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UNIONE EUROPEA II

Analizzeremo in materia civile quale diritto e quale giudice applicare e studieremo i regolamenti UE, questa
materia è disciplinata sempre dall’Ue che continua a fare regolamenti e ad aggiornarli, c’è una commissione
che chiede ai soggetti interessati se sono soddisfatti e quando gli stati segnalano un problema, la
commissione lo segnala agli esperti e lo modificano. Il tema ovviamente è sempre più rilevante, in materia
contrattuale quasi sempre c’è un elemento di transnazionalità della lite, bisogna porsi la domanda: “chi
giudica la lite e con quale diritto?”

La nostra analisi partirà dal processuale civile perché proprio l’unione ha ragionato in questo modo,
bisognava prendersi del filone Bruxelles e poi il filone dei regolamenti Roma, i primi inerenti al processuale
e i secondi inerenti al diritto sostanziale, ad un certo punto è venuto in mente che forse questo non era il
modello migliore, allora l’unione sta facendo i cosiddetti REGOLAMENTI COMPLETI, ovvero riunisce i filoni
Bruxelles e Roma in un unico strumento, abbiamo una evoluzione del ragionamento dell’Ue.

Come mai l’UE se ne occupa? Come mai l’Ue che non aveva competenza nei trattati originali ha invece
spinto molto sulla acquisizione delle competente? Perché da un lato ha capito che qualunque normativa di
diritto materiale non funziona se poi sulla applicazione di queste normativa non c’è un controllo molto
rigido e una sorta di interpretazione uniforme. L’Unione si è accorta anche che, se io fossi una società
italiana che fa un servizio ad una società tedesca e sorge una controversia, è impensabile che la società
italiana si rivolga ad un giudice italiano e viceversa, quindi l’UE si è accorta che avrebbe dovuto per forza
coordinare anche il sistema giudiziario.

Qual è il meccanismo che risolve il problema detto in precedenza?

Non è ammissibile che si pronuncino due tribunali appartenenti allo stesso Stato, VIENE MENO LA
CERTEZZA DEL DIRITTO!

IL MECCANISMO DELLA LITISPENDENZA IMPEDISCE CHE DUE GIUDICI SI PRONUNCINO SULLA STESSA
QUESTIONE, PER EVITARE CHE CI SIANO DUE SENTENZE CONTRASTANTI!

L’Unione Europea ha capito che questo meccanismo avrebbe dovuto trasporlo anche nel diritto Ue! È
impensabile che il tribunale di Monaco e il tribunale di Parigi si pronuncino sulla stessa questione, è un po’
come descrivere il perimetro giudiziario europeo come il perimetro giudiziario nazionale. Il meccanismo
della LITISPENDENZA deve agganciarsi anche alla CIRCOLAZIONE DELLE SENTENZE, ma per fare questo devo
dire ai giudici qual è quello competente, perché nel CPC abbiamo le norme che regolano la competenza ma
naturalmente non è menzionato il diritto Ue, quindi l’Ue si accorge che deve inserire nel diritto Ue DELLE
NORME SULLA COMPETENZA! Questo è il primo problema di cui si occupa l’unione: EVITARE IL
PROLIFERARE DI SENTENZE DIFFORMI, STABILIRE IL LUOGO DOVE SI DISCUTERÀ DELLA QUESTIONE E
STABILIRE QUALE LEGGE APPLICARE IN MODO DA ASSICURARE LA CERTEZZA DEL DIRITTO.

L’Ue però inizialmente non aveva questa competenza, l’Ue si accorge che il libero mercato di MERCI,
CAPITALI, PERSONE, SERVIZI, NON FUNZIONA SE NON C’È QUESTO SISTEMA, allora sfrutta una norma dei
trattati Ué che stabiliva che l’Ue può incentivare gli stati membri a concludere dei trattati, la Commissione
quindi sollecita gli stati a presentarsi al tavolo per fargli concludere una convenzione che assicura la
circolazione delle sentenze: CONVENZIONE DI BRUXELLES I (1968)

Questo però è un trattato, vincola quindi solo gli Stati firmatari, allora in tutti i trattati di adesione, l’Ue dice
“se vuoi entrare nell’Ue devi accettare la convenzione” e non solo, man mano che entravano gli stati la CEE
ne approfittava per migliorare un po’la convenzione di Bruxelles, quindi la convenzione cambia di continuo.

Oggi c’è l’ART 81 TFUE, oggi L’Unione ha una competenza ad occuparsi proprio della cooperazione
giudiziaria civile e della legge regolatrice delle controversie, c’è una norma ad hoc.
ART 81: “1. L’Unione sviluppa una cooperazione giudiziaria nelle materie civili con implicazioni
transnazionali, fondata sul principio di riconoscimento reciproco delle decisioni giudiziarie ed extragiudiziali.
Tale cooperazione può includere l’adozione di misure intese a ravvicinare le disposizioni legislative e
regolamentari degli Stati membri.”

2. fini del paragrafo 1, il Parlamento europeo e il Consiglio, deliberando secondo la procedura legislativa
ordinaria, adottano, in particolare se necessario al buon funzionamento del mercato interno, misure volte a
garantire:

a)il riconoscimento reciproco tra gli Stati membri delle decisioni giudiziarie ed extragiudiziali e la loro
esecuzione;

b) la notificazione e la comunicazione transnazionali degli atti giudiziari ed extragiudiziali;

c) la compatibilità delle regole applicabili negli Stati membri ai conflitti di leggi e di giurisdizione;

d) la cooperazione nell’assunzione dei mezzi di prova;

e) un accesso effettivo alla giustizia;

f) l’eliminazione degli ostacoli al corretto svolgimento dei procedimenti civili, se necessario promuovendo la
compatibilità delle norme di procedura civile applicabili negli Stati membri;

g) lo sviluppo di metodi alternativi per la risoluzione delle controversie;

h) un sostegno alla formazione dei magistrati e degli operatori giudiziari.


3. In deroga al paragrafo 2, le misure relative al diritto di famiglia aventi implicazioni transnazionali sono
stabilite dal Consiglio, che delibera secondo una procedura legislativa speciale. Il Consiglio delibera
all’unanimità previa consultazione del Parlamento europeo.

Il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare una decisione che determina gli aspetti del diritto
di famiglia aventi implicazioni transnazionali e che potrebbero formare oggetto di atti adottati secondo la
procedura legislativa ordinaria. Il Consiglio delibera all’unanimità previa consultazione del Parlamento
europeo.

I parlamenti nazionali sono informati della proposta di cui al secondo comma. Se un parlamento nazionale
comunica la sua opposizione entro sei mesi dalla data di tale informazione, la decisione non è adottata. In
mancanza di opposizione, il Consiglio può adottare la decisione.”

Art. 81: è suddiviso in tre paragrafi, l’UE stabilisce che l’obiettivo che vuole perseguire è la LIBERA
CIRCOLAZIONE DELLE SENTENZE.

In materia di famiglia i sistemi sono così diversi che gli stati hanno una sorta di rigurgito alla procedura
legislativa ordinaria e dicono che si deve votare su proposta della commissione ma VOGLIONO
L’UNANIMITÀ DEL CONSIGLIO! Gli stati accettano la regola della procedura legislativa ordinaria ma esigono
l’unanimità. Questa è una clausola passerella perché permette di tornare alla procedura legislativa
ordinaria, il problema è che serve l’unanimità per attivarla.

Gli stati sono talmente preoccupati che rispolverano la possibilità di tornare ai parlamenti nazionali dove è
presente anche l’opposizione , quindi gli stati esigono che I PARLAMENTI NAZIONALI ABBIANO 6 MESI DI
TEMPO PER PRONUNCIARSI SUL PROVVEDIMENTO UE IN MATERIA DI FAMIGLIA, QUINDI BASTA UN SOLO
PARLAMENTO NAZIONALE PER BLOCCARE LA PROCEDURA, naturalmente è presente la regola del
silenzio/assenso
Regolamento 1215/2012: questo regolamento si occupa della giurisdizione ed esecuzione delle decisioni,
questo è il regolamento attualmente in vigore ma rappresenta l’evoluzione della vecchia convenzione di
Bruxelles del 1968, un sistema quindi già assodato dell’UE.

Il regolamento Bruxelles I, ha materia civile commerciale, quindi non richiede unanimità che invece serve
per il diritto di famiglia.

Quali sono le finalità di questo regolamento? C’è lo dice lo stesso regolamento, vuole garantire la certezza e
la reversibilità sul foro competente, le liti hanno sempre più spesso questo carattere transnazionale perché
questo porta certezza sul diritto applicabile, se io so con certezza quale giudice giudicherà, saprò
individuare subito il diritto che applicherà.

Secondo obiettivo: il regolamento vuole fissare criteri di competenza autonomi, il regolamento vuole
selezionare un giudice che abbia un collegamento con la fattispecie, VUOLE EVITARE I CD. CRITERI
ESORBITANTI.

Terzo obiettivo: ASSICURARE LA LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE DECISIONI GIUDIZIARIE principio ormai
pienamente realizzato ed ottenuto tra i paesi dell’Ue.

Nelle modifiche del regolamento Bruxelles I, hanno introdotto una novità che noi rintracciamo nella
Convenzione di Lugano, è quello di GARANTIRE L’ESECUTIVITÀ DELLE SENTENZE, ha abolito la necessità di
una verifica interna della esecutività di una sentenza. Quest’ultimo passaggio non è ancora trasmigrato nel
trattato per l’adesione all’Ue.

