccessivamente sui valori
medi.
2. Una tecnica di rilevazione quantitativa dei dati … che si basa sulle informazioni che
emergono da una discussione di gruppo su un tema o un argomento che il ricercatore
desidera indagare in profondità (Zammuner 2003).
Il Focus Group può essere più o meno strutturato, prevedendo un certo numero di domande (o temi)
organizzate dal generale al particolare, chiare, non ambigue, comprensibili, brevi.
Deve essere presente un moderatore, che conduce la discussione, e può essere presente un
osservatore, con il compito di osservare i comportamenti non verbali dei soggetti presenti.
Il luogo dove svolgere la discussione deve essere il più possibile neutro e deve essere ricercata una
situazione distesa della conversazione: l’incontro non deve durare più di 90-120 minuti.
Per quanto riguarda la numerosità dei gruppi, lo standard prevede 8 persone (esclusi moderatore e
osservatore).
È possibile distinguere:
1. Mini group à 4-5 persone;
2. Full group à 8-10 persone;
3. Diade o trilogo à 2 e 3 persone.
Il moderatore deve stimolare la discussione e il confronto tra i diversi punti di vista, mantenendo
sempre un atteggiamento neutrale per evitare che la propria opinione influenzi i partecipanti.
Deve inoltre fare attenzione non solo ai contenuti degli scambi comunicativi, ma anche alle
dinamiche relazionali che si stabiliscono all’interno del gruppo.
Fondamentale è favorire la partecipazione di tutti:
Non rivolgendosi ai partecipanti in modo diretto;
Facendo delle sintesi sugli argomenti affrontati, chiedendo ai partecipanti la conferma;
Chiedendo al gruppo eventuali approfondimenti;
Mantenendo l’attenzione “sul gruppo” e non sui singoli partecipanti, pur prestando
attenzione ai singoli interventi.
Il moderatore deve inoltre costantemente tenere presente gli obiettivi che deve raggiungere e i tempi
del gruppo.
Le caratteristiche che deve possedere un moderatore sono:
Carismatico;
Amichevole;
Estroverso;
Non autoritario.
Inoltre deve saper ascoltare, avere caratteristiche simili a quelle del gruppo, essere rilassato, essere
motivato e competente e soprattutto conoscere le dinamiche del gruppo, quali:
Accoppiamento;
Capro espiatorio;
Desiderabilità sociale;
Formazione di sottogruppi;
Confusione di ruolo.
L’osservatore deve:
Prendere nota della posizione dei partecipanti e dei loro nomi;
Prendere nota delle caratteristiche personali;
Prendere appunti sulle dinamiche relazionali;
Prendere nota dei principali “snodi” della comunicazione;
Fare delle sintesi sui contenuti emersi;
Gestire gli strumenti utilizzati per la video/registrazione degli interventi.
L’ultima fase è la predisposizione delle basi per le ricerche successive (“l’analisi va iniziata il
prima possibile”).
Con il Mistery Shopper (cliente misterioso) si ripercorre l’esperienza di acquisto, avendo una
relazione con il personale del punto vendita: è centrato sulla customer experience, ossia sulla
simulazione del comportamento di un cliente.
Con lo Store Check si ripercorrono i flussi all’interno del punto vendita, non prevedendo una
relazione con il personale del punto vendita, ne un acquisto: è centrato sull’analisi del
funzionamento del punto vendita e dell’applicazione delle procedure.
2. Da un’azienda per verificare come viene proposto il proprio prodotto/brand dal personale di
vendita e/o come viene presentato e posizionato all’interno del punto vendita.
Mistery Shopper
Con il Mistery Shopper è possibile valutare le performance del singolo punto vendita, dei gruppi di
punti vendita e della catena di punti vendita nel complesso.
Può essere utile informare il mistery shopper circa:
I servizi e i prodotti offerti dal punto vendita;
Il mercato di riferimento dell’organizzazione;
L’ubicazione del punto vendita e il contesto territoriale in cui è inserito;
Gli orari di apertura e i momenti di massimo afflusso;
Store Check
Lo Store Check è una metodologia di monitoraggio che consiste in un’analisi quantitativa e
qualitativa delle referenze di un prodotto sullo “scaffale” e/o nel punto vendita, in modo da
raccogliere informazioni circa:
L’assortimento dei prodotti;
Le eventuali marche offerte;
Il placement del prodotto all’interno del punto vendita;
Lo spazio occupato dai prodotti in riferimento al prezzo.
Specialmente nei punti vendita multibrand, ma anche nei negozi di proprietà ed i franchise, lo Store
Check è uno strumento ottimo per verificare se le linee guida stabilite per il merchandising vengono
seguite, per ottimizzare lo spazio a scaffale della propria marca e in ultima analisi, ma non meno
importante, per imparare dalla concorrenza.
Le ricerche on-line
Una quantità crescente dei cittadini non è più rintracciabile al telefono fisso: al contrario i cittadini
in rete iniziano a diventare un gruppo consistente e sempre più rappresentativo.
La rete, rispetto al telefono che 25 anni fa ha permesso di tagliare i costi delle ricerche, si presta ad
essere uno strumento molto più poliedrico per indagini sia quantitative che qualitative.
Più grande è il numero dei membri del panel (campione statistico permanente o unità statistiche
contattate), ovviamente più possibilità si hanno di poter condurre una ricerca in determinate
micro-nicchie della popolazione.
Le strade più veloci per acquisire gli utenti sono:
Investire in pubblicità on-line su determinati target e interessi “semantici”;
Servizi “editoriali” che creano interesse tra gli utenti e li spingono a lasciare i loro dati alla
piattaforma.
2. Ricerche Web-Centric à hanno per oggetto l’analisi del comportamento degli utenti nella
rete.
