Prospettiva economica
Teoria del vantaggio oligopolistico (Hymer, 1960)
Assunti di base di questo modello sono: mercato come meccanismo perfetto di scambio,
assenza di costi di transizione, piena razionalità, massima simmetria informativa.
Processi di internazionalizzazione basato sulle conoscenze proprietarie dell’impresa
(superiorità tecnologica, differenziazione del prodotto, know – how). Oligopolio e
monopolio tipico delle grandi imprese. Concetto base della teoria di Hymer sono le
imperfezioni del mercato, che i modelli precedenti non tenevano in considerazione:
presenza di barriere tariffarie e non, elevati costi di trasporto, trattamenti fiscali
discriminanti, ecc.
L’impresa deve scegliere fra esportazione e produzione in loco
Teoria della localizzazione e modello del ciclo di vita del prodotto (Vernon,
1979)
Vernon sviluppa questa teoria attraverso un punto di vista microeconomico: presuppone
una stretta connessione tra ciclo di vita del prodotto, caratteristiche dei Paesi ed
espansione internazionale delle imprese. Oltre a risorse finanziarie e capitale umano, dà
molta importanza all’innovazione di processo o di prodotto utilizzando la tecnologia.
Introduzione: elevati livelli di capitale, alti livelli di reddito pro-capite, alto costo del
lavoro, elevato livello tecnologico. Stabilimenti localizzati nel paese di origine (USA), più
importanza all’innovazione che alla riduzione dei costi, domanda mercato interno in
crescita e poco sensibile al prezzo.
Sviluppo: crescita rapida della domanda, saturazione mercato interno, sviluppo della
domanda nei Paesi esteri (Europa) e inizio delle esportazioni. Poi flusso di esportazioni
sempre più consistente $ nei Paesi esteri inizia la produzione locale, emergono nuovi
concorrenti che contano su vantaggi da localizzazione: barriere doganali, agevolazioni
pubbliche, minori costi di trasporto, più basso costo del lavoro, conoscenza del mercato
locale, ecc. Ciò spinge alcune imprese del Paese esportatore (USA) a installare i propri
impianti di produzione nei nuovi Paesi (Europa).
Maturità: prodotto raggiunge piena standardizzazione, esportazioni sostituite da
produzione in loco. Avvio di flussi inversi perché il prodotto ormai standardizzato viene
prodotto a costi più bassi nel Paese più arretrato.
Approccio di internazionalizzazione e teoria dei costi di transazione (Buckley –
Casson 1976, Williamson 1975)
Tale filone reinterpreta in chiave efficientistica l’organizzazione multinazionale andando
oltre il semplice possesso di vantaggi oligopolistici o monopolistici. Riferimento alle
imperfezioni del mercato che producono costi, da quelli di ricerca e informazione, a quelli
di contrattazione e applicazione dei contratti. Assunto che i mercati sono imperfetti e
inefficienti, le imprese possono aggirarli sostituendoli con un mercato interno all'impresa:
gli scambi fra operatori indipendenti si trasformano in scambi intra gruppo →→→ le
imprese si internazionalizzano quando i costi interni di coordinamento risultano inferiori ai
costi di utilizzo del mercato. Presenza di fattori ambientali e umani che innalzano i costi di
transazione, riducono l'efficienza dell'uso del mercato e ostacolano le relazioni di scambio
(incertezza, complessità ambientale e turbolenza; asimmetria informativa fra gli attori,
razionalità limitata, opportunismo). Il confronto fra esportazione e investimento diretto va
ricondotto al confronto fra i costi d’uso del mercato e i costi d’uso della gerarchia. Dunque,
l’internazionalizzazione tramite investimento diretto ricorre quando diventa una modalità
più efficiente, rispetto al mercato, per organizzare le transazioni oltre i confini nazionali.
CAPITOLO 4
L’impresa che intende internazionalizzarsi deve porsi 3 domande:
Quanti paesi?
Quali paesi?
Con quali modalità di entrate
Ogni impresa deve costruirsi un processo decisionale personale che tenga conto delle dimensioni,
delle risorse di cui dispone, del settore di appartenenza e del quadro competitivo che lo
caratterizza. Occorre considerare che alcuni nodi decisionali ne influenzano altri. Nel caso delle
PMI, le cui risorse sono limitate, spesso la scelta della modalità di ingresso finisce per precedere
quella dei Paesi.
