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Seneca

Il filosofo e il potere
 Seneca fu uno dei pochi personaggi ad aver realizzato concretamente il suo ideale di politica guidata dai filosofi  aveva
eliminato l’utopia della filosofia di Platone
 Il suo pensiero venne particolarmente influenzato dalla filosofia dello stoicismo e sostenne alcuni suoi principi quali:
o Fugacità del tempo
o Morte come destino ineluttabile
o Imperturbabilità del saggio
 Utilizzò e applicò la filosofia anche nella vita pratica  non si dedicò soltanto all’attività intellettuale ma fu consigliere di Nerone
Vita e morte di uno stoico
 Seneca nacque in Spagna a Cordova da una ricca famiglia equestre intorno al 4 a.C.
 Si trasferì subito a Roma e venne educato a:
o Retorica  utile per la carriera politica
o Filosofia
 A Roma ottenne un successo cospicuo dopo aver cominciato la carriera politica e forense  si dice che per la gelosia di Caligola
nei suoi confronti verrà condannato ma salvato da un’amante dell’imperatore
 Successivamente venne relegato in Corsica da parte di Claudio per essere coinvolto nell’adulterio di Giulia, sorella di Caligola
 Riuscì a ritornare a Roma dopo la relegatio grazie ad Agrippina, madre di Nerone, che lo scelse come suo precettore
o Restò accanto a Nerone sino alla sua ascesa al potere e vi rimase durante tutto il periodo del “buon governo”:
 Equilibrio
 Conciliazione del potere fra principe e Senato
 Quando però Nerone verrà manovrato dalla moglie Poppea e avviato alla sua fase di “mal governo” Seneca si ritirò a vita privata
e si dedicò agli studi
 Negli ultimi anni della sua vita venne coinvolto nella “congiura dei Pisone” ma non fu mai partecipe  venne condannato a
morte da Nerone  si suicidò tagliandosi le vene
Le opere
 Scrisse diverse opere:
o Argomenti filosofici  raccolte e inserite post mortem nei Dialogi:
 Il nome si ispira ai dialoghi filosofici di Platone
 Sono trattati su questioni etiche e psicologiche
o De Beneficiis
o De Clementia  dedicato a Nerone
o Epistulae morales ad Lucilium
o Naturales quaestiones:
 Argomento scientifico  fenomeni naturali e celesti  terremoti, comete…
 Dedicate a Lucilio
 Scritte durante l’ultima fase della sua vita
o Tragedie cothurnatae (di argomento greco)
o Apokolokyntosis satira che descrive parodisticamente l’apoteosi di Claudio
o Opere spurie
I Dialogi e la saggezza stoica
 Opere che trattano di aspetti o problemi legati all’etica stoica
 Suddivisi in:
o Consolationes:
 Opere scritte per consolare un parente o un amico per la morte una persona cara
 Ispirate alla letteratura greca
 Parlano di temi morali (fugacità del tempo, precarietà della vita, morte come desino ineluttabile...)
