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Etica Nicomachea

LIBRO VI

- Il giusto mezzo è come la retta ragione dice. Le medietà sono conformi alla retta ragione.
Ma, Aristotele è onesto: se uno possedesse solo questa verità non saprebbe per niente di
più. Quindi, cos’è la retta ragione?
- Due suddivisione della parte razionale dell’anima:
o Quella con cui contempliamo gli enti i cui principi non possono essere
diversamente
o Quella con cui consideriamo le realtà contingenti
- Principi dell’azione morale:
o Intelletto: ragionamento vero – affermazione o negazione
o Desiderio: desiderio retto – perseguimento e fuga; fare ed evitare
- Che coincidano. La funzione della parte pratica è la verità in accordo con il retto desiderio
- Principio dell’azione la scelta. E principi della scelta sono il desiderio e il ragionamento dei
mezzi per raggiunge il fine
- Non sussiste la scelta né senza intelletto – che ragiona sul vero – né senza la disposizione
morale – con cui la potenza prova il desiderio retto –. Infatti, un agire moralmente buono o
cattivo non sussiste senza pensiero e senza carattere
- Attività produttrice: non è fine a se stessa – attività transitiva –. L’azione morale è fine in se
stessa – attività immanente –.
- La scelta, quindi è intelletto che desidera o desiderio che ragione, e tale principio è l’uomo

- Del pensiero teoretico la buona e cattiva disposizione sono il vero e il falso.


- Dunque, la funzione di entrambe le parti intellettive dell’anima è la verità. Le disposizioni
in virtù delle quali ciascuna di esse meglio attinge la verità sono rispettivamente le loro
virtù. Verità teoretica e verità pratica

- Le disposizioni per cui l’anima coglie il vero con un’affermazione [καταφασις] o con una
negazione [αποφασις] sono cinque: l’arte [τεχνη], la scienza [επιστημη], la saggezza
[φρονησις], la sapienza [σοφια], l’intelletto [νους]
o Scienza: disposizione alla dimostrazione. Oggetto: esiste di necessità, eterno:
universali. Non può essere diversamente da quello che è quando si è giusti ad una
determinata convinzione e quando i principi sono noti, si ha scienza
o Arte: disposizione, ragionata secondo verità, alla produzione – ogni attività
transitiva –. Oggetto: ciò che può essere diverso da come è; le cose che non hanno
in sé il loro principio
o Saggezza [prudenza]: disposizione all’azione ragionata avente per oggetto ciò che è
bene e ciò che è male per l’uomo – campo dei beni umani –. Saggio: sa ben
deliberare su ciò che è buono e utile per una vita felice in senso globale. Destinata
all’azione. Il saggio, di preferenza, deve avere la conoscenza del particolare, ed
anche esperienza. Oggetto dell’azione: ciò che può essere diversamente. Piacere e
doloro corrompono i giudizi che riguardano l’azione. Il vizio distrugge il principio
dell’azione: la scelta, nonché l’intelletto e il desiderio. Saggio = deliberare bene.
Qui, la scienza architettonica è la politica.
o Intelletto: il principio o principi di dell’oggetto di scienza non è a sua volta oggetto
di scienza – oggetto di scienza è dimostrabile. I principi sono oggetto dell’intelletto.
Ha per oggetto le definizioni, di cui non c’è dimostrazione
o Sapienza: più perfetta delle scienza. Il sapiente non solo conosce ciò che deriva dai
principi, ma anche coglie il vero per quanto riguarda i principi stessi. Scienza e
intelletto delle realtà più sublimi per natura. Non i beni umani: in quanto fini
realizzabili nell’azione. Ci vuole anche una certa esperienza.