Netnografia à si tratta di un’analisi delle interazioni tra utenti di comunità virtuali con approccio
esplorativo e/o descrittivo che prevede un’immersione nel contesto virtuale del
ricercatore ed un coinvolgimento prolungato nel tempo.
Si utilizzano software per l’analisi del contenuto e per mappare i concetti chiave.
I vantaggi di tale tecnica di ricerca sono:
- Basso costo;
- Non intrusività;
- Anonimato.
L’unico limite è la non rappresentatività del campione.
Comunità virtuali “ad hoc” à si tratta di una ricerca in cui ogni partecipante corrisponde a un
profilo sociodemografico e ad un nome utente in possesso
dell’azienda committente.
Gli utenti possono interagire fra loro dentro forum, blog, chat e
instant messenger, esprimendosi liberamente sui contenuti
multimediali proposti.
Le ricerche Web-Enable quantitative (Web interview, Email interview, panel) richiedono che
all’intervistato sia garantito:
Interfaccia grafica intuitiva, gradevole ed essenziale;
Domande pensate per il web, per esempio attraverso contenuti multidimensionali;
Compatibilità del sistema con il maggior numero di piattaforme possibili.
L’esigenza di chi cura l’elaborazione statistica e la ricerca è la creazione del campione in maniera
completamente automatica.
Le aree di applicazione
Le ricerche di mercato possono essere anche raggruppate sulla base delle esigenze informative a cui
devono rispondere:
1. Supporto al marketing strategico à supporto alla definizione delle strategia di fondo
dell’azienda per interpretare lo scenario in cui opera
e conoscere le potenzialità dei nuovi mercati.
Si dividono in:
- Sviluppo di scenari;
- Segmentazione e posizionamento;
- Indagini di base;
- Indagini sull’immagine aziendale.
Marketing industriale M – modulo 1 Le ricerche di mercato – Simone Benassi 98
2. Supporto allo SNP o SNS (Sviluppo Nuovi Prodotti o Servizi) à prima del lancio di un
nuovo prodotto (o di un’importante revisione di un prodotto
esistente), così come di una campagna pubblicitaria, è necessario
compiere le verifiche che consentono di ridurre al minimo i rischi
dell’operazione.
Si dividono in:
- Concept test (effettuato quando l’azienda dispone di una o più
idee di prodotto sufficientemente definite);
- Pre test pubblicitari e copy test (si realizzano sulla base di una
bozza preliminare della
campagna);
3. Supporto al marketing operativo à dopo che il prodotto è stato immesso sul mercato,
l’azienda ha la necessità di verificare periodicamente
le sue performance nel mercato e verso i competitor.
Ciò è particolarmente importante quando il prodotto
da segni di difficoltà o è esposto alla minaccia di
nuovi prodotti concorrenti.
Non bisogna mai dimenticare che mercati e target
sono in continua evoluzione e che quindi questi
monitoraggi periodici sono indispensabili per tenere
sotto controllo l’adeguatezza del prodotto.
Si dividono in:
- Verifica del posizionamento prodotto à l’obiettivo
è verificare se l’immagine del prodotto è
sovrapposta o differenziata rispetto a quella dei
suoi diretti concorrenti
Web marketing
Marketing innovation & e-commerce Channel & retail
& Design Management
Approfondimento
Professionalizzazione
Branding & integrated International marketing
Communication Green & Sustainable
marketing
I prodotti trattati dalla P&G sono detti fast mover, ossia si tratta di prodotti caratterizzati da alta
velocità, alta rotazione.
L’azienda punta molto sull’innovazione di packaging, in quanto quella di prodotto solitamente può
durare anche per un prolungato periodo di tempo.
Molto importante è la logica di pensare globalmente e agire localmente, unione dell’integrazione
globale e dell’adattamento locale: fra queste due dimensioni si deve instaurare un forte equilibrio.
Per aziende di queste dimensioni diventa fondamentale sviluppare un buon trade marketing, con il
fine di evitare competizioni orizzontali sui territori, sostenendo quindi sia il posizionamento di
prezzo che l’immagine di marca: la customizzazione del rapporto con il cliente diventa quindi
importantissima.
Si cerca di identificare, capire, interpretare e agire in conseguenza dei bisogni, esigenze, valori dei
rivenditori, per ottenere la loro collaborazione e migliorare il rapporto con il consumatore: inoltre si
vuole sviluppare un’efficace strategia comune di canale che soddisfi sia gli obiettivi dell’azienda,
sia quelli del rivenditore.
Lo scopo del trade marketing è ottenere la “qualità di presenza” presso il distributore coerente con
le strategie di marketing e negoziare/concordare tale “presenza” con i canali distributivi.
L’advertising dell’azienda deve essere il più possibile coerente e simile nelle sue forme: la
comunicazione deve essere integrata, utilizzando molteplici mezzi per attivare il consumatore sulla
marca.
Con Category management si intende la gestione della categoria di prodotto sullo scaffale, ossia la
parte del marketing focalizzata sullo shopper. La chiarezza e la pulizia dello scaffale sono intesi
come servizio allo shopper e al trade.
Con In store marketing merchandising si intendono tutte le attività che devono essere realizzate
nel punto vendita per la corretta attuazione delle strategie.
Web marketing
Marketing innovation & e-commerce Channel & retail
& Design Management
Approfondimento
Professionalizzazione
Branding & integrated International marketing
Communication Green & Sustainable
marketing
Dei vantaggi del brand à definizione dei benefici, delle emozioni, delle performance e
dell’appartenenza;
Delle caratteristiche del brand à definizione della forma, del design, del colore, del
suono, dell’odore, …
Con “Brand architecture” si intende la tipologia di relazione che deve esistere tra la brand
principale (“master brand”) e le altre brand e “sub-brands”.
