Sei sulla pagina 1di 8

Susanna Pasquali Francesco Algarotti, Andrea Palladio

e un frammento di marmo di Pola

Il maggiore interesse della vicenda risiede nel


passaggio di un oggetto antico da una collezione
privata a una pubblica. E tale idea ad Algarotti
poteva essere stata suggerita dalla politica in quel
momento perseguita dallo stesso Benedetto XIV
nei riguardi delle tre arti del disegno. Le due
istituzioni cui si riferisce la lettera, il Museo
Capitolino a Roma e l’Istituto di Bologna, erano
state entrambe gratificate dell’interesse del papa,
a partire dai primi anni del suo lungo pontifica-
to (1740-58), attraverso diversi provvedimenti.
Non ultimi, gli acquisti di statue che dovevano
entrare nel Museo Capitolino, munite di quelle
grandi iscrizioni che celebravano la generosità di
chi le aveva acquistate e ne aveva pagato il labo-
rioso restauro4. Statue che, pur non vedute nella
loro più recente collocazione da Algarotti in per-
sona, assente da Roma dai primi anni Trenta,
erano state peraltro rese ampiamente note dal
primo della serie di cataloghi a stampa delle col-
lezioni5. Inoltre, in occasione dell’anno santo del
1750, era stata inaugurata la Galleria dei quadri, il
1. Veduta di uno dei templi di Pola, secolo Vicende di un dono (1756) nuovo ampliamento dei Musei Capitolini che
XVIII (J. Stuart, N. Revett, Le antichità “Anni sono io recai da Pola, dove andai per introduceva per la prima volta anche i dipinti tra
di Atene, Milano 1832-1844, vol. IV).
ammirarvi tante belle antichità che ci sono, un le opere in mostra. Stretti erano infine, al
pezzo del gocciolatoio d’uno dei famosi tempj di momento, i rapporti tra l’Accademia di Roma e
quella città. […] Or vorrei sapere se Sua Santità l’Istituto di Bologna, seconda città dello Stato
per cui si può dire che l’antica Roma risorge, lo pontificio e patria del pontefice. A Roma, la pre-
volesse avere (divenendo in certo modo tipo per miazione ufficiale dei giovani allievi della Acca-
l’architettura) o in Roma, oppure nell’Istituto di demia di San Luca era stata celebrata invitando a
Bologna”. parlare il bolognese Francesco Maria Zanotti6. A
Nel febbraio del 1756 Francesco Algarotti Bologna, Ercole Lelli, che aveva assunto la dire-
invia questa lettera da Venezia a Roma, indiriz- zione dell’Istituto dal 1746, ne stava riformando
zata all’abate Flaminio Scarselli, al momento in l’assetto. Situazioni che Algarotti non mancava
carica nella legazione di Bologna presso il pon- di sottolineare:
tefice1. I motivi di questa libera offerta del dono “Sento che Bologna e Roma, l’Istituto e il
non sono resi espliciti; con buone probabilità Campidoglio si vadano arricchendo alla giorna-
possono però essere individuati nel ruolo che ta per la munificenza del papa. Due gran Musei,
Algarotti aveva avuto sino a pochi anni prima due tempj s’innalzan quivi alle arti sorelle, si
presso la corte di Federico II. Nel centro di Ber- fanno quivi conserve d’ogni bello; frammenti di
lino era allora in corso la costruzione di Santa antica architettura, quadri, e statue che faranno
Edwige, la grande chiesa cattolica concessa dal precetti, ed esempi alla studiosa gioventù. Le
monarca protestante e attentamente seguita, in dirò io la fantasia, che a tal proposito mi è surta
tutte le sue fasi, sia da Algarotti, che dalla Segre- in mente di contribuire anche io a sì grande
teria di Stato vaticana2. Inoltre, l’offerta segue e impresa, di portare una gocciola al mare”7.
precede il reiterato annuncio di una program- Nell’aprile del 1756, Algarotti scrive di
mata visita di Algarotti al papa, sempre postici- nuovo da Venezia al solito abate per dare final-
pata e quindi cancellata, foriera forse di un desi- mente le disposizioni per consegnare il marmo
derato incarico presso la corte pontificia, che di Pola promesso8. In mezzo, a probabile stimo-
mai egli ebbe3. lo per la reiterazione dell’offerta, c’è da ricorda-