Ambito di applicazione: il regolamento è un REGOLAMENTO DOPPIO, perché riguarda la materia civile e


commerciale ma non si occupa solo di un problema, disciplina sia il giudice sia la circolazione delle
sentenze.
Dal punto di vista territoriale: tutti gli stati UE ne fanno parte con delle precisazioni, ABBIAMO DELLE
SPECIFICITÀ PER ALCUNI PAESI, innanzitutto riguardano L’IRLANDA (in passato anche il Regno Unito),
perché al momento della ratifica del Trattato di Lisbona, ha concordato con l’Ue un protocollo che a
proposito del titolo V del TFUE, attribuiva a Regno Unito ed Irlanda il CD. POTERE DI OPTING IN/OPTING
OUT. Questi due Stati potevano dire “c’e una normativa? Mi piace e la accetto (Opting in), non mi piace e la
rifiuto (OPTING out). In queste materie Uk e Irlanda hanno sempre optato per l’opting in perché
tendenzialmente usavano l’opting out solo per le materie relative alla immigrazione.

La Danimarca a proposito del titolo V TFUE, ha un protocollo ad hoc, anche la Danimarca non subisce
l’applicazione obbligata delle regole europee approvate dalle UE in questa materia, ma la Danimarca sulla
base del protocollo 22 TFUE, NON HA LO STESSO POTERE DI OPTING IN/OUT, LA DANIMARCA PUÒ DIRE
ACCETTO TUTTO O STO FUORI DA TUTTO, NON PUÒ FARE COME L’IRLANDA, HA UN’UNICA SCELTA DA
COMPIERE UNA VOLTA PER TUTTE; la Danimarca non ha aderito a tutto il titolo V, sempre per questioni
inerenti alle politiche di asilo ed immigrazione, ma ovviamente la Danimarca vuole partecipare allo spazio
giudiziario europeo. La Danimarca quando arriva all’Ue, è fuori perché non ha la possibilità di fare l’opting
in, purtroppo però non può fare selezione come l’Irlanda; allora la Danimarca afferma di essere VINCOLATA
AL TRATTATO DI BRUXELLES, QUINDI RIMANE VINCOLATA A BRUXELLES.

Abbiamo quindi tutti gli stati UE vincolati a Bruxelles e la Danimarca vincolata solo a quest’ultimo e non alle
modifiche. Il problema è che si fanno delle modifiche e quindi la Danimarca chiede all’UE di trasporre quel
modello nuovo di spazio giudiziario anche a lei che rimaneva vincolata ad una convenzione datata, trovano
la soluzione di fare un TRATTATO INTERNAZIONALE TRA UE E DANIMARCA. In questo modo il testo
modificato del regolamento può essere applicato alla Danimarca. Questa soluzione ora viene chiesto anche
dal Regno Unito dopo la brexit, al momento le trattative sono in corso e al momento il Regno Unito è
considerato fuori dallo spazio giudiziario UE.
Il regolamento nel suo articolo 1 dice che si applica nella materia civile e commerciale, è quindi necessario
definire cosa si intenda per materia civile e commerciale nel diritto UE, questa nozione è una di quelle
nozioni che va intesa in via autonoma, possiamo utilizzare delle nozioni interne ma SOLO NEI CASI IN CUI IL
REGOLAMENTO DICE CHE QUESTA DEFINIZIONE DEVE ESSERE INTESA NELLA ACCEZIONE DEL DIRITTO
INTERNO. (Ad esempio la nozione di domicilio del convenuto viene intesa sulla base del diritto interno)

Lo stesso art.1 ci dice che NON È MATERIA CIVILE:

1) IL DIRITTO FISCALE
2) DOGANALE
3) AMMINISTRATIVO

Nel nostro ordinamento sembra palese ma in alcuni ordinamenti non c’è una distinzione così netta, inoltre
il regolamento dice che non si applica:

1) ALLA RESPONSABILITÀ DELLO STATO


2) ALLA RESPONSABILITÀ DERIVANTE DALL’ESERCIZIO DI PUBBLICI POTERI.

Il problema si è posto in particolare per i risarcimenti derivanti dai crimini commessi dalle SS durante la
seconda guerra mondiale, controversia tra Italia e Germania. Ci sono stati altri problemi di cause che hanno
riguardato situazioni limite in cui la risoluzione era particolarmente complessa ma le complessità sono state
risolte dalla Corte di giustizia europea che può essere adita in via incidentale dai paesi UE.

L’Art 1 comma 2 dice che, alcune materie che farebbero parte della materia civile e commerciale sono
comunque ESCLUSE DALLA APPLICAZIONE DEL REGOLAMENTO, ci sono delle materie che SONO diritto civile
e commerciale ma SONO ESCLUSE perché hanno bisogno di una disciplina ad hoc, l’UE si occupa di queste
materie con una normativa specifica, perché sono aspetti diversi e delicati che non consentono di essere
ricondotti alla disciplina generale.

1) STATO E CAPACITÀ PERSONE FISICHE


2) REGIME PATRIMONIALE CONIUGI
3) REGIME FALLIMENTARE
4) SICUREZZA SOCIALE
5) OBBLIGAZIONI ALIMENTARI DERIVANTI DA RAPPORTI DI FAMIGLIA

Questo regolamento Bruxelles I, si occupa delle liti IN MATERIA CIVILE E COMMERCIALE CHE ABBIANO DEI
PROFILI DI TRANSNAZIONALITA’.

Nel regolamento non viene impiegato il criterio della cittadinanza delle parti, viene invece impiegato, per
definire un limite soggettivo e parziale, QUELLO DEL DOMICILIO DEL CONVENUTO IN GIUDIZIO, la prima
parte del regolamento, viene tendenzialmente applicata solo laddove il convenuto sia domiciliato
all’interno di uno stato membro dell’UE.

C’è stata un problema per quanto riguarda l’applicazione di una dottrina, LA DOTTRINA DEL FORUM
CONVINIENS: in alcuni casi sia nel UK sia negli USA, i criteri di competenza non vengono intesi in maniera
rigida, in maniera precettiva, ma l’autorità giudiziaria può sottoporre il criterio ad un vaglio di legittimità ed
efficienza. Per i sistemi di civil law questo sistema non è ammissibile, infatti quando il Regno Unito entra
nella convenzione di Bruxelles, gli esperti della commissione gli dicono che deve essere chiaro un punto: il
regolamento 1215, una volta accettato, PREVEDE DEI CRITERI DI COMPETENZA FISSI ED IMMUTABILI,
DIMENTICA DI POTER UTILIZZARE LA TUA TEORIA DEL FORUM CONVINIENS. I giudici ad un certo punto
chiedono se possono applicare la dottrina del forum CONVINIENS, i giudici chiedono se sia possibile
APPLICARLA SOLO SE NON C’È NESSUN CONTRASTO CON ALTRI GIUDICI UE. Una prima causa viene portata
dai giudici inglesi all’attenzione dei giudici della Ue ma il conflitto era stato risolto grazie ad una
transazione, ci riprovano qualche anno più tardi e la Corte di giustizia europea risponde con una sentenza
NEGANDO QUESTA POSSIBILITÀ AI GIUDICI DEL REGNO UNITO.
Chi è il giudice competente in Europa a dirimere le controversie civili e commerciali? IL GIUDICE DEL
LUOGO DEL DOMICILIO DEL CONVENUTO, quindi il criterio che viene applicato è un criterio:

- Soggettivo
- Mobile
- Criterio classico usato nella maggior parte degli ordinamenti

Domicilio delle persone fisiche, è uno di quei casi in cui il regolamento fa riferimento all’ordinamento
interno.

Se io sono un giudice italiano e siamo nella materia civile/commerciale io devo capire se sono il giudice
competente, allora devo capire se il convenuto è domiciliato in Italia, per capire cosa si intende per
domicilio devo fare riferimento alla definizione dell’ordinamento italiano, se il soggetto è domiciliato in
altro stato UE, se il convenuto è domiciliato in Germania, DEVO PRENDERE LA DEFINIZIONE DI DOMICILIO
NELL’ORDINAMENTO TEDESCO.

Per le persone giuridiche invece il regolamento DA UNA NOZIONE AUTONOMA, NON DEFERISCE AGLI
STATI IL COMPITO DI DEFINIRE IL DOMICILIO DELLE PERSONE GIURIDICHE.

ART 63: le persone giuridiche sono domiciliate nel luogo in cui si trova:

1) La sede statutaria
2) La sede amministrativa
3) Il centro di attività principale (sede legale)
Questo vuol dire che se io volessi agire contro una società potrei scegliere di adire il giudice del luogo dove
ha la sede statutaria, amministrativa o legale, potrei avere fino a 3 giudici che potrebbero essere
competenti, questo non mi dà problemi perché l’attore ha una pluralità di fori che può adire quindi questo
naturalmente dipende dalla strategia processuale che l’avvocato dell’attore vuole adottare (processo più
veloce, processo più lento per dare fastidio alla società, entità del risarcimento, mezzi di prova ammessi in
un ordinamento). Questo fenomeno è chiamato FORUM SHOPPING. Ovviamente il domicilio o la sede
vengono fotografate al momento dell’azione, fa fede il domicilio o la sede al momento dell’inizio
dell’azione, a questo principio l’Ue ha derogato solo una volta perché un soggetto domiciliato in Francia ha
citato un soggetto domiciliato in Germania ma questo prima dell’avvio del procedimento si è spostato in
Francia, per una questione di economia processuale, la regola della fotografia del domicilio è derogata se il
soggetto è domiciliato proprio nel luogo del giudice incompetente fino a quel momento.

FORI SPECIALI: i fori speciali sono FORI ALTERNATIVI A QUELLO DEL DOMICILIO, mantengono vivo il criterio
del domicilio ma AGGIUNGONO ALTRE POSSIBILITÀ.

Foro del contratto:

A) Giudici del luogo dell’esecuzione della obbligazione


B) Compravendita di beni: luogo di consegna dei beni
C) Prestazione di servizi: luogo dove deve essere eseguito il servizio

SE LE PARTI NEL CONTRATTO HANNO CONCORDATO IL LUOGO DI ESECUZIONE DEL CONTRATTO, QUESTA
PREVALE SEMPRE NELLA DETERMINAZIONE DEL FORO COMPETENTE!

