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Negli ultimi anni si è sviluppato il concetto di Supply Chain Management (SCM) definito come un approccio globale,
orientato ai processi di approvvigionamento, produzione, consegna ai clienti i prodotti e servizi.
Il passaggio dalla logistica al SCM, è avvenuto nel momento in cui la logistica ha scoperto che utile uscire dai confini
aziendali, lungo la catena che lega i produttori ai consumatori, e trattare la catena della fornitura come se fosse di un unico
proprietario. Questo è facilitato dalle tecnologie di comunicazione è da internet che permette uno scambio semplice efficace
e veloce delle informazioni. Si parla di Lean Supply Chain, per indicare la migliore ed efficiente gestione dei rapporti con gli
attori della catena.
La politica del prodotto comprende tutte le decisioni prese, dopo le ricerche di mercato, relative ai materiali approvvigionati.
Ciò che rende la funzione approvvigionamenti strategica secondo Kraljic, dipende da due fattori:
la r ilevanza degli acquisti in termini di valore aggiunto.
la c omplessità del mercato di approvvigionamento.
Nell’ambito della matrice di Kraljic si distinguono quattro tipologie di materiale di acquisto:
● materiali non critici, componenti che hanno un basso impatto sull'azienda e che si trovano in abbondanza e/o in
mercati a basso rischio;
Per questa tipologia di componenti, si punta alla delega della gestione ad un partner esterno.
● materiali colli di bottiglia, con un impatto aziendale basso in termini economici ma per i quali la continuità delle
forniture comporta un rischio elevato.
La gestione di questi componenti è mirata a creare rapporti di medio-lungo di collaborazione tra clienti e fornitori;
● materiali strategici, importanti per l'azienda sia in termini di impatto economico che per le condizioni di fornitura
da mercati complessi e rischiosi;
● materiali effetto leva, importanti per l'azienda ma collocati in mercati poco rischiosi e con offerta abbondante.
L'azienda tende a sfruttare il proprio potere contrattuale e l'abbondanza dell'offerta con frequenti negoziazioni.
Si va consolidando la tendenza verso un'attenta scelta e selezione dei fornitori per ottenere rapporti
contrattuali stabili con il ricorso anche ad ordini aperti.
B. Monopsonio (un acquirente più venditori) del cliente/produttore finale, che si realizza nel caso
di commesse per le aziende di servizi pubblici.
L’elevata complessità del mercato di fornitura e l’importanza dei materiali reclamano una politica degli
approvvigionamenti all’avanguardia, per assicurare coerenza tra fabbisogno e disponibilità.
Il MARKETING D’ACQUISTO può essere definito un processo decisionale attraverso il quale
l’azienda stabilisce la necessità di acquistare prodotti e servizi, e identifica, valuta e sceglie tra le
diverse fonti alternative di prodotti e fornitori esistenti sul mercato.
Il marketing d’acquisto opera in analogia con il marketing delle vendite, utilizzando un insieme di leve:
- la leva del prodotto, tende ad individuare per il bene oggetto di scambio le fonti di criticità, al fine di poterle
gestire in anticipo nella fasi di definizione dei target e delle strategie del rapporto di fornitura dello stesso.
- la leva del prezzo, è tesa alla negoziazione delle condizioni economiche che regolano il rapporto con il fornitore.
Occorre rilevare l’attenzione dedicata non solo alla fissazione del prezzo, ma anche all’insieme dei costi che si
legano alla qualità della fornitura.
- la leva delle fonti di acquisto si basa sul monitoraggio per l’identificazione dei fornitori potenziali e la
successiva scelta dei migliori di essi.
- l’ultima leva del marketing d’acquisto, concerne decisioni circa quale tipo di relazione instaurare con il
fornitore:
- tradizionale, rapporto di mercato opportunistico e competitivo
- integrato, con un accordo sulla sincronizzazione dei flussi di fornitura
- evoluto, partnership collaborativa.
C’è una tendenza a rapporti più stabili e duraturi, basati su logiche di cooperazione.
Alle problematiche della progettazione e gestione della produzione, sono collegate le decisioni
relative al mantenimento o meno delle scorte. L’obiettivo è quello di ridurre al minimo i costi, quindi la
tendenza attuale è di ridurre l’entità delle scorte nella duplice considerazione dell’elevato costo del
loro mantenimento e del fatto che il processo produttivo in senso stretto crea valore.
Le scorte possono essere definite come un insieme di materiali semilavorati e prodotti in un
determinato momento sono in attesa di partecipare ad un processo di trasformazione o di
distribuzione.
