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Federazione Italiana Gruppi Coltivatori Sviluppo FEASR Programma di sviluppo rurale 2007-2013

FEDERSVILUPPO Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale Misura 111.1 - Sottoazione B
ASSOCIAZIONE REGIONALE DEL PIEMONTE L’Europa investe nelle zone rurali Informazione nel settore agricolo

L’arte
della potatura

Programma di sviluppo rurale 2007-2013


Misura 111.1 – Sottoazione B
Informazione nel settore agricolo

Provincia di Torino - anno 2014


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L’arte
della potatura
Testi di Marco Bottazzi e Sergio Bunino
Foto e disegni di Marco Bottazzi
Con la insostituibile collaborazione di Monica Brugiafreddo

In memoria di Piero Latino:


senza i suoi insegnamenti
questo opuscolo non ci sarebbe

Illustrazione di copertina: Il tempo e le cose, olio su tavola, Vittorio Emanuele


Supplemento al n. 9 de Il coltivatore piemontese, 1-30 settembre 2014
In distribuzione gratuita presso le sedi coldiretti

Videoimpaginazione e stampa: la fotocomposizione - Torino


INTRODUZIONE
Il professor Piero Romisondo, per anni direttore dell’Istituto di frutticoltura
industriale della facoltà di Agraria di Torino, affermava spesso che la po-
tatura, a differenza di ogni altra attività agricola, è un’arte.
Questa sintetica definizione ci dà un’idea di come la potatura, nel ciclo
produttivo di un frutteto, sia un momento importante di fusione tra teoria e
pratica e anche di creatività.
È il momento in cui il produttore deve aver chiare tutte le sue scelte teori-
che: perché ha scelto un determinato portainnesto, che forma di alleva-
mento intende adottare, che finalità produttive persegue ecc. Nello stesso
tempo deve fare appello a tutte le sue conoscenze pratiche, nate dall’at-
tenta e poliennale osservazione dell’ambito in cui lavora: ad esempio le
diverse risposte delle piante ai tagli di potatura.
Risulta chiaro quindi quanto sia difficile, come per qualsiasi forma d’arte,
insegnare a potare; e se ciò è difficile a tavolino, ancor più arduo è ten-
tare di farlo in un breve manuale.
La pubblicazione che si propone intende fornire al moderno operatore
frutticolo, ma anche all’hobbista, uno strumento agile, di rapida consulta-
zione, che completi le sue conoscenze teoriche e sia in grado di orientar-
lo nelle sue scelte pratiche.
Gli autori, forti di una più che ventennale esperienza come tecnici fruttico-
li, hanno pensato di riversare su un opuscolo alcune delle risposte date
alle innumerevoli domande scaturite dalle discussioni nate in frutteto e
nei corsi di potatura.
Con la speranza di poter offrire un quaderno di appunti, da portare in ta-
sca insieme alle forbici, che non fanno il potatore, ma servono.

Michele Mellano
Direttore Coldiretti Torino

Torino, settembre 2014

III
INDICE
Perché si potano le piante 1

Riconoscimento degli organi delle piante 7

Fisiologia e potatura 17

I diversi interventi della potatura 23

Influenza dell’epoca di potatura 33

Influenza dell’età della pianta 37

Sequenza del calendario delle operazioni di potatura su


piante adulte 43

Struttura della pianta e controllo della vigoria 49

La potatura di formazione 56

La potatura di produzione 69

Attrezzatura e modalità di taglio 83

L’impianto del frutteto 87

IV
PERCHÉ SI POTANO LE PIANTE
Iniziando una discussione sulla potatura immancabilmente, prima o poi,
viene posta una domanda, soprattutto da chi vede ogni intervento
dell’uomo sulle piante come una violenza sulla natura: perché potare le
piante quando la natura per millenni ha creato alberi possenti e belli
che vivono e fruttificano senza l’aiuto dell’uomo?
Per poter rispondere è necessario capire come le piante si sviluppano in
natura, cioè come si sviluppano i rami e i frutti negli anni.
La conoscenza dello sviluppo naturale di una pianta è anche la chiave
per comprendere al meglio le modalità della potatura.

Sviluppo delle piante in natura


Ipotizziamo di seguire lo svi-
luppo naturale di una giovane
ideale piantina da frutto costi-
tuita da un tronco di due an-
ni su cui sono inseriti tre rami
di un anno rivestiti di gemme
(fig. 1).

fig. 1

Alla fine dell’inverno, al risve-


glio vegetativo, le gemme di
rivestimento dei rami di un
anno germogliano:
Alcune gemme svilupperanno
nuovi germogli (fig. 2).

fig. 2) le gemme evolvono


in germogli e fiori

Altre gemme daranno origine a fiori, che diverranno frutti, maturando in


diverse stagioni dell’anno, a seconda della specie e della varietà (fig.
2-3).

1
Durante lo sviluppo ogni ger-
moglio si riveste di foglie e, al-
l’inserzione di ogni foglia, si ori-
gina una nuova gemma (fig. 3).
Le foglie e quindi le gemme
sono posizionate in modo da
non ostacolare l’illuminazione
e lo spazio di quelle posizio-
nate più in basso sul germo-
glio (fig. 1 a pag. 7).

fig. 3) evoluzione dei germogli


e dei frutti - notare le gemme presenti
all’inserzione delle foglie

In estate inizia la lignificazione dei germogli che si completerà


nell’autunno, con la maturazione completa del ramo rivestito di gemme
(fig. 4).

fig. 4) nuovi rami di 1 anno (rivestiti di


gemme) inseriti sul ramo di due anni
- notare le gemme presenti unicamente
su rami di 1 anno
1: un anno
2: due anni
C: cicatrice di passaggio tra legno di un anno e
legno di due anni

Quindi, dopo un anno la pianta ideale sarà formata dal tronco, che ha ora
3 anni, dai tre rami che hanno due anni e da nuovi rami di un anno.
È da notare come unicamente i rami di un anno siano provvisti di
gemme di rivestimento: sia il tronco, sia i rami di due anni, le cui gem-
me hanno generato la nuova vegetazione (e la produzione) non presen-
tano più gemme visibili (fig. 4).

2
Negli anni successivi il ciclo si
ripete, la chioma si sviluppa e
la vegetazione attiva, quella
cioè in grado di produrre nuovi
rami e frutti, si allontana sem-
pre più dal tronco (fig. 5).

fig. 5

Si può allora dire che ogni ramo originato da una gemma:


1) il primo anno si sviluppa contornandosi di gemme;
2) il secondo anno produce frutti e nuovi germogli dallo sviluppo del-
le gemme originatesi l’anno precedente;
3) esaurisce così la sua capacità produttiva e diventa unicamente
un sostegno per la nuova vegetazione.

Le piante devono allora produr-


re ogni anno nuova vegetazio-
ne in grado di sostituire i rami
non più produttivi. Questo con-
tinuo sviluppo di vegetazione
crea una chioma imponente,
ma anche molto fitta, che non
lascia penetrare la luce nelle
parti più interne (fig. 6). fig. 6) chioma molto fitta

Le foglie dei rami più bassi e interni della chioma, non ricevendo un’ade-
guata illuminazione, possono effettuare in maniera limitata l’importante
processo della fotosintesi clorofilliana, cioè la sintesi di nuovi tessuti:
frutti e rami, che avviene esclusivamente in presenza di luce.
Questa vegetazione interna è quindi incapace di generare nuova chioma
di vigore adeguato in grado di dare una produzione di qualità, nei casi
più estremi essa vive a spese delle foglie attive, situate nella parte più
esterna della chioma.

3
Potatura naturale
Per limitare la presenza di vege-
tazione inattiva, in natura la
pianta autoregola la propria
chioma lasciando seccare i
rami non attivi, i quali cadono
poi al suolo. Si può quindi parla-
re di una “potatura naturale”
(fig. 7).

fig. 7) notare alcuni rami secchi all’interno della chioma

L’esempio più eclatante è dato


dal Pino domestico, il pino da
pinoli: su questi alberi il dis-
seccamento e la conseguente
perdita della vegetazione in
ombra è così spinto che ri-
mangono sulla pianta unica-
mente i rami apicali (fig. 8).
fig. 8) pino domestico

Questa forma di autopotatura è però presente, in maniera più o meno


evidente, in tutte le piante da frutto (fig. 9 e 10).

fig. 9) pesco
notare la vegetazione attiva
(evidenziata dalla presenza
dei fiori) unicamente nella parte
distale della chioma

4
Riassumendo
Ogni ramo produce frutti e nuova vegetazione una sola volta, nel se-
condo anno di vita, per poi diventare sostegno per la nuova vegetazione.
La pianta deve quindi continuamente rinnovare i rami non più produttivi
sviluppando nuova vegetazione produttiva.
La vegetazione giovane negli anni si mantiene costantemente sulla parte
esterna e soleggiata della chioma.
Parte dei rami interni della chioma vengono eliminati attraverso una sorta
di potatura naturale.
Una pianta adulta non potata sarà perciò costituita dalla giovane vegeta-
zione produttiva posta all’esterno di un’imponente impalcatura formata da
legno sempre più vecchio dagli apici verso il tronco principale (fig. 9 e 10).

Sviluppo e potatura
Analizzato il comportamento delle piante in natura, possiamo ora provare
a rispondere alla domanda iniziale: perché potare le piante?
– in natura le piante producono frutti e semi non per far piacere all’uomo
ma per riprodurre la specie: fatta questa considerazione si può dedurre
che:
1) l’allontanamento progressivo della chioma dal suolo è una caratteristi-
ca positiva perché permette alla pianta di sfuggire alla competizione
per la luce data dalle altre piante, mantenendo la vegetazione attiva
costantemente illuminata.
2) Una chioma molto espansa produrrà molti frutti, non importa se di
scarsa qualità per i nostri gusti, garantendo una buona propagazione
della specie (i frutti sono il contenitore dei semi).
– Il frutticoltore elimina la competizione di altri vegetali e coltiva le pian-
te per ottenere:
1) piante da gestire con facilità, con una chioma facilmente raggiun-
gibile in tutte le sue parti.
2) Una ottimale densità di vegetazione attiva ben esposta alla luce,
condizione necessaria per ottenere tutti gli anni frutti di qualità.
IN CONCLUSIONE: la potatura si effettua per:
– CONTENERE LE DIMENSIONI delle piante per poter gestire agevol-
mente le operazioni necessarie
– RINNOVARE LA VEGETAZIONE, in natura la vegetazione si rinnova
mediante lo sviluppo di nuovi rami sempre più lontani dal tronco. Nelle
piante coltivate, volendo contenere le dimensioni, è necessario sostituire
continuamente i rami che hanno prodotto con nuova vegetazione produt-
tiva
– DIRADARE la chioma mantenendo la giusta fittezza della vegetazione.

5
Si ammirano spesso, nei giardini, magnifici esemplari di alberi monu-
mentali, con una struttura simile a un’opera d’arte (fig. 10), la cui produ-
zione è tuttavia raggiungibile unicamente facendo ricorso a pericolosi
equilibrismi.

fig. 10) albero imponente: notare la vegetazione giovane


unicamente nella parte distale della chioma

All’impianto è allora necessario decidere se si desidera un albero che


possa essere ammirato dai nostri figli oppure
una pianta le cui dimensioni permettano di eseguire con facilità le
diverse operazioni (raccolta, potatura) e la vegetazione dia la possi-
bilità a tutte le foglie di avere la massima quantità di luce possibile.

PER TUTTE QUESTE RAGIONI:


È NECESSARIO POTARE CON REGOLARITÀ LE PIANTE DA FRUTTO

6
RICONOSCIMENTO DEGLI ORGANI
DELLE PIANTE
Per effettuare una corretta potatura è necessario conoscere i princi-
pali organi delle piante e il loro comportamento.

Gemme
Le gemme sono gli organi che danno origine a nuovi germogli e fiori.
1) Le gemme si possono distinguere in base al periodo in cui ger-
mogliano.
Gemme dormienti: sono le classiche gemme di rivestimento del ra-
mo di un anno viste nel 1° capitolo. Si formano durante lo sviluppo del ger-
moglio alla base delle foglie; germoglieranno però solo durante la prima-
vera successiva, avendo bisogno di un periodo di freddo, diverso da spe-
cie a specie, per superare la dormienza invernale (fig. 1).

fig. 1) gemme dormienti gemme dormienti


notare la disposizione in germogliamento
ottimale delle gemme sul ramo

Gemme pronte: soprat-


tutto su rami molto vigorosi
alcune gemme dormienti si
sviluppano nello stesso anno
in cui si sono formate, dando
origine a rami detti “anti-
cipati” o “femminelle”. Que-
sta caratteristica è partico-
larmente evidente nel pesco
(fig. 2). fig. 2) rami anticipati (pesco)

7
Gemme di sostituzione: si è
detto nel 1° capitolo che i rami
di più di un anno perdono la
capacità di produrre gemme
di rivestimento.
Sulla vegetazione di ogni età
sono però presenti gemme par-
ticolari, invisibili a occhio nudo e
disposte in modo casuale, che
rimangono dormienti per anni.
Sono le gemme di sostituzione,
o gemme latenti, germogliano
di norma a seguito di un taglio o
di una rottura del ramo cui sono
prossime per ripristinare la ve-
getazione perduta (fig. 3). fig. 3) rami originati da gemme
di sostituzione su kaki,
dopo un drastico taglio del ceppo

2) Le gemme dormienti (gemme di rivestimento) sono le gemme che


producono ogni anno frutti e nuova vegetazione. Si possono distin-
guere in base al tipo di sviluppo in:
Gemme a legno e Gemme produttive
In alcune specie sono presenti gemme che producono unicamente ger-
mogli e, distinte, gemme che producono unicamente fiori (e quindi frutti).
Le prime sono dette gemme a legno, le seconde gemme a fiore o
gemme a frutto.
I due tipi di gemme sono facilmente distinguibili perché le prime sono più
affusolate, mentre le seconde appaiono più grosse e globose (fig. 4).
Nelle Drupacee (Pesco, Albicocco, Susino, Ciliegio ecc.) le gemme a fio-
re sono sempre accompagnate a una gemma a legno in una formazione
detta tripletta.

fig. 4a) pesco


sinistra: gemma a legno fra 2 gemme a fiore (tripletta)
destra: gemme a fiore e gemme a legno germogliate

8
fig. 4b) pesco
sinistra germoglio fiorito
destra frutti e germogli in accrescimento

Altre specie producono gemme a legno e gemme miste: queste ultime


danno origine contemporaneamente a un’infiorescenza e a un germoglio.
Non sono cioè presenti gemme unicamente a fiore (fig. 5).

fig. 5a) melo


gemme a legno laterali
e gemma mista apicale
(notare le differenti dimensioni)

5b) pero: germoglio prodotto da gemma a legno


schema e foto

9
5c) pero: gemma mista: germoglio e gruppo di frutti
schema e foto

Diversificazione delle gemme nelle diverse specie frutticole


più comuni

Gemme a legno Gemme a legno


e gemme a frutto e gemme miste

- Drupacee: piante che danno - Pomacee: piante che danno


frutti con il nòcciolo (parte interna pomi (falsi frutti contenenti 10
del frutto, di consistenza legnosa, semi):
contenente il seme): Cotogno
Albicocco Melo
Ciliegio Pero
Mandorlo
Pesco - Altre specie
Susino Agrumi
Kaki
- Altre specie Kiwi
Olivo Mirtillo
Nocciòlo
Vite

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Germogli, Rami e Branche
È necessario porre attenzione ai diversi nomi dati ai getti vegetativi du-
rante le fasi del loro sviluppo.
Germoglio: è il getto vegetativo dell’anno durante il suo sviluppo (fig. 3 a
pag. 2).
In estate il germoglio, fino a quel momento di consistenza erbacea, di-
venta legnoso (si parla di agostamento per evidenziare il periodo in cui
inizia la lignificazione).
Ramo: è il getto vegetativo lignificato di 1 o 2 anni (fig. 1-4 a pag. 1 e 2).
Branca: è il ramo di due o più anni, rivestito di un certo numero di rami
laterali (fig. 3-4 a pag. 2).