22/09/2022
Abbiamo detto che va rispettata la volontà dei contraenti se questi determinano un luogo di esecuzione del
contratto, in mancanza di questo si applicano i criteri visti in precedenza.
In realtà la corte di giustizia, ha definito e distinto la materia contrattuale da quella extracontrattuale, ART
7 COMMA 2 DICE CHE IN MATERIA EXTRACONTRATTUALE È COMPETENTE L’AUTORITÀ GIUDIZIARIA DEL
LUOGO IN CUI È AVVENUTO L’ILLECITO.

1) La materia contrattuale viene definita come comprendente tutte le obbligazioni che sono sorte
attraverso una manifestazione di volontà in tal senso, sono obbligazioni liberamente assunte dalle
parti.

2) Obbligazione extracontrattuale: è qualunque obbligazione civile che non abbia le caratteristiche


per essere definita obbligazione contrattuale

Uno dei primi casi sottoposto alla corte di giustizia europea riguardava un caso di trasporto marittimo dove
un mittente concluse un contratto di trasporto con un vettore per un trasporto internazionale di merci, il
vettore marittimo, non avendo ricevuto un numero di commesse necessarie per giustificare la partenza
internazionale della nave, decide di chiedere ad un altro vettore marittimo di trasportare per suo conto le
merci tuttavia le merci arrivano distrutte, quindi allo scalo il mittente ritiene di aver subito un danno, il
mittente si chiede a chi deve rivolgersi? Quali azioni eserciterà e contro chi? Il suo legale deve rispondere a
queste domande; Il legale potrebbe agire per responsabilità contrattuale ex art 7.1 contro il vettore
principale oppure contro il subvettore, il mittente può citare il subvettore utilizzando IL FORO PER LE
OBBLIGAZIONI EXTRACONTRATTUALI ex art 7.2.

Questo articolo da vita ad una serie di problemi, problemi che nascono anche quando è stato indicato
espressamente nel contratto il luogo di esecuzione dell’obbligazione; cosa accade quando noi ci mettiamo
d’accordo che il bene deve essere consegnato a Marsiglia e invece il bene viene consegnato in un luogo
diverso e anche in uno Stato diverso, perché sono sopravvenuti degli eventi? La corte di giustizia ci dice che
se le parti, nel momento in cui hanno concluso il loro contratto e si sono messe d’accordo sul luogo di
consegna, avevano davvero intenzione di identificare il luogo di esecuzione dell’obbligazione contrattuale,
IL LUOGO DI CONSEGNA PATTUITA CONTINUA A RILEVARE AI FINI DELL’IDENTIFICAZIONE DEL GIUDICE
COMPETENTE, PERCHÉ È IL LUOGO NEL QUALE LE PARTI EFFETTIVAMENTE VOLEVANO CHE VENISSE
ESEGUITO IL CONTRATTO. BISOGNA RISPETTARE IL LUOGO DI CONSEGNA PATTUTITO ANCHE SE NON È
REALE.

Una risposta diversa è stata data dalla Corte in una ipotesi diversa: le parti indicano un luogo di esecuzione,
che SANNO ESSERE FIN DALL’ORIGINE UN LUOGO DI ESECUZIONE FITTIZIO! Le parti indicano un luogo
completamente inesistente (esempio concordano che il contratto venga eseguito in una fiume tedesco
quando questo si trova in realtà in Francia)

Perché fanno questo le parti? Per scegliersi il foro più conveniente.

Cosa ne fa la Corte di giustizia della clausola fittizia sul luogo di esecuzione del contratto? La corte dice che,
questa clausola VIENE TRATTATA COME UNA CLAUSOLA SULLA SCELTA DEL FORO E VIENE VAGLIATA PER
VERIFICARNE LA VALIDITÀ ALLE REGOLE SULLA SCELTA DEL FORO.

Questo perché la corte vuole tutelare al massimo grado l’autonomia privata, anche se quest’ultimi
inseriscono una clausola fittizia.

Per i contratti diversi dalla compravendita di beni rimaniamo ancorati alla lettera A dell’art. 7, bisogna
cercare il giudice della SPECIFICA OBBLIGAZIONE DEDOTTA IN GIUDIZIO, quindi in una tipologia diversa di
contratto, non devo cercare l’obbligazione prevalente, DEVO LOCALIZZARE L’OBBLIGAZIONE SU CUI SORGE
LITE io sono una società che produce acciaio in 5 paesi diversi, concludo un contratto per acquistare un
macchinario, la società che installa il macchinario va ad installare il macchinario in tutte e 5 le sedi, alla
quinta sede però lo installa male ed esplode una sede; IL FORO È DA INDIVIDUARE NEL LUOGO IN CUI È
AVVENUTA LA LITE (nell’esempio nello Stato di esplosione della sede).

La specifica obbligazione dedotta in giudizio non mi crea problemi di identificazione laddove sia una, ma
che fare se nell’esempio precedente, sono 4 le sedi che esplodono? IO HO 4 LUOGHI DIVERSI; oppure un
agente di commercio, vede il suo rapporto risolto, questo agente di commercio vede non pagate le
commissioni dell’ultimo anno in cui ha lavorato e viene licenziato senza preavviso, lui chiede al giudice una
sorta di doppia lamentela, chiede il pagamento delle commissioni dovute (da pagare nello stato dove ha
piazzato i prodotti) ma chiede anche il pagamento per il mancato preavviso (da eseguirsi presso la sede del
datore di lavoro).

La corte di giustizia risponde dicendo: SE in una causa troviamo un rapporto PRINCIPALE ED UNO
ACCESSORIO, allora CONSENTO LA RIUNIONE DIFRONTE AL GIUDICE PRINCIPALE, ma se in un contratto le
prestazioni SONO EQUIVALENTI, QUESTA RIUNIONE NON PUÒ ESSERCI!

ART. 7.2 FORO COMPETENTE IN MATERIA DI ILLECITO: il giudice competente è quello del luogo dove
L’EVENTO DANNOSO È AVVENUTO O PUÒ AVVENIRE

I problemi che si sono posti in tutti i primi anni di applicazione di Bruxelles è stato di identificare la nozione
di “luogo dove l’evento dannoso è avvenuto o può avvenire” perché questa definizione è ambigua e perché
in alcuni ordinamenti europei si seguiva la regola della giurisdizione localizzata in base alla cd. TEORIA
DELLA CONDOTTA (giudice del luogo dove si è tenuta la condotta lesiva), secondo altri paesi europei invece
la nozione deve essere inteso come IL LUOGO IN CUI È INSORTO IL DANNO, perché la funzione della
responsabilità civile è quella di risarcire i danni ingiusti e quindi il focus deve essere posto sul luogo di
insorgenza dell’evento dannoso.

Entrambe le posizioni sono supportate da argomenti giuridicamente sostenibili, la corte di giustizia


chiarisce fin dalle prime sentenze, con una giurisprudenza che rimane costante negli anni che NON
INTENDE DISQUISIRE SU QUESTA PROBLEMATICA E SULLE DOTTRINE SOTTESE, L’ART. 7.2 DEVE ESSERE
INTERPRETATO COSÌ:

1) Luogo della condotta


2) Luogo dell’evento

Il danneggiato quindi potrà scegliere di rivolgersi al giudice del luogo dove è avvenuta la condotta oppure
l’evento.

Ci sono stati problemi per individuare il criterio del luogo del danno quando questo comporta dei danni
susseguenti: IL LUOGO È QUELLO DOVE SI REALIZZA IL PRIMO DANNO, NON QUELLI ACCESSORI. (FIRST
IMPACT RULE)

Nel caso della diffamazione a mezzo stampa o a mezzo di internet: siamo difronte ad una responsabilità
civile ma sui generis:

- Diffamazione a mezzo stampa: Fiona Sheville, la pubblicazione di un articolo diffamatorio


può provocare DANNI IN STATI DIVERSI (es. giornale che ha diffusione in diversi stati),
normalmente l’ART 7.2 è soddisfacente ma in alcuni casi, in un articolo si pubblicavano più
notizie su più persone che causavano danni in stati diversi (società x, y, Z producono
giocattoli non a norma e pericolosi), DA UN’UNICA CONDOTTA POSSONO DERIVARE DANNI
IN PIÙ STATI DELL’UE. Le cause a seconda del luogo possono subire diversi destini, in alcuni
casi le vittime vengono risarcite, in altri casi no…quindi si pone alla corte di giustizia il tema
della IDENTIFICAZIONE DEL GIUDICE COMPETENTE PER LE DIFFAMAZIONE A MEZZO
STAMPA. La corte ha ancora un atteggiamento rigoroso, dice che per illeciti di questo tipo,
la differenziazione tra giudice dell’azione e giudice dell’evento è più articolata rispetto a
quella che normalmente si impiega, perché mentre il giudice della sede dell’editore è
capace di conoscere l’entità dei danni che si sono verificati nel suo Stato e negli altri Stati
dove è avvenuta la diffusione dell’articolo diffamatorio, invece i giudici dello stato in cui è
insorto il danno sono competenti in quanto al loro interno è insorto un danno, sono
competenti solo per il danno che si è verificato al loro interno (giornale con sede a Parigi fa
articolo diffamatorio che causa danno in Germania e in Italia, il giudice italiano può
liquidare solo il danno che è avvenuto in Italia.) Quindi i danneggiati hanno solo la
soluzione di ANDARE DAL GIUDICE DELLA SEDE DELL’EDITORE.
La corte lascia al danneggiato la scelta di rivolgersi singolarmente ai giudici del luogo dove è
avvenuto il danno (che però possono conoscere solo l’entità del danno che si è verificato
nel loro stato) oppure di rivolgersi al giudice del luogo dove ha sede l’editore (che conosce
il danno avvenuto in tutti gli stati oltre alla condotta tenuta dall’editore)
- Diffamazione a mezzo internet: problema nuovo, difficile capire il luogo dove è avvenuta la
condotta, non sappiamo da dove scrive il soggetto e il suo indirizzo IP, inoltre è difficile
capire dove avviene il danno perché la notizia diffamatoria potrebbe arrivare
istantaneamente in tutti gli Stati del mondo; I PARAMETRI DEL 7.2 NON SONO
COMPATIBILI CON LA DIFFAMAZIONE A MEZZO INTERNET, perché abbiamo un illecito che
viene compiuto a livello globale.
La corte di giustizia sta andando verso questa soluzione: IL GIUDICE COMPETENTE È IL
GIUDICE DEL LUOGO IN CUI IL SOGGETTO DANNEGGIATO HA LA RESIDENZA ABITUALE; è
una inversione del criterio generale del regolamento.