159

12|2000 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
re la grande impresa di Filippo Farsetti: il ricco Questa straordinaria proposta, nella quale
veneziano che per la sua privata galleria eretta in veniva affidata alle rovine romane presenti nel
Venezia aveva ottenuto da Benedetto XIV l’au- Nord un ruolo esemplare per la moderna archi-
torizzazione a trarre una copia in gesso dalle tettura17, era stata avanzata da Maffei sulla scor-
principali statue conservate a Roma, in cambio ta di Palladio, il celebre architetto veneto che
di una seconda copia da consegnarsi all’Istituto per primo aveva reso noti i disegni di Pola e
di Bologna9. Recente e ricca donazione (aprile quell’ordine tuscanico da Maffei difeso nel libro
1755) che, forse, è anche alla base del motivo per da cui è tratta la citazione. E quando l’intero
cui il papa, accettando il dono, lo destini al tempio non trova modo di essere trasportato, è a
Museo Capitolino, piuttosto che all’Istituto, uno dei suoi frammenti che Algarotti affida il
come invece Algarotti avrebbe preferito10. medesimo messaggio. Il marmo, destinato quale
Spedito il marmo e recapitato, per ordine del dono a Benedetto XIV, nella prima lettera è da
papa, al marchese Giovan Pietro Lucatelli, lui messo in valore con le seguenti parole: pro-
responsabile del Museo Capitolino, affinché viene dai templi di Pola, che “Ella sa quanto
esso “abbia luogo tra le altre memorabili anti- sieno comendati da Palladio per la squisitezza
chità”, tuttavia accade qualcosa di imprevisto, dell’architettura”18; aggiungendo, nella lettera
che l’abate con ogni scrupolo riferisce. Gli seguente, finanche la pagina del Quarto Libro,
“architetti e antiquari” che fanno parte della cer- ove il tempio – e quindi il pezzo – figura rappre-
chia più allargata di Lucatelli – “gente”, Scarsel- sentato19 (ill. 2). Tale legame, tra il marmo e Pal-
li aggiunge, “per lo più superba e sprezzante” – ladio, doveva inoltre consolidarsi nel tempo,
non avrebbero tenuto in alcuna considerazione attraverso la rielaborazione delle vicende che ne
il dono del frammento di uno dei templi di Pola. avevano consentito la disponibilità: nella lettera,
Nell’apprendere la notizia del suo arrivo, questi il frammento risulta portato via, come Algarotti
avrebbero infatti dichiarato che di “lavori dello esplicitamente scrive, in occasione di una sua
stesso ordine e della stessa maniera”, corinzia di visita a Pola; in un’altra versione, il marmo risul-
epoca augustea, la città ne è piena, “anche di fab- ta essere appartenuto a Palladio medesimo. Sot-
briche intere”11. Ricezione scarsa quindi, che è tratto dalla Dalmazia nel Cinquecento, custodi-
destinata a consolidarsi nel tempo: nel terzo to in Italia e quindi acquistato da Algarotti da
volume del nuovo catalogo del museo, a cura del non precisati eredi dell’architetto.
più famoso Giovanni Gaetano Bottari, del dono Il marmo, nel corso degli anni Cinquanta, era
non è fatta menzione; nel quarto volume, quan- anche divenuto oggetto di un nuovo interesse e,
do è pubblicato nel 1782, il pezzo non è presen- di conseguenza, acquistava ancora maggiore
tato12. In assenza di inventari storici conservati, e valore. “E quel pezzo di gocciolatoio singolar-
nelle attuali condizioni del museo13, il pezzo mente lo vedrà intagliato nell’opera del signore
figura oggi perduto. Perduto del tutto nella Stuard, che fu non ha molto in Venezia, andan-
memoria storica del museo fin dal momento nel do in Atene, e ne darà delle cose dell’Attica un
quale esso è entrato a farne parte. Commenterà, così bel libro, come è quello di Palmira”. Anco-
amaro, Algarotti sul destino della sua “gocciola ra cinque anni dopo, Algarotti ripete: “questo
persa nel mare”, con un altro e più tedesco pezzo fu disegnato qui in mia casa da quegli
modo di dire: portare marmi a Roma è come inglesi che andarono in Attica, e di cui è per
portare porcellane a Meissen14. uscire l’opera; e si troverà intagliato nell’opera
medesima”20. Si parla qui di James Stuart e
Significati del dono e sua ricezione a Roma Nicholas Revett che, lasciata Roma nel marzo
Se guardiamo però al dono, non per l’esito che 1750 per raggiungere Venezia, avevano dovuto
esso ha avuto, ma per le intenzioni che vi erano poi attendere sino al gennaio dell’anno seguente
sottese, il discorso diventa più interessante. Nel prima di poter salpare verso Atene, al fine di
1728, Scipione Maffei, dopo aver visitato le anti- intraprendere quell’opera di misurazione delle
chità romane in Istria15, aveva già individuato nei architetture greche che doveva renderli famosi;
due templi un loro ruolo fondamentale. Cittadi- durante l’attesa, avevano passato tre mesi a Pola
no della Repubblica veneta che al tempo com- a misurare l’anfiteatro, i templi e la porta dei
prendeva anche Pola tra le sue province, chiede- Sergi21. E, apprendiamo quindi da Algarotti, ave-
va pubblicamente che almeno uno dei due edifi- vano anche potuto rilevare, “nella sua casa” e
ci potesse essere smontato, trasportato e quindi con agio, quel frammento di cornice che, nelle
ricostruito integralmente nella capitale: “Con parti restanti in loco, doveva essere di ben più dif-
ciò una scuola si aprirebbe utilissima d’architet- ficile raggiungimento.
tura, e si farebbe a tutti conoscere, come vada Il disegno annunciato, del quale Algarotti si
lavorato il Corintio, e quanto più vaghe, e gra- mostra così fiero, non è però mai stato reso
ziose riuscissero l’opere degli Antichi con sana noto. Nell’ordine con il quale gli edifici antichi
maniera condotte, d’alcune di quelle de’ nostri sono pubblicati da Stuart e Revett nelle loro
giorni ripiene di stravaganze, o sia di pazie”16. Antiquities of Athens, i disegni di Pola figurano

160

12|2000 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
2. Andrea Palladio, Tempio di Pola solo nell’ultimo dei volumi, edito nel 1816 a ni studiassero l’architettura prendendo a esem-
(Andrea Palladio, I quattro libri cura di quanti hanno successivamente portato a pio Palladio, l’artista che tanto aveva costruito
dell’architettura, Venezia 1570,
Libro IV, p. 107). termine la lunghissima impresa22 (ill. 3). Morti del suo linguaggio moderno a partire dallo stu-
ormai da gran tempo sia Stuart che Algarotti, nel dio dell’architettura romana antica. E, dando
3. J. Stuart, N. Revett, Trabeazione
del tempio di Pola, secolo XVIII (J. Stuart,
testo di presentazione ai due templi non è fatta qualche credito al fatto che Palladio ne fosse
N. Revett, Le antichità di Atene, Milano alcuna menzione del disegno del marmo esegui- stato proprietario, il marmo poteva addirittura
1832-1844, vol. IV, tav. XVIII, dettaglio). to a Venezia23; così come, nelle tavole corrispon- essere interpretato come una reliquia laica: dalle
denti, non compaiono specifici disegni tratti dal mani di un architetto vissuto all’epoca di Augu-
frammento di cornice, perché presumibilmente sto, attraverso quelle di Palladio, esso trovava il
reintegrati nell’ordinato rilievo generale della suo posto ideale in una accademia, affinché
trabeazione. Resta inoltre da notare come anche potesse essere maneggiato da ogni giovane
un altro modo di celebrazione a stampa sia stato architetto che sceglieva di rapportarsi a quei due
da Algarotti mancato: Giovan Battista Piranesi, modelli ivi straordinariamente riuniti. Di conse-
l’unico artista che all’epoca poteva rappresenta- guenza, che nel 1756, nella Roma di Fuga e Van-
re i singoli frammenti erratici di un edificio anti- vitelli, i “superbi e sprezzanti” architetti loro
co, senza necessariamente utilizzare le consuete emuli non abbiano afferrato il messaggio sotteso
convenzioni autorevolmente dettate da Palladio al dono non stupisce: probabilmente non aveva-
per dare una rappresentazione d’insieme, non ne no alcuna intenzione di recepirlo.
ha pubblicato alcuna incisione. Il marmo di Pola
non figura tra le altre decine di frammenti di Algarotti promotore di Palladio in Italia (1753-64)
marmi da lui presentati, con l’indicazione del Nei primi anni Cinquanta Algarotti seguiva
proprietario, nelle tavole della sua Magnificenza quanto stava avvenendo a Roma e a Bologna da
dei romani (1761)24. Berlino, nel 1756 scrive da Venezia. Tornato
Se il pezzo della cornice di Pola mai è riusci- definitivamente in Italia alla fine del 1753, dove-
to, in alcuna delle vicende nel quale è stato coin- va consolidare di lì a poco la sua autorità in Ita-
volto, a dare maggiore lustro al nome del suo lia in materia di architettura con la pubblicazio-
proprietario e donatore, i testi con i quali l’of- ne del suo celebre Saggio (1757)25. Scritto, come
ferta è presentata mettono in luce i significati è noto, su invito di Andrea Memmo e con l’ap-
che Algarotti intendeva affidargli. Il frammento provazione del padre Carlo Lodoli26, aveva lo
di marmo costituiva un esplicito invito, offerto a scopo di divulgare il pensiero di quest’ultimo nei
Benedetto XIV in occasione della riorganizza- riguardi dell’architettura. E se, rispetto a tale
zione dei musei e dell’insegnamento delle arti programma, l’opera appena pubblicata doveva
promossa a Bologna e a Roma, affinché i giova- scontentare sia Memmo, sia tutti coloro che nei