Rami dell’anno e vigoria


Come abbiamo visto, i rami di un anno, sviluppatisi dalle gemme di
rivestimento, sono gli organi deputati alla produzione di frutta e rin-
novo della vegetazione. Sono quindi gli organi più importanti per il
frutticoltore.
Le piante arboree sviluppano ogni anno rami di diversa vigoria e
comportamento, caratteristiche che si ripercuotono sull’intera chio-
ma e sulla produzione di frutti:
una corretta potatura ha come presupposto il riconoscimento dei
rami proprio in funzione di queste caratteristiche (questa distinzione
è particolarmente evidente in pomacee e drupacee).

Rami molto vigorosi o succhioni


Si tratta di rami di vigoria eccessiva; di norma sono inseriti sul dorso delle
branche che li portano ed hanno uno sviluppo verticale (fig. 6).

fig. 6) succhioni
all’apice di una pianta

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Nelle drupacee i succhioni dell’anno possono superare i 2 m di lunghezza
e, soprattutto nel pesco, la parte terminale si può rivestire di rami antici-
pati (fig. 2 a pag. 7).
Come vedremo in seguito vi è una relazione inversa tra vigoria e produt-
tività, allora rami molto vigorosi sono poco produttivi; inoltre questi rami, ver-
ticali e vigorosi, spingono velocemente verso l’alto la vegetazione produttiva.
Nelle pomacee in particolare i succhioni sono sempre sprovvisti di gem-
me miste, non sono quindi produttivi.
Per questi motivi i succhioni di norma devono essere eliminati, o,
come vedremo in seguito, frenati nel loro vigore con inclinazioni.

Rami di media vigoria o rami misti


Sono rami importanti per il frutticoltore perché concorrono alla formazione
di uno scheletro della pianta equilibrato e, di norma, hanno una buona
produzione, sia per quantità che per qualità dei frutti (fig. 7).

fig. 7) rami misti


a sinistra melo
in basso albicocco

Per media vigoria si intende una lunghezza indicativa di 60-80 cm; in


realtà il dato varia molto secondo la specie, la varietà e il portinnesto.

12
Rami ad accrescimento limitato: brindilli
Si tratta di rami molto esili che in alcune varietà forniscono ottime produ-
zioni (fig. 8).

fig. 8) brindilli
su ramo di due anni
a lato albicocco
in basso melo
ramo con brindilli
e lamburde

Rami ad accrescimento molto limitato:


Lamburde (pomacee) e dardi (drupacee)
Le lamburde delle pomacee sono rami con uno sviluppo annuale di po-
chi millimetri, per questo sono spesso considerate delle gemme, anche
nel linguaggio tecnico. Come vedremo nei capitoli successivi è invece
importante saper distinguere le lamburde dalle gemme (fig. 9).

fig. 9) lamburde di pero


a sinistra lamburda in vegetazione
a destra lamburde in pre-fioritura

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I dardi, presenti sulle drupacee, sono rami ad accrescimento annuale
di qualche centimetro, sono quindi più evidenti delle lamburde (fig. 10).
Su albicocco e ciliegio, sono chiamati mazzetti di maggio.

fig. 10) dardi


a sinistra ciliegio – a destra albicocco

Lamburde e dardi sono ottimi rami produttivi e possono produrre per di-
versi anni.
Questa affermazione sembra contrastare con quanto detto in precedenza,
secondo cui i rami producono una sola volta, nel secondo anno di vita:
Lamburde e dardi non fanno eccezione, il ramo produttivo è sempre quel-
lo dell’anno, cioè l’ultima porzione della lamburda, o del dardo, che diven-
ta anch’essa una branca, anche se di minime dimensioni.
L’accrescimento estremamente limitato però non permette, se non dopo
molti anni, di apprezzarne lo sviluppo (fig. 11).

fig. 11a) ramo misto: è evidente lo sviluppo dell’anno successivo


e sono riconoscibili i nuovi rami di un anno della branca

fig. 11b) lamburda: lo sviluppo è così poco evidente


che non si apprezzano le diverse età della … branca

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Ramo anticipato
È il germoglio che, sviluppandosi da una gemma pronta, si accresce
l’anno stesso in cui questa si è formata. Nel pesco lo sviluppo di rami an-
ticipati su rami vigorosi rappresenta la norma (fig. 2 a pag. 7 ).

Polloni
Sono i germogli che si sviluppa-
no dalla base della pianta. De-
vono essere sempre eliminati
(fig. 12).
La maggior parte delle piante da
frutto è propagata tramite inne-
sto. I polloni perciò non appar-
tengono alla varietà coltivata,
non servono quindi per una so-
stituzione della pianta in caso di
morte della stessa.

fig. 12) polloni alla base


della pianta

Riconoscimento dei rami dell’anno dai rami più vecchi


Se è importante il riconoscimento dei diversi rami di 1 anno, è ne-
cessario innanzitutto saper distinguere il ramo di 1 anno dai rami
più vecchi.
Osserviamo la branca in figura, quali sono i rami di 1 anno?
Sull’asse principale, partendo dall’apice, riconosciamo il passag-
gio dal ramo di un anno a quello di due anni dal diverso colore e
dalle cicatrici di divisione (fig. 13).
Lo stesso discorso vale per i rami laterali.

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fig. 13 a sinistra) notare le cicatrici di discontinuità
fra il ramo di 1 e 2 anni
C p: cicatrice su ramo principale C s: cicatrice dei rami secondari
fig. 13 a destra) su rami anticipati non ci sono cicatrici
perché i laterali hanno la stessa età del
ramo su cui sono inseriti

TABELLA RIASSUNTIVA RAMI: MELO E PESCO

Melo: lamburda
brindillo
ramo misto
apice di succhione
(1/3 della lunghezza)

Pesco:
ramo misto
brindillo
dardo

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FISIOLOGIA E POTATURA
Per capire come la pianta reagisce ai diversi interventi di potatura è
necessario prendere in considerazione alcuni elementi di fisiologia che
influenzano direttamente la potatura.
È bene non sottovalutare i concetti che troverete nelle prossime pagine,
anche se a prima vista sembrano troppo teorici e poco utilizzabili nella
realtà.
Al contrario vi preghiamo di rileggerli fino a farli vostri, memorizzando
ogni capitoletto, perché sono informazioni basilari per capire i capitoli
successivi. Conoscere almeno alcuni aspetti della fisiologia delle
piante è necessario per potare in modo intelligente e non tagliare
così, perché mi han detto di fare così.

Equilibrio Chioma Radici


Di una pianta si può osservare unicamente la chioma, cioè la parte ae-
rea. Vi è però una parte molto importante che rimane nascosta sotto il
terreno, è l’apparato radicale, indispensabile per poter assorbire dal ter-
reno l’acqua e le sostanze nutritive indispensabili per lo sviluppo (azoto,
fosforo, potassio, magnesio ecc.).
Le sue dimensioni sono simili a quelle della parte aerea.
Lo sviluppo delle radici è quindi in equilibrio con lo sviluppo della
chioma:
una drastica riduzione della chioma altera l’equilibrio tra chioma e radici,
si ha allora una spinta a legno, cioè una produzione di nuova vegetazio-
ne per ripristinare l’equilibrio (fig. 1).

fig. 1) a sinistra, equilibrio fra chioma e radici


a destra: equilibrio alterato in seguito a potatura

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Flusso della linfa
La linfa è una miscela di acqua e sali minerali, elementi indispensabili per
la vita della pianta. L’acqua, insieme ai sali minerali, è assorbita dalle ra-
dici e portata alle foglie tramite i vasi linfatici.
La linfa scorre dalle radici verso le foglie, Il suo percorso termina nelle
gemme apicali dei rami (fig. 2).

Una rottura, o un taglio (è


bene ricordare che per la
pianta il taglio è una rottura
accidentale), determinano
l’interruzione del flusso del-
la linfa verso la gemma api-
cale.

fig. 2) flusso della linfa (in blu) verso le gemme apicali

L’interruzione del flusso linfatico è per la pianta uno stimolo allo


sviluppo di nuovi germogli vigorosi per ovviare alla soppressione di
vegetazione (fig. 3).

fig. 3) influenza del taglio di un ramo sullo sviluppo dei futuri germogli

a) ramo intero: al risveglio vegetativo si sviluppano germogli


lungo tutto il ramo
(i germogli apicali sono più vigorosi e con un angolo più acuto)

b) ramo tagliato: al risveglio si sviluppano rami molto vigorosi


al disotto del taglio, con un angolo “molto chiuso”

Da quanto appena detto si capisce come i tagli stimolino lo sviluppo di


rami vigorosi.

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Linfa, vigoria e direzione dei rami
Il flusso della linfa è favorito dalla spinta verticale verso l’alto, per questa
ragione:
un ramo è tanto più vigoroso quanto più è verticale
più l’asse vegetativo si allontana dalla verticale più diminuisce la spinta
vegetativa.
La diversa direzione di un ramo ha ripercussioni anche sull’emissione dei
germogli laterali: un ramo verticale produrrà rami molto vigorosi all’apice
e rami di vigoria sensibilmente decrescente verso la base; un ramo incli-
nato avrà un’emissione di germogli laterali più equilibrati.
L’inclinazione ideale è attorno ai 35-45 gradi, rami orizzontali andranno
incontro a una eccessiva produzione di germogli dalla parte superiore;
rami rivolti in basso sono ottimi per la produzione, ma non utilizzabili per
l’impalcatura della pianta (fig. 4).

fig. 4) direzione di un ramo, vigoria ed emissione dei nuovi germogli


a) ramo verticale b) ramo obliquo
c) ramo orizzontale d) ramo obliquo verso il basso

Vigoria e produzione
Come abbiamo visto descrivendo i succhioni a pag. 12 vi è un rapporto
inverso tra vigoria e produttività in quanto i nutrienti sintetizzati dalle
foglie non possono nutrire un’abbondante produzione di legno (cioè di
rami) e contemporaneamente una buona fruttificazione.
Se uniamo i due concetti appena visti: vigoria/direzione dei rami e
vigoria/produzione possiamo capire come:
ogni intervento che favorisca la velocità di crescita di un ramo inibisce la
produzione; ogni intervento che riduca la velocità di crescita dei germogli
favorisce l’attività riproduttiva.
Allora: se allontanando un ramo dalla verticale diminuisce la spinta
vegetativa, di conseguenza, aumenta quella riproduttiva. Il massimo di
capacità produttiva, unita a un miglior equilibrio dei germogli laterali, si ha
per un’inclinazione tra i 30 e 45 gradi (fig. 5).

19
fig. 5) produzione di rami e frutti in funzione dell’inclinazione
a) ramo verticale sviluppa rami molto vigorosi e poca produzione
b) ramo obliquo produce buona produzione e rami equilibrati
c) ramo orizzontale ha buona produzione ma dà rami dorsali,
poco razionali
d) ramo inclinato in basso, produce rami poco vigorosi
e buona produzione (non utilizzabile per l’impalcatura della pianta)

Il rapporto Vigoria/Produttività può essere generalizzato all’intera


pianta. In generale:
x una pianta molto vigorosa sarà una pianta poco produttiva perché i
nutrienti sono utilizzati per costituire nuova vegetazione;
x una pianta con vigoria insufficiente produce una vegetazione
stentata costituita da corti ed esili rametti; non ha sufficiente forza
per sviluppare una chioma accettabile, in grado di portare a ma-
turazione una buona produzione. Sarà quindi anch’essa poco produt-
tiva.
Bisogna pensare che una pianta deve produrre frutta, ma anche
nuovi rami capaci di rinnovare continuamente la vegetazione.
Quindi le produzioni quantitativamente e qualitativamente migliori si
ottengono su piante di vigoria equilibrata.

Quantità e qualità dei frutti


Abbiamo visto come esista una diretta concorrenza fra spinta vegetativa
e spinta produttiva.
Esiste però anche un rapporto inverso tra quantità e qualità dei frutti,
infatti i nutrienti di una pianta sono sufficienti per portare a maturazione
solo un giusto numero di frutti di buona qualità.

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Si può dire che la potatura non deve massimizzare la produzione, è in-
vece importante contenere la produttività con un’adeguata potatura effet-
tuata tutti gli anni, per avere un adeguato compromesso fra qualità e
quantità; inoltre gli eccessi di produzione, stressando la pianta possono
innescare fenomeni di alternanza di produzione. Cioè annate di eccessi-
va produzione seguite da annate di scarica produttiva.

Vigoria e avversità
La vigoria influenza anche la sensibilità alle avversità.
Pensando agli animali, uomo compreso, siamo abituati a considerare la
vigoria come un termine esclusivamente positivo; nelle piante il discorso
è più complicato.
Una pianta eccessivamente vigorosa produce una folta chioma, costituita
da rami vigorosi, che non lascia penetrare luce e aria, si forma perciò un
microclima poco luminoso e umido, favorevole all’insorgenza di pa-
tologie fungine (fig. 6).

fig. 6) monilia su pesco fig. 7) Afidi su melo

Inoltre germogli vigorosi, durante l’accrescimento, hanno un flusso di linfa


più ricco, quindi più appetito dagli insetti fitomizi (succhiatori di piante)
quali afidi e cocciniglie (fig. 7).

Equilibrio
Per le ragioni appena viste è importante che vi sia un certo equilibrio tra
spinta vegetativa (la vigoria della pianta) e spinta produttiva (la capa-
cità di produrre frutti).
L’eccessiva vigoria deprime la produzione, aumenta la sensibilità
alle avversità e crea una chioma fitta e difficile da gestire. La bassa
vigoria produce una chioma incapace di produrre contemporanea-
mente frutta di qualità e rinnovo vegetativo accettabile.

21
Vigoria e Gestione della pianta
La vigoria di una pianta è influenzata da molti fattori: la specie, la
varietà, il portinnesto, la fertilità del terreno e la disponibilità idrica.
A parità di ogni altra condizione però la potatura, insieme alla conci-
mazione, è comunque la pratica colturale che più influenza la vigo-
ria della pianta.
La quantità di fertilizzanti e la modalità di apporto, come gli interventi di
potatura, devono quindi essere attentamente valutati al fine di ottimizzare
l’equilibrio fra produzione di frutti e produzione di legno.
Ogni azione che aiuti a mantenere l’equilibrio favorisce la produtti-
vità, ogni azione che altera l’equilibrio porta a scompensi della pro-
duzione.
Come vedremo, i più comuni errori che si compiono durante le ope-
razioni di potatura spostano l’equilibrio verso l’eccessiva vigoria con il
risultato di “allevare” piante poco produttive e difficili da gestire.

EQUILIBRIO TRA PRODUZIONE E VIGORIA


equilibrio tra produzione
alta vigoria di frutti e rinnovo bassa vigoria
del legno
forte produzione scarso rinnovo
di rami buona produzione
bassa produzione
bassa produzione buona qualità
scarsa qualità
di frutta

fig. 8) alta vigoria bassa vigoria

22
I DIVERSI INTERVENTI DELLA POTATURA
Riconosciuti i diversi tipi di rami e il loro comportamento vegetativo, im-
pariamo a intervenire su di essi.

L’intervento classico della potatura è il taglio


Ogni taglio effettuato sulla pianta induce una reazione diversa in fun-
zione:
1) del tipo di taglio: accorciamento o eliminazione del ramo;
2) dell’età del ramo su cui si effettua il taglio;
3) del periodo in cui si opera (pianta in riposo o in vegetazione);
4) dell’età della pianta.
È necessario di conseguenza porre grande attenzione alla scelta dei ra-
mi da potare, al tipo di taglio, alla scelta dell’epoca di intervento, conside-
rando anche l’età della pianta.
Esamineremo in questo capitolo i primi due punti appena esposti.

1) Tipo di taglio
I tagli si possono suddividere in due grandi categorie:
– eliminazione completa di un ramo o di una branca (fig. 1);
– accorciamento più o meno spinto di un ramo (fig. 2).

a) ramo
a: ramo
di un
di anno
un anno

b) ramo di due anni

fig. 1) eliminazione completa di un ramo

23
fig. 2) accorciamento più o meno
spinto di alcuni rami di un anno

2) Età del ramo


Parlando dei rami dell’anno si è accennato all’importanza del riconosci-
mento di questi rami da quelli più vecchi:
I rami di 1 anno infatti rispondono ai tagli di potatura in maniera
sensibilmente differente dai rami più vecchi.
È quindi indispensabile, potando una pianta, aver sempre presente se il
ramo da potare è di un anno oppure di più anni.