28/09/2022

Abbiamo visto i due fori speciali previsti dal regolamento, i fori speciali si aggiungono al foto generale del
domicilio del convenuto ma rappresentano una opportunità in più. I fori speciali sono previsti per materie
specifiche, abbiamo visto il foro speciale per la materia contrattuale e per la materia extracontrattuale, per
loro natura i fori speciali sono soggetti alla interpretazione NON ESTENSIVA, tendenzialmente se il foro
generale ha natura generale, i fori speciali sono soggetti ad una interpretazione che riguarda il loro campo
di applicazione quindi non estensiva, inoltre l’interpretazione deve essere autonoma, sulla base dei criteri
dell’Ue, i regolamenti cercano di fare poco riferimento agli ordinamenti nazionali, da questa necessità
deriva la ricerca di nozioni autonome anche per quanto riguarda le materie indicate nei fori speciali, per
stabilire cosa si intende per materia contrattuale ed extracontrattuale dobbiamo dimenticarci le nozioni del
nostro ordinamento giuridico ma dobbiamo riferirci a nozioni del diritto UE elaborate dalla Corte UE.

GIURISDIZIONE: la distinzione tra materia contrattuale ed extracontrattuale riguarda la distinzione dei due
fori speciali che abbiamo esaminato. Abbiamo visto che la materia contrattuale si caratterizza per la LIBERA
ASSUNZIONE DI UN OBBLIGO, la materia extracontrattuale è residuale a questa definizione, TUTTO CIÒ
CHE NON RIENTRA NELLA MATERIA CONTRATTUALE.

Sulla base di queste linee guida la giurisprudenza ha sempre mantenuto questi orientamenti.

Occorre fare delle distinzioni a seconda della materia, la casistica è molto numerosa.

SENTENZA WIKINGHEROF: Sentenza 24 novembre 2020, affronta un caso abbastanza specifico, riguarda
l’ipotesi di ILLECITI IN MATERIA DI CONCORRENZA, ABUSO DI POSIZIONE DOMINANTE, ci interessa per la
distinzione tra materia contrattuale ed extracontrattuale, la corte di giustizia offre al giudice a quo delle
linee guida interpretative, spetterà al giudice interpretare la norma secondo le indicazioni della corte di
giustizia.
La controversia riguardava un rapporto contrattuale tra un albergo tedesco e la piattaforma Booking, in
particolare l’albergo lamentava un abuso di posizione dominante da parte di Booking perché non avrebbe
permesso di trovare una piattaforma alternativa, imponendo alla società delle clausole molto onerose, si
pone un problema di individuazione del giudice competente. La corte di giustizia adita dalla corte federale
di giustizia tedesca deve pronunciarsi sui fori speciali, si pone un problema di giurisdizione perché il giudice
a quo si chiedeva se fosse stato competente a giudicare.

Interessante il ragionamento fatto dalla corte in questo senso: le regole di competenza speciale devono
essere intese in modo autonomo, la corte ricorda anche che in base agli obiettivi del regolamento 1215, le
norme sulla competenza speciale, sono stati introdotti in considerazione di un collegamento stretto tra il
giudice e la controversia e si ispira alla buona amministrazione della giustizia.

Il giudice deve valutare la pretesa dell’attore e capire se rientra nella materia contrattuale o illeciti civili.

La corte innanzitutto richiama la norma che riguarda la liceità o illiceità del comportamento; qui siamo in
presenza di una pretesa dell’attore dove si lamenta la violazione di qualche obbligo, ma questa
obbligazione da dove origina? Da un contratto o da una disposizione di legge?

La società Wikingherof lamenta la lesione di una norma dell’ordinamento, QUINDI LA CORTE OSSERVA CHE
IN QUESTO CASO, SI LAMENTA CHE WIKINGHEROF HA VIOLATO LE NORME IN MATERIA DI
CONCORRENZA, NON UNA CLAUSOLA CONTRATTUALE.
Qui la corte si contraddice un po’ perché il giudice nazionale deve sempre fare un passaggio in più, è il
giudice che deve conoscere il diritto dell’unione europea, è vero che gli elementi che servono al giudice si
trovano nella domanda, ma questo è solo il punto di partenza, il giudice deve effettuare una valutazione
autonoma della controversia.

La corte ritiene che in questo caso la clausola contrattuale rappresenta solo l’occasione della violazione
delle norme, ma la materia della controversia rientra nella materia extracontrattuale.

LA MATERIA È QUINDI EXTRACONTRATTUALE ANCHE SE LE PRATICHE SONO STATE POSTE IN UN


RAPPORTO CONTRATTUALE, MA IL RAPPORTO È SOLO IL CONTESTO DELLA VIOLAZIONE CHE INVECE È A
TUTTI GLI EFFETTI EXTRACONTRATTUALE.

Un’altra questione che ha affrontato la corte europea riguarda la RESPONSABILITÀ PRECONTRATTUALE.

La responsabilità precontrattuale sottolinea molto la differenza tra diritto Ue e diritto degli stati membri;
nel diritto UE la responsabilità PRECONTRATTUALE È EXTRACONTRATTUALE.

Ancora prima del regolamento Roma II, la corte ha affermato che la materia extracontrattuale rientra negli
illeciti civili dolosi e colposi perché ad esempio quando abbiamo un ingiustificato recesso nelle trattative,
non abbiamo ancora nessun rapporto contrattuale, il fondamento lo troviamo in una norma giuridica, in
realtà non c’è ancora una obbligazione contrattuale, la fonte dell’obbligo è la legge, quindi questo
ragionamento ha portato la Corte a ritenere che quando siamo difronte ad una fattispecie di responsabilità
precontrattuale, dobbiamo fare riferimento alla disciplina degli illeciti civili dolosi o colposi.

Vediamo come la corte di giustizia europea ha dovuto interpretare volta per volta la struttura del
regolamento Bruxelles I, ma questo si ripercuoterà anche nella applicazione del regolamento Roma I e
Roma II. Se è materia contrattuale si applica Roma I se è extracontrattuale Roma II quindi questa
interpretazione mi serve non solo per trovare il giudice ma anche capire quale regolamento applicare.

Nel 2018 la corte di giustizia è arrivata a pronunciare una sentenza in cui, proprio nel caso di trasporto
aereo, c’erano così tante questioni complesse, che ha fatto sì che la Corte decidesse di riunione tutte le
questioni in una sentenza. La corte si è occupata della PRECISA IDENTIFICAZIONE DELLE PROBLEMATICHE
CHE I PASSEGGERI AVEVANO IN QUESTO CASO, in materia di trasporto aereo, l’UE non si è limitata a
mettere delle norme protettive a livello di giurisdizione regolatrice ma ha pubblicato diversi codici dei
passeggeri e regolamenti, per tutelare i passeggeri da eventuale cancellazione dei voli, ritardi e mancate
coincidenze, ma c’erano comunque delle problematiche che venivano prese in considerazione, ad esempio
io mi compro il biglietto e in qualche modo io non riesco ad arrivare a destinazione, quando acquisto il
biglietto lo faccio con una compagnia ma in alcuni casi ci sono dei subappalti, ovviamente la prima
domanda dei passeggeri è capire contro chi fare l’azione, la corte risponde che si potrà fare azione contro il
primo vettore, ha poi anche detto che è azione contrattuale e rientra nella materia contrattuale anche
l’azione che il passeggero faccia per la tratta che ha subito il ritardo che sia operata da un vettore terzo,
rimane contrattuale quel tipo di responsabilità perché io ho comprato un volo unico, io faccio valere la
responsabilità su una base di un regolamento europeo.

Qui c’è una norma di diritto europeo che mi dice che posso chiedere la compensazione ma posso anche
rivolgermi al mio vettore di fatto che mi deve indennizzare, il diritto UE mi consente una azione
contrattuale anche nei suoi confronti, l’unione poi estende questa tutela.

La corte di giustizia fa una precisazione in cui si dice che il luogo di esecuzione della obbligazione È SEMPRE
IL LUOGO DI ARRIVO FINALE, quindi anche se il faccio un volo Genova-Parigi/Parigi-Francoforte, io avrò la
possibilità di agire dinanzi al giudice di Francoforte anche se in Germania non ho mai messo piede. IL
LUOGO DI ESECUZIONE DEL CONTRATTO È FRANCOFORTE.

Il luogo di esecuzione della obbligazione è sempre la destinazione finale!

La precisazione più importante però fatta dalla Corte riguardo ad un soggetto che conclude un contratto
con una Società aerea che NON HA NEMMENO UNA SEDE IN GERMANIA, compra un volo BERLINO-
BRUXELLES-PECHINO, la prima tratta berlino-bruxelles l’ha contrattata con Ainan ma la fa la Braxes airlines,
il soggetto arriva a Bruxelles, qui però la Hainan airlines cancella il volo per Pechino; il signore cita difronte
al tribunale tedesco la Hainan airlines, la questione arriva fino in Cassazione, la Cassazione rinvia alla corte
di giustizia europea che afferma che NON PUÒ CITARE LA HAINAN AIRLINES, PERCHÉ IL DOMICILIO DEL
CONVENUTO (HAINAN) NON È IN UNO STATO UE, QUINDI IL REGOLAMENTO NON PUÒ ESSERE APPLICATO!

La corte di giustizia dice che l’art. 7 del regolamento può scattare ma scatta solo INSIEME AL 4, cioè al
domicilio del convenuto, in questo caso il domicilio del convenuto è in Cina.

