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Unione Europea e tutela del risparmio

la lezione di oggi è la tutela del risparmio e quindi tutto quello che riguarda il mercato bancario e
finanziario alla luce dell’Unione Europea.
Si parte (prime 15/16 slides) con la costituzione economica italiana in raffronto alla costituzione
economica europea. La tutela del risparmio nel articolo 47 della costituzione e nell’Unione
Europea, la regolazione europea, il problema del bail-in e del divieto di aiuti di stato e poi cosa si
intende per stabilità finanziaria e correttezza e trasparenza. Tutta questa prima parte è già stata
fatta nelle scorse lezioni e in particolare quando abbiamo trattato la Costituzione economica:
quindi il significato della costituzione economica, il fatto che abbiamo una costituzione economica
aperta. Abbiamo parlato di quelli che sono i fondamenti e quindi la libertà di iniziativa economica
però sempre con strumenti di dirigismo economico. Abbiamo già identificato come la nostra
costituzione sia stata riletta alla luce dei trattati europei che diversamente dalla nostra
costituzione che introduce dei principi, questa si basa sul principio di un’economia di mercato
aperta e in libera concorrenza. L’economia di mercato aperta si incentra sul mercato comune e
quindi libertà di circolazione, la stabilità dei prezzi che è stata introdotta con il Trattato di
Maastricht e che ora è stabilita nel art.127 del TFUE, la subordinazione degli aiuti finanziari a una
rigorosa condizionalità e il divieto di indebitamento (qui c’è tutta la questione del patto di stabilità
e crescita, fiscal compact, meccanismo europeo di stabilità). Ricordatevi che poi questi principi
sono confluiti negli ordinamenti degli stati membri sia attraverso l’emanazione di direttive sia
attraverso, come è stato previsto con il fiscal compact, la revisione delle norme delle costituzioni
nazionali e nel nostro caso dell’art 81 e per quanto riguarda altri aspetti gli art.117 e ss. della
Costituzione.
Un’altra cosa che in questo contesto è importante è l’importanza dell’interpretazione per rendere
il diritto vivente, cioè il rapporto che c’è tra la rigidità della norma e la sua attualizzazione. La
regola per essere efficace deve sempre essere interpretata in modo adeguato al contesto. Laddove
si presenta che contrasta con quelli che sono gli interessi generali che in quel momento storico
sono fissati dallo stato allora viene modificata, quindi eliminata e sostituita. Però altre volte è
possibile attualizzarla in via interpretativa, ossia attraverso le sentenze dei giudici. In particolare ci
sono delle sentenze, che nel caso della costituzione economica sono le sentenze della corte
costituzionale, che quindi ha individuato nella concorrenza un corollario della libertà di iniziativa
economica, ha riformato il titolo V della costituzione prevedendo che la potestà legislativa statale
e regionale deve essere conforme ai vincoli, si è imposto alla pubblica amministrazione di
assicurare l’equilibrio di bilancio e la sostenibilità del debito pubblico.

La tutela del risparmio esiste anche col processo di integrazione europea ma con un diverso
approccio. Quindi la tutela del risparmio viene assicurata perché in un sistema globalizzato
incentrato sulla finanziarizzazione dell’economia è normale che la situazione di soggetti deboli, che
hanno a che fare col risparmio, rappresenti uno dei fondamenti per assicurare la stabilità
finanziaria del sistema. E vi ricordo che la stabilità finanziaria è il fondamento per assicurare poi
dopo lo sviluppo economico di un paese e quindi anche uno sviluppo sociale del paese. Ma
diversamente da quanto è stato scritto nel art. 47 della Costituzione, anche se poi è stato
interpretato in modo evolutivo attraverso le nuove previsioni previste dalle direttive europee, la
tutela del risparmio deve essere compatibile con il riequilibrio fra finalità di efficienza e stabilità.
Quindi ricordatevi questa esigenza di perseguire 2 finalità che appaiono anche contrapposte, cioè
l’efficienza insieme alla stabilità, quindi alla sicurezza insieme alla prudenza (sana e prudente
gestione).
Abbiamo già parlato di armonizzazione minima. Ho inserito qualche slides qui per farvi capire
come l’europeizzazione, il processo di integrazione economica europea ha avuto un impatto
diverso sugli stati membri che sono partiti appunto da avere regole e situazioni economiche e
sociali e tradizioni giuridiche completamente diverse. Vi ho fatto l’esempio dei due casi
paradigmatici che sono il Regno Unito e l’Italia. Alcune direttive vi ho già detto sono state copiate
da modelli già esistenti nel Regno Unito e quindi aveva un ordinamento economico molto più
evoluto, efficiente e senza vincoli e oneri come avevamo noi con un approccio di civil law mentre
loro di common law. Nel Regno Unito la vigilanza è sempre stata esercitata da Banca d’Inghilterra,
ma che agiva attraverso la sua capacità di assicurare la tenuta dei modelli economici e finanziari
attraverso solo la MORAL SUASION. Quini c’erano pochi vincoli e obblighi stabiliti in norme
giuridiche obbligatorie e vincolanti. Bastava la Banca d’Inghilterra che interveniva anche nella
routine dello svolgimento dell’attività. Bancaria. Infatti è solo dal ’79 (noi dal 1926) che hanno
subordinato lo svolgimento di attività bancaria (raccolta del risparmio sotto forma di depositi ed
erogazione del credito) ad una autorizzazione della banca centrale, cosa che nel nostro paese
esiste dal 1926. In Italia la situazione era diversa. Addirittura con il recepimento della prima
direttiva CEE in materia bancaria, dall’autorizzazione allo svolgimento della attività bancaria è
stato rimosso quel requisito che spettava alla Banca d’Italia di valutare l’esigenza economica del
mercato, dando alla Banca d’Italia un potere conformativo e d’intervento penetrante enorme. Voi
considerate che a un certo punto negli anni ’60 la Banca d’Italia ha introdotto il divieto di nuove
concessioni d’autorizzazione per garantire la stabilità del sistema, cioè ha detto che il mercato
bancario era saturo. Quindi non volendo implementare la concorrenza, avendo paura di interagire
sulla stabilità bancaria, allora aveva bloccato nuove autorizzazioni. Solo con il DPR 350 del 1985
che ha rimosso la valutazione delle esigenze economiche del mercato, anche il nostro paese ha
ricominciato sulla base dei requisiti che erano armonizzati a concedere autorizzazioni all’attività
bancaria.

ACCORDI DI BASILEA uno degli esempi più eclatanti di SOFT LAW. E’ un comitato internazionale
a cui partecipano non solo stati europei, che determina degli accordi fra le Autorità di vigilanza
tecniche che poi appunto sono solo a livello di accordi. Però succede poi che in Europa gli accordi
di Basilea sono stati recepiti in direttive e ora addirittura regolamenti e quindi son diventati da soft
law a hard law.