Si possono individuare tre modelli di base:
1. Product brand o “House of brands”;
2. Endorsed brands;
3. Brand “monolitica” o “Branded house”.
Consapevolezza di marca
I rischi sono:
Diluizione del brand e del posizionamento à essere presente in molte categorie di prodotto
può fare perdere la percezione dei punti di
differenziazione;
I grandi designer italiani sono quasi tutti architetti che sottoscrivono contratti con le aziende in cui è
esplicitato il fatto che non possono lavorare per imprese concorrenti.
I prodotti realizzati da questi designer creano non pochi problemi nella catena della fornitura e della
produzione: esportandoli non si esporta soltanto un prodotto, ma anche e soprattutto una cultura.
Oggi l’innovazione radicale è importante poiché, come tutte le cose rischiose, permette di ottenere
vantaggio competitivo difendibile nel lungo periodo.
L’acquisto di un prodotto comporta, oltre alla componente razionale, anche una forte componente
emotiva.
È possibile distinguere due tipi di modelli su cui si basa l’innovazione:
1. Innovazione used-centered à modelli d’innovazione concentrati sulle funzionalità, quindi
concentrati sulla possibilità di soddisfare al meglio il
cliente.
Organizzazioni che fanno innovazione e design non realizzano ricerche di mercato poiché i clienti
non sanno cosa vogliono, quindi non ha senso chiederglielo: “cercano di trovare il prodotto più
accettabile possibile, ma ancora accettabile dal mercato”.
In questi contesti il flop di uno o più prodotti non è considerato un problema, anzi è un obiettivo: se
almeno il 5-10% dei prodotti non deve essere venduto, altrimenti per l’azienda scatta un campanello
d’allarme.
Cosa significa? Se tutti i prodotti fossero venduti significherebbe che gli interpreti non sono stati
abbastanza creativi: aziende come Alessi devono sempre rimanere sulla border line della creatività.
Marketing industriale M – modulo 4 Innovazione e design in Italia – Simone Benassi 104
Ovviamente i processi di produzione devono essere altamente flessibili, caratterizzati da bassi costi
e possibilmente manuali: infatti, se l’azienda vende troppi prodotti, c’è la possibilità che la
produzione non riesca a tenere il passo.
Preponderante è il marketing non convenzionale (80%) rispetto al marketing tradizionale (20%).
Matrice di Ansoff
Gli assi di questa matrice sono costituiti dai prodotti e dai mercati, che possono essere entrambi
nuovi o attuali:
Mercati
Attuali Nuovi
Prodotti
Nuovi SVILUPPO DEL PRODOTTO DIVERSIFICAZIONE
Identificazione
Valutazione Sviluppo Attività
del concept di
fattibilità offerta pre lancio LANCIO
prodotto
Ogni fase è caratterizzata da determinate problematiche: si addotta un approccio stage & gate,
ossia è possibile passare alla fase successiva solo dopo aver superato con successo quella
precedente. Se l’idea viene abbandonata l’azienda procede con nuovi programmi.
Un anno prima, nel 2007, nasce a Milano un laboratorio dove sviluppare le idee e incontrare i
clienti.
I codici dell’azienda devono essere il più possibile smart, facili da usare e con un certo design.
Il settore dell’arredamento, in cui l’Italia è leader mondiale, è caratterizzato da aziende non
eccessivamente grandi, che fatturano circa 50-80 mln di euro l’anno.
Fare comunicazione in questi settori significa realizzarla nel momento esatto in cui le persone
hanno bisogno di acquistare un complemento o un set di arredi.
Poiché il settore dell’arredamento pone pochissime barriere all’entrata, la difesa del punto vendita
diventa di fondamentale importanza.
Il posizionamento dell’azienda Calligaris si propone di offrire un design di arredamento accessibile,
non totalmente di lusso (posizionamento di prezzo alto, non altissimo).
A causa degli onerosi investimenti e competenze richiesti da una vendita diretta al cliente, non è
possibile aprire esclusivamente dei punti vendita monomarca.
Fino al 2008 la comunicazione era fortemente incentrata sul prodotto: erano presenti dei cataloghi
nei quali erano elencati tutti i prodotti in ordine di codice. Infatti è noto come gli italiani sono
bravissimi tecnicamente, ma hanno molto da imparare nel vendere bene ciò che producono (“alcune
cose non si vendono da sole”).
Il coinvolgimento degli opinion leader e degli influenzatori diventa quindi un obiettivo della
comunicazione.
Perché Calligaris lavora nel settore del design senza essere un’azienda di design?
Nel settore del design il cliente per l’azienda è il designer, che funge da interprete: non è
quindi possibile avere un alto livello di pianificazione ed è necessario possedere una
flessibilità produttiva mostruosa;
Calligaris al contrario pianifica le proprie attività, coinvolgendo i designer per sviluppare
proprie idee: in altre parole si tratta di design applicato al prodotto.
Tra maggio e luglio 2012 l’azienda ha intrapreso una campagna olistica, progettata ad hoc per il
consumatore finale, costituita da attività locali e nazionali.
In cinque città italiane di riferimento sono stati aperti dei temporary store per un arco temporale di
circa due settimane, esclusivamente per fare conoscere il marchio, senza scopo di vendita.
Un’ulteriore iniziativa è quella dei temporary space nei centri commerciali, ossia negozi aperti
negli spazi sfitti dello stabile.
Ancora, è stato rifatto completamente il sito internet, aprendo i canali social network, creando
ottimi contenuti che invogliassero le persone a seguire l’azienda.