La funzione delle scorte da un lato è quella di rendere indipendente l'impresa dagli andamenti del
mercato, dall’altro dalle diverse fasi di produzione all’interno dell’impresa.
Le scorte possono essere classificate in base alla loro destinazione e in base alla funzione svolta:
➔ Materie prime, sono costituite dai fattori produttivi in entrata, destinati alla trasformazione che
alimentano il processo produttivo. Servono ad avviare i ritardi nelle consegne degli
approvvigionamenti e a ridurre i costi, nel caso si ottengono sconti di qualità o si riesca ad
acquistare in condizione di prezzi cedenti.
A loro volta distinti il materiale di consumo e ricambi.
➔ Semilavorati, o prodotti in corso di lavorazione, sono materiali che hanno subito alcune
trasformazione, ma non sono ancora ultimati.
Sono tenuti a scorta per ovviare ai ritardi di consegna e consentire alle singole stazioni di
lavoro di approvvigionamento di organizzarsi con un minimo di autonomia.
➔ Prodotti finiti, beni pronti per la vendita.
Le scorte di prodotti finiti servono a evadere celermente gli ordini; per far fronte ad andamenti
ciclici della domanda e alle irregolarità del mercato.
Per scorte funzionali si intendono le giacenze accumulate, per coprire le esigenze del periodo di
tempo necessario al trasporto o alla produzione di un bene, per realizzare la funzione di
disaccoppiamento di due o più fasi nel processo di acquisto e vendita.
Si distinguono tra:
● Scorte in transito, proporzionali al tempo impiegato per trasferire un bene da un punto di
stoccaggio ad un altro.
● Scorte organizzative, che rendono indipendenti le diverse fasi del sistema produttivo
distributivo.
Lead Time o tempo di riordino può essere definito come l'intervallo di tempo che intercorre tra il
momento in cui si avverte la necessità di ricostruire le scorte ed il ricevimento delle stesse in
magazzino. è formato dal tempo di emissione, trasmissione, esecuzione dell’ordine, di trasporto e di
ricevimento merce.
Nell’ipotesi deterministica in cui l’andamento della domanda è noto ed è costante, il lead time è fisso,
la scorta rappresenta l’ammontare di prodotto richiesto per soddisfare la domanda nel determinato
periodo. Tuttavia, ciò rappresenta una condizione eccezionale, nella realtà si ha bisogno delle scorte
di sicurezza che vanno costituite per coprire la variazione di natura casuale della domanda.
Le scorte speculative, invece, sono giacenze costituite al fine di trarre vantaggio da una variazione
prevista dei prezzi di acquisto di vendita
Le principali figure di costo che rientrano nel computo del costo totale di gestione delle scorte sono:
● costi di ordinazione che includono i costi di emissione, di gestione degli ordini sostenuti nel
settore amministrativo, le spese di trasporto dalla fabbrica ed speciali di produzione.
● costi di mantenimento o di conservazione, per mantenere un certo livello di scorte.
Vanno inclusi costi per tener conto dei rischi insiti nel mantenimento delle scorte (calo o
deterioramento), oltre agli oneri assicurativi, ai costi connessi con lo spazio del magazzino
(retribuzione del personale e canoni di locazione)
● costi di sottoscorta, ossia di esaurimento delle scorte, intesa come perdita di opportunità ed
occasione di vendita
● costi di eccedenza delle scorte, costituiti dai maggiori costi di mantenimento, generati da un
eccedenza non fisiologica delle scorte.
I costi da minimizzare vanno espressi in funzione della dimensione del Lotto D'Acquisto (Q o EOQ)
Il lotto economico cresce al crescere dei costi di ordinazione e del fabbisogno di approvvigionamento.
Si riduce, invece, all’aumentare del costo capitale.
Raddoppiando il fabbisogno di approvvigionamento il lotto economico cresce per un coefficiente pari
a √2
Lo stesso coefficiente esprime la crescita della scorta media (Q/2) e quindi dei costi di mantenimento,
a dimostrazione dell’esistenza di economie di scala nei costi di gestione delle scorte.
● L’ordine parte quando il magazzino scende ● L’ordine parte se al momento del controllo il
sotto un livello prefissato; magazzino è sceso sotto un certo livello
obiettivo;
Il JIT (Just In Time) ed il Total Quality Management, sono tra gli elementi costitutivi del modello di
organizzazione e produzione giapponese, le tecniche sono finalizzate a produrre solo ciò che serve al
cliente, produrlo solo al ritmo secondo il quale il cliente ha bisogno, senza difetti, senza attesa, senza
spreco di lavoro, materiali o impianti.