Ramo di 1 anno
In inverno il ramo di un anno è nel pieno della sua vigoria potenziale.
La sua funzione è infatti produrre frutti e nuova vegetazione attraverso lo
sviluppo delle gemme di rivestimento.
Il ramo, come gia visto, si può potare mediante asportazione parziale o
eliminazione.
a) asportazione parziale di un ramo:
si tratta di un accorciamento più o meno drastico del ramo (fig. 2).
Come già visto nel 3° capitolo questo tipo di taglio determina l’interruzio-
ne del flusso della linfa verso la gemma apicale (vedi pag. 18) e induce
un forte riscoppio vegetativo, soprattutto a carico delle gemme po-
ste in prossimità del taglio (fig. 3); in generale determina un aumento
della vigoria della pianta con conseguente abbondante produzione di
rami: tagli di questo tipo vengono detti tagli a legno.

I tagli a legno tendono a indurre nella pianta un’eccessiva vigoria, con


una conseguente diminuzione della produttività.
Per questa ragione questo tipo di taglio deve essere considerato un in-
tervento eccezionale, da effettuare con oculatezza e solo in momenti par-
ticolari.

24
fig. 3) sviluppo di rami vigorosi
in seguito a un taglio a legno

b) asportazione completa del ramo:


L’eliminazione completa del ramo (fig. 1a) non crea un’interruzione del flus-
so della linfa perché con la gemma apicale vengono eliminate tutte le gem-
me di rivestimento: si eliminano quindi le condizioni per un forte riscoppio
vegetativo.
Il riscoppio vegetativo sarà dato dallo sviluppo delle gemme dei rami ri-
masti e sarà meno intenso e più equilibrato su tutta la pianta.
Questo tipo di taglio induce nella pianta un buon equilibrio fra spinta ve-
getativa e produttiva, è detto perciò taglio a frutto.

Riassumendo: sul ramo di 1 anno

Tipo di taglio Reazione del ramo

dalle gemme rimaste più


Raccorciamento
Taglio a legno prossime al taglio si svi-
del ramo
lupperanno rami vigorosi

Eliminazione crea un miglior equilibrio


Taglio a frutto
dell’intero ramo tra i rami della chioma

25
Per comprendere la differenza fra Taglio a Frutto e Taglio a Legno,
soprattutto per capire come l’eliminazione di un ramo possa … favori-
re la fruttificazione, si può considerare una branca di due anni con
quattro rami laterali di un anno (fig. 4).
Sulla branca si può intervenire:
x accorciando più o meno a metà i quattro rami (tagli a legno);
x eliminando due rami (tagli a frutto).
In entrambi i casi si sarà dimezzato il numero di gemme ma:
nel primo caso i tagli a legno favoriscono lo sviluppo di germogli vigorosi
e sfavoriscono la fruttificazione.
Nel secondo caso, sui rami rimasti si avrà uno sviluppo di germogli
equilibrati e una buona fruttificazione.

fig. 4 a) gestione della branca mediante quattro tagli a legno

fig. 4 b) gestione della branca mediante due tagli a frutto (diradamento)

26
Ramo di 2 o più anni
Sul ramo di più anni si può intervenire come per il ramo di un anno me-
diante:
1) asportazione totale della branca: in questo caso la pianta reagi-
sce come già visto per il ramo di 1 anno; si parla quindi di un taglio a
frutto (fig. 1b);
2) asportazione parziale della branca: in questo caso la reazione è
completamente diversa da quella vista per il ramo di un anno. Il ramo
(o branca) di 2 o più anni, non ha gemme di rivestimento (vedi pag. 2)
ma rami già sviluppati: in qualsiasi posizione si effettui il taglio, esso ri-
sulterà sempre al di sopra di un ramo laterale destinato a diventare il
nuovo prolungamento. Possiamo anche dire che si effettua una devia-
zione della vegetazione su un ramo laterale (fig. 5).

Taglio su ramo
di due anni

Taglio su ramo
di tre anni

fig. 5) deviazione (asportazione parziale)

Con un taglio di questo tipo la corrente linfatica diretta verso la gemma


apicale non viene interrotta, ma deviata verso altre gemme apicali che
sostituiscono quella asportata. Anche in questo caso si limita il ri-
scoppio vegetativo della pianta.
Per queste ragioni un taglio su un ramo di due o più anni è sempre
assimilabile a un taglio a frutto.

27
Il taglio di deviazione su un ramo o branca laterale è conosciuto come
taglio di ritorno (fig. 6).
Come vedremo in seguito il taglio di ritorno è il classico taglio utilizzato:
x sugli apici delle branche per contenere la forma della pianta entro le
dimensioni volute;
x per rinnovare la vegetazione.

fig. 6) taglio di ritorno su branca di albicocco

Riassumendo:
come visto nel 1° capitolo le piante si potano per contenere il volume
della pianta, diradare la chioma e rinnovare la vegetazione.
x Per contenere il volume di norma non si devono accorciare i rami di
un anno anche se molto lunghi, ma si ricorre ai tagli di ritorno su legno
di due o più anni per non stimolare un eccesso di vigoria.
x Il diradamento si effettua tramite asportazione completa di alcuni
rami e branche.
x Rinnovo della vegetazione: i tagli di ritorno e di diradamento svol-
gono anche la funzione di rinnovo della vegetazione favorendo lo svilup-
po di una chioma equilibrata.
x I tagli a legno si effettuano, di norma, su piante poco vigorose per
creare un rinnovo di vegetazione con buona vigoria.

28
Non solo tagli
Nella moderna potatura si utilizzano alcuni interventi alternativi ai tagli,
soprattutto per evitare l’eccesso di vigoria.

Inclinazione di un ramo
Si è visto a pag. 19 che un germoglio è tanto più vigoroso quanto più si
accresce verticalmente.
In alternativa all’eliminazione, l’accrescimento dei rami vigorosi può
essere rallentato mediante l’inclinazione con un cordino o un distan-
ziatore (fig. 7). Come risultato si ottiene un generale freno della vigoria e
lo sviluppo di rami laterali più equilibrati.

A B
fig. 7) inclinazione
A: con cordino, su ramo laterale B: con distanziatori,
su branche principali

Se si effettua l’inclinazione in inverno su rami ormai lignificati, meno


elastici e a sviluppo ultimato, l’operazione risulta difficile e l’effetto sarà
unicamente una limitazione dell’accrescimento dei rami laterali l’anno
successivo.
Anticipando l’inclinazione in estate si può frenare la vigoria dei ger-
mogli durante lo sviluppo, si otterranno allora rami più equilibrati e con
una direzione più consona a una chioma armoniosa e aperta. L’anno
successivo anche i nuovi rami saranno più equilibrati.

29
Nella moderna potatura, soprattutto su piante giovani e vigorose l’in-
clinazione è una pratica molto usata perchè permette di frenare la vege-
tazione limitando il numero dei tagli (fig. 8).

fig. 8) frutteto di melo


allevato a fusetto

notare i nastri
usati per inclinare le branche

Se non viene effettuata l’inclinazione estiva è comunque possibile inter-


venire in inverno. Se il ramo è troppo sviluppato e il legno poco elastico,
per evitare spaccature dei rami lignificati si possono effettuare alcuni ta-
gli paralleli profondi circa 2 cm (al massimo un terzo del diametro del
ramo) utilizzando un segaccio (fig. 9).
Con il metodo dei tagli paralleli si possono inclinare anche branche di
due anni; deve però essere considerato un intervento straordinario che si
effettua unicamente per rimediare a un errore.

fig. 9) inclinazione tramite incisioni


a) durante il taglio
b) incisioni successive
c) branca inclinata

30
Torsione
In alternativa all’inclinazione, i germogli vigorosi possono essere frenati
mediante torsione.
Le torsioni si effettuano nel mese di luglio, su germogli in accrescimento:
si impugna con due mani il germoglio nel tratto basale torcendolo mentre
lo si inclina.
La torsione deve continuare fino a sentire un leggero crac dovuto allo
scollamento dell’epidermide dal legno sottostante (niente paura, non è
facile spezzare un ramo con una semplice torsione).
Sono necessari alcuni giorni perchè il flusso della linfa riprenda il suo
corso normale, dopodiché il germoglio rimarrà inclinato, perdendo parte
della sua originaria vigoria (fig. 10).
La torsione risulta più semplice nelle drupacee che nelle pomacee.

fig. 10) fasi della torsione

Di norma l’operazione si effettua su germogli laterali. Sui germogli che


dovranno formare le branche principali si preferisce l’inclinazione (pag.
29) per mantenere una direzione obliqua, ma sempre verso l’alto.

31
Cidiatura
Per frenare un germoglio vigoroso si può, durante la stagione vegetativa,
asportare l’apice pizzicandolo con le dita: la lieve ferita ne ritarda lo svi-
luppo.
La definizione di cidiatura deriva dall’analogia tra l’effetto di questa ope-
razione e il danno provocato dall’insetto Cydia molesta sui germogli del
pesco.
Questo intervento, utilizzato soprattutto nei piccoli frutteti, si effettua
esclusivamente nei primi anni di allevamento di una pianta (fig. 11).

fig. 11) cidiatura di un germoglio

Taglio del Caporale


Si tratta di un’incisione della corteccia a V rovesciata, effettuata sopra
una gemma, prima del germogliamento (fig. 12).
L’incisione elimina l’inibizione ormonale data dalla gemma apicale domi-
nante e permette alla gemma trattata di evolversi in germoglio. È comun-
que un intervento straordinario.

fig. 12) taglio del Caporale

32
INFLUENZA DELL’EPOCA DI POTATURA
Nel capitolo precedente ci si è soffermati sui diversi interventi della
potatura e sulle relative risposte della pianta. Si è detto che il taglio
a frutto induce un riscoppio vegetativo inferiore a quello creato da
un taglio a legno.
A parità di taglio però, la stagione in cui si effettua la potatura ha un
ruolo molto importante nel determinare la risposta della pianta al taglio.
I tagli effettuati durante la stagione vegetativa provocano un’emis-
sione di germogli più limitata e una vigoria della pianta meno ac-
centuata e meglio distribuita tra i diversi rami rispetto agli stessi
tagli effettuati al bruno (in inverno).
Come abbiamo visto (pag. 24) in inverno la pianta è nel pieno della sua
vigoria potenziale.
In primavera, con il germogliamento, inizia lo sviluppo dei germogli.
In seguito l’innalzamento della temperatura e la disponibilità idrica, grazie
alle piogge primaverili, permettono un accrescimento vigoroso per tutta la
primavera e l’inizio dell’estate. Dal mese di luglio però, le temperature
molto elevate e la carenza d’acqua provocano un arresto della vegeta-
zione, a cui segue la lignificazione dei germogli (agostamento). In se-
guito, con le piogge di fine agosto e l’abbassamento della temperatura si
ha un secondo sviluppo, più contenuto, dei germogli.
Intervenendo con dei tagli durante l’estate – potatura verde – la forte
spinta vegetativa tipica della primavera si è già esaurita, quindi la pianta
reagisce emettendo una vegetazione meno vigorosa, più contenuta.
Allora soprattutto su piante vigorose, effettuando alcuni tagli
durante la stagione vegetativa si opera un freno alla vigoria e si
aiuta la pianta a mantenere il delicato equilibrio fra fruttificazione e
vigoria.
La potatura verde non sostituisce la potatura invernale.
Durante la stagione vegetativa si interviene essenzialmente per dira-
dare alcuni germogli dell’anno in fase di sviluppo. Si eliminano quelli
più vigorosi e verticali, i futuri succhioni (fig. 1), inseriti dorsalmente sul
ramo, che, per la loro posizione, si sviluppano in modo eccessivamente
vigoroso. Questi succhioni si sviluppano nella parte interna della chioma
creando una vegetazione troppo fitta.

33
fig. 1) germogli dorsali vigorosi da eliminare
a sinistra: branca orizzontale
a destra: germogli vigorosi che si sviluppano all’interno della chioma

fig. 2) sfoltimento della parte interna della chioma

È importante eliminare i rami vigorosi interni alla chioma, sfoltendo


anche i rami di media vigoria, in caso contrario si forma una chioma fitta,
che non lascia penetrare la luce (fig. 2).
La mancata eliminazione dei succhioni porta alla formazione di una
chioma come in figura 3. In questo caso poi il frutticoltore ha peggiorato
la situazione tagliando a legno tutti i succhioni, ed effettuando due dra-
stiche capitozzature (tagli energici a due-quattro gemme) visibili sulla
branca di sinistra.
È da notare come i prolungamenti dei succhioni hanno qualche foglia
all’apice, il resto è spoglio; quindi la vegetazione attiva e produttiva è
spinta molto in alto.

34
Bastano uno-due anni di potature di questo tipo per allevare piante come
quella in fig. 1 a pag. 38; piante … difficilmente considerabili come
frutticole.

fig. 3

Nei primi anni di formazione delle branche principali è importante, in


potatura verde, diradare i germogli troppo fitti e quelli che possono fare
concorrenza alla cima (fig. 4).

fig. 4) potatura verde: germogli dorsali molto fitti, devono essere diradati
prima dopo il diradamento

Alcuni futuri succhioni, soprattutto se inseriti lateralmente sul ramo si


possono mantenere, per non creare vuoti di vegetazione, a patto che si
freni la vigoria tramite inclinazione o torsione (fig. 5).

35
fig. 5) potatura verde

a) germoglio vigoroso e inserito dorsalmente sulla branca,


è un possibile concorrente con l’apice: si elimina

b) germoglio inserito lateralmente con angolo di inserzione sulla branca


“aperto”; se necessario si frena la vigoria tramite inclinazione o torsione

La potatura verde ha un effetto positivo perché:


x elimina germogli vigorosi (i futuri succhioni) che succhiano elementi
nutritivi, consentendo alla pianta di indirizzare gli elementi su rami più
equilibrati e sui frutti in formazione;
x limita il vigore dei riscoppi dovuti al taglio;
x in estate la vegetazione non è ancora completamente sviluppata, si
asporta allora una quantità di legno inferiore a quella che andrebbe
comunque eliminata con la successiva potatura invernale;
x permette l’ingresso della luce all’interno della chioma favorendo la ma-
turazione e la colorazione dei frutti in accrescimento;
x favorisce l’arieggiamento delle parti più interne della chioma, crean-
do un ambiente più arieggiato, perciò sfavorevole allo sviluppo dei funghi
patogeni (indispensabile ad esempio per contrastare la monilia delle dru-
pacee);
x eliminando i futuri succhioni riduce l’entità dei tagli da effettuare
in inverno, si può quindi considerare una preparazione alla potatura
invernale.

36
INFLUENZA DELL’ETÀ DELLA PIANTA
A parità di ogni altra condizione le reazioni della pianta ai tagli sono
pesantemente influenzate dall’età della pianta.

EQUILIBRIO TRA ETÀ, PRODUZIONE E VIGORIA

Pianta in piena
Pianta giovane produzione Pianta senescente

Alta vigoria Bassa vigoria


Equilibrio tra
Forte rinnovo produzione di frutti Scarso rinnovo vegetativo
vegetativo e
Bassa produzione
rinnovo del legno
Bassa produzione Scarsa qualità

La vita delle piante può essere schematizzata in tre fasi:


x fase giovanile la mancanza di produzione, e quindi di spinta pro-
duttiva, sposta l’equilibrio verso la spinta vegetativa, cioè verso la pro-
duzione di rami vigorosi;
x fase di equilibrio tipica delle piante in piena produzione;
la produzione di frutta frena la spinta vegetativa favorendo l’equilibrio
della pianta;
x fase di senescenza la pianta produce poca vegetazione nuova e di
bassa vigoria; la produzione è alternante e di scarsa qualità.

Piante giovani (fino al 3°-4° anno)


Nei primi anni dall’impianto le piante sono particolarmente vigorose.
Un eccessivo ricorso a tagli, soprattutto tagli a legno, può creare una
vegetazione eccessivamente vigorosa che, spostando l’equilibrio verso la
vigoria, ritarda l’entrata in produzione.
Allo stesso tempo non si permette una impostazione equilibrata della
chioma; una pianta mal impostata si svilupperà negli anni sicuramente in
modo irrazionale, con rami eccessivamente vigorosi e verticali che spo-
stano velocemente in alto la vegetazione attiva, inoltre creano una
chioma eccessivamente fitta, difficile da gestire. Piante di questo tipo
necessitano di pesanti interventi di ridimensionamento che, se gestiti
scorrettamente, possono ulteriormente aggravare la situazione.