Web marketing
Marketing innovation & e-commerce Channel & retail
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Approfondimento
Professionalizzazione
Nel B2B il rapporto con il cliente è fondamentale, infatti in questi ambiti il prodotto eccellente è
ormai scontato: chi spiega e cerca di vendere il prodotto lo deve conoscere nel minimo dettaglio.
Si deve cercare di portare il cliente a realizzare un’esperienza.
Consumer Shopper
Awareness Trial
Marketing industriale M – modulo 6 Debrief capitoli 13, 14, 15 – Simone Benassi 108
Web marketing
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Professionalizzazione
2. La formula à si tratta di definire il tipo del punto vendita. Le scelte da fare riguardano:
- Il formato à metratura e arredamento;
- Il posizionamento di prezzo à outlet, design shop, ….
L’unione della copertura dei territori e della formula del punto vendita fornisce la strategia da
implementare.
Mettere in piedi un ipermercato può richiedere un investimento di 30-40 mln di euro ed è per questo
motivo che deve funzionare a tutti i costi: la distribuzione è quindi un business ad elevatissimi costi
fissi (magazzini, stabilimento, scaffali, …).
Il consumatore trae informazioni sul punto vendita e suoi suoi valori non solo esclusivamente
visitandolo fisicamente, ma anche dal contesto in cui si trova, dalla città in cui è situato e in ultima
analisi, ma non meno importante, dal sito web.
Il posizionamento del punto vendita può essere definito in funzione di alcune dimensioni di
analisi:
1. Dimensione VS Specializzazione;
2. Servizio VS Convenienza;
3. Fedeltà VS Traffico.
Le tre dimensioni appena citate, insieme alla struttura fisica e alla localizzazione del punto vendita,
vanno a definirne il posizionamento. A sua volta il posizionamento del punto vendita determina
l’ambientazione, l’assortimento, il servizio e il prezzo.
Lo scopo del punto vendita è sempre quello di fare provare al target un’esperienza.
Marketing industriale M – modulo 6 Debrief capitoli 13, 14, 15 – Simone Benassi 109
Definire le attrezzature e gli spazi all’interno del punto vendita è molto importante, poiché da
qui passa la creazione dell’esperienza per il target e il successo o meno della vendita.
È necessario determinare:
Allocazione degli spazi à quanto spazio attribuire;
Accostamento dei prodotti à come gestire lo spazio.
L’unione di questi due parametri di progettazione è finalizzata alla costruzione del percorso di
acquisto del consumatore (shopper).
Prendendo come riferimento il supermercato, il costo del cambiamento del layout è altissimo: ogni
supermercato cerca di costruire il proprio percorso di acquisto del consumatore diverso da quello
dei concorrenti, in modo da fornire al consumatore un’esperienza diversa dalle altre e quindi alzare
il costo del cambiamento del punto vendita (“All’Esselunga dove vado sempre so dove si trova la
maionese! Alla Coop che ne so, se ci andrò dovrò cercarla!”): il layout del punto vendita fidelizza
quindi il consumatore.
2. Zone deboli à solitamente rappresentate dai corridoi centrali, dagli angoli e dalle
rientranze, dagli scaffali a sinistra e dalla zona a “corsa”.
Le zone vanno disposte nell’area di vendita in modo pertinente rispetto a due variabili:
1. Caratteristica dell’ubicazione dell’area di vendita:
a. Zona calda à caratterizzata da alta densità di circolazione;
b. Zona fredda à caratterizzata da bassa densità di circolazione.
La clientela deve vedere l’assortimento nella maniera più ampia possibile. Pertanto i prodotti
bianchi saranno utilizzati per riabilitare le zone fredde, mentre i prodotti neri saranno esposti nelle
zone calde.
Per questo motivo solitamente nelle zone deboli/fredde sono esposti i prodotti bianchi come latte e
uova, mentre nelle zone forti/calde sono esposti i prodotti ad alto valore o che rappresentano delle
novità.
Marketing industriale M – modulo 6 Debrief capitoli 13, 14, 15 – Simone Benassi 110
Con Category management si intende il processo che consente di gestire le categorie di prodotto
come unità fondamentali di business.
L’albero della scelta del consumatore è composto nell’ordine dalle seguenti fasi: categoria, sotto
categoria, segmento, sotto segmento.
Il display è l’insieme delle tecniche utilizzate per esporre con efficacia i prodotti sullo scaffale.
Ha l’obiettivo di fermare l’attenzione, informare, e sollecitare la scelta del consumatore.
È possibile distinguere due grandi tecniche di esposizione:
1. Display verticale per categoria ed orizzontale per marca à facilita la lettura
dell’assortimento e il confronto fra i prezzi.
Di contro genera discriminazione fra i diversi marchi e
incentiva la lotta per la conquista dei migliori ripiani.
È attualmente la tecnica più diffusa in quanto genera
servizio per il cliente, penalizzando però l’industria di
marca.
Marketing industriale M – modulo 6 Debrief capitoli 13, 14, 15 – Simone Benassi 111
7. WEB MARKETING & E-COMMERCE, CRM
Web marketing
Marketing innovation & e-commerce Channel & retail
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Approfondimento
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Branding & integrated International marketing
Communication Green & Sustainable
marketing
Il sito web dell’azienda è quindi fondamentale: è utilizzato come biglietto da visita e come punto
di riferimento per i clienti.
Tramite questo strumento è possibile raccogliere i contatti, informare e fidelizzare i clienti,
distribuire la conoscenza e soprattutto delineare l’immagine dell’azienda.
Per raggiungere tali scopi il sito web deve essere user friendly (facilità nel trovare i contenuti), deve
possedere una grafica accattivante, contenere tutte le informazioni e soprattutto deve essere
periodicamente aggiornato.