- Saggezza: cos’è l’attitudine a deliberare bene [ευβουλια]? Cfr. cos’è la retta ragione [ορθος
λογος]? Chi delibera male erra, chi delibera bene delibera correttamente: una specie di
rettitudine. C’è rettitudine laddove c’è possibilità di errore. C’è ragionamento. Quindi: è
rettitudine del pensiero. Una specie di rettitudine della deliberazione – un poco circolare
Aristotele –. Rettitudine che mira a raggiungere un bene. Ma anche rettitudine conforme al
mezzo conveniente.
- In sintesi: la rettitudine a deliberare bene sarà la rettitudine conforme a ciò che è utile per
raggiungere il fine, di cui la saggezza è la vera apprensione
- La saggezza è imperativa: determina ciò che si deve o che non si deve fare – ragion pratica
–. Il giudizio è soltanto critico: sulle cose della saggezza, ma quando ne parla un altro –
comprendere –.
- L’intelletto:
o Nell’ordine delle dimostrazioni, coglie i termini immutabili e primi
o Nelle questioni pratiche, coglie il termine ultimo e contingente, cioè la premessa
minore. Dai particolari si ricavano gli universali. Di questi fatti particolari bisogna
avere apprensione immediata, e questa apprensione immediata è l’intelletto. Per
questo si ritiene che queste qualità siano naturali, e che, mentre nessuno è
sapiente per natura, è per natura che si ha comprensione, giudizio, intelletto

- Aporia: se la saggezza serve a diventare virtuosi:


o Il virtuoso non ha più bisogno di essa
o Al vizioso non serve perché la conoscenza non ci fa diventare virtuosi
- Allora, a cosa serve?
- Risposta: la saggezza è virtù in se stessa; virtù di la sua parte dell’anima. Poi, pur essendo
una parte della virtù nella sua globalità, per il fatto di essere posseduta e di essere in atto,
essa rende felice all’uomo. Infine, la virtù etica fa retto lo scopo, mentre la saggezza fa retti
i mezzi per raggiungerlo.
- Torna la circolarità: non è possibile essere saggio senza essere buono – e non è possibile
essere buono senza essere saggio: giacché la virtù fa retta la scelta –. Infatti, i sillogismi
pratici: “poiché tale è il fine, cioè il bene supremo, allora…”. Questo non è manifesto se
non a chi è buono, giacché la perversità stravolge e fa cadere in errore sui principi pratici.
Quindi, la saggezza non ci rende abili per agire. La capacità per agire è naturale: una
potenzialità naturale.
- Per tanto, certamente la saggezza non ci rende abili per agire, cioè non dispone la potenza,
però la capacità di agire – la potenza – dipenda dallo scopo proposto dalla saggezza.
Dunque, affinché l’azione sia buona o cattiva, ci vuole la saggezza che rettifica la qualità
morale della scelta. Quindi non basta avere l’abilità o capacità di fare tale azione, ci vuole
la virtù per raggiungere il corrispondente bene umano.

- Rapporto: saggezza-abilità = virtù vera – virtù naturale [d’accordo al carattere]. Virtù


naturale [αρετη φυσικη] = disposizioni naturali. Ma, ci vuole l’intelletto: solo quando uno
acquista l’intelletto, allora, la sua disposizione, pur essendo ancora simile a quella naturale,
sarà propriamente virtù – per il fatto di essere coscienti? Non, per il fatto di dominare
[guidare, mediare] con la retta ragione le disposizioni naturali –. Quindi, la virtù vera e
propria [αρετη κυρια] non nasce senza la saggezza. Non tutte le virtù son forme di
saggezza, ma esse non sorgono senza la saggezza. Virtù: conforme alla retta ragione, è
questa è conforme alla saggezza. Cfr. cos’è la retta ragione? La saggezza – ci siamo rimasti
nel campo dell’azione particolare, la retta ragione sui mezzi. Ma, la retta ragione sui beni?
–. Per tanto, non è possibile essere buono senza saggezza – virtù dianoetica –, ma non è
possibile essere saggio senza la virtù etica. A chi gli appartiene la saggezza, gli
apparterranno insieme tutte le virtù. Virtù etica – saggezza – scelta corretta. La saggezza
comanda in vista della sapienza.