 Sono tre:
 Consolatio ad Marciam  indirizzata alla figlia di Cordo per la morte di un figlio
 Consolatio ad Helviam matrem  indirizzata alla madre e scritta durante il periodo della relegatio
in Corsica per tranquillizzarla per le sue condizioni
 Consolatio ad Polybium  liberto di Claudio  consolarlo per la perdita di un fratello  scritta per
impietosire Claudio per un rientro a Roma  accusato di opportunismo
o De ira:
 Opera suddivisa in tre libri
 Analizzano le passioni umane, i modi per dominarle e le loro origini
o De vita beata:
 Affronta il problema della felicità e il ruolo che su di essa hanno agi e ricchezze
 Con quest’opera vuole fronteggiare delle accuse di incoerenza che gli erano state mosse  professava una
condotta di vita lontana dagli agi e dalle ricchezze ma conduceva una vita usufruendo del suo patrimonio
ottenuto anche tramite l’usura
 Per lui la felicità si trova nella virtù e non nella ricchezza  la legittima quando questa è funzionale al
raggiungimento della virtù
 Seneca rimane fedele al principio secondo cui l’importante non è non possedere ricchezze ma non farsi
dominare da esse
o De costantia sapientis  esaltazione dell’imperturbabilità del saggio stoico di fronte alle avversità
o De tranquillitate animi:
 Dedicato alla partecipazione del saggio alla vita politica
 Per lui era necessario trovare una mediazione tra otium e negotium avendo un comportamento flessibile
 Lo scopo era quello di raggiungere la serenità o tramite il negotium (impegno politico) o tramite l’otium
(esempio e la parola)
o De otio  esaltazione della vita lontana dalla politica
o De brevitate vitae:
 Affronta problemi come:
 Fugacità del tempo
 Apparente brevità della vita  risulta tale perché sprechiamo il nostro tempo in cose futili e non
ne abbiamo consapevolezza  vita longa est si uti scias
o De providentia:
 Riguarda la contrapposizione tra il disegno provvidenziale che secondo gli stoici regola la vita umana e la
sorte che premia i malvagi e punisce gli onesti
 Per Seneca la sorte non contraddice il disegno provvidenziale perché le avversità sono utili per mettere alla
prova i buoni ed esercitarne la virtù  il saggio stoico deve sapersi adeguare a qualsiasi situazione
Gli altri trattati: il filosofo e la politica
 Seneca dedica una gran parte della sua attività letteraria alla partecipazione del saggio alla vita politica (De tranquillitate animi e
De otio)  arriva alla conclusione che il saggio può partecipare alla vita politica a meno che il suo animo non venga turbato
 Quando i contrasti diventano troppo forti da causare turbamento il saggio si dovrà allontanare dalla vita politica
 L’opera in cui esprime la sua concezione del potere in maniera concreta è il De clementia:
o Opera dedicata a Nerone
o Ispira un potere caratterizzato da moderazione ed equità
o Per Seneca il principato risultava la forma di governo più idonea e conforme alla dottrina stoica perché:
 Era la concretizzazione di un ordine cosmico governato dalla ragione
 Rappresentava il cosmopolitismo presente all’interno del vasto Impero Romano
 Era quello presente in quel periodo a Roma  non era credibile sperare ancora nella restaurazione della
Repubblica che apprezzava i circoli stoicheggianti
o Esprime il suo concetto di buon sovrano che deve:
 Governare con l’unico freno rappresentato dalla sua coscienza deve evitare che governi come un tiranno
 Usufruire della clemenza  atteggiamento di benevolenza da utilizzare con i propri sudditi per non
incutere in loro timore e avere uno stato forte e stabile
 Essere educato alla filosofia  garante e ispiratrice della direzione politica dello stato
o Per Seneca era necessario che il potere fosse diviso tra:
 Princeps moderato e illuminato
 Senato caratterizzato dai suoi diritti di:
 Libertà
 Dignità aristocratica
 Questa concezione di stato arriverà però alla degenerazione con il periodo di “mal governo” neroniano  Seneca dovette:
o Allentare i legami con la civica
o Agire sulle coscienze dei singoli  saggio stoico a disposizione della comunità
De beneficiis
 Opera che risale al periodo di allontanamento dalla vita politica
