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2008,
intellettuale in merito al peso prioritario assegnato alla stabilità
.E
1
118 CAPITOLO 3
44
Nel Fede al Re e e Ac gli obiettivi esplicitamente
specificati sono ridotti a tre; si legge infatti che la Fed, insieme al
Federal Open Market Committee, [ h ld eek] m e
effectively the goals of maximum employment, stable prices, and
moderate long- e m i e e a e .
L FFE A DI E A, LE BANCHE CENTRALI LA 119
POLITICA MONETARIA
.
La situazione è diametralmente opposta nel caso della
Banca centrale europea. Nello statuto, alla BCE è infatti
assegnato il compito prioritario ed irrinunciabile di perseguire la
E .
ciò, la BCE può contribuire a sostenere le politiche economiche
comuni orientate allo sviluppo. Esiste quindi una netta
. BCE
12
(IAC )
2 .L
prezzi va inteso in un orizzonte di medio termine. Peraltro, a
seguito della revisione della strategia di politica monetaria
compiuta nel maggio 2003, la BCE ha precisato che perseguirà
un obiettivo di inflazione s 2
. L
esplicito per questo obiettivo, ha indotto molti commentatori a
ritenere il regime di politica monetaria della BCE assimilabile
ad un regime di inflation targeting.45 Tuttavia, come vedremo
meglio più avanti, alcuni elementi differenziano decisamente il
BCE inflation
targeting. Qui vale solo la pena di sottolineare la anomalia di
ente un obiettivo
,
dei loro rappresentanti, e senza un esplicito meccanismo di
responsabilità (accountability)
. I inflazione
.C
tale, il suo livello dovrebbe in qualche misura essere
democraticamente scelto dai taxpayers, e non da un organo
: inflation targeting, infatti,
tipicamente è il governo che assegna un obiettivo di inflazione
alla banca centrale, rendendola poi pienamente indipendente
45
Un regime orientato direttamente al controllo del tasso di
inflazione, basato sul riconoscimento della stabilità dei prezzi come
obiettivo prioritario della politica monetaria, ma anche su altre
caratteristiche specifiche, adottato nei primi anni 90 da alcuni paesi,
tra cui Nuova Zelanda e Regno Unito. Si veda la trattazione più
avanti nel capitolo.
1
120 CAPITOLO 3
a a c eg e de b e a a e a a ad
opportuni strumenti; inoltre, la banca centrale è responsabile
de e e tuale mancato conseguimento del target, nel qual caso
a a a a . La a a de a BCE
c d cb ea a e ad e ga c d g e
e a ea de E : a C e ed C g E e
sono da un lato dotati di e d , da a c d
rappresentanti di paesi che non aderiscono alla moneta unica.
L ecce d e e ec c a c a eg a a a BCE, a e
in trattati sottoscritti a livello politico, ha determinato molte
critiche alla nuova istituzione: queste critiche si sono
intensificate quando, nel 2011 e nel 2012, la BCE, pur
intervenendo a sostegno della stabilità del sistema bancario e
f a a e e a, e b a a e a e e e aec
più decisione i propri interventi al sostegno di una economia
stagnante e di tassi di disoccupazione elevati (con eccezione
della Germania). Accanto alla suddetta anomalia, vi sono altre
caratteristiche che rendono il regime di politica monetaria della
BCE difforme da un regime di inflation targeting ed a
de f cab e c a a e e b da : a a
a e ad a e e de fa e ad e
prefissato (per esempio due anni) al quale far riferimento per le
azioni di politica monetaria; la seconda che non vi è una
reazione automatica alle deviazioni tra il valore effettivo
de fa e e e e ; a e a e a e,
soprattutto nei primi anni di operatività, riconosciuto alla
dinamica dello stock di moneta nella strategia di politica
mo e a a de E e a, c e c a e affa
e eg e a d e a e e a c de fa e.46
Ma su questi aspetti avremo modo di tornare.
Prima di passare a descrivere, nella sottosezione 3.1.2, i
tratti essenziali della stru a e de a governance de e d e
banche centrali su cui concentreremo le nostre riflessioni, vale
la pena richiamare alcuni concetti di macroeconomia utili a
formalizzare, sia pure come semplice riferimento metodologico
46
Sempre nei primi anni, infine, una minore attenzione è stata
ded ca a a b e a de a a ae a e d c e ae e
giustificare gli interventi o la assenza di interventi di politica
monetaria (a volte la BCE ha utilizzato il riferimento ad una certa
constructive ambiguity e g f ca e a a ca a d ga e a
mercato di spiegazioni circa i propri processi decisionali); più
recentemente, tuttavia, al tema della trasparenza è stata assegnata
maggiore rilevanza.
