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Le fonti del diritto europeo

Partiamo dal ​concetto di fonte​: a​tto o fatto giuridico che produce delle disposizioni
normative (regolatorie), che possono essere diversamente emanate, modificate o eliminate
secondo una determinata logica​.
Nel quadro europeo confluiscono diverse fonti: le ​fonte più alta​, (che non è la Costituzione,
come nel caso del nostro ordinamento), sono i ​trattati​. L’UE è stata voluta dagli stati,
attraverso degli accordi che hanno preso la forma giuridica di trattati. Che costituiscono il
diritto primario dell’Unione​, di più alto livello, su cui si concentra la forza maggiore.
Al di ​sotto di questo diritto, ci sono delle ​fonti derivate (diritto subordinato e subalterno),
che traggono la loro legittimazione dalla fonte primaria. Partendo dalla fonte primaria che
son i trattati, che normalmente ​disciplinano i rapporti che intercorrono ​tra gli stati ​membri,
hanno una caratteristica ulteriore: ​generano un ordinamento nuovo​. Fanno nascere un
soggetto giuridico, consolidato anche sul piano internazionale. Questi trattati sono il diritto
“supremo ”dell’UE: ogni atto deve poi misurarsi con questa fonte superiore. E’, dunque, il
perimetro d’azione dell’UE e stabilisce il contesto giuridico. Sono anche la misura del potere
di ciascuna istituzione europea e la misura delle responsabilità che assumono nei confronti
degli stati membri e viceversa. Regolano, dunque, il ​rapporto orizzontale tra i vertici e il
rapporto verticale​ tra l’unione e gli stati membri, nei sensi reciproci.

I trattati istitutivi

- Trattato di Parigi ​(1951) che istituisce la Comunità europea del carbone e


dell’acciaio
- Trattati di Roma ​che istituiscono la Comunità economica europea ed Euratom
(1957)
- Trattato di ​Maastricht sull’Unione europea (1992) momento di nascita dell'Unione
che noi conosciamo oggi, dove vennero fondati i tre pilastri dell’Unione, che poi sono
stati fusi, e ha stabilito dei limiti economici utili per dettare le regole comuni per la
convergenza delle finanze dei paesi, e per l’integrazione all’Unione.

Trattati modificativi
Se Maastricht ha dettato l’architettura dell’Unione, altri 4 trattati hanno corretto e portato
avanti, per vari aspetti, il disegno originario. Li ricordiamo nel loro contenuto originale,
perché ognuno di essi hanno consegnato, a distanza di qualche anno gli un dall’altro, una
tappa fondamentale per la costituzione dell’Unione ( → in poche parole: derivano dal Trattato
di Maastricht).

- Atto unico europeo del 1986. Ha avuto origine per due necessità fondamentali, quali
completare la costruzione del mercato interno​, e al contempo, ​avviare un primo
embrione di ​unione politica​;
- nel 1997 ha fatto seguito il ​Trattato di Amsterdam​, un atto preparato della grande
operazione di allargamento che ha avuto inizio negli anni 200. Assestare le strutture
dell’Unione, in funzione di questo ampliamento territoriale, anche verso paesi con
regimi e storie differenti, rispetto alle strutture diverse dal nucleo fondatore;
- il Trattato di Nizza ​del 2001 ha concentrato la sua attenzione sulle regole interne
all’Unione​, come ad esempio dimensioni, composizione della commissione, la
questione (delicata e tanto dibattuta) della ponderazione dei voti in Consiglio, le
maggioranze per le varie deliberazioni. Ha avuto anche valenza di i​stituire i
meccanismi di cooperazione rafforzata ( → permettere ai paesi che potevano, e
volevano sostenere una cooperazione più intensa, senza essere vincolati dalla logica di
unanimità all’interno dell’Unione (ostacolo di altri paesi));
- il ​Trattato di Lisbona, del 2007​, quindi ultimo in data dei trattati modificativi, con il
quale quale sono state apportate delle modifiche significative ​abolendo
definitivamente ​“i tre pilastri” e fondendo le competenze dell’Unione, stabilendo
1

delle ​nuove regole alla logica di sussidiarietà tra gli stati e l'unione, rafforzando i
diritti e i principi democratici dell’Unione, e ​inglobando anche la ​carta di Nizza
dandole, così, il ​valore di trattato istitutivo​.