 Tratta di:
o Natura + diverse modalità che si possono compiere per svolgere atti di beneficenza
o Rapporto tra benefattore e beneficiato e dei loro doveri di gratitudine
o Conseguenze morali del comportamento degli ingrati  secondo alcuni ci sono riferimenti a Nerone
 Con quest’opera si analizza il beneficio come un elemento coesivo dei rapporti interni della società
 Per Seneca era necessario instaurare rapporti umani e sociali più umani e cordiali  proposta alternativa al De clementia
Epistulae ad Lucilium
 Quando Seneca decise di allontanarsi dalla vita politica si avvicinò all’analisi della coscienza individuale Epistulae ad Lucilium
o Raccolta di lettere di lunghezza variabile e argomento vario
o Indirizzate all’amico Lucilio
o Ancora non si è arrivati a capire se si tratti di un epistolario reale o fittizio  secondo alcuni è reale e alcune di esse
sono state poi raccolte per la pubblicazione
o Rappresentano un nuovo genere a Roma e sono un unicum  diverse dalle lettere di Cicerone
o Seneca si ispira ad Epicuro che utilizzava le epistole per la formazione ed educazione dei suoi amici  così Seneca
fa con Lucilio
o Definite come uno strumento di crescita morale e delle conquiste dello spirito per arrivare alla sapientia  man
mano che la formazione si amplia, si ampliano anche le lettere fino ad avvicinarsi a trattati filosofici
o Per Seneca la formazione tramite le lettere era molto più utile della formazione dottrinale perché si costituiva un
colloquio con l’amico che portava poi all’intimità quotidiana
o Tramite le epistole che contengono sempre temi diversi e immediati per la comprensione porta al perfezionamento
interiore  alcune lettere si concludono con una sententia  aforisma che offre un tema su cui meditare
o Il linguaggio delle epistole è spesso esortativo perché Seneca vorrebbe invitare al bene
o Gli argomenti delle epistole riguardano temi di:
 Diatriba cinico-stoica
 Satira romana  il saggio informa sulla sua autosufficienza, indifferenza alle seduzioni mondane…
o Nelle epistole considera anche la condizione umana ma soprattutto condanna il trattamento degli schiavi  utilizza
una grande pietà che lo fa avvicinare al sentimento della carità cristiana
 Manifesta anche il disprezzo per le masse popolari che si sono abbruttite per gli spettacoli del circo
o Un altro tema fondamentale è l’otium che viene visto come:
 Valore supremo
 Ricerca del bene
 Conquista della libertà interiore che si conclude con la morte  simbolo di indipendenza dal mondo
Lo stile delle opere filosofiche, tra meditazione e predicazione
 Nelle epistole Seneca non utilizza parole ricercate ed elaborate perché per lui bisogna badare ai fatti e non alle parole  per
questo utilizza semplici sententiae per portare a una riflessione  si possono fissare nella memoria
 Utilizzo molto frequente della paratassi (≠ da Cicerone) e frasi brevi indipendenti
 Nella prosa utilizza spesso frasi sentenziose e il loro collegamento è dato solo dall’antitesi e dalla ripetizione  il suo stile venne
definito da Caligola come «rena sine calce»  si ispira a:
o Retorica asiana
o Filosofi cinici
 Inoltre il suo stile verrà definito drammatico perché tende ad esplorare i segreti dell’animo umano e le sue contraddizioni
L’Apokolokyntosis
 Titolo che si rifà alla parola greca Kolokynta «zucca» come emblema della stupidità  intesa come «deificazione di una zucca»
 Opera che contiene una parodia della divinizzazione dell’imperatore Claudio aveva suscitato le ironie del popolo e del senato
 Opera scritta per condannare il comportamento che Claudio aveva avuto nei confronti di Seneca  condannato all’esilio
 Racconta la morte di Claudio e la sua apoteosi nell’Olimpo per far parte degli dei  viene da loro mandato negli Inferi dove
diventa schiavo di Caligola e viene assegnato al liberto Menandro
 Per ironizzare contro Claudio Seneca introduce all’inizio dell’opera un elogio verso il successore dello stesso Claudio, Nerone,
definendo il suo principato come un principato degno di splendore
 Opera che fa parte della satira menippea  alternanza di versi vari e prosa con elementi ironici e sarcastici spesso volgari
