FEDERSVILUPPO Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale Misura 111.1 - Sottoazione B
ASSOCIAZIONE REGIONALE DEL PIEMONTE L’Europa investe nelle zone rurali Informazione nel settore agricolo
L’arte
della potatura
Michele Mellano
Direttore Coldiretti Torino
III
INDICE
Perché si potano le piante 1
Fisiologia e potatura 17
La potatura di formazione 56
La potatura di produzione 69
IV
PERCHÉ SI POTANO LE PIANTE
Iniziando una discussione sulla potatura immancabilmente, prima o poi,
viene posta una domanda, soprattutto da chi vede ogni intervento
dell’uomo sulle piante come una violenza sulla natura: perché potare le
piante quando la natura per millenni ha creato alberi possenti e belli
che vivono e fruttificano senza l’aiuto dell’uomo?
Per poter rispondere è necessario capire come le piante si sviluppano in
natura, cioè come si sviluppano i rami e i frutti negli anni.
La conoscenza dello sviluppo naturale di una pianta è anche la chiave
per comprendere al meglio le modalità della potatura.
fig. 1
1
Durante lo sviluppo ogni ger-
moglio si riveste di foglie e, al-
l’inserzione di ogni foglia, si ori-
gina una nuova gemma (fig. 3).
Le foglie e quindi le gemme
sono posizionate in modo da
non ostacolare l’illuminazione
e lo spazio di quelle posizio-
nate più in basso sul germo-
glio (fig. 1 a pag. 7).
Quindi, dopo un anno la pianta ideale sarà formata dal tronco, che ha ora
3 anni, dai tre rami che hanno due anni e da nuovi rami di un anno.
È da notare come unicamente i rami di un anno siano provvisti di
gemme di rivestimento: sia il tronco, sia i rami di due anni, le cui gem-
me hanno generato la nuova vegetazione (e la produzione) non presen-
tano più gemme visibili (fig. 4).
2
Negli anni successivi il ciclo si
ripete, la chioma si sviluppa e
la vegetazione attiva, quella
cioè in grado di produrre nuovi
rami e frutti, si allontana sem-
pre più dal tronco (fig. 5).
fig. 5
Le foglie dei rami più bassi e interni della chioma, non ricevendo un’ade-
guata illuminazione, possono effettuare in maniera limitata l’importante
processo della fotosintesi clorofilliana, cioè la sintesi di nuovi tessuti:
frutti e rami, che avviene esclusivamente in presenza di luce.
Questa vegetazione interna è quindi incapace di generare nuova chioma
di vigore adeguato in grado di dare una produzione di qualità, nei casi
più estremi essa vive a spese delle foglie attive, situate nella parte più
esterna della chioma.
3
Potatura naturale
Per limitare la presenza di vege-
tazione inattiva, in natura la
pianta autoregola la propria
chioma lasciando seccare i
rami non attivi, i quali cadono
poi al suolo. Si può quindi parla-
re di una “potatura naturale”
(fig. 7).
fig. 9) pesco
notare la vegetazione attiva
(evidenziata dalla presenza
dei fiori) unicamente nella parte
distale della chioma
4
Riassumendo
Ogni ramo produce frutti e nuova vegetazione una sola volta, nel se-
condo anno di vita, per poi diventare sostegno per la nuova vegetazione.
La pianta deve quindi continuamente rinnovare i rami non più produttivi
sviluppando nuova vegetazione produttiva.
La vegetazione giovane negli anni si mantiene costantemente sulla parte
esterna e soleggiata della chioma.
Parte dei rami interni della chioma vengono eliminati attraverso una sorta
di potatura naturale.
Una pianta adulta non potata sarà perciò costituita dalla giovane vegeta-
zione produttiva posta all’esterno di un’imponente impalcatura formata da
legno sempre più vecchio dagli apici verso il tronco principale (fig. 9 e 10).
Sviluppo e potatura
Analizzato il comportamento delle piante in natura, possiamo ora provare
a rispondere alla domanda iniziale: perché potare le piante?
– in natura le piante producono frutti e semi non per far piacere all’uomo
ma per riprodurre la specie: fatta questa considerazione si può dedurre
che:
1) l’allontanamento progressivo della chioma dal suolo è una caratteristi-
ca positiva perché permette alla pianta di sfuggire alla competizione
per la luce data dalle altre piante, mantenendo la vegetazione attiva
costantemente illuminata.
2) Una chioma molto espansa produrrà molti frutti, non importa se di
scarsa qualità per i nostri gusti, garantendo una buona propagazione
della specie (i frutti sono il contenitore dei semi).
– Il frutticoltore elimina la competizione di altri vegetali e coltiva le pian-
te per ottenere:
1) piante da gestire con facilità, con una chioma facilmente raggiun-
gibile in tutte le sue parti.
2) Una ottimale densità di vegetazione attiva ben esposta alla luce,
condizione necessaria per ottenere tutti gli anni frutti di qualità.
IN CONCLUSIONE: la potatura si effettua per:
– CONTENERE LE DIMENSIONI delle piante per poter gestire agevol-
mente le operazioni necessarie
– RINNOVARE LA VEGETAZIONE, in natura la vegetazione si rinnova
mediante lo sviluppo di nuovi rami sempre più lontani dal tronco. Nelle
piante coltivate, volendo contenere le dimensioni, è necessario sostituire
continuamente i rami che hanno prodotto con nuova vegetazione produt-
tiva
– DIRADARE la chioma mantenendo la giusta fittezza della vegetazione.
5
Si ammirano spesso, nei giardini, magnifici esemplari di alberi monu-
mentali, con una struttura simile a un’opera d’arte (fig. 10), la cui produ-
zione è tuttavia raggiungibile unicamente facendo ricorso a pericolosi
equilibrismi.
6
RICONOSCIMENTO DEGLI ORGANI
DELLE PIANTE
Per effettuare una corretta potatura è necessario conoscere i princi-
pali organi delle piante e il loro comportamento.
Gemme
Le gemme sono gli organi che danno origine a nuovi germogli e fiori.
1) Le gemme si possono distinguere in base al periodo in cui ger-
mogliano.
Gemme dormienti: sono le classiche gemme di rivestimento del ra-
mo di un anno viste nel 1° capitolo. Si formano durante lo sviluppo del ger-
moglio alla base delle foglie; germoglieranno però solo durante la prima-
vera successiva, avendo bisogno di un periodo di freddo, diverso da spe-
cie a specie, per superare la dormienza invernale (fig. 1).
7
Gemme di sostituzione: si è
detto nel 1° capitolo che i rami
di più di un anno perdono la
capacità di produrre gemme
di rivestimento.
Sulla vegetazione di ogni età
sono però presenti gemme par-
ticolari, invisibili a occhio nudo e
disposte in modo casuale, che
rimangono dormienti per anni.
Sono le gemme di sostituzione,
o gemme latenti, germogliano
di norma a seguito di un taglio o
di una rottura del ramo cui sono
prossime per ripristinare la ve-
getazione perduta (fig. 3). fig. 3) rami originati da gemme
di sostituzione su kaki,
dopo un drastico taglio del ceppo
8
fig. 4b) pesco
sinistra germoglio fiorito
destra frutti e germogli in accrescimento
9
5c) pero: gemma mista: germoglio e gruppo di frutti
schema e foto
10
Germogli, Rami e Branche
È necessario porre attenzione ai diversi nomi dati ai getti vegetativi du-
rante le fasi del loro sviluppo.
Germoglio: è il getto vegetativo dell’anno durante il suo sviluppo (fig. 3 a
pag. 2).
In estate il germoglio, fino a quel momento di consistenza erbacea, di-
venta legnoso (si parla di agostamento per evidenziare il periodo in cui
inizia la lignificazione).
Ramo: è il getto vegetativo lignificato di 1 o 2 anni (fig. 1-4 a pag. 1 e 2).
Branca: è il ramo di due o più anni, rivestito di un certo numero di rami
laterali (fig. 3-4 a pag. 2).
fig. 6) succhioni
all’apice di una pianta
11
Nelle drupacee i succhioni dell’anno possono superare i 2 m di lunghezza
e, soprattutto nel pesco, la parte terminale si può rivestire di rami antici-
pati (fig. 2 a pag. 7).
Come vedremo in seguito vi è una relazione inversa tra vigoria e produt-
tività, allora rami molto vigorosi sono poco produttivi; inoltre questi rami, ver-
ticali e vigorosi, spingono velocemente verso l’alto la vegetazione produttiva.
Nelle pomacee in particolare i succhioni sono sempre sprovvisti di gem-
me miste, non sono quindi produttivi.
Per questi motivi i succhioni di norma devono essere eliminati, o,
come vedremo in seguito, frenati nel loro vigore con inclinazioni.
12
Rami ad accrescimento limitato: brindilli
Si tratta di rami molto esili che in alcune varietà forniscono ottime produ-
zioni (fig. 8).
fig. 8) brindilli
su ramo di due anni
a lato albicocco
in basso melo
ramo con brindilli
e lamburde
13
I dardi, presenti sulle drupacee, sono rami ad accrescimento annuale
di qualche centimetro, sono quindi più evidenti delle lamburde (fig. 10).
Su albicocco e ciliegio, sono chiamati mazzetti di maggio.
Lamburde e dardi sono ottimi rami produttivi e possono produrre per di-
versi anni.
Questa affermazione sembra contrastare con quanto detto in precedenza,
secondo cui i rami producono una sola volta, nel secondo anno di vita:
Lamburde e dardi non fanno eccezione, il ramo produttivo è sempre quel-
lo dell’anno, cioè l’ultima porzione della lamburda, o del dardo, che diven-
ta anch’essa una branca, anche se di minime dimensioni.
L’accrescimento estremamente limitato però non permette, se non dopo
molti anni, di apprezzarne lo sviluppo (fig. 11).
14
Ramo anticipato
È il germoglio che, sviluppandosi da una gemma pronta, si accresce
l’anno stesso in cui questa si è formata. Nel pesco lo sviluppo di rami an-
ticipati su rami vigorosi rappresenta la norma (fig. 2 a pag. 7 ).
Polloni
Sono i germogli che si sviluppa-
no dalla base della pianta. De-
vono essere sempre eliminati
(fig. 12).
La maggior parte delle piante da
frutto è propagata tramite inne-
sto. I polloni perciò non appar-
tengono alla varietà coltivata,
non servono quindi per una so-
stituzione della pianta in caso di
morte della stessa.