Esistono 3 alternative di base:
Caratteristiche dell’impresa
Caratteristiche dei prodotti/servizi
Approccio sistematico: processo decisionale per fasi che include anche criteri di
valutazione quantitativa delle alternative. Le imprese che adottano un approccio sistematico
tendono a svolgere analisi approfondite e relative ai diversi fattori che possono influire sulla
scelta del mercato estero. Tali fattori si suddividono in 3 categorie:
Fattori riguardanti l’impresa
Ammontare di risorse tangibili e intangibili disponibili (esperienza internazionale
precedente, caratteristiche del management e/o dell’imprenditore, valori e tradizioni
dell’impresa)
Clienti che si internazionalizzano (scelgo i paesi in base ai clienti)
Dimensione dell’impresa
Tipologia di prodotto (se devo differenziare molto il mio prodotto, entro in paesi in cui
avrò un rendimento certo)
Fattori riguardanti il paese estero e il paese d’origine
Attrattività generale del paese estero (caratteristiche macroeconomiche, tecnologiche,
socioculturali ed economiche)
Attrattività specifica o settoriale
Livello di concorrenza presente e grado di concentrazione del settore
2 diversi atteggiamenti:
Bandwagon effect: imitazione della strategia di un competitor
Pre – emptive strategy: anticipazione della concorrenza per scoraggiare investimenti
da parte delle altre imprese
Infrastrutture di marketing
Disponibilità di informazioni attendibili sul paese
Opportunità di apprendimento e/o ricerca di benefici di immagine
Ricerca di segmenti di domanda transnazionale
Stagionalità della domanda
Barriere all’entrata
Barriere politico – legali tariffarie e non
Barriere concorrenziali
Rischio paese
Distanza geografica, psicologica e/o culturale
Approccio non sistematico: Processo analitico e rigoroso che prevede scelte dettate da
motivazioni non razionali in contrasto con le logiche di mercato (criteri soggettivi senza analisi
di mercato)
In letteratura sono emersi diversi modelli basati sulla sequenza di stadi che vengono affrontati
prima di arrivare alla selezione del mercato estero. In particolare, due:
STIMA DEL POTENZIALE DI MERCATO
ANALISI
DECISIONI
AZIONI
FEED-BACK
Cosa fare
Quando farlo (Diagramma di Gantt)
Chi se ne occupa
Con quali costi
4) Verifica costante dei risultati ottenuti nelle varie fasi del piano di marketing ed eventuali azioni
correttive. Bisogna definire una cadenza periodica delle verifiche (mensile, trimestrale,
semestrale). Si monitorano, ad esempio, le vendite dei volumi, il ritorno di una campagna
pubblicitaria o di una campagna social; verificare variazioni riguardo le preferenze della
domanda, le condizioni economiche del paese estero, nei comportamenti della concorrenza.
CAPITOLO 7
Possedere un buon prodotto è una condizione necessaria per ottenere un vantaggio competitivo
rispetto ai concorrenti. Un prodotto si compone di elementi tangibili, in grado di produrre benefici
di natura funzionale, ed elementi intangibili, in grado di produrre benefici di natura simbolica e
relazionale. In base all’analisi del prodotto e delle sue caratteristiche possiamo scegliere tra una
strategia di standardizzazione o una strategia di adattamento. La prima segue più una logica di
produzione mentre la seconda segue più una logica di marketing. Nel scegliere quale strategia
adottare bisogna anche tenere conto dei giudizi “alterati” dei potenziali clienti nei paesi esteri: qui,
si possono presentare diversi fattori che influiscono sulla percezione del prodotto e sulle sue
qualità. Gli effetti causati da questa alterazione si distinguono in:
Caratteristiche importanti del prodotto – immagine positiva del paese →→→ EFFETTO
PAESE POSITIVO: l’azienda deve risaltare la provenienza del prodotto attraverso un
nome di marca che richiami il paese, una comunicazione che risalti le peculiarità del
prodotto e del paese di origine, richiami del packaging al paese di origine
Caratteristiche importanti del prodotto – immagine negativa del paese →→→ EFFETTO
PAESE NEGATIVO: l’impresa deve minimizzare le associazioni tra prodotto e paese,
ricorrendo eventualmente a un’immagine prestata, cioè cercando di far percepire una
provenienza diversa da quella reale.
