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Etica Nicomachea

LIBRO QUINTO

- La giustizia e l’ingiustizia si dicono in molti modi. Non come le atre virtù. Infatti, “ciò che è
giusto” sembra essere lo stesso che “il termine mezzo”
- La giustizia virtù completa: attuazione della virtù completa… “Nella giustizia si riassume
ogni virtù”.
- Le leggi sono espressioni di ciò che è giusto: tendono all’utile comune, nell’interesse della
comunità politica. Anche per questo la giustizia è virtù completa: colui che la possiede è
capace di servirsi della virtù anche nei riguardi del prossimo
- La giustizia, sola tra le virtù, pare essere un bene per gli altri, perché è rivolta al prossimo: il
giusto compie azioni utili all’altro. L’ingiusto è colui che esercita la sua cattiveria in
relazione all’altro

Giustizia [δικαιοσυνη] e Virtù [αρετη]


Assomigliano Differiscono
In quanto la giustizia è l’intera virtù [ολη In quanto all’essenza [ειναι]:
αρετη], e l’ingiustizia è il vizio tutt’intero - Giustizia: rivolta all’altro
[ολη κακια] - Virtù: stato abituale in assoluto [εξεις
απλως]

[Indagine sulla giustizia come virtù particolare: e cioè, in quanto rivolta all’altro]

- Dunque: rapporto parte-tutto


o In genere: ogni virtù è giustizia – tutte le attività tipiche dell’uomo virtuoso –
l’ingiusto sarà illecito
o In specie: la giustizia ha a che vedere col guadagno – tutti quei beni che generano
piacere – l’ingiusto sarà disonesto
- Le azioni che producono la virtù completa sono azioni prescritte dalle leggi e stabilite per
l’educazione alla vita sociale
- Distinzione:
o Educazione sociale: filosofia politica – essere buono in quanto cittadino
o Educazione individuale: filosofia etica – essere buono in generale

[Divisione in specie della giustizia particolare]


- Distributiva: consiste nella ripartizione di ciò che può essere diviso tra i membri della
comunità politica. La medietà. L’ingiusto è disuguale, il giusto è uguale. Un intermedio fra
quattro termini: le due persone e le due cose (il più e il meno). Il criterio sarà il valore. Il
giusto è una certa proporzione: uguaglianza di rapporti almeno fra quattro termini. Nella
distribuzione: A sta a B, come C sta a D; A sta a C, come B sta a D. Sempre quattro termini.
Il giusto nella distribuzione delle cose comuni si realizza sempre secondo il tipo di
proporzione geometrica

- Correttiva: stabilisce la correttezza nelle relazioni sociale. Il giusto è anche una forma di
uguaglianza, ma secondo la proporzione aritmetica. In questo caso la legge guarda solo la
differenza prodotta dal danno, e tratta le due parti come uguali. Infatti, il giudice si sforza
di pareggiare il guadagno alla perdita, togliendo a chi ha guadagnato. Quindi è un rapporto
soltanto fra due termini: il più e il meno. Il giusto che stabilisce la correttezza viene a
coincidere con l’intermedio tra perdita – avere meno di quanto spetta – e guadagno –
avere più di quanto spetta –.
o Volontarie: perché l’origine di tali rapporti sociale è volontaria
o Involontarie:
 Nascoste
 Violente

- Nelle associazioni basate sullo scambio sembra che il giusto sia il contraccambio
proporzionale. Altrimenti non ci sarebbe uguaglianza nello scambio – ad es. – tra
costruttore e calzolaio. Giustizia fra diversi: associativa. Solo così si verifica una uguaglianza
e permette l’associazione. Senza scambio non c’è associazione. La moneta pareggia le cose

- «La giustizia è un certo tipo di medietà, ma non allo stesso modo delle altre virtù: lo è
perché riguarda il giusto mezzo, mentre l’ingiustizia riguarda gli estremi». L’uomo giusto
mette in pratica il giusto in base a un scelta, secondo la proporzione. L’ingiusto agisce
contro la proporzione. Gli estremi: il troppo poco è subire ingiustizia, il troppo è farla;
attribuire a se stessi la maggior parte dei beni in assoluto, e la parte minore dei mali in
assoluto

- Il giusto relativo alla sfera politica: quello che riguarda coloro che vivono insieme per
realizzare l’autosufficienza, liberi e proporzionalmente o numericamente uguagli. Il
governante è custode del giusto e dell’uguaglianza. Si deve dare al governante un
ricompensa
o Giusto naturale: quello che dovunque ha lo stesso potere
o Giusto legale: quello che fa differenza quando viene formulato, stabilito
legalmente o stabilito per decreto. Di istituzione umana

- Il giusto o l’ingiusto si differenziano dall’azione giusta o ingiusta a causa del “volontario”:


quando l’atto dipende da noi e se compie consapevolmente conoscendo chi è l’oggetto
dell’azione, lo strumento e il fine. Azioni volontarie per scelta: abbiamo prima deliberato
- Tre tipo di danni:
o Errori: c’è ignoranza. Ma la causa è interna
o Disgrazia: contro ogni aspettativa. La causa è esterna
o Ingiustizia: consapevolmente, ma senza scelta
- Quando c’è deliberazione e scelta: cattiveria; allora è ingiusto cattivo.
- Non si può subire ingiustizia volontariamente, si può soltanto ricevere volontariamente
un’azione ingiusta.

- Giusto lo è secondo la legge. L’equo è una correzione della legge, nella misura in cui essa
viene meno a causa della sua formulazione universale. Quindi, l’equo è giusto, ed è
migliore di un certo tipo di giusto, non del giusto in assoluto. Vale a dire che l’equo è colui
che agisce giustamente persino quando va oltre la formulazione universale della legge:
perciò è eccellente. Non è rigido nell’applicazione della legge dal lato della severità, ma è
indulgente, sebbene possa invocare la legge dalla sua parte. La legge è sempre universale,
ci vogliono dei decreti particolari

- È preferibile subire ingiustizia che commetterla, sebbene tutte e due siano cattive.
- Giustizia relativa alla sfera dei possessi: fra la parte razionale dell’anima e quella
irrazionale, come il rapporto tra governante e go vernato.

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