15
fig. 13 a sinistra) notare le cicatrici di discontinuità
fra il ramo di 1 e 2 anni
C p: cicatrice su ramo principale C s: cicatrice dei rami secondari
fig. 13 a destra) su rami anticipati non ci sono cicatrici
perché i laterali hanno la stessa età del
ramo su cui sono inseriti
Melo: lamburda
brindillo
ramo misto
apice di succhione
(1/3 della lunghezza)
Pesco:
ramo misto
brindillo
dardo
16
FISIOLOGIA E POTATURA
Per capire come la pianta reagisce ai diversi interventi di potatura è
necessario prendere in considerazione alcuni elementi di fisiologia che
influenzano direttamente la potatura.
È bene non sottovalutare i concetti che troverete nelle prossime pagine,
anche se a prima vista sembrano troppo teorici e poco utilizzabili nella
realtà.
Al contrario vi preghiamo di rileggerli fino a farli vostri, memorizzando
ogni capitoletto, perché sono informazioni basilari per capire i capitoli
successivi. Conoscere almeno alcuni aspetti della fisiologia delle
piante è necessario per potare in modo intelligente e non tagliare
così, perché mi han detto di fare così.
17
Flusso della linfa
La linfa è una miscela di acqua e sali minerali, elementi indispensabili per
la vita della pianta. L’acqua, insieme ai sali minerali, è assorbita dalle ra-
dici e portata alle foglie tramite i vasi linfatici.
La linfa scorre dalle radici verso le foglie, Il suo percorso termina nelle
gemme apicali dei rami (fig. 2).
fig. 3) influenza del taglio di un ramo sullo sviluppo dei futuri germogli
18
Linfa, vigoria e direzione dei rami
Il flusso della linfa è favorito dalla spinta verticale verso l’alto, per questa
ragione:
un ramo è tanto più vigoroso quanto più è verticale
più l’asse vegetativo si allontana dalla verticale più diminuisce la spinta
vegetativa.
La diversa direzione di un ramo ha ripercussioni anche sull’emissione dei
germogli laterali: un ramo verticale produrrà rami molto vigorosi all’apice
e rami di vigoria sensibilmente decrescente verso la base; un ramo incli-
nato avrà un’emissione di germogli laterali più equilibrati.
L’inclinazione ideale è attorno ai 35-45 gradi, rami orizzontali andranno
incontro a una eccessiva produzione di germogli dalla parte superiore;
rami rivolti in basso sono ottimi per la produzione, ma non utilizzabili per
l’impalcatura della pianta (fig. 4).
Vigoria e produzione
Come abbiamo visto descrivendo i succhioni a pag. 12 vi è un rapporto
inverso tra vigoria e produttività in quanto i nutrienti sintetizzati dalle
foglie non possono nutrire un’abbondante produzione di legno (cioè di
rami) e contemporaneamente una buona fruttificazione.
Se uniamo i due concetti appena visti: vigoria/direzione dei rami e
vigoria/produzione possiamo capire come:
ogni intervento che favorisca la velocità di crescita di un ramo inibisce la
produzione; ogni intervento che riduca la velocità di crescita dei germogli
favorisce l’attività riproduttiva.
Allora: se allontanando un ramo dalla verticale diminuisce la spinta
vegetativa, di conseguenza, aumenta quella riproduttiva. Il massimo di
capacità produttiva, unita a un miglior equilibrio dei germogli laterali, si ha
per un’inclinazione tra i 30 e 45 gradi (fig. 5).
19
fig. 5) produzione di rami e frutti in funzione dell’inclinazione
a) ramo verticale sviluppa rami molto vigorosi e poca produzione
b) ramo obliquo produce buona produzione e rami equilibrati
c) ramo orizzontale ha buona produzione ma dà rami dorsali,
poco razionali
d) ramo inclinato in basso, produce rami poco vigorosi
e buona produzione (non utilizzabile per l’impalcatura della pianta)
20
Si può dire che la potatura non deve massimizzare la produzione, è in-
vece importante contenere la produttività con un’adeguata potatura effet-
tuata tutti gli anni, per avere un adeguato compromesso fra qualità e
quantità; inoltre gli eccessi di produzione, stressando la pianta possono
innescare fenomeni di alternanza di produzione. Cioè annate di eccessi-
va produzione seguite da annate di scarica produttiva.
Vigoria e avversità
La vigoria influenza anche la sensibilità alle avversità.
Pensando agli animali, uomo compreso, siamo abituati a considerare la
vigoria come un termine esclusivamente positivo; nelle piante il discorso
è più complicato.
Una pianta eccessivamente vigorosa produce una folta chioma, costituita
da rami vigorosi, che non lascia penetrare luce e aria, si forma perciò un
microclima poco luminoso e umido, favorevole all’insorgenza di pa-
tologie fungine (fig. 6).
Equilibrio
Per le ragioni appena viste è importante che vi sia un certo equilibrio tra
spinta vegetativa (la vigoria della pianta) e spinta produttiva (la capa-
cità di produrre frutti).
L’eccessiva vigoria deprime la produzione, aumenta la sensibilità
alle avversità e crea una chioma fitta e difficile da gestire. La bassa
vigoria produce una chioma incapace di produrre contemporanea-
mente frutta di qualità e rinnovo vegetativo accettabile.
21
Vigoria e Gestione della pianta
La vigoria di una pianta è influenzata da molti fattori: la specie, la
varietà, il portinnesto, la fertilità del terreno e la disponibilità idrica.
A parità di ogni altra condizione però la potatura, insieme alla conci-
mazione, è comunque la pratica colturale che più influenza la vigo-
ria della pianta.
La quantità di fertilizzanti e la modalità di apporto, come gli interventi di
potatura, devono quindi essere attentamente valutati al fine di ottimizzare
l’equilibrio fra produzione di frutti e produzione di legno.
Ogni azione che aiuti a mantenere l’equilibrio favorisce la produtti-
vità, ogni azione che altera l’equilibrio porta a scompensi della pro-
duzione.
Come vedremo, i più comuni errori che si compiono durante le ope-
razioni di potatura spostano l’equilibrio verso l’eccessiva vigoria con il
risultato di “allevare” piante poco produttive e difficili da gestire.
22
I DIVERSI INTERVENTI DELLA POTATURA
Riconosciuti i diversi tipi di rami e il loro comportamento vegetativo, im-
pariamo a intervenire su di essi.
1) Tipo di taglio
I tagli si possono suddividere in due grandi categorie:
– eliminazione completa di un ramo o di una branca (fig. 1);
– accorciamento più o meno spinto di un ramo (fig. 2).
a) ramo
a: ramo
di un
di anno
un anno
23
fig. 2) accorciamento più o meno
spinto di alcuni rami di un anno
Ramo di 1 anno
In inverno il ramo di un anno è nel pieno della sua vigoria potenziale.
La sua funzione è infatti produrre frutti e nuova vegetazione attraverso lo
sviluppo delle gemme di rivestimento.
Il ramo, come gia visto, si può potare mediante asportazione parziale o
eliminazione.
a) asportazione parziale di un ramo:
si tratta di un accorciamento più o meno drastico del ramo (fig. 2).
Come già visto nel 3° capitolo questo tipo di taglio determina l’interruzio-
ne del flusso della linfa verso la gemma apicale (vedi pag. 18) e induce
un forte riscoppio vegetativo, soprattutto a carico delle gemme po-
ste in prossimità del taglio (fig. 3); in generale determina un aumento
della vigoria della pianta con conseguente abbondante produzione di
rami: tagli di questo tipo vengono detti tagli a legno.
24
fig. 3) sviluppo di rami vigorosi
in seguito a un taglio a legno
25
Per comprendere la differenza fra Taglio a Frutto e Taglio a Legno,
soprattutto per capire come l’eliminazione di un ramo possa … favori-
re la fruttificazione, si può considerare una branca di due anni con
quattro rami laterali di un anno (fig. 4).
Sulla branca si può intervenire:
x accorciando più o meno a metà i quattro rami (tagli a legno);
x eliminando due rami (tagli a frutto).
In entrambi i casi si sarà dimezzato il numero di gemme ma:
nel primo caso i tagli a legno favoriscono lo sviluppo di germogli vigorosi
e sfavoriscono la fruttificazione.
Nel secondo caso, sui rami rimasti si avrà uno sviluppo di germogli
equilibrati e una buona fruttificazione.
26
Ramo di 2 o più anni
Sul ramo di più anni si può intervenire come per il ramo di un anno me-
diante:
1) asportazione totale della branca: in questo caso la pianta reagi-
sce come già visto per il ramo di 1 anno; si parla quindi di un taglio a
frutto (fig. 1b);
2) asportazione parziale della branca: in questo caso la reazione è
completamente diversa da quella vista per il ramo di un anno. Il ramo
(o branca) di 2 o più anni, non ha gemme di rivestimento (vedi pag. 2)
ma rami già sviluppati: in qualsiasi posizione si effettui il taglio, esso ri-
sulterà sempre al di sopra di un ramo laterale destinato a diventare il
nuovo prolungamento. Possiamo anche dire che si effettua una devia-
zione della vegetazione su un ramo laterale (fig. 5).
Taglio su ramo
di due anni
Taglio su ramo
di tre anni
27
Il taglio di deviazione su un ramo o branca laterale è conosciuto come
taglio di ritorno (fig. 6).
Come vedremo in seguito il taglio di ritorno è il classico taglio utilizzato:
x sugli apici delle branche per contenere la forma della pianta entro le
dimensioni volute;
x per rinnovare la vegetazione.
Riassumendo:
come visto nel 1° capitolo le piante si potano per contenere il volume
della pianta, diradare la chioma e rinnovare la vegetazione.
x Per contenere il volume di norma non si devono accorciare i rami di
un anno anche se molto lunghi, ma si ricorre ai tagli di ritorno su legno
di due o più anni per non stimolare un eccesso di vigoria.
x Il diradamento si effettua tramite asportazione completa di alcuni
rami e branche.
x Rinnovo della vegetazione: i tagli di ritorno e di diradamento svol-
gono anche la funzione di rinnovo della vegetazione favorendo lo svilup-
po di una chioma equilibrata.
x I tagli a legno si effettuano, di norma, su piante poco vigorose per
creare un rinnovo di vegetazione con buona vigoria.
28
Non solo tagli
Nella moderna potatura si utilizzano alcuni interventi alternativi ai tagli,
soprattutto per evitare l’eccesso di vigoria.
Inclinazione di un ramo
Si è visto a pag. 19 che un germoglio è tanto più vigoroso quanto più si
accresce verticalmente.
In alternativa all’eliminazione, l’accrescimento dei rami vigorosi può
essere rallentato mediante l’inclinazione con un cordino o un distan-
ziatore (fig. 7). Come risultato si ottiene un generale freno della vigoria e
lo sviluppo di rami laterali più equilibrati.