Caratteristiche del prodotto non importanti – immagine negativa del paese →→→
EFFETTO PAESE INDIFFERENTE O NEUTRALIZZATO: conviene, per quanto possibile,
cercare di evitare qualsiasi riferimento al paese di origine
Caratteristiche del prodotto non importanti – immagine positiva del paese →→→
EFFETTO PAESE MANCATO: l’azienda deve valorizzare l’immagine positiva del paese di
origine come beneficio secondario del prodotto.
Come già detto, l’impresa può optare per 2 strategie di prodotto:
COSTI: in mercati che presentano un eccesso di domanda. Bisogna considerare 4 tipi di costi:
Produzione: bisogna analizzarne la composizione e in che modo variano al variare del
volume di produzione. È possibile sfruttare eventuali economie di scala? Bisogna prestare
attenzione alla distinzione tra costi fissi e variabili
Commercializzazione e Trasporto: oneri riferiti ai dazi, alle tasse, alle tariffe doganali, alle
barriere artificiali in genere, ai costi relativi all’utilizzo di intermediari e/o della forza
vendita, ai costi di spedizione e trasporto
Oneri Finanziari: relativi al capitale fisso e circolate, oneri assicurativi
Spese di Gestione Estero: riguardano gli aspetti organizzativi interni, come il personale
dell’ufficio estero, le pratiche commerciali, i rapporti con gli spedizionieri, le fatturazioni e i
pagamenti ecc.
DOMANDA: la percezione del valore del cliente è influenzata dall’esistenza di una predefinita
struttura di prezzi accettabili per ogni genere. Ogni potenziale acquirente definisce per ogni
bene un proprio intervallo di valutazione che è appunto il range dei prezzi accettabili. Tale
intervallo è caratterizzato da 3 componenti:
Prezzo limite superiore
Prezzo limite inferiore
Prezzo interno, ossia il prezzo che il cliente ha memorizzato in precedenti esperienza di
acquisto
CONCORRENZA: l’impresa analizza i prezzi adottati dai concorrenti e in seguito decide se
posizionarsi ad un livello superiore, inferiore, o pari a quello dei concorrenti. Analizzare i prezzi
dei concorrenti è spesso difficile perché i prezzi indicati nei listini non sono sempre quelli
effettivamente applicati. Occorre, inoltre, analizzare e valutare i prezzi dei prodotti sostitutivi e
valutare la reazione della concorrenza alla propria strategia di prezzo.
LE STRATEGIE DI PREZZO
PREZZO DI MERCATO: consiste nel fissare il prezzo del proprio prodotto in base a quello dei
concorrenti. Questo può essere fatto dopo aver verificato che:
L’impresa utilizza modalità di ingresso indirette e ha scarso potere contrattuale nei
confronti degli intermediari
L’impresa ha scarsa conoscenza del mercato e non può fare ricerche approfondite per
individuare segmenti di domanda da aggredire con prezzi più alti della concorrenza
L’impresa teme reazioni da parte dei concorrenti
La concorrenza è molto forte e altre imprese ricoprono una posizione dominante
In tutti questi casi la scelta di allinearsi ai prezzi di mercato è una scelta prudenziale
finalizzata anche a raccogliere maggiori informazioni
PREZZO DI PENETRAZIONE: l’impresa entra sul mercato con un prezzo più basso rispetto
ai concorrenti con l’obiettivo di incrementare le vendite a breve termine e aumentare la quota
di mercato. Questa è la scelta ideale quando:
Quando si entra in un nuovo mercato avendo la possibilità di espandere rapidamente le
vendite
Quando un paese affronta una fase di forte crescita
Quando l’offerta si rivolge a una domanda molto sensibile al prezzo
Quando è possibile sfruttare economie di scala
Quando si lancia un nuovo prodotto che però è facilmente imitabile dalla concorrenza,
quindi si cerca di scoraggiare i concorrenti nel farlo
Quando le esigenze della fascia alta dei consumatori sono già state soddisfatte
Occorre verificare che:
L’impresa abbia un’adeguata copertura del mercato e che il prezzo basso non si traduca
in maggiore margine per i distributori
La legislazione del paese consenta, in un secondo momento, di poter aumentare i
prezzi
Occorre valutare l’effetto del prezzo basso sul posizionamento, scoraggiare la
percezione prezzo basso = bassa qualità
PREZZO DI SCREMATURA: si applica in genere quando l’azienda propone al mercato un
prodotto innovativo, applicando inizialmente prezzi elevati per poi abbassarli con il passare del
tempo. Il prezzo dovrà essere ribassato per contrastare i concorrenti, che nel frattempo
avranno iniziato a proporre prodotti simili; ampliare i segmenti serviti.