I ​testi consolidati ​(confluire i testi per agevolare la lettura e cognizione di queste fonti): ​TUE
E TFUE ​sono il frtutto di unìoperazien id socosdiidamnte: integrare in un atto legislativo
quelle che sonos state le sue modifiche e rettifiche successive e.g. i testi unici, texto
refundido, nel nostro ordinamento interno. E’ un atto ricognitivo, descrittivo, non ufficiale
(non ha modificato i singoli trattati).

Trattati di adesione​: sono i ​trattati internazionali con i quali, ogni singolo ​paese membro
nuovo​ ha stabilito le sue​ condizioni​ per l'ingresso nell'Unione Europea.
Possono essere di adesione alle Comunità, o all’Unione, a seconda che siano intervenuti
prima o dopo al trattato di Maastricht​. Soprattutto, bisogna tenerli presente, perché all’interno
di certi trattati sono presenti o delle ​clausole relative all'​estensione degli impegni che si
assumono, oltre che per l’adesione, o meno adesione ​a determinate politiche dell’Unione
Europea.
I paesi non sono tutti uguali. Alcuni hanno dei territori che sono stati ereditati da esperienze
coloniali, alcuni hanno popolazioni che hanno una storia giuridica molto particolare, ci sono
delle zone franche, e particolarità del diritto interno che hanno inteso, questi stati,
salvaguardare.

❖ Danimarca, Irlanda e Regno Unito (Regno Unito esce dall’UE e

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I​ tre pilastri ​che compongono il figurato tempio dell'Unione sono:
- Primo pilastro: la dimensione comunitaria, cioè l'insieme delle 3 comunità: CE, CECA, EURATOM;
- Secondo pilastro: la politica estera e di sicurezza comune (PESC);
- Terzo pilastro: la cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni (CGAI), divenuta, in
seguito alle modifiche introdotte dal Trattato di Amsterdam, cooperazione di polizia e giudiziaria in
materia penale.
diventa paese terzo a partire dal 1° febbraio 2020)

❖ Grecia (1979)

❖ Spagna, Portogallo (1985)

❖ Austria, Finlandia, Svezia (1994)

❖ Repubblica ceca, Cipro, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta,

Polonia, Slovacchia, Slovenia (2003)

❖ Romania, Bulgaria (2005)

❖ Croazia (2012)

Infine, ci sono dei trattati che son stati definiti ​complementari : non sono istitutivi, né sono
associativi, ma portano degli elementi ulteriori all'edificazione dell’Unione europea. Uno, ad
esempio, ha razionalizzato e semplificato ​la struttura interna dell’Unione, mediante la
fusione degli esecutivi ​(“Trattato sulla fusione” del 1965), per ​evitare la ​duplicazioni nelle
commissioni esecutive e nelle assemblee legislative delle singole comunità​.
Poi, per la necessità di ​implementazioni del quadro finanziario​, vi è stato il fondamentale
il ​trattato comunitario del 1970​.
Infine, ci furono due trattati che hanno sbloccato delle situazioni importanti, e hanno fatto
fare un salto di qualità alla comunità con delle acquisizioni decisive per il futuro dell'Unione:
il primo, il ​Trattato di Bruxelles​, che oltre a talune disposizioni finanziarie dei trattati
comunitari, ha istituito la ​Corte dei conti nel 1975​, ritenuta, invece, inizialmente non
fondamentale; il secondo ​l'”Atto”del 1976​, relativo all’elezione dei rappresentanti del
Parlamento europeo, a suffragio universale → legittimazione democratica della Comunità,
che poi diventa Unione. Nel 1979, con la prima elezione, si ha un'​assemblea parlamentare
non più di secondo grado, ma e​spressione diretta dei popoli dell’Unione​. Anche questo atto
ha valenza di trattato, e ha gettato le basi di un ordinamento parlamentare nuovo.

La Corte di giustizia
Come tutte le fonti del diritto, anche i trattati possono dare adito a interpretazioni diverse, per
questo, vi è la Corte di Giustizia dell'Unione​, che opera per l'interpretazione, per evitare,
(anche complici, la diversità delle lingue e le tradizioni giuridiche dei diversi paesi), che
sorgano interpretazioni diverse​, in ordine al contenuto delle disposizioni dei trattati. E’
quindi, l’organo di​ garanzia​ dell’​unitarietà del diritto europeo​.