A B
fig. 7) inclinazione
A: con cordino, su ramo laterale B: con distanziatori,
su branche principali
29
Nella moderna potatura, soprattutto su piante giovani e vigorose l’in-
clinazione è una pratica molto usata perchè permette di frenare la vege-
tazione limitando il numero dei tagli (fig. 8).
notare i nastri
usati per inclinare le branche
30
Torsione
In alternativa all’inclinazione, i germogli vigorosi possono essere frenati
mediante torsione.
Le torsioni si effettuano nel mese di luglio, su germogli in accrescimento:
si impugna con due mani il germoglio nel tratto basale torcendolo mentre
lo si inclina.
La torsione deve continuare fino a sentire un leggero crac dovuto allo
scollamento dell’epidermide dal legno sottostante (niente paura, non è
facile spezzare un ramo con una semplice torsione).
Sono necessari alcuni giorni perchè il flusso della linfa riprenda il suo
corso normale, dopodiché il germoglio rimarrà inclinato, perdendo parte
della sua originaria vigoria (fig. 10).
La torsione risulta più semplice nelle drupacee che nelle pomacee.
31
Cidiatura
Per frenare un germoglio vigoroso si può, durante la stagione vegetativa,
asportare l’apice pizzicandolo con le dita: la lieve ferita ne ritarda lo svi-
luppo.
La definizione di cidiatura deriva dall’analogia tra l’effetto di questa ope-
razione e il danno provocato dall’insetto Cydia molesta sui germogli del
pesco.
Questo intervento, utilizzato soprattutto nei piccoli frutteti, si effettua
esclusivamente nei primi anni di allevamento di una pianta (fig. 11).
32
INFLUENZA DELL’EPOCA DI POTATURA
Nel capitolo precedente ci si è soffermati sui diversi interventi della
potatura e sulle relative risposte della pianta. Si è detto che il taglio
a frutto induce un riscoppio vegetativo inferiore a quello creato da
un taglio a legno.
A parità di taglio però, la stagione in cui si effettua la potatura ha un
ruolo molto importante nel determinare la risposta della pianta al taglio.
I tagli effettuati durante la stagione vegetativa provocano un’emis-
sione di germogli più limitata e una vigoria della pianta meno ac-
centuata e meglio distribuita tra i diversi rami rispetto agli stessi
tagli effettuati al bruno (in inverno).
Come abbiamo visto (pag. 24) in inverno la pianta è nel pieno della sua
vigoria potenziale.
In primavera, con il germogliamento, inizia lo sviluppo dei germogli.
In seguito l’innalzamento della temperatura e la disponibilità idrica, grazie
alle piogge primaverili, permettono un accrescimento vigoroso per tutta la
primavera e l’inizio dell’estate. Dal mese di luglio però, le temperature
molto elevate e la carenza d’acqua provocano un arresto della vegeta-
zione, a cui segue la lignificazione dei germogli (agostamento). In se-
guito, con le piogge di fine agosto e l’abbassamento della temperatura si
ha un secondo sviluppo, più contenuto, dei germogli.
Intervenendo con dei tagli durante l’estate – potatura verde – la forte
spinta vegetativa tipica della primavera si è già esaurita, quindi la pianta
reagisce emettendo una vegetazione meno vigorosa, più contenuta.
Allora soprattutto su piante vigorose, effettuando alcuni tagli
durante la stagione vegetativa si opera un freno alla vigoria e si
aiuta la pianta a mantenere il delicato equilibrio fra fruttificazione e
vigoria.
La potatura verde non sostituisce la potatura invernale.
Durante la stagione vegetativa si interviene essenzialmente per dira-
dare alcuni germogli dell’anno in fase di sviluppo. Si eliminano quelli
più vigorosi e verticali, i futuri succhioni (fig. 1), inseriti dorsalmente sul
ramo, che, per la loro posizione, si sviluppano in modo eccessivamente
vigoroso. Questi succhioni si sviluppano nella parte interna della chioma
creando una vegetazione troppo fitta.
33
fig. 1) germogli dorsali vigorosi da eliminare
a sinistra: branca orizzontale
a destra: germogli vigorosi che si sviluppano all’interno della chioma
34
Bastano uno-due anni di potature di questo tipo per allevare piante come
quella in fig. 1 a pag. 38; piante … difficilmente considerabili come
frutticole.
fig. 3
fig. 4) potatura verde: germogli dorsali molto fitti, devono essere diradati
prima dopo il diradamento
35
fig. 5) potatura verde
36
INFLUENZA DELL’ETÀ DELLA PIANTA
A parità di ogni altra condizione le reazioni della pianta ai tagli sono
pesantemente influenzate dall’età della pianta.
Pianta in piena
Pianta giovane produzione Pianta senescente
37
La pianta in figura 1 avendo su-
bito continui tagli a legno non è
più ridimensionabile. Potrà ini-
ziare a produrre unicamente se
si smetteranno i tagli a legno;
comunque la produzione sarà
concentrata a diversi metri di
altezza.
fig. 2
38
Si effettuano:
x tagli di diradamento e tagli di ritorno durante la potatura invernale;
x diradamento dei germogli troppo vigorosi con la potatura verde;
x si può ricorrere a qualche inclinazione o torsione se necessario.
Piante senescenti
La potatura deve seguire la vita della pianta, cercando di mantenere il più
a lungo possibile un buon rapporto fra lo sviluppo vegetativo e la
produzione.
Di norma nelle piante vecchie i
germogli si sviluppano in modo
stentato, si ha perciò un limitato
rinnovo vegetativo per gli anni
successivi.
Piante di questo tipo si ricono-
scono facilmente per la mancan-
za di rami di vigoria accettabile
(fig. 3).
In realtà anche piante giovani
possono apparire senescenti,
cioè prive della necessaria vigo-
ria (il pero è una specie che, nei
frutteti famigliari spesso si trova
in queste condizioni).
39
In realtà non serve conoscere l’età di una pianta per sapere come
operare.
È invece necessario valutare la vigoria della pianta a prescindere
dall’età.
Osservando una pianta di cui non si conosce l’età, si può parlare di:
x piante giovanili: quando si hanno rami di vigoria eccessiva, con
molti succhioni;
x piante in equilibrio: quando vi è un giusto equilibrio fra rami di
diversa vigoria;
x piante senescenti: quando si ha produzione di rami scarsamente
vigorosi.
Riassumendo:
Su piante vigorose, con chioma molto fitta e la presenza di un gran nu-
mero di rami vigorosi, spesso poco produttivi, non bisogna farsi prende-
re dalla voglia di sfoltire drasticamente la chioma perché, come si è già
visto, si avrebbe l’effetto contrario, con un aumento della vigoria.
I tagli drastici infatti favoriscono lo sviluppo di rami vigorosi; inoltre, con
l’eliminazione dei rami, si eliminano anche molte gemme a frutto, si di-
minuisce quindi la produzione favorendo ulteriormente la vigoria (vedi
pag. 19).
È necessario invece effettuare una potatura leggera per ridurre il ri-
scoppio di nuovi germogli e mantenere una chioma più sporca, cioè ric-
ca di vegetazione e quindi di gemme produttive per aumentare la produ-
zione, aiutando quindi a contenere la vigoria. Si ricorre a inclinazioni e a
diradamenti, effettuati essenzialmente in estate, per ridurre al minimo i
tagli invernali.
Su piante poco vigorose, ricche di gemme a fiore ma con rami di bassa
vigoria: brindilli e lamburde (o mazzetti di maggio sulle drupacee), si in-
terviene con una potatura severa; su queste piante è necessario esalta-
re la vigoria e, nello stesso tempo, limitare la produzione diradando se-
veramente il numero di rami, quindi le gemme produttive.
Si possono effettuare alcuni tagli a legno energici e speronature per pro-
durre nuova vegetazione di vigoria accettabile nella parte medio bassa
della chioma.
40
fig. 4a) branca da potare
41
Ricapitolando: potatura e vigoria
soprattutto
Per dare alla pianta forma
potatura verde
Piante e vigoria equilibrata,
giovani adatta agli interventi colturali inclinazioni
Interventi di potatura
Taglio Intervento
Taglio parziale
a legno straordinario
su rami di 1 anno
Taglio
Asportazione completa Diradamento
a frutto
Taglio
Asportazione completa Diradamento
su rami di 2 a frutto
o più anni Deviazione Taglio Contenimento
(taglio di ritorno) a frutto e rinnovo
Inclinazione Riduzione
su germoglio Intervento della vigoria
Cidiatura
rami di 1 anno a frutto Apertura
della chioma
42
SEQUENZA DEL CALENDARIO DELLE
OPERAZIONI DI POTATURA SU PIANTE ADULTE
Presi in considerazione i fattori che influenzano la potatura:
1) tipo di intervento 2) età del legno su cui si interviene
3) epoca di intervento 4) età o vigoria della pianta
mettiamo in pratica le conoscenze acquisite e ipotizziamo di dover potare
una pianta in produzione (vedremo più avanti come si potano le piante in
allevamento).
Consideriamo come primo intervento la potatura verde in quanto si può
pensare come una preparazione per la potatura invernale.
Potatura verde
Consiste essenzialmente nell’eliminazione dei succhioni in formazione e
nel diradamento dei germogli troppo fitti; è finalizzata a un alleggerimento
della chioma; si ricorda che si interviene su germogli in accrescimen-
to, non lignificati (fig. 1).
43
Operando in questo periodo la pianta può formare nuovi germogli meno
vigorosi.
In estate si esegue un secondo intervento di rifinitura, in un periodo in
cui la pianta non emetterà nuovi germogli.
Si interviene a luglio sulle pomacee. Nelle drupacee, piante molto sog-
gette ad attacchi di Monilia, conviene effettuare il secondo intervento un
mese prima della raccolta; questo intervento è assimilato a un vero e pro-
prio trattamento fitosanitario (vedi pag. 21).
Diventa quindi indispensabile nei frutteti condotti seguendo la frutticoltura
biologica o dove non si effettuano trattamenti con fitofarmaci.
Durante gli interventi di potatura verde ricordarsi di non eccedere nel-
l’eliminazione dei futuri succhioni per non lasciare vuoti di vegetazione.
Potatura invernale
La potatura invernale si effettua durante il riposo vegetativo, avendo cura
di non operare nei periodi più freddi.
È necessario osservare attentamente la chioma valutando la presenza e
il rapporto tra rami di diversa vigoria: succhioni, rami misti, brindilli, lam-
burde o dardi. L’osservazione serve per capire lo stato della pianta: gio-
vanile, in equilibrio e, conseguentemente, stabilire e intervenire con mag-
gior o minor severità.