Nella motivazione della corte dice che effettivamente la corte ha sede fuori dall’Ue, non ha alcuna
succursale a Berlino, quindi non è possibile applicare il regolamento, quindi lascia alla sovranità degli stati
stabilire le norme di giurisdizione, tuttavia la Corte dice che si deve ricordare, che secondo consolidata
giurisprudenza, conformemente al principio di effettività, le norme di diritto nazionale, non possono
rendere in pratica impossibile o eccessivamente difficile, l’esercizio di diritti concessi dall’UE.

Gli stati devono garantire a tutti i passeggeri l’applicazione del diritto dell’Ue, nel diritto Ue c’è il
regolamento 261/2004 che garantisce la compensazione pecuniaria, quindi “è vero che tu puoi decidere le
regole sulla giurisdizione ma tu devi garantirmi l’effettività delle norme del diritto comunitario”

29/09/2022

Ci occupiamo ora di alcuni fori speciali che sono a protezione di una parte, una parte considerata
contrattualmente debole, l’Unione europea identifica alcuni soggetti come soggetti deboli dal punto di
vista contrattuale, tutte le categorie dei soggetti deboli HANNO CONCLUSO UN CONTRATTO IN POSIZIONE
DI DEBOLEZZA CONTRATTUALE e questi soggetti vengono tutelati con normative europee di stampo
sostanziale, vengono tutelati con leggi regolatrici ma vengono tutelati anche attraverso la previsione di un
foro che sia un giudice che gli consenta di fare valere le sue pretese in via giurisdizionale; se un
consumatore cita la Nike o Adidas, il semplice fatto che la scarpa non era fatta in modo corretto, il fatto che
il consumatore debba citare la Nike a Taiwan, logicamente il consumatore non farà mai l’azione; quindi
avvicinare il foro alla parte debole, significa consentire alla parte di fare valere realmente le sue pretese, e
significa anche tutelare il contraente debole nel caso in cui sia la parte contrattualmente forte a citarlo in
giudizio per evitare che debba spostarsi in giro per il mondo.

Parti considerate deboli:

1) Consumatore
2) Assicurato
3) Lavoratore dipendente

Nella originale versione della convenzione di Bruxelles 68’ non erano previsti i lavoratori dipendenti,
quando ci sono state le trattative con i paesi AES per concludere la Convenzione di Lugano, i paesi AES
hanno sottolineato l’esigenza che tra le parti deboli fossero considerati anche i lavoratori dipendenti.

Per ognuno di questi soggetti ci sono 3 capi autonomi nel regolamento, queste categorie non vengono
trattati in un’unica disposizione.

Perché vengono definiti fori speciali? Perché non si è pensato di tutelare i contraenti deboli con la
previsione di un foro esclusivo; in realtà questo meccanismo di prevedere i fori speciali a tutela della parte
debole, è strutturato per meglio consentire la parte debole, che infatti quando diventa soggetto convenuto
in giudizio, la causa dovrà essere instaurata necessariamente difronte ai giudici DELLO STATO DI DOMICILIO
DELLA PARTE DEBOLE! SE IL CONTRAENTE FORTE VUOLE CITARE IL CONTRAENTE DEBOLE, LA REGOLA DEL
DOMICILIO DEL CONVENUTO DIVENTA REGOLA ASSOLUTA.
Quando invece sia la parte debole che vuole citare in causa il contraente forte, si aprono a sua disposizione
un ventaglio di fori tra cui scegliere e non solo; tra i fori che può scegliere vi è anche IL SUO, QUELLO DEL
DOMICILIO DELL’ATTORE.

In sintesi:

- Contraente forte cita contraente debole: domicilio del convenuto come regola esclusiva
- Contraente debole cita contraente forte:, ventaglio di opzioni e può optare per domicilio
dell’attore.

Il contraente debole può anche optare per il LUOGO DOVE È AVVENUTO IL COMPORTAMENTO DANNOSO.

Si possono concludere accordi di scelta del foro tra compagnia di assicurazione e assicurato; il problema è
che l’assicurazione potrebbe inserire con una clausola nel contratto assicurativo, che l’assicurato
sicuramente non leggera, lo spostamento del foro in un paese lontano, quindi è chiaro che la libertà che
normalmente nei contratti è presente, non può esserci in questo caso. Per non privare l’autonomia
contrattuale dei contraenti la disciplina è articolata:

Le clausole di accordo del foro tra contraente debole e forte sono ammesse se:

1) La clausola è successiva al sorgere della lite


2) Se precedente al sorgere della lite, l’accordo di proroga è valido solo se consente alla parte debole
di adire il foro scelto
3) L’accordo di proroga è valido se contraente forte e debole hanno domicilio nello stesso Stato e la
clausola è in favore della autorità giurisdizionale di quello Stato.

Una disciplina analoga la troviamo nei contratti di consumo e nei contratti di lavoro.

NOZIONE DI CONSUMATORE: la nozione di consumatore è definita volta per volta, dipende dal singolo
contratto che concludo, il consumatore è indicato chiaramente nel regolamento Roma I, SI PUÒ TRATTARE
SOLO DI PERSONA FISICA, quindi tutto ciò che riguarda le persone giuridiche non vede l’applicazione di
queste norme protettive, inoltre per essere definito come consumatore devo acquistare solo per finalità
diverse dalla mia attività professionale.

Se però acquisto un PC sia per guardare Netflix sia per la mia attività?

In caso di consumatore misto, la corte di giustizia UE ha stabilito che in questo caso, SI PERDE LA
QUALIFICA DI CONSUMATORE E SI ACQUISISCE LA QUALIFICA DI PROFESSIONISTA, a meno che
naturalmente l’uso per attività lavorativa è del tutto eccezionale! (Ho due pc, uno lo uso per la mia attività
di svago, uno per il lavoro, rompo per sbaglio il pc da lavoro e uso quello per lo svago per lavorare).

Una delle prime cause che erano state fatte in materia riguardavano un imprenditore agricolo che aveva
acquistato delle tegole per rifare il tetto di casa sua, durante la controversia è emerso che questo soggetto
usava in alcuni casi la struttura come magazzino, quindi la Corte UE ha stabilito che questo soggetto non è
più qualificabile come consumatore.

!DEVO RENDERE APPLICABILI QUESTE NORME ANCHE QUANDO IL CONVENUTO È AL DI FUORI DELL’UE,
perché altrimenti basterebbe alle società, avere una sede fuori dall’Europa per far venire meno la tutela!

Contratti conclusi via internet: qui c’è un problema perché è difficile capire dove si svolge l’attività del
professionista, quindi non sarebbe possibile fare scattare l’applicazione delle orme europee, È NECESSARIO
CHE L’ATTIVITÀ DEL PROFESSIONISTA SIA INDIRIZZATA VERSO UN PAESE UE a prescindere dalla sede legale,
quindi si indaga proprio la strutturazione stessa dei siti che propongono delle attività commerciali.

Se invece il sito proponesse delle attività in uno stato UE, può essere citato anche da consumatori in Europa
perché la sua attività è indirizzata in UE.

Quindi la Corte controlla proprio la strutturazione del sito, per verificare se esista la possibilità di fare
scattare le norme protettive.

Quindi anche in questo caso:

- Consumatore può citare il professionista in una pluralità di fori e nel domicilio del
consumatore.
- Professionista può citare il consumatore solo nel luogo del domicilio del consumatore.

Anche nei contratti internet ci sono le stesse regole previste per la proroga del foro da adire (vedi 3 casi
sopra).

Lavoratori: naturalmente facciamo riferimento ai lavoratori subordinati, non rientrano i lavoratori


autonomi. La disciplina per i lavoratori subordinati la troviamo negli articoli 20-21-22-23.

Nell’ambito delle norme protettive che vengono dettate nel regolamento Bruxelles I, in questo caso, per
evitare che i datori di lavoro che siano società grandi con sedi fuori dall’Ue, possano sfuggire alle norme
protettive, si dice che qualora un lavoratore concluda un contratto di lavoro, con un datore di lavoro che
non sia domiciliato in uno stato UE (se persona giuridica, tutte le sedi sono localizzate fuori dall’Ue), se
questo datore possiede: UNA SUCCURSALE, UNA AGENZIA O UNA QUALSIASI ATTIVITÀ IN UNO STATO
UE, IL DATORE DI LAVORO, SOLO AI FINI DELLE CONTROVERSIE DI LAVORO, È CONSIDERATO COME
DOMICILIATO IN UNO STATO MEMBRO.

Naturalmente l’attività del lavoratore deve essere eseguita nella succursale, agenzia o attività che è
localizzata nell’Ue.

Art. 21: quali fori ho a disposizione?


1) Dove il lavoratore ha il domicilio
2) Davanti ai giudici del luogo in cui il lavoratore svolge abitualmente l’attività lavorativa
3) La sede del datore di lavoro presso la quale il lavoratore è stato assunto

Il comma 2 dell’art.21 ribadisce che il datore di lavoro non domicilio in uno stato membro, esso può
comunque essere convenuto in giudizio ex art. 20 secondo comma (sedi, agenzie, succursali).

A conclusione delle norme protettive per il lavoratore ci sono le regole per gli accordi di proroga, in questo
caso SOLO I PRIMI DUE CASI (successiva alla lite, se interpretata favorevolmente al contraente debole).

Abbiamo visto che la disciplina a tutela del contraente debole è molto complessa, ad esempio le norme a
tutela dell’assicurato si estenderanno anche al beneficiario.

Queste tre categorie di soggetti lì dobbiamo studiare come contraenti deboli anche nel regolamento Roma
I. La tutela del regolamento Roma I è a quello di Bruxelles.

03/10/2022

Competenze esclusive: le competenze esclusive sono del tutto eccezionale come funzionamento nel
regolamento Bruxelles I, perché per prima cosa funzionano a prescindere da dove siano domiciliati i
soggetti in giudizio, derogano totalmente il limite soggettivo all’applicazione del regolamento, in secondo
luogo questi fori sono eccezionali perché in realtà escludono ogni altro foro, CI SONO SOLO LORO, si
sovrappongono all’art 4 del foro generale, si applicano ad esclusione di ogni altro foro.