Passando all’esame delle fonti principali del ​diritto derivato​, ovvero prodotto
autonomamente dagli organi del diritto dell’unione europea, sulla base di quanto disposto dai
trattati, vediamo che si tratta di ​atti che possono essere adottati dalla e istituzioni in
maniera autonoma​, senza essere autorizzati dagli stat. Devono, però, procedere in maniera
sempre​ conforme ​a quanto disposto dai t​rattati istitutivi ​dell’Unione.

Art 288 TFUE​: articolo in cui si esprime gli elementi utili per creare la mappa degli atti
dell’Unione.

ATTI GIURIDICI DELL'UNIONE

Articolo 288

(ex articolo 249 del TCE)

Per esercitare le competenze dell'Unione, le istituzioni adottano regolamenti,


direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri.
Il regolamento ha portata generale. Esso è obbligatorio in tutti i suoi elementi e
direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.
La direttiva vincola lo Stato membro cui è rivolta per quanto riguarda il risultato da
raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai
mezzi.
La decisione è obbligatoria in tutti i suoi elementi. Se designa i destinatari è
obbligatoria soltanto nei confronti di questi.
Le raccomandazioni e i pareri non sono vincolanti.

Questa adozione è ​autonoma anche nel senso di essere libera​. Solo in casi molto particolari,
le istituzioni europee sono obbligati a scegliere un determinato atto, rispetto ad un altro. In
genere, possono scegliere quale atto sia più ​idoneo per attuare e raggiungere la politica
fissata. dal trattato (si trovano atti già direttamenti cogenti verso gli stati membri (o
addirittura verso i cittadini) in altri, che hanno effetti più mediati, oppure che hanno effetti
solo limitati a determinati paesi o a determinate circostanze).

Gli ​atti unilaterali​, (promananti dall’Unione europea), sono degli atti tipici; e vi sono poi
degli atti aperti verso l'esterno”, verso la scena internazionale: si tratta di soggetti che godono,
al pari dell’Unione, di una personalità giuridica a livello internazionale (​accordi
internazionali​); e poi, vi sono degli atti che hanno solo validità ed efficacia limitata agli
organi stessi (Commissione - Parlamento, Parlamento-Consiglio etc.), dette ​interistituzionali

Accanto al principio della libertà di scelta della tipologia di atto, più consona per il
raggiungimento della politica europea, ci sono altri due elementi da sottolineare:

- l'​obbligo di motivazione​: lo indichiamo come connotato generale per tutti gli atti
dell’Unione. Gli ​atti emanati devono ​esplicitare le motivazioni per cui sono stati
adottati, in primo luogo per la cd. ​base giuridica​: il riferimento alla norma specifica
del trattato che ​abilita a emanare una determinata tipologia di provvedimenti. Il
dispositivo​, ovvero, la parte che concretamente reca la volontà espressa dall'organo
dell’Unione, deve essere ​preceduto dalla motivazione ​(nella ​“premessa”​). Infatti, in
genere, dagli atti sono preceduti, quasi sempre, dall’espressione, di derivazione
francese, “considerando” (​considerand)​ .
Viene preso in esame un articolo, o norma, o decisione precedente, un trattato
internazionale, una motivazione di opportunità e di merito, che giustificano
l’emanazione dell’atto. Questa esplicitazione può essere molto lunga (articolata ed
approfondita), elemento differenziale dalle leggi emanate nel nostro regolamento, così
come nei regolamenti, che non recano una motivazione. Una legge emanata dal
Parlamento italiano, obbliga l’interpreta a risalire alla volontà complessiva, sovente,
partendo da lavori parlamentari, o da parti del documento che sono esterne, rispetto
alla stesura della legge stessa.

- regime di pubblicità​: pubblicazione legale degli atti. Devono essere ​conoscibili


dalla totalità dei cittadini europei​. Sono pubblicati nella ​Gazzetta Ufficiale
dell’Unione Europea​. Sono pubblicità notiziali, che riguardano, anche però, singole
persone giuridiche o singoli paesi membri.

Sono due fattori assolutamenti ​caratterizzanti e generali per quanto riguarda gli atti emanati
dall’Unione.