37
La pianta in figura 1 avendo su-
bito continui tagli a legno non è
più ridimensionabile. Potrà ini-
ziare a produrre unicamente se
si smetteranno i tagli a legno;
comunque la produzione sarà
concentrata a diversi metri di
altezza.

fig. 1) pianta allevata


con continui tagli a legno

Su piante giovani si interviene ogni anno con pochi interventi:


x inclinazioni e tagli di diradamento, preferibilmente nel periodo
vegetativo;
x tagli di ritorno solo a raggiungimento delle dimensioni definitive.

Fino a qualche anno fa le piante


si formavano mediante continui
tagli a legno; piante così potate
entravano in produzione dopo
molti anni, oggi, intervenendo in
maniera più razionale, si otten-
gono piante più equilibrate che
iniziano a produrre dal 2°-3° an-
no (fig. 2).

fig. 2

Piante in produzione (dal 4°- 5° anno)


Quando la pianta entra in piena produzione i frutti, necessitando di ener-
gia per il loro sviluppo, frenano la vigoria della pianta favorendo l’equi-
librio tra vigoria e produttività; si può allora intervenire con maggior tran-
quillità seguendo lo schema già visto:
x contenere le dimensioni della chioma;
x mantenere un numero adeguato di rami per avere una chioma fol-
ta, ma nello stesso tempo areata e luminosa;
x mantenere costante negli anni la produzione, sia dal punto di vista
quantitativo sia qualitativo, riducendo il fenomeno dell’alternanza.

38
Si effettuano:
x tagli di diradamento e tagli di ritorno durante la potatura invernale;
x diradamento dei germogli troppo vigorosi con la potatura verde;
x si può ricorrere a qualche inclinazione o torsione se necessario.

Piante senescenti
La potatura deve seguire la vita della pianta, cercando di mantenere il più
a lungo possibile un buon rapporto fra lo sviluppo vegetativo e la
produzione.
Di norma nelle piante vecchie i
germogli si sviluppano in modo
stentato, si ha perciò un limitato
rinnovo vegetativo per gli anni
successivi.
Piante di questo tipo si ricono-
scono facilmente per la mancan-
za di rami di vigoria accettabile
(fig. 3).
In realtà anche piante giovani
possono apparire senescenti,
cioè prive della necessaria vigo-
ria (il pero è una specie che, nei
frutteti famigliari spesso si trova
in queste condizioni).

fig. 3) pianta di pero senescente


pur se di giovane età

Su questa tipologia di piante è necessario stimolare la vigoria con una


potatura invernale severa: si effettuano tagli di ritorno energici e alcune
speronature, tagli che lasciano porzione di ramo della lunghezza di 15-
20 cm.
Le speronature si effettuano sui rami medio-bassi della pianta per creare,
o meglio, ricreare nuova vegetazione di vigoria accettabile nella parte
bassa della chioma, vicino al tronco. Non avrebbe senso esaltare la vi-
goria verso l’apice, facendo nuovamente scappare verso l’alto la vegeta-
zione attiva e accelerando l’esaurimento dei rami basali.

39
In realtà non serve conoscere l’età di una pianta per sapere come
operare.
È invece necessario valutare la vigoria della pianta a prescindere
dall’età.
Osservando una pianta di cui non si conosce l’età, si può parlare di:
x piante giovanili: quando si hanno rami di vigoria eccessiva, con
molti succhioni;
x piante in equilibrio: quando vi è un giusto equilibrio fra rami di
diversa vigoria;
x piante senescenti: quando si ha produzione di rami scarsamente
vigorosi.

Riassumendo:
Su piante vigorose, con chioma molto fitta e la presenza di un gran nu-
mero di rami vigorosi, spesso poco produttivi, non bisogna farsi prende-
re dalla voglia di sfoltire drasticamente la chioma perché, come si è già
visto, si avrebbe l’effetto contrario, con un aumento della vigoria.
I tagli drastici infatti favoriscono lo sviluppo di rami vigorosi; inoltre, con
l’eliminazione dei rami, si eliminano anche molte gemme a frutto, si di-
minuisce quindi la produzione favorendo ulteriormente la vigoria (vedi
pag. 19).
È necessario invece effettuare una potatura leggera per ridurre il ri-
scoppio di nuovi germogli e mantenere una chioma più sporca, cioè ric-
ca di vegetazione e quindi di gemme produttive per aumentare la produ-
zione, aiutando quindi a contenere la vigoria. Si ricorre a inclinazioni e a
diradamenti, effettuati essenzialmente in estate, per ridurre al minimo i
tagli invernali.
Su piante poco vigorose, ricche di gemme a fiore ma con rami di bassa
vigoria: brindilli e lamburde (o mazzetti di maggio sulle drupacee), si in-
terviene con una potatura severa; su queste piante è necessario esalta-
re la vigoria e, nello stesso tempo, limitare la produzione diradando se-
veramente il numero di rami, quindi le gemme produttive.
Si possono effettuare alcuni tagli a legno energici e speronature per pro-
durre nuova vegetazione di vigoria accettabile nella parte medio bassa
della chioma.

40
fig. 4a) branca da potare

fig. 4b) potatura severa

fig. 4c) potatura leggera


si elimina circa il 20%
della vegetazione

41
Ricapitolando: potatura e vigoria

Età della Perché potare Come potare


pianta

soprattutto
Per dare alla pianta forma
potatura verde
Piante e vigoria equilibrata,
giovani adatta agli interventi colturali inclinazioni

Per mantenere nel tempo la forma


Piante in e la vigoria voluta potatura invernale
produzione
potatura verde
Per mantenere luminosa la chioma
inclinazioni
Per ottenere ogni anno una produzione
costante e un buon rinnovo del legno

Piante Per rallentare la senescenza della pianta potatura severa


senescenti e ridare vigoria
tagli a legno

Interventi di potatura
Taglio Intervento
Taglio parziale
a legno straordinario
su rami di 1 anno
Taglio
Asportazione completa Diradamento
a frutto
Taglio
Asportazione completa Diradamento
su rami di 2 a frutto
o più anni Deviazione Taglio Contenimento
(taglio di ritorno) a frutto e rinnovo
Inclinazione Riduzione
su germoglio Intervento della vigoria
Cidiatura
rami di 1 anno a frutto Apertura
della chioma

42
SEQUENZA DEL CALENDARIO DELLE
OPERAZIONI DI POTATURA SU PIANTE ADULTE
Presi in considerazione i fattori che influenzano la potatura:
1) tipo di intervento 2) età del legno su cui si interviene
3) epoca di intervento 4) età o vigoria della pianta
mettiamo in pratica le conoscenze acquisite e ipotizziamo di dover potare
una pianta in produzione (vedremo più avanti come si potano le piante in
allevamento).
Consideriamo come primo intervento la potatura verde in quanto si può
pensare come una preparazione per la potatura invernale.

Potatura verde
Consiste essenzialmente nell’eliminazione dei succhioni in formazione e
nel diradamento dei germogli troppo fitti; è finalizzata a un alleggerimento
della chioma; si ricorda che si interviene su germogli in accrescimen-
to, non lignificati (fig. 1).

fig. 1) la branca presentava


due germogli vicini,
uno, il più verticale è stato
“strappato”,
l’altro, avendo l’inserzione
più “aperta, viene conservato

Attenzione a non eccedere nell’eliminazione dei germogli; prima di pro-


cedere è necessario esaminare il ramo su cui si interviene. Un’elimina-
zione troppo severa può lasciare una parte del ramo sguarnita di germo-
gli. Allora alcuni futuri succhioni, soprattutto se inseriti lateralmente sul
ramo, possono essere mantenuti, frenando la vigoria tramite inclinazione
o torsione (fig. 1).
La potatura verde, su piante adulte, si effettua tradizionalmente in estate
dividendola, se possibile, in due interventi.
Il primo a maggio (in questo periodo i germogli si possono strappare con
le mani, senza l’ausilio di forbici, vedi fig. 1). Lo strappo, a differenza del
taglio, asporta il germoglio dalla base, eliminando le gemme latenti pre-
senti sul ramo alla base del germoglio, in questo modo si frena l’emis-
sione di nuovi getti in quella posizione (nonostante lo strappo le ferite si
cicatrizzano rapidamente).

43
Operando in questo periodo la pianta può formare nuovi germogli meno
vigorosi.
In estate si esegue un secondo intervento di rifinitura, in un periodo in
cui la pianta non emetterà nuovi germogli.
Si interviene a luglio sulle pomacee. Nelle drupacee, piante molto sog-
gette ad attacchi di Monilia, conviene effettuare il secondo intervento un
mese prima della raccolta; questo intervento è assimilato a un vero e pro-
prio trattamento fitosanitario (vedi pag. 21).
Diventa quindi indispensabile nei frutteti condotti seguendo la frutticoltura
biologica o dove non si effettuano trattamenti con fitofarmaci.
Durante gli interventi di potatura verde ricordarsi di non eccedere nel-
l’eliminazione dei futuri succhioni per non lasciare vuoti di vegetazione.

Potatura invernale
La potatura invernale si effettua durante il riposo vegetativo, avendo cura
di non operare nei periodi più freddi.
È necessario osservare attentamente la chioma valutando la presenza e
il rapporto tra rami di diversa vigoria: succhioni, rami misti, brindilli, lam-
burde o dardi. L’osservazione serve per capire lo stato della pianta: gio-
vanile, in equilibrio e, conseguentemente, stabilire e intervenire con mag-
gior o minor severità.
Gli interventi iniziano con una pulitura della chioma.
Si eliminano i succhioni scappati alla potatura verde, in questo modo
si pulisce la chioma, si ha così una migliore visione della pianta e si rie-
scono a valutare meglio gli interventi da fare successivamente (fig. 2).

fig. 2) succhioni da eliminare

Per l’eliminazione dei succhioni valgono le stesse avvertenze viste per la


potatura verde.

44
Ricordarsi che alcuni succhioni possono essere inclinati per evitare di la-
sciare scoperte porzioni di branche.
Si passa poi alla potatura vera e propria: per facilitare le operazioni e
comprendere meglio quali interventi effettuare conviene considerare
ogni branca, come un’entità a sé.
I tagli si effettuano sempre partendo dall’apice delle branche e spostan-
dosi verso la base.
Una buona successione dei tagli può prevedere:
1) il contenimento dell’apice entro le dimensioni volute attraverso un ta-
glio di ritorno;
2

2) l’eliminazione dei rami in concorrenza con i nuovi apici;


3) il ridimensionamento delle branche secondarie con tagli di ritorno
per contenere la chioma e per rinnovare la vegetazione;
4) infine si effettua il diradamento dei rami, che va fatto a partire
dall’apice di ogni branca.
Un buon diradamento prevede:
x eliminazione dei rami inseriti sullo stesso nodo, cioè alla stessa altez-
za, e quelli sulla verticale di un ramo vicino;
x diradamento di rifinitura: se la chioma risulta ancora troppo fitta.

fig. 3) due rami sullo stesso nodo,


uno deve essere eliminato

fig. 4) il ramo in basso è troppo vicino a quello superiore,


invece di eliminarlo lo si può allontanare

45
I diradamenti si effettuano su ogni singola branca lasciando più leggere
(cioè meno ricche di rami laterali) le parti verso l’apice e più cariche (più
ricche di rami laterali) le parti verso la base.
Su piante poco vigorose si possono effettuare dei tagli a legno su bran-
che basali per stimolare la vegetazione.

La potatura invernale si può effettuare durante l’intero riposo vegetativo


delle piante, evitando i periodi più freddi. Se il frutteto consente di com-
pletare le operazioni in tempi brevi, conviene potare dopo le gelate inver-
nali, indicativamente dalla seconda metà di febbraio.

SCHEMA DI POTATURA SU PIANTE IN PRODUZIONE

eliminazione dei succhioni in fase di sviluppo


Potatura verde – su pomacee durante il mese di luglio
– su drupacee un mese prima della raccolta

1) eliminazione dei succhioni scappati con la


Potatura invernale potatura verde
2) tagli di ritorno
3) tagli di diradamento

46
fig. 4) successione dei tagli invernali

0) pianta da potare

1) taglio di ritorno sull’apice 2) eliminazione del ramo


concorrente con la nuova cima

3) tagli di ritorno 4) sfoltimento di rifinitura


sugli apici secondari (in questo caso si elimina
(notare come il taglio è via via un solo ramo)
meno drastico scendendo
verso la base della branca)

47
fig. 5) albicocco prima e dopo la potatura

fig. 6) intervento
di potatura
su pianta non potata
da molti anni

48
STRUTTURA DELLA PIANTA E CONTROLLO
DELLA VIGORIA
Nel capitolo precedente si è fatta la distinzione fra piante eccessivamente
vigorose, piante in equilibrio e piante senescenti, cioè poco vigorose.
Nella maggior parte dei frutteti il problema più riscontrato è comunque
l’eccesso di vigoria:
si verifica spesso nei frutteti lo sviluppo di molti rami verticali che:
x spostano velocemente la vegetazione in alto;
x formano una vegetazione eccessivamente fitta che non permette il
normale svolgimento delle attività quali la potatura e la raccolta;
x l’eccessiva fittezza di rami vigorosi nella parte apicale crea un cap-
pello di vegetazione cioè un filtro che limita fortemente il passaggio
della luce nella vegetazione sottostante; si determina quindi un progres-
sivo esaurimento delle branche più basse (vedi anche potatura naturale a
pag. 4).
Questo processo porta velocemente in alto la vegetazione produttiva
esaurendo la parte più importante della pianta, quella facilmente rag-
giungibile da terra.
Si ottengono così piante spoglie in basso e con una vegetazione ecces-
sivamente vigorosa verso gli apici: si dice che la pianta scappa verso la
cima.
Il fenomeno è particolarmente evidente su alcune specie, ad esempio
pesco e susino. Il pesco tende a spogliarsi velocemente in basso; il
susino tende a formare rami eccessivamente verticale e vigorosi.
Alzi la mano chi, di fronte a una giovane pianta che emette rami verticali
vigorosi, non ha mai provato a fermarli con drastici tagli a legno. Questi
tagli portano a un unico risultato, la formazione di nuovi succhioni ori-
ginatisi sotto ogni taglio.
È facile vedere, in alcuni giar-
dini, piante di quattro o cinque
anni ormai trasformate in cespu-
gli vigorosi che hanno perso le
caratteristiche di piante da frutto
(fig. 1).

fig. 1) albero gestito


con diversi tagli a legno
in successione

49
Per contrastare la naturale tendenza delle piante a scappare è neces-
sario, fin dalle prime fasi dello sviluppo, operare in modo da formare una
chioma equilibrata, espansa in modo che ogni branca abbia un certo
spazio e una buona ricezione della luce fino alle parti basali della
chioma.

Formazione e gestione della chioma, in pratica: CHE


FARE?
Per ottenere una chioma equilibrata bisogna seguire alcune regole:
lungo l’asse del tronco le branche laterali devono essere gestite in modo
da avere un vigoria decrescente dalla base verso l’apice.
Una pianta così strutturata si dovrebbero idealmente inscrivere in un co-
no (fig. 3).

fig. 3) a sinistra alcune branche al limite della lunghezza accettabile


a destra come deve essere l’apice delle branche

In questo modo si contrasta la formazione del cappello di vegetazione


all’apice e si favorisce la penetrazione della luce in tutte le parti della
chioma.

Per le piante a tronco verticale


come il Fusetto (forma di alle-
vamento assimilabile all’abete di
Natale) la pianta intera è ideal-
mente inseribile nel cono.
Per altre forme (vedi le diverse
forme a pag. 57) come la “Y”,
pianta formata da due branche
oblique o il Vaso, formato da tre
branche, sono le singole bran- fig. 4
che oblique a essere inscrivibili
nel cono (fig. 4).