Inoltre NON È AMMESSO L'ACCORDO DI PROROGA! SE LE PARTI lo stipulao, l’accordo è nullo.

Queste competenze esclusive fanno eccezione ALLA LITISPENDENZA, nel momento in cui trattiamo la
giurisdizione degli stati membri come fosse una sorta di giurisdizione europea, questa regola della
LITISPENDENZA è una regola che vale sempre ma subisce una eccezione quando il giudice successivamente
adito sia munito di una competenza esclusiva.

Altra eccezione: nel momento della della circolazione delle sentenze, laddove le sentenze sono viziate, gli
stati possono bloccare la circolazione, tra questi difetti non c’è mai LA VERIFICA DELLA COMPETENZA DEL
GIUDICE DI ORIGINE. Se è un giudice europeo che decide nella materia civile e commerciale, non è possibile
verificarne la competenza.

Uno dei vizi accertabili di una sentenza europea è quella di AVER VIOLATO LE COMPETENZE ESCLUSIVE,
questo significa che se arriva in Italia una sentenza pronunciata dal giudice francese, e il giudice ritiene di
essere competente perché è il giudice della “cittadinanza del convenuto” naturalmente un errore
madornale perché è stato usato un parametro inesistente nel diritto Ue, il problema è che questo errore
non viene rilevato in appello e quindi la sentenza circola in Europa, i giudici in sede di riconoscimento si
chiedono se possono verificare la competenza del giudice di origine alla corte di giustizia, ed essa risponde
in maniera molto rigorosa che IL GIUDICE DEL RINVIO NON DEVE NEMMENO LEGGERE LE MOTIVAZIONI PER
LE QUALI IL GIUDICE DI ORIGINE SI È CONSIDERATO COMPETENTE, L’ERRORE DEVE ESSERE RISOLTO
NELL’ORDINAMENTO STRANIERO, IL GIUDICE STRANIERO NON DEVE OCCUPARSI DI QUESTO! Perché
secondo la corte di giustizia Europa, l’obiettivo è quello di avere un ordinamento giurisdizionale come
quello nazionale, la persona che contesta L’ERORRE avrebbe dovuto farlo valere dinanzi alle corti nazionali.

Unica eccezione: LE COMPETENZE ESCLUSIVE, in questo caso la violazione delle competenze esclusive
possono essere rilevate dal giudice straniero, perché in questi casi c’è un legame così stretto tra le cause e
la corte che le localizza da ritenere che nessun altro giudice in Europa possa occuparsene.
Tuttavia le competenze esclusive rimangono delle competenze esclusive che derogano tutti i fori, devono
essere valutate IN VIA DI ECCEZIONE, la regola generale è quello del foro esclusivo! Quindi devono essere
interpretate in via restrittiva e non estensiva!

FORI ESCLUSIVI (ART. 24): troviamo 5 ipotesi:

1) In materia di diritti reali immobiliari e di contratti di locazione di immobili, è competente il foro del
luogo dove l’immobile è situato.
In materia di contratto di locazione, quando i contratti hanno un uso temporaneo infrasemestrale,
la competenza rimane in capo all’autorità Delo stato dove l’immobile di trova ma ad essa si
aggiunge in via alternativa quella dei giudici dello stato membro in cui le parti hanno il domicilio (io
concludo contratto di locazione immobiliare che si trova a Genova, la competenza spetta a giudici
italiani, se invece due soggetti che vivono a Parigi, uno è proprietario di un immobile a Santa
Margherita e lo loca per 1 mese all'altro, in questo caso il regolamento permette alle parti di
rivolgersi al giudice francese).

Il problema di questo articolo 24 è di capire, non tanto cosa sia un contratto di locazione, ma la precisa
individuazione di “diritto immobiliare reale”, perché qui gli ordinamenti europei si scontrano, in Italia
abbiamo il sistema del NUMERO CHIUSO, molti ordinamenti sono simili a quello italiano ma altri sono
completamente diversi.

La corte di giustizia ha precisato che LA NOZIONE DI DIRITTO REALE È UNA NOZIONE AUTONOMA. La
corte di giustizia chiede che ci sia una connessione tra la causa e l’immobile ma non certo un qualunque
tipo di connessione, distingue il titolo da cui la causa deriva.

UN DIRITTO È REALE SE GRAVA SU UN BENE MATERIALE E PRODUCE EFFETTI ERGA OMNES.

SENTENZA ELNES: Su questo articolo 24.1, una delle ultime pronunce del 2020, SENTENZA ELNES C433/19:
la questione riguarda il diritto austriaco, la corte da dei parametri per interpretare in modo restrittivo i fori
speciali. La questione riguarda un condominio sito in Austria dove sono proprietari una società Elmes
(società con sede nel regno unito) e un altro condomino, la società Elmes lo utilizzava per fini turistici, gli
immobili erano destinati a fini abitativi, in base al diritto austriaco se io divento proprietario di un immobile
in un condominio, inizio a partecipare anche all’utilizzo dei beni in comune. Quindi nell’ambito del
condomino era presente un contratto di diritto privato che stabiliva anche la destinazione finale degli
immobili ovvero solo a fini abitativi. Uno dei condomini esercita una azione inibitoria verso la Elmes, la
società solleva subito una eccezione di incompetenza, il giudice di primo grado ritiene subito di essere
incompetente in quanto al controversia riguardava il contratto di diritto privato dei condomini. La causa
arriva fino alla corte suprema austriaca, la corte decide di ricorrere alla Corte di giustizia europea per
chiedere se sussiste la competenza ex art. 7 (domicilio del convenuto). Le domande alla corte sono 2:

Con riferimento al foro esclusivo, la corte ricorda che non si applica a tutte le azioni collegate ad un diritto
mobiliare reale, ma alle azioni che sono volte a determinare l’esistenza, contenuto e consistenza del diritto.
La differenza principale per capire se siamo difronte ad un diritto reale immobiliare è l’EFFICACIA ERGA
OMNES. La corte aggiunge ulteriori linee guida, nel diritto austriaco stiamo parlando del diritto di ciascun
condomino a vedere rispettata la destinazione degli immobili che compongono il condominio, bisogna
capire se la destinazione d’uso può essere fatto valere anche nei confronti degli altri contraenti, QUESTO LO
DEVE FARE LA CORTE NAZIONALE.

LA CORTE DI GIUSTIZIA QUALIFICA COME DIRITTO ASSOLUTO ANCHE LA DESTINAZIONE D’USO DEGLI
IMMOBILI DEL CONDOMINIO.

La corte poi prosegue affermando che è indispensabile individuare nel contratto L’OBBLIGAZIONE, i fori
speciali contrattuali fanno riferimento al luogo di esecuzione della prestazione, i condomini decidono di
vincolarsi nei confronti del condominio, tra i condomini esiste un rapporto contrattuale, quindi
potenzialmente siamo nella materia contrattuale, ma qui il problema che si pone è individuare Il luogo di
esecuzione della obbligazione: Il LUOGO DI ESECUZIONE È IL LUOGO DOVE SI TROVA L’IMMOBILE QUINDI IN
QUESTO CASO L’AUSTRIA. IL GIUDICE AUSTRIACO PUÒ CONSIDERARSI COMPETENTE.

2) Secondo foro speciale: tutte le controversie intra-societarie, con riguardo a questi temi è
competente il giudice del luogo dove la società o la persona giuridica HA LA SEDE, abbiamo visto
come il regolamento faccia riferimento alla sede nell’art.63, potremmo ritenere che questo articolo
24.2 sia compreso nella definizione dell’art.63, MA NON È COSÌ PERCHÉ L’ART.24 AGGIUNGE UNA
FRASE: “al fine di determinare tale sede, l’autorità giurisdizionale, applica le proprie norme di
diritto internazionale privato“, ogni stato deve valutare secondo le proprie norme interne di DIP
cosa si intende per SEDE. Il problema è che le norme di DIP differiscono, potremmo avere quindi
delle localizzazioni difformi del foro esclusivo. In Italia abbiamo la nostra norma di DIP che è l’art.
25 della legge 218/1995, “hanno la sede dove si perfeziona il procedimento di costituzione della
società” e poi abbiamo anche i criteri della sede amministrativa e della sede reale, abbiamo un
ragionamento simile a quello di Bruxelles I.
In altri ordinamenti si fa riferimento alla sede statutaria o alla sede amministrativa o alla sede
legale; questo può provocare dei problemi nella localizzazione della sede.
Abbiamo detto quindi che manca proprio una identificazione del concetto di sede, perché dipende da
ordinamento ad ordinamento, la commissione stava facendo una proposta di regolamento per identificare
la sede in materia unitaria, il problema è che gli stati membri non si sono mai messi d’accordo su questa
proposta di uniformazione; in Italia si fa riferimento alla sede statutaria (stato dove si è concluso il
procedimento di costituzione della società.

Quindi abbiamo un criterio di bilateralità imperfetto: vale la sede statutaria almeno che in Italia non ci
sia una sede. Applicando una norma di questo tipo, se una società avesse una sede statutaria in un altro
stato membro, violeremmo il principio di non discriminazione, il divieto di discriminazione è proprio un
criterio fondante del diritto UE.
Quindi per noi non è problematica la localizzazione della sede, il problema è che molti Stati invece
UTILIZZANO UNA SINGOLA NOZIONE DI SEDE: O LA SEDE STATUTARIA O LA SEDE DI AMMINISTRAZIONE,
QUINDI POTREMMO AVERE DELLE DIVERGENZE NELLA INDIVIDUAZIONE DEL FORO ESCLUSIVO EX ART. 24.

ART. 25 ci dice qual è la regola societaria applicabile, quindi se una società ha sede statutaria in Francia e
sede amministrativa in Italia, per il giudice italiano quella società è contemporanea domiciliata in Francia
così come in Italia, questo vuol dire che se ci fosse una causa sulla validità di una delibera assembleare, e
venisse presentata da un socio in Italia e da un socio in Francia, in un caso come questo secondo il giudice
italiano ci sarebbe la contro eccezione sulla competenza del giudice, quindi per il giudice italiano non c’è
nessun problema relativa alla competenza del giudice francese.