Art. 288 TFUE


“​Per esercitare le competenze dell'Unione, le istituzioni adottano regolamenti,
direttive, decisioni, raccomandazioni e pareri [...]”​

Regolamento​: atto più importante, efficiente dal punto di vista della trasformazione giuridica
e dell'impatto che ha sulla vita dei cittadini europei. ​Non ​è da ​confondere con i regolamenti,
come fonte del ​diritto interno nazionale (al di sotto delle leggi, considerati atti
amministrativi a carattere generale e astratto).
Quelli europei, sono nei fatti, delle vere e proprie ​leggi​.
→ Perché, allora, no vengono chiamati leggi, allora?​ Per l’”ipocrisia” degli stati nazionali
nel non voler riconoscere, pubblicamente, la coesistenza accanto alle leggi di cui i loro stessi
Parlamenti sono soggetto promanante, di pari, se non superiore livello giuridico.
E’ sempre stata rifiutata questa visione, anche quando si è tentato il progetto di
trasformazione, mediante i trattato Costituzione per l’Unione, e si è tentato, invano, di
qualificare come leggi, questi che sono degli atti che vengono applicati alla generalità delle
situazioni, che si rivolgono ad una categoria generale e astratta di persone, e non a singole
persone giuridiche o fisiche, non a singoli stati.
Particolarità: ​son ​vincolanti in tutti i loro elementi (portata della norma è dettagliata e
completa. L’obbligo che istituisce e il diritto che costituisce, sono già definiti totalmente
all’interno di questo atto) ​e direttamente applicabili ​(​non c’è b​isogno di una mediazione
attraverso una ​legge nazionale​, per dare loro una applicabilità all’interno dei singoli
paesi).(art. 288 TFUE). Gli organi dell’UE, in genere nel procedimento ordinario, nel
produrre i regolamenti si esprimono in maniera da poter toccare direttamente le situazioni
giuridiche interne ai singoli stati, senza che questi abbiano da adottare atti, per interiorizzare
queste disposizioni giuridiche all’interno del loro regime.
Immediatamente vincolante ed ​efficacia immediata ​nei confronti delle realtà interne, e di
tutti i soggetti coinvolti (istituzioni dell’Unione, stati membri, persone fisiche e giuridiche)
senza necessità di trasposizione​.
Questa possibilità di esercitare la loro influenza in maniera diretta nei confronti dei cittadini,
significa che sorgono, in capo ad essi, dei diritti e doveri in maniera immediata, di cui non
sono tutori solo gli organi dell’Unione, ma anche gli organi dello stato nazionele (giudici
interni etc).
Mentre nella maggior parte dei casi, vedono iniziativa della Commissione e come ​soggetti
decidenti il Consiglio e il Parlamento​, in altre situazioni vengono adottati in maniera
subordinata dalla Commissione stessa, in via diretta → art 290 TFUE i regolamenti delegati​,
per cui la Commissione può operare, in maniera da precisare, integrare, determinati aspetti
più dettagliati, più tecnici di un contenuto generale esplicitato in un regolamento o direttiva.
Sono vicini ai nostri regolamenti adottati dalle entità di governo nazionale/regionale. I
regolamenti di esecuzioni ( art. 291 TFUE) che possono, essere ​se autorizzati, ​adottati dalla
Commissione, per far sì che la ​esecuzione delle norme abbia luogo in ​maniera uniforme su
tutto il territorio dell’Unione. Le c​ompetenze di esecuzione della Commissione sono
esercitate in conformità al regolamento (UE) n. 182/2011 del Parlamento europeo e del
Consiglio ( → delega da Consiglio e Parlamento, alla Commissione che funge da braccio
esecutore delle politiche).