Il JIT è un sistema produttivo di tipo pull: ciò significa che la produzione viene tirata non da previsioni
di vendita, ma direttamente dalla domanda.
Il Kanban è un sistema di gestione dei materiali utilizzato per la gestione del processo produttivo in quanto “meccanismo”
attraverso cui si attivano i diversi centri di produzione all’interno dello stabilimento.
Esso è letteralmente il cartellino attraverso cui si trasmettono le informazioni di una stazione di lavoro all’altra per
comunicare l’utilizzo di un determinato materiale e la necessità del suo reintegro.
Il sistema prevede:
- due centri di produzione (uno a monte e uno a valle) con un centro di movimentazione e raccolta dei materiali;
- contenitori per il rifornimento di dimensioni standard per controllare il numero dei pezzi trasferiti e un controllo
visivo immediato dei flussi;
- un kanban di produzione che autorizza il centro di produzione a monte a produrre le parti dopo che queste sono
state inviate a valle;
- un kanban di trasferimento utilizzato nel centro a valle per autorizzare il trasferimento dei componenti prodotti a
monte.
Dal punto di vista operativo:
● A valle c'è un contenitore vuoto con un kanban di trasferimento;
un incaricato lo preleva e lo porta nella zona di stoccaggio del centro a monte.
● Qui l’incaricato preleva un carrello pieno e stacca il kanban di produzione e mette quello di trasferimento;
● Il carrello pieno viene portato a valle e quando i materiali vengono mandati in produzione, il kanban di
trasferimento viene staccato e posto sulla rastrelliera; quando si è accumulato un certo numero di cartellini,
l’incaricato provvede a fare lo scambio tra i carrelli vuoti e quelli pieni, posti nell’area dello stoccaggio a monte.
● A monte, il kanban di produzione stoccato dal carrello vuoto, viene posto su una rastrelliera per indicare la
quantità dei materiali consumati a valle.
A intervalli predefiniti e secondo l’ordine di urgenza, il reparto produce i pezzi consumati e li mette in un
carrello nel centro di stoccaggio, ponendovi sopra il relativo kanban di produzione.
Dopo la fase della progettazione e del dimensionamento del sistema di produzione, prende avvio la
programmazione della produzione.
La PROGRAMMAZIONE DELLA PRODUZIONE comprende l’insieme delle procedure delle informazioni
e degli strumenti che, nell’ambito di un sistema produttivo acquisito, vengono utilizzate per
determinare cosa produrre, ottimizzare i flussi delle risorse In entrata, ed i flussi in uscita del sistema
produttivo.
L'intero processo di programmazione è molto complesso:
● Previsione della domanda.
In azienda ogni decisione è influenzata da una previsione che qualcuno ha elaborato in
merito ad un determinato fenomeno. Si prevedono quotidianamente le disponibilità di tutte le
risorse necessarie all’attività aziendale. Tutte queste previsioni dipendono in primo luogo da
una previsione principale: la previsione della domanda di prodotti finiti (Domand
Planning).
● Programmazione di lungo periodo, il cui obiettivo è quello di definire un budget di produzione,
per ogni unità produttiva presa in considerazione.
Il budget viene definito in base ad un target di fatturato che l’impresa si pone di raggiungere,
viene espresso per famiglie di prodotti (frigoriferi blu, gialli, rossi) o per tipi (frigoriferi).
● Programmazione aggregata della produzione e definizione del piano principale di produzione,
MPS, al cui livello vengono definite le quantità annuali o semestrali di produzione per l'intero
stabilimento.
L'obiettivo è quello di definire come utilizzare le risorse che l'impresa ha a disposizione per far
fronte alle richieste del mercato, che sono state indicate nella fase di programmazione di
lungo periodo.
● Programmazione operativa di breve periodo elaborata a partire dal piano principale di
produzione.
Nelle imprese che ne sono dotate, questo comporta al lancio del MRP che, a partire dalle
informazioni del MPS.
La programmazione operativa può essere settimanale o giornaliera, in relazione alla capacità
del sistema informativo di supporto.
● Controllo ed avanzamento di produzione, attività che si concentra sull'analisi dello Stato degli
impianti, delle qualità prodotte, dello stato di avanzamento della produzione, dal rispetto dei
tempi programmati, della quantità degli scarti.
Tale funzione ha l'obiettivo di segnalare sia al responsabile della produzione che al
responsabile della Supply Chain eventuali ritardi o anticipi di produzione.