CAPITOLO 9
La scelta del canale distributivo è molto importante perché permetto di avere un contatto tra
impresa e cliente. Inoltre la creazione di una rete di distribuzione richiede tempi lunghi, per cui è
fondamentale non sbagliare questa scelta perché risulterebbe difficile cambiarlo. Infine la
distribuzione è una delle politiche del marketing mix, ed è quindi in grado di influenzarlo, così
come è in grado di influenzare il posizionamento. La distribuzione è in grado di influenzare i volumi
di vendita e la fedeltà dei clienti. Spesso non è possibile effettuare una scelta a causa delle
innumerevoli variabili che entrano in gioco. A volte, inoltre la scelta è obbligata (es. importatore ti
propone un accordo, tu devi decidere se accettare o meno). esistono 3 differenti tipi di canali per
la distribuzione dei beni di consumo:
Canale lungo: maggior numero di intermediari tra impresa e cliente finale (2/3 in su). Si
parte dall’impresa esportatrice →→ importatore →→ grossista →→ dettagliante →→
consumatore, per esempio. Ogni step del canale deve avere un guadagno economico. In
questo modo, l’impresa non controlla il mercato e non sostiene costi relativamente alla
comunicazione. Non si riesco ad avere abbastanza informazioni relativamente al mercato. Una
volta lasciato il prodotto in mano all’importatore, l’azienda non si deve più assumere i rischi e i
costi di distribuzione. Usato di più da imprese di piccole dimensioni o nei settori dove la
distribuzione deve essere estremamente capillare, come nel settore alimentare
Canale medio: tra impresa e il cliente finale troviamo solo un intermediario (dettagliante). Il
dettagliante, avendo un rapporto diretto con il consumatore, fornisce informazioni all’impresa
(quanto, come, cosa, con che frequenza). Più rapidità nel fornire il dettagliante (1-2 passaggi in
meno). Necessita di una rete di agenti che esercita sul territorio di possesso dell’impresa
(stipendio fisso) o agenti di commercio che prendono provigioni sulle vendite (oltre ad uno
stipendio base: agenti plurimandatari i più richiesti, anche se aziende di piccole dimensioni
potrebbero non beneficiare nell’essere accostate ad aziende di grandi dimensioni, nel senso
che potrebbero dedicare del tempo non sufficiente nella vendita del loro prodotto). Canale
preferito da chi vende prodotti di lusso, che vengono commercializzati in un numero limitato di
punti vendita scelti appositamente per valorizzare l’immagine del marchio e il prodotto
Canale corto: l’impresa si rivolge direttamente al cliente finale tramite punti di vendita di
proprietà, e-commerce di proprietà (nel caso di uso di piattaforme come Amazon diventa
canale medio) (bisogna attuare considerazioni relativamente ad assistenza, spese per la
spedizione nazionale ed internazionale, spese di magazzino, in quali paesi vendere, a quale
prezzo vendo in un determinato paese, chi gestisce gli ordini, chi gestisce la banca dati,
affidarsi a call center esterni). Generalmente viene utilizzato dai produttori di abbigliamento di
lusso e di accessori moda perché molto costoso. Si può usare anche una rete multilevel →→
una piramide di agenti in cui chi è in cima prende una percentuale su tutti quelli sotto.
CAPITOLO 10
Per poter vendere in mercati internazionali bisogna avere un buon prodotto, distribuirlo attraverso
il canale adeguato, scegliere una strategia di prezzo coerente, comunicarlo nei migliori dei modi.
Pianificazione dell’attività di comunicazione:
1) Identificazione del target
2) Definizione degli obiettivi della comunicazione. Definire la risposta che si vuole ottenere:
Risposta cognitiva (far conoscere il prodotto e le caratteristiche)
Risposta affettiva (si fa leva sulle emozioni del consumatore)
Risposta comportamentale (stimolare l’azione del consumatore)
3) Elaborazione del messaggio
4) Scelta dei canali e degli strumenti da utilizzare
5) Definizione del budget da destinare alla comunicazione (alcuni studiosi mettono questo punto
prima, altri lo accorpano al punto 4)
6) Definizione del mix di comunicazione
7) Rilevazione e misurazione dei risultati
La comunicazione viene adattata ad ogni paese in cui si intende entrare. Di solito si attuano
strategie di comunicazione per entrare in nuovi mercati e strategie da attuare in caso di mercati in
cui si è già entrati. Nello sviluppo di nuovi mercati vengono usate principalmente 2 strategie: le
missioni imprenditoriali, organizzate da soggetti pubblici o associativi (ICE, Confcommercio ecc.)