L OFFE A DI MONE A, LE BANCHE CENTRALI LA 121
POLITICA MONETARIA
1
Min L E ( yt y*) 2 ( t *) 2
2
e
sub yt y ( t t ) ut
47
A (2000)
leggermente diversa.
1
122 CAPITOLO 3
Equilibrio Discrezionale.
Sostituendo y* = y° + k e il vincolo nella funzione
( = 0)
1 e
Min L (y ( t t ) y k )2 ( t *)2
2
La condizione di minimo implica che la derivata della
funzione di perdita rispetto al tasso di inflazione (strumento di
policy) scelto dalle autorità sia nulla
48
Questo corrisponde alla soluzione Nash di un gioco in cui ogni
, i assume che la
funzione obiettivo del settore privato sia definita dalla differenza
quadratica tra inflazione realizzata e attesa.
L OFFER A DI MONE A, LE BANCHE CENTRALI LA 123
POLITICA MONETARIA
dL e
0; ( t t ) k ( t *) 0
d
2
e
RF) t 2
k 2 t
, ( )
risulterà invece pari a
D
= k
1
124 CAPITOLO 3
2
1
LD k2
2
1 2
Min L (k ) 2 t
2
R
si ottiene banalmente che = 0, e LR = k2/2.
C
2
k
2 1
C 1
L k2
2
L OFFER A DI MONE A, LE BANCHE CENTRALI LA 125
POLITICA MONETARIA
I F R S (F )
Congresso nel 1913, allorché il Presidente Wilson firmò il
1
126 CAPITOLO 3
F d a R Ac . Ta a d a ,
c da a a c a c d a
Washin ( Board of Governors ) da dodici Fed locali
dislocate nelle principali città degli Stati Uniti. Un ulteriore
componente del Sistema è costituito dal FOMC (Federal Open
Market Committee) che come vedremo è il vero organo
esecutivo della Fed.
Il Board of Governors è composto da sette membri eletti
dal Presidente degli Stati Uniti e confermati dal Senato. Ogni
membro rimane in carica per un periodo (non rinnovabile) di
quattordici anni e le nomine sono effettuate in modo tale che il
31 gennaio di ogni anno pari scada un mandato: in tal modo, si
intende sempre garantire un ricambio graduale tra i membri del
B a d ac a a d ba c c a .
Al Board è attribuita la responsabilità per quanto concerne:
a a d a da d c a a d
internazionale;
le decisioni in merito alla conduzione della politica
monetaria (in particolare per quello che riguarda la riserva
obbligatoria e il tasso di sconto) della Fed;
la supervisione e la regolamentazione di talune istituzioni
bancarie;
la supervisione sul sistema dei pagamenti statunitense.
rispettivi distretti.
Il FOMC ha per legge il compito di supervisore delle
operazioni di mercato aperto della Fed, il principale strumento
di politica monetaria. È composto dai sette membri del Board of
Governors, più cinque dei dodici presidenti delle Fed locali.
Laddove il presidente della Fed di New York è membro
permanente, gli altri quattro ruotano a turno ogni anno. Tutti i
presidenti delle Fed locali sono ammessi alle discussioni del
FOMC, ma solamente i cinque in carica hanno diritto di voto. Il
FOMC stesso determina per legge la sua organizzazione
interna, ma per tradizione si elegge il Presidente del Board of
Governors (il Chairman della Fed) quale Presidente del FOMC
ed il Presidente della Fed di New York quale vice.