Ci siamo soffermati sul Trattato di Maastricht perché i principi in esso introdotti, che sono stati poi
trasfusi nei trattati successivi e da ultimo nel TRATTATO DI LISBONA, sono quelli che sono oggetto
di profonde discussioni ancora oggi. Il trattato di Maastricht ha modificato i
precedenti trattati europei e ha creato un'Unione europea fondata su tre pilastri: le Comunità
europee, la politica estera e disicurezza comune (PESC) e la cooperazione in materia di giustizia e
affari interni (GAI). Inoltre ha anche introdotto a latere il trattato sull’UNIONE MONETARIA, quindi
è col trattato di maastricht che si è attivato il processo che si è svolto in 3 fasi che ha portato
all’adozione della moneta unica (l’€) e alla istituzione di un sistema europeo di banche centrali
presieduto dalla BCE. La prima fase hai iniziato a introdurre il principio della rimozione dei vincoli
ai movimenti dei capitali (tassi di cambio etc.). la seconda fase è stata anche per noi la più difficile
perché era la realizzazione da parte degli stati che volevano adottare l’euro della cosiddetta
CONVERGENZA ECONOMICA E LEGALE. La convergenza legale è stata introdotta nel senso di
eliminare tutte le difformità fra le normative degli stati che avrebbero adottato l’euro in tema di
politica monetaria e banche centrali. Mentre la convergenza economica è stata quella di garantire
la stabilità dei prezzi, l’equilibrio della finanza pubblica, la stabilità dei tassi d’interesse,
prevedendo tutta una serie di parametri che sono poi quelli che hanno dato vita alla cosiddetta
AUSTERITY perché è stato interpretato in un senso rigoroso dopo la crisi finanziaria del 2007 e ss.
(quello che mi interessa è comprendere i vari momenti storici e vedere le modifiche e gli interventi
di regolazione che sono stati adottati proprio per affrontare quei dati momenti storici). Prima della
crisi già si era capito che l’integrazione bancaria europea doveva portare anche ad una revisione
delle procedure normative, cioè le procedure di adozione delle regole bancarie e finanziarie in
europa. Qui è stato introdotto il cosiddetto sistema Lamfalussy che di fatto divide la produzione
normativa in Europa in materia bancaria e finanziaria in varie fasi. Il succo del rapporto Lamfalussy
è stato quello di recepire un’esigenza fondamentale: la regolazione in materia finanziaria non
poteva avvenire al di fuori della partecipazione degli operatori bancari e finanziari che poi vanno
ad applicare la regolazione. E’ la questione della better regulation, della consultazione preventiva.
Si è diviso in varie fasi in cui prima vengono stabiliti i principi dalle istituzioni europee (Parlamento
e Consiglio), questi principi poi quando devono essere decisi ciò avviene attraverso la
consultazione di comitati tecnici che servono quindi a recepire dalle basi degli operatori, cioè
seguendo le indicazioni che provengono dal mercato. Quindi in questo assetto di controllo, è stata
modificata la produzione normativa in europa che è diventata più efficiente, cioè non veniva
soltanto decisa dall’alto ma veniva anche attraverso un incontro fra quelli che erano i principi di
interesse generale che volevano essere decisi in Europa (le direttive per integrare il processo di
armonizzazione in materia bancaria e finanziaria) e i comitati tecnici che potevano essere composti
o da autorità tecniche di settore (es. Banca d’italia) o anche da certi esperti della materia bancaria
o finanziaria. Quindi per rendere più agevoli ed efficienti i processi decisionali iniziò il
coinvolgimento degli agenti direttamente interessati attraverso la consultazione degli agenti
economici.
La vera novità, il vero cambiamento lo si è avuto con la crisi finanziaria. Questo è stato davvero un
momento importante perché è successo che la Commissione europea di fronte alla crisi nel 2009
ha affidato ad un gruppo di esperti (l’idea di una task force o comunque di una commisione di
persone competenti ha un suo perché: lo sfruttare le competenze trasversali dei membri che sono
scelti proprio per realizzare un progetto che tenga conto di tutti i vari aspetti che possono entrare
in considerazione). Nel 2009 la Commissione europea affronta il problema di cercare di impedire
che una crisi come quella che era iniziata negli USA nel 2007 si potesse ripresentare. Perché di
fronte a un mercato finanziario così globalizzato e così integrato e interconnesso si è dato a un
gruppo di esperti fra cui c’era l’italiano Rainer Masera di individuare cosa era successo, quindi
quali sono stati i motivi di questa crisi così terribile e anche quali sarebbero state le decisioni da
adottare in grado di impedire che una crisi di questo tipo si ripetesse. Questo comitato nel 2009
propone e poi i risultati della relazione DE LAROSIERE che viene presentata alla Commissione poi
sono trasfusi in una serie di regolamenti che introdurranno il SISTEMA EUROPEO DI VIGILANZA
FINANZIARIA (SEVIF). Questa relazione si rende conto di 2 cose. La prima è che il processo di
armonizzazione prima minima e poi massima che si doveva realizzare tra le nazioni attraverso
l’emanazione di direttive europee (rimuovere alcune criticità che c’erano nelle distinzioni di regole
esistenti negli stati membri) a quel punto il COMITATO DE LAROSIERE ha detto che questo
processo di armonizzazione era stato adeguatamente attivato e attuato a livello di normazione
primaria (nel nostro paese : leggi e atti aventi forza di legge) ma non era stato assolutamente
adeguato a livello di armonizzazione secondaria (regole di normazione secondaria che sono state
emanate in questi anni dalle autorità di settore, essenzialmente banca d’italia e consob per quanto
riguarda l’Italia). Tutta la produzione normativa tecnica affidata in gran parte alle autorità tecniche
nazionali e alle autorità di supervisioni nazionali (mi riferisco a banca d’italia e consob, non l’Ivass
perché subiva meno gli influssi della globalizzazione) rispettava in generale i principi fissati a livello
di normativa primaria dalle direttive, però poi venivano declinati secondo le esigenze dei singoli
stati. Quindi c’era l’Italia in cui la normativa tecnica era la più severa, il Regno Unito in cui invece
era molto meno severa. Quindi c’era una distinzione che ha creato delle smagliature nelle regole
predisposte dalle autorità e che quindi poi ha determinato anche lo svilupparsi di atteggiamenti di
speculazione che entravano attraverso l’introduzione in queste smagliature nelle regole di
protezione. Allora si è reso necessario comprendere come anche la normativa secondaria delle
AUTORITA’ DI VIGILANZA dovesse essere più armonizzata. Ma mentre prima della RELAZIONE DE
LAROSIERE la decisione di continuare ad affidare, nonostante fosse già creata a partire dal 2000 la
BCE, quindi un’autorità europea di politica monetaria, non aveva mai portato all’individuazione di
autorità europee per quanto riguardava l’attività bancaria e finanziaria perché si riteneva che fosse
importante mantenere la competenza delle autorità nazionali che erano più vicine al territorio
degli operatori. mentre invece la crisi finanziaria ha dimostrato che di fronte a questa
interconnessione dell’operatività bancaria e finanziaria fosse fondamentale rimuovere questo
aspetto. Il COMITATO DE LAROSIERE ha proposto e la COMMISSIONE EUROPEA ha attuato così
come veramente descritto nella relazione i suggerimenti del gruppo DE LAROSIERE, introducendo
un SISTEMA EUROPEO DELLA VIGILANZA FINANZIARIA. Cioè ha traslato la vigilanza sulle banche, le
imprese di investimento, le assicurazioni e i fondi pensione in questo organismo SEVIF che è
impostato su 2 pilastri. Il primo pilastro che è stato affidato al COMITATO EUROPEO DEL RISCHIO
SISTEMICO (CESR o ESRB responsabile della vigilanza macro-prudenziale finalizzata alla
prevenzione del rischio sistemico) e la supervisione macrofinanziaria cioè un comitato presieduto
dalla BCE che doveva intercettare il reurnings in modo da assumere proprio con una visione
sistemica macroprudenziale che riguardava tutta l’europa eventuali rischi in modo da proporre poi
gli interventi subito necessari (perché ricordatevi che la prevenzione è molto importante perché la
cura è più difficile). Accanto a questo pilastro di vigilanza macroprudenziale (composto/realizzato
attraverso l’istituzione di un comitato e non un autorità) sono state previste le cosddiette autorità
di vigilanza microprudenziale. Quindi il secondo pilastro è composto da 3 autorità dotati di
personalità giuridica, dotati di potere di intervento e di emanare delle regole e sanzioni. Ognuna di
queste autorità era preposta a un determinato settore: l’EBA (autorità bancaria europea) per le
banche, l’ESMA (l’autorità di vigilanza dei mercati finanziari) per imprese di investimento, fondi
comuni etc., l’EIOPA per quanto riguarda la vigilanza microprudenziale sulle assicurazioni e i fondi
pensione. Si tratta di 3 autorità che nascono con 3 regolamenti del 2010 identici nei contenuti (se
voi leggete i regolamenti istitutivi di queste autorità con le loro funzioni, vi accorgerete che sono
identici. Quello che cambia è il nome dell’autorità e il settore di riferimento). Poi queste autorità
con l’evoluzione dell’europa si sono andate modificando. Per esempio l’ESMA ora ha un ruolo
molto importante in quanto ha assunto poteri di vigilanza diretta in materia di controparti
centralizzate. L’EBA nel momento in cui è arrivata l’unione bancaria europea ha dovuto coordinare
le proprie competenze con quelle della BCE di vigilanza creditizia.