50
La regola del cono (regola ideale, da seguire … con molta libertà) è vali-
da non solo per le branche principali, ma anche per ogni branca secon-
daria: in altre parole si può dire che ogni apice deve poter iscrivere in un
cono il suo asse e i suoi laterali.
Per mantenere questa impostazione è importante seguire la regola della
lunghezza e diametro decrescente dalla base all’apice della pianta.
È necessario eliminare germogli che sembrano troppo vigorosi rispetto
alla posizione sulla branca; come regola un ramo laterale deve avere:
x una lunghezza minore della distanza tra il punto di inserzione della
branca stessa sul tronco e l’apice della pianta (fig. 5);

fig. 5) la lunghezza della branca A-B


deve essere inferiore alla distanza A-B1

x un diametro sensibilmente inferiore a quello della branca su cui è in-


serito (fig. 6).

fig. 6) il ramo potato ha un diametro


inferiore alla branca principale,
ma è quasi verticale, può quindi
prendere il sopravvento

È importante valutare anche il diametro (la valutazione si effettua nor-


malmente in inverno) perché un ramo con diametro superiore a quello
della branca su cui è inserito prenderà il sopravvento anche se sarà ridi-
mensionato l’anno successivo con un taglio di ritorno, la sua vigoria gli
permetterebbe comunque di risvilupparsi in poco tempo.
Si possono paragonare i rami a tubi in cui scorre liquido in pressione.
In una biforcazione, se i due prolungamenti hanno lo stesso diametro
avranno la stessa capacità di trasporto del liquido (in questo caso la
linfa). Nelle piante è necessario avere la branca principale più vigoro-
sa delle branche laterali, soprattutto nella parte apicale. Per questo le
future branche laterali devono essere scelte tra i germogli con diametro

51
minore dell’asse principale per non rischiare che prendano il soprav-
vento.
Rami inseriti dorsalmente (che si sviluppano verso l’interno della pianta)
o ventralmente (che si sviluppano verso l’esterno) devono essere gestiti
in maniera differente:
rami o branche ventrali hanno un basso potere competitivo con la bran-
ca su cui sono inseriti, possono quindi essere un po’ più sviluppati della
norma; al contrario, un ramo inserito dorsalmente, soprattutto se si svi-
luppa in verticale, può facilmente prendere il sopravvento sulla branca
principale; è necessario porre molta attenzione a questi rami, possono
essere lasciati unicamente se di bassa vigoria.

fig. 7) la branca A-B è dorsale, può prendere


il sopravvento sulla principale, deve essere
gestita con cura; le branche inferiori possono
essere gestite più liberamente

L’eliminazione dei rami troppo vigorosi rispetto alla branca su cui so-
no inseriti è uno degli interventi da effettuare in estate, su germogli in
accrescimento.
La mancata eliminazione di questi germogli in estate obbliga il potatore a
effettuare tagli energici in inverno che, pur essendo tagli a frutto, con-
corrono ad aumentare la vigoria della pianta.
Se è preferibile eliminare i futuri succhioni in estate è altrettanto vero che
i succhioni dimenticati in estate (e purtroppo ce ne sono sempre molti)
devono essere eliminati in inverno.
È comunque sempre valida la regola per cui, in mancanza di germogli so-
stitutivi, si può frenare la vigoria dei germogli vigorosi ricorrendo all’incli-
nazione, soprattutto se eseguita in estate.

Gestione della cima


Attenzione alla gestione della cima: è necessario ricordarsi SEMPRE che
i rami, soprattutto quelli apicali, non devono essere accorciati con tagli a
legno, per quanto possano essere lunghi e … fastidiosi. Pena la forma-
zione di piante come in fig. 1 a pag. 49.

52
Piante scappate
Su piante scappate, piante cioè che presentano un eccessivo vigore
verso l’apice, con la cosiddetta testa di salice formata da innumerevo-
li succhioni, si altera l’equilibrio dato dalla regola del cono (vedi fig. 1 a
pag. 49).
Su chiome di questo tipo è necessario operare con molta attenzione ri-
conducendo la pianta all’equilibrio in due-tre anni.
L’eliminazione in inverno di tutti i succhioni non ottiene altro risultato che
il ricrearsi della stessa situazione.
Su queste piante è necessario effettuare una Potatura invernale in due
tempi: in inverno si pota normalmente la pianta con una potatura poco
severa, senza però eliminare i succhioni apicali.
Questi si eliminano circa un mese dopo la fioritura, intervenendo in que-
sto periodo si limita il riscoppio di nuovi succhioni; è comunque preferi-
bile lasciare due o tre succhioni come sfogo per l’apice; a luglio è
indispensabile effettuare la potatura verde per eliminare o inclinare i
germogli troppo vigorosi che sicuramente si sviluppano numerosi dalle
gemme latenti poste in prossimità dei tagli effettuati in inverno (fig. 12 a
pag. 55).
L’anno successivo si eliminano, sempre dopo la fioritura, i succhioni ri-
manenti; alcuni di questi possono essere mantenuti, frenandoli mediante
tagli di ritorno (sono, ora, rami di due anni).
Se la tendenza delle piante a scappare è particolarmente evidente e co-
mune a tutto il frutteto, può essere un problema di errata conduzione del-
l’impianto: è perciò necessario capire le ragioni dello squilibrio, dovuto
spesso a eccessi di concimazioni azotate o a potature errate che nei pri-
mi anni non hanno privilegiato la formazione di branche basali suffi-
cientemente vigorose in grado cioè di frenare il naturale spostamento
della vegetazione verso l’alto.

Piante esaurite
Le piante senescenti ogni anno producono rami lunghi pochi centi-
metri; non sono più in grado di dare un rinnovo vegetativo accettabile
né di dare una produzione qualitativamente accettabile.

fig. 8) pianta esaurita

53
In questo caso è necessario intervenire con energiche speronature
per rinvigorire la vegetazione.
È bene effettuare i tagli a legno nella parte medio bassa della pianta, non
avrebbe senso esaltare la vigoria verso l’apice facendo scappare in alto
la pianta e accelerando l’esaurimento delle branche basali.
Problemi di stentato sviluppo si possono però avere anche su piante gio-
vani, a causa di scarsa fertilità del terreno. In questo caso, oltre a effet-
tuare una potatura severa, è necessario migliorare la fertilità con appro-
priate concimazioni e irrigazioni.
Altre cause, come disaffinità di innesto o malattie possono indurre svilup-
po stentato, ma in questo caso si dice che più che con le forbici è neces-
sario intervenire con … la motosega per eliminare la pianta.

Tagli di ringiovanimento
Sono i classici interventi che si effettuano su piante non potate per anni
per ridimensionare drasticamente la chioma e per rinnovare la vegeta-
zione esaurita (fig. 9).

fig. 9) drastici tagli di ridimensionamento (notare il potatore imbragato)

Il ringiovanimento della pianta si effettua di norma in più anni, senza voler


strafare. Il primo anno si taglia in maniera oculata; è necessario mantene-
re, sotto il taglio, una adeguata porzione di vegetazione attiva, in grado di
richiamare linfa e rinnovare la chioma. Nella figura 9 (foto a destra) si no-
ta come il ridimensionamento abbia mantenuto una buona porzione di ra-
mi giovani.
Gli anni successivi la vegetazione rimasta sarà rinfoltita con lo sviluppo di
nuovi rami, si potrà allora intervenire con nuovi ritorni di ridimensiona-
mento (vedi anche fig. 6 a pag. 48). Si interviene quindi in anni successi-
vi, senza fretta, permettendo la ricostituzione progressiva della chioma
sotto i tagli di ritorno.

54
fig. 10) albicocco che ha prodotto
abbondante vegetazione nuova
in seguito a tagli di ridimensionamento,
l’anno prossimo si potrà abbassare
ulteriormente la chioma di qualche metro

I tagli di ritorno drastici si effettuano mediante più tagli di ritorno in se-


quenza: si ritorna una branca primaria su una secondaria e si prosegue
fino al ramo di un anno (fig. 11).

fig. 11) tagli di ritorno in sequenza

Gli interventi drastici di ridimensionamento daranno origine a riscoppi


molto intensi in prossimità dei tagli, a opera delle gemme di sostitu-
zione.
I nuovi germogli vigorosi dovranno essere diradati con la potatura verde;
in caso contrario si forma un cespuglio di rami vigorosi che vanificano il
nostro lavoro (fig. 12).
Si mantengono allora uno o due germogli con un’inserzione sul tronco
aperta e con una direzione verso l’esterno della pianta, che serviranno
per rinnovare e ringiovanire la vegetazione, e si eliminano tutti gli altri.

fig. 12) abbondante emissione


di succhioni in seguito
a un taglio drastico

55
Gli interventi di ringiovanimento non danno i risultati voluti su tutte le specie.
Il Pesco, è una delle specie più difficili da ridimensionare, la vegetazione
si sposta velocemente negli anni verso l’alto lasciando nude le parti ba-
sali delle branche (vedi pag. 4), inoltre questa è una specie in cui difficil-
mente si originano nuovi germogli dalle branche ormai nude.
È quindi difficile ridimensionare un vecchio pesco. Altre specie invece ri-
spondono bene ai tagli di ridimensionamento sviluppando un certo nume-
ro di germogli sul legno sotto il taglio. Il pero e l’actinidia sono le specie
che reagiscono meglio a tale intervento.
Per questo sulle piante vecchie, in generale, è necessario salvaguardare
ogni singolo germoglio che si sviluppa nella parte medio-bassa della
chioma: in mancanza d’altro anche un succhione può essere gestito in-
clinandolo, se lo si prende in tempo, se al contrario è un ramo di bassa o
media vigoria lo si può rinforzare con un energico taglio a legno.
Mai e poi mai deve essere eliminato.
Purtroppo alcuni potatori hanno il brutto vizio di spogliare completamente
la parte bassa delle vecchie branche dai nuovi rami.
Si notano infatti nei giardini, dopo la potatura di grosse piante, vecchie
branche nude, con la vegetazione ormai lontana dalla base ... e cicatrici
lasciate dall’eliminazione di alcuni rami presenti proprio nella parte più
interessante della chioma.

56
LA POTATURA DI FORMAZIONE
Nella potatura di una pianta adulta, per quanti errori si possano fare, è
difficile rovinare irrimediabilmente una pianta perché la forma, la sua im-
palcatura, è ormai definita.
Al contrario è necessario prestare molta attenzione alla gestione dei primi
anni di allevamento in quanto gli errori effettuati durante la formazione della
chioma possono compromettere irrimediabilmente la formazione di una
chioma equilibrata.

Le diverse forme di allevamento


Nella moderna frutticoltura di tipo
industriale si utilizzano forme di
allevamento mirate a contenere
il volume della vegetazione, per
agevolare la meccanizzazione
delle operazioni colturali (potatu-
ra e raccolta). Con queste forme
si intende abbandonare l’indivi-
dualità della singola pianta e ot-
tenere una parete produttiva con-
tinua (fig. 1). fig. 1

Le forme di allevamento utilizzate in frutticoltura sono molte, e la ricerca pro-


pone costantemente nuovi aggiornamenti; di seguito passiamo in rassegna
le forme tipiche della moderna frutticoltura, da cui derivano le innovazioni.
La forma di allevamento tipicamente usata per il melo è il fusetto, che con il
suo aspetto conico ricorda un albero di Natale (fig. 1 e fig. 15 a pag. 68).

fig. 2) forma a Y, pesco pal-spindel, pero

Il pesco in Piemonte si alleva prevalentemente a “Y”, forma costituita da due


branche oblique che partono dal tronco a un’altezza di 50-60 cm (fig. 2 e fig.
15 a pag. 68).

57
Pero, albicocco e susino si coltivano di norma con una forma intermedia,
il pal-spindel (fig. 2), formato da un fusetto (spindel), inserito al centro di
due branche basali a Y (primo palco della vecchia forma a palmetta).

Il vaso è una forma d’allevamento tradizionale, usata ancora ai nostri


giorni in alcune aree frutticole e nei frutteti famigliari perché non necessi-
ta di tutori, è di facile gestione e presenta una buona produttività riferita
alla singola pianta (fig. 3).

fig. 3) filare a vaso, pesco, fioritura

VASO

Il vaso moderno è costituito da un tronco di 60-90 cm su cui si inserisco-


no tre branche oblique:
x distanziate sul tronco di almeno 10 cm sulla verticale;
x inclinate di 35-40° rispetto alla verticale;
x distanziate tra loro circa 120°.

I anno: Inverno
Sul tronco principale si scelgono i tre rami che formeranno l’impalcatura.
Tradizionalmente si è portati a intervenire per scegliere le future branche
nell’inverno successivo all’impianto.
Questo però è uno dei primi grandi errori che può compromettere lo svi-
luppo della pianta.
Come si è visto a pag. 18 i primi germogli originati sotto il taglio a legno
sono di norma i più vigorosi. Se lasciati fino all’inverno saremo obbligati a
sceglierli perché prenderanno il sopravvento su quelli sottostanti.

58
Ma questi rami hanno di norma
un angolo di inserzione sul tron-
co molto chiuso, piante impalcate
in questo modo sviluppano una
chioma vigorosa, molto fitta,
con branche quasi verticali e
troppo vicine tra loro (fig. 4).
Oggi si preferisce effettuare la
scelta delle future branche in pri-
mavera, quando i germogli origi-
natisi sotto il taglio hanno rag-
giunto uno sviluppo medio di 20-
30 cm di lunghezza. fig. 4

Si scelgono tra questi le future


tre branche del vaso tenendo
presente quanto segue:
x i primi due-tre germogli apica-
li si originano dal tronco di norma
con un angolo molto chiuso e
sono perciò eccessivamente vi-
gorosi: per questo motivo devo-
no essere eliminati (fig. 5).
fig. 5) si capitozza l’astone sopra
il primo germoglio scelto

x si scelgono tre fra i germogli sottostanti il taglio, che presentino le se-


guenti caratteristiche:
™ ampio angolo di inserimento sul tronco;
™ distanti tra loro lungo il tronco (almeno 10 cm) (fig. 6);
™ disposti in maniera il più possibile equidistante tra loro (l’ottimo sa-
rebbe una distanza orizzontale di circa 120°) (fig. 7).

fig. 6) sfoltimento dei germogli fig. 7) vista dall’alto:


lasciando i tre prescelti situazione ideale con germogli
a circa 120°

59
Per capire l’importanza della scelta delle future branche si può osservare
la figura 8. I primi due germogli (ormai lignificati) originatisi sotto il taglio
effettuato alla fine dell’inverno sono particolarmente vigorosi, con un an-
golo di inserzione molto stretto.
L’inclinazione di questi germogli
porterebbe a una curvatura del
germoglio stesso, per cui la par-
te più prossima al tronco rimar-
rebbe invariata.
Sarebbe stato più opportuno, in
primavera, eliminare i primi due
germogli, con un taglio sull’asto-
ne, sotto di essi, e allevare i tre
restanti germogli; essi hanno un
buon angolo di inserzione, in que-
sto caso probabilmente non ser-
ve inclinarli ulteriormente, aven-
do già naturalmente una buona
inclinazione.
fig. 8

Dove necessario, su piante con germogli che presentano un angolo di in-


serzione molto chiuso, per favorire una buona apertura delle future bran-
che si può intervenire con stuzzicadenti, che allargano l’angolo di inser-
zione sul tronco. L’intervento si effettua quando i germogli hanno una lun-
ghezza al massimo di 30-40 cm (fig. 8).

fig. 9) utilizzo degli stuzzicadenti


per aprire l’angolo di inserzione

Con lo sviluppo i germogli tendono a raddrizzarsi; quando hanno raggiun-


to un certo sviluppo (e ciò dipende dalla vigoria) si possono legare al ca-
valletto, insieme di tre canne disposte a 35-40° dalla verticale e a 120°
una dall’altra (fig. 10).

60
fig. 10) utilizzo del cavalletto per inclinare i germogli

Branche vigorose saranno immediatamente inclinate, branche deboli sa-


ranno lasciate libere di svilupparsi in verticale per rinvigorirsi, saranno in-
clinate in inverno. Branche troppo vigorose, oltre all’immediata inclinazio-
ne, possono essere frenate mediante cidiatura (vedi pag. 32).
Le canne tutrici possono servire anche l’anno successivo per continuare
a regimare le branche principali.
Oltre ai tre germogli prescelti per formare le branche, si possono mante-
nere altri 2-3 germogli con la funzione:
x di riserva in caso di rottura dei rami prescelti;
x di produzione di energia per lo sviluppo della pianta.
Questi germogli si possono fermare con una cidiatura dell’apice per evita-
re che entrino in competizione con i germogli principali.