Normalmen , FOMC ,
circa ogni sei settimane. Le riunioni durano diverse ore e
1
128 CAPITOLO 3
49
Un altro organo del SEBC è il Consiglio Generale di cui fanno
a a c a d a d U E a che non
a a a a d UEM. O a , a a
quasi esclusivamente funzioni consultive, a parte alcune attività di
coordinamento ed armonizzazione internazionale precedentemente
L OFFE A DI MONE A, LE BANCHE CENTRALI LA 129
POLITICA MONETARIA
1
130 CAPITOLO 3
U a a a , ,
della politica monetaria, rimane ancora essenziale definire quali
siano le migliori strategie per perseguire effettivamente gli
obiettivi di policy. È questo un tema appassionante, che ha
originato un lungo ed ancora attivo dibattito che va sotto il
nome di regole verso discrezionalità.51 L a a a
sembra privilegiare un approccio eclettico, orientato alla
adozione di regole di condotta valide nel medio-lungo termine,
a cui corrisponde una certa flessibilità nella gestione di breve
, . La a a a
imento per una efficace gestione della
politica monetaria lascia tuttavia ancora aperta la questione
relativa a quali variabili debbano nella realtà essere utilizzate
come target. Se le regole in sostanza vadano definite su alcuni
obiettivi finali, come il livello od il tasso di variazione dei
prezzi, piuttosto che sul livello od il tasso di variazione del
reddito nominale, oppure su altre variabili, definite appunto
, a a a a
interesse, un aggregato monetario ma anche dal tasso di cambio,
o dal prezzo di una qualche attività finanziaria. A questo punto,
vale la pena di specificare meglio il concetto di obiettivo
intermedio, e le motivazioni che ne hanno a volte giustificato il
perseguimento, in una ottica a a a
politica monetaria. Un obiettivo intermedio è una variabile:
a) facilmente rilevabile, anche in termini di statistiche
ufficiali, dalle autorità;
b) strettamente controllabile con gli strumenti a disposizione;
c) che presenta inoltre una relazione stabile con un obiettivo
finale della politica monetaria.
I
quindi, sia pure con fisiologici ritardi temporali ed accettabili
a a, a a ettivo
finale, a cui invece secondo alcuni autori non sarebbe opportuno
a a a a a a a. E a
causa delle difficoltà informative legate sia alla rilevazione dei
dati su tali variabili, sia alla incertezza delle previsioni sugli
stessi, ed ai ritardi di trasmissione degli impulsi monetari dalla
a a a a .
51
Il tema è discusso più avanti nel testo (capitolo 9). Vedi anche
Walsh (1998) per una trattazione più avanzata e completa.
L OFFERTA DI MONETA, LE BANCHE CENTRALI LA 131
POLITICA MONETARIA
che a ce a a ad ed be f ae d
intermedio come variabile target esprime in sostanza un
semplice trade-off tra controllabilità e trasparenza: la variabile
intermedia è più facilmente perseguibile, ma la credibilità della
regola soffre del fatto che il pubblico ha una nozione sfumata
della variabile stessa e della sua relazione con l b e f a e;
d a a a e a eg a be f ae fac e e
comprensibile e verificabile da parte del pubblico, ma spesso gli
strumenti a disposizione delle autorità non sono così efficaci da
ga a e ed a ed effe c be .
Nella pratica, soprattutto in passato, le banche centrali dei
diversi paesi industriali hanno frequentemente adottato regole
riferite a variabili intermedie. Il dibattito keynesiani-
ea eg a 60 e 70 egge a che ca
de ad e d a a e d c ea che
privilegi alternativamente i tassi di interesse od un aggregato
monetario come obiettivo intermedio della politica monetaria.
Sottostante è una diversa concezione del meccanismo di
trasmissione della politica monetaria, ma anche la
considerazione della rilevanza relativa di shocks reali o
finanziari nel funzionamento del sistema economico.52 Più
recentemente si è assistito alla formulazione di analisi teoriche
ed a a a e atica di regole di condotta monetaria riferite
d e a e e ad b e f a . S e a a inflation
targeting, adottato da Nuova Zelanda, Canada, Inghilterra ed
altri paesi, ma anche al dibattito teorico relativo al nominal
income targeting. È quindi utile approfondire lo studio ed
esaminare sia le principali argomentazioni teoriche a favore
de a a cc , che a che e e e a a ca ad
essi ispirata.
52
S eda P e (1970), e a e d ce a e ca .
1
132 CAPITOLO 3
53
Si veda il dibattito sulla lending view nel capitolo 5.
54
Si veda il bel saggio di Woodford (1990) e la derivazione
analitica della regola di Friedman in un modello con cash in advance
in appendice.
L OFFE A DI MONE A, LE BANCHE CENTRALI LA 133
POLITICA MONETARIA
L esperien a edesca.
