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Le ipotesi
Cosa è un’ipotesi? È uno dei cardini del metodo scientifico fin dalla costituzione della scienza in
senso galileiano. La scienza per essere tale non può fare a meno di questo elemento, altrimenti è
solo una pseudoscienza. Ecco perché va data grande importanza alla definizione di una ipotesi che
deve essere formulata con grande rigore. È la risposta alla domanda di ricerca.
È una «congettura o supposizione che tende a prevedere, anticipare, spiegare fenomeni o fatti che ci
interessano di cui non abbiamo un precisa conoscenza» Es. «Oggi pioverà».
1. Ipotesi scientifica. Enunciato che suppone l’esistenza di una relazione tra due o più fenomeni. E’
una affermazione provvisoria e quindi (operativamente) da sottoporre al vaglio dei dati
Esempio 1. «Gli studenti che fanno lavori di gruppo apprendono meglio la metodologia della ricerca
rispetto ai ragazzi che lavorano individualmente» Può essere mutata secondo criteri condizionali
tipici della logica dove A è condizione per B.
Vantaggi Svantaggi
Se il campione è grande la
rappresentatività è maggiore e
sono maggiori anche le difficoltà
pratiche inerenti al grosso numero
di casi; se invece il campione è
piccolo, le difficoltà pratiche sono
minori, ma è al tempo stesso meno
facile che nel campione siano
rappresentati tutti gli strati della
popolazione.
Sono qualitative:
Le interviste libere
Alcune schede di osservazione (non quelle di cui si parla alla pag. 203 che è piuttosto chiusa e
quantitativa).
Le registrazioni aneddotiche.
Le domande aperte dei questionari. Il questionario, le schede e le scale di misura
Il questionario, le schede e le scale di misura
Sono semplicemente forme di intervista scritta. Se in quella orale, condotta con l’ausilio del registratore, si
deve porre molta attenzione nella formulazione delle domande, l’accortezza deve essere ancora maggiore
quando si formulano le domande scritte.
Due tipi generali:
autocompilati
dal rilevatore
Vantaggi dell’autocompilazione: risparmio economico, possibilità di essere compilati in qualsiasi momento,
maggiore garanzia di anonimato, assenza di distorsioni dovute all’intervistatore, l’accessibilità a soggetti
residenti in zone poco raggiungibili.
Svantaggi: bassa percentuale di risposte, necessità che il livello di istruzione della popolazione studiata sia
medio-alto, mancanza di controllo sulla compilazione, impossibilità di questionari complessi e lunghi.
C’è anche il questionario individuale computerizzato (elettronica) con link: grandi risparmi di tempo e
denaro. Presenta serissimi problemi di rappresentatività, motivazioni etc.
I questionari compilati dal rilevatore sono quelli che vengono espressamente somministrati da un
rilevatore addestrato, che sia un operatore nel campo sociale, educativo o psicologico.
La costruzione del questionario e scheda
Per costruire un questionario occorre rispondere a due domande:
A. Cosa mettervi, il contenuto
B. Come esprimere il contenuto ( gli items ed il phrasing)
A. Il contenuto
Possiamo dividere lo strumento fondamentalmente in tre aree:
1. L’introduzione (utile nell’autocompilazione) nella quale viene sinteticamente illustrato: il perché
della ricerca. Importante essere chiari ma soprattutto motivare il rispondente.
2. I Dati demografici (se servono) tipo: età, sesso, scolarizzazione, zona di residenza. Si può allargare
fino ad includervi altre informazioni particolari che riguardano la famiglia, il reddito etc. dipende
dalle finalità della ricerca.