Anche questa norma, subisce poi le problematiche di capire cosa significa: costituzione, scioglimento,
nullità delle delibere e delle nomine; il primo esempio è l’azione di responsabilità nei confronti
dell’amministratore delegato: se dei soci fanno una azione contro l’amministratore delegato perché lui ha
concluso dei contratti che hanno portato a dei danni agli interessi dei soci; QUESTO PROBLEMA NON
RIENTRA NELLA CATEGORIA DELLE CONTROVERSIE INTRA SOCIETARIE, IL PROBLEMA È STATO RISOLTO DA
UNA SENTENZA DELLA CASSAZIONE DEL 2005 A SEZIONI UNITE.

SENTENZA 385 12/01/2005: La corte pronuncia per il regolamento preventivo di giurisdizione, il caso
riguardava da una cittadina italiana e un cittadino italiano entrambi residenti in Grecia, durante la
convivenza avevano costituito una società di fatto in Grecia, i due si accusano e lei propone una domanda
riconvenzionale chiedendo la condanna di lui al risarcimento di danni per abusi commessi in qualità di socio
della società. Proprio in riferimento a questa domanda è stato rilevato il difetto di competenza del giudice
italiano che riteneva di essere incompetente e che fosse invece competente il giudice greco in virtù del foro
esclusivo.

Questa domanda NON RIENTRA IN QUESTA IPOTESI DI GIURISDIZIONE ESCLUSIVA, perché di questo foro
esclusivo devo dare una interpretazione restrittiva, e riguarda solo le domande relative alla VALIDITÀ
NULLITA SCIOGLIMENTO DEL L’ATTO COSTITUTIVO DELLE PERSONE GIURIDICHE O DEI LORO ORGANI.

Quindi la domanda non coinvolge il fatto costitutivo della società o atti dei suoi organi, QUESTA DOMANDA
ATTIENE SOLO AI RAPPORTI TRA I DUE SOCI E FA VALERE UNA RESPONSABILITÀ DEL CONVENUTO CHE HA
NATURA PERSONALE.

La norma sul foro esclusivo non si riferisce alle controversie tra soci, comprese le domande che vogliono
invocare la responsabilità di un socio.

La ratio del foro esclusivo è che non ci siano pronunce diverse da parte di giudici diversi che vadano ad
incidere sull’esistenza della società.

Questo obiettivo non risulta compromesso quando parliamo di azioni che riguardano i rapporti tra soci,
perché le questioni non riguardano direttamente la vita della società.

Il foro esclusivo quindi non si estende anche ai rapporti tra soci. La corte quindi rigetta la questione di
competenza.

Sentenza Asset: questa sentenza è interessante perché la corte ha dovuto analizzare la questione della
riconducibilità della validità delle delibere delle persone giuridiche, la causa si rivela una sorta di leading
case sull’art.24. La causa è stata avviata dai giudici irlandesi, nasce perché due signore citano i servizi
sanitari irlandesi perché affermano che hanno subito dei danni a causa del servizio sanitario irlandese, la
causa si chiude con una transazione, le signore vengono indennizzate ma mentre la causa è in corso il ss
irlandese chiama in causa i medici che sono responsabili del danno, le cita come persone obbligate in solido
perché hanno agito con negligenza professionale, i due medici vengono trascinati nell’ambito della causa, a
loro volta i due medici dicono di fare parte di una associazione professionale di diritto inglese con sede nel
regno unito, una SRL con sede nel Regno Unito, questa associazione ha tra gli altri scopi sociali anche quello
di aiutare e fornire assistenza ai propri membri qualora fossero coinvolti in cause professionali, fornendogli
assistenza legale e pagamento degli eventuali indennizzi se fossero stati soccombenti, questo rientra tra gli
oggetti societari; la società viene chiamata in causa dai due medici, la società convoca il proprio consiglio di
amministrazione, secondo le norme dello statuto della società, l’assistenza ai membri è soggetta a SCELTA
DISCREZIONALE DEL CONSIGLIO, il consiglio delibera che non vuole prestare sostegno ai suoi medici
coinvolti nella causa. I medici li citano comunque difronte al giudice irlandese e la società per prima cosa
afferma che i due medici STANNO CONTESTANO LA DELIBERA DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CHE
GLI HA NEGATO IL SOSTEGNO LEGALE, QUINDI SIAMO NELL’AMBITO DELL’ART. 24.2. La causa arriva fino
alla corte suprema irlandese che sospende e fa un rinvio pregiudiziale per chiedere SE SI DOVESSE
APPLICARE L’ART. 24.2 O NO?

La corte di giustizia risponde chiarendo tutti i passaggi: inizia a dire che l’art.24 prevede la competenza
esclusiva e quindi deroga al foro generale e quindi si deve interpretare restrittivamente, poi dice che, nel
caso di specie in realtà i due medici non hanno chiesto al giudice irlandese di attestare la nullità di una
delibera del CDA, a ben vedere nella causa ab origine, non si dice che la delibera è nulla, i medici non
mettono in discussione che il CDA sia deputato a decidere se intervenire o no, in realtà i medici dicono che,
dando per scontato che quella decisione è stata presa sulla base delle norme statutarie della società
inglese, la delibera è stata presa dal consiglio di amministrazione violando i loro diritti, perché loro sono
soci e avrebbero potuto esprimere le loro ragioni nel CDA, invece è stata presa una delibera sbrigativa.
La corte per questo conclude dicendo che UNA AZIONE NELL’AMBITO DELLA QUALE I SOCI AFFERMANO
CHE UNA DECISIONE ADOTTATA DAGLI ORGANI DELLA SOCIETÀ, NON È INVALIDA MA HA LESO DEI DIRITTI
CHE GLI SPETTAVANO IN QUANTO SOCI DELLA ASSOCIAZIONE, NON RIGUARDA LA VALIDITÀ DELLE
DELIBERE DELL’ASSOCIAZIONE.

3) Terzo foro esclusivo: validità delle trascrizioni e iscrizioni dei pubblici registri: competente
l’autorità che deve tenere le scritture
4) Quarto foro esclusivo: riguarda le controversie riguardanti la registrazione o validità di brevetti,
marchi o disegni: competente l’autorità dove si dovrebbe registrare fatta salva la registrazione
all’ufficio brevetti europeo
5) Quinto foro esclusivo: esecuzione delle decisioni: il regolamento Bruxelles 1 si occupa anche
dell’esecuzione forzata delle decisioni, è competente il giudice del luogo dove deve essere
effettuata l’esecuzione forzata. È logico che sia competente il giudice del luogo dell’esecuzione
perché sarebbe impensabile che autorità esecutive straniere possano usare la forza per eseguire le
decisioni in uno stato straniero. (Ho un conto in Italia e uno in Francia, l’autorità italiana sequestra
le somme presenti in Italia, le restanti saranno sequestrate dalle autorità francesi).

ART. 25 PROROGA DELLA COMPETENZA GIURISDIZIONALE: questo è un articolo centrale, la proroga è la


volontà delle parti, questo è un foro generale e molto usato.

La giurisdizione civile ha anche una accezione pubblicistica perché garantisce l’applicazione delle leggi e
assicura la pace e la sicurezza in un ordinamento giuridico, e anzi garantisce lo stesso ordinamento
giuridico, la funzione privatistica e pubblicistica. Il criterio principe della giurisdizione italiana è il criterio
della cittadinanza italiana, il legame vero è quello della cittadinanza, nel regolamento invece la
cittadinanza non conta, conta il domicilio.

La convenzione di Bruxelles di 68 è ottica privatistica pura, la giurisdizione civile europea serve proprio a
definire le controversie tra privati. Quindi il foro può essere scelto dalle parti, posso scegliere il giudice che
preferisco è anche il giudice che non ha alcun collegamento.
Il codice di procedura civile quando entra in vigore Bruxelles non ha la possibilità di mantenere un sistema
che può essere minimamente organico vedendo con sospetto, grande cautela e grande distanza tutti i paesi
del mondo tranne i 6 che facevano parte dell’Ue, quindi questi due sistemi entrano in conflitto. E quindi è
evidente che nella legge 218/1995 sul DIP vengono abrogate le norme sulla procedura civile e vengono
inserite norme che siano conformi al diritto Ue.

SE LE PARTI SI SCELGONO UN GIUDICE, SARÀ COMPETENTE QUELLO.

Qualora le parti scelgano il giudice competente, le parti DEVONO ESSERE D’ACCORDO NELL’INDICARE IL
GIUDICE COMPETENTE, il giudice può essere uno o più di uno. Le parti possono fare tutto ciò che vogliono,
L’UNICO LIMITE È QUELLO DI INSERIRE UNA CLAUSOLA CHE ABBIA UN RAPPORTO GIURIDICO
DETERMINATO. Non posso affermare “qualunque lite scaturirà tra noi nei prossimi 5 anni sarà decisa da
giudice x…”

5/10/2022

Limiti alla proroga della giurisdizione:

 Deve consistere un consenso reale tra le parti, entrambe devono essere d’accordo
 Non possono derogare all’art. 24

Questi accordi di proroga della giurisdizione, si applicano indipendentemente dal domicilio del convenuto,
non è necessario che nemmeno una delle due parti sia domiciliata in uno stato dell’Unione, (applica
anche se una società americana litiga con una società canadese).
Ovviamente gli accordi di proroga devono essere a favore di una o più autorità giurisdizionali, devono
essere però una autorità giurisdizionale di uno stato membro, se per caso c’è un accordo di proroga
arbitrale, siamo al di fuori del regolamento Bruxelles I.

Il regolamento NON DISCIPLINA GLI ACCORDI DI PROROGA A FAVORE DEGLI STATI TERZI, non può essere il
regolamento Bruxelles I di dire al giudice straniero se deve accettare o meno la controversia, se il giudice
non appartiene all’Unione il regolamento non se ne occupa.