Nella pratica, il caso più noto di targeting monetario è
senza dubbio rappresentato dalla politica monetaria tedesca. La
Bundesbank fu infatti la prima banca centrale ad adottare in
termini formali un obiettivo in termini di crescita di moneta, nel
1974. Essa fu seguita da altri paesi, ed il targeting monetario tra
la fine degli anni 70 ed i primi anni 80 risultava in voga presso
le banche centrali di diversi paesi industrializzati. Anche gli
aggregati utilizzati come target sono stati diversi. Nel caso
della Germania, fino 1989 B
M ;
ampio, M3. In entrambi i casi, spesso non sono stati annunciati
singoli valori per i tassi di crescita della variabile obiettivo,
bensì bande di valori,
stabilità dei prezzi, esplicitamente sancito nello Statuto della
banca centrale tedesca. E comunque, la Bundesbank ha più
one. Il passaggio da
un obiettivo quantitativo ristretto ad uno molto più ampio venne
target annunciati. 55
L
abbandonato a partire dalla metà degli anni 80, se si escludono
le esperienze tedesche e, ma con i limiti di cui discuteremo, del
primo periodo di azione della BCE. Questo è dipeso
55
Studi recenti sulla politica monetaria tedesca sono stati
effettuati da Clarida e Gertler (1997) e Bernanke e Mihov (1997).
1
134 CAPITOLO 3
e e a e e da deb e de a e a ee e e a
quantità di moneta ed obiettivi finali di policy indotto
da a e tecnologica e finanziaria e dalla
liberalizzazione dei mercati, che ha reso più instabile la
domanda di moneta, soprattutto nei paesi finanziariamente più
sviluppati.56 Conseguentemente al minor peso attribuito alle
variabili intermedie quantitative, nella gestione ordinaria della
ca ea a a e e e aa ae a ab
di prezzo dei mercati monetari e finanziari, quali i tassi di
interesse, il tasso di cambio, il prezzo di prodotti derivati.
Nel caso dei tassi di interesse nominali a breve termine, una
modifica indotta da un manovra di politica monetaria ha un
effetto immediato sul tasso reale a breve, data la vischiosità dei
prezzi, e sui tassi a lungo termine, inducendo così la
riallocazione dei portafogli sia finanziari che di attività reali
degli operatori, e producendo quindi effetti sugli investimenti, il
edd e cc a e. Ne c de e , ecca d
aggiustamento dei prezzi implica che si ristabiliscano i valori di
equilibrio delle grandezze reali, mentre gli unici effetti prodotti
sono sulle variabili nominali. Tuttavia, le variazioni intervenute
edd e fa e e e e e d e a
variazione del tasso di interesse, se la politica monetaria segue
a a eg a d a o implicita in una qualche funzione
di reazione (come ad esempio la semplice regola proposta da
Taylor (1993), che richiede variazioni nel tasso di policy in
f e d c a e de da a e e ae
e de fa e da a e a ge ).
Se e a e e ecca d be e
e d ,c ee e e ec a a de de IS-LM, prima
Poole (1970) e poi Tobin (1983) hanno mostrato che il controllo
del tasso di interesse consente di neutralizzare shocks di natura
finanziaria, mentre il controllo di un aggregato monetario riduce
effe d h c d a a ea e. C e a ea e ad
un obiettivo finale stabilito in termini di reddito che ad uno che
privilegi la stabilità dei prezzi. La scelta di quale variabile
intermedia utilizzare, tassi o moneta, è dunque anche da
c ega a a e a e a d d b de a a a a a.
Guardando solo al mercato monetario, è essenziale
comprendere come, in ambiente stocastico, la scelta di
56
In Italia, invece, il ritardo nello sviluppo dei mercati ha
consentito alla Banca Centrale di continuare ad utilizzare con profitto
gli aggregati monetari come guida per la politica monetaria fino ai
primi anni 90.
L OFFERTA DI MONETA, LE BANCHE CENTRALI LA 135
POLITICA MONETARIA
i i
M
d M
d
i°
M M
M M M
°
FIGURA 1a FIGURA
1b
57
In ambiente deterministico, è invece del tutto indifferente
controllare il tasso di interesse o la quantità di moneta.
1
136 CAPITOLO 3
58
In realtà, la proposta originale di Friedman suggeriva il
controllo delle riserve totali come obiettivo operativo della banca
centrale finalizzato ad ottenere un desiderato tasso di crescita di M1.