Quello che è importante è che da oggi esiste un sistema di vigilanza finanziaria europea che è stato
proprio introdotto per rispondere alla situazione di crisi finanziaria globale che si è verificata e che
ha un ruolo molto importante.
Le ESA (european supervisory authorities) sono EBA+ESMA+EIOPA, quindi sono le 3 autorità
riunite in una sola denominazione. Qual è il compito di queste autorità? Essa non hanno un potere
di regolazione, perché la regolazione in ambito europeo è disciplinata dal TFUE che prevede tutta
una serie di procedure al fine dell’adozione degli atti europei che siano direttive o regolamenti.
Quindi c’è il Parlamento e il Consiglio che deliberano, si tratta di un processo codecisionale etc.etc.
La Commissione europea ha potere di iniziativa, cioè propone al consiglio e al parlamento gli
argomenti su cui devono decidere e emanare delle regole, il potere di iniziativa
regolamentare/legislativa spetta alla Commissione. Le ESA devono contribuire alla realizzazione di
un cosiddetto “single rulebook”. Il “single rulebook” è un insieme di regole comuni che attraverso
l’elaborazione di orientamenti, raccomandazioni, best practice e progetti di norme tecniche.
Cosa fanno le autorità di vigilanza microprudenziale? Perché se voi dovete andare a comprendere
quali sono le regole esistenti e da applicare dovete andare a vedere la documentazione delle ESA?
Perché sono loro che anticipano, danno gli orientamenti, cercano di uniformare e creare quella
cosiddetta SUPERVISORY CONVERGENCE, la convergenza della attività di supervisione, la
convergenza dell’attività di vigilanza bancaria e finanziaria in europa. Questa convergenza si
realizza attraverso la presentazione di progetti di regole tecniche che saranno presentate alla
Commissione europea, la quale le valuterà e poi proporrà il disegno di legge che dovrà poi seguire
la procedura ordinaria tradizionale di cui al TFUE. Oltre a questo, siccome la funzione essenziale è
quella di creare un LEVEL PLEIN FIELD per tutti gli intermediari dell’unione europea in modo che si
impediscano nuove smagliature nella rete di protezione predisposta dai regolatori per il buon
funzionamento del mercato bancario e finanziario non solo presentano progetti di regole tecniche,
ma forniscono pareri alle istituzioni dell’unione, agli stessi operatori dell’unione, agli stati.
Elaborano quindi quando c’è una nuova normativa che viene adottata, poi emanano orientamenti,
raccomandazioni, individuano le best practice in modo da orientare e uniformare il più possibile la
supervisione finanziaria in Europa. Ricordatevi che quando si parla di SUPERVISORY
CONVERGENCE vuol dire convergenza nell’attività di vigilanza svolta dalle autorità nazionali. E
questa convergenza passa proprio dal fatto che le autorità tecniche di vigilanza adottino gli stessi
orientamenti, quindi cerchino di applicare e di introdurre le loro regole tecniche nazionali
seguendo gli orientamenti che sono poi indicati dall’ EBA,l’ESMA e l’EIOPA. Perché? Come fanno?
L’EBA è composta da tutte le banca d’italia europee, l’ESMA è composta da tutte le CONSOB
dell’UE, l’EIOPA è composta da tutte le IVASS e COVIP dell’UE. Cioè non è che sono autorità
europee estranee ma sono composte da tutte le autorità nazionali, tecniche, quindi c’è la
rappresentanza di tutti gli stati. E quando vanno a elaborare gli orientamenti, le best practice, le
raccomandazioni, i progetti di regole tecniche è tutto condiviso e sanno bene cosa fare.
(domanda: quando si fa riferimento alla SOFT LAW, si vuole far riferimento a quel sistema di regole
che poi fuoriescono da un ambito che non è disciplinato. Cioè la soft law non è law, ma qualcosa di
diverso che però serve a completare la regolazione vigente. Quindi se in ambito internazionale non
esiste un diritto internazionale finanziario, allora però si sono creati organismi come il FINANCIAL
STABILITY BOARD, BASILEA etc. che si accordano sulle regole da adottare, sulle best practice, sulle
procedure, sui profili di adeguatezza, su tecniche di approvazione delle regole, percentuali da
rispettare, vincoloi etc in modo che sia il tutto anche in un ambito più esteso rispetto all’UE che
però vista la globalizzazione e finanziarizzazione dell’economia e quindi queste regole che vengono
decise in un ambito superiore, più vasto rispetto a quello europeo, allora possono poi avere un
effetto di armonizzazione in un ambito che va oltre la semplice unione europea.
Le ESA invece sono autorità dotate di personalità giuridica e quindi possono emanare
orientamenti, raccomandazioni, progetti e norme tecniche che entreranno poi a far parte della
procedura legislativa ordinaria perché finiranno in mano alla Commissione Europea, proporranno
quindi queste regole tecniche alla Commissione Europea che poi a sua volta ha potere di iniziativa
per far adottare in Europa norme giuridiche vere e proprie attraverso direttive e regolamenti.
Le ESA hanno un ruolo importantissimo. Vi faccio l’esempio del FINTECH(l’innovazione digitale
applicata alla finanza): non ci sono regole e il mondo si è ritrovato a avere delle operazioni che
erano libere e non controllate , ma in questi casi se c’è stato un intervento per esempio sulle
monete virtuali o sul fintech in generale è stato attraverso le ESA. Cioè l’EBA in materia di monete
virtuali ha dato delle raccomandazioni, degli orientamenti, delle indicazioni, dei suggerimenti
perché non possono emanare norme giuridiche generali e astratte, però siccome il loro potere è
convincente, gli operatori sanno che queste indicazioni visto che son prese da tutte le autorità
europee messe insieme tecinche è meglio che siano rispettate. Per esempio quando si è andato a
voler introdurre un processo (mi riferisco essenzialmente agli intermediari vigilati) per l’adozione
della blockchain e bitocoin etc. in assenza delle regole tutti avrebbero potuto fare tutto, ma invece
l’EBA ha iniziato a emanare dei documenti dando dei suggerimenti e quindi questi suggerimenti
dal mercato e dagli operatori sono stati seguiti. Quindi non erano norme obbligatorie e vincolanti
però indicazioni per far capire cosa potevano fare e cosa sarebbe meglio non fare ancora.
