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Lettera sull'umanismo

Martin Heidegger
La domanda di Jean Beaufret è, come dare significato alla parola "umanismo"?
In codesta prima parte della "Lettera sull'umanismo", Heidegger risponde
presentando diversi temi che girano in torno al nocciolo fondamentale del suo
pensiero, vale a dire: la questione sull'essere. Secondo Heidegger, la filosofia
occidentale sin dall'inizio è caduta nell'oblio dell'essere. Dove la grande
colpevole ne è la Metafisica. Essa mai si ha domandato sulla verità dell'essere
stesso, anzi tutta la storia della Metafisica è la storia dell'oblio dell'essere a favore
dello studio dell'ente. Le conseguenze sono stati l'oggettivazione dell'essere, la
fine del pensiero, il divenire della filosofia in tecnica, , la decadenza del
linguaggio, la dittatura uniformizzante della dimensione pubblica, e infine, la
ignoranza dell'essenza dell'uomo.
 
Il pensiero occidentale ha abbandonato l'essere come l'essenza del pensare.
Perché si ha cercato di misurarlo con il rigore della logica e della grammatica. In
realtà, dice Heidegger, il rigore del pensiero riposa nel restare fedele
nell'elemento della verità dell'essere. Invece, quando il pensare finisce quanto
resta fuori dall'essere. La ragione è che il pensiero è sempre pensiero dell'essere:
in quanto avviene dall'essere, come evento dell'essere, il cui rende possibile il
pensiero e quindi appartiene all'essere; e in quanto appartenendo all'essere, è
all'ascolto dell'essere. Quando il pensiero non è pensiero dell'essere, si procura
qualche altra giustificazione. È così che il pensiero sparisce, si smette di pensare
per occuparsi della filosofia. Alla fine, la filosofia diventa una tecnica e persino
cerca di elevarsi a rango di scienza, perdendo assolutamente l'essenza del
pensiero.
 
Quell'essenza del pensiero era portare a compimento il rapporto dell'essere con
l'essenza dell'uomo in tanto che attraverso il pensiero l'essere perviene al
linguaggio. Secondo Heidegger, "il linguaggio è la casa dell'essere. Nella sua
dimora abita l'uomo". Ovvero, nello stesso focolare, nella medesima dimora si
trovano l'essere è l'uomo. È nel linguaggio poetico ove la verità dell'essere si
rivela, nelle parole accade l'evento dell'essere. In virtù del linguaggio, il pensiero
è ascolto dell'essere. Perciò, l'uomo non ne è il suo padrone. Tuttavia, è successo
che il linguaggio è caduto sotto il dominio della metafisica; come il pensiero, è
finito fuori dell'essere ed è diventato strumento di dominio. Ormai non è più la
radura dell'essere lo spazio in cui si disvela l'essenza degli enti. Adesso, l'ambito
pubblico oggettivante è il giudice del comprensibile e dell'incompressibile, è ciò
che determina e uniformizza tutto. Allora, si parla del "si" impersonale e si perde
la dimensione privata. Tutto questo è una grande minaccia contra l'essenza
dell'uomo.
 
Tutte queste questioni hanno che vedere con l'uomo. Secondo Heidegger, se
vogliamo parlare di umanismo, dobbiamo chiederci quale sia l'essenza dell'uomo.
Orbene, anche se i diversi tipi di umanismo vogliono diventi libero e trovi in ciò
la sua dignità, ognuno ha una concezione determinata dell'essenza umana.
Tuttavia, malgrado questa diversità, secondo Heidegger, ogni umanismo finora
rimane metafisico poiché ogni determinazione che si ha fatto dell'essenza
dell'uomo è insomma una interpretazione dall'ente. Questo impedisce ancora la
questione del rapporto tra l'essere è l'uomo. Tutte le determinazioni dell'umanità
non ignorano che l'uomo essenzialmente abita nell'essere. Solo l'uomo è destinato
a pensare la sua essenza e ad essere responsabile della sua realizzazione. Cioè,
l'essenza dell'uomo è la sua e-sistenza. Questo non significa che l'uomo abbia la
posibilità di essere una realidad effettiva. Vuol dire che l'uomo essenzialmente e-
siste, è il da-sein, il esser-ci. Solo l'uomo e-siste, è quel e-statico stare-dentro
nella verità dell'essere.
 
In questo senso, è l'essere chi governa l'uomo e questo è il pastore dell'essere.
Perciò l'uomo bisogna pensare l'essere come tale, ascoltarlo, lasciarsi reclamare
dall'essere. Solo mediante questa via l'uomo può ritornare alla sua dimora, al suo
rapporto originario con l'essere nel linguaggio. Il linguaggio a su volta è l'avvento
dell'essere, attraverso il quale l'uomo è in e-stasi, esce fuori di sé e viene al suo e-
sistere. Questa è la e-sistenza autentica, il vero umanismo, la vera essenza
dell'uomo: l'e-sistenza del dasein nel piano dell'essere in cui assume in prima
persona il suo proietto, il suo destino, la sua determinazione. Tutt'altro è l'e-
sistenza inautentica, quella anonima e impersonale che si sommerge nella
dittatura della dimensione pubblica. L'essenziale presenza dell'uomo nell'essere,
nell'estatico stare-dentro nella verità dell'essere ci permette esprimere l'autentica
dignità dell'uomo. La proposta di "Essere e Tempo" si presenta contra
l'umanismo metafisico perché non pone l' "humanitas" a un livello abbastanza
elevato, perché non considera l'uomo a partire dell'essere.
 
 

 
 

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