L OFFE A DI MONE A, LE BANCHE CENTRALI LA 137
POLITICA MONETARIA
M1
L 90
edie e dal
ricorso ad un obiettivo esplicito in termini di inflazione come
guida operativa alla gestione monetaria. La Nuova Zelanda, il
Canada, la Gran Bretagna e la Svezia sono stati i primi paesi ad
adottare esplicitamente uno schema di politica monetaria
centrato su una strategia di inflation targeting. Altri paesi, tra i
G , P I ,
,
pur continuando ad utilizzare obiettivi intermedi od un più o
meno ampio set di variabili informative, hanno iniziato a
rendere pubblici i loro obiettivi in termini di stabilità dei prezzi.
Le motivazioni di questa scelta sono diverse. In alcuni
paesi, la strategia è stata determinata dalla necessità di un
ancora nominale (ad esempio in Canada), in altri, come in
F ,
. L ,
neozelandese sono invece nate da una generale insoddisfazione
verso il targeting monetario, e dal tentativo di ridisegnare in
modo più convincente la mappa ed i contorni delle relazioni
istituzionali in cui la politica economica, e quella monetaria in
particolare, è decisa e realizzata.
L di
inflazione di per se non esclude che si annuncino e perseguano
anche obiettivi intermedi monetari o di cambio. Tuttavia, il
peso assegnato ai due obiettivi è diverso, e minore la remora
della banca centrale ad accettare scostamenti anche rilevanti dai
valori target intermedi quando questi sono giustificati dal
. N
pratica, la differenza tra i due approcci è che un paese con un
target di inflazione assegna alle variabili intermedie solo un
ruolo di indicatori di politica monetaria, laddove un paese con
un obiettivo in termini di crescita monetaria si affida
pienamente alla stabilità della relazione moneta - prezzi.
Alcuni principi sono alla base di una strategia di politica
monetaria centr inflation targeting. In primo luogo,
, ,
1
138 CAPITOLO 3
59
Si vedano Barro e Gordon (1983), Rogoff (1985), Canzoneri
(1986), Walsh (1995) e Svennson (1997).
60
Si veda Lohmann (1992), e il capitolo nove del testo.
61
A a ba a, a a a
muta, s a .
Si vedano Fischer (1995) e Mc Callum (1995).
L OFFE A DI MONE A, LE BANCHE CENTRALI LA 139
POLITICA MONETARIA
62
Si veda il capitolo 8 e la discussione del modello di Mankiw
(1985).
1
140 CAPITOLO 3
(C , 1986). B
.I
considerazione in termini di output come riferimento per la
gestione monetaria: in sostanza siamo sicuri che la funzione
obiettivo assegnata per contratto alla banca centrale rifletta le
preferenze della società? Ed alla possibile incoerenza dinamica
del meccanismo di punizione che dovrebbe incentivare la
,
governatore. Walsh (1995) propone più semplicemente di
63
Si vedano Bernanke e Mihov (1997, 1998) per la descrizione e
azione econometrica dei regimi di politica monetaria negli
Stati Uniti ed in Germania, e De Arcangelis e Di Giorgio (1998, 1999,
2001) I .
64
Per uno studio su questi Indici, ed una applicazione al caso
italiano si veda G. Grande (1997).
1
142 CAPITOLO 3
,
definitiva o temporanea, di titoli nei confronti di controparti
autorizzate.
L E B
( . 105
E ). che la BCE fosse in grado
, I E ,
3
integrazione monetaria europea delineato nel Rapporto Delors
(1989), studiato una serie di diverse possibili strategie di
,
gamma di strumenti di politica monetaria: i risultati di tali studi
sono stati resi noti in una serie di pubblicazioni ufficiali.65 In
,
.
Ai fini della valutazione dei rischi di inflazione le
-
medio termine sono confrontate con quelle provenienti
,
-lungo periodo.
L
economici e finanziari correnti e dei rischi per la stabilità dei
prezzi nel breve e medio periodo impliciti in tali andamenti.
Concretamente, si valutano gli andamenti delle componenti
,
dei fattori, le prospettive di crescita economica, i tassi di
interesse e di cambio, i prezzi e i salari, le condizioni di finanza
.L
,
congiuntamente dagli economisti della BCE e delle BCN.