3. Il corpotutto quello che ci interessa per testare le ipotesi della ricerca. In questo senso: il corpo
può variare a seconda che si desideri una descrizione: dei comportamenti o delle opinioni,
motivazioni, atteggiamenti, apprendimento, etc.
a. I comportamenti. qui si deve mirare ad ottenere dei fatti precisi attraverso delle
domande del tipo: “chi”, “quanto”, “quando”. L’accento viene posto sulla quantificazione.
b. Opinioni, motivazioni etc. Si cercano le cause le ragioni di un determinato comportamento,
convinzione, atteggiamento etc.: cosa ho/è, perché, come. Passare dall’astratto al concreto
Dobbiamo trasformare le ipotesi e le variabili in domande, individuare esattamente il
metodo più opportuno e la forma attraverso la quale porle. Questo lo facciamo con:
1. la scelta del tipo di item;
2. il phrasing.
1. La scelta dell’item
Occorre passare quindi alla domanda
Il tipo di Item
a. Le domande chiuse o dicotomiche (nel libro: Item di selezione). Qui il rispondente non
ha la possibilità di esprimersi liberamente ma deve scegliere in base alle alternative che gli
vengono offerte.
b. A scelta multipla. Costituite da due parti: l’origine, che contiene la domanda, e alcune
scelte possibili. A unica risposta
c. La domanda ad "imbuto” costruita al fine di ottenere riposte sempre più precise. Una
serie di domande che vanno da una più ampia ad una più ristretta. Ogni domanda tenta di
«stringere» l'argomento sempre più da vicino:
o eliminando successivamente diversi elementi del problema;
o obbligando a dare risposte sempre più precise.
d. Oppure a filtro/abbinamento (variazioni della scelta multipla). Due gruppi elencati in
colonne: la colonna di sinistra contiene le domande o espressioni su cui riflettere e la
colonna di destra contiene le possibili risposte alle domande. Es. I rispondenti
accoppiano la scelta presa dalla colonna destra con la domanda corrispondente nella
colonna sinistra.
Questo tipo di domande chiuse viste finora presenta una serie notevole di vantaggi: -
Sono più comode da un punto di vista metodologico e statistico (non si deve ricorrere a
complesse operazioni di codifica). - Si riesce a coprire una serie enorme di aspetti in
maniera rapida e piuttosto sicura. Di contro hanno lo svantaggio di non permettere
risposte esaustive, libere e profonde. Domande del genere non permettono di
affrontare tutti i problemi, particolarmente quelli che richiedono risposte lunghe,
ponderate, storie della propria vita etc.
e. Le scale di misura: sono domande chiuse che prevedono diverse scelte. Servono per
valutare le posizioni dei rispondenti. Una scala di misura dove attribuiamo un
punteggio deve essere un continuum con relazioni di ordine; - i punti della scala
debbono essere il più possibile equidistanti tra di loro in maniera tale che la scala non
sia sbilanciata su posizioni di accordo e disaccordo - è sempre consigliabile presentare
un livello centrale di bilanciamento che rappresenti le posizioni neutrali.
e1. Scale nominali/verbali. Sono quelle in cui c’è un raggruppamento per categorie
verbali, appunto. Ma possiamo utilizzare adattando anche schede già costruite. Es. la
scala Likert. La procedura che ne è alla base consiste nella somma dei punti attribuiti
ad ogni singola domanda. Il formato delle singole domande della scala di (Rensis) Likert
è rappresentato da una serie di affermazioni per ognuna delle quali l’intervistato deve
dire se e in che misura è d’accordo. Di solito le alternative di risposta vanno da cinque a
sette, da “molto d’accordo” a “fortemente contrario”. Queste alternative vengono dette
variabili di risposta.
e2. Le scale ordinali o numeriche. Sono semplicemente delle scale dove si fa una
graduatoria di merito e importanza, mettendo in ordine gerarchico (primo secondo,
terzo etc.) oppure attribuendo un punteggio o un valore (sono le variabili ordinali e
cardinali).
f. Le domande aperte: non prevedono anticipatamente delle risposte già pronte.
