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HANS-GEORG GADAMER (1900-2002) nasce a Marburgo nel 1900, frequenta il liceo a Breslavia (oggi Wrocaw, Polonia), studia greco antico e filosofia all'universit. A ventanni colpito dalla poliomielite, ma ne guarisce grazie ad una straordinaria forza di volont. Amava ripetere una frase di Hegel: lo spirito vivente ha in s la forza di guarire da tutte le sue ferite, assieme al motto di Eschilo: pathemamathema ( la sofferenza che genera linsegnamento). Gadamer diventa libero docente a Marburgo, poi a Lipsia, vede emigrare i colleghi e amici ebrei - a cominciare da Karl Lwith. Eletto rettore dell'Universit, per dissensi con le autorit comuniste lascia nel 1947 la citt per Francoforte e poi Heidelberg, dove succede a Jaspers. Dal 1968 diventa professore emerito e tiene corsi all'estero, soprattutto negli Stati Uniti e in Italia. Gadamer ha ripreso il pensiero di Heidegger, la visione spesso oscura e "oracolare" del filosofo-profeta quasi eremita nella Selva Nera, lo ha reso pi comprensibile e aperto al dialogo, lo ha "urbanizzato" - come ebbe a dire Jrgen Habermas. Ma stato solo lo spunto iniziale per sviluppare un suo pensiero di ampio respiro, ricco di prospettive e suggestioni nuove e straordinarie. Lermeneutica filosofica per Gadamer l'arte di entrare in dialogo, cercare un dialogo vivo con i contemporanei e con il passato: il tradurre i classici non un semplice trasporre, ma un far rifluire la vita nei testi attraverso il nostro sangue, unser Herzblut, (Wilamowitz). L'ermeneutica, come arte di entrare in dialogo dice Gadamer - presuppone un superamento del narcisismo innato che ci mette al centro dellattenzione e un ammettere che laltro possa aver ragione e io torto. Gadamer amava il sud dellEuropa, il paese dei logoi, dei discorsi che si fanno e si sentono nelle strade. Veniva ogni anno in Italia, a Roma era chiamato a presiedere gli incontri filosofici di Castelgandolfo; teneva conferenze e seminari, soprattutto a Napoli, dove aveva ricevuto la cittadinanza onoraria. TRATTI FONDAMENTALI DELLERMENEUTICA FILOSOFICA Lesperienza di verit extrametodica. Il titolo dellopera maggiore di Gadamer, Verit e metodo, mette in luce il fatto che lesperienza di verit che noi possiamo fare pi ampia di quella scientifica, metodica, e comprende larte, la storia, la filosofia ... Si tratta di unesperienza extrametodica della verit, che non ci d un potere sulle cose, come quella scientifica, ma che ci apre una dimensione non manipolabile della realt. Non c solo la razionalit scientifica, quindi, ma anche la phrnesis. In Verit e metodo c' un capitolo dedicato alla filosofia pratica di Aristotele, presentata da Gadamer come il modello della sua stessa ermeneutica. La filosofia pratica di Aristotele (Etica Nicomachea) si basa su una forma di conoscenza diversa da quella della scienza, e tuttavia anchessa razionale, anchessa opera della ragione. Questo sapere - letica, la filosofia pratica - non pu avere lo stesso rigore che proprio delle matematiche, perch ha a che fare con il bene, il male, il fine, i mezzi, le azioni degli uomini, che non hanno quella regolarit, quella costanza, quella necessit che propria degli oggetti della matematica. Questo sapere richiede argomentazioni diverse dalle dimostrazioni della matematica, meno rigorose, pi duttili, pi capaci di adattarsi alle situazioni concrete; bisogna fare ragionamenti che partano da premesse valide non sempre, ma per lo pi, il che significa che essi ammettono delle eccezioni, che non pretendono di ingabbiare la
realt in regole fisse ... Aristotele dice che questa forma di razionalit (la phrnesis, prudentia, saggezza) ha bisogno dellesperienza, perch bisogna essere esperti della vita per conoscere tutti i suoi problemi. Il mondo prende forma per noi nel linguaggio, quindi nella comunicazione, nel dialogo interpersonale e nello speciale dialogo con i testi tramandati dalla tradizione, che formano la base del nostro intenderci. Il modo specifico di essere del Dasein il comprendere, fatto praticamente coincidere con linterpretare. Il linguaggio, la lingua che ci stata trasmessa, ci fornisce una pre-comprensione, quindi una prospettiva sul mondo, rendendo