Ai fini d analisi monetaria è stato prescelto un aggregato
monetario ampio (M3) per la cui crescita è stato fissato un
valore di riferimento. M3 non rappresenta più un obiettivo
intermedio, ma un indicatore anticipatore della dinamica dei
prezzi. Pertanto il suo scostamento dal valore di riferimento non
1
144 CAPITOLO 3
TABELLA 1: G A a M a E a
Strumenti M1 M2 M3
Circolante XX X
Depositi in c/c X X X
67
Si veda BCE, Bollettino mensile, febbraio 1999.
68
Le principali differenza rispetto alla composizione degli
a a a USA a a c
non istituzionali di fondi comuni del mercato monetario in M2 (le
istituzionali sono invece classificate in M3) e nella classificazione in
M3 dei depositi a tempo di elevato ammontare (corrispondenti
normalmente a obbligazioni).
L OFFERTA DI MONETA, LE BANCHE CENTRALI LA 145
POLITICA MONETARIA
1
146 CAPITOLO 3
G e a d e de a BCE e a a e
della politica monetaria sono: le operazioni di mercato aperto, le
operazioni su iniziativa delle controparti e la riserva
obbligatoria. Conviene analizzarli uno alla volta.
vendita di titoli .
operazioni, ancora durante la recente crisi finanziaria, hanno
visto la banca centrale intervenire anche con acquisti di titoli di
( Securities
Market Programme), e, in determinati momenti, concentrare tali
1
148 CAPITOLO 3
69
Tali operazioni sono state criticate per gli effetti distorsivi
e a e e d cb e ca bb ga a e a ea
de e .
70
Il rifinanziamento marginale corrisponde in sostanza alle
anticipazioni a scadenza fissa utilizzate in Italia ed ai Lombard Loans
utilizzati in Germania prima del 1999.
L OFFER A DI MONE A, LE BANCHE CENTRALI LA 149
POLITICA MONETARIA
R
s
i
mlf
i
R
d d
R
FIGURA 2
71
Come noto, e come discutiamo di seguito, a partire dal 2014, la
BCE ha adottato tassi sui depositi negativi che, associati a forti
interventi di immissione di liquidità, anche attraverso il Quantitative
easing, hanno portato in territorio negativo diversi rendimenti sul
mercato interbancario e monetario.
1
150 CAPITOLO 3
TABELLA 2: I a ff c a e a ea de E .F e: www.ecb.int
Margin
Deposi Main refinancing
Con effetto da al lending
t facility operations
facility
Variabl
Fixed e rate tenders
rate tenders (minimun bid
rate)
21 Jan 1 2 - 3
2007 13 Jun 3 - 4 5
9 Aug 2 - 3 4
2003 6 Jun 1 - 2 3
L OFFERTA DI MONETA, LE BANCHE CENTRALI LA 151
POLITICA MONETARIA
1999 5 Nov 2 3 - 4
22 Jan 2 3 - 4,5
1 Jan 2 3 - 4,5
3) Riserva Obbligatoria.
Un altro strumento a disposizione de a BCE
della riserva obbligatoria.
La a, a a , a
a a a a a a
funzioni fondamentali:
- a a a a a a ;
- a a a a a deficit di
liquidità del sistema bancario.
Quanto alla prima funzione, essa è garantita dal fatto che
a a a
media dei saldi giornalieri nel periodo di mantenimento. Ciò
consente alle istituzioni creditizie di attenuare fluttuazioni
giornaliere di liquidità utilizzando se necessario parte della
riserva dovuta e, successivamente, controbilanciando questo
utilizzo nello stesso periodo di mantenimento. In particolare, le
istituzione creditizie sono incentivate a impiegare i fondi di
riserva sul mercato se i tassi a breve termine correnti sono
superiori a quelli attesi per la rimanente parte del periodo di
1
152 CAPITOLO 3
72
Alcuni istituti possono essere esclusi, per motivi particolari ed
eventualmente per determinati periodi, dagli obblighi di riserva.
L OFFERTA DI MONETA, LE BANCHE CENTRALI LA 153
POLITICA MONETARIA
73
Si possono anche assolvere indirettamente i propri obblighi di
riserva utilizzando i servizi di banche più grandi che fungono da
intermediari nei confronti del SEBC.
1
154 CAPITOLO 3
E ,
contesto caratterizzato da alta volatilità e aumento della
rischiosità nei mercati finanziari.