Lasciano quindi all’intervistato una maggior libertà di espressione nella scelta del
contenuto e della forma delle risposte. Vantaggi - permettono all'intervistato di
rispondere in modo dettagliato, aggiungendo tutti i chiarimenti che desidera - si
possono utilizzare quando le modalità di risposta sono troppo numerose - lasciano
libero spazio alla creatività dell'intervistato
g. Le domande semiproiettive o a completamento frasi si basano in certo senso sul
meccanismo psicologico della proiezione. Consistono nel completamento di alcune
frasi.
h. Domande proiettive. Prove in cui il soggetto proietta sé stesso, rivelando in questo
modo anche quegli aspetti della sua personalità di cui egli non è consapevole. In questo
modo si otterrebbe una visione complessiva della personalità del soggetto: gli stati
emotivi, il suo modo di stabilire rapporti umani, le sue tendenze e i suoi desideri
(consapevoli e inconsci), i suoi conflitti più intimi e profondi
Il meccanismo su cui si basano questi test/tecniche è la PROIEZIONE processo psichico
con cui ogni persona esterna inconsapevolmente il suo mondo interno, emozioni, parti
del Sé, il modo di leggere e vivere le situazioni, la struttura stessa della sua personalità
Sono molto controverse Non rispettano i criteri standard (validità e attendibilità)
riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale per essere propriamente definiti
dei test. Ovvero, i test psicologici per essere definiti tali hanno bisogno di rispettare dei
criteri statistici di base (APA 1995)
Svantaggi
- sono difficili da codificare in sede di rielaborazione dei dati
- permettono all'intervistato di rispondere anche andando fuori tema rispetto alla
domanda stessa
- spesso non ottengono alcuna risposta perché richiedono un maggiore impegno da
parte dell’intervistato (memoria o cosa o risparmio cognitivo)
I. Validità interna
Il grado in cui le differenze nei valori osservati sulla variabile dipendente sono
direttamente correlate alla variabile indipendente, non a un’altra variabile [non
controllata] Una ricerca è valida internamente quando si può provare che:
a. in una survey la VI ha un effetto sulla VD che non è dovuto a qualcos’altro
di inintenzionale.
b. In un esperimento la VM causa una modificazione in VD;
Abbiamo le cosiddette Variabili parassite o estranee: quelle variabili che il
ricercatore ha trascurato ma che sono presenti nella situazione e influenzano la
ricerca:
Individuali: la personalità dei soggetti, la loro condizione fisica etc.
Di tipo storico. Eventi che intervengono nell’ambiente in cui si conduce la
ricerca (es. mortalità dei soggetti nelle ricerche longitudinali).
Lo strumento non rileva effettivamente ciò per cui è nato, viene utilizzato
male o è ormai obsoleto (declino dello strumento).
La scelta dei soggetti (il campione).
Disturbi di tipo psicologico esogeni come, ad esempio, la personalità del
rilevatore nelle risposte che danno i soggetti.
L‘ambiente delle interviste: in luoghi inadatti (troppo rumorosi e con forti
elementi distraenti).
La ricerca sperimentale
Caratteristiche
La ricerca sperimentale sembrerebbe essere quella che offre le maggiori garanzie di scientificità. Infatti, è la
ricerca per eccellenza che si prefigge, di studiare in maniera rigorosa la relazione tra una o più cause ed uno
o più effetti. E’ causale in senso fortemente lineare e deterministico.
1. Caratteristica principale: la determinazione delle cause. I ricercatori manipolano la X (VIM) al fine
di un risultato/i atteso/i che rappresenta la VD. La ricerca sperimentale si prefigge di andare oltre la
descrizione e, l’identificazione di relazioni. La manipolazione della VI Si determina direttamente
quali forme prenderà la variabile indipendente e a quale gruppo sarà associata. Occorre fare
attenzione perché non tutte le variabili possono essere manipolate.
2. La seconda caratteristica è fondata sulla comparazione tra gruppi di soggetti scelti in maniera
random. Gruppi equivalenti: sono uguali in tutto tranne che nell’esposizione al trattamento.
Abbiamo:
a. di esperimento. Quello che riceve il trattamento, l’intervento che si vuole testare;
b. di controllo. Quello in cui non si somministra alcun trattamento e (ma non sempre). c. di
confronto in cui si somministra un trattamento diverso.