Si può avere una distinzione fra siti funzionali/tecnici (B2B) e siti emozionali.
Marketing industriale M – modulo 7 Web mktg & e-Commerce, CRM – Simone Benassi 112
Negli anni ’90 si pensava che il web fosse un’alternativa ai mezzi di comunicazione tradizionali.
La Germania era leader nella capacità di vendere i propri prodotti in maniera del tutto strutturata a
catalogo: oggi la vendita postale mediante catalogo è ancora utilizzata in quei paesi dove le
distanze sono notevoli, come per esempio gli Stati Uniti.
Il mercato tedesco è un mercato estremamente funzionale, dove è importantissimo che il prodotto
sia affidabile: “in Italia invece se non si tocca, non si compra”.
Infatti nel nostro paese sul catalogo non si acquistano le cose importanti: si acquisisce conoscenza e
poi ci si reca nel punto vendita per portare eventualmente a termine l’acquisto.
I modelli basati sul web devono essere costruiti in relazione alle esigenze del consumatore: tale
approccio è cresciuto notevolmente negli ultimi anni grazie al grande sviluppo delle tecnologie.
Nel 2013 si parla di nativi digitali, ossia di bambini che già dall’età di pochi anni sanno utilizzare
tecnologie interattive e connesse alla rete.
La resistenza all’evoluzione totale del web è oggi solo culturale: il web cambia completamente le
logiche dell’azienda e il suo modo di lavorare, andando a influenzare specialmente i sistemi
informativi (l’informazione in azienda è potere).
Lavorare con il web significa creare contenuti accattivanti, ossia creare qualcosa che risulti
interessante per la persona: solo il 10% della massa definisce le linee guida della rete e quindi i
contenuti.
Se oggi non si è in rete non si esiste.
C’è anche la possibilità di dare in outsourcing la progettazione, realizzazione e gestione del sito
web dell’azienda, sfruttando il lavoro delle agenzie specializzate.
Non tutte le aziende decidono di fare e-Commerce poiché significherebbe usare la rete come canale
distributivo, entrando quindi nel mondo della distribuzione e delle sue regole.
Per le imprese che fanno e-Commerce nasce quindi il problema della gestione degli agenti:
all’agente spagnolo è pagata la commissione se in Spagna è stato acquistato un prodotto dal web?
La struttura di costo di chi lavora con e-Commerce ha solitamente valori più bassi.
Un sito web deve essere inoltre continuamente valutato attraverso l’analisi di specifici KPI, come
numero di visitatori, numero di click, ecc.
Marketing industriale M – modulo 7 Web mktg & e-Commerce, CRM – Simone Benassi 113
I costi delle attività su base web sono più bassi rispetto a quelli delle attività tradizionali: il vero
problema è la necessità dell’aggiornamento periodico dei contenuti del web.
Il Search Engine Marketing (SEM), conosciuto anche come Search Marketing, è il ramo del
web marketing che si applica ai motori di ricerca, ovvero comprende tutte le attività atte a generare
traffico qualificato verso un determinato sito web.
Gli utenti nel momento in cui cercano informazioni sui motori di ricerca sono in una fase avanzata
del processo di acquisto: l’obiettivo del SEM è di aumentare le visite da parte degli utenti motivati.
Le principali campagne di SEM sono:
1. Search Engine Optimization (SEO) à rappresenta l’insieme delle attività svolte per
migliorare il posizionamento di una pagina web,
nei risultati forniti da un motore di ricerca.
L’obiettivo è quello di raggiungere le prime
posizioni per le parole chiave (keywords) con cui
vogliamo essere trovati: la definizione delle
corrette keywords è quindi fondamentale.
Dopo la prima pagina di un motore di ricerca, la
visibilità di un sito cade verticalmente.
I vantaggi sono:
- Non si paga per il singolo click;
- I risultati raggiunti durano nel tempo;
Gli svantaggi sono:
- I risultati si hanno nel lungo periodo.
2. Campagna Pay Per Click (PPC) à sono campagne pubblicitarie a pagamento sui motori
di ricerca, mediante brevi annunci che descrivono
l’offerta e contengono un link al sito: gli annunci sono
mostrati solo agli utenti che effettuano ricerche con le
parole chiave decise dall’inserzionista.
Il costo della campagna dipende da quanti utenti si
dimostrano interessati all’annuncio, infatti l’azienda
paga per ogni click un importo prestabilito.
SEO PPC
Costi fissi iniziali Costi variabili
“Difficile” “Facile”
Medio periodo Breve periodo
Invasivo sul sito Non invasivo
Massa critica Real time
Marketing industriale M – modulo 7 Web mktg & e-Commerce, CRM – Simone Benassi 114
Banner à spazio grafico utilizzato per migliorare il brand e l’immagine e per diffondere le
informazioni: il grande vantaggio è la flessibilità in termini di contenuti ospitabili.
Le tipologie di banner sono: statici, dinamici, interattivi.
Pop Up (Pop Under) à finestre che si aprono, per un tempo limitato, durante la navigazione in
maniera intrusiva: per essere efficaci devono presentare un alto contenuto
di intrattenimento. Il più delle volte l’utente li chiude “al volo” in modo
scocciato.
Direct marketing à tecnica di marketing attraverso la quale l’impresa comunica direttamente con
i singoli utenti specifici (cliente o potenziale cliente finale).
È possibile distinguere:
- Telemarketing;
- Direct mail à l’oggetto della mail deve essere accattivamene per attrarre
l’attenzione dell’utente;
- Fax.
Ufficio stampa on-line VS tradizionale à bisogna fare molta attenzione poiché comunicare la
notizia il giorno prima dell’evento o subito dopo la
conferenza stampa è un grave errore, in quanto il
motore di ricerca richiede un determinato tempo per
indicizzare la pagina.