L’obiettivo è sempre, dall’inizio del processo di armonizzazione, di creare un LEVEL PLAIN FIELD. Il
contesto, il terreno di partenza deve essere uguale per tutti perché questo consente poi una
concorrenza che può dar luogo ad efficienza senza favoritismi. Da qui ritorno indietro al mercato
comune che si incentra non soltanto sulla rimozione di ostacoli ma anche sul divieto di abusi di
posizione dominante e anche poi su quello che è un altro aspetto fondamentale che è proprio il
divieto di aiuti di stato alle imprese. Cioè siccome c’erano certi paesi, come il nostro, che
assicuravano alle proprie imprese fondi pubblici e che in un mercato che è diventato sempre più
interconnesso anche l’esistenza di ausili finanziari alle imprese facevano poi insana concorrenza
con quelle imprese appartenenti ad altri paesi dell’unione europea il cui stato non era così
inerventista e non dava agevolazioni fiscali e ausili pubblici, allora si è stabilito che per avere un
mercato comune incentrato sulla sana concorrenza è vero che questo si realizza attraverso la
rimozione degli ostacoli alla libera circolazione, ma questa concorrenza deve essere sana e per
essere sana si è creata l’autorità antitrust e poi si sono stabiliti dei divieti a carico degli stati come il
divieto di abuso di posizione dominante e il divieto di aiuti di stato alle imprese.

Le crisi finanziarie perché sono prese così con tanta attenzione non soltanto in Italia ma anche in
tutta Europa e addirittura sia con la crisi finanziaria sia con la situazione ora di emergenza dovuta
alla pandemia che stiamo vivendo sono CRISI SISTEMICHE che giustificano anche una sospensione
dei vincoli stabiliti nei TRATTATI EUROPEI. Quindi l’emergenza e la crisi sistemica giustifica
l’allentamento dei vincoli nei confronti degli stati. Durante la crisi finanziaria è stato rimosso fino al
2012 il divieto di aiuti di stato alle imprese con una comunicazione della Commissione europea
perché il problema di una crisi finanziaria o bancaria è che diventa una crisi di fiducia nel mercato
che si esplica con il ritiro agli sportelli, il ritiro dei depositi, il fatto che gli investitori non investono,
che i risparmiatori risparmiano ma se li tengono sotto il materasso, quindi si blocca il mercato
finanziario e bloccare il mercato finanziario e la perdita di fiducia nel mercato finanziario
determina anche il rischio di impedire il suo buon funzionamento. quest ultimo consente lo
sviluppo economico del paese e anche un benessere sociale visto che è incentrato tutto sulla
finanziarizzazione dell’economia. Ed è così che, di fronte alle varie insolvenze, ci sono state delle
operazioni di salvataggi bancari che sono ricadute sui conbtribuenti e quindi il passaggio poi
successivo dovuto alla crisi finanziaria, alla recessione economica e alla crisi dei debiti sovrani è
avvenuta attraverso l’individuazione di un progetto di UNIONE BANCARIA EUROPEA.

L’UNIONE BANCARIA EUROPEA(UBE) è stato un progetto presentato nel 2012. Nel 2013 è stato
adottato il regolamento che poi è entrato in vigore a partire dal 2014 (sono pochissimi 2 anni.
Infatti dal trattato di maastricht per introdurre la bce e quindi per traslare la sovranità monetaria a
un istituzione europea ci sono voluti 10 anni dal ’92 al 2001). Perché così poco tempo? Perché
intanto il mercato bancario e finanziario era molto più integrato e poi si è capito grazie a Draghi
che l’Unione Bancaria non andava letta soltanto come una perdita della sovranità bancaria da
parte dei paesi membri ma era il fatto di trasferimento di competenze sovrane a una autorità
(single supervisory mechanism incentratato sulla bce) che però avrebbe dovuto portare a una
condivisione delle competenze sovrane, cioè non arretramento della sovranità statale ma
condivisione. Questo era il progetto europeo: condivisione delle competenze perché i modelli di
semplice coordinamento non si erano rivelati sufficienti.
L’UNIONE BANCARIA viene incentrata su 3 pilastri: SINGLE SUPERVISORY MECHANISM
(meccanismo unico di vigilanza), SINGLE RESOLUTION MECHANISM (meccanismo di risoluzione
delle crisi bancarie), UN SISTEMA ARMONIZZATO DI GARANZIA DEI DEPOSITI.
L’UNIONE BANCARIA è stata individuata da Draghi che ha spinto molto in questa direzione come il
necessario completamento dell’unione economica e monetaria dell’europa (UEM) perché non si
potevano salvare i debiti sovrani finchè si lasciava così separata la politica monetaria dalla vigilanza
bancaria. Però il rischio di connessione fra politica monetaria e vigilanza bancaria che era stato
oggetto di studio già in Italia che aveva sempre scelto l’autorità unica (noi abbiamo la BANCA
D’ITALIA che è sia organo di vigilanza bancaria che banca centrale mentre in altri paesi le autorità
sono separate). Quindi di fronte a queste distinzioni, diversità hanno deciso di evitare un
potenziale conflitto fra quelle che sono le funzioni prudenziali (funzioni di vigilanza bancaria) e le
competenze in materia monetaria, istituendo quindi all’interno della BCE che è la depositaria del
meccanismo di vigilanza unico degli organi distinti. Cioè noi abbiamo il consiglio direttivo della BCE
che è l’organo di politica monetaria che è composto da tutte le BCN (BANCHE CENTRALI EUROPEE)
però è stato istituito un consiglio di vigilanza (SUPERVISORY BOARD) che è composto da tutte le
autorità di vigilanza creditizia dell’unione europea. Quindi si è cercato di mantenere un potere
decisionale separato (anche se collegato perché poi c’è un momento di collegamento). Quindi di
fatto gli organi decisori sono separati in modo che non ci sia per forza che la BCE come autorità di
politica monetaria e quindi il consiglio direttivo poi assuma decisioni o comunque introduca delle
regole che servano alla politica monetaria utilizzando gli strumenti di vigilanza creditizia. L’UNIONE
BANCARIA EUROPEA è un castello barocco perché è una cosa difficilissima e complessa quindi
semplificatela. Quello che vi interessa è sapere che l’unione bancaria europea è distinta in 3
pilastri: il primo che è stato realizzato subito nel 2012 è il meccanismo di vigilanza unico (la
vigilanza sulle banche significative e che quindi hanno determinate caratteristiche “significant” è
affidata alla BCE. La BCE agisce quindi è l’organo decisorio che agisce però attraverso il braccio, lo
strumento delle autorità nazionali di vigilanza. Quindi le istruttorie per l’autorizzazione all’attività
bancaria o per l’assunzione di partecipazioni o altro vengono svolte dalla Banca d’Italia che però
poi rimette tutto il pacchetto della sua istruttoria alla BCE. Ma almeno la BCE adotterà tutti gli
stessi modelli e gli stessi criteri per tutta l’unione europea senza fare differenze.
Il SINGLE RESOLUTION MECHANISM è il meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie. Un
meccanismo di risoluzione delle crisi che è stato accentrato in ambito europeo creando non pochi
problemi perché questo meccanismo trova il suo completamento col sistema di garanzia dei
depositi. Cioè quindi io adotto il bail-in a condizione che però ci sia un sistema che mi garantisca
un fondo di garanzia dei depositi europeo e quindi mi garantisca il fatto che gli investitori, i
creditori delle banche poi rispondano del fallimento della banca. Il fatto che questo SISTEMA DI
GARANZIA DEI DEPOSITI non sia stato ancora attuato rende l’UNIONE BANCARIA e quindi i tre
pilastri zoppa. L’unione bancaria è quindi ancora un modello dove manca un tassello
fondamentale. Un tassello fondamentale che manca perché (come vediamo anche oggi quando si
parla della soluzione alla situazione di crisi dei debiti e dell’esigenza di liquidità che abbiamo) trova
ancora delle difficoltà di attuazione perché comporta una solidarietà nell’ambito europeo che
ancora non è facile da accettare per alcuni stati (in particolare quelli del nord-europa). Apro una
parentesi: io speravo molto che questa situazione di emergenza sanitaria avrebbe portato poi a un
miglioramento del processo di integrazione. Il fatto che questo sistema sia zoppo e che vada
sistemato, sistemazione che poi porterebbe a un completamento generale di quello che è il
sistema europeo anche per quanto riguarda altri aspetti ad esempio i “no performing loans”
sarebbe un problema in parte risolvibile nel momento in cui si riuscisse ad attuare questo terzo
pilastro.