possibile l'allargarsi e l'approfondirsi della conoscenza. Il comprendere un processo circolare, che torna su s stesso; uninterazione, unilluminazione reciproca delle parti e del tutto, in cui ci che si deve comprendere gi in parte compreso e anticipato dalla pre-comprensione (Vorverstndnis). Il linguaggio prende vita solo nel dialogo, che ci fa partecipare del senso condiviso, superare lestraneit, tendere alla fusione degli orizzonti ("Horizontverschmelzung"). Il dialogo crea comunanza e solidariet (la phila dei pitagorici e di Aristotele). Il modello dell'interpretazione dei testi il modello della nostra esperienza del mondo in generale (VM, 1960). Per Gadamer il nostro rapporto con la realt va pensato in fondo come un dialogo. Il mondo ci parla a patto che gli poniamo delle domande, e le risposte vanno interpretate alla luce delle domande e delle ipotesi di senso e degli aggiustamenti successivi. Oltre che i vivi, sono i morti che vivono in noi a orientarci, la tradizione. Sbagliano gli illuministi a condannarla; sbagliano i romantici a sacralizzarla. Lapproccio ermeneutico autentico realizza la compresenza dei tria tempora agostiniani: il passato non limmodificabile e canonica vetustas adoranda di Macrobio, ma qualcosa che entra nel nostro orizzonte, ci interpella e concorre alla costruzione del futuro, si esprime nella storia degli effetti (Wirkungsgeschichte). Il rapporto con la tradizione, in particolare con l'enorme patrimonio conservato nella cultura europea, quindi un rapporto vitale, di continuit e di rinnovamento incessante. La filosofia ci schiude un futuro che deve coinvolgere le altre culture, gli altri uomini - e forse gli stessi animali, aggiunge Gadamer - nel nostro universo vitale. Gadamer stato un grande filosofo, e al tempo stesso qualcosa di molto pi che un filosofo: nel suo pensiero, infatti, la verit non viveva nei sillogismi dei filosofi o nell'oscuro, arcano e profetico linguaggio di Heidegger, ma piuttosto nel vasto mondo della letteratura, dell'arte e della poesia, in una parola, del linguaggio in ogni sua forma, non solo come espressione verbale, ma anche artistica, figurativa e musicale. Per Gadamer necessario pensare il concetto di esperienza in maniera pi ampia di quanto abbia fatto Kant, cos da includervi anche lesperienza dellincontro con lopera darte. La vera arte (poesia, musica, film) sempre attuale, in quanto ci colpisce, ci fa pensare, apre un orizzonte nuovo, ci costringe a vedere con occhi diversi; in altri termini, lesperienza dellarte vera in quanto (hegelianamente) ci trasforma, arricchisce la nostra autocomprensione e la nostra umanit. In tal modo la bellezza assume una dimensione esistenziale e condivisa, diventa partecipazione ad una festa comune. "Un dialogo qualcosa in cui si capita, in cui si viene coinvolti, del quale non si sa mai prima che cosa ne verr fuori "Il futuro nel dialogo. Non esiste un dialogo in cui la lingua sia gi pronta: bisogna trovarla".
"Prestare ascolto ad ogni voce e lasciare che ci dica qualcosa: questo l'arduo compito che ogni uomo trova di fronte a s. Ognuno ha il dovere di ricordarsene, ma ricordarlo a tutti, e con argomenti persuasivi, il compito proprio della filosofia". Il dialogare qualcosa che ha il privilegio di non avere mai fine. Se mi dispiace che questo dialogo debba finire, esorto tutti voi a dialogare con voi stessi. E' quello che chiamiamo "pensare". PRO ET CONTRA 1. Lermeneutica la formula per ruminare i pensieri di sempre, non euristica n critica (Habermas). 2. La storicit non copre tutta la realt, la quale ha tante dimensioni; la capacit dellintelletto umano pluriforme, superiore al tempo e dunque alla storicit (come gi affermavano Aristotele e san Tommaso). 3. Interpretare vuol dire ricavare il senso dal testo e non imporre un senso al testo (sensus est efferendus, non inferendus). Il testo ha dei diritti che vanno rispettati (Emilio Betti, giurista). 4. Vattimo si richiama alla celebre affermazione gadameriana lessere linguaggio e trasforma lermeneutica in una pratica di pensiero debole, per la quale tutto si risolve in racconti e metaracconti; richiamandosi allultimo Nietzsche, Vattimo sottolinea che non esistono fatti, ma solo interpretazioni.