Il formato del comunicato deve essere .html o .txt, così
così .docx e assolutamente no .pdf.
È fondamentale allegare immagini a bassa risoluzione e
magari qualche video non troppo lungo: l’inglese è
obbligatorio ed è bene fare più versioni dello stesso
comunicato.
Marketing industriale M – modulo 7 Web mktg & e-Commerce, CRM – Simone Benassi 115
Viral marketing à strategia finalizzata a incoraggiare le singole persone a passare ad altre persone
un messaggio pubblicitario, creando il potenziale per una crescita esponenziale
del messaggio.
In altre parole si tratta di una tecnica per incoraggiare il passaparola.
Deve offrire prodotti o servizi e ovviamente deve essere facile da trasferire. Gli
strumenti utilizzati, in ordine di “successo”, sono:
- Siti web divertenti;
- Video clips;
- Giochi on-line;
-…
Le regole per un viral marketing di successo sono:
- Semplicità;
- Budget ad hoc;
- Integrazione con la comunicazione tradizionale;
- Non per forza sorprendente;
- Fare la prima mossa (no follower);
- Lavorare sul lungo periodo;
- Rivolgersi ad agenzie specializzate;
- Valutare attentamente le metriche;
- Non cercare solo di persuadere.
Il web è oggi visto come un mezzo tecnico, non solo come un mezzo creativo: attraverso la rete è
possibile tenere continuamente tutto sotto controllo, cosa che non può essere fatta con il marketing
tradizionale.
I modelli basati sul web richiedono una grande capacità di gestione del rischio poiché le modifiche
e le decisioni richiedono tempi estremamente rapidi.
La comunicazione on-line deve quindi essere il più possibile personalizzata, realizzando perciò una
segmentazione bottom-up, anche di breve periodo.
E-Commerce VS e-Business
C’è una sostanziale differenza fra e-Commerce e e-Business:
E-Business à gestione integrata dei processi e degli strumenti dell’impresa per la creazione
ed il trasferimento di valore al mercato;
Marketing industriale M – modulo 7 Web mktg & e-Commerce, CRM – Simone Benassi 116
Con il termine market place si intende il luogo di incontro tra molti compratori e molti venditori,
dove un intermediario affidabile offre nuove opportunità commerciali alle aziende registrate.
I vantaggi di tale approccio sono numerosi:
Raggiunge più rapidamente nuovi clienti e nuovi partners;
Offre ai clienti un mezzo conveniente per acquistare i prodotti;
Riduce i costi amministrativi;
…
Nel mercato on-line esistono ulteriori considerazioni che incidono sulle politiche di pricing, come:
Maggiore complessità;
Alta concorrenza;
Difficoltà nel gestire offerte in più valute;
Creazione di gruppi di acquisto.
Per non generare una progressiva riduzione degli utili, le aziende possono adottare diverse strategie:
Prezzi personalizzati;
Aggiornamenti rapidi à al variare delle condizioni di produzione/offerta;
Prezzi differenziati.
Oggi è fondamentale fare provare al cliente delle esperienze (customer experience), andando a
definire per ogni stadio temporale quali punti di contatto utilizzare (call center, sito web, mailing,
corrieri, rete di vendita, …).
Il cliente deve quindi essere identificato da un codice, in maniera tale che possa essere mappato:
questo aspetto comporta non pochi problemi di privacy.
Marketing industriale M – modulo 7 Web mktg & e-Commerce, CRM – Simone Benassi 117
Il CRM è quindi una strategia di business che un’azienda adotta per meglio capire e anticipare i
bisogni dei propri clienti, attuali e potenziali.
Come detto in precedenza, il CRM richiede l’individuazione e la cattura dei dati sui clienti di tutta
l’azienda e il consolidamento di questi un Data Base centrale.
Successivamente si analizzano i dati per ottenere informazioni utili a migliorare la relazione con il
cliente e i risultati sono distribuiti a tutta l’organizzazione.
Come è semplice intuire, tale approccio segue una logica di lungo periodo.
La segmentazione può essere di tre tipi:
1. Segmentazione della fedeltà à livelli crescenti di fedeltà: prospect, customer, supporter,
advocate;
2. Segmenatzione per stadio evolutivo;
3. Segmentazione per canale.
Il CRM ha un grande obiettivo, ossia sviluppare il ROI per il singolo cliente nell’ottica Long life
customer value: all’azienda non interessa quanto un cliente può acquistare in un anno, bensì in
cinque anni. Infatti maggiore è la fedeltà del cliente, maggiore è la redditività che esso genera
poiché un cliente fedele tende a incrementare i volumi e i mix di acquisto e talvolta accetta di
pagare un premium price. Inoltre servire i clienti noti costa meno all’azienda.
Marketing industriale M – modulo 7 Web mktg & e-Commerce, CRM – Simone Benassi 118
8. GREEN & SUSTAINABLE MARKETING
Web marketing
Marketing innovation & e-commerce Channel & retail
& Design Management
Approfondimento
Professionalizzazione
Branding & integrated International marketing
Communication Green & Sustainable
marketing
I cittadini europei hanno molto a cuore l’ambiente e sono sempre più consapevoli del ruolo che
l’ambiente può avere per le loro vite. Il 96% afferma che la protezione dell’ambiente è importante
per loro personalmente: per 2 su 3 è molto importante.
L’86% degli europei vedono se stessi come individui che hanno un ruolo da giocare nella
protezione dell’ambiente.
Il 75% degli europei è disposto ad acquistare un prodotto verde, anche se più costoso.
L’attributo “verde” non è di per sé un attributo sufficiente all’acquisto e non si traduce in un
beneficio individuale.