Il secondo pilastro (bank recovery and resolution directive, BRRD) è sul risanamento e la
risoluzione delle banche. Noi conosciamo questo pilastro sulla base del passaggio dal bail-out al
bail-in. Cioè il fatto che prima le banche, specialmente in Italia, non fallivano in quanto non
esisteva un fallimento secondo la legge fallimentare ma esistevano delle procedure speciale
comunque equivalenti al fallimento. Le nostre banche proprio per un esigenza di protezione della
stabilità di tutto il sistema paese non potevano fallire e di fronte a comportamenti non sempre
adeguati del sistema bancario quindi è stata introdotta, imposta l’adozione di questa direttiva, una
direttiva che appunto (noi la conosciamo come la direttiva sul bail-in per cui in caso di crisi delle
banche poi partecipano alla soluzione della crisi fino a un tot di percentuale delle perdite sia gli
azionisti sia gli obbligazionisti prima quelli subordinati e poi gli obbligazionisti ordinari e i
correntisti oltre i 100000€). La questione della direttiva BRRD è un pochettino più ampia: si
introduce proprio un meccanismo completamente nuovo che è quello che è incentrato su un
principio che funziona da sempre nel mercato finanziario in quanto già stato individuato negli anni
’90 in materia di antiriciclaggio dove si è sempre detto che la PREVENZIONE FUNZIONA MEGLIO
DELLA SOLUZIONE, cioè la prevenzione del problema è l’unico modo per impedire che poi il
problema si risolva. La direttiva BRRD è praticamente incentrata su una tecnica di prevenzione (es.
oggi tutte le banche devono avere nelle proprie procedure di organizzazione interna il
miglioramento della qualità della organizzazione interna non soltanto a livello di controlli ma
anche di procedure e quindi organizzazione vera e propria, devono avere un piano che nel
momento in cui si incominci ad avvertire una situazione di crisi ma anche se la banca non è in crisi
la predisposizione di questo piano di reazione a un eventuale crisi deve essere già esistente, viene
predisposto direttamente dalla banca e convalidato poi dall’autorità europea di risoluzione della
crisi presso la bce(?). Poi ci sono tutte le misure di “early intevention” cioè che sia alle autorità di
vigilanza europee sia anche attraverso le banche hanno delle procedure già pronte con cui
possono intervenire in modo preventivo, quando la crisi sta iniziando ad esempio perché
emergono problemi di liquidità o di altro e quindi anche lì ci sono dei poteri di intervento già
previsti. Poi c’è la risoluzione che è una procedura complicatissima che per fortuna in Italia non
abbiamo ancora sperimentato.
Quando si fa riferimento alla tutela del risparmio bisogna anche riuscire a capire come il risparmio
e la tutela del risparmio dell’art.47 della costituzione che era nei confronti del risparmiatore
inconsapevole perché lui metteva i soldi in banca e aveva diritto alla restituzione, stop. Davanti a
un’evoluzione dei mercati finanziari si è introdotta nel nostro paese una tutela del risparmio anche
finanziaria, però considerando che il risparmiatore che investe in strumenti finanziari, azioni e
obbligazioni come un risparmiatore che deve essere consapevole e quindi deve comprendere il
rischio che va ad assumere e che quindi poi lo deve saper gestire. Resta sempre il problema di
quella che è la dicotomia fra stabilità e correttezza. Per stabilità si intende la miglior tutela
possibile per il risparmiatore. Per cui il risparmiatore va tutelato non solo dal rischio di impresa ma
anche dal trovarsi strumenti finanziari diversi in mano attraverso la previsione di regole di
condotta (introdotte dalla MIFID) di trasparenza, correttezza a carico degli intermediari che
devono fare la profilatura del rischio del cliente e quindi come tale proporgli soltanto strumenti
che siano il più possibile adeguati al suo rischio.

Parentesi sulla sentenza della corte costituzionale tedesca sul QE e sul mancato rispetto del
principio di proporzionalità nell’applicazione di questo. il QE a differenza da un’altra operazione
non convenzionale della BCE come le OMT viene fatta in maniera indistinta su tutti i paesi senza
considerare che i paesi intervengono a supportare l’unione europea con fondi in maniera
proporzionale rispetto le dimensioni del paese stesso. Quindi andavano a dare questa
interpretazione: noi contribuiamo in maniera proporzionale ma il QE non viene fatto nella stessa
modalità e inoltre sottolineano il fatto che qualsiasi intervento della bce deve valutare e tener
conto degli effetti che i provvedimenti che assume la bce possono avere poi nei confronti dei
sistemi nazionali(min.1:10:00)

Le operazioni di mercato aperto sono state introdotte da DRAGHI proprio grazie al principio del
“whatever it takes” e interpretando le norme del trattato estensivamente le operazioni non
convenzionali che sono state adottate sono state: nel 2012 il “security market program”, le
“LTRO”( long term refinancial operations) nel 2014 e poi le “OMT” e infine il “QE”.

Un ESEMPIO dell’ applicazione del BAIL-IN: la professoressa vi ha fatto tutto un excursus di quella
che è stata l’evoluzione normativa all’interno dei mercati finanziari dalla creazione del SEVIF alla
creazione dell’UBE (UNIONE BANCARIA EUROPEA). L’UBE è composta da 3 pilastri: il meccanismo
di vigilanza unico, e quindi affianca ai poteri di politica monetaria della BCE anche quelli di
vigilanza, e il secondo pilastro è il meccanismo di risoluzione unico. C’è da dire che nel novembre
2015 si è verificato un primo evento storico da questo punto di vista perché cominciano ad entrare
in crisi 4 banche italiane. “Il famoso caso delle 4 banche”. Queste 4 banche sono banche non
eccessivamente grandi ma comunque avevano un impatto sul territorio importante: BANCA DELLE
MARCHE, BANCA ETRURIA, CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA e CASSA DI RISPARMIO DI CHIETI.
Queste banche già prima del novembre 2015 erano state messe in amministrazione straordinaria
dalla BANCA D’ITALIA perché ci si era accorti che gli amministratori stavano avendo
comportamenti di “mala gestio” ovvero comportamenti che andavano un po’ in contrasto con
quella famosa “sana e prudente gestione” che è il veicolo fondamentale per la tutela del
risparmio. Quindi nel momento in cui ci si accorge che manca questa best practice nell’ambito
della gestione della banca ecco che la banca d’italia interviene per amministrare
straordinariamente la banca con organi denominati dallo stesso governo. Durante
l’amministrazione straordinaria ci si era accorti però che questa operazione non era sufficiente per
consentire alla banca di poter continuare la sua attività. Nel frattempo era entrata in vigore l’UBE e
in particolare il secondo pilastro. All’interno del secondo pilastro tra i meccanismi di risoluzione
delle banche rientra proprio il bail-in ,che si associa insieme ad altri meccanismi di risoluzione, ma
il bail-in è quello fondamentale perché si va in forte contrapposizione con quello che c’era stato fin
ora che è il bail-out, ovvero il salvataggio delle banche demandato allo stato e di conseguenza con
aumento del debito e di conseguenza dei cittadini rispetto ad una internalizzazione della crisi
stessa attraverso appunto il bail-in. Ricordatevi sempre che ogni qual volta si applica un
meccanismo di risoluzione l’obiettivo primario è quello di fare in modo che la banca continui la sua
attività che in termini economici viene definito “going concern aziendale”. Quindi l’obiettivo
quando si mette in risoluzione la banca è fare in modo che questa continui la sua attività. Se
minimamente ci si accorge che la liquidazione della banca potrebbe portare effetti maggiori
positivi rispetto alla sua messa in risoluzione, in questo caso si preparerà la liquidazione e non la
messa in risoluzione della banca. Quindi la risoluzione diventa lo strumento alternativo alla
liquidazione qualora ci si accorge che solo attraverso la risoluzione meglio si tutela il risparmio. Tra
i meccanismi di risoluzione appunto quelli che meglio consentono il going concern aziendale è
proprio il BAIL-IN.