Gli interventi iniziano con una pulitura della chioma.
Si eliminano i succhioni scappati alla potatura verde, in questo modo
si pulisce la chioma, si ha così una migliore visione della pianta e si rie-
scono a valutare meglio gli interventi da fare successivamente (fig. 2).
44
Ricordarsi che alcuni succhioni possono essere inclinati per evitare di la-
sciare scoperte porzioni di branche.
Si passa poi alla potatura vera e propria: per facilitare le operazioni e
comprendere meglio quali interventi effettuare conviene considerare
ogni branca, come un’entità a sé.
I tagli si effettuano sempre partendo dall’apice delle branche e spostan-
dosi verso la base.
Una buona successione dei tagli può prevedere:
1) il contenimento dell’apice entro le dimensioni volute attraverso un ta-
glio di ritorno;
2
45
I diradamenti si effettuano su ogni singola branca lasciando più leggere
(cioè meno ricche di rami laterali) le parti verso l’apice e più cariche (più
ricche di rami laterali) le parti verso la base.
Su piante poco vigorose si possono effettuare dei tagli a legno su bran-
che basali per stimolare la vegetazione.
46
fig. 4) successione dei tagli invernali
0) pianta da potare
47
fig. 5) albicocco prima e dopo la potatura
fig. 6) intervento
di potatura
su pianta non potata
da molti anni
48
STRUTTURA DELLA PIANTA E CONTROLLO
DELLA VIGORIA
Nel capitolo precedente si è fatta la distinzione fra piante eccessivamente
vigorose, piante in equilibrio e piante senescenti, cioè poco vigorose.
Nella maggior parte dei frutteti il problema più riscontrato è comunque
l’eccesso di vigoria:
si verifica spesso nei frutteti lo sviluppo di molti rami verticali che:
x spostano velocemente la vegetazione in alto;
x formano una vegetazione eccessivamente fitta che non permette il
normale svolgimento delle attività quali la potatura e la raccolta;
x l’eccessiva fittezza di rami vigorosi nella parte apicale crea un cap-
pello di vegetazione cioè un filtro che limita fortemente il passaggio
della luce nella vegetazione sottostante; si determina quindi un progres-
sivo esaurimento delle branche più basse (vedi anche potatura naturale a
pag. 4).
Questo processo porta velocemente in alto la vegetazione produttiva
esaurendo la parte più importante della pianta, quella facilmente rag-
giungibile da terra.
Si ottengono così piante spoglie in basso e con una vegetazione ecces-
sivamente vigorosa verso gli apici: si dice che la pianta scappa verso la
cima.
Il fenomeno è particolarmente evidente su alcune specie, ad esempio
pesco e susino. Il pesco tende a spogliarsi velocemente in basso; il
susino tende a formare rami eccessivamente verticale e vigorosi.
Alzi la mano chi, di fronte a una giovane pianta che emette rami verticali
vigorosi, non ha mai provato a fermarli con drastici tagli a legno. Questi
tagli portano a un unico risultato, la formazione di nuovi succhioni ori-
ginatisi sotto ogni taglio.
È facile vedere, in alcuni giar-
dini, piante di quattro o cinque
anni ormai trasformate in cespu-
gli vigorosi che hanno perso le
caratteristiche di piante da frutto
(fig. 1).
49
Per contrastare la naturale tendenza delle piante a scappare è neces-
sario, fin dalle prime fasi dello sviluppo, operare in modo da formare una
chioma equilibrata, espansa in modo che ogni branca abbia un certo
spazio e una buona ricezione della luce fino alle parti basali della
chioma.
50
La regola del cono (regola ideale, da seguire … con molta libertà) è vali-
da non solo per le branche principali, ma anche per ogni branca secon-
daria: in altre parole si può dire che ogni apice deve poter iscrivere in un
cono il suo asse e i suoi laterali.
Per mantenere questa impostazione è importante seguire la regola della
lunghezza e diametro decrescente dalla base all’apice della pianta.
È necessario eliminare germogli che sembrano troppo vigorosi rispetto
alla posizione sulla branca; come regola un ramo laterale deve avere:
x una lunghezza minore della distanza tra il punto di inserzione della
branca stessa sul tronco e l’apice della pianta (fig. 5);
51
minore dell’asse principale per non rischiare che prendano il soprav-
vento.
Rami inseriti dorsalmente (che si sviluppano verso l’interno della pianta)
o ventralmente (che si sviluppano verso l’esterno) devono essere gestiti
in maniera differente:
rami o branche ventrali hanno un basso potere competitivo con la bran-
ca su cui sono inseriti, possono quindi essere un po’ più sviluppati della
norma; al contrario, un ramo inserito dorsalmente, soprattutto se si svi-
luppa in verticale, può facilmente prendere il sopravvento sulla branca
principale; è necessario porre molta attenzione a questi rami, possono
essere lasciati unicamente se di bassa vigoria.
L’eliminazione dei rami troppo vigorosi rispetto alla branca su cui so-
no inseriti è uno degli interventi da effettuare in estate, su germogli in
accrescimento.
La mancata eliminazione di questi germogli in estate obbliga il potatore a
effettuare tagli energici in inverno che, pur essendo tagli a frutto, con-
corrono ad aumentare la vigoria della pianta.
Se è preferibile eliminare i futuri succhioni in estate è altrettanto vero che
i succhioni dimenticati in estate (e purtroppo ce ne sono sempre molti)
devono essere eliminati in inverno.
È comunque sempre valida la regola per cui, in mancanza di germogli so-
stitutivi, si può frenare la vigoria dei germogli vigorosi ricorrendo all’incli-
nazione, soprattutto se eseguita in estate.
52
Piante scappate
Su piante scappate, piante cioè che presentano un eccessivo vigore
verso l’apice, con la cosiddetta testa di salice formata da innumerevo-
li succhioni, si altera l’equilibrio dato dalla regola del cono (vedi fig. 1 a
pag. 49).
Su chiome di questo tipo è necessario operare con molta attenzione ri-
conducendo la pianta all’equilibrio in due-tre anni.
L’eliminazione in inverno di tutti i succhioni non ottiene altro risultato che
il ricrearsi della stessa situazione.
Su queste piante è necessario effettuare una Potatura invernale in due
tempi: in inverno si pota normalmente la pianta con una potatura poco
severa, senza però eliminare i succhioni apicali.
Questi si eliminano circa un mese dopo la fioritura, intervenendo in que-
sto periodo si limita il riscoppio di nuovi succhioni; è comunque preferi-
bile lasciare due o tre succhioni come sfogo per l’apice; a luglio è
indispensabile effettuare la potatura verde per eliminare o inclinare i
germogli troppo vigorosi che sicuramente si sviluppano numerosi dalle
gemme latenti poste in prossimità dei tagli effettuati in inverno (fig. 12 a
pag. 55).
L’anno successivo si eliminano, sempre dopo la fioritura, i succhioni ri-
manenti; alcuni di questi possono essere mantenuti, frenandoli mediante
tagli di ritorno (sono, ora, rami di due anni).
Se la tendenza delle piante a scappare è particolarmente evidente e co-
mune a tutto il frutteto, può essere un problema di errata conduzione del-
l’impianto: è perciò necessario capire le ragioni dello squilibrio, dovuto
spesso a eccessi di concimazioni azotate o a potature errate che nei pri-
mi anni non hanno privilegiato la formazione di branche basali suffi-
cientemente vigorose in grado cioè di frenare il naturale spostamento
della vegetazione verso l’alto.
Piante esaurite
Le piante senescenti ogni anno producono rami lunghi pochi centi-
metri; non sono più in grado di dare un rinnovo vegetativo accettabile
né di dare una produzione qualitativamente accettabile.
53
In questo caso è necessario intervenire con energiche speronature
per rinvigorire la vegetazione.
È bene effettuare i tagli a legno nella parte medio bassa della pianta, non
avrebbe senso esaltare la vigoria verso l’apice facendo scappare in alto
la pianta e accelerando l’esaurimento delle branche basali.
Problemi di stentato sviluppo si possono però avere anche su piante gio-
vani, a causa di scarsa fertilità del terreno. In questo caso, oltre a effet-
tuare una potatura severa, è necessario migliorare la fertilità con appro-
priate concimazioni e irrigazioni.
Altre cause, come disaffinità di innesto o malattie possono indurre svilup-
po stentato, ma in questo caso si dice che più che con le forbici è neces-
sario intervenire con … la motosega per eliminare la pianta.
Tagli di ringiovanimento
Sono i classici interventi che si effettuano su piante non potate per anni
per ridimensionare drasticamente la chioma e per rinnovare la vegeta-
zione esaurita (fig. 9).
54
fig. 10) albicocco che ha prodotto
abbondante vegetazione nuova
in seguito a tagli di ridimensionamento,
l’anno prossimo si potrà abbassare
ulteriormente la chioma di qualche metro
55
Gli interventi di ringiovanimento non danno i risultati voluti su tutte le specie.
Il Pesco, è una delle specie più difficili da ridimensionare, la vegetazione
si sposta velocemente negli anni verso l’alto lasciando nude le parti ba-
sali delle branche (vedi pag. 4), inoltre questa è una specie in cui difficil-
mente si originano nuovi germogli dalle branche ormai nude.
È quindi difficile ridimensionare un vecchio pesco. Altre specie invece ri-
spondono bene ai tagli di ridimensionamento sviluppando un certo nume-
ro di germogli sul legno sotto il taglio. Il pero e l’actinidia sono le specie
che reagiscono meglio a tale intervento.
Per questo sulle piante vecchie, in generale, è necessario salvaguardare
ogni singolo germoglio che si sviluppa nella parte medio-bassa della
chioma: in mancanza d’altro anche un succhione può essere gestito in-
clinandolo, se lo si prende in tempo, se al contrario è un ramo di bassa o
media vigoria lo si può rinforzare con un energico taglio a legno.
Mai e poi mai deve essere eliminato.
Purtroppo alcuni potatori hanno il brutto vizio di spogliare completamente
la parte bassa delle vecchie branche dai nuovi rami.
Si notano infatti nei giardini, dopo la potatura di grosse piante, vecchie
branche nude, con la vegetazione ormai lontana dalla base ... e cicatrici
lasciate dall’eliminazione di alcuni rami presenti proprio nella parte più
interessante della chioma.
56
LA POTATURA DI FORMAZIONE
Nella potatura di una pianta adulta, per quanti errori si possano fare, è
difficile rovinare irrimediabilmente una pianta perché la forma, la sua im-
palcatura, è ormai definita.