Direttiva​: orienta e predispone ad una attuazione che ​non ha carattere diretto come il
regolamento, bensì mediato​. ​Pone degli obblighi​, per i paesi a cui è rivolta (anche uno solo,
ma di solito rivolta alla totalità degli stati membri) e fissano sin da subito uno ​scopo da
raggiungere​, e.g. l'innalzamento di un livello qualitativo dell’aria, dell'acqua, della sicurezza
sui luoghi di lavoro. Invece di essere perseguito come una norma direttamente vincolante, è
fissato come obbligo affinché i singolo stai possano individuare forme e modi per
raggiungere il risultati nel termine fissato dall’Unione. Gli ordinamenti degli stati son diversi:
possono essere necessari atti di un’altra forma, disposizioni di carattere
tecnico-amministrativo, misure concrete che possono prescindere e da attività normativa
(divieti, soppressione di determinate azioni di fatto). In questo caso, la disposizione direttiva
è recepita nel diritto nazionale attraverso un atto di mediazione che compie lo stato stesso.
Segue un iter di ​carattere legislativo, ordinario “speciale”, ma, alla fine è lo stesso del
regolamento, solo che la direttiva è un ​messaggio preciso vincolante solo per gli stati
membri​, che devono, a loro volta attivarsi. Devono trasporre, in modo libero, il contenuto
della direttiva e raggiungere lo scopo: colmare la lacuna tra la disposizione generale e la
situazione di fatto che si vuole raggiungere. Libera la scelta nel recepire la direttiva, ma
obbligatoria la comunicazione all’Unione di ciò che viene fatto per raggiungere tale
scopo ​(alla Commissione europea, che è il custode dell’attuazione del diritto. La
comunicazione deve avvenire nel ​termine prescritto dai soggetti che hanno emanato la
direttiva (in genere di 2 anni, che si presume essere il tempo adatto, altre volte invece il
tempo può essere molto più lungo e.g. relativi ai settori produttivi e alla qualità
dell’ambiente)).

Una delle funzioni principali è di ​armonizzazione​, ovvero rendere più affini tra loro delle
diverse legislazioni. L’Unione può vantare, nei suoi anni di attività, la capacità unica, al
mondo, di essere stata capace nell’unire diverse legislazioni, norme e organismi,
specialmente per il mercato unico.
La direttiva stabilisce degli ​standard normativi minimi comuni per cui i singoli paesi
possono raggiungere, di più e di meglio. E.g.: d​irettiva quadro sulle acque del 2000​, si era
fissato che entro il 2015 le acque interne gli stati dovevano raggiungere una ​qualità buona​.
→ Fatto per sincronizzare l’obiettivo di migliorare il livello di qualità di potabilità delle
acque. Dava un ​livello minimo​, ma i paesi potevano scegliere di raggiungere una ​qualità
ottima​, invece che buona).
Nel caso dell’​armonizzazione massima​, i paesi non possono introdurre norme più rigide,
rispetto a quelle stabilite nella direttiva (​non possono andare oltre un determinato livello
nella loro legislazione, e.g. norme più restrittive di UE).
Si cerca di sincronizzare i paesi, tuttavia, il ​recepimento tardivo di direttive da parte dei
paesi dell’UE è un problema persistente, e impedisce a cittadini e aziende di sfruttare i
vantaggi offerti dalle normative dell’UE. Può essere per una certa debolezza degli organi
parlamentari, o per una certa malizia → i due tutori dei diritti dei cittadini sono:

- il garante dell'applicazione del diritto dell’Unione, ovvero la ​Commissione​.


E’ a lei che gli stati devono dire come proseguono gli obiettivi: se non lo fanno, ha
detto poteri sanzionatori nei confronti degli stati. Può adire alla corte di Giustizia.

- Corte di giustizia​, che può portare, se lo ​stato è ​recalcitrante​, a nuova condanna e


conseguenti ​ammende pecuniarie​ anche molto pesanti.

Quale effetto può avere una direttiva recepita parzialmente o non recepita?​

Una direttiva non (o mal) recepita può comunque produrre effetti diretti se:

- il recepimento nel diritto nazionale non è avvenuto correttamente;

- i termini della direttiva sono incondizionati e sufficientemente chiari e precisi (​direttive self
executing​) di auto esecuzione, immediata applicabilità, e in questi casi, la barriera costituita
dall’atto di recepimento, viene, magari solo parzialmente, travolta dal contenuto della
direttiva stessa, e se così è, e ci sono direttamente in capo alle persone giuridiche e/o fisiche
delle posizioni giuridiche costituite, si può valere, in casi rari, dell’efficacia della direttiva.
Nel caso di mancato o parziale recepimento, il singolo può andare ad un ​tribunale nazionale​,
o alla ​Corte di Giustizia e far valere quale inadempimento dello stato, per ottenere un
risarcimento economico (caso Francovich, o caso Bonifaci → tutela di singoli cittadini da
parte della Corte di giustizia) → ​in breve: se lo Stato non recepisce la direttiva, e tu senti che
ne perdi, allora vai a rompere al tribunale o alla Corte di giustizia e ti fai valere i diritti.