I anno: Luglio
x si pulisce la cima da possibili germogli concorrenti (fig. 4 a pag. 35);
x si eliminano i rami che si originano sul dorso delle branche;
x è il momento di inclinare il prolungamento delle branche vigorose a
35-40° sulle canne del cavalletto.
Piante vigorose possono produrre rami anticipati, questi rami possono es-
sere utilizzati per formare, fin dalla prima vegetazione, su ogni branca un
ramo di una certa vigoria che formerà la prima sottobranca permanente:
x si scelgono per questa funzione rami anticipati inseriti lateralmente
sulle branche primarie a 40-60 cm dall’inserzione di queste sul tronco;
x le sottobranche di ogni branca devono essere, se possibile, sullo stes-
so lato rispetto alle branche principali per evitare incroci di rami e com-
petizioni per la luce (fig. 11).

61
fig. 11) notare che su ogni
branca la prima sottobranca
ha sempre la stessa direzione
rispetto alla principale,
la seconda è opposta alla prima,
e così la terza

L’inclinazione delle branche e delle sottobranche si effettua con legature


al cavalletto; in mancanza di questo si ricorre a divaricatori (fig. 12) e
legature al tronco o, meglio, a un tutore.
L’inclinazione delle branche serve a formare una chioma più espansa,
ma anche a controllare la vigoria, allora l’angolo di inclinazione, al primo
anno, può essere scelto in base alla vigoria del ramo:
più è alta la vigoria, maggiore sarà l’angolo di inclinazione

II anno: Inverno
In questa stagione è ancora possibile effettuare l’inclinazione delle bran-
che se non si è provveduto in estate.

fig. 12 fig. 13

Per favorire l’emissione di rami laterali e di una nuova freccia (germo-


glio apicale) sufficientemente vigorosa si effettua un taglio a legno sulle
tre branche, a circa 60 cm dal punto di inserzione di queste sul tronco
(fig. 13).

62
Il taglio si effettua sopra una gemma a legno rivolta verso l’esterno per
favorire uno sviluppo obliquo della freccia e portare la vegetazione al-
l’esterno del vaso.
Alcuni potatori preferiscono effettuare un primo taglio su una gemma in-
terna, per poi ribattere, con un taglio successivo, sulla gemma esterna
quando i germogli hanno raggiunto un certo sviluppo. In questo modo lo
sviluppo del germoglio interno aiuta il germoglio esterno a svilupparsi in
maniera più aperta.
Su piante vigorose conviene evitare il taglio a legno in inverno, per non
favorire ulteriormente l’accrescimento vegetativo. Conviene rimandare il
taglio a legno un mese dopo il germogliamento.

II anno: Potatura verde


x Su ogni branca dell’impalcatura si scelgono due germogli fra quelli
che si sviluppano sotto il taglio invernale: il distale funge da prolunga-
mento della branca principale, l’altro viene utilizzato per la formazione
della sottobranca.
Su branche vigorose questa operazione è già stata effettuata al primo an-
no su rami anticipati; in questo caso si sceglieranno le nuove sottobran-
che, a circa 80 cm di distanza dalle prime, ma sul lato opposto rispetto
alle branche principali, per evitare l’ombreggiamento della branca sot-
tostante.
x si pulisce la cima eliminando o piegando i rami concorrenti;
x si eliminano i rami anticipati che si sono originati sul dorso delle bran-
che;
x si elimina buona parte della produzione portata dai rami scelti per la
formazione dello scheletro.

III-IV anno
La potatura continua come al secondo anno.

Potatura di produzione
Al quarto anno la struttura della pianta si può considerare completata; ini-
zia la vera e propria potatura di produzione, differente a seconda delle
specie e varietà.

63
FUSETTO
Il fusetto è una forma di allevamento conica costituita da un asse centrale
e da branche laterali il più possibile orizzontali, di lunghezza e vigore
minore dalla base verso l’alto. È coltivato in filari e necessita di tutori, pa-
li e fili di sostegno per tronco e branche.

fig. 14) giovani fusetti

La gestione, nei primi anni, è data più dall’inclinazione di germogli e rami,


che dai tagli (fig. 14).
Per rispettare la forma a cono si segue la regola della lunghezza decre-
scente delle branche: devono essere più corte della distanza tra il punto
di inserzione della branca stessa sul tronco e l’apice della pianta. La
stessa cosa vale per le sottobranche rispetto alle branche principali.

I anno: Inverno
Raccorciamento dell’astone a 90-100 cm.

I anno: Maggio-Giugno
Il primo anno è importante ottenere un primo palco di branche (4-5) vigo-
rose, le quali servono a tenere in basso la vegetazione. Se questo non
avviene il corso della linfa sarà indirizzato verso la parte apicale della
pianta, favorendo il precoce esaurimento delle branche basali e la forma-
zione di rami vigorosi all’apice.
Per questa ragione, quando i germogli hanno raggiunto una lunghezza di
circa 20 cm:
si asportano il primo o i primi due getti sotto la freccia, questi sono in
concorrenza con l’apice e inoltre formano un angolo troppo stretto con la

64
verticale; questo li rende particolarmente vigorosi e una inclinazione (per
frenare la vigoria) sarebbe impossibile senza operare una dannosa pie-
gatura;
si eliminano i getti male inseriti, in modo da ottenere una distribuzione
della vegetazione il più possibile uniforme nello spazio;
si asportano i getti sviluppatisi sotto i 50 cm di altezza.

I anno: Luglio
Getti squilibrati perché eccessivamente vigorosi possono essere
frenati inclinandoli (con divaricatori o legandoli ai fili orizzontali) o ricor-
rendo alla cidiatura.
Su piante vigorose possono essere presenti dei succhioni dorsali che
vanno eliminati.

II anno: Inverno
Se durante la stagione vegetativa si è effettuata una corretta potatura
verde, in inverno gli interventi sono limitati, ed eseguiti in funzione della
vigoria della pianta.
Pianta di vigoria media: raccorciamento della freccia a 60-80 cm dal
primo taglio (una pianta mediamente vigorosa dovrebbe avere una frec-
cia di 80-100 cm.).
Pianta molto vigorosa: in questo caso conviene effettuare il raccorcia-
mento circa 20 giorni dopo la fioritura.
Pianta poco vigorosa: se la freccia è lunga meno di 60 cm conviene
asportarne almeno un terzo per stimolare la vegetazione; la stessa ope-
razione sarà fatta sui rami più deboli del primo palco.
Pianta molto debole: bisogna avere il coraggio di ricominciare da capo
speronando tutti i rami a una decina di cm.
Eseguita la potatura dell’apice si potano le branche laterali per pareggia-
re i rami squilibrati; i rami più deboli vanno accorciati di 1/3 per aumen-
tare la vigoria mentre vanno inclinati i rami lasciati liberi durante la stagio-
ne vegetativa.
Attenzione: molti frutticoltori non eseguono (o non eseguono corretta-
mente) la potatura verde; in questo caso è necessario intervenire ora: si
esegue l’inclinazione dei rami vigorosi, si eliminano i rami in concorrenza
con la freccia, quelli in concorrenza fra loro e i succhioni.

II anno: Giugno
Alleggerire la freccia dai primi due-tre germogli sotto l’apice per non
creare concorrenza con la freccia.

65
Inclinare i germogli laterali fino a renderli orizzontali o addirittura incli-
nati verso il basso.
Eliminare i succhioni e i dorsali vigorosi.

III anno: Inverno


Per quanto riguarda la freccia si opera come al secondo anno.
Sulle branche, invece, al 3° anno si inizia il passaggio graduale alla pota-
tura di produzione anche se le piante non hanno ancora completato lo
sviluppo (deve essere ancora formato il terzo palco).
La priorità passa agli interventi invernali. I tagli classici diventano i di-
radamenti e i tagli di ritorno.

III anno: Potatura verde


Continua la potatura verde con l’eliminazione dei succhioni e l’alleg-
gerimento della freccia come al II anno.

IV anno
Di norma, in tre anni si ha il completamento della struttura della pianta; si
passa quindi alla potatura di produzione che si attua tramite i seguenti
interventi:
rinnovo della cima con tagli di ritorno su un laterale ( si può abbassa-
re la freccia anche di mezzo metro);
rinnovo delle branchette produttive. Questa è una classica operazione
di potatura invernale, fatta con tagli di ritorno più o meno severi, che ser-
vono anche come contenimento della chioma;
diradamenti di sfoltitura della chioma ed eliminazione di rami concorrenti
fra loro.
Bisogna comunque ricordare che rimangono importantissimi gli inter-
venti di potatura verde per le ragioni già esposte.
Al quarto o al quinto anno la pianta raggiunge l’altezza voluta (circa 3,5
m). La cima deve essere contenuta rinnovandola ogni anno mediante
un taglio di ritorno.

PAL-SPINDEL
Il pal-spindel è il risultato dell’unione del fusetto, e della palmetta, forma
di allevamento costituita da tre palchi a V (fig. 2 a pag. 57).
In questo caso si ha un unico palco basale a V, con un’inclinazione di cir-
ca 40°, su cui è inserito un fusetto.
Questa forma è un compromesso che permette di allevare a fusetto pian-
te vigorose; il primo palco infatti ha la funzione di contenimento del fusto
principale mantenendo il baricentro vegeto-produttivo in basso.

66
I anno
All’impianto: su piante ben formate in vivaio ci si limita a eliminare i rami
superflui e a spuntare la freccia e i laterali.
Su piante deboli o mal formate è opportuno cimare la pianta a circa 80-90
cm e speronare a 1-2 cm i rami.

I anno: Giugno-Luglio
L’impostazione generale non varia molto da quella del fusetto. L’impor-
tante, al primo anno, è la costituzione di un palco vigoroso che in questo
caso è formato dalla freccia e da due rami a V disposti il più possibile
paralleli al filare.
Quando i germogli hanno raggiunto una lunghezza di circa 20 cm si eli-
minano quelli in concorrenza con l’apice o quelli con angolo di inserzione
troppo chiuso rispetto alla verticale, e quelli sviluppatisi sotto i 50 cm.
Il primo anno si lasciano liberi i due germogli scelti per la costituzione del
primo palco, a meno di non dover correggere un eccesso di vigoria, nel
qual caso si procede alla inclinazione dei germogli stessi.

II anno
Se la potatura verde è stata effettuata correttamente, in inverno non do-
vrebbe essere necessario alcun taglio.
Nel caso uno o più rami siano di scarso vigore si può intervenire con tagli
a legno.
La parte superiore è allevata come un normale fusetto.
Nel pal-spindel le due branche oblique non devono entrare in concorren-
za con il fusetto, devono essere mantenute più corte dell’astone centrale.
Al secondo anno, a fine maggio, si effettua un primo intervento per elimi-
nare i germogli troppo vigorosi che entrano in concorrenza con le bran-
che produttive e si piegano mediante torsione quelli inseriti lateralmente.
Alcuni germogli troppo vigorosi, se però ben inseriti, si possono accorcia-
re con un taglio a legno (siamo comunque in potatura verde).
In luglio si effettua un secondo passaggio di rifinitura.

III-IV anno
Dal terzo-quarto anno, la potatura è simile a quella utilizzata per il fusetto.

Forma ad Y
Si può considerare un’esasperazione della palmetta o del pal-spindel (fig.
2 a pag. 57).
Su un tronco di circa 80 cm si aprono due branche oblique a V.

67
La potatura si effettua essenzialmente come un vaso … con una branca
in meno.
Il primo anno si dovranno aprire le due branche fissandole al primo filo a
100-120 cm. Eventuali sottobranche vigorose si eliminano.
Il secondo anno si legano le colonne al secondo filo allo scopo di dar loro
un andamento obliquo.

fig. 15) fusetto, melo forma a Y, pesco pal-spindel, pero

68
LA POTATURA DI PRODUZIONE
Come si è visto nel precedente capitolo, dal terzo-quarto anno la struttura
della pianta è completamente formata, inizia quindi la potatura di produ-
zione.
Questa ha lo scopo di regolamentare la produzione per avere negli anni
un buon compromesso fra quantità e qualità dei frutti, limitando il più
possibile i rischi di alternanza delle produzioni.
Allo stesso tempo la potatura, come si è visto nei capitoli precedenti,
deve:
x contenere le dimensioni della pianta, mantenendo il più a lungo possi-
bile la vegetazione produttiva nella parte medio bassa della pianta;
x mantenere una buona vigoria della pianta rallentando la sua sene-
scenza.
Lo schema della potatura per le più importanti specie frutticole è molto
simile; vi sono però alcune differenze che caratterizzano le diverse spe-
cie e anche le diverse varietà all’interno della stessa specie, soprattutto a
causa del diverso numero di gemme fruttifere prodotte e del tipo di ramo
su cui si ha la produzione.
In questo capitolo si evidenzieranno le peculiarità delle diverse specie
frutticole.

Melo
Distanze d’impianto: fusetto 4,00 x 1,30-1,80 m
vaso 5,00 x 5,00 m

fig. 1

Gruppo Golden
Produce frutti di qualità su rami misti, brindilli e lamburde portate da
branchette di due anni.
La potatura segue lo schema visto nella parte generale (fig. 1 a destra).
Gruppo Delizie Rosse e Renette
Sono piante vigorose e fruttificano quasi esclusivamente su lamburde
portate da branche di 2 o più anni.

69
Le branche rivestite di lamburde devono essere accorciate tramite tagli di
ritorno asportando circa un terzo delle lamburde.
Oltre i 5-6 anni di vita della branca vi è un invecchiamento delle lamburde
con conseguente produzione di frutti di scarsa qualità; è necessario quin-
di speronare drasticamente a 15-20 cm dal punto di inserzione sul tronco
alcune branche per favorire il rinnovo.
Gruppo Spur
Il termine spur (sperone, lamburda) indica un tipo di fruttificazione carat-
terizzato in prevalenza da lamburde e corte formazioni fruttifere. Le attua-
li varietà spur hanno un portamento compatto, con internodi corti e quindi
con un minore sviluppo. Per questo oggi si parla di spur per identificare
varietà compatte con corte formazioni fruttifere.
Queste varietà, come le rosse e le renette, fruttificano su lamburde porta-
te da banche di più anni; l’invecchiamento di queste è però più precoce;
per avere un buon rinnovo il ritorno a 15-20 cm sulle branchette si effet-
tua dopo il quarto anno.
x Le varietà spur, meno vigorose delle standard, necessitano di un
portinnesto più vigoroso.
x Queste varietà posseggono un’accentuata basitonia, che si manife-
sta con la formazione di robuste branche basali; se durante la potatura di
formazione esse non vengono eliminate o frenate diventeranno concor-
renti della freccia influendo negativamente sull’equilibrio della pianta.
x Per favorire la freccia, essa deve essere opportunamente alleggerita
e, in caso di eccessiva debolezza, stimolata con deviazioni.
x La spuntatura di impianto deve essere di modesta entità (20-30
cm dalla cima).
Diradamento. Il melo produce grappoli di fiori, i corimbi che portano fino
a cinque frutti. Affinché i frutti raggiungano buone caratteristiche qualitati-
ve è necessario effettuare il diradamento dei frutti: ogni corimbo do-
vrebbe portare a maturazione una, massimo due mele. Nei frutteti si in-
terviene con prodotti diradanti, per poi effettuare un secondo diradamento
manuale. Nei frutteti famigliari il diradamento si può effettuare manual-
mente, operando il più precocemente possibile (fig. 2).

fig. 2) mele prima e dopo il diradamento

70
Pero
Distanze d’impianto: pal-spindel 4,00 x 1,80-2,00 m
vaso 5,00-6,00 x 5,00-6,00 m
Il pero è una specie assurgente; produce molti succhioni e rami verticali.
L’eliminazione drastica di questi porta a un aumento della spinta a legno
che sposta la vigoria sempre più verso la cima.
Per mantenere l’equilibrio della pianta i succhioni non devono essere
diradati in maniera eccessiva.
Nel pero conviene privilegiare il legno giovane: la produzione migliore si
ottiene infatti su lamburde portate da rami di 2 e 3 anni. Questi rami pro-
ducono frutta di qualità migliore e permettono di mantenere il giusto
rapporto tra produzione e rinnovo dei rami. Questi rami, inoltre, non
vanno in alternanza, cosa che accade per le formazioni fruttifere sulle
zampe di gallo (lamburde di oltre 4-5 anni).
Per privilegiare legno giovane la potatura del pero segue uno schema
ben preciso (fig. 3).
Ramo di 1 anno: è necessario lasciarli integri, per quanto possano es-
sere lunghi e verticali; l’anno successivo (legno al 2° anno) si rivestiranno
di lamburde fruttifere.
Se necessario, si può operare un leggero diradamento di questi rametti
privilegiando quelli più prossimi al tronco.
Ramo di 2 anni: le lamburde di rivestimento sono, di norma, in ec-
cesso; è necessario perciò accorciare il ramo (con un taglio di ritorno
su una lamburda) per avere una produzione di buona pezzatura.
In generale è necessario lasciare una certa lunghezza per la fruttificazio-
ne dell’anno e quella dell’anno venturo (si lasciano circa 40-50 cm su
buoni rami, rami deboli invece vanno ridimensionati a 2 gemme al mas-
simo). Le lamburde più prossime al taglio daranno frutti mentre si diffe-
renzieranno a fiore quelle più prossime all’inserzione del ramo, queste
daranno frutti l’anno successivo.
Ramo di 3 anni: come già visto, di norma su questi rami (meglio par-
lare di branchette) hanno prodotto le lamburde vicine al taglio effettuato
il secondo anno, mentre si sono differenziate lamburde a fiore nella par-
te più prossima all’inserzione; un ulteriore ritorno darà ancora produ-
zione.
Ramo di 4 anni: la produzione di qualità si sposta sui prolungamenti
più giovani, che si troveranno sempre più distanti dal tronco: è quindi ne-
cessaria l’asportazione del ramo lasciando uno sperone per il rinnovo.