Il modello di controllo della BCE può sintetizzarsi nelle
seguenti equazioni relative al funzionamento del mercato delle
riserve bancarie:
Rs = OMA + MLF
Rd = ROB + ER
Rs = Rd
Rs = NBR + BR
Rd = ROB + ER
Rd = Rs
1
156 CAPITOLO 3
i
R
s
i
d
i
f
i
r
N R
BR
FIGURA 3
. L F NBR,
vendendo titoli contro moneta sul mercato aperto. Questo ha
l mercato monetario.
Alternativamente, la Fed può decidere di alzare il tasso di
sconto o di aumentare il coefficiente di riserva obbligatoria. In
,
.
Il targeting del tasso sui fed funds è stato utilizzato con
successo dalla Fed come riferimento operativo di guida per la
gestione della politica monetaria,74 ,
diceva, del periodo 1979-82, caratterizzato invece dallo stretto
controllo delle NBR (associato con un obiettivo intermedio
). S
operativi di tasso interbancario a breve e di stock di riserve,
sono di per sé coerenti sia con obiettivi intermedi riferiti ad
aggregati monetari più ampi che a tassi di interesse a più lungo
termine.
1
158 CAPITOLO 3
a e ad a da E e a. La ba ca ce a e atunitense,
a , a a e OMO e a a e ca e e ac e e d e
di obbligazioni (preferibilmente del Tesoro), mentre la BCE già
regolava la liquidità del sistema ricorrendo ad una gamma più vasta di
strumenti finanziari.
L FFE A DI M E A, LE BANCHE CENTRALI LA 159
POLITICA MONETARIA
L A 2007
colpito il sistema economico e finanziario americano prima, e
globale poi, ha interrotto bruscamente un periodo di grande
prosperità e innescato un acceso dibattito circa le cause e le
responsabilità di quanto accaduto.
Il mercato immobiliare, in cui la crisi ha avuto origine, è di
B C
trasmissione delle manovre della stessa. A discapito delle
aspettative, il devastante collasso dei prezzi delle case, negli
USA, ma anche in altri paesi che avevano sperimentato un vero
e proprio boom delle quotazioni immobiliari a partire dalla fine
1
160 CAPITOLO 3
1800 Real Home Price Index (right scale, 1900 = 100) 250
1600
200
1400
1200
150
1000
800
100
600
400
50
200
0 0
1900 1906 1912 1918 1924 1930 1936 1942 1948 1954 1960 1966 1972 1978 1984 1990 1996 2002 2008
ABN Amro 33 78
Bank of America 12 73
Barclays 38 71
Bear Stearns 34 13
BNP Paribas 29 79
Citigroup 19 66
Credit Suisse 24 55
Deutsche Bank 53 80
Goldman Sachs 22 16
HSBC 17 74
JPMorgan Chase 13 68
Lehman Brothers 31 19
Merrill Lynch 32 29
Morgan Stanley 33 30
RBS 21 75
Société Générale 34 70
UBS 52 91
Avg. EU banks 33 75
Avg. US banks
14 69
(excl. investment banks)
1
162 CAPITOLO 3
76
Taylor J.B. (2007), Housing and Monetary Policy, in Housing,
Housing Finance, and Monetary Policy, Fed of Kansas City
L OFFE A DI MONE A, LE BANCHE CENTRALI LA 163
POLITICA MONETARIA
77
Bernanke B.S. (2005), The Global Saving Glut and the U.S.
Current Account Deficit, remarks at the Sandridge Lecture, Virginia
1
164 CAPITOLO 3
FIGURA 6
O A
Dal punto di vista dimensionale, sia la FED che la BCE
, A 2007 2012,
più che triplicato i loro bilanci (vedi Figure 6 e 7), che
ammontano ora, rispettivamente, a circa il 20 e il 30% del PIL
delle due aree.
2.800
2.500
2.200
1.900
Figura 7 1.600
1.300
1.000
700
07 08 09 10 11 12
1
166 CAPITOLO 3
1
168 CAPITOLO 3
a e e ab a e. N c d bb che a c c e
passaggi istituzionali dovrebbero essere seguire da rinnovati e
più forti impegni politici in direzione comunitaria. In
alternativa, il dubbio di appesantire ulteriormente una
burocrazia europea già percepita come molto invadente
potrebbe rendere il nuovo modello ancor meno efficace dei
meccanismi informali di coordinamento che tutto sommato non
hanno dato una cattiva prova nel corso della crisi recente.
