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Capitolo 21

Le alterne fortune
della curva di Phillips

Politica economica - Introduzione ai modelli fondamentali – R. Cellini Copyright © 2004 – The McGraw-Hill Companies srl
• Nel 1958 Arthur Phillips trovò che la relazione tra tasso di
disoccupazione e tasso di variazione del saggio di salario
nominale, di segno negativo, fosse non lineare e si mantenesse
stabile in buona parte del periodo di osservazione considerato.

• Nel 1960 Solow e Samuelson la chiamarono “curva di Phillips”.

• Tale relazione ha suscitato numerose pubblicazioni in campo


sia empirico sia teorico.

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• A tal proposito, l’analisi empirica svolta su Paesi simili negli anni ‘60 ha
mostrato diverse regolarità.
– In ascisse il tasso di disoccupazione ed in ordinata il tasso di
variazione percentuale dei salari nominali.
– Legame di segno negativo
– Relazione non lineare ma convessa
– La curva interseca l’asse orizzontale circa al valore 5.5% (tasso di
disoccupazione di equilibrio).
– Non si osserva mai un tasso di disoccupazione inferiore allo 0.8%
(asintoto verticale).
– Non si osservano mai dati per i quali il tasso di variazione
percentuale del salario nominale sia inferiore a -1% (asintoto
orizzontale).
– Il comportamento è simile anche se si considera il tasso di
variazione dell’indice generale dei prezzi.

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• Dal punto di vista teorico, Phillips mise in luce che la variazione
del salario poteva corrispondere ad eccessi di domanda e di
offerta nel mercato del lavoro. Tale interpretazione fu
approfondita da Lipsey.
• In generale la curva di Phillips può essere scritta come

• Si può anche sostenere che il tasso di variazione percentuale


salariale sia una funzione negativa della differenza tra il tasso di
disoccupazione ed il suo valore di equilibrio uo, W˙ = F(u " u0,) F # < 0
• La curva di Phillips può anche essere rappresentata usando
come variabile dipendente il tasso di variazione generale dei
prezzi. Dalla teoria della spinta dei ! costi abbiamo che
P=g[(W/π+altri)], che espressa in termini di tassi di variazione
diventa,

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• Sostituendo nell’equazione iniziale avremo che
P˙ = g˙ + W˙ " #˙ $ W˙ = P˙ " g˙ + #˙
• Così da avere il tasso di inflazione in luogo del tasso di variazione dei
salari. P˙ " g˙ + #˙ = f (u) $ P˙ = f (u) + g˙. " #˙

• !
Indicando " = g˙ # $˙ il parametro β può essere positivo o negativo a
seconda che il margine di profitto delle imprese sia più o meno ampio
del tasso di variazione della produttività. In conclusione la curva può
scriversi
! come
!
P˙ = f (u) + " ,con f u# < 0 oppure P˙ = F(u $ u0 ) + " ,con Fu# < 0

• La curva di Phillips ha indicato l’esistenza di un trade-off tra fra tasso di


disoccupazione e tasso di inflazione.
! • Quindi la disoccupazione diventata un obiettivo della politica
economica mentre il tasso di inflazione era lo strumento.

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La spiegazione teorica di Lipsey

• Lipsey sostenne che la relazione stimata da Phillips era soltanto la


normale procedura di aggiustamento walrasiano del mercato del lavoro
verso l’equilibrio.
• Il mercato in presenza di eccesso di domanda causa un aumento de
prezzo del bene che riporta il sistema in equilibrio. Il punto E della
figura 21.2 rappresenta una situazione paradossale nella quale non
esiste disoccupazione mentre nel punto nel quale i salari non si
muovono si osserva un tasso di disoccupazione del 5-6%. Lipsey
spiega tale incoerenza.
• Abbiamo che NS=N*+U (U = disoccupati) e ND=N*+V (V=posti vacanti).
Nel punto di equilibrio dovremmo avere che U=V.
• Tuttavia si osserverà un tasso di disoccupazione detto “frizionale”
dovuto all’impossibilità di trovare immediatamente la corrispondenza tra
posti vacanti e lavoratori in cerca di lavoro.

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• Quindi esiste una forma di disoccupazione frizionale che
coincide circa con il numero di posti vacanti che sono pari al 5%
circa dell’offerta di lavoro.
• Quando l’eccesso di domanda è elevato, vi sarà un
abbassamento del salario tanto maggiore quanto più
pronunciato è l’eccesso. In realtà vi è un pavimento alla
diminuzione dei salari indicato dall’asintoto orizzontale a -1%.
• La curva diventa piatta nella sua parte terminale poiché i salari
monetari sono rigidi verso il basso e diminuiscono soltanto
quando il tasso di disoccupazione è molto alto.
• Bisogna considerare anche il ruolo dei prezzi. Sia Phillips sia
Lipsey ritengono che il prezzo rilevante del lavoro, cioè il salario
reale, sia da considerare costante.