con l’intento di far incontrare gruppi di imprese complementari con l’obiettivo di far conoscere le
imprese agli esponenti governativi di un determinato paese (o viceversa). Nei mercati in cui si è già
presenti le tecniche più utilizzate sono:
La Pubblicità, che nel caso di comunicazione internazionale incontra diversi ostacoli e limiti
quali la lingua (tecnicismi, modi di dire ecc.), la cultura e le tradizioni dei vari paesi (es. dolce e
gabbana in Cina non hanno rispettato la cultura), le normative specifiche dei paesi, la
concorrenza (comunicazione dettata dal leader del mercato), i costi. I principali mezzi della
pubblicità sono
Promozione Vendite: incentivi di breve periodo volti a incoraggiare gli acquisti o le vendite
di prodotti e servizi. Oltre a vendere mira a rafforzare l’immagine della marca, segmentare il
target e sostenere gli obiettivi strategici
Marchio Standardizzato: stesso brand usato in tutti i paesi. Si ritiene il brand aziendale
come valido in tutti e paesi ed enfatizza l’effetto Made In
Marchio Globale: Ottenere vantaggi in termini di maggiore riconoscibilità ma anche
credibilità poiché un marchio globale è percepito come di qualità. La gestione globale del
marchio permette di sfruttare economie di scala e ridurre i costi. Lo svantaggio è che si corre il
rischio di perdere il contatto con i mercati locali creando distanza tra impresa e i valori delle
singole culture locali.
Marchio Adattato/Personalizzato: Il marchio viene adattato o creato ad hoc per il singolo
Paese per rispondere alle caratteristiche del mercato di riferimento. Crea una maggiore
vicinanza al cliente del mercato estero.
Marchio Ibrido: A metà tra marchio globale e locale. Si basa sul combinare standardizzazione e
adattamento per conferire maggiore efficacia alla comunicazione.
Fattori determinanti nella scelta di adattamento del brand sono gli aspetti legali (ES: Burger King in
Australia ha dovuto cambiare nome perché il marchio era già registrato), aspetti linguistici e
culturali, struttura del sistema distributivo, consapevolezza del brand e livello di distribuzione del
brand. Le scelte di branding possono essere accompagnate a quelle sull’integrazione della
comunicazione internazionale (global integrated marketing communication), con la quale le
imprese
decidono il
grado di
coordinamento
orizzontale
(coordinamento
della
comunicazione
nei diversi
mercati in cui l’impresa è presente) e verticale (coordinamento tra i vari strumenti del marketing
mix).
FIERA
Prima si andava in fiera per vendere, oggi per comunicare e raccogliere informazioni. Per definire
la fiera più adeguata a cui partecipare occorre definire gli obiettivi che l’impresa vuole conseguire
e i mercati ai quali si intende rivolgere; svolgere un’accurata analisi costi-benefici in funzione
dell’entità del budget che si prevede di destinare a questa attività. L’analisi dei costi avviene
tramite l’analisi di:
Costi indiretti, mancati ricavi ed eventuali disfunzioni dovuti all’impiego di personale aziendale
nell’evento fieristico e sottratti alla normale attività
La stima dei benefici è invece più complessa, perché dipendono dagli obiettivi che l’azienda si è
prefissata. Un metro di valutazione spesso seguito è quello di calcolare il costo che si dovrebbe
sostenere per raggiungere il medesimo scopo, intraprendendo azioni alternative alla
manifestazione fieristica.
ENTI
ICE: È un ente pubblico per lo sviluppo, l’agevolazione e la promozione dei rapporti economici e
commerciali italiani con l’estero, con particolare attenzione alle esigenze delle piccole e medie
imprese, dei loro consorzi e raggruppamento. " Le attività che l’Agenzia svolge sono numerose e
vanno dalla fornitura di informazioni e analisi di mercato, l’organizzazione a fiere e missioni
all’estero, la fornitura di una serie di servizi alle imprese, fra cui ricerca di partner esteri,
promozione aziendale, assistenza operativa all’estero.