161

12|2000 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
duecento anni successivi si sono posti il compito Non stupisce quindi che, nel Saggio del 1757, le
di ricostruire il pensiero originale di padre fondamentali questioni relative al rapporto tra
Lodoli27, uno sguardo più attento alle circostan- forma e funzione nell’architettura sollevate da
ze della sua composizione non è inutile. Può Lodoli siano da Algarotti poste a confronto con
contribuire, perlomeno, a metterne in luce le le idee di un fittizio interlocutore che si limita a
diverse componenti presentate da Algarotti e in riconoscere come “abuso” solo quanto anche
conflitto con lo scopo assegnatogli dai suoi suc- Palladio ha riconosciuto come tale. Presumibil-
cessivi detrattori. mente, la posizione personale di Algarotti deve
Il dono del frammento, da Algarotti definito riconoscersi nel secondo interlocutore.
“in certo modo tipo per l’architettura”, e l’elabora- Il marmo di Pola è dunque per Algarotti un
zione del saggio hanno luogo negli stessi mesi. Il modello di rilievo dell’antico, una memoria della
saggio è infatti dedicato nel dicembre 1756 al lezione che ne ha tratto Palladio e una forma
senatore bolognese Cesare Malvasia che era allo- capace di orientare la pratica moderna dell’archi-
ra in procinto di trasformare una serie di edifici tettura. Ma questi tre messaggi sono omogenei e
nel centro di Bologna in un unico palazzo dalle congruenti? Non proprio. La pratica nel disegno
facciate unitarie (ill. 4)28, avvalendosi dell’opera dall’antico, sia nelle parole che accompagnano il
dell’architetto Francesco Tadolini (1723-1805)29. dono, sia altrove negli scritti di Algarotti degli
L’architetto non è però citato, perché è al com- anni Cinquanta, se individua in Palladio il model-
mittente, quale dilettante di architettura, che lo esistenziale, non loda però i suoi specifici pro-
viene riconosciuta la paternità di una architettura dotti. Né le xilografie del Quarto Libro, né i dise-
che intende esplicitamente essere diversa da quel- gni autografi, che egli aveva attentamente esami-
la corrente al momento. E, in tali vesti, il conte nato a Londra presso Lord Burlington36, sono da
bolognese è paragonato a Lord Burlington e a lui considerati privi di difetti. Sono ancora gli
Federico II: esempi a lui socialmente imparago- stranieri a dettare la lezione. I modelli sono piut-
nabili, che insieme ai conti italiani Alessandro tosto i citati disegni di Stuart e Revett, unitamen-
Pompei e Girolamo del Pozzo sono comunque te a quelli di Charles-Louis Clérisseau che egli
accomunati dall’essere tutti promotori aristocra- potrebbe aver veduto pochi anni dopo, quando
tici di una nuova architettura che prende a model- l’architetto francese, tornando da Pola e da Spala-
lo, oltre a Palladio, anche Inigo Jones. Compaio- to37, passa per Bologna. E, accanto a questi, alla
no cioè citati, già nella lettera dedicatoria, i mag- base dei convincimenti espressi da Algarotti sono
giori riferimenti a persone e modelli che, nella soprattutto le straordinarie novità che potevano
vita di Algarotti svoltasi per lo più all’estero tra la leggersi nelle due celebri Proposte, formulate dagli
metà degli anni Trenta e i Cinquanta, hanno mar- stessi Stuart e Revett già nel 1748 e nel 175138.
cato la distanza con le precedenti esperienze Palladio, secondo i due inglesi, è colui che, per
maturate in Venezia presso padre Lodoli o, per primo, ha pubblicato un volume dedicato ai rilie-
interposta persona, presso i suoi seguaci. Nomi e vi degli edifici antichi, facendo uso della rappre-
riferimenti che fanno del suo neopalladianesimo sentazione in pianta prospetto e sezione, correda-
un’esperienza di importazione. ta del dettaglio di tutti gli elementi degli ordini
Come egli scrive di sé in terza persona dopo impiegati. Ma se il suo metodo è assunto nei modi
il 1751: non in Italia, ma a Londra per tramite di di rappresentazione, la precisione auspicabile è
Lord Burlington, “in casa del quale ebbe agio di piuttosto quella di Desgodetz, che nel 1682 aveva
coltivare lo studio della bella architettura, di cui pubblicato, a cura dell’Accademia Reale di Parigi,
si può chiamare restauratore di questo secolo”30, la ben nota raccolta di rilievi dei maggiori monu-
egli ha avuto modo di conoscere sia i disegni ori- menti romani39. E che non si tratti di semplice
ginali di Palladio, sia l’uso che il conte inglese ne livello di precisione nella rappresentazione è
ha fatto per elaborare le sue nuove architetture31. dichiarato da Stuart e Revett quando essi per la
Così come a quella esperienza compiuta tra il prima volta esplicitamente affermano che, nei
1736 e il 173932, egli si rapporta quando, dieci procedimenti di rilievo, “haste and system” sono
anni più tardi, promuove presso Federico II la “the most dangerous enemies to accuracy and
ricostruzione del borgo di Potsdam33. Gli stessi fidelity”40: la fretta e, soprattutto, qualsiasi sistema
nomi di una ideale costellazione di modelli a priori imposto all’edificio, tra i quali il maggio-
anglofili, infine, si rileggono ancora nel 1760 nel re è proprio quello che individua la dimensione
suo personalissimo programma d’istruzione delle singole parti attraverso le unità del modulo.
all’architettura elaborato per l’unico allievo Nei rilievi di Pola e quindi degli edifici in Grecia
Mauro Tesi (1730-1766), al quale Algarotti pre- pubblicati da Stuart e Revett, interrompendo una
senta, nell’ordine: “il Vitruvio del Barbaro, le tradizione che vedeva in Palladio una delle mag-
terme di Palladio pubblicate da milord Burling- giori autorità, la misura è data in termini assoluti;
ton, il Palladio medesimo; come […] le inven- i relativi strumenti sono per l’occasione fatti for-
zioni di Inigo Jones e d’altri inglesi34 che nella giare in Inghilterra, al pari di quelli di ogni spedi-
architettura ci fanno ora la lezione”35 (ill. 5). zione scientifica che, nel corso del Settecento, è

162

12|2000 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
4. Francesco Tadolini, Palazzo del Senatore
Cesare Malvasia, Bologna, 1757-60
(foto di G.P. Consoli).

stata organizzata da cittadini inglesi. Inoltre, i In quest’ultima, frutto in più luoghi di un’opera di
rilievi eseguiti da Stuart e Revett negli edifici riscrittura tesa a rendere le posizioni di Lodoli e
superstiti di Pola – il teatro era stato nel frattem- del “palladianista” più nette, ciò che emerge sono
po demolito e il secondo dei templi era utilizzato anche le novità che compaiono nell’apparato delle
quale cucina dell’edificio moderno, costruito tra i note. Nella illustrazione del pensiero di Lodoli,
due e adibito a residenza del Provveditore41 (ill. 1) oltre alla nuova presenza del saggio di Marc-
– mostravano oltre alle imprecisioni commesse da Antoine Laugier47, è evidente anche una cono-
Palladio, estendendo quanto già Desgodetz aveva scenza più aggiornata dell’architettura degli anti-
notato per i soli edifici romani42, anche quelle chi: nel discutere dell’origine lignea delle forme
degli italiani che avevano inteso emendare lo stes- dell’architettura classica, alla consueta autorità di
so Palladio. Maffei, che aveva fatto eseguire i Vitruvio e alla tradizione razionalista francese,
disegni dell’anfiteatro nel 1728, non ha proposto, Algarotti, in attesa della lentissima edizione di
nel correggere Palladio, dei disegni più affidabili. Stuart e Revett48, può accostare la descrizione
Perché tra i modelli di rilievo, fino a quel delle fabbriche di Atene del V secolo a.C. così
momento pubblicati a stampa, sono solo i disegni come Julien-David Leroy le aveva nel frattempo
di Wood relativi a Palmira e Baalbek del 1753 e fatte conoscere nel 175849. Modelli di architettu-
1757 e, quindi, di Stuart e Revett43 che fornisco- ra, cioè, ben lontani da quelli allora creduti
no – nelle esplicite asserzioni di Algarotti del repubblicani o augustei che, come il suo marmo
1763 – gli esempi di un nuovo modo di rappre- di Pola, già rilevati da Palladio, erano fino allora
sentare le architetture antiche, tale che rende stati in auge tra i neopalladiani. Con la conse-
obsoleto ogni altro precedente: “né pochi né pic- guenza, di non poco momento, di fare riferimen-
cioli sono gli errori che sfornarono qua e là le to ad architetture che non erano – a eccezione del
tavole del Serlio e anche del Palladio […] e per difficile dorico “pestano” – presenti in Italia.
cosa mirabile si additano coloro che meritano da È la novità dirompente degli anni Sessanta,
noi un’intera fede come un Desgodetz, che della che Algarotti – l’uomo più informato d’Italia o
antichità di Roma ne diede così scrupolosamente perlomeno colui che, osservata una novità, era in
le misure, ovvero quegli Inglesi, tanto dell’archi- grado di trasmetterla in modo più veloce e bril-
tettura benvenuti, che hanno fatto novellamente lante degli altri per via di stampa –, nei pochi
l’istesso de’ preziosi avanzi di Atene”44. mesi che la malattia gli concede prima della
morte (1764), non ha modo di afferrare in tutte
Eredità italiana di un cosmopolita nell’età dei le sue implicazioni. Perché il nuovo modo di
nazionalismi misurare, che Stuart utilizza a Pola, senza ricor-
Mai sono stati sufficientemente messi in luce, in rere all’unità di misura ricavata dal diametro
una edizione critica, i significati delle variazioni della colonna, proponeva quale risultato finale la
apportate da Algarotti alla prima edizione del suo rappresentazione di ogni singolo pezzo, senza
Saggio (1757)45 nella seconda e definitiva (1764)46. che se ne suggerissero le proporzioni relative da

163

12|2000 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
5. Giovanni Battista Cipriani, “Capitello ogni patrimonio cittadino. Di conseguenza, al
lucidato da altro fatto da Mauro Tesi”; rilievo dall’antico egli ora affianca, sulla scorta
in alto si legge: “Palladio Ordini
d’Architettura” (BIASA, Roma, Collezione della sua personale esperienza, anche la promo-
Lanciani, Mss. n. 33). zione del rilievo dal moderno51.
E se, per l’Italia centro-settentrionale, questa è
la strada intrapresa da molti, a Roma Algarotti
non è tuttavia dimenticato: contro l’affermarsi
delle architetture ateniesi pubblicate da Leroy,
nella replica del 1765 indirizzata a Jean Pierre
Mariette, Piranesi, che aveva difeso nel 1761 la
preminenza delle antichità etrusco-romane, uti-
lizzerà la citata lettera di Algarotti quale argo-
mento sussidiario alla difesa nazionalistica della
preminenza delle arti in Italia52. Interpretazione
questa, probabilmente estranea all’Algarotti
appena tornato dall’estero nei primi anni Cin-
quanta, che doveva invece essere progressivamen-
te assunta quale sua principale eredità in Italia.
Specchio, piccolo ma molto significativo, di
questa lettura riduttiva del ruolo di Algarotti può
riconoscersi anche nella combattuta fortuna di
Inigo Jones in Italia. Null’altro che un nome,
connesso a opere conosciute per lo più attraverso
le incisioni pubblicate a Londra intorno a Lord
prendere universalmente a modello per analo- Burlington, Jones è evocato per la prima volta da
ghe architetture. Era cioè il nuovo strumento di Maffei nel 173853 e quindi, come abbiamo visto,
misura coniato per dare conto di qualsiasi parte citato più volte e in più occasioni da Algarotti, a
o insieme di edifici greci, proto-greci, egiziani e vanto delle architetture inglesi e a dimostrazione
quant’altro poteva essere ulteriormente scoper- dei risultati che possono ottenersi una volta che si
to, senza che fosse necessario collegarvi l’idea sia assunto Palladio quale maestro. Così che, sulla
che l’architettura avesse dei costanti rapporti scorta di quest’ultimo, Temanza nella Vita di
modulari tra le parti. A chi voleva trarre inse- Andrea Palladio del 1762 poteva sinteticamente
gnamento dalle fabbriche che le successive spe- definirlo: “Un inglese architetto, per nome Inigo
dizioni portavano progressivamente alla luce in Jones, studiò con tale ardore i modi del nostro
quello che era stato il mondo antico nel bacino architetto, che in Londra e altrove, per quel
mediterraneo, le accurate incisioni nei relativi regno, fece opere chiarissime sul gusto palladia-
libri pubblicati consentivano solo la citazione e, no”54. Stesse scarne informazioni che, prive ormai
quindi, la replica del singolo pezzo. di ogni rapporto con le incisioni che ne hanno
A queste implicazioni Algarotti reagisce, fatto conoscere in Italia le opere, diventano sem-
piuttosto, in una direzione opposta: nella celebre plice luogo retorico quando si ritrovano invece
lettera dedicata nel 1763 a Thomas Hollis50, ribaltate nel loro significato. In occasione della
scritta per difendere la permanenza, allora con- premiazione presso l’Istituto di Bologna nel 1758,
testata, della Accademia di Francia in Roma, per il gesuita Giovanni Battista Roberti (1719-
individua tutti i motivi per cui Roma e l’Italia 1786), incaricato dell’orazione ufficiale, Jones è
debbono essere stabilmente considerate il luogo colui che “adornò di tante magnifiche fabbriche
elettivo per la formazione di ogni architetto l’Inghilterra”, ma “ricopiando il Palladio”55.
europeo. Non è però il Sud delle città vesuviane Affermazione malevola di un qualsiasi letterato
e della Magna Grecia, che Algarotti non fece mai del tutto ininfluente, se non fosse stata di nuovo
in tempo a visitare, a essere indicato quale nuova assunta ancora nel 1782 da un più tardo ammira-
meta di interesse, quanto piuttosto ancora Roma tore di Algarotti, Giovanni Battista Giovio, il
e, quale estensione del suo insegnamento, l’ar- quale, nel comporre una orazione laudatoria
chitettura che da Roma ha preso le mosse: le dedicata a Palladio56, insistite sul medesimo argo-
maggiori fabbriche costruite nel Cinquecento a mento: gli stranieri avrebbero raggiunto qualche
Mantova, Verona, Vicenza e in tante altre città risultato solo replicando le opere dei maestri ita-
italiane. L’attento Algarotti, se scarta ogni studio liani. Alla fine del Settecento, quando ogni stori-
dell’antico che demolisca il sistema modulare co locale si pone il compito di costruire un fram-
degli ordini, non si limita qui a esporre ancora mento della storia nazionale delle arti, ormai defi-
una volta un generico neopalladianesimo di nitivamente post barocca , gli “inglesi che nella
importazione: attento al vivace sviluppo delle architettura ci fanno ora la lezione” non sono più
storiografie locali, propone la rivalutazione di utili. Cessano quindi di essere “i benvenuti”.

164

12|2000 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
1. Lettera di F. Algarotti a F. Scarselli, 5. G.P. Lucatelli, Museo capitolino, o sia mente del veronese libri due…, Verona 28. Palazzo Malvasia, già Manzoli, via
Venezia 27 febbraio 1756. Bologna, Descrizione delle statue, busti, bassirilievi… 1728, Capo ultimo, p. 314. Zamboni 16. La licenza edilizia è richie-
Biblioteca Universitaria (d’ora in poi: che si custodiscono nel Palazzo alla destra del sta nel 1757; l’edificio è terminato nel
BUB), Mss italiani 72, vol. IV, 1, lett. n. Senatorio…, Roma 1750. 17. Notare che la proposta è formulata 1760 (C. Malvasia, Pitture scolture ed
17, cc. 35-36. È pubblicata in F. Alga- nel 1728 (cfr., supra, nota 16); prima cioè architetture delle chiese luoghi pubblici… di
rotti, Opere del conte A.…, tomo X, Cre- 6. M. Missirini, Memorie per servire alla che Maffei si rechi in Inghilterra ed entri Bologna, e suoi sobborghi, Bologna 1776,
mona 1784, pp. 118-120, con una data storia della romana Accademia di S. Luca…, in documentato contatto con Lord Bur- p. 55; Matteucci, Carlo Francesco Dotti
anticipata (Berlino 27 febbraio 1751) e Roma 1823; sui rapporti di Algarotti con lington (1736). …, cit. [cfr. nota 6], p. 62; D. Lenzi,
un testo molto più elegante: “Da Pola, Bologna, cfr. A.M. Matteucci, Carlo Palazzi Senatori a Bologna fra Sei e Sette-
dove fui alcuni anni addietro, io recai Francesco Dotti e l’architettura bolognese del 18. Nella versione a stampa: “meritarono cento, in L’uso dello spazio privato nell’età
già a Venezia un bel frammento di anti- Settecento, Bologna 1969, pp. 42-45. aver luogo nell’opera del Palladio con dell’Illuminismo, a cura di G. Simoncini,
chità. Questo è un pezzo del gocciola- tutte le loro parti e membrature” (per il Firenze 1995, tomo 1, pp. 247-252;
tojo di uno de’ due tempj, ch’ivi sono, e 7. Citiamo qui dal testo edito (cfr. supra, confronto delle due versioni, cfr., supra, A.M. Matteucci Armandi, Momenti neo-
per la somiglianza loro paion gemelli nota 1). nota 1). palladiani a Bologna, in Saggi in onore di
nati a un parto. Sono del tempio di Renato Cevese, Vicenza 2000, pp. 375-
Augusto di proporzioni scelte, e di 8. Lettera di F. Algarotti, Venezia 10 19. Andrea Palladio, I quattro libri dell’ar- 383); un progetto alternativo di G. Jar-
maniera soda, quando l’Architettura aprile 1756 (BUB, Mss italiani 72, vol. IV, chitettura, Venezia 1570, pp. 107-109 morini, 22 aprile 1760, è in E. Emiliani,
non era farcita di troppi ornamenti, non 1, lett. n. 18, c. 37; trascrizione inaltera- (Lettera di F. Algarotti a F. Scarselli, F. Varignana (a cura di), Le collezioni
dello stile affettato, dirò così, delle ta in Algarotti, Opere…, cit. [cfr. nota 1], Venezia 10 aprile 1756, cit. [cfr. nota 8]). d’arte della Cassa di Risparmio in Bologna,
terme di Diocleziano, ma del puro, e pp. 249-251). I disegni, vol. I, Bologna 1973, p. 276.
semplice stile del Portico del Pantheon. 20. Lettera di F. Algarotti a F. Scarselli, La facciata principale dell’edificio, che
[…] Cotesto pezzo adunque darò ordi- 9. N. Dalle Laste, De Musaeo Philippi Far- Venezia 10 aprile 1756, cit. [cfr. nota 8]. presenta dorico e composito sovrappo-
ne, che sia da Venezia trasportato a setii Epistola…, in A. Calogerà, Nuova rac- sti, in un generico modello palladiano di
Bologna o a Roma, all’Istituto o in colta d’opuscoli scientifici e filologici, tomo 13, 21. J. Stuart, N. Revett, The Antiquities of palazzo con facciata templare, non sem-
Campidoglio, come meglio piacerà alla Venezia 1765, pp. 53-72; F. Haskell, Mece- Athens. Measured and delineated…, vol. IV, bra avere rapporti diretti con una nuova
Santità Sua”. Tale lettera non è stata nati e pittori. Studio sui rapporti tra arte e London 1816. In base ai documenti ivi attenzione ai modelli antichi; non ha
inclusa, né nella versione originale, né società italiana nell’età barocca, Firenze pubblicati, si deduce questa sequenza di rapporti evidenti con la sede della
“migliorata”, nell’ordinata sequenza 19852, pp. 548-553. In BUB, Mss italiani fatti: nel marzo sono a Venezia, il 26 Society of Dilettanti in Cavendish
delle lettere a Scarselli presentata nella 3882, capsa LVIII, A 13, sono conservate luglio 1750 arrivano a Pola ove si trat- Square, progettata nel 1753 con l’espli-
edizione successiva (F. Algarotti, Opere lettere di Flaminio Scarselli indirizzate a tengono 3-4 mesi; a novembre sono di cito uso del fronte del tempio di Pola
del conte A. Edizione novissima, vol. XIII, Ercole Lelli al riguardo (D. Biagi, Maino, nuovo a Venezia e nel gennaio del 1751 che gli stessi membri, promuovendo
Venezia 1794). Data l’ampiezza e la qua- Magistero e potestà pontificia sull’Accademia si imbarcano per la Grecia. I disegni del l’impresa di Stuart e Revett, avevano
lità della riscrittura del testo è secondo Clementina di Bologna. Per una indagine marmo di Algarotti potrebbero essere contribuito a mettere in luce (Wieben-
noi probabile che sia stato lo stesso sulle congiunture tra cultura artistica bolo- stati eseguiti prima o dopo il viaggio a son, Sources…, cit. [cfr. nota 22], p. 62 e
Algarotti, in previsione di una sua pub- gnese e romana, in Benedetto XIV e le arti del Pola, tra il marzo e il dicembre 1750. bibl. ivi cit.). Dell’edificio ho parlato
blicazione, a darne un’edizione miglio- disegno, Atti del convegno internazionale con Gian Paolo Consoli e Francesco
rata; in questa sede prendiamo quindi in di studi [Bologna 28-30 novembre 1994], 22. D. Wiebenson, Sources of greek revival Ceccarelli che qui ringrazio.
considerazione entrambe le versioni. Roma 1998, pp. 323-356). architecture, London 1969, cap. 1.
29. A testimonianza della fiducia che
2. Algarotti è a Berlino dalla primavera 10. Lettera di F. Algarotti a F. Scarselli, 23. Stuart, Revett, The Antiquities…, cit. comunque Algarotti accordava a Tadoli-
del 1747; un suo coinvolgimento per Venezia 29 maggio 1756 (BUB, Mss ita- [cfr. nota 21], vol. IV. È specificato nella ni: nel 1759 l’architetto è da lui incarica-
Santa Edwige è documentato per l’inca- liani 72, vol. IV, 1, lett. n. 20; trascrizio- Preface che tutti i rami relativi al tempio to di trarre una copia dei disegni di Pal-
rico da lui fatto avere allo scultore Gio- ne inalterata in Algarotti, Opere..., cit. di Augusto a Pola erano stati già appron- ladio per San Petronio per conto di T.
vanni Marchiori per il gruppo Noli me [cfr. nota 1], lett. XXII, pp. 253-54). tati; uno – di cattiva qualità – è stato ese- Temanza (lettera di F. Algarotti a T.
tangere destinato all’altare maggiore guito di nuovo in base ai disegni originali. Temanza, Bologna 14 aprile 1759, in
(Lettera a Bonomo Algarotti, Berlino 13 11. Lettera di F. Scarselli a F. Algarotti, Algarotti, Opere..., cit. [cfr. nota 1],
settembre 1750, in G. Campori, Lettere Roma 15 maggio 1756 (Algarotti, 24. G.B. Piranesi, Della magnificenza e Livorno 1764-65, vol. VI, pp. 204-208).
artistiche inedite, Modena 1866, n. Opere..., cit. [cfr. nota 1], pp. 251-252). architettura de’ romani, Roma 1761. Pira-
CCXLI). La prima pietra è posta nel nesi (o chi ha collaborato alla stesura del 30. Da una lettera di Algarotti al conte
luglio 1747; due disegni sono spediti a 12. Musei Capitolini tomus tertius continens suo testo), nelle Osservazioni di G.B.P. Mazzuchelli, datata Berlino 17 marzo
Roma nel novembre dello stesso anno Deorum Simulacra…, Romae 1755; Del sopra la lettre de Monsiuer Mariette aux 1751 (Algarotti, Opere…, cit. [cfr. nota 1],
(ASV, Legazione di Germania, b. 762; G. Museo Capitolino, tomo quarto contenente i Auteurs de la Gazette Littéraire de l’Euro- Livorno 1765, t. VII, p. 266) si deduce
Erouart, Architettura come pittura. Jean- bassorilievi…, Roma 1782. pe, Roma 1765, p. 8, avrà occasione di che egli accetta di comparire nella raccol-
Laurent Legeay un piranesiano francese nel- citare esplicitamente Algarotti per la sua ta di biografie intrapresa dal conte bre-
l’Europa dei Lumi, Milano 1982, pp. 95- 13. L’archivio della presidenza è conser- difesa delle accademie in Roma (F. Alga- sciano e si propone di inviare il relativo
104, note 51-52 e figg. 92-93). vato dal 1830 ca. (M. Franceschini, La rotti, Saggio sopra l’Accademia di Francia testo, poi pubblicato (G.M. Mazzuchelli,
Presidenza del Museo capitolino (1733- che è in Roma, Livorno 1763). Gli scrittori d’Italia cioè Notizie storiche e
3. Lettera all’abate Scarselli, 12 maggio 1869) e il suo archivio, in “Bollettino dei critiche intorno alle vite e agli scritti dei let-
1754 (BUB, Mss italiani 72, vol. IV, 1, Musei Comunali di Roma”, ns. I, 1987, 25. F. Algarotti, Saggio sopra l’architettu- terati italiani…, vol. I, parte I, Brescia
cc. 19-20; trascrizione inalterata in pp. 63-72); per il Settecento, solo gli ra, in Id., Opere varie del conte F.A. Ciam- 1758; a p. 479 si legge che le notizie rela-
Algarotti, Opere…, cit. [cfr. nota 1], anni Trenta-Quaranta sono ben docu- bellano di S. M. Re di Prussia…, tomo 2, tive alla vita di Algarotti sarebbero state
parte III, pp. 233-234). Dalle lettere mentati (M. Franceschini, La nascita del Venezia 1757. La relativa lettera dedica- comunicate da tal padre Giovanni Merati
seguenti (cfr. ivi) si può dedurre che Museo capitolino nel diario di Alessandro toria è datata 24 dicembre 1756. Chierico regolare e zio dell’autore).
Algarotti, costretto dalla cattiva salute a Gregorio Capponi, in “Roma Moderna e
tornare in Italia, sperasse in qualche Contemporanea”, I, n. 3, 1993, pp. 73- 26. A. Memmo, Elementi di architettura 31. J. Harris, The Palladian Revival. Lord
incarico dal pontefice. 80). Ringrazio la dottoressa Magda Cima lodolina…, Roma 1786 e Zara 1833-34; A. Burlington, his villa and garden at Chi-
e l’architetto Francesco Giovanetti che, Comolli, Bibliografia storico-critica dell’ar- swick, catalogo della mostra (Montreal-
4. C. Pietrangeli, Munificentia Benedicti mentre il museo era in corso di ristruttu- chitettura civile…, vol. IV, Roma 1792, pp. Pittsburg-London luglio 1994 - aprile
XIV, in “Bollettino dei Musei Comunali razione e i depositi inaccessibili, hanno 297-298. Non è possibile confrontare tali 1995), New Haven and London 1994.
di Roma”, XI, 1964, pp. 604-609; M.G. tentato di aiutarmi nella (infruttuosa) affermazioni, scritte quando sia France-
Barberini, “De lavori ad un fauno di rosso ricerca del marmo. sco che il fratello Bonomo Algarotti sono 32. Sui suoi soggiorni in Inghilterra,
antico” ed altre sculture al Museo Capitolino morti, con alcun documento di Algarotti occorsi nella primavera-estate 1736 e dal
(1736-1746). Alessandro Gregorio Capponi, 14. Lettera di F. Algarotti a F. Scarselli, in merito alla genesi di questa opera. marzo 1739 al 6 giugno 1740 (con l’im-
Carlo Antonio Napolioni e Clemente Bianchi, Venezia 29 maggio 1756, cit. [cfr. nota 10]. portante intermezzo del viaggio in Rus-
in “Bollettino dei Musei Comunali di 27. Memmo, Elementi…, cit. [cfr. nota sia e negli Stati tedeschi), cfr. D. Miche-
Roma”, ns. VII, 1993, pp. 23-32; Ead., 15. G.P. Marchi, Un italiano in Europa. 26], 1786; E. Kaufmann, Piranesi, Alga- lessi, Memorie intorno alla vita e agli scrit-
Clemente Bianchi e Bartolomeo Cavaceppi Scipione Maffei tra passione antiquaria e rotti and Lodoli. A controversy in XVIII cen- ti del conte Francesco Algarotti ciambellano
1750-1754. Restauri conservativi e alcune impegno civile, Verona 1992; Scipione Maf- tury Venice, in “Gazette des Beaux-Arts”, di S. M. il re di Prussia…, Venezia 1770,
statue del Museo capitolino, in “Bollettino fei nell’Europa del Settecento, Atti del con- t. XLVI, juillet-aôut, 1955; E. Kaufmann p. XXVII; R. Halsband, Lord Hervey.
dei Musei Comunali di Roma”, ns. VIII, vegno, a cura di G.P. Romagnoli (Verona jr., Memmo’s Lodoli, in “The Art Bulle- Eighteenth Century Courtier, Oxford
1994; Bartolomeo Cavaceppi 1715-1779, 23-25 settembre 1996), Verona 1998. tin”, XLVI, 1964, pp. 159-175; M. Bru- 1973, capp. 11-12; I. Grundy, Lady Mary
catalogo della mostra a cura di M. G. satin, Venezia nel Settecento: stato, architet- Wortley Montagu, Oxford 1999, ad indi-
Barberini, Roma 1994. 16. S. Maffei, De gli anfiteatri e singolar- tura, territorio, Torino 1980, capp. IV-V. cem. Tra le tappe più significative: aprile-