Si parla quindi di Green marketing: non significa dipingere di verde un prodotto normale, ma
significa dipingere come normale un prodotto green.
Il fatto che un prodotto venga fatto passare come green anche se non lo è prende il nome di
“Greenwashing”.
Oggi puntare sul verde porta dei vantaggi considerevoli: esiste una forte corrente d’opinione in
favore della protezione dell’ambiente, inoltre le associazioni ambientaliste hanno sempre più presa
nell’opinione pubblica.
Ancora, l’innovazione verso la eco-compatibilità ha dimostrato di consentire alle aziende notevoli
risparmi nei costi.
Marketing industriale M – modulo 8 Green & Sustainable Marketing – Simone Benassi 119
In bocca al lupo!
120
ACRONIMI
PARTE PRIMA
B2B à Business to Business
B2C à Business to Consumer
BEP à Break Even Point
PMI à Piccola Media Impresa
SOHO à Small Office Home Office
SWOT à Strenghts Weaknesses Opportunities Threats
SNP à Sviluppo Nuovo Prodotto
BCG à Boston Consulting Group
PL à Private Label
KAM à Key Account Manager
PARTE SECONDA
SNP à Sviluppo Nuovi Prodotti
SNS à Sviluppo Nuovi Servizi
U&A à Usage & Attitude
P&G à Procter & Gamble
POS à Point Of Sales
SEM à Search Engine Marketing
SEO à Search Engine Optimization
PPC à Pay Per Click
CRM à Customer Relationship Management
ROI à Return On Investment
PARTE PRIMA
1. Introduzione ai temi del marketing
Marketing mix à indica la combinazione (mix) di variabili controllabili di marketing (leve
decisionali) che le organizzazioni utilizzano per raggiungere i propri obiettivi.
2. Definizione e dimensione del marcato
Mercato potenziale à totale possibile del mercato che si può servire con il prodotto.
Mercato disponibile qualificato à alcune caratteristiche di prodotto e/o di qualità fanno sì che vi
possa accedere sono un cliente che ha specifiche “qualifiche”.
Sistema di mercato à tutto ciò che è presente fra l’organizzazione e il cliente finale (B2C) o
il distributore (B2B).
3. L’analisi del modello di acquisto del cliente
Cliente à colui che compra, che genera il fatturato.
4. La segmentazione del mercato e la SWOT analysis
Segmenti di mercato à insieme di clienti che risultano essere:
- Omogenei al loro interno;
- Disomogenei tra loro;
- Raggiungibili;
- Economicamente significativi.
Macro-ambiente à costituito dai protagonisti e dalle forze esterne all’impresa che ne influenzano
la capacità di sviluppare e mantenere rapporti positivi con la clientela
obiettivo.
Minacce à può essere considerata come una sfida posta da una sfavorevole tendenza o sviluppo in
atto nell’ambiente, tale da poter determinare l’erosione della posizione competitiva
dell’impresa.
Punti di debolezza à difetto di capacità o di risorse che può mettere a rischio la competitività o le
performance finanziarie dell’azienda.
5. Lo sviluppo della strategia di marketing
Target primario à rappresenta il gruppo di consumatori principale, ovvero i più importanti
acquirenti o utilizzatori del prodotto.
Target secondario à sono altrettanto importanti in quanto generano per l’azienda ulteriori vendite
e/o effetti sulle vendite rispetto a quelle prodotte dai target primari.
Linea di prodotti à insieme di prodotti che rispondono allo stesso target o agli stessi bisogni di
target diversi (sottoinsieme della gamma prodotti).
Marca (brand) à nome o simbolo che mira a identificare i prodotti di un’azienda o a differenziarli
dai concorrenti.
Nome della marca (brand name) à parte della marca esprimibile a parole.
Marchio di fabbrica (trade mark) à marca a cui viene conferita protezione legale.
Numerica à numero di negozi che trattano il mio prodotto sul totale dei negozi che trattano quella
determinata classe di prodotti.
Ponderata à percentuale del valore delle vendite della classe di prodotti considerata, nel periodo
considerato, effettuata dai distributori che trattano il mio prodotto sul totale delle
vendite di quella classe di prodotti su tutti i distributori.
Quota di penetrazione à percentuale del volume delle vendite del mio prodotto sul totale delle
vendite della classe di prodotti nei negozi che trattano il mio prodotto.
Private Label (PL) à distributori che vendono i prodotti con il proprio marchio.
Quality Partners à distributori locali che servono il mercato più frammentato operando con
un’ottica di servizio.
Filiale à presidio quantitativo e qualitativo del mercato con ampia delega nella costruzione
dell’approccio di vendita.
Distributore à partner per lo sviluppo di una particolare area geografica o di specifici settori
industriali.
5. Calligaris
6. Debrief capitoli 3, 4, 5
Category management à si intende il processo che consente fi gestire le categorie di prodotto
come unità fondamentali di business.
Campagna PPC à sono campagne pubblicitarie a pagamento sui motori di ricerca, mediante brevi
annunci che descrivono l’offerta e contengono un link al sito.
Banner à spazio grafico utilizzato per migliorare il brand e l’immagine e per diffondere le
informazioni.
Viral marketing à strategia finalizzata a incoraggiare le singole persone a passare ad altre persone
un messaggio pubblicitario, creando il potenziale per una crescita esponenziale
del messaggio.
E-Business à gestione integrata dei processi e degli strumenti dell’impresa per la creazione ed il
trasferimento di valore al mercato.
