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Es. Walt Disney: visione = creare situazioni dove i bambini e le famiglie possano divertirsi insieme.
missione = rendere felici le persone.
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Per valutare le possibilità di superare tali barriere, occorre conoscere se esse si leghino:
- Alle economie ottenibili nelle funzioni di gestione (economie di scala, di apprendimento, di scopo e di relazioni)
- Alla disponibilità di brevetti know-how
- Alla scarsa disponibilità di fattori produttivi essenziali
- Alla differenziazione dei prodotti
Le economie di scala, cioè il fenomeno di abbassamento dei costi unitari di produzione di vendita a raggiungimento
di determinati volumi di operazioni (più cresce la produzione più tendono a ridursi i costi per unità di prodotto), sono
ottenibili non solo nella fase tecnica o di trasformazione dei beni, ma anche in quella di approvvigionamento delle
materie e dei servizi e di commercializzazione delle produzioni finali.per questo in determinati mercati la dimensione
minima necessaria è abbastanza elevata, perché se non si raggiungono certi volumi produttivi non è possibile avere
dei costi competitivi ed assumere la forza indispensabile per acquisire una sufficiente quota di mercato.
Le economie di scala possono essere inoltre legate all'approvvigionamento, assicurando sotto questo profilo dei
significativi vantaggi differenziali alle imprese più grandi. Sotto questo aspetto è utile tenere presente una distinzione
concettuale tra economie di scala di impianto (economie reali) e di impresa (economie pecuniarie) perché,
nell'ipotesi di un'azienda organizzata con più stabilimenti, le economie deriveranno sia dalla taglia di ciascun impianto
sia dal volume complessivo delle operazioni di approvvigionamento, distribuzione, promozione ecc., raggiunto a livello
dell’intera impresa.
Bisogna ancora osservare che le economie di produzione possono accrescersi sia in rapporto al processo di sviluppo
dimensionale sia in funzione della realizzazione dei comportamenti aziendali, conseguente al processo di
apprendimento, maturato attraverso l'esperienza acquisita.il produttore che intende inserirsi in un nuovo mercato
viene difatti a trovarsi in condizioni di inferiorità rispetto ad altri produttori già presenti da tempo nel particolare
mercato: questo divario di esperienza finisce in realtà per rappresentare un ulteriore ostacolo all'ingresso, ostacolo
che ovviamente sarà tanto più consistente quanto più i fenomeni di apprendimento giocano sulla razionalizzazione dei
comportamenti aziendali.
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Altro modello di analisi di mercato è quello rappresentato dalla definizione di business secondo Abell, ossia della
porzione di mercato in cui l’azienda intende operare.
La definizione di business può avvenire sulla base di 3 elementi:
• I gruppi di consumatori a cui rivolgersi
• Le funzioni d’uso da soddisfare
• Le modalità (tecnologie) secondo cui tali funzioni sono assolte
Abell osserva che uno stesso prodotto può rispondere a differenti funzioni d'uso e che queste ultime possono essere
soddisfatte tramite tecnologie differenti, per cui l'obiettivo di mercato può essere chiaramente definito in rapporto a
questo schema tridimensionale.
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Le attività primarie riguardano il ciclo produzione-vendita con terminali a monte nella logistica interna e a valle nei
servizi alla clientela.
Le attività di supporto, cosi chiamate perché intese a fornire le basi per la concreta realizzazione delle attività primarie,
sono invece costituite dall’approvvigionamento, dallo sviluppo delle tecnologie, dalla gestione delle risorse umane e
dalle attività infrastrutturali dell’impresa. L’infrastruttura dell’impresa finisce, per essere costituita dalle funzioni che,
secondo Porter, rappresentano la premessa per l’efficace attuazione delle attività primarie e delle altre attività di
supporto. Il concetto teorico di catena del valore consente di identificare specificamente le cause del vantaggio
competitivo che, a seconda dei casi, possono essere rinvenute nella progettazione (differenziazione) del prodotto,
nell’efficienza del sistema di produzione, nell’economicità delle funzioni di approvvigionamento e nellìefficacia del
marketing.