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La critica di Friedman

• Friedman sostiene che l’errore fondamentale nell’interpretazione


standard della curva di Phillips risieda nel confondere il salario
nominale con quello reale e nel non considerare l’effetto che
l’inflazione esercita sulle aspettative di inflazione.
• Egli ritiene che si deve considerare il salario reale e mette in
evidenza l’esistenza di un asimmetria tra imprese e lavoratori.
• Le imprese possono osservare e conoscere i prezzi dei beni
meglio di quanto possano fare i lavoratori. Quindi il salario
rilevante per le imprese sarà W/P mentre per i lavoratori sarà
W/Pe. Essi considerano il livello generale dei prezzi percepiti dai
lavoratori nel periodo corrente.
• Friedman precisa che il salario rilevante è quello reale atteso dai
lavoratori e suggerisce la seguente espressione per la curva di
Phillips,
(W˙ / P˙ e ) = f (u) " W˙ = f (u) + P˙ e

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• Tale curva viene chiamata curva di Phillips aumentata con le
aspettative” o “alla Friedman”.
• Esiste un fascio di curve ognuna relativa ad un determinato livello di
inflazione attesa. Nella sua formulazione più generale diventa
W˙ = f (u) + "P˙ e
• Dove il parametro α esprime il grado si illusione monetaria
– Quando esso è =0, l’inflazione attesa non incide sul legare tra
variazioni salariali e disoccupazione. Questo è il caso di completa
illusione! monetaria degli operatori i quali non si preoccupano
dell’inflazione.
– Quando è =1, la variabile rilevante è il salario reale e non vi alcuna
illusione monetaria.
– Nei casi intermedi le attese di inflazione sono soltanto parzialmente
inglobate nella dinamica dei salari nominali (illusione monetaria
parziale).

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• L’espressione della curva di Phillips aumentata alla Friedman in
cui la variabile dipendente è il tasso d’inflazione,
P˙ = f (u) + " + P˙ e
• Consideriamo 3 casi relativi a diversi modi di considerare le
aspettative d’inflazione.
• Aspettative!statiche significa che i lavoratori si attendono per il
periodo t lo stesso valore della variabile realizzato ed osservato
nel periodo precedente.e Quindi si avrà P˙te = P˙t"1 sostituendo si
ha P˙t = f (ut ) + " + P˙t#1 . Il tasso di disoccupazione incide sulla
variazione del tasso di inflazione.

!
• Tale ipotesi dà luogo all’interpretazione accelerazionista della
! curva di Phillips. Cioè se u=u0, è pari a 0 la variazione
(accelerazione) del tasso di inflazione e non il tasso in sé. A tale
proposito si parla di NAIRU, che è il tasso di disoccupazione
compatibile con un tasso di inflazione che non accelera ma che
non è necessariamente uguale a zero.

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Formulazione più generale

Consideriamo la seguente relazione P˙t = "P˙t , 0 # " # 1 ed inseriamola


e

nell’espressione della curva di Phillips,
1 1
P˙ = [ f (u) + $ ] = [ F(u " u0 ) + $ ]
1" # ! 1" #

• Nel caso in cui l’inflazione corrente non si traduca in alcuna aspettativa


la curva di Phillips aumentata con le aspettative coincide con quella
!originaria.
• Nel caso in cui l’effetto delle aspettative inflazionistiche sia parziale
avremo una curva più ripida di quella originaria (Fig. 21.4).
• Partendo dal punto E si vuole giungere in A. Tuttavia l’inflazione
prodotta genera un’aspettativa di inflazione che determina uno
spostamento verticale della curva in corrispondenza del livello
d’inflazione voluta. In tale caso non ci si troverà in A bensì in B.
• Al crescere di γ crescerà l’entità dello spostamento verticale. Nel caso
in cui γ=1 la curva diventa una retta verticale in corrispondenza di u=u0.
• In tale caso avremo il NRU che non è mitigabile.

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La curva di Phillips e le aspettative razionali

• Secondo l’ipotesi di aspettative razionali (Muth, 1961; Lucas,


1976) il mondo è soggetto a eventi stocastici non prevedibili ma
gli agenti utilizzano tutte le informazioni a loro disposizione per
elaborare aspettative sulle variabili rilevanti.
• Le aspettative coincidono con la migliore previsione effettuabile
in base alle informazioni disponibili P˙te = E( P˙t ")
• Sulla base di questa ipotesi, scostamenti del tasso di
disoccupazione dal valore u0 sono possibili soltanto se hanno
luogo eventi non previsti. Le autorità di politica economica
riusciranno a ridurre il tasso
! di disoccupazione al di sotto del
livello u0 soltanto se riusciranno a cogliere di sorpresa gli agenti.
• L’efficacia in ogni caso ha durata limitata. Si dovrebbe sostituire
il concetto di sorpresa inflazionistica con quello di inganno
(Sargent and Wallace, 1975).

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Curva di Phillips e curva di offerta aggregata

• È immaginabile l’esistenza di una relazione tra gli scostamenti del


livello di produzione rispetto quello di pieno impiego e gli scostamenti
del tasso di disoccupazione rispetto a u0: (u-u0)=h[(y-y*)].

• La funzione h è decrescente ed il segno di (y-y*) è opposto a (u-u0).


L’espressione della curva di Phillips diventa dunque,

1
˙
P=
1" #
{ [
F h( y " y * ) + $ ] }
• Il legame tra il tasso di inflazione e gli scostamenti tra la produzione
corrente ed livello di pieno impiego ha segno positivo. Tale equazione
può essere
! letta come una funzione di offerta aggregata che diventa
verticale per γ=1 come nel caso classico.

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