La legge 218/1995 disciplina sugli accordi di proroga di paesi extra UE.

Nell’ordinamento italiano, la proroga e la deroga della giurisdizione sono disciplinate nell’ambito dell’art.4:

“Quando non vi sia giurisdizione in base all’articolo 3, essa nondimeno sussiste se le parti l’abbiano
convenzionalmente accettata e tale accettazione sia provata per iscritto…”

Occorrono quindi due requisiti:

 Sostanziale: la giurisdizione deve essere accettata dalle parti, CONSENSO DI ENTRAMBE LE PARTI
 Formale: prova scritta, AB PROBATIONEM

In un caso di una controversia sottoposta ad arbitrato di due cittadini di paesi extra UE, cosa applico? L’Art.
4 legge 218/1995 oppure l’art 25 regolamento Bruxelles? Difronte ad un accordo di proroga è evidente che
in prima battuta il giudice dovrà verificare l’applicazione del regolamento Bruxelles I che dice che gli accordi
di proroga li valuta indipendentemente dal domicilio delle parti, quindi APLLICO PER PRIMA L’ART. 25,
L’ART. 4 LEGGE 218/1995 SI APPLICA IN TUTTE QUELLE MATERIE ESCLUSE DALL’AMBITO APLLICATIVO DEL
REGOLAMENTO BRUXELLES I.

C2: “La giurisdizione italiana può essere convenzionalmente derogata a favore di un giudice straniero o di
un arbitrato estero se la deroga è provata per iscritto e la causa verte su diritti disponibili”

Che differenza c’è tra la proroga e la deroga della giurisdizione italiana? Nell’ottica europea non c’è
differenza tra deroga e proroga, perché l’ottica è prettamente privatistica, quindi c’è un’unica disciplina,
nella mentalità nazionale invece è presente una differenza, per la proroga servono due requisiti (vedi sopra)
invece per la deroga della giurisdizione servono 3 requisiti:

1. Consenso
2. Forma ab probationem scritta
3. La causa deve riguardare diritti disponibili

Nell’art. 25 si dice che le parti possono indicare come giudice competente a conoscere

Ancora la competenza è presuntivamente esclusiva del giudice scelto, che esclude la possibilità salvo
diverso accordo delle parti.

Nel regolamento Bruxelles I si dice che la competenza esclusiva spetta al giudice indicato nell’accordo, poi
si va avanti dicendo “salvo che l’accordo sia nullo dal punto di vista della validità sostanziale secondo la
legge di tale stato membro.”

Nell’art. 25 del regolamento non si precisa altro.


Quando emerge una questione sulla validità dell’accordo relativo alla scelta del foro, essa deve essere
decisa secondo la legge dello stato membro del foro prescelto, comprese le norme sui conflitti di leggi, se io
dico che un accordo di proroga del giudice francese implica che si applichi la legge francese, mi devo
ricordare che la legge francese comprende anche le norme di DIP che potrebbero invece sottoporre
quell’accordo ad un’altra legge regolatrice, non è espresso nell’art.25 del regolamento ma è implicito ad
esso.
Non c’è neppure una norma di conflitto uniforme, in caso di conflitti i regolamenti Roma I e II non sono
applicabili, vuol dire che dovremmo prendere le norme di DIP degli stati membri per capire qual è la norma
di conflitto rilevante, in Italia siamo agevolati in questo compito perché nella legge 218/1995 abbiamo l’art.
25 che ci dice che la norma di conflitto in materia di contratti è la norma DI ROMA I, anche quando Roma I
non si applica. Ma questo non perché sia applicabile Roma I, ma perché il nostro legislatore ha effettuato
questa scelta.

Validità formale degli accordi di proroga: è di più facile verificazione, le regole sono indicate nello stesso
articolo 25, sono norme uniformi che ha dettato lo stesso legislatore europeo, le troviamo dentro la
disciplina regolamentare.

Forme per concludere accordi di proroga:

 Gli accordi sono ammessi per iscritto oppure anche in altra forma purché siano probabili per
iscritto. Addirittura si discute nella corte europea se l’emoticon rappresenta una manifestazione di
volontà. È necessaria quantomeno una prova scritta.
 Uso abituale tra i due contraenti abituali: se i due contraenti abituali hanno delle pratiche tra di
loro possono usare questa.
 Forma ammessa nelle pratiche commerciali che i soggetti conoscono o avrebbero dovuto
conoscere: si tratta di operatori professionisti che lavorano nel commercio internazionale e che
operano in una specifica branca del commercio

L’accordo di proroga deve essere considerato come un “mini contratto” anche se questo è inserito
all’interno di un regolamento contrattuale, non può essere considerato come una clausola del regolamento
contrattuale, l’ART.25 specifica che l’accordo di proroga HA VITA PROPRIA RISPETTO AL RAPPORTO
CONTRATTUALE, PUÒ ESSERE VALIDO ANCHE SE IL CONTRATTO IN CUI È INSERITO È INVALIDO E PUÒ
ESSERE INVALIDO ANCHE SE È INDERITO IN UN CONTRATTO VALIDO.

La volontà delle parti non si esaurisce nella proroga espressa di competenza ma assume la forma anche
della cd. PROROGA TACITA, l’ART. 26 parla della accettazione della vocatio in ius.

L’Art.26 deve essere letta in combinato disposto con l’art.25, parla di una citazione in giudizio dinanzi ad un
giudice incompetente, se il convenuto compare e non eccepisce la mia incompetenza, il giudice
incompetente deve dedurre dall’atteggiamento processuale che lo hanno scelto! È come se le due parti
avessero concluso un accordo di proroga, in questo caso si parla di PROROGA TACITA, il convenuto avrebbe
dovuto comparire per eccepire l’incompetenza, non lo ha fatto e quindi si ritiene che abbia accettato un
accordo di proroga. Naturalmente almeno che questa materia non riguardi una competenza esclusiva.

Si è posto un problema nell’ambito dell’art.26: tribunale di Genova arriva una azione di una società
Francese che cita una società Tedesca che avevano indicato nel loro accordo di proroga come foro esclusivo
il tribunale di Parigi, cosa deve fare il tribunale di Genova? Deve assumere la causa perché anche questo è
un accordo di proroga tacito, le parti avranno superato il loro precedente accordo presentando la causa a
Genova.

Quando una comparizione incontestata NON SOTTENDE UN ACCORDO DI PROROGA TACITO? Quando
parliamo di un contraente debole, qui ci sono istanze di tutela maggiori, per evitare che il contraente
debole possa non sapere che egli ha a disposizione un foro protettivo, IL GIUDICE DEVE SPECIFICARE AL
CONTRAENTE DEBOLE CHE EGLI AVRÀ LA POSSIBILITÀ DI ECCEPIRE L’INCOMPETENZA ED INDICARGLI
QUALE SIA IL FORO PROTETTIVO DEL CONTRAENTE DEBOLE.
10/10/2022

LITISPENDENZA E CONNESSIONE

ART.8: indica alcune precisazioni rispetto a cosa succede innanzitutto se siamo in presenza di una pluralità
di convenuti, o cosa accade nell’ambito di una domanda riconvenzionale; in questi casi il regolamento
continua ad ispirarsi ai principi fondanti della disciplina, le ragioni per le quali è stato adottato: economia
processuale, garantire l’armonia tra le decisioni emesse dai giudici europei. Le regole sono volte ad
impedire la circolazione di DECISIONI INCOMPATIBILI, le decisioni incompatibili rappresentano un momento
patologico nel regolamento.

SE SIAMO IN PRESENZA DI UNA AZIONE CON UNA PLURALITÀ DI CONVENUTI, QUAL È IL DOMICILIO DEL
CONVENUTO CHE PREVALE? Se tra le domande esiste un collegamento così stretto, l’attore può scegliere
dinanzi a quale foro agire in giudizio chiamando tutti i convenuti, in questo caso però deve esserci un
collegamento stretto, nella maggior parte dei casi accade se le cause sono connesse, questo proprio per
evitare che si arrivi a decisioni incompatibili; in tutti gli altri casi non è detto che sia necessario un
collegamento, ciascun convenuto ha il diritto di essere citato dinanzi al giudice del suo domicilio, in linea
generale i fori generali sono posti sullo stesso piano. In questo caso l’attore deve agire dinanzi a più fori. Se
invece c’è una connessione l’attore può scegliere quale foro.

In sintesi:
- In caso di connessione l’attore può scegliere quale foro generale adire
- In caso di mancata connessione l'attore deve fare più azioni
Questi criteri sono stati interpretati in modo flessibile, la corte ritiene che SIA SUFFICIENTE UN NESSO
OBIETTIVO TRA LE DOMANDE, per esempio esiste un collegamento stretto quando le azioni hanno come
riferimento lo stesso contratto, quello che è importante è evitare di usare queste disposizioni in modo
abusivo: Tizio vuole citare Caio ma in realtà gli viene più comodo citare in giudizio Caio dinanzi al foro del
domicilio di Sempronio che non c’entra niente (ENCORE DEFENDAND)

Art 8.2: chiamata di terzo è chiamata in garanzia; è possibile mantenere la domanda dinanzi al giudice
principale, anche qui bisogna fare attenzione agli abusi, la disposizione non si applica se l’attore ha usato la
norma al solo scopo di distogliere il convenuto dal suo foro naturale.

Tutte queste norme sono norme di chiusura dell’ordinamento, è ben possibile che tutte le azioni ricadano
nella competenza del giudice, quindi le norme dell’art.8 SONO DISPOSIZIONI DI CHIUSURA.

LITISPENDENZA: la finalità della litispendenza è quella di evitare che ci siano giudicati difformi, la
litispendenza si applica quando è necessaria una trattazione congiunta delle cause. Ma se tutti gli stati
hanno delle regole sulla litispendenza, perché l’Ue prevede delle regole proprie sulla litispendenza nel
regolamento? Perché ad esempio le regole sulla litispendenza italiane, riguardano solo il nