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La teoria dei costi di transazione, assieme ad altre teorie nate già negli anni cinquanta, nasce per
cercare di capire come le imprese si organizzano al loro interno, e in particolar modo si concentra
sulla dualità tra
- gerarchia (insieme delle regole formali che definiscono procedure e meccanismi di
funzionamento proprie di una qualunque istituzione anche privata come l'azienda)
- mercato (libertà di iniziativa lasciata ai singoli di agire anche se spinti dall'individualismo).
I costi in generale si dividono in due categorie:
costi di produzione: tutti quei costi legati allo svolgimento di un'attività;
costi di transazione: tutti quei costi legati all'organizzazione di un'attività, che si dividono, a
loro volta, tra costi ex ante (prima della transazione) e costi ex post (dopo la transazione).
Sono quei costi, quantificabili o meno, che nascono quando nasce l' "ipotesi" di uno scambio
ed indicano sia lo sforzo dei contraenti per arrivare ad un accordo, sia - una volta che l'accordo
sia stato raggiunto - i costi che insorgono per fare rispettare quanto stabilito.
I costi di transazione nascono a causa di tre problemi:
razionalità limitata: non è possibile prevedere tutti i possibili casi che si possono presentare
e il loro esito;
asimmetria informativa: i contraenti non posseggono le stesse informazioni;
opportunismo (azzardo morale): i contraenti sono inclini a perseguire il proprio interesse
sopra ogni cosa (anche a danno della controparte).
Williamson afferma che l’organizzazione economica nasce dal tentativo di minimizzare i costi di
transazione.
Ognuna delle due strategie ha dei pro e dei contro:
MERCATO-BUY:
o Pro:
- Flessibilità
- Outsourcing, ovvero esternalizzazione delle attività con conseguente
alleggerimento dei costi di adattamento e di gestione
- Espansione
o Contro:
- Costi di consulenza e di informazione
- Nessun esclusività sulle risorse
GERARCHIA-MAKE:
o Pro:
- Istituzionalizzazione e controllo dei processi aziendali
- Fedeltà
- Divisione del lavoro
o Contro:
- Costi di rigidità per acquisire risorse
- Costi di coordinamento perché i processi diventano complessi
Come abbiamo visto, sia il mercato che la gerarchia presentano costi e benefici. Si può quindi
facilmente intuire che né il mercato, né la gerarchia possono essere considerati la soluzione
organizzativa ottimale. E’ solo in base alle caratteristiche dell’ impresa e alle circostanze che
caratterizzano una transazione che si può capire quando sia meglio rivolgersi al mercato e quando
invece produrre “in casa”. Secondo O. Williamson:
se non vi sono investimenti specifici, allora in ogni caso si potranno sempre stipulare contratti
classici. Non ci sarà nessuna penalità per l'uscita dal contratto e pertanto non è necessaria la
creazione di sofisticati meccanismi di governo.
Se la specificità esiste in grado moderato occorre distinguere la frequenza delle transazioni:
nel caso di elevata frequenza un accordo bilaterale può essere vantaggioso, infatti
intervengono considerazioni legate alla reputazione e quindi entrambe le parti non hanno
interesse a rompere il rapporto. Se invece la frequenza è bassa può essere necessario
l'intervento di un terzo garante (contratti trilaterali).
Se abbiamo elevata specificità diventa necessario, soprattutto nel caso di elevata frequenza,
passare ad una struttura gerarchica