TUTELARE I RISPARMIATORI è l’obiettivo primario ed è la condizione fondamentale per capire qual
è la situazione ottimale tra la liquidazione rispetto alla risoluzione.
Non si poteva più applicare il BAIL-OUT perché ci si è accorti che il bail-out porta inevitabilmente
ad un aumento del debito dello stato di riferimento, debito che nel caso dell’italia era già alto, e
inoltre perché bisognava dare applicazione alla direttiva BRRD. La BRRD quindi con l’obiettivo di
uniformare tutte le prassi di vigilanza supera appunto il discorso del bail-out e introduce il bail-in.
Cos’è avvenuto col caso delle 4 banche? La banca d’italia nel novembre 2015 ha espresso con un
provvedimento poi approvato dal Ministero dell’economia e della finanza, ha predisposto un piano
di risoluziuone per queste 4 banche. Ricordatevi che ogni qual volta, e questo è il legame tra la
vigilanza italiana con la vigilanza dell’unione europea, si voglia porre in risoluzione una banca o
comunque c’è un intervento normativo sulle banche c’è comunque un’approvazione da parte di
organi europei (o della BCE o come in questo caso è stata la COMMISSIONE EUROPEA. Però di
solito è la BCE che ha questo potere di vigilanza e tutte le leggi che vengono emanate e che
incidano sull’assetto normativo bancario e finanziario devono essere sottoposte alla consultazione
della BCE. Quindi è sempre un po’ un compromesso ed è giusto perché se siamo un sistema di
europa unita allora è necessario che non ci siano poi troppe distinzioni tra paesi. Ma è sempre un
compromesso tra BCE e stati membri e quindi organi europei e sistemi nazionali perché appunto
questo discorso dell’armonizzazione del mercato unico poi deve essere vigilato e comunque
sempre adeguato. E’ una consultazione, cioè la BCE esprime un parere sul provvedimento, sul
disegno di legge e vi posso assicurare che molto spesso disegni di legge italiani sono stati bocciati
poi riproposti modificati in modo da arrivare poi (ed è il caso ad es. del caso dell 4 banche, delle
banche venete, di MPS) a riuscire a trovare il compromesso per adottare il provvedimento
nazionale e risolvere in un modo diverso da quello che era la risoluzione della BRRD. Una cosa
fondamentale da ricordare è che il MECCANISMO DI VIGILANZA UNICO sposta il baricentro della
vigilanza alla BCE. E di conseguenza è la BCE che interviene nel contesto della vigilanza così come è
la BCE che interviene esclusivamente dalla sua nascita sulla politica monetaria.
Quindi una volta ottenuto il vaglio dalla BCE o come in questo caso dalla COMMISSIONE EUROPEA
(perché ogni qual volta viene fatto un provvedimento di salvaguardia delle banche bisogna fare in
modo che quel provvedimento non contrasti con le norme sull’aiuto di stato. Quindi l’intervento
della commissione europea è stato quello di andare a verificare che quel provvedimento non fosse
in contrasto con le norme sugli aiuti di stato). Ottenuto il nulla osta della BCE e della
COMMISSIONE EUROPEA ecco quindi che si pongono in risoluzione le banche e si applica il bail-in.
Il bail-in non è altro che fare in modo che quella crisi vada a ridurre il valore dei soggetti che hanno
investito nella banca. Perché la banca è una società e quindi a prescindere dal fatto che si occupi
del risparmio e quindi vi è tutta una vigilanza ma comunque la banca è un S.P.A. quindi ragiona in
termini di società per azioni e di conseguenza chi investe in banca è colui che vuole guadagnare e
di conseguenza si assume il relativo rischio imprenditoriale. E’ da questa logica che nasce il bail-in.
Se tu sei azionista di quella banca allora ti sei assunto il rischio della banca stessa. Perciò se la
banca è in crisi, automaticamente tu azionista sei il primo che deve vedere per primo ridotto il suo
valore. E quindi il bai-in non è altro che l’applicabilità di questo concetto a tutti i soggetti che a
vario titolo e in maniera scalare partecipano a questo rischio societario. I primi sono sicuramente
gli azionisti. Nel caso delle 4 banche è stato stimato che il valore di tutte le azioni degli azionisti
sono state portate a zero, quindi è stato completamente ridotto il valore delle azioni. La riduzione
dei valori delle azioni ovviamente sarà proporzionata alla crisi che subisce la banca. Meno crisi ha,
meno crisi di liquidità ha e quindi meno impatto avrà sugli azionisti e su tutti i soggetti che ne
derivano. Quindi i primi che vengono intaccati dalla crisi sono sicuramente gli azionisti per poi
seguire agli obbligazionisti subordinati. Anche nel caso degli obbligazionisti subordinati è stato
portato a 0 il valore di queste obbligazioni (l’obbligazione subordinata rispetto a quella ordinaria
riconosce un tasso di interesse più alto perché il rischio è maggiore. Perché in caso di crisi sono le
prime obbligazioni che vedranno ridotte il proprio valore). Il caso delle 4 banche però ha aperto
anche un altro dibattito che è quello che riguardava la vendita di titoli ai soggetti che non avevano
le caratteristiche per poter acquistare quei titoli. La prof. Vi ha parlato della adeguatezza, cioè
quando vendo un prodotto ad un cliente quel prodotto deve essere adeguato a quel cliente stesso.
Nel caso delle 4 banche questa questione è diventata eclatante perché ci si è accorti che molti dei
soggetti che detenevano quei titoli non avevano la percezione dei titoli che avevano in pancia e
quindi c’è stata “una mala gestio” e anche comportamenti scorretti da parte degli intermediari
(quelle famose regole di condotta) dove non è stato rispettato l’adeguatezza di quei prodotti nei
confronti dei clienti. Esempio: vendere un’obbligazione subordinata ad una signora di 70 anni che
non ha né le tempistiche temporali né la capacità di poterne comprendere il rischio, è sicuramente
una vendita di un prodotto non adeguato a un soggetto. Nel caso delle 4 banche ci si è accorti che
sono state molteplici le obbligazioni subordinate vendute a soggetti che erano state abbagliate
dall’alto rendimento che però andava sicuramente di pari passo con quel rischio che il cliente non
aveva compreso, ergo vendita di prodotti non adeguati a soggetti che non avevano le competenze
per poterlo comprendere.
(domanda: la tutela del risparmio consiste innanzitutto nel fare in modo che la banca non fallisca e
quindi fare in modo che il soggetto che detiene i soldi in banca non si trovi assolutamente spariti
quei soldi. Però la nascita del bail-in e quindi della riduzione del valore delle azioni nasce anche
con un’altra logica, ossia di consentire e fare in modo che quella crisi bancaria non vada a
ripercorrere su tutti i risparmiatori, su tutti i cittadini perché se io salvo la banca attraverso
l’intervento dello stato, lo stato per salvare la banca emette debito e il debito lo ripaga i cittadini.