 Caratterizzata da alcune citazioni ironiche riprese da Catullo, Ovidio e Virgilio
Testi
Il tempo, il bene più prezioso De brevitate vitae, 8
 Il tempo è il tema principale del De brevitate vitae  definito come il bene più prezioso nonostante gli uomini, a causa della sua
immaterialità, tendano a sprecarlo senza riflettere, come se fosse infinito e non avesse alcun valore
 Il saggio invece ha la consapevolezza del trascorrere del tempo e per questo lo impiega pienamente nella ricerca della saggezza
 Seneca afferma che solo quando si è in pericolo di vita allora ci si dichiara pronti a tutto pur di averne ancora
 Esorta ad amministrare bene il proprio tempo perché nessuno sa quanto ce ne resta
 Accosta con una metafora la vita a un fiume che scorre ininterrotto senza deviazioni in un corso che lo porterà alla morte
 Definisce il tempo come l’unico vero possesso dell’uomo quello più prezioso che dovrebbe essere conservato con cura 
introduce delle metafore sul mondo finanziario  il tempo va:
o Risparmiato
o Ben amministrato  una volta speso nessuno può restituirlo
Vivere per gli altri per essere felici
 Questo passo comincia con la ripresa del discorso presentato nell’epistola che Lucilio aveva inviato a Seneca il cui contenuto
viene riassunto nelle prime righe  Lucilio è in viaggio e chiede consiglio a Seneca
 Seneca dice che per rispondere deve meditare bene  questo lo porta a introdurre il tema dell’amicizia  per Seneca essere
amici significa condividere ogni circostanza favorevole o avversa
 Per Seneca però ci sono delle differenza tra l’empatia verso gli altri esseri umani e l’amicizia vera e propria:
o Empatia:
 Indispensabile al raggiungimento della felicità
 Dimostra un principio comune a tutti gli uomini  si concretizza nel secundum naturam vivere
 È un sentimento basilare per poter instaurare le amicizie vere e proprie
o Amicizia:
 Condivisione della vita
 Trattare i nostri amici come noi stessi
 Inoltre in questa epistola si scaglia contro le sottigliezze della logica aristotelica  inutile per il raggiungimento della saggezza
o Linguaggio satirico:
 Utilizzo dei sillogismi
 Descrizione ironica dei filosofi  barbuti, pallidi e con le sopracciglia aggrottate
 Nonostante Seneca critichi la logica e la metafisica degli aristotelici non ne era affatto digiuno  non li riteneva adeguati per il
raggiungimento della virtù
Paradigmi:
Verto, -is, verti, versum, vertere
Video, -es, vidi, visum, videre
Venio, -is, veni, ventum, venire
Quaero, -is, quaesii, quaesitum, quaerere
Cresco, cresci, crevi, cretum, crescere
Arripio, -is, arripui, arreptum, arripere
Appareo, appares, apparui, apparere
Accido, -is, accidi, accisum, accidere
Circumfodio, -is, circumfodi, circumfossum, circumfodere
Pono, ponuis, posui, positum, ponere
Converro, -is, converri, convertum, converrere
Admoveo, -es, admovi, admotum, admovere
Tollo, tollis, sustuli, sublatum, tollere
Un possesso da non perdere, Epistulae ad Lucilium, 1
SENECA LUCILIO SUO SALUTEM SENECA SALUTA IL SUO LUCILIO
[1]Ita fac, mi Lucili: vindica te tibi, et tempus quod adhuc aut [1] Fai così, mio Lucilio: rivendicati a te stesso, e il tempo che
auferebatur aut subripiebatur aut excidebat collige et serva. finora o veniva portato via o veniva sottratto o andava
Persuade tibi hoc sic esse ut scribo: quaedam tempora perduto raccoglilo e mettilo da parte. Convinciti che è così
eripiuntur nobis, quaedam subducuntur, quaedam effluunt. come scrivo: alcuni momenti ci vengono portati via, alcuni
Turpissima tamen est iactura quae per neglegentiam fit. Et si vengono sottratti, alcuni scorrono via. Tuttavia il danno più
volueris attendere, magna pars vitae elabitur male agentibus, turpe è quello che si verifica per negligenza. E se vorrai
maxima nihil agentibus, tota vita aliud agentibus. badarci, una gran parte della vita scorre mentre ci
[2]Quem mihi dabis qui aliquod pretium tempori ponat, qui comportiamo male, la massima parte mentre non facciamo
diem aestimet, qui intellegat se cotidie mori? In hoc enim nulla, tutta la vita mentre facciamo altro.