PARTE PRIMA
1. Introduzione ai temi del marketing
Orientamento al prodotto
Le organizzazioni funzionano oggi secondo tre approcci Orientamento alla vendita
Orientamento al mercato/cliente
Esperienze passate
Sul valore atteso del cliente incide Bisogni
Passaparola (influenzatori)
Product (Prodotto)
4P Price (Prezzo)
Place (Posto – Punto vendita)
Promotion (Comunicazione)
Comunicazione
Brand (Marca)
Value Creation Prodotto
Servizio
Prezzo/condizioni
Promozione
Value Delivery Reti e vendita
Distribuzione
Caratteristiche B2C:
Un solo livello domanda
Alto numero di clienti
Basso potere contrattuale dei clienti
Dimensioni piccole dei clienti
Modello d’acquisto semplice
Scarso peso della tecnologia
Marketing veloce
Peso alle leve di comunicazione
Mercato potenziale
Mercato disponibile
Tipologie di livello di mercato Mercato qualificato
Mercato servito
Mercato penetrato
Quota di copertura
Tipologie di quota di mercato Quota di mercato a volume
Quota di mercato a valore
Domanda
Sell-in e sell-out possono essere definiti in funzione di Quota di mercato
Prezzo
L’analisi della domanda congiunta e della quota di mercato di sell-in e di sell-out (a volume e a
valore) permette di dedurre:
Prezzi medi
Ricarichi del distributore
Possibili problemi sul prodotto
Adozione di strategie promozionali
Pressione sui canali
Valore funzionale
Componenti del valore Valore emozionale
Valore temporale
Oggetto
4O Obiettivi
Organizzazione
Operazioni
Quanto
Dove
Quando
Benefici funzionali
Tipologie di benefici Benefici emozionali
Benefici sensoriali
Attributi di prodotto
Tipologie di attributi Attributi di servizio
Attributi di valore
Variabili geografiche
Variabili tecnologiche
Alcuni criteri di segmentazione Variabili demografiche
Variabili comportamentali
Variabili psicografiche
Clienti attuali
Si può avere segmentazione per Clienti nuovi
Clienti potenziali
Macro-segmentazione
Variabili legate alle modalità d’acquisto
Variabili legate ai fattori ambientali
Variabili legate alle caratteristiche personali
Cultura
Demografia
Protagonisti e forze del macro-ambiente Tecnologia
Politica
Economia
Ambiente naturale
Risorse e competenze
Vincoli alla strategia Ambiente esterno
Orientamento dell’azienda
Obiettivi qualitativi
Immagine
Tipologia di clientela
Notorietà
Percezione di marca
Preferenza presso i distributori
Preferenza presso gli influenzatori
Strategia concentrata
Tre principali strategie Strategia differenziata
Strategia indifferenziata
Prodotto/prestazioni
Tre tipologie di posizionamento Marca (percezione)
Prezzo
A ogni fase del ciclo di vita del prodotto corrisponde una determinata tipologia di cliente:
Innovatori
Pionieri
Maggioranza Anticipatrice
Conservatori Ritardatrice
Introduzione
Sviluppo
Stadi del ciclo di vita del prodotto Maturità
Declino
Eventuale Rivitalizzazione
Parametri da valutare per capire in quale stadio del ciclo di vita ci troviamo sono:
Numero di concorrenti
Tasso di crescita delle vendite
Numero di marche/modelli presenti
Intensità della segmentazione
Livello di profittabilità medio
Differenziazione del prodotto
Generalista
Tre figure sul mercato oggi Specialista
Leader
Star
Strategie che derivano dall’analisi della matrice BCG Question mark
Cash Cow
Dog
Pre-vendita
Tre dimensioni del servizio Supporto vendita
Post-vendita
Marca-prodotto
Tre tipologie di strategia di marca Marca-ombrello
Marca-garanzia
Istituzionale
Tipologie di comunicazione Economico-finanziaria
Esterna
Interna
Informare
Ricordare
Obiettivi della comunicazione Collegare
Convincere
Motivare
Competenza professionale
Caratteristiche di una fonte Attendibilità
Simpatia
Riduzione di prezzo
Tipologie di promozione Prove e campioni
Vendite con premi
Giochi e concorsi
Canale di distribuzione
Decisioni distributive Rete di vendita
Gestione dell’ordine
Canale diretto
Tipologie di canale distributivo Canale indiretto lungo
Canale indiretto corto
Strategia intensiva
Tre principali strategie distributive Strategia selettiva
Strategia esclusiva
Numerica
Ponderata
KPI Indice di selettività
Quota di penetrazione (quota trattante)
Quota di mercato
Orientamento all’azienda
Tecniche per la determinazione del prezzo Orientamento alla concorrenza
Orientamento al cliente
Di cosa parleremo:
1. Il processi di ricerca
2. Approfondimenti
a. Il questionario
b. Il Focus Group
c. Mistery Shopper e Store Check
d. Le ricerche on-line
3. Le aree di applicazione
Ricerca motivazionale/qualitativa
Distinzione nelle ricerche Ricerca estensiva/quantitativa
Ricerca integrata
Scambio verbale
Tecniche per la ricerca qualitativa Tecnica proiettiva
Tecnica creativa
Quantitative
Web interview
Email interview
Panel
Ricerche Web-Centric
Food
3F Fashion
Fornitures
Nuove idee
Identificazione del concept di prodotto Scrematura delle idee
Concept test
Lancio
5. Calligaris
4. Debrief capitoli 3, 4, 5
Banner
Pop Up (Pop Under)
Telemarketing
Direct Marketing Direct mail
Fax
Attenzione al cliente
Vantaggi dell’e-Commerce B2B Minori costi di transazione
Riduzione delle distanze
CRM collaborativo
Il CRM si articola in tre tipologie/aree di intervento CRM operativo
CRM analitico
Loyalty
Le tipologie di campagna di CRM sono Prospecting
Cross-sell/Up-sell
Win back or Save