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Le barriere all'entrata non sono soltanto un dato oggettivo ma dipendono anche dalle condizioni soggettive
dell’impresa. È in funzione delle risorse specifica che certe barriere appaiono più o meno elevate o che addirittura
finiscono per annullarsi. Risorse aziendali sono definite come tutte le attività, le capacità, le competenze, i processi
organizzativi, le caratteristiche aziendali, le informazioni, le conoscenze e così via, che sono controllate dall'azienda e
che le permettono di formulare e implementare strategie che ne migliorano l'efficacia e l’efficienza. In base al
patrimonio di risorse posseduto ogni impresa può tentare di conquistare un vantaggio competitivo durevole e
assumere una posizione vincente nel mercato o nei mercati che ha deciso di servire. È intuibile che non tutte le
risorse pesano nella stessa misura in termini competitivi e che bisognerà puntare su quelle che potranno
effettivamente assicurare un vantaggio durevole. Su questo aspetto appare molto utile il modello VRIO.
Le risorse possono essere classificate in base:
• Al loro valore ovvero al contributo vincente che sono in grado di conferire all’azione competitiva
• Alla loro unicità o rarità ossia alla situazione di scarsa diffusione presso le altre imprese concorrenti
• Alla loro insostituibilità da parte dei concorrenti
• Alla loro durevolezza ovvero al persistere del loro valore nell’ambito dell’organizzazione
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7: le strategie competitive e l’equilibrio fra la domanda e l’offerta: il mercato del venditore e il mercato del compratore
Struttura del mercato, differenziazione e barriere, consente di spiegare i rapporti esistenti fra coloro che già sono nel
mercato e quelli che vorrebbero penetrarvi; ma non offre tutti gli elementi necessari per definire le relazioni esistenti
fra venditori e compratori. Potere di ciascuno dei contraenti è legato in certa misura al controllo esercitato su quote
consistenti della domanda o dell’offerta. Un grosso acquirente o un grosso produttore è in grado di stabilire
determinati condizioni di mercato (es. i prezzi o sconti, modalità di consegna e di pagamento ecc.) Mentre i compratori
o produttori di minor importanza devono adeguarsi alle condizioni fissate dai primi. Il grado di controllo del mercato è
legato non solo al peso da ciascuno di essi esercitato, ma anche alla situazione di equilibrio, o meglio di squilibrio, che
può crearsi fra la domanda e l'offerta in un certo ambito territoriale e in una data epoca. È difficile ipotizzare il caso in
cui fra domande offerta si abbia un perfetto equilibrio.
Se la domanda tenderà a superare la capacità di produzione esistente nel mercato, i produttori assumeranno una
chiara posizione di vantaggio, in quanto non solo non sopporteranno rischi di vendita dei loro prodotti, ma potranno
avvantaggiarsi di una situazione di concorrenza fra gli acquirenti, che dovranno competere l'uno contro l'altro per
entrare in possesso della limitata quantità di beni disponibili. In questo caso (molto raro) il venditore avrà in pugno il
mercato e potrà stabilire le condizioni di contrattazione dei beni: questo è definito il mercato del venditore.
Situazione opposta, invece è il caso di una eccedenza dell'offerta, in quanto i produttori dovranno competere fra di
loro per acquisire la domanda disponibile. In questo caso il potere è del compratore, le cui opzioni di acquisto
decreteranno il successo o l'insuccesso delle singole aziende produttrici: questo è definito mercato del compratore.
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1: l’analisi swot
Uno strumento che può sopportare il management nella formulazione delle decisioni strategiche è l’analisi swot.
L’acronimo swot suggerisce la natura olistica di questo modello, che si prefigge l’obiettivo di identificare tutte le
variabili, interne ed esterne, suscettibili di influenzare la performance e le scelte strategiche dell’impresa,
raggruppandole in una matrice che offra una visione di insieme sui principali punti di forza e debolezza dell’impresa,
rispetto ai concorrenti, cosi come opportunità e minacce, più critiche derivanti dall’evoluzione del contesto ambientale.
I primi due gruppi di variabili riguardano fattori endogeni e prendono in considerazione elementi sui quali l’impresa può
potenzialmente agire direttamente, mentre i fattori esogeni fanno riferimento ad un insieme di condizioni di contesto in
relazione alle quali il potere di azione dell’impresa è decisamente più limitato (se non nullo).
Operativamente, lo svolgimento dell’analisi
richiede:
1. L’individuazione delle forze/debolezze che
caratterizzano l’azienda
2. L’analisi ambientale, per individuare minacce
e opportunità
3. L’analisi combinata di fattori di origine interna
ed esterna per determinare gli elementi di
maggiore criticità
4. L’individuazione delle più opportune
alternative di intervento
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