fallimur, quod mortem prospicimus: magna pars eius iam [2] Chi mi potrai indicare che assegni qualche valore al
praeterit; quidquid aetatis retro est mors tenet. Fac ergo, mi tempo, che valuti la giornata, che si renda conto di morire
Lucili, quod facere te scribis, omnes horas complectere; sic ogni giorno? Infatti ci sbagliamo in questo, perché
fiet ut minus ex crastino pendeas, si hodierno manum consideriamo la morte come un evento futuro: una gran
inieceris. parte di essa è già passata; tutta l’esistenza che sta alle nostre
[3]Dum differtur vita transcurrit. Omnia, Lucili, aliena spalle sostiene la morte. Dunque mo Lucilio, fai ciò che scrivi
sunt, tempus tantum nostrum est; in huius rei unius fugacis di fare, afferra tutti i momenti; in questo modo accadrà che
ac lubricae possessionem natura nos misit, ex qua expellit tu dipenda meno dal domani, se porrai mano al presente.
quicumque vult. Et tanta stultitia mortalium est ut quae [3] Mentre si rimanda, la vita scorre via. Tutte le cose, mio
minima et vilissima sunt, certe reparabilia, imputari sibi cum Lucilio, sono degli altri, soltanto il tempo è nostro; in
impetravere patiantur, nemo se iudicet quicquam debere qui quest’unica cosa fugace e labile ci ha collocato la natura, dalla
tempus accepit, cum interim hoc unum est quod ne gratus quale ci caccia chiunque voglia. Così grande è la stoltezza
quidem potest reddere. degli uomini che le cose che hanno meno valore e quelle
[4]Interrogabis fortasse quid ego faciam qui tibi ista meno importanti, certamente recuperabili, accettano di
praecipio. Fatebor ingenue: quod apud luxuriosum sed essere messe in conto quando le hanno ottenute, nessuno
diligentem evenit, ratio mihi constat impensae. Non possum che ha ricevuto il tempo ritiene di essere debitore di
dicere nihil perdere, sed quid perdam et quare et qualcosa, quando in realtà questa è l’unica cosa che
quemadmodum dicam; causas paupertatis meae reddam. nemmeno una persona grata può restituire.
Sed evenit mihi quod plerisque non suo vitio ad inopiam [4] Forse mi chiederai che cosa faccia io che ti dico queste
redactis: omnes ignoscunt, nemo succurrit. cose. Te lo dirò francamente: ciò che accade a una persona
[5] Quid ergo est? non puto pauperem cui lussuriosa ma attenta, mi torna il conto della spesa. Non
quantulumcumque superest sat est; tu tamen malo serves posso dire di non perdere nulla, ma potrei dire ciò che perdo,
tua, et bono tempore incipies. Nam ut visum est maioribus perché e come; potrei dirti i motivi della mia povertà. Ma mi
nostris, «sera parsimonia in fundo est »; non enim tantum capita ciò che capita alla maggior parte di coloro che sono
minimum in imo sed pessimum remanet. Vale. stati ridotti alla povertà non per propria colpa: tutti
perdonano, nessuno aiuta.
Analisi: [5] Qual è dunque la conclusione? Non ritengo povero colui
 Tono esortativo nei confronti di Lucilio  uso per il quale quel poco che resta è abbastanza; tuttavia
dell’imperativo preferisco che tu risparmi i tuoi beni, e comincerai per
 Alternanza tra argomento ed esortazione  dialogo tempo. Infatti, come sembrò ai nostri antenati, «in fondo la
diatribico parsimonia è tardiva»; infatti nel fondo non rimane solo il
 Struttura paratattica meno ma il peggio. Stammi bene.