71
fig. 3) ramo di 1 anno; branca di 2 anni; branca di 3 anni

Su piante invecchiate, che presentano molte zampe di gallo è necessario


procedere a un drastico diradamento delle stesse, eliminandone anche
l’80%.
Spesso su pero è necessario ricercare la vigoria piuttosto che contenerla.
Su piante ferme, senza legno nuovo, si speronano alcune brachette per
creare dei punti di rinnovo della chioma.
Le diverse varietà
Conference rinnovo deciso
Produce soprattutto su legno di 3 anni.
È fertilissima ma ha problemi di pezzatura, bisogna lasciare poche gem-
me facendo drastici ritorni
Abate rinnovo medio
Produce una gran quantità di fiori che però hanno problemi di allegagio-
ne. È necessario perciò eliminare più del 50% delle gemme miste.
Si spuntano tutti i rami di 2-3 anni, con ritorni più o meno drastici, senza
diradarli. Si diradano drasticamente le zampe di gallo.
William rinnovo basso
Non ha problemi di allegagione ma produce poche gemme a fiore: neces-
sita di una potatura più lunga (si elimina una porzione più corta di ramo).
A differenza della maggior parte delle varietà, che producono essenzial-
mente su lamburde essa dà frutti anche su brindilli.
Kaiser rinnovo basso
Potatura molto sporca: tagli di ritorno lunghi e diradamento delle bran-
chette.

72
Pesco
Distanze d’impianto: forma a Y 4,00-4,30 x 2.00-2,20 m
vaso 5,00 x 4,00 m
La produttività potenziale del pesco è molto alta: se non si effettua un
energico e costante rinnovamento la vegetazione attiva si sposta velo-
cemente verso l’alto lasciando spoglie le parti medio basse della pianta;
questo allontanamento è molto pericoloso nel pesco in quanto, in questa
specie, a differenza di melo o pero, difficilmente si riesce a riformare
nuovo legno tramite speronature.
Si interviene quindi con severi tagli di ritorno sulle branche produttive la-
sciando da 3 a massimo 5 rami produttivi (fig. 4 a sinistra). Su alcune va-
rietà, come sulle nettarine, si scelgono rami di buona vigoria, diradando
quelli molto deboli (fig. 4 a destra).

fig. 4) potatura di produzione su branche di pesco

Per le ragioni appena viste nel pe-


sco si asporta, con la potatura in-
vernale, fino al 50-70% del legno
nuovo.
Nella foto di fig. 5 si nota l’entità di
legno a terra dopo la potatura (si
riconoscono i rami dell’anno di colo-
re rosso).

fig. 5

Diradamento. Il pesco produce molti frutti sul ramo; per ottenere una
produzione di qualità è necessario diradare drasticamente le pesche.
Quando i frutti hanno le dimensioni di una noce si effettua il diradamento
manuale lasciando tra un frutto e l’altro una distanza di circa quattro dita
(fig. 6).

73
fig. 6) pesco prima e dopo il diradamento

Albicocco
Distanze d’impianto: pal-spindel 4,50 x 3,00-4,00 m
vaso 5,00 x 4,00 m
Si utilizza un pal-spindel molto libero. La specie è basitona, non dà grossi
problemi di lotta alla cima.
È una pianta che soffre i grossi tagli di potatura, la potatura invernale è
allora anticipata al periodo post-raccolta, da metà agosto a metà set-
tembre. In inverno si può effettuare un intervento di correzione (se fatto
in prefioritura con le gemme a fiore ingrossate, si può correggere il carico
produttivo diradando i mazzetti di maggio).
L’albicocco fruttifica su rami mi-
sti brindilli e dardi. Con la pota-
tura di produzione effettuare un
drastico ritorno delle branche,
bisogna infatti diradare severa-
mente le gemme a fiore (un po’
come per il pesco); più le bran-
che sono esili o vecchie più dra-
sticamente saranno accorciate
(fig. 7).
fig. 7) la freccia verticale indica
il taglio di ritorno, la freccia orizzontale
indica un taglio di diradamento

Nell’albicocco diventa di estrema importanza, circa un mese prima della


raccolta, l’eliminazione dei succhioni più vigorosi e dare così più luce e
aria alla chioma e alla produzione, per combattere la monilia dei frutti.

74
Susino
Distanze d’impianto: pal-spindel 4,50 x 3,00-4,00 m
vaso 5,00 x 4,00 m
Il susino è una specie che facilmente scappa verso l’alto; si opera quindi in
maniera meno drastica che nel pesco e albicocco. Fruttifica sui dardi inseriti
sulle branche di due anni: si effettuano tagli di ritorno su dette branche (fig. 8).
Il susino cino-giapponese necessita di una potatura più severa.

fig. 8) fruttificazione del susino

Ciliegio
Distanze d’impianto: vaso 4,50-5,00 x 4,00-4,50 m
fusetto 4,50 x 2,00-2,50 m
Il ciliegio è tradizionalmente allevato a vaso (fig. 9 a sinistra). Alcuni frut-
ticoltori propongono, oggi, ceraseti allevati a fusetto (fig. 9 a destra).
Il ciliegio fruttifica sui dardi inseriti sulle branche di due anni: si effettuano
tagli di ritorno su dette branche (fig. 10). I dardi di oltre 4 anni producono
frutti di minor qualità, è quindi necessario rinnovare le branche in modo
da mantenere dardi giovani.
Il ciliegio acido fruttifica sui rami misti oltre che sui dardi.

fig. 9

75
fig. 10

Agrumi
Le diverse specie appartenenti al gruppo degli agrumi si allevano con la
forma a Globo, una variante del vaso con vegetazione più folta nella par-
te interna della chioma.
Distanze d’impianto 5,00 x 5,00 m
La potatura è molto leggera, consiste nel contenimento della chioma tra-
mite tagli di ritorno, e nel diradamento dei rami.

Nocciòlo
Distanze d’impianto: cespuglio 5,00 x 4,50-5,00 m
Il nocciòlo è una pianta cespugliosa, si alleva tradizionalmente con un
cespuglio di 4-6 pertiche (fig. 11).
Alcuni frutticoltori prediligono il vaso cespugliato, cioè un vaso di 3-4 per-
tiche impalcate a circa 20 cm dal suolo. In questo modo è molto più age-
vole l’eliminazione dei succhioni, una delle attività più fastidiose per la
coltura del nocciòlo.
La potatura di produzione, molto leggera, soprattutto se effettuata regolar-
mente, si attua essenzialmente con tagli di ritorno per allargare e arieggiare
la chioma, e con tagli di diradamento ed eliminazione di legno vecchio o
secco. Si ricorda che potando tutti gli anni si effettuano un numero minore di
tagli e si opera su rami di minore diametro; potando ogni tre o quattro anni
bisogna ricorrere a tagli drastici e su branche di grande diametro.
fig. 11

76
Olivo
L’olivo è una specie allevata a vaso libero, spesso di grandi dimensioni.
Con distanze d’impianto fino a 5,00 x 5,00 m.
Questa specie produce molti succhioni nella parte centrale della chioma
per cui è molto importante eliminarli in potatura verde.
L’olivo produce rametti molto esili che, con la produzione tendono a pie-
garsi; dal dorso del ramo si sviluppano altri rametti che fruttificheranno gli
anni successivi. Quando il rametto superiore inizia a fruttificare si elimina
quello vecchio in basso, come in figura 12.

fig. 12

Altre specie arboree


Altre specie fruttifere: Fico (fig. 13), Kaki ecc. sono allevate in forma libe-
ra. La potatura si limita a sfoltire lievemente la chioma.

fig. 13) frutteti di fico a sinistra, noce a destra

Vi sono poi alcune specie arboree come il castagno e il noce (fig. 13), uti-
lizzate anche come piante da frutta: queste specie di norma si lasciano
sviluppare naturalmente senza effettuare una vera e propria potatura. I
tagli si limitano a eliminare il secco o qualche branca in soprannumero.

Mirtillo
Il mirtillo è una specie con vegetazione a cespuglio, manca quindi un
tronco principale. La specie necessita di terreno acido, in cui non vi sia
presenza di calcare attivo.

77
Distanze d’impianto: 3,00 m x 1,20-1,50 su baulatura (collinetta) di cir-
ca 20 cm (fig. 14).
Il mirtillo necessita di somministrazioni annue di sostanza organica come
letame o torba, insieme o ad anni alterni.
Torba acida 300 l/pianta Letame maturo 150-250 q/ha

Gestione: All’impianto è opportuno speronare le future pertiche a 15-20


cm per irrobustirle.
L’altezza della pianta dovrebbe rimanere entro 1,80 metri, per agevolare
la raccolta dei frutti di piccolissime dimensioni.
Mantenere circa 10-15 fusti, anche fino a una ventina; l’importante è che
non siano coetanei (fig. 14 a destra). Allevare 3-4 fusti per ogni anno di
età: 1-2-3-4-fino a un massimo di 5 anni (con calibri oltre 3 cm il fusto
perde la sua produttività).
I tronchi grossi vanno pertanto rinnovati lasciando uno sperone di circa
15-20 cm. Si devono eliminare anche i centrali che filano (anche questi
speronati a 20 cm). Il mirtillo deve essere rinnovato drasticamente aven-
do poche radici.
La chioma si gestisce con tagli di ritorno per allargare la vegetazione ed
eliminare i rami verticali.
Germogli vigorosi, a maggio possono essere cidiati (pizzicati) o frenati
con torsione (senza piegatura), non si devono eliminare, a meno di non
speronare la pertica completa.
Come per tutte le piante da frutto:
Su piante vigorose: tagli contenuti
Su piante esili: tagliare molto

fig. 14) impianto di mirtillo


con pacciamatura
a destra: particolare del ceppo

78
Lampone
Il lampone è una pianta cespugliosa, allevata a spalliera, cioè in un filare,
con le pertiche, alte circa 150-180 cm, poste in filare e sostenute da fili tu-
tori (fig. 15). Si possono paragonare le pertiche ai rami produttivi delle pian-
te più conosciute, quindi: il primo anno si sviluppano le pertiche, il secondo
anno fruttificano, dopo la raccolta le pertiche che hanno prodotto si elimi-
nano, rimangono così i rami (pertiche) di un anno che continuano il ciclo.
Pali a 5-7 m
Fili: 1° filo a 80 cm 2° a 120-150 cm
Distanze d’impianto: 3,00 x 0,50

Dopo l’impianto, le piantine si potano a circa 20-30 cm.


L’anno successivo si scelgono i rami più vigorosi, si legano al primo filo e
si cimano 10-15 cm oltre il filo.
Dal terzo anno inizia la potatura di produzione:
x in primavera si eliminano i getti malati e secchi;
x dopo la raccolta si tagliano rasoterra i rami che hanno prodotto;
x in inverno si effettua il diradamento delle pertiche lasciandone 10-12
per metro;
x dopo i freddi invernali si cimano le pertiche a 150-160 cm e si legano
al secondo filo.

fig. 15

Actinidia (Kiwi)
Il kiwi è una pianta sarmentosa, simile alla vite; si alleva a pergoletta:
dal tronco si lasciano sviluppare due cordoni permanenti a un’altezza di
180 cm. Dai due cordoni si allevano un certo numero di rami laterali, i
tralci (fig. 16).

79
fig. 16) kiwi allevato a pergoletta
a destra: frecce rosse indicano i fili laterali
le frecce blu il filo di colmo, sul cordone permanente

Distanze d’impianto 5,00 x 4,50-5,00 m


Fili: l’altezza del filo che regge il cordone è di circa 1,80 cm. A lato del fi-
lo, a circa 80 cm, corrono due fili laterali (più bassi di circa 20 cm) depu-
tati alla legatura dei tralci (fig. 16 a destra).
Pali: uno per pianta

Potatura di allevamento
Al momento dell’impianto è indispensabile predisporre un tutore, una
canna, per ogni pianta. L’astone si pianta sul filare tra i due pali. Si alleva
un solo tronco per pianta che diversamente tenderebbe ad assumere un
portamento cespuglioso.
Quando il germoglio raggiunge il filo di colmo (200 cm) deve essere ci-
mato circa 20 cm sotto il filo stesso, all’altezza di una foglia ben sviluppa-
ta; in questo modo si facilita l’emissione di due germogli che costituiranno
i due cordoni permanenti, uno per lato che, a sviluppo ultimato, andranno
fermati in concomitanza del palo di sostegno.
x La curvatura tra il tronco e i cordoni orizzontali deve essere libera da
branche o rami; questi, molto vigorosi, toglierebbero linfa al cordone
stesso.
x I tralci o le branche devono essere … pettinati, devono cioè essere
paralleli fra loro, senza incroci o sovrapposizioni e soprattutto non devono
scavalcare il cordone permanente; tra un tralcio e l’altro si lascia uno
spazio di circa 30-40 cm.
La potatura del kiwi prevede la sostituzione annuale dei tralci che hanno
prodotto con nuovi tralci dell’anno.

Potatura verde
Si inizia con la … potatura verde, pratica molto importante per arieggiare
la pianta, e scegliere i nuovi rami per l’anno successivo.
Un primo passaggio si effettua quando i germogli dell’anno hanno rag-
giunto uno sviluppo di 30-40 cm si asporta tutta la nuova vegetazione
che si è sviluppata dal cordone.

80
In seguito, dopo la fioritura, si effettua un secondo passaggio, sele-
zionando quelli meno vigorosi che, di norma, sono più interessanti per la
produzione.
Per frenare la crescita dei germogli molto lunghi si può effettuare la cidia-
tura dell’apice.
Potatura invernale: se le operazioni al verde sono state compiute re-
golarmente, gli interventi risultano limitati:
x Eliminazione di qualche ramo troppo vigoroso.
x Legatura dei rami sul filo esterno.
x Disposizione a pettine dei rami.

Alternanza
Le piante in natura, su terreni di fertilità accettabile, tendono a mantenere
un certo equilibrio tra vigoria e produttività.
Alcuni imprevisti però, come ad esempio una gelata primaverile che an-
nulla la produzione, possono rompere l’equilibrio.
In mancanza di produzione non vi è competizione dei frutti sull’attività
vegetativa dell’anno, si avrà perciò un’esaltazione della vigoria con una
produzione eccessiva di rami.
L’anno successivo si avrà una chioma molto ricca, e quindi un alto nume-
ro di gemme produttive; si avrà allora un’abbondante produzione.
L’alto numero di frutti in accrescimento limita la costituzione delle riserve
nutritive, inibisce quindi lo sviluppo vegetativo e il differenziamento delle
gemme che devono produrre l’anno successivo, che sarà perciò un nuo-
vo anno di scarica. La pianta entra così in un circolo vizioso con alter-
nanza di anni di carica seguiti da anni di scarica.
L’alternanza ha comunque una base genetica: a parità di ogni altro fatto-
re alcune specie, quali Pesco e Ciliegio, sono poco sensibili all’alternan-
za; Melo e Olivo sono invece più suscettibili. In generale le piante vecchie
sono più inclini all’alternanza.
Una potatura corretta, effettuata tutti gli anni limita il fenomeno dell’alter-
nanza, mentre una potatura troppo severa può innescare o esaltare il fe-
nomeno.