3. La randomizzazione
Abbiamo già detto della scelta del campione casuale. La randomizzazione non è la stessa cosa. Per
capirlo dobbiamo tenere a mente queste differenze:
Selezionare= scegliere a caso tra persone diverse.
Assegnare= ad un compito/trattamento qualcuno escludendo altri dalla stessa attribuzione
Campione casuale. Ogni individuo di una popolazione ha la stessa probabilità di essere selezionato
per essere membro del campione. Raramente può essere anche assegnato (vd strati). Deve essere
rappresentativo.
Randomizzazione. Ogni individuo che partecipa ad un esperimento ha la stessa probabilità di
essere sempre assegnato ad una qualsiasi delle condizioni sperimentali o di controllo che vengono
confrontate. I gruppi debbono essere equivalenti.
Operativamente
1. L’uso delle tabelle dei numeri casuali o il lancio di una moneta, o excel consentiranno di
selezionare il campione,
2. Un ulteriore uso consentirà di assegnare ogni soggetto ad una delle condizioni della ricerca (excel
solo per due gruppi).
Attenzione massima a due cose!!
-Alla grandezza del campione.
-Alle variabili parassite quelle variabili che non permettono di capire se i cambiamenti (VD) tra i
gruppi siano dovuti al solo effetto della VI.
La grandezza del campione random
Diversamente dal campione casuale usato per le survey, qui i gruppi debbono essere della stessa
dimensione numerica ed è necessario che siano sufficientemente grandi. Alcuni esperti sono del
parere che non debbano essere inferiori alle 40 unità per gruppo.
Eliminare le variabili parassite (estranee) che potrebbero influenzare l’esito dello studio, ovvero:
aumentare il controllo
a. Fare in modo che gruppi siano equivalenti per le variabili scelte. Questo è il modo migliore per
garantire che siano stati controllati gli effetti di una o più variabili parassite.
b. Costanza: eliminare i possibili effetti di una variabile rimuovendola dallo studio.
c. Soggetti utilizzati come controlli: Il comportamento del soggetto in un trattamento viene
confrontato con il comportamento dello stesso soggetto in un altro trattamento. Può essere svolto
con il metodo ABC.
A= detta linea base o pre-test. Valutazione del comportamento prima.
B= Assegnazione prima ad un trattamento e poi ad un altro.
C= verifica o post-test per vedere se si verificano cambiamenti nel comportamento. Gli stessi
soggetti diventano esperimento e confronto.
Nei disegni sperimentali ci sono delle sigle stabili (ROX). R indica che i gruppi sono stati costituiti
attraverso un processo di assegnazione Random; O indica l’osservazione, cioè la variabile
dipendente misurata (pre-test o post-test); X indica il trattamento o la variabile indipendente o
Variabile Manipolata (VIM). A cui si deve aggiungere anche C= gruppo di controllo e se c’è C1 =
Gruppo di confronto
I vari piani sperimentali
1. I pre-sperimentali (deboli). Quelli nei quali la difesa dalle VP, minacce alla validità interna, è
scarsa o assente ed il controllo è basso.
2. Sperimentali (veri). In cui i soggetti sono assegnati random ai gruppi di trattamento ed è alta la
difesa dalle VP ed il controllo è alto.
3. I piani quasi-sperimentali. In cui ci sono dei limiti rispetto alla selezione e pertanto non è
possibile raggiungere il livello di controllo dell’esperimento. La ricerca quasi-sperimentale non
sempre consente di trarre inferenze affidabili.
4. Piani fattoriali semplici (modifica del pre-test post-test). In cui si inserisce la relazione fra una
variabile indipendente con una o più variabili moderatrici. Estendono il numero di relazioni che
possono essere esaminate in uno studio sperimentale, inserendo la relazione di una variabile
indipendente con una o più variabili moderatrici (di trattamento o fra le caratteristiche dei
soggetti).