 Contrapposizione tra verbi della diatesi passiva e attiva Paradigmi:
 Tema principale  perdita del tempo per negligenza  Facio, fas, feci, factum, facere
soprattutto da parte degli aliud agenti bus  coloro che si Aufero, aufers, abtuli, ablatum, auferre
dedicano a fare altro (non davvero importante) Subripio, subripis, subripui, subreptum, subripere
 Seneca esorta ad avere possesso dell’oggi per non Excidor, excidis, excidi, excisum, excidere
dipendere dal domani Colligo, -is, collegi, collectum, colligere
 Il saggio è colui che vive concentrato sul presente e Effluo, -is, effluxi, effluere
lontano dalle passioni esterne Fio, fis, factum sum, fieri
 Seneca dà consigli a Lucilio dicendogli di seguire la sua Elabor, elaberis, elapsus sum, elabi
condotta Morior, moreris, mortuus sum, mori
 La lettera si conclude con una sententia, utile a Lucilio per Fallo, fallis, fefelli, falsum, fallere
essere ricordata Complecto, complectis, complexum, complectere
 Morte che ha sempre la meglio sulla vita vissuta Pendeo, pendes, pependi, pendere
Figure retoriche: Inicio, inicis, inieci, inectum, inicere
GIALLO  Poliptoto Volo, vis, volui, velle
VERDE  Climax Patior, pateris, passus sum, pati
ROSA  Anafora
AZZURRO  antitesi
Gli aspetti positivi della vecchiaia, Epistulae ad Lucilium, 12
SENECA LUCILIO SUO SALUTEM SENECA SALUTA IL SUO LUCILIO
[1] Quocumque me verti, argumenta senectutis meae video. [1] Dovunque mi giri vedo prove della mia vecchiaia. Sono
Veneram in suburbanum meum et querebar de impensis andato nella mia villa suburbana e mi lamentavo delle spese
aedificii dilabentis. Ait vilicus mihi non esse neglegentiae suae dell’edificio cadente. Il fattore mi disse che non era colpa
vitium, omnia se facere, sed villam veterem esse. Haec villa della sua negligenza, che faceva tutto, ma che la villa fosse
inter manus meas crevit: quid mihi futurum est, si tam putria vecchia. Questa villa è cresciuta tra le mie mani: che cosa sarà
sunt aetatis meae saxa? il mio futuro, se i sassi della mia età sono così cadenti?
[2] Iratus illi proximam occasionem stomachandi arripio. [2] Adirato con lui, trovo la prima occasione per sfogarmi. “Si
«Apparet- inquam - has platanos neglegi: nullas habent vede” –dico- “che questi plantani sono stati trascurati: non
frondes. Quam nodosi sunt et retorridi rami, quam tristes et hanno foglie. Quanto sono nodosi e contorti i rami, quanto
squalidi trunci! Hoc non accideret si quis has circumfoderet, sono sofferenti e squallidi i tronchi! Questo non accadrebbe
si irrigaret». Iurat per genium meum se omnia facere, in nulla se qualcuno li zappasse, se li irrigasse” Giura sul mio genio
re cessare curam suam, sed illas vetulas esse. Quod intra nos che lui fa tutto, che non cessava le sue cure in niente, ma che
sit, ego illas posueram, ego illarum primum videram folium. quelli sono vecchi. Che resti tra noi, io avevo piantato quelli,
[3] Conversus ad ianuam «quis est iste?- inquam - io avevo visto le prime foglie.