Di conseguenza l’obiettivo è quello di far capire che se una banca ha di per sé un rischio
imprenditoriale è giusto che chi paghi quel rischio, seppure la banca si occupi del risparmio/della
tutela del risparmio, siano i soggetti che hanno investito in quella banca. Mentre fare in modo che
il salvataggio avvenga da parte di soggetti che sono assolutamente estranei al rischio bancario, i
cittadini, non è una cosa corretta perché ci vanno di mezzo dei soggetti che magari in quella banca
non hanno nemmeno un conto corrente, questo attraverso l’aumento del debito pubblico. Tutto
questo anche perché il ruolo degli azionisti è un ruolo diverso, cioè è vero che quando si parla di
strumenti finanziari si parla di azioni, obbligazioni però è anche vero he gli azionisti di una banca
sono quelli che poi partecipano all’assemblea dei soci e che quindi dovrebbero confermare alcune
decisioni prese dal CDA, i nomi dei vertici, quindi insomma se sei azionista devi sta attento e poi sai
bene che poi il tuo rischio è più elevato. C’è una gerarchia degli interventi. Devi arrivare all’8% del
debito quindi prima prendi tutto quello che deriva dagli azionisti, poi ci sono le obbligazioni
subordinate … fino ad arrivare alla fine della piramide dove vi sono i depositanti superiori ai
100000€. Quindi bisogna fare in modo di non arrivare ai depositanti e comunque grazie al sistema
delle garanzie i depositanti possono trovare un rischio solo nelle somme superiori ai 100000€
grazie al SISTEMA DI GARANZIA DEI DEPOSITI. L’obiettivo è quello di non arrivare mai a doversi
rifare sui depositanti. Se io ho un conto corrente cointestato esso è tutelato per 200000€, quindi
centomila a testa.

Questo delle 4 banche era un esempio per farvi che applicabilità del bail-in c’è. Vi sono poi casi
come il caso MPS che non ha trovato piena applicazione del bail-in per tutta un’altra serie di
dinamiche che non è il caso approfondire. Questo vi fa capire che il bail-in non è altro che una
mera applicabilità della crisi bancaria ai soggetti che sono coinvolti all’interno della banca stessa
per le logiche esposte. Meglio tutelare il risparmio ma soprattutto fare in modo che non siano tutti
i cittadini a pagare quella mala gestio bancaria. Questo perché l’azionista non è solo colui che
acquista l’azione, ma soprattutto gli azionisti di maggioranza fanno parte integrante della gestione
dell’azienda e di conseguenza se c’è una “mala gestio” dell’azienda gli azionisti ne sono
sicuramente una delle cause.
INTERVENTI DELLA BCE

La BCE ha una duplice anima: politica di vigilanza e politica monetaria. Tralasciando un attimo i
compiti che la bce ha riguardo alla politica di vigilanza e torniamo alla politica monetaria. La BCE in
quanto organo di politica monetaria che gli viene riconosciuto da quando è nata ha un obiettivo
primario: sostenere la politica economica dei paesi, sostenere la stabilità dei prezzi (stabilità dei
prezzi che si esplica nel fatto che il livello di inflazione deve essere intorno al 2%, cioè un’economia
sana ha un livello di inflazione intorno al 2%, ossia quel livello di inflazione che consenta una
corretta occupazione). Quindi l’obiettivo primario della politica monetaria è la stabilità del sistema
economico.
Quali sono gli strumenti classici della politica monetaria? Accanto a questi poi a seguito degli
eventi di crisi la BCE ne aggiungerà degli altri cosiddetti “non convenzionali”.
Uno degli strumenti convenzionali di politica monetaria sono le “operazioni di mercato aperto”,
ovvero acquisto e vendita di titoli. Le operazioni di mercato aperto diventano “strumento non
convenzionale” come il QuantativeEasing quando non vengono posti limiti a questa operazione,
cioè avviene un acquisto massiccio di operazioni di mercato aperto che va sicuramente oltre i limiti
prestabiliti di questo strumento. Perché le operazioni di mercato aperto sono uno strumento
convenzionale molto utilizzato? Perché è chiaro che se la BCE acquista titoli immette liquidità nel
sistema e quindi se ha un obiettivo di attuare una politica monetaria espansiva e quindi aumentare
la moneta in circolazione, acquisterà titoli in maniera tale che come contropartita di quei titoli
acquistati, immetterà moneta. Mutatis mutandi se la bce vende titoli allora vuol dire che ritira
moneta dalla circolazione. Quindi un primo strumento di convenzionale sono le operazioni di
mercato aperto. Altro strumento convenzionale sono i TASSI D’INTERESSE perché aumentare o
ridurre i tassi d’interesse porta inevitabilmente ad un’estensione o riduzione del credito bancario.
Altro strumento ancora è LA RISERVA OBBLIGATORIA. La bce ha stabilito che ogni banca deve
avere rispetto al totale dei suoi depositi una riserva obbligatoria, quindi ad es. per un totale di
deposito pari a 100 il 10% dei suoi depositi la banca non li può impiegare. La riserva obbligatoria è
fondamentale e interviene nell’ambito della politica monetaria perché se io aumento questo
coefficiente comporto una minore immissione di liquidità nel sistema perché sono minori gli
impieghi che la banca può fare con quei 100 di deposito, se invece riduco il coefficiente di riserva
obbligatoria do la possibilità alle banche di immettere più liquidità sul sistema e quindi una politica
monetaria espansiva. Quindi se vogliamo in qualche modo portare a fattor comune tutte le
operazioni convenzionali sono essenzialmente 3: operazioni di mercato aperto, tassi d’interesse e
riserva obbligatoria. Tutte con l’obiettivo di incidere su i tassi d’interesse e sulla base monetaria.
Perché ragazzi è chiaro che un modo ottimale per intervenire nei momenti di crisi è immettere
liquidità nel sistema in quanto non c’è alternativa, è l’unico modo per riattivare l’economia. Tra
l’altro la crisi del ’29-’30 ha proprio registrato un ritardo nella comprensione da parte delle
istituzioni dell’esigenza di immettere liquidità e questo è stato (e per questo si dice che la storia
insegna) uno dei motivi per cui nonostante gli interventi dei paesi europei all’indomani della crisi
finanziaria del 2008 non siano stati coordinati subito, però tutti gli stati hanno immesso liquidità
immediatamente perché questo ci era stato insegnato dalla storia e quindi gli studi successivi degli
economisti.
Riserva obbligatoria rappresenta essenzialmente quella percentuale che le banche devono
detenere in pancia del bilancio rispetto al totale dei depositi, cioè è una percentuale che non
possono impiegare. Quindi maggiore è questa percentuale, meno impieghi hanno, quindi meno
liquidità viene immessa nel sistema. Minore è la percentuale, più impieghi hanno e quindi più
liquidità viene immessa nel sistema.
Questi strumenti convenzionali sono gli strumenti tipici delle banche centrali e la stessa banca
d’italia utilizzava questi strumenti ai tempi in cui era banca centrale nazionale.
Questi strumenti convenzionali sono lo standard della politica monetaria e la BCE non ha fatto
altro che portare a sé questo potere.
La nascita della politica monetaria in capo alla BCE ha fatto venir meno solo un altro strumento
che il prof. DI TARANTO tende sempre a sottolineare che è quello dei TASSI DI CAMBIO. La
creazione della moneta unica non permette all’interno dell’unione l’utilizzo di questo strumento, è
chiaro.