LIBRO VII

- Tre comportamenti da fuggire e i loro contrari


o Vizio – virtù
o Incontinenza – continenza
o Bestialità – virtù eroica e divina

[Incontinenza - continenza]
- Cambio di metodologia: non come si sono tratti le virtù, ma tener fermo quello che si
manifesta – il fenomeno – e porre innanzi tutto i problemi. Risolvere le difficoltà e
accettare le opinioni comuni. Dimostrazione sufficiente
- L’incontinente, a causa delle passioni, compie azioni che pur sa che sono malvagie.
Continente: sa che i suoi desideri sono malvagi e non li segue in forza del ragionamento –
persevera nella conclusione del suo ragionamento. Quindi, l’incontinente può avere la
virtù della saggezza, ma non assecondarla
- Dipendendo delle circostanza, la continenza – capacità di rimanere saldi – o l’incontinenza
– capacità di abbandonare – può essere virtuosa o cattiva.
- Domanda: come può compiere atti di incontinenza uno che giudichi rettamente?
- Risposta alla domanda: si commettono atti di incontinenza sotto l’influsso in certi qual
modo di una ragione, cioè di un’opinione, non contraria per sé, ma per accidente alla retta
ragione. Le bestie non sono possono essere incontinenti, perché esse non hanno un
giudizio di carattere universale. L’incontinenza va contro il giudizio universale: la scienza.
Quindi, non è in presenza della scienza che sorge l’incontinenza, ma è in presenza della
conoscenza sensibile.
- Differenza continente-temperante e incontinente-intemperante: seguono gli stessi piaceri
– i piaceri del corpo –, ma non nella stessa maniera, bensì l’intemperante compie una
scelta: sceglie di lasciarsi trascinare, ritenendo di dover sempre perseguire il piacere;
l’incontinente non pensa, invece, di doversi lasciar trascinare, ma persegue ugualmente il
piacere presente. Quindi, la continenza o l’incontinenza hanno a che vedere col momento
presente. Nell’incontinenza non si perde il principio, che nell’azione è il fine. L’incontinente
non è convinto che ciò che fa sia buono. Il continente è uomo che non fa nulla contro la
ragione a causa dei piaceri del corpo, come pure il temperante, ma uno possiede cattivi
desideri, l’altro, invece, no, e l’uno è tale da non godere in contrasto con la ragione,
mentre l’altro è tale da godere, ma non da lasciarsi trascinare

- Piaceri:
o Per natura
 In senso assoluto
 A seconda dei tipi di enti
o Per difetti di crescita o per abitudini acquisite
o Per depravazione della natura
- L’incontinenza dell’impulsività è meno vergognosa di quella dei desideri, perché essa
soggiace in qualche modo alla ragione. Anche perché l’impulsività è più comune e naturale
che non i desideri di ciò che è eccessivo e non necessario. Poi, nell’impulsività non c’è
intenzione oltraggiosa. È limpida.
- Continenza = dominare. Forte = resistere. Incontinenza = non-dominare. Mollezza = non-
resistere.
- Mollezza: rilasso. Riguardo ai piaceri non così violenti. Piaceri che il più degli uomini resiste
- Cfr. Domanda: come può compiere atti di incontinenza uno che giudichi rettamente? La
stessa persona non può essere insieme saggia e incontinente. Il saggio non solo possiede
un sapere teorico, ma è insieme uomo di valore anche nel comportamento – nella pratica
–. Nulla, invece, impedisce che l’uomo abile sia incontinente. Ecco la confusione. Abile e
saggio differiscono per via della scelta. L’incontinente agisce volontariamente, ma non è
cattivo in senso forte. Non è ingiusto giacché non è subdolo. Come una città che decreta
ciò che è da fare ed ha buone leggi, ma non le applica per niente. Infine, l’incontinenza e la
continenza riguardano ciò che costituisce un eccesso rispetto alla disposizione di carattere
della massa.

- La virtù ed il vizio morale hanno per oggetto doloro e piacere – le passioni –.


- I piaceri sono attività, cioè un fine. Li proviamo perché esercitiamo qualche facoltà. Il fine è
l’attività stessa. Il piacere che deriva da ciascuna facoltà non ostacola né l’esercizio della
saggezza né alcuna disposizione, ma sono i piaceri estranei che sono d’ostacolo

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