Al contrario è necessario prestare molta attenzione alla gestione dei primi
anni di allevamento in quanto gli errori effettuati durante la formazione della
chioma possono compromettere irrimediabilmente la formazione di una
chioma equilibrata.
57
Pero, albicocco e susino si coltivano di norma con una forma intermedia,
il pal-spindel (fig. 2), formato da un fusetto (spindel), inserito al centro di
due branche basali a Y (primo palco della vecchia forma a palmetta).
VASO
I anno: Inverno
Sul tronco principale si scelgono i tre rami che formeranno l’impalcatura.
Tradizionalmente si è portati a intervenire per scegliere le future branche
nell’inverno successivo all’impianto.
Questo però è uno dei primi grandi errori che può compromettere lo svi-
luppo della pianta.
Come si è visto a pag. 18 i primi germogli originati sotto il taglio a legno
sono di norma i più vigorosi. Se lasciati fino all’inverno saremo obbligati a
sceglierli perché prenderanno il sopravvento su quelli sottostanti.
58
Ma questi rami hanno di norma
un angolo di inserzione sul tron-
co molto chiuso, piante impalcate
in questo modo sviluppano una
chioma vigorosa, molto fitta,
con branche quasi verticali e
troppo vicine tra loro (fig. 4).
Oggi si preferisce effettuare la
scelta delle future branche in pri-
mavera, quando i germogli origi-
natisi sotto il taglio hanno rag-
giunto uno sviluppo medio di 20-
30 cm di lunghezza. fig. 4
59
Per capire l’importanza della scelta delle future branche si può osservare
la figura 8. I primi due germogli (ormai lignificati) originatisi sotto il taglio
effettuato alla fine dell’inverno sono particolarmente vigorosi, con un an-
golo di inserzione molto stretto.
L’inclinazione di questi germogli
porterebbe a una curvatura del
germoglio stesso, per cui la par-
te più prossima al tronco rimar-
rebbe invariata.
Sarebbe stato più opportuno, in
primavera, eliminare i primi due
germogli, con un taglio sull’asto-
ne, sotto di essi, e allevare i tre
restanti germogli; essi hanno un
buon angolo di inserzione, in que-
sto caso probabilmente non ser-
ve inclinarli ulteriormente, aven-
do già naturalmente una buona
inclinazione.
fig. 8
60
fig. 10) utilizzo del cavalletto per inclinare i germogli
I anno: Luglio
x si pulisce la cima da possibili germogli concorrenti (fig. 4 a pag. 35);
x si eliminano i rami che si originano sul dorso delle branche;
x è il momento di inclinare il prolungamento delle branche vigorose a
35-40° sulle canne del cavalletto.
Piante vigorose possono produrre rami anticipati, questi rami possono es-
sere utilizzati per formare, fin dalla prima vegetazione, su ogni branca un
ramo di una certa vigoria che formerà la prima sottobranca permanente:
x si scelgono per questa funzione rami anticipati inseriti lateralmente
sulle branche primarie a 40-60 cm dall’inserzione di queste sul tronco;
x le sottobranche di ogni branca devono essere, se possibile, sullo stes-
so lato rispetto alle branche principali per evitare incroci di rami e com-
petizioni per la luce (fig. 11).
61
fig. 11) notare che su ogni
branca la prima sottobranca
ha sempre la stessa direzione
rispetto alla principale,
la seconda è opposta alla prima,
e così la terza
II anno: Inverno
In questa stagione è ancora possibile effettuare l’inclinazione delle bran-
che se non si è provveduto in estate.
fig. 12 fig. 13
62
Il taglio si effettua sopra una gemma a legno rivolta verso l’esterno per
favorire uno sviluppo obliquo della freccia e portare la vegetazione al-
l’esterno del vaso.
Alcuni potatori preferiscono effettuare un primo taglio su una gemma in-
terna, per poi ribattere, con un taglio successivo, sulla gemma esterna
quando i germogli hanno raggiunto un certo sviluppo. In questo modo lo
sviluppo del germoglio interno aiuta il germoglio esterno a svilupparsi in
maniera più aperta.
Su piante vigorose conviene evitare il taglio a legno in inverno, per non
favorire ulteriormente l’accrescimento vegetativo. Conviene rimandare il
taglio a legno un mese dopo il germogliamento.
III-IV anno
La potatura continua come al secondo anno.
Potatura di produzione
Al quarto anno la struttura della pianta si può considerare completata; ini-
zia la vera e propria potatura di produzione, differente a seconda delle
specie e varietà.
63
FUSETTO
Il fusetto è una forma di allevamento conica costituita da un asse centrale
e da branche laterali il più possibile orizzontali, di lunghezza e vigore
minore dalla base verso l’alto. È coltivato in filari e necessita di tutori, pa-
li e fili di sostegno per tronco e branche.
I anno: Inverno
Raccorciamento dell’astone a 90-100 cm.
I anno: Maggio-Giugno
Il primo anno è importante ottenere un primo palco di branche (4-5) vigo-
rose, le quali servono a tenere in basso la vegetazione. Se questo non
avviene il corso della linfa sarà indirizzato verso la parte apicale della
pianta, favorendo il precoce esaurimento delle branche basali e la forma-
zione di rami vigorosi all’apice.
Per questa ragione, quando i germogli hanno raggiunto una lunghezza di
circa 20 cm:
si asportano il primo o i primi due getti sotto la freccia, questi sono in
concorrenza con l’apice e inoltre formano un angolo troppo stretto con la
64
verticale; questo li rende particolarmente vigorosi e una inclinazione (per
frenare la vigoria) sarebbe impossibile senza operare una dannosa pie-
gatura;
si eliminano i getti male inseriti, in modo da ottenere una distribuzione
della vegetazione il più possibile uniforme nello spazio;
si asportano i getti sviluppatisi sotto i 50 cm di altezza.
I anno: Luglio
Getti squilibrati perché eccessivamente vigorosi possono essere
frenati inclinandoli (con divaricatori o legandoli ai fili orizzontali) o ricor-
rendo alla cidiatura.
Su piante vigorose possono essere presenti dei succhioni dorsali che
vanno eliminati.
II anno: Inverno
Se durante la stagione vegetativa si è effettuata una corretta potatura
verde, in inverno gli interventi sono limitati, ed eseguiti in funzione della
vigoria della pianta.
Pianta di vigoria media: raccorciamento della freccia a 60-80 cm dal
primo taglio (una pianta mediamente vigorosa dovrebbe avere una frec-
cia di 80-100 cm.).
Pianta molto vigorosa: in questo caso conviene effettuare il raccorcia-
mento circa 20 giorni dopo la fioritura.
Pianta poco vigorosa: se la freccia è lunga meno di 60 cm conviene
asportarne almeno un terzo per stimolare la vegetazione; la stessa ope-
razione sarà fatta sui rami più deboli del primo palco.
Pianta molto debole: bisogna avere il coraggio di ricominciare da capo
speronando tutti i rami a una decina di cm.
Eseguita la potatura dell’apice si potano le branche laterali per pareggia-
re i rami squilibrati; i rami più deboli vanno accorciati di 1/3 per aumen-
tare la vigoria mentre vanno inclinati i rami lasciati liberi durante la stagio-
ne vegetativa.
Attenzione: molti frutticoltori non eseguono (o non eseguono corretta-
mente) la potatura verde; in questo caso è necessario intervenire ora: si
esegue l’inclinazione dei rami vigorosi, si eliminano i rami in concorrenza
con la freccia, quelli in concorrenza fra loro e i succhioni.
II anno: Giugno
Alleggerire la freccia dai primi due-tre germogli sotto l’apice per non
creare concorrenza con la freccia.
65
Inclinare i germogli laterali fino a renderli orizzontali o addirittura incli-
nati verso il basso.
Eliminare i succhioni e i dorsali vigorosi.
IV anno
Di norma, in tre anni si ha il completamento della struttura della pianta; si
passa quindi alla potatura di produzione che si attua tramite i seguenti
interventi:
rinnovo della cima con tagli di ritorno su un laterale ( si può abbassa-
re la freccia anche di mezzo metro);
rinnovo delle branchette produttive. Questa è una classica operazione
di potatura invernale, fatta con tagli di ritorno più o meno severi, che ser-
vono anche come contenimento della chioma;
diradamenti di sfoltitura della chioma ed eliminazione di rami concorrenti
fra loro.
Bisogna comunque ricordare che rimangono importantissimi gli inter-
venti di potatura verde per le ragioni già esposte.
Al quarto o al quinto anno la pianta raggiunge l’altezza voluta (circa 3,5
m). La cima deve essere contenuta rinnovandola ogni anno mediante
un taglio di ritorno.
PAL-SPINDEL
Il pal-spindel è il risultato dell’unione del fusetto, e della palmetta, forma
di allevamento costituita da tre palchi a V (fig. 2 a pag. 57).
In questo caso si ha un unico palco basale a V, con un’inclinazione di cir-
ca 40°, su cui è inserito un fusetto.
Questa forma è un compromesso che permette di allevare a fusetto pian-
te vigorose; il primo palco infatti ha la funzione di contenimento del fusto
principale mantenendo il baricentro vegeto-produttivo in basso.
66
I anno
All’impianto: su piante ben formate in vivaio ci si limita a eliminare i rami
superflui e a spuntare la freccia e i laterali.
Su piante deboli o mal formate è opportuno cimare la pianta a circa 80-90
cm e speronare a 1-2 cm i rami.
I anno: Giugno-Luglio
L’impostazione generale non varia molto da quella del fusetto. L’impor-
tante, al primo anno, è la costituzione di un palco vigoroso che in questo
caso è formato dalla freccia e da due rami a V disposti il più possibile
paralleli al filare.
Quando i germogli hanno raggiunto una lunghezza di circa 20 cm si eli-
minano quelli in concorrenza con l’apice o quelli con angolo di inserzione
troppo chiuso rispetto alla verticale, e quelli sviluppatisi sotto i 50 cm.
Il primo anno si lasciano liberi i due germogli scelti per la costituzione del
primo palco, a meno di non dover correggere un eccesso di vigoria, nel
qual caso si procede alla inclinazione dei germogli stessi.
II anno
Se la potatura verde è stata effettuata correttamente, in inverno non do-
vrebbe essere necessario alcun taglio.
Nel caso uno o più rami siano di scarso vigore si può intervenire con tagli
a legno.
La parte superiore è allevata come un normale fusetto.
Nel pal-spindel le due branche oblique non devono entrare in concorren-
za con il fusetto, devono essere mantenute più corte dell’astone centrale.