Le crisi che si sono verificate nel corso del tempo hanno portato la BCE ad avallare anche altri
“strumenti non convenzionali”. La BCE a seguito della pandemia ne ha introdotto anche un altro e
vedremo qual è. Gli strumenti non convenzionali sono l’LTRO che non è altro che una forma di
finanziamento dalla BCE alle banche europee ad un tasso praticamente nullo che è del 1% e l’unico
collaterale che la BCE ha richiesto ai paesi sono attor (?). quindi ogni volta che parliamo dell’LTRO
parliamo di quel intervento non convenzionale che consiste in un finanziamento della BCE alle
banche europee ad un tasso bassissimo del 1% alle banche europee. Più avanti nasce l’SMP
(security market program) e consiste nell’acquisto di titoli di stato nel mercato primario e di altri
titoli obbligazionari sul mercato primario e secondario sempre da parte della BCE. L’obiettivo
primario è sempre quello immettere liquidità all’interno del sistema. Un’ evoluzione dell’SMP è
l’OMT (outright monetary transaction) che consiste nell’acquisto di titoli di stato però soltanto di
quei paesi che sono in difficoltà macroeconomica. La grande differenza tra l’OMT e il QE è che
mentre il QE rappresenta un acquisto massiccio di titoli di stato nei confronti di tutti i paesi
membri a prescindere dallo stato di solidità in cui versa il paese stesso, l’OMT consiste invece
nell’acquisto di titoli di stato a breve termine da 1 a 3 anni soltanto di quei paesi che si trovano in
forte difficoltà economica (es. la Grecia) e che quindi hanno anche usufruito del fondo salva stati.
apro una parentesi. Non pochi studiosi ritengono che questi strumenti “non convenzionali”
vadano verso il convenzionale. Ciò che caratterizza uno strumento convenzionale da uno non
convenzionale è la periodicità in cui viene attuato e soprattutto la tempistica in cui viene attuato.
Siccome il QE è stato utilizzato per moltissimo tempo, ecco che molti ritengono che non sia più
classificabile come uno strumento non convenzionale ma vada assolutamente annoverato come
strumento convenzionale.
Cosa ha fatto la BCE in risposta alla CRISI DELLA PANDEMIA? Anche in questo caso voleva
supportare l’economia in difficoltà immettendo liquidità nel sistema. Sono 3 le motivazioni che
hanno portato alla creazione di questo piano (faccio riferimento alle 3 motivazioni che ha messo in
evidenza il presidente della bce Cristine Lagarde). Il fatto di applicare questo nuovo programma di
acquisto di titoli è dovuto: 1. Alla tipologia di crisi. Questa è una crisi senza precedenti che essendo
una crisi di carattere sanitario non ha alcun tipo di fondamento economico e quindi ha trovato
tutti spiazzati su come reagire a questo tipo di crisi. Quindi ha voluto fare in modo che la curva dei
tassi d’interesse non sia distorta (ci si è accorti che la curva dei tassi d’interesse è spostata molto
verso l’alto quindi anche i titoli rischio free (?) hanno un tasso d’interesse più alto rispetto agli altri
e di conseguenza tutti i titoli rischiosi hanno aumentato i loro tassi d’interesse. Aumenta il rischio).
era necessario quindi uniformare e consentire un intervento a tutti i paesi dell’unione. Qual è
questo programma? Questo programma prende il nome di PEPP (PANDEMIC EMERGENCY
PURCHASE PROGRAM). Anche in questo caso si tratta di un programma straordinario e
temporaneo, ecco perché è uno strumento non convenzionale, che consentirà alla BCE di
acquistare titoli di stato e buoni internazionali e sovranazionali per circa 750 miliardi di € entro la
fine del 2020. Il piano prevede proprio questo: l’acquisto massiccio di titoli di stato e tutti i titoli
obbligazionari internazionali e sovranazionali per circa 750 miliardi senza alcun tipo di vincolo.
Molto spesso quando si fanno questi acquisti massicci si pongono dei limiti con riferimento alle
percentuali di titoli di stato nazionali e sovranazionali che si possono acquistare. Nel caso del PEPP
vista la situazione emergenziale così forte esso non prevede alcun tipo di limite se non immissione
di moneta fino a 750mld di €. Con riferimento alla durata questi titoli possono avere una durata
dai 70gg ai 30 anni.
Se la BCE ha fatto questo, invece cosa sta facendo e cosa dovrebbe fare l’UNIONE EUROPEA?
DIFFERENZA FRA MES e EUROBOND. Il MES (meccanismo europeo di stabilità) è un sistema nato
nel 2012 e non è altro che un’evoluzione del FFF(?) e del MSF. MES non è altro che un fondo
alimentato dai vari stati in maniera proporzionale alle dimensioni dello stato stesse ed è per
questo che ci sono dei paesi che si contrappongono a questo tipo di sistema. Ma soprattutto la
contrapposizione a questo sistema deriva dal fatto che l’applicazione del MES porta con sé una
serie di limitazioni e di vincoli stringenti nei confronti del paese che ne fa uso. In contrapposizione
al MES ci sono gli EUROBOND. Essi sono titoli obbligazionari dell’unione europea, quindi è un titolo
di stato comune, emesso da tutti i paesi dell’unione e di conseguenza garantito da tutti i paesi
dell’unione. Perché paesi come la Germania dicono no agli eurobond mentre altri paesi si? E’ un
discorso di rischio-paese. Ovviamente il rendimento dei titoli di stato è subordinato al rischio. i
titoli di stato tedeschi sono meno rischiosi e quindi riconoscono un tasso d’interesse più basso. I
titoli di stato italiano sono più rischiosi e riconoscono un tasso di interesse più alto. Ovviamente gli
eurobond essendo titoli obbligazionari emessi dall’unione il tasso d’interesse verrà definito sulla
base della media di questi tassi e quindi sarà meno vantaggioso per la Germania e più vantaggioso
per l’Italia. L’Italia come altri paesi più rischiosi vedrebbero un tasso d’interesse più favorevole
rispetto agli altri paesi come la Germania.
Quindi le difficoltà nel MES derivano dal fatto che esso ha dei vincoli che spaventano i paesi,
mentre gli EUROBOND diventano difficili da applicare con tutte le sue sfaccettature perché ci sono
paesi che dovrebbero accollarsi tassi d’interesse più alti rispetto a quelli dei loro titoli di stato.
Quindi se questa era l’occasione ottimale per dimostrare che l’Unione Europea c’è forse invece
abbiamo dimostrato che l’Unione Europea non c’è. Se non arriveremo mai agli STATI UNITI
D’EUROPA almeno si pensava a una solidarietà tra paesi che la PANDEMIA più di qualsiasi altra
situazione poteva dimostrare perché ha coinvolto in maniera indistinta tutti i paesi senza la colpa
di nessuno e anche questa non c’è. LA PARTITA PERO’ SI STA ANCORA GIOCANDO. SI VEDRA’
TUTTO NELLE CLAUSOLE CHE VERRANNO INSERITE. Potrebbe accadere che venga stipulato un MES
con condizioni meno stringenti rispetto a quelle previste oppure applicare gli EUROBOND che
come sottostante potrebbero avere qualcosa di ancora più vincolante rispetto al MES stesso. Poi
ovviamente tutto dipende dal contratto che viene sottoscritto e al patto di sangue che viene fatto
tra i paesi membri dell’unione europea per questo intervento.

L’obiettivo è quello di associare l’unione fiscale alla capital market union che andrebbe a
completare l’UNIONE BANCARIA. Quindi vedete che l’obiettivo è quello di portare tutto a livello
sovranazionale in un sistema così complesso.

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