3.5. I M B M O M
Oro Circolante
Riserve in Valuta Riserve
Titoli di Stato
Finanziamenti al Settore Bancario Capitale Proprio
Altro
L ffe a d ba e ea a a e e d a f e
de ac e d a e e e e . Id e
L OFFERTA DI MONETA, LE BANCHE CENTRALI LA 171
POLITICA MONETARIA
I ca a e e (BMTES) g a da a c e a c
moneta del disavanzo di bilancio del settore pubblico.
L eccede a de e ese pubbliche sulle entrate fiscali può
e e e f a a a, ge e a e, a a e e ed de
deb bb c c ca e ca a a e e ed
nuova moneta. La BMTES corrisponde quindi a quella parte del
disavanzo che non è f a a a c . Ne U e
Monetaria Europea, tuttavia, questo canale di creazione non
agisce oggi come nel passato, a fronte del divieto sancito nel
Trattato di Maastricht di finanziare i disavanzi degli stati
e b de a a e ce a e europea con base
monetaria. Questo divieto corrisponde alla logica di separare la
responsabilità di bilancio e di gestione del debito da quella di
c de fa e, e e c a e bb g a
Sistema Europeo delle Banche Centrali di non concedere
anticipazioni in forma monetaria ai governi e di non acquistare
titoli pubblici sul mercato primario, partecipando cioè alle aste
di collocamento del nuovo debito. Come abbiamo visto, la BCE
ha b e a d a e e e a ab dei prezzi. Il
divieto di emettere base monetaria a copertura dei disavanzi
degli stati membri elimina una possibile rilevante interferenza
degli stessi sulle determinanti del tasso di inflazione. Lo stesso
divieto contribuisce inoltre a rafforzare la disciplina fiscale
ch e a a g ae , a c ad e de c e
f ca ab e T a a d Maa ch c e e e e
a a ec a e a UME ( a def c /PIL < 3% e
rapporto Debito/PIL < 60% o comunque in netta diminuzione),
e, successivamente, con il Patto di Stabilità e Crescita.
Ne a ea de e , a e d e d f a a e de a
spesa pubblica con base monetaria, il canale Tesoro non opera
come nel passato. Esso continua ad avere effetti sulla base
monetaria, in quei paesi in cui il Tesoro detiene conti presso le
1
172 CAPITOLO 3
.Q
le proprie disponibilità tra titoli in portafoglio, prestiti alle
imprese ed ai consumatori e riserve di liquidità. Effettuerà
questa scelta in funzione del valore assunto da diversi
parametri, come il tasso di rendimento degli impieghi e dei
titoli, il costo del rifinanziamento presso la banca centrale in
,
finanziamenti. La domanda di riserve può quindi scriversi
distinguendo tra riserva obbligatoria (ROB), una frazione dei
depositi bancari, stabilita dalle autorità, e riserve libere (RL).
Queste ultime possono modellarsi una frazione dei depositi
bancari detenuti, dipendente in modo inverso dal rendimento
dei crediti (rcr) e positivamente dal tasso di rifinanziamento
presso la banca centrale (rml). Inf ,
attivi per le banche (sia quelli riferiti ai prestiti bancari in senso
stretto, sia dei tassi di interesse corrisposti dai titoli
obbligazionari che le banche possono acquistare) cresce la
convenienza ad economizzare riserve e
credito. Viceversa, se aumenta il costo del rifinanziamento
presso la banca centrale in caso di illiquidità, le banche
cercheranno di mantenere più riserve per evitare di doversi
rifinanziare a costi maggiori. Possiamo allora scrivere:
3) RIS = ROB + RL = DB + DB ,
1
174 CAPITOLO 3
( rdb ) 1
6) Ms = [ ]BM
( rcr , rml ) ( rdb )
78
Questo tasso, si può ipotizzare per semplicità, come la media
del tasso medio sugli impieghi e del tasso medio sulle obbligazioni.
Ovviamente si potrebbe condurre una analisi più in dettaglio
distinguendo tra le varie categorie di crediti che il sistema bancario
può erogare.
L OFFE A DI MONE A, LE BANCHE CENTRALI LA 175
POLITICA MONETARIA
Riserve Depositi
Crediti (Titoli + Impieghi) Altre forme di
raccolta
..
Capitale Proprio
3.6. -LM