Età dei rami e produzione


Molti potatori e molti manuali dividono le specie frutticole in piante che
producono su rami giovani e piante che producono su rami vecchi.
Cerchiamo di chiarire questa contraddizione, ancorché apparente, par-
tendo dal presupposto che: unicamente sul legno di un anno vi sono
gemme a fiore.
Alcune piante da frutto, ad esempio le varietà di susino europeo, il pesco,

81
molte varietà di melo ecc. producono essenzialmente su rami misti. Su
queste piante non vi sono dubbi sull’età dei rami produttivi.
Altre piante frutticole quali il pero, le varietà di susino cino-giapponese,
l’albicocco e il ciliegio producono preferibilmente su dardi o lamburde.
Questi rami sono di dimensioni così contenute che spesso sono conside-
rate, per semplicità, anche dai tecnici, semplici gemme inserite su rami
di più anni.
Si è pertanto portati a credere, erroneamente, che il ramo produttivo sia
la branca su cui sono inserite le lamburde o i dardi.

82
ATTREZZATURA E MODALITÀ DI TAGLIO
Attrezzi
L’attrezzo classico della potatura è la forbice da potatura.
Le più utilizzate sono essenzialmente di due tipi: le forbici a lama e con-
tro lama (in fig. 1 a sinistra modello con manico girevole antivesciche),
e le forbici a due lame combacianti, ottime ma difficili da molare (fig. 1
in centro).
La scelta tra i diversi modelli è molto soggettiva per cui sarebbe opportu-
no provare le forbici, se possibile, prima dell’acquisto; in caso contrario,
secondo gli autori, con le tradizionali forbici a lama e contro lama non si
rimane delusi.
Il corredo di base è completato da un segaccio (molto pratici quelli con
lama ripiegabile nel manico), indispensabile per tagliare i rami più grossi
(fig. 1 a destra).
Le forbici e il segaccio possono essere tenuti alla cintura, in apposite
fondine. Nella foto 2 un simpatico esempio di … riciclaggio.
Alle forbici si affiancano i forbicioni, o troncarami, forbici con manici di
80-100 cm per tagli su rami di grosse dimensioni o rami posti a una certa
distanza da terra (fig. 3 e fig. 6 a pag. 51).

fig. 1 fig. 2 fig. 3) uso alternativo


dei forbicioni

Nei frutteti in cui non si può operare con mezzi meccanici è necessario
utilizzare attrezzi montati su manici telescopici:

Nella foto 4 si notano un segac-


cio, uno svettatoio e una moto-
sega. Questi attrezzi sono indi-
spensabili per raggiungere le
parti alte della chioma senza ri-
correre a scale.

fig. 4

83
Mai come per questi attrezzi vale il detto chi più spende meno spende;
l’attrezzatura di marca costa anche il doppio di qualche articolo economi-
co ma dopo poche decine di tagli le mani e le braccia ringrazieranno per
la scelta.
Le forbici, oltre a essere di buona qualità, devono essere mantenute in
ottimo stato, soprattutto le lame devono essere perfettamente affilate: in
questo modo eseguono tagli netti e affaticano meno il potatore.
Importanti sono anche i guanti, comodi ma consistenti, per affaticare me-
no la mano e lavorare più desgenà (più a proprio agio) tra i rami senza
paura di farsi male.

I tagli
In seguito a un taglio o a una rottura accidentale, la pianta reagisce con
la produzione di una barriera di sughero che isola il taglio e ostacola
la penetrazione di agenti patogeni: a seguito di un taglio a legno la
barriera è prodotta appena sopra l’ultima gemma, nel caso dell’elimi-
nazione di un ramo (taglio a frutto) il sughero è prodotto nella zona del
collare, un manicotto alla base del ramo, riconoscibile per una certa ru-
gosità.
Effettuando il taglio troppo a ridosso del ramo si elimina il collare e si la-
scia il taglio sguarnito dalle naturali difese della pianta; allo stesso modo,
tagliando troppo distante dall’inserzione si lascia un moncherino del ramo
che può essere facilmente attaccato da funghi; quando questi si saranno
insediati potranno facilmente superare la barriera di sughero formatasi al
collare.
Si notano spesso alberi ornamentali con moncherini secchi distrutti da
funghi e insetti: per ovviare a questi inconvenienti basta effettuare tagli
assennati.
I tagli di raccorciamento su legno di un anno saranno effettuati appena
sopra una gemma, di norma si sceglie una gemma esterna che produce
germogli verso l’esterno della chioma. Il taglio deve essere obliquo con la
pendenza opposta alla gemma terminale (fig. 5).

fig. 5

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Asportando un ramo di uno o due anni si taglia quasi a contatto con la
branca, lasciando pochi millimetri di collare (fig. 6). Nelle drupacee è ne-
cessario lasciare un moncherino maggiore, circa un centimetro, in caso
contrario si rischia di far seccare una porzione di branca.

fig. 6) a sinistra taglio errato; a destra taglio corretto

Su branche più grosse, quando si interviene con il segaccio è necessario


tagliare appena oltre il collare, ben visibile su branche di una certa età
(fig. 7).

fig. 7

Dovendo intervenire su branche di un certo peso, operando magari con


la motosega, conviene effettuare il taglio in più interventi per non rischia-
re di scosciare il ramo.
Nella serie di foto della fig. 8 si è effettuato il primo taglio del ramo distan-
te dal taglio definitivo; si può notare il distacco di parte di corteccia sotto il
taglio. In seguito si elimina il moncherino con due tagli, una prima tacca
nella direzione di caduta del ramo, per ovviare ai distacchi di corteccia, in
seguito il taglio di abbattimento partendo dalla parte superiore. Un ultimo
taglio serve a pareggiare la ferita.

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fig. 8) sequenza dei tagli

Rifinitura

Su tagli di diametro superiore ai 10-15 cm conviene disinfettare la ferita


con una miscela di acqua e rame (utilizzando un qualsiasi prodotto ra-
meico in commercio), meglio ancora sarebbe, dopo la potatura invernale,
fare un trattamento con rame su tutta la chioma.
Alcuni tecnici consigliano di rifinire i grossi tagli con un coltello per rimuo-
vere le slabbrature; questa pratica è però da riservare ai tagli eseguiti
con il segaccio o peggio con la motosega, se le slabbrature sono evidenti.

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L’IMPIANTO DEL FRUTTETO
Acquisto
Una buona gestione della pianta inizia … dall’acquisto.
Il frutticoltore di professione, che acquista centinaia di piante alla volta, si
rivolge a vivaisti specializzati capaci di dare tutte le informazioni richieste,
e di offrire piante adeguate.
Chi invece acquista poche piante spesso è attratto da prodotti offerti in
negozi per hobbisti, non specializzati dove, di norma, vengono offerte
piantine già impalcate, di 2-4 anni. Sono belle da vedere alle volte già
con i frutti in maturazione, ma spesso sono piantine di scarto dei vivai.
Piante di questo tipo hanno avuto, all’estirpo, una drastica riduzione del-
l’apparato radicale:
x andrebbero probabilmente incontro a seri stress da trapianto;
x hanno la forma della chioma già impostata, quasi mai ottimale per la
buona gestione della pianta.
È necessario quindi rivolgersi sempre a un vivaista, privilegiando pian-
tine:
x costituite dal portinnesto (o selvatico) alto 20-30 cm su cui è innesta-
to un buon astone (ramo vigoroso di 1 anno della varietà voluta) lungo
circa 120-180 cm;
x ben lignificate;
x con un buon apparato radicale.
La presenza dell’astone di 1 anno è essenziale in quanto è il solo ramo
che presenta un eccellente rivestimento di gemme da cui si possono
facilmente ottenere delle buone branche per la formazione delle diverse
forme di allevamento (fig. 1).

fig. 1) astone di anno particolare del punto d’innesto

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Portinnesti
Le specie da frutto più comunemente usate non sono moltiplicabili per
talea in quanto i germogli, o i rami di queste piante non hanno la capacità
di emettere radici, quindi di ricreare un nuovo individuo (fanno eccezione
i susini Ramassin, il kiwi, il mirtillo e il lampone).
Per questa ragione è necessario ricorrere all’innesto di una porzione di
pianta, gemma o marza (rametto con una-due gemme) su un Piede, il
Portinnesto.
Le poche gemme innestate riformeranno la chioma dando un individuo
perfettamente identico alla pianta di partenza. Gli alberi da frutto sono
quindi costituite da due bionti: la base, cioè il portinnesto (o selvatico) e la
varietà coltivata (o gentile).
La necessità di innestare le specie da frutto è stata trasformata in virtù: la
ricerca ha infatti trovato, per ogni specie frutticola, soprattutto nell’ambito
di alcune specie (il melo in particolare) una vasta gamma di portinnesti,
che permettono di ampliare le scelte di coltivazione.
Fra le opportunità offerte dall’uso del portinnesto ricordiamo:
x la possibilità di diminuire la taglia delle piante,
x di adattare la specie coltivata a diversi terreni,
x di avere meno problemi nel ristoppio del pesco (il ristoppio è il ritorno,
su un terreno, di una specie dopo l’estirpo di un frutteto della stessa spe-
cie, operazione comunque da evitare, se possibile, per tutte le specie).
Ricordiamo inoltre che la vite è stata coltivata per millenni franca di
piede cioè senza l’uso di portinnesti in quanto si moltiplica facilmente
per talea.
Il drammatico problema della Fillossera della vite (un afide) che ha deci-
mato le viti europee nella seconda metà dell’Ottocento è stato brillante-
mente risolto unicamente con l’utilizzo di un portinnesto di vite americana
(specie tollerante al parassita); primo esempio di lotta biologica in agricol-
tura.
Attenzione: l’innesto non ha nulla a che vedere con l’incrocio; il patrimo-
nio genetico del gentile rimane esattamente lo stesso della pianta da
cui sono prelevate le gemme e non viene in alcun modo influenzato dal
portinnesto.
Proponiamo una veloce rassegna dei portinnesti più utilizzati per alcune
specie frutticole (l’elenco non è esaustivo, anche perché la ricerca immet-
te sul mercato continuamente nuove selezioni).

Portinnesti del Melo


Serie degli M9 con soggetti di diversa vigoria
MM106 più vigoroso degli M9, utilizzato per varietà poco vigorose

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Portinnesti del Pero
Cotogno: Sydo, EMA, BA 29 (dal meno al più vigoroso)
Pero: diverse selezioni della serie OHF

Portinnesti del Pesco


Pesco: A5, B2, Montclar
Per reimpianto: Pesco X Mandorlo GF 677

Portinnesti dell’Albicocco
Montclar Mrabolano 29/C
Per reimpianto Ishtara

Operazioni preimpianto
Dovendo impiantare un frutteto è indispensabile effettuare una lavorazio-
ne del terreno; in zone di forte pendenza è possibile effettuare la lavora-
zione a file, per evitare pericoli di erosione.
La lavorazione classica d’impianto era l’aratura profonda, circa 50-70 cm.
Oggi però si tende a sostituire l’aratura profonda con la ripuntatura, ope-
razione che lavora il terreno senza rivoltare la zolla. In questo modo si
evita di portare in superficie terreno inerte.
Alla ripuntatura segue, in tutti i terreni, un’aratura superficiale, effettuata a
una profondità di circa 30-40 cm, con lo scopo principale di interrare le
erbe infestanti.
Infine si effettua l’affinamento del terreno tramite erpicatura.
Attenzione a non ridurre il terreno a un … tavolo da biliardo, la superficie
deve mantenere una certa zollosità.
Prima dell’erpicatura si effettua, se necessaria, la concimazione di fondo.
Si apportano Fosforo e Potassio in base alle necessità evidenziate dal-
l’analisi del terreno.
L’impianto del frutteto è anche il momento in cui si può migliorare la dota-
zione di sostanza organica presente nel terreno: indicativamente si ap-
2
portano circa 300-400 q ogni ettaro (10000 m ) di letame maturo, distri-
buito unicamente sulla fila.
Conviene non effettuare la concimazione prima dell’aratura per non inter-
rare troppo in profondità gli elementi nutritivi, elementi che devono essere
mantenuti negli strati più superficiali del terreno.
Si ricorda che lo strato attivo di terreno, dove avvengono la maggior par-
te delle attività biologiche, si estende non oltre i 20-30 cm di profondità.

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Tracciatura e palificazione
Un importante problema che si presenta accingendosi a piantare un frut-
teto è il tracciamento dei filari: questi devono essere dritti e perfettamente
paralleli per aiutare il passaggio dei macchinari.
Tracciato l’impianto è necessario posizionare le strutture di sostegno
(fig. 2).
Si utilizzano pali distanti tra loro non più di 10 m per piante di bassa vigo-
ria e non più di 15 m per le piante più vigorose.
Per pesco e albicocco, specie con un buon ancoraggio delle radici, è suf-
ficiente un palo ogni 20 metri.
Il diametro dei pali varia dal materiale scelto, per i pali in legno si usano
diametri di 12-14 cm per le testate e 8-10 cm per i pali intermedi.
Effettuata la posa dei pali si effettua l’impianto e, solo successivamente,
si posizionano i fili tutori.
I filari di melo e pero necessitano di 4 fili posti rispettivamente a una di-
stanza da terra di 90-100 cm, 160-180 cm, 240-250 cm e 310-330 cm.
Per Pesco e Albicocco sono sufficienti 3 fili, a circa 90-100 cm, 160-180
cm e 270-280 cm, in quanto dopo 4-5 anni non necessitano più di tutore.
I fili si possono posizionare alternativamente da una parte e dall’altra del
palo (se il primo filo passa a sinistra del palo, il secondo passa a destra);
in questo modo si crea una sorta di gabbia che aiuta a sostenere la pian-
ta in caso di eventi atmosferici eccezionali.

fig. 2) meleto a fusetto: le frecce rosse indicano i quattro fili

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Il momento migliore per effettuare l’impianto è l’autunno; si diceva un
tempo che “chi pianta in inverno guadagna un anno”; questo perché du-
rante l’inverno la pianta non è completamente ferma. In questo periodo
rimargina le ferite inevitabilmente subite durante il trapianto.
Le piogge invernali inoltre compattano il terreno attorno alle radici, condi-
zione essenziale per un ottimale assorbimento degli elementi nutritivi.
Per queste ragioni le piantine, in primavera, avranno uno sviluppo più
pronto e veloce.
Effettuando l’impianto alla fine dell’inverno è indispensabile una maggior
attenzione all’irrigazione del frutteto nelle prime fasi dello sviluppo.
Evitare comunque di mettere a dimora le piantine nei periodi più freddi
dell’anno.

Impianto
Le piantine acquistate devono essere poste a dimora nel minor tempo
possibile e, soprattutto, non devono essere lasciate disidratare al sole.
Se necessario devono essere reidratate immergendole in acqua.
Al momento dell’impianto è opportuno eliminare con tagli netti le radici
rovinate durante l’estirpo.
Le piantine sono posizionate lun-
go i filari in un solco aperto con
l’aratro assolcatore.
Sono interrate rispettando il pia-
no di campagna, devono cioè
mantenere la stessa profondità
che le piante avevano in vivaio.
Molta attenzione deve essere
posta al punto d’innesto che
deve essere 15-20 cm al di so-
pra del terreno (fig. 1 e 3).
fig. 3) meleto a fusetto,
particolare del punto d’innesto

Nei piccoli frutteti, le piante allevate a vaso, che non necessitano di tutori
permanenti, sono spesso coltivate singolarmente, è quindi sufficiente
scavare delle buche che abbiano lo spazio adeguato per contenere le ra-
dici (fig. 4). Anche in questo caso è opportuno fare molta attenzione a
non interrare il punto d’innesto (fig. 1).
Come per il frutteto, è importante non posizionare concime organico nel
fondo della buca, la diminuzione di volume della sostanza organica fa-
rebbe, col tempo, abbassare la pianta rispetto al piano di campagna.
Il letame va posizionato sopra la buca e leggermente interrato con la
zappa.

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fig. 4

Cure post impianto


Effettuato l’impianto è opportuno irrigare abbondantemente le piante per-
ché queste hanno necessità di reidratarsi, ma anche perché è importante
favorire l’adesione della terra alle radici.
All’impianto, se effettuato in autunno, gli astoni sono lasciati interi, si in-
terverrà con la capitozzatura alla fine dell’inverno con l’inizio della potatu-
ra di formazione.

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