iste decrepitus et merito ad ostium admotus? foras enim [3] Girato verso la porta “chi è questo” dico “Questo vecchio
spectat. Unde istunc nanctus es? Quid te delectavit alienum e giustamente vicino all’ingresso? Infatti guarda fuori. Da
mortuum tollere?’ At ille ‘Non cognoscis me?’ inquit; dove è venuto? Che piacere ti ha preso di far seppellire un
‘Ego sum Felicio, cui solebas sigillaria afferre; ego sum Philosi morto sconosciuto?” E quello “Non mi riconosci?” dice “Io
ti vilici filius, deliciolum tuum’. ‘Perfecte’ inquam ‘iste delirat: sono Felicio, a cui eri solito portare statuette in argilla; io
pupulus, etiam delicium meum factus est? Prorsus potest sono il figlio del fattore Filosito, il tuo preferito”. “è
fieri: dentes illi cum maxime cadunt.’ completamente pazzo” dissi “Un bimbetto è diventato il mio
[4] Debeo hoc suburbano meo, quod mihi senectus mea preferito? Certo può essere, dal momento che gli cadono i
quocumque adverteram apparuit. Complectamur illam et denti”
amemus; plena est voluptatis, si illa scias uti. Gratissima sunt [4] Devo questo alla mia villa suburbana, che dovunque mi
poma cum fugiunt; pueritiae maximus in exitu decor est; fossi volto avrei visto la mia vecchiaia. Abbracciamola e
deditos vino potio extrema delectat, illa quae mergit, quae amiamola; è piena di piacere, se la sai utilizzare. I frutti sono
ebrietati summam manum imponit. più buoni quando sono maturi; la massima bellezza della
[5] Quod in se iucundissimum omnis voluptas habet in finem fanciullezza è alla fine; a quelli che sono dediti al vino piace
sui differt. Iucundissima est aetas devexa iam, non tamen l’ultimo bicchiere, quello che ubriaca, che dà l’ultima mano
praeceps, et illam quoque in extremā tegulā stantem iudico all’ubriachezza
habere suas voluptates; aut hoc ipsum succedit in locum [5] Ciò che ogni piacere ha di più piacevole lo riserva alla fine.
voluptatium, nullis egere. Quam dulce est cupiditates È piacevolissima l’età ormai in discesa, non quella al
fatigasse ac reliquisse! precipizio, e ritengo che anche quella che sta nell’estrema
[6]‘Molestum est’ inquis ‘mortem ante oculos habere.’ tegola abbia i suoi piaceri; o si sostituisce proprio questo in
Primum ista tam seni ante oculos debet esse quam iuveni; luogo dei piaceri, il non averne più bisogno. Quanto è dolce
non enim citamur ex censu; deinde nemo tam senex est ut aver esaurito ed abbandonato le passioni!
improbe unum diem speret. Unus autem dies gradus vitae est [6] “è sgradevole” dici “avere la morte davanti agli occhi”.
Tota aetas partibus constat et orbes habet circumductos Prima questa deve trovarsi davanti agli occhi, sia per un
maiores minoribus: est aliquis qui omnis complectatur et vecchio che per un giovane; infatti non siamo chiamati (alla
cingat: hic pertinet a natali ad diem extremum; est alter qui morte) per censo; nessuno è così vecchio da sperare
annos adulescentiae excludit; est qui totam pueritiam ingiustamente un ultimo giorno. Infatti l’ultimo giorno è un
ambitu suo adstringit; est deinde per se annus in se omnia gradino della vita. Tutta la vita è fatta di parto e ha dei cerchi
continens tempora, quorum multiplicatione vita componitur; più grandi messi attorno a quelli più piccoli: ce n’è uno che
mensis artiore praecingitur circulo; angustissimum habet dies abbraccia e comprende tutti: questo va dal giorno della
gyrum, sed et hic ab initio ad exitum venit, ab ortu ad nascita a quello della morte; ce n’è un altro che esclude gli
occasum. anni dell’adolescenza; ce n’è un altro che con la sua
Riassunto: Seneca va a visitare la sua villa suburbana e trova circonferenza comprende tutta la puerizia; dopo un anno che
in ogni luogo un fatto che gli ricordi la vecchiaia. Inizialmente in sé contiene tutte le stagioni, dalla cui moltiplicazione si
rimprovera il fattore di noncuranza ma lui ricorda a Seneca compone tutta la vita; il mese è chiuso da un cerchio più
che la villa e le piante sono ormai vecchie. Questo porta alla piccolo; il giorno ha un giro angustissimo, ma questo va
mente di Seneca la sua età e lo scorrere del tempo. Ad dall’inizio alla fine, dall’alba al tramonto.
amplificare ciò avviene il riconoscimento del figlio di uno
schiavo invecchiato. Dalla consapevolezza della sua vecchiaia
Seneca spiega questo fatto utilizzando diversi exempla. Infine
Seneca descrive la vita come un insieme di cerchi concentrici
che comprendono tutta la vita, par tendo dal più piccolo che
rappresenta il giorno.
Figure retoriche:
GIALLO: metafora

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