- i termini della direttiva conferiscono direttamente diritti ai singoli.

Decisioni​: atti ​direttamente vincolanti​, che possono avere un ambito di destinazione o di


carattere generale o a destinatari specifici.
All’origine di esse vi sono o il ​Consiglio europeo il Consiglio, o la Commissione (no
Parlamento, che interviene solo come colegislatore assieme al Consiglio per determinati
ambiti, di carattere legislativo).
Il caso di decisioni che possono guardare ​singoli destinatari sono, solitamente, di carattere
sanzionatorio (persone fisiche, soggetti economici e imprenditoriali che perturbano le regole
di funzionamento di mercato unico, singoli paesi, o pluralità di paesi responsabili di
determinate contravvenzioni del diritto europeo).
Analizziamo il caso della ​sanzione nei confronti della società Microsoft​, multata (centinaia
di milioni di euro) dalla ​Commissione europea (all'epoca Mario Monti commissario al
mercato unico) per sfruttamento abusivo di posizione dominante sul mercato. ( → artt 81-82
TUE sul mercato unico).
Sono notificate al soggetto a cui si rivolge, ma vengono anche pubblicati sulla Gazzetta
ufficiale.
Nell’ambito della ​Politica Europa di Sicurezza Comune (PESC), le decisioni sono l​’atto
giuridico di base (art. 25 TUE). Attraverso esse, gli organi dell’UE (Parlamento escluso)
definiscono i loro orientamenti generali, ed azioni da intraprendere, le posizioni da assumere
e le modalità di esecuzioni delle azioni e posizioni. → effetto diretto, anche le decisioni

Pareri​: atto non vincolante. Rendono note - in forma in genere non vincolante - le ​opinioni
di un’istituzione su una p​roposte di legge o su altre questioni di carattere generale​, e sono
emessi da:

- organi consultivi (Comitato economico e sociale europeo e il Comitato delle regioni),


che comunicano all’Unione, essenzialmente, attraverso i pareri

- comitati ​consultivi​ scientifici

- parlamenti nazionali degli Stati membri, nel rispetto del ​principio di sussidiarietà​,
per esprimere il proprio parere relativo al ​rispetto o meno dei loro ambiti di
competenza​ dagli organi dell’Unione

- Commissione europea (spesso prima di esprimersi e per non rendere necessario di


esprimersi mediante sanzioni, esterna punti di vista su questioni quali l’intensa attività
consultiva su politica della concorrenza o determinate violazioni del diritto
dell’Unione). In molti casi, la Commissione è un ente che riceve pareri, espressione di
opinioni di carattere scientifico dai comitati scientifici. e.g. comitato della
commissione per le problematiche della sicurezza sanitaria. La commissione ascolta i
pareri.

- Parlamento europeo​, non è solo organo decidente:negli ambiti in cui non può
legiferare, e.g. ​ambito economico o sicurezza comune​, può comunque esprimere dei
pareri che dovrebbero rappresentare l’opinione generale dei cittadini europei.

- Consiglio

Raccomandazione​: consente alle istituzioni europee, di r​endere note le loro posizioni e di


suggerire linee di azione, ​senza imporre obblighi giuridici a carico dei destinatari. ​Non è
vincolante​.

Oltre agli ​atti tipici dell’art ​288 TFUE​, si enumerano, ora gli atti atipici unilaterali (emessi,
comunque, solo dall’Unione) ma di variabile natura e effetto, come:

- le risoluzioni​, sono oggetto di deliberazione da parte del ​Parlamento o della


Commissione​. Fissano dei punti di vista e enunciano degli indirizzi in maniera netta;
- nel caso del Consiglio europeo, le risoluzioni prendono il nome di ​conclusioni
- le ​comunicazion​i,
- ​libri verdi e bianchi​, articolati documenti, spesso con fondamenti di analisi
scientifica, economica, sociale e danno il valore di prefigurare delle svolte importanti
delle politiche adottate dall’Unione europea.

Fonti di diritto complementare (non sono specificatamente menzionate nei trattati): oltre
alla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, vi sono atti di diritto
internazionale, ​a cui la CGE si ispira. Poi vi son i ​principi generali del diritto​, diritto
vivente (pur non essendo scritte), che sono collocate nelle fonti complementari, categoria, per
così’ dire, ​residuale​.

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