Al secondo anno, a fine maggio, si effettua un primo intervento per elimi-
nare i germogli troppo vigorosi che entrano in concorrenza con le bran-
che produttive e si piegano mediante torsione quelli inseriti lateralmente.
Alcuni germogli troppo vigorosi, se però ben inseriti, si possono accorcia-
re con un taglio a legno (siamo comunque in potatura verde).
In luglio si effettua un secondo passaggio di rifinitura.
III-IV anno
Dal terzo-quarto anno, la potatura è simile a quella utilizzata per il fusetto.
Forma ad Y
Si può considerare un’esasperazione della palmetta o del pal-spindel (fig.
2 a pag. 57).
Su un tronco di circa 80 cm si aprono due branche oblique a V.
67
La potatura si effettua essenzialmente come un vaso … con una branca
in meno.
Il primo anno si dovranno aprire le due branche fissandole al primo filo a
100-120 cm. Eventuali sottobranche vigorose si eliminano.
Il secondo anno si legano le colonne al secondo filo allo scopo di dar loro
un andamento obliquo.
68
LA POTATURA DI PRODUZIONE
Come si è visto nel precedente capitolo, dal terzo-quarto anno la struttura
della pianta è completamente formata, inizia quindi la potatura di produ-
zione.
Questa ha lo scopo di regolamentare la produzione per avere negli anni
un buon compromesso fra quantità e qualità dei frutti, limitando il più
possibile i rischi di alternanza delle produzioni.
Allo stesso tempo la potatura, come si è visto nei capitoli precedenti,
deve:
x contenere le dimensioni della pianta, mantenendo il più a lungo possi-
bile la vegetazione produttiva nella parte medio bassa della pianta;
x mantenere una buona vigoria della pianta rallentando la sua sene-
scenza.
Lo schema della potatura per le più importanti specie frutticole è molto
simile; vi sono però alcune differenze che caratterizzano le diverse spe-
cie e anche le diverse varietà all’interno della stessa specie, soprattutto a
causa del diverso numero di gemme fruttifere prodotte e del tipo di ramo
su cui si ha la produzione.
In questo capitolo si evidenzieranno le peculiarità delle diverse specie
frutticole.
Melo
Distanze d’impianto: fusetto 4,00 x 1,30-1,80 m
vaso 5,00 x 5,00 m
fig. 1
Gruppo Golden
Produce frutti di qualità su rami misti, brindilli e lamburde portate da
branchette di due anni.
La potatura segue lo schema visto nella parte generale (fig. 1 a destra).
Gruppo Delizie Rosse e Renette
Sono piante vigorose e fruttificano quasi esclusivamente su lamburde
portate da branche di 2 o più anni.
69
Le branche rivestite di lamburde devono essere accorciate tramite tagli di
ritorno asportando circa un terzo delle lamburde.
Oltre i 5-6 anni di vita della branca vi è un invecchiamento delle lamburde
con conseguente produzione di frutti di scarsa qualità; è necessario quin-
di speronare drasticamente a 15-20 cm dal punto di inserzione sul tronco
alcune branche per favorire il rinnovo.
Gruppo Spur
Il termine spur (sperone, lamburda) indica un tipo di fruttificazione carat-
terizzato in prevalenza da lamburde e corte formazioni fruttifere. Le attua-
li varietà spur hanno un portamento compatto, con internodi corti e quindi
con un minore sviluppo. Per questo oggi si parla di spur per identificare
varietà compatte con corte formazioni fruttifere.
Queste varietà, come le rosse e le renette, fruttificano su lamburde porta-
te da banche di più anni; l’invecchiamento di queste è però più precoce;
per avere un buon rinnovo il ritorno a 15-20 cm sulle branchette si effet-
tua dopo il quarto anno.
x Le varietà spur, meno vigorose delle standard, necessitano di un
portinnesto più vigoroso.
x Queste varietà posseggono un’accentuata basitonia, che si manife-
sta con la formazione di robuste branche basali; se durante la potatura di
formazione esse non vengono eliminate o frenate diventeranno concor-
renti della freccia influendo negativamente sull’equilibrio della pianta.
x Per favorire la freccia, essa deve essere opportunamente alleggerita
e, in caso di eccessiva debolezza, stimolata con deviazioni.
x La spuntatura di impianto deve essere di modesta entità (20-30
cm dalla cima).
Diradamento. Il melo produce grappoli di fiori, i corimbi che portano fino
a cinque frutti. Affinché i frutti raggiungano buone caratteristiche qualitati-
ve è necessario effettuare il diradamento dei frutti: ogni corimbo do-
vrebbe portare a maturazione una, massimo due mele. Nei frutteti si in-
terviene con prodotti diradanti, per poi effettuare un secondo diradamento
manuale. Nei frutteti famigliari il diradamento si può effettuare manual-
mente, operando il più precocemente possibile (fig. 2).
70
Pero
Distanze d’impianto: pal-spindel 4,00 x 1,80-2,00 m
vaso 5,00-6,00 x 5,00-6,00 m
Il pero è una specie assurgente; produce molti succhioni e rami verticali.
L’eliminazione drastica di questi porta a un aumento della spinta a legno
che sposta la vigoria sempre più verso la cima.
Per mantenere l’equilibrio della pianta i succhioni non devono essere
diradati in maniera eccessiva.
Nel pero conviene privilegiare il legno giovane: la produzione migliore si
ottiene infatti su lamburde portate da rami di 2 e 3 anni. Questi rami pro-
ducono frutta di qualità migliore e permettono di mantenere il giusto
rapporto tra produzione e rinnovo dei rami. Questi rami, inoltre, non
vanno in alternanza, cosa che accade per le formazioni fruttifere sulle
zampe di gallo (lamburde di oltre 4-5 anni).
Per privilegiare legno giovane la potatura del pero segue uno schema
ben preciso (fig. 3).
Ramo di 1 anno: è necessario lasciarli integri, per quanto possano es-
sere lunghi e verticali; l’anno successivo (legno al 2° anno) si rivestiranno
di lamburde fruttifere.
Se necessario, si può operare un leggero diradamento di questi rametti
privilegiando quelli più prossimi al tronco.
Ramo di 2 anni: le lamburde di rivestimento sono, di norma, in ec-
cesso; è necessario perciò accorciare il ramo (con un taglio di ritorno
su una lamburda) per avere una produzione di buona pezzatura.
In generale è necessario lasciare una certa lunghezza per la fruttificazio-
ne dell’anno e quella dell’anno venturo (si lasciano circa 40-50 cm su
buoni rami, rami deboli invece vanno ridimensionati a 2 gemme al mas-
simo). Le lamburde più prossime al taglio daranno frutti mentre si diffe-
renzieranno a fiore quelle più prossime all’inserzione del ramo, queste
daranno frutti l’anno successivo.
Ramo di 3 anni: come già visto, di norma su questi rami (meglio par-
lare di branchette) hanno prodotto le lamburde vicine al taglio effettuato
il secondo anno, mentre si sono differenziate lamburde a fiore nella par-
te più prossima all’inserzione; un ulteriore ritorno darà ancora produ-
zione.
Ramo di 4 anni: la produzione di qualità si sposta sui prolungamenti
più giovani, che si troveranno sempre più distanti dal tronco: è quindi ne-
cessaria l’asportazione del ramo lasciando uno sperone per il rinnovo.
71
fig. 3) ramo di 1 anno; branca di 2 anni; branca di 3 anni
72
Pesco
Distanze d’impianto: forma a Y 4,00-4,30 x 2.00-2,20 m
vaso 5,00 x 4,00 m
La produttività potenziale del pesco è molto alta: se non si effettua un
energico e costante rinnovamento la vegetazione attiva si sposta velo-
cemente verso l’alto lasciando spoglie le parti medio basse della pianta;
questo allontanamento è molto pericoloso nel pesco in quanto, in questa
specie, a differenza di melo o pero, difficilmente si riesce a riformare
nuovo legno tramite speronature.
Si interviene quindi con severi tagli di ritorno sulle branche produttive la-
sciando da 3 a massimo 5 rami produttivi (fig. 4 a sinistra). Su alcune va-
rietà, come sulle nettarine, si scelgono rami di buona vigoria, diradando
quelli molto deboli (fig. 4 a destra).
fig. 5
Diradamento. Il pesco produce molti frutti sul ramo; per ottenere una
produzione di qualità è necessario diradare drasticamente le pesche.
Quando i frutti hanno le dimensioni di una noce si effettua il diradamento
manuale lasciando tra un frutto e l’altro una distanza di circa quattro dita
(fig. 6).
73
fig. 6) pesco prima e dopo il diradamento
Albicocco
Distanze d’impianto: pal-spindel 4,50 x 3,00-4,00 m
vaso 5,00 x 4,00 m
Si utilizza un pal-spindel molto libero. La specie è basitona, non dà grossi
problemi di lotta alla cima.
È una pianta che soffre i grossi tagli di potatura, la potatura invernale è
allora anticipata al periodo post-raccolta, da metà agosto a metà set-
tembre. In inverno si può effettuare un intervento di correzione (se fatto
in prefioritura con le gemme a fiore ingrossate, si può correggere il carico
produttivo diradando i mazzetti di maggio).
L’albicocco fruttifica su rami mi-
sti brindilli e dardi. Con la pota-
tura di produzione effettuare un
drastico ritorno delle branche,
bisogna infatti diradare severa-
mente le gemme a fiore (un po’
come per il pesco); più le bran-
che sono esili o vecchie più dra-
sticamente saranno accorciate
(fig. 7).
fig. 7) la freccia verticale indica
il taglio di ritorno, la freccia orizzontale
indica un taglio di diradamento
74
Susino
Distanze d’impianto: pal-spindel 4,50 x 3,00-4,00 m
vaso 5,00 x 4,00 m
Il susino è una specie che facilmente scappa verso l’alto; si opera quindi in
maniera meno drastica che nel pesco e albicocco. Fruttifica sui dardi inseriti
sulle branche di due anni: si effettuano tagli di ritorno su dette branche (fig. 8).
Il susino cino-giapponese necessita di una potatura più severa.
Ciliegio
Distanze d’impianto: vaso 4,50-5,00 x 4,00-4,50 m
fusetto 4,50 x 2,00-2,50 m
Il ciliegio è tradizionalmente allevato a vaso (fig. 9 a sinistra). Alcuni frut-
ticoltori propongono, oggi, ceraseti allevati a fusetto (fig. 9 a destra).
Il ciliegio fruttifica sui dardi inseriti sulle branche di due anni: si effettuano
tagli di ritorno su dette branche (fig. 10). I dardi di oltre 4 anni producono
frutti di minor qualità, è quindi necessario rinnovare le branche in modo
da mantenere dardi giovani.