165

12|2000 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
maggio 1736, quando è proposto quale 43. Stuart, Revett, The antiquities of do a ciò che ha saputo dirne l’istesso sig.
membro della Royal Society e della Athens…, cit. [cfr. nota 40], vol. I. Nelle Algarotti”). Chi sia il co-autore delle
Society of Antiquarians; la primavera del lettere a Mauro Tesi, le edizioni di Leroy Osservazioni rimane un problema aperto.
1739, quando è ospite nella residenza di e di Stuart e Revett, per il solo primo
Lord Burlington a Chiswick. volume pubblicato a Londra nel 1762, 53. S. Maffei, Osservazioni letterarie che
sono poste a confronto, a tutto vantaggio posson servire di continuazione al Giornal
33. Cfr., da ultimo, K. W. Foster, Palladio degli inglesi (Bologna, Biblioteca del- de’ Letterati d’Italia, III, Verona 1738, pp.
nei paesi germanici, e relative schede, in l’Archiginnasio, ms B 207, 39). Nell’in- 206-208.
Palladio nel Nord Europa. Libri, viaggiato- ventario della biblioteca redatto alla
ri, architetti, catalogo della mostra morte di Bonomo Algarotti (Catalogo dei 54. T. Temanza, Vita di Andrea Palladio
(Vicenza 27 marzo - 13 giugno 1999), quadri dei disegni e dei libri che trattano del- vicentino…, Venezia 1762, p. LXXXIX.
Milano 1999, pp. 169-176. l’arte del disegno della Galleria del fu conte Precede la seguente lode: “Ma l’Inghil-
Algarotti in Venezia, Venezia 1776), è pre- terra singolarmente si distingue, nel
34. Presumibilmente attraverso C. sente l’opera. riconoscere il di lui sommo merito, col
Campbell, Vitruvius Britannicus or the fare plauso delle sue opere, col promuo-
British Architect…, London 1715-17 e 44. F. Algarotti, Saggio sopra l’Accademia vere magnifiche edizioni dei suoi libri, e
1725 (E. Harris, British architectural books di Francia…, cit. [cfr. nota 24]. coll’erigere edifizi molto simili a quelli
and writers 1556-1785, Cambridge 1990, già architettati da Palladio in varj siti del
nn. 97-103; Catalogo ragionato dei libri 45. Algarotti, Saggio sopra l’architettura, Vicentino”.
d’arte posseduti dal conte Cicognara, Pisa cit. [cfr. nota 25], tomo 2; la prefazione è
1821, n. 4116). Partendo dalla certezza datata 24 dicembre 1756. In F. Algarotti, 55. G.B. Roberti, Orazione del padre G. R.
che la copia dell’edizione delle terme di Saggi, a cura di G. Da Pozzo, Bari 1963, della Compagnia del Gesù letta nell’Istituto
Burlington presente nella biblioteca non è data sufficiente attenzione alle due delle scienze per la solenne distribuzione de’
Cicognara (ivi n. 597) era stata possedu- versioni. premj il dì 3 di giugno l’anno 1758, Bolo-
ta da Algarotti, si può pensare che i testi gna 1758, p. 33.
di I. Ware (1731) e di W. Kent (1727) 46. Saggio sopra l’architettura, in F. Alga-
potrebbero avere la stessa provenienza: rotti, Opere del conte A.…, Pisa 1764-65, 56. “Non con altro mezzo Inigo Jones
acquistati o ottenuti durante i soggiorni vol. 2. In questa seconda edizione, il sotto il primo Carlo abbellì l’Inghilterra,
a Londra, potrebbero essere questi i testi nome di padre Lodoli, non citato nella a Potsdam si ricopiano dal saggio Federi-
che Algarotti mostra a Tesi, e forse prima, è esplicitato in nota come “morto co le facciate del celebre vicentino, e i più
anche a Tadolini e al conte Malvasia in non è gran tempo”; egli muore a Padova colti milordi rinnovano nelle lor terre gli
relazione al palazzo in costruzione di nel 1761, ma non sono molto note le sue edifizi di quel solenne maestro” (G.B.
quest’ultimo. attività nell’ultimo decennio della vita. Giovio, Elogio di Palladio, in Elogi…, cit.
Che del saggio Algarotti abbia dato una [cfr. nota 46], vol. 11, p. 33).
35. Prosegue quindi: “E con quale ardo- seconda versione non sorprende: secon-
re non l’ho io veduto copiare alcuni pezzi do la testimonianza di quanti lo hanno
delle antichità romane, che io già lo con- conosciuto, egli riscriveva incessante-
dussi a vedere alla Biblioteca dell’Istituto mente i suoi testi (G.B. Giovio, Elogio del
ne’ libri del Piranesi” (Lettera di F. Alga- conte Algarotti, in Elogi italiani, a cura di
rotti a Gasparo Pesci, Venezia 12 feb- A. Rubbi, vol. 5, Venezia 1782).
braio 1760, in G.G. Bottari, S. Ticozzi,
Raccolta di lettere…, vol. VII, Milano 47. Il testo di Laugier, Essai sur l’architec-
1822, lett. XXIV). ture, vi compare citato solo nell’edizione
anonima (Paris 1753).
36. P. Fraser, J. Harris, A catalogue of the
drawings by Inigo Jones (1573-1652), John 48. Come è noto, è solo nel secondo
Webb (1611-1672) and Richard Boyle, 3rd volume (London 1789) che sono pubbli-
Earl of Burlington (1694-1753) in the Bur- cati i rilievi degli edifici dell’Acropoli.
lington-Devonshire Collection, s.l. 1960;
Harris, The Palladian Revival…, cit. [cfr. 49. J. D. Leroy, Les ruines des plus beaux
nota 31]. monuments de la Grèce…, Paris 1758.

37. “Venerdì prossimo partono alla volta 50. Algarotti, Saggio sopra l’Accademia…,
di Fiorenza un francese nominato Cléris- cit. [cfr. nota 24]. Sulla dedica a Thomas
seau e un Inglese Adams…” (Lettera a Hollis: G.T. Hollis, Count Francesco Alga-
Mauro Tesi, Bologna 5 gennaio 1760; rotti and the Society, in The virtuoso tribe of
Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, art and sciences: studies in eighteenth century
ms B 207, 6; Algarotti, Opere…, cit. [cfr. work and membership of the London Society
nota 1], 1794, vol. X). of arts, manufacture and commerce, a cura
di D.G.L. Allan e J.L. Abbott, Athens-
38. Wiebenson, Sources…, cit. [cfr. nota London 1993, pp. 235-264.
22], Appendix I, pp. 75-85.
51. Algarotti dichiara di fare abitualmen-
39. Una delle poche testimonianza del- te disegnare le architetture che attirano il
l’apprezzamento dell’opera di Desgodetz suo interesse; in viaggio si accompagna a
in Italia può leggersi in una lettera del 6 qualcuno che può trarre i necessari dise-
aprile 1720 scritta da Roma da Francesco gni di ciò che vede. Dal contesto delle
Bianchini a Ortensio Zago a Vicenza lettere indirizzate a J.-P. Mariette (Alga-
(Biblioteca Civica Bertoliana, Vicenza, rotti, Opere…, cit. [cfr. nota 1], 1765, vol.
Carteggio Zago, ms 135). VI) se ne deduce che, oltre alle rovine
antiche, il costante interesse sia orientato
40. J. Stuart, N. Revett, The Antiquities of verso le fabbriche del primo Cinquecen-
Athens. Measured and delineated…, Lon- to. Non conosciamo alcuno di questi
don 1762, Preface, p. VI. disegni; tra i beni elencati alla morte del
fratello Bonomo ne sono però registrati
41. Stuart, Revett, The Antiquities of molti. Tra questi: 43 “vari suoi studi di
Athens…, cit. [cfr. nota 21], vol. IV. architettura con annotazioni”, 20 anoni-
mi “disegni geometrici di architettura”,
42. “but Desgodetz, who has discovered nonché quelli fatti fare a Mauro Tesi
some errors in the delineations of that (Catalogo dei quadri…, cit. [cfr. nota 43]).
excellent architect in other buildings,
might have found a more ample field of 52. Piranesi, Osservazioni…, cit. [cfr. nota
criticism” (ibid., vol. IV, cap. II). 24], p. 8 (“per tali controversie vi riman-

166

12|2000 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org

Potrebbero piacerti anche