Il ciliegio acido fruttifica sui rami misti oltre che sui dardi.
fig. 9
75
fig. 10
Agrumi
Le diverse specie appartenenti al gruppo degli agrumi si allevano con la
forma a Globo, una variante del vaso con vegetazione più folta nella par-
te interna della chioma.
Distanze d’impianto 5,00 x 5,00 m
La potatura è molto leggera, consiste nel contenimento della chioma tra-
mite tagli di ritorno, e nel diradamento dei rami.
Nocciòlo
Distanze d’impianto: cespuglio 5,00 x 4,50-5,00 m
Il nocciòlo è una pianta cespugliosa, si alleva tradizionalmente con un
cespuglio di 4-6 pertiche (fig. 11).
Alcuni frutticoltori prediligono il vaso cespugliato, cioè un vaso di 3-4 per-
tiche impalcate a circa 20 cm dal suolo. In questo modo è molto più age-
vole l’eliminazione dei succhioni, una delle attività più fastidiose per la
coltura del nocciòlo.
La potatura di produzione, molto leggera, soprattutto se effettuata regolar-
mente, si attua essenzialmente con tagli di ritorno per allargare e arieggiare
la chioma, e con tagli di diradamento ed eliminazione di legno vecchio o
secco. Si ricorda che potando tutti gli anni si effettuano un numero minore di
tagli e si opera su rami di minore diametro; potando ogni tre o quattro anni
bisogna ricorrere a tagli drastici e su branche di grande diametro.
fig. 11
76
Olivo
L’olivo è una specie allevata a vaso libero, spesso di grandi dimensioni.
Con distanze d’impianto fino a 5,00 x 5,00 m.
Questa specie produce molti succhioni nella parte centrale della chioma
per cui è molto importante eliminarli in potatura verde.
L’olivo produce rametti molto esili che, con la produzione tendono a pie-
garsi; dal dorso del ramo si sviluppano altri rametti che fruttificheranno gli
anni successivi. Quando il rametto superiore inizia a fruttificare si elimina
quello vecchio in basso, come in figura 12.
fig. 12
Vi sono poi alcune specie arboree come il castagno e il noce (fig. 13), uti-
lizzate anche come piante da frutta: queste specie di norma si lasciano
sviluppare naturalmente senza effettuare una vera e propria potatura. I
tagli si limitano a eliminare il secco o qualche branca in soprannumero.
Mirtillo
Il mirtillo è una specie con vegetazione a cespuglio, manca quindi un
tronco principale. La specie necessita di terreno acido, in cui non vi sia
presenza di calcare attivo.
77
Distanze d’impianto: 3,00 m x 1,20-1,50 su baulatura (collinetta) di cir-
ca 20 cm (fig. 14).
Il mirtillo necessita di somministrazioni annue di sostanza organica come
letame o torba, insieme o ad anni alterni.
Torba acida 300 l/pianta Letame maturo 150-250 q/ha
78
Lampone
Il lampone è una pianta cespugliosa, allevata a spalliera, cioè in un filare,
con le pertiche, alte circa 150-180 cm, poste in filare e sostenute da fili tu-
tori (fig. 15). Si possono paragonare le pertiche ai rami produttivi delle pian-
te più conosciute, quindi: il primo anno si sviluppano le pertiche, il secondo
anno fruttificano, dopo la raccolta le pertiche che hanno prodotto si elimi-
nano, rimangono così i rami (pertiche) di un anno che continuano il ciclo.
Pali a 5-7 m
Fili: 1° filo a 80 cm 2° a 120-150 cm
Distanze d’impianto: 3,00 x 0,50
fig. 15
Actinidia (Kiwi)
Il kiwi è una pianta sarmentosa, simile alla vite; si alleva a pergoletta:
dal tronco si lasciano sviluppare due cordoni permanenti a un’altezza di
180 cm. Dai due cordoni si allevano un certo numero di rami laterali, i
tralci (fig. 16).
79
fig. 16) kiwi allevato a pergoletta
a destra: frecce rosse indicano i fili laterali
le frecce blu il filo di colmo, sul cordone permanente
Potatura di allevamento
Al momento dell’impianto è indispensabile predisporre un tutore, una
canna, per ogni pianta. L’astone si pianta sul filare tra i due pali. Si alleva
un solo tronco per pianta che diversamente tenderebbe ad assumere un
portamento cespuglioso.
Quando il germoglio raggiunge il filo di colmo (200 cm) deve essere ci-
mato circa 20 cm sotto il filo stesso, all’altezza di una foglia ben sviluppa-
ta; in questo modo si facilita l’emissione di due germogli che costituiranno
i due cordoni permanenti, uno per lato che, a sviluppo ultimato, andranno
fermati in concomitanza del palo di sostegno.
x La curvatura tra il tronco e i cordoni orizzontali deve essere libera da
branche o rami; questi, molto vigorosi, toglierebbero linfa al cordone
stesso.
x I tralci o le branche devono essere … pettinati, devono cioè essere
paralleli fra loro, senza incroci o sovrapposizioni e soprattutto non devono
scavalcare il cordone permanente; tra un tralcio e l’altro si lascia uno
spazio di circa 30-40 cm.
La potatura del kiwi prevede la sostituzione annuale dei tralci che hanno
prodotto con nuovi tralci dell’anno.
Potatura verde
Si inizia con la … potatura verde, pratica molto importante per arieggiare
la pianta, e scegliere i nuovi rami per l’anno successivo.
Un primo passaggio si effettua quando i germogli dell’anno hanno rag-
giunto uno sviluppo di 30-40 cm si asporta tutta la nuova vegetazione
che si è sviluppata dal cordone.
80
In seguito, dopo la fioritura, si effettua un secondo passaggio, sele-
zionando quelli meno vigorosi che, di norma, sono più interessanti per la
produzione.
Per frenare la crescita dei germogli molto lunghi si può effettuare la cidia-
tura dell’apice.
Potatura invernale: se le operazioni al verde sono state compiute re-
golarmente, gli interventi risultano limitati:
x Eliminazione di qualche ramo troppo vigoroso.
x Legatura dei rami sul filo esterno.
x Disposizione a pettine dei rami.
Alternanza
Le piante in natura, su terreni di fertilità accettabile, tendono a mantenere
un certo equilibrio tra vigoria e produttività.
Alcuni imprevisti però, come ad esempio una gelata primaverile che an-
nulla la produzione, possono rompere l’equilibrio.
In mancanza di produzione non vi è competizione dei frutti sull’attività
vegetativa dell’anno, si avrà perciò un’esaltazione della vigoria con una
produzione eccessiva di rami.
L’anno successivo si avrà una chioma molto ricca, e quindi un alto nume-
ro di gemme produttive; si avrà allora un’abbondante produzione.
L’alto numero di frutti in accrescimento limita la costituzione delle riserve
nutritive, inibisce quindi lo sviluppo vegetativo e il differenziamento delle
gemme che devono produrre l’anno successivo, che sarà perciò un nuo-
vo anno di scarica. La pianta entra così in un circolo vizioso con alter-
nanza di anni di carica seguiti da anni di scarica.
L’alternanza ha comunque una base genetica: a parità di ogni altro fatto-
re alcune specie, quali Pesco e Ciliegio, sono poco sensibili all’alternan-
za; Melo e Olivo sono invece più suscettibili. In generale le piante vecchie
sono più inclini all’alternanza.
Una potatura corretta, effettuata tutti gli anni limita il fenomeno dell’alter-
nanza, mentre una potatura troppo severa può innescare o esaltare il fe-
nomeno.
81
molte varietà di melo ecc. producono essenzialmente su rami misti. Su
queste piante non vi sono dubbi sull’età dei rami produttivi.
Altre piante frutticole quali il pero, le varietà di susino cino-giapponese,
l’albicocco e il ciliegio producono preferibilmente su dardi o lamburde.
Questi rami sono di dimensioni così contenute che spesso sono conside-
rate, per semplicità, anche dai tecnici, semplici gemme inserite su rami
di più anni.
Si è pertanto portati a credere, erroneamente, che il ramo produttivo sia
la branca su cui sono inserite le lamburde o i dardi.
82
ATTREZZATURA E MODALITÀ DI TAGLIO
Attrezzi
L’attrezzo classico della potatura è la forbice da potatura.
Le più utilizzate sono essenzialmente di due tipi: le forbici a lama e con-
tro lama (in fig. 1 a sinistra modello con manico girevole antivesciche),
e le forbici a due lame combacianti, ottime ma difficili da molare (fig. 1
in centro).
La scelta tra i diversi modelli è molto soggettiva per cui sarebbe opportu-
no provare le forbici, se possibile, prima dell’acquisto; in caso contrario,
secondo gli autori, con le tradizionali forbici a lama e contro lama non si
rimane delusi.
Il corredo di base è completato da un segaccio (molto pratici quelli con
lama ripiegabile nel manico), indispensabile per tagliare i rami più grossi
(fig. 1 a destra).
Le forbici e il segaccio possono essere tenuti alla cintura, in apposite
fondine. Nella foto 2 un simpatico esempio di … riciclaggio.
Alle forbici si affiancano i forbicioni, o troncarami, forbici con manici di
80-100 cm per tagli su rami di grosse dimensioni o rami posti a una certa
distanza da terra (fig. 3 e fig. 6 a pag. 51).
Nei frutteti in cui non si può operare con mezzi meccanici è necessario
utilizzare attrezzi montati su manici telescopici:
fig. 4
83
Mai come per questi attrezzi vale il detto chi più spende meno spende;
l’attrezzatura di marca costa anche il doppio di qualche articolo economi-
co ma dopo poche decine di tagli le mani e le braccia ringrazieranno per
la scelta.
Le forbici, oltre a essere di buona qualità, devono essere mantenute in
ottimo stato, soprattutto le lame devono essere perfettamente affilate: in
questo modo eseguono tagli netti e affaticano meno il potatore.
Importanti sono anche i guanti, comodi ma consistenti, per affaticare me-
no la mano e lavorare più desgenà (più a proprio agio) tra i rami senza
paura di farsi male.
I tagli
In seguito a un taglio o a una rottura accidentale, la pianta reagisce con
la produzione di una barriera di sughero che isola il taglio e ostacola
la penetrazione di agenti patogeni: a seguito di un taglio a legno la
barriera è prodotta appena sopra l’ultima gemma, nel caso dell’elimi-
nazione di un ramo (taglio a frutto) il sughero è prodotto nella zona del
collare, un manicotto alla base del ramo, riconoscibile per una certa ru-
gosità.
Effettuando il taglio troppo a ridosso del ramo si elimina il collare e si la-
scia il taglio sguarnito dalle naturali difese della pianta; allo stesso modo,
tagliando troppo distante dall’inserzione si lascia un moncherino del ramo
che può essere facilmente attaccato da funghi; quando questi si saranno
insediati potranno facilmente superare la barriera di sughero formatasi al
collare.
Si notano spesso alberi ornamentali con moncherini secchi distrutti da
funghi e insetti: per ovviare a questi inconvenienti basta effettuare tagli
assennati.
I tagli di raccorciamento su legno di un anno saranno effettuati appena
sopra una gemma, di norma si sceglie una gemma esterna che produce
germogli verso l’esterno della chioma. Il taglio deve essere obliquo con la
pendenza opposta alla gemma terminale (fig. 5).
fig. 5
84
Asportando un ramo di uno o due anni si taglia quasi a contatto con la
branca, lasciando pochi millimetri di collare (fig. 6). Nelle drupacee è ne-
cessario lasciare un moncherino maggiore, circa un centimetro, in caso
contrario si rischia di far seccare una porzione di branca.
fig. 7
85
fig. 8) sequenza dei tagli
Rifinitura
86
L’IMPIANTO DEL FRUTTETO
Acquisto
Una buona gestione della pianta inizia … dall’acquisto.
Il frutticoltore di professione, che acquista centinaia di piante alla volta, si
rivolge a vivaisti specializzati capaci di dare tutte le informazioni richieste,
e di offrire piante adeguate.
Chi invece acquista poche piante spesso è attratto da prodotti offerti in
negozi per hobbisti, non specializzati dove, di norma, vengono offerte
piantine già impalcate, di 2-4 anni. Sono belle da vedere alle volte già
con i frutti in maturazione, ma spesso sono piantine di scarto dei vivai.
Piante di questo tipo hanno avuto, all’estirpo, una drastica riduzione del-
l’apparato radicale:
x andrebbero probabilmente incontro a seri stress da trapianto;
x hanno la forma della chioma già impostata, quasi mai ottimale per la
buona gestione della pianta.
È necessario quindi rivolgersi sempre a un vivaista, privilegiando pian-
tine:
x costituite dal portinnesto (o selvatico) alto 20-30 cm su cui è innesta-
to un buon astone (ramo vigoroso di 1 anno della varietà voluta) lungo
circa 120-180 cm;
x ben lignificate;
x con un buon apparato radicale.
La presenza dell’astone di 1 anno è essenziale in quanto è il solo ramo
che presenta un eccellente rivestimento di gemme da cui si possono
facilmente ottenere delle buone branche per la formazione delle diverse
forme di allevamento (fig. 1).
87
Portinnesti
Le specie da frutto più comunemente usate non sono moltiplicabili per
talea in quanto i germogli, o i rami di queste piante non hanno la capacità
di emettere radici, quindi di ricreare un nuovo individuo (fanno eccezione
i susini Ramassin, il kiwi, il mirtillo e il lampone).
Per questa ragione è necessario ricorrere all’innesto di una porzione di
pianta, gemma o marza (rametto con una-due gemme) su un Piede, il
Portinnesto.
Le poche gemme innestate riformeranno la chioma dando un individuo
perfettamente identico alla pianta di partenza. Gli alberi da frutto sono
quindi costituite da due bionti: la base, cioè il portinnesto (o selvatico) e la
varietà coltivata (o gentile).
La necessità di innestare le specie da frutto è stata trasformata in virtù: la
ricerca ha infatti trovato, per ogni specie frutticola, soprattutto nell’ambito
di alcune specie (il melo in particolare) una vasta gamma di portinnesti,
che permettono di ampliare le scelte di coltivazione.
Fra le opportunità offerte dall’uso del portinnesto ricordiamo:
x la possibilità di diminuire la taglia delle piante,
x di adattare la specie coltivata a diversi terreni,
x di avere meno problemi nel ristoppio del pesco (il ristoppio è il ritorno,
su un terreno, di una specie dopo l’estirpo di un frutteto della stessa spe-
cie, operazione comunque da evitare, se possibile, per tutte le specie).
Ricordiamo inoltre che la vite è stata coltivata per millenni franca di
piede cioè senza l’uso di portinnesti in quanto si moltiplica facilmente
per talea.
Il drammatico problema della Fillossera della vite (un afide) che ha deci-
mato le viti europee nella seconda metà dell’Ottocento è stato brillante-
mente risolto unicamente con l’utilizzo di un portinnesto di vite americana
(specie tollerante al parassita); primo esempio di lotta biologica in agricol-
tura.
Attenzione: l’innesto non ha nulla a che vedere con l’incrocio; il patrimo-
nio genetico del gentile rimane esattamente lo stesso della pianta da
cui sono prelevate le gemme e non viene in alcun modo influenzato dal
portinnesto.
Proponiamo una veloce rassegna dei portinnesti più utilizzati per alcune
specie frutticole (l’elenco non è esaustivo, anche perché la ricerca immet-
te sul mercato continuamente nuove selezioni).
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Portinnesti del Pero
Cotogno: Sydo, EMA, BA 29 (dal meno al più vigoroso)
Pero: diverse selezioni della serie OHF
Portinnesti dell’Albicocco
Montclar Mrabolano 29/C
Per reimpianto Ishtara
Operazioni preimpianto
Dovendo impiantare un frutteto è indispensabile effettuare una lavorazio-
ne del terreno; in zone di forte pendenza è possibile effettuare la lavora-
zione a file, per evitare pericoli di erosione.
La lavorazione classica d’impianto era l’aratura profonda, circa 50-70 cm.
Oggi però si tende a sostituire l’aratura profonda con la ripuntatura, ope-
razione che lavora il terreno senza rivoltare la zolla. In questo modo si
evita di portare in superficie terreno inerte.
Alla ripuntatura segue, in tutti i terreni, un’aratura superficiale, effettuata a
una profondità di circa 30-40 cm, con lo scopo principale di interrare le
erbe infestanti.
Infine si effettua l’affinamento del terreno tramite erpicatura.
Attenzione a non ridurre il terreno a un … tavolo da biliardo, la superficie
deve mantenere una certa zollosità.
Prima dell’erpicatura si effettua, se necessaria, la concimazione di fondo.
Si apportano Fosforo e Potassio in base alle necessità evidenziate dal-
l’analisi del terreno.
L’impianto del frutteto è anche il momento in cui si può migliorare la dota-
zione di sostanza organica presente nel terreno: indicativamente si ap-
2
portano circa 300-400 q ogni ettaro (10000 m ) di letame maturo, distri-
buito unicamente sulla fila.
Conviene non effettuare la concimazione prima dell’aratura per non inter-
rare troppo in profondità gli elementi nutritivi, elementi che devono essere
mantenuti negli strati più superficiali del terreno.
Si ricorda che lo strato attivo di terreno, dove avvengono la maggior par-
te delle attività biologiche, si estende non oltre i 20-30 cm di profondità.
89
Tracciatura e palificazione
Un importante problema che si presenta accingendosi a piantare un frut-
teto è il tracciamento dei filari: questi devono essere dritti e perfettamente
paralleli per aiutare il passaggio dei macchinari.
Tracciato l’impianto è necessario posizionare le strutture di sostegno
(fig. 2).
Si utilizzano pali distanti tra loro non più di 10 m per piante di bassa vigo-
ria e non più di 15 m per le piante più vigorose.
Per pesco e albicocco, specie con un buon ancoraggio delle radici, è suf-
ficiente un palo ogni 20 metri.
Il diametro dei pali varia dal materiale scelto, per i pali in legno si usano
diametri di 12-14 cm per le testate e 8-10 cm per i pali intermedi.
Effettuata la posa dei pali si effettua l’impianto e, solo successivamente,
si posizionano i fili tutori.
I filari di melo e pero necessitano di 4 fili posti rispettivamente a una di-
stanza da terra di 90-100 cm, 160-180 cm, 240-250 cm e 310-330 cm.
Per Pesco e Albicocco sono sufficienti 3 fili, a circa 90-100 cm, 160-180
cm e 270-280 cm, in quanto dopo 4-5 anni non necessitano più di tutore.
I fili si possono posizionare alternativamente da una parte e dall’altra del
palo (se il primo filo passa a sinistra del palo, il secondo passa a destra);
in questo modo si crea una sorta di gabbia che aiuta a sostenere la pian-
ta in caso di eventi atmosferici eccezionali.
90
Il momento migliore per effettuare l’impianto è l’autunno; si diceva un
tempo che “chi pianta in inverno guadagna un anno”; questo perché du-
rante l’inverno la pianta non è completamente ferma. In questo periodo
rimargina le ferite inevitabilmente subite durante il trapianto.
Le piogge invernali inoltre compattano il terreno attorno alle radici, condi-
zione essenziale per un ottimale assorbimento degli elementi nutritivi.
Per queste ragioni le piantine, in primavera, avranno uno sviluppo più
pronto e veloce.
Effettuando l’impianto alla fine dell’inverno è indispensabile una maggior
attenzione all’irrigazione del frutteto nelle prime fasi dello sviluppo.
Evitare comunque di mettere a dimora le piantine nei periodi più freddi
dell’anno.
Impianto
Le piantine acquistate devono essere poste a dimora nel minor tempo
possibile e, soprattutto, non devono essere lasciate disidratare al sole.
Se necessario devono essere reidratate immergendole in acqua.
Al momento dell’impianto è opportuno eliminare con tagli netti le radici
rovinate durante l’estirpo.
Le piantine sono posizionate lun-
go i filari in un solco aperto con
l’aratro assolcatore.
Sono interrate rispettando il pia-
no di campagna, devono cioè
mantenere la stessa profondità
che le piante avevano in vivaio.
Molta attenzione deve essere
posta al punto d’innesto che
deve essere 15-20 cm al di so-
pra del terreno (fig. 1 e 3).
fig. 3) meleto a fusetto,
particolare del punto d’innesto
Nei piccoli frutteti, le piante allevate a vaso, che non necessitano di tutori
permanenti, sono spesso coltivate singolarmente, è quindi sufficiente
scavare delle buche che abbiano lo spazio adeguato per contenere le ra-
dici (fig. 4). Anche in questo caso è opportuno fare molta attenzione a
non interrare il punto d’innesto (fig. 1).
Come per il frutteto, è importante non posizionare concime organico nel
fondo della buca, la diminuzione di volume della sostanza organica fa-
rebbe, col tempo, abbassare la pianta rispetto al piano di campagna.
Il letame va posizionato sopra la buca e leggermente interrato con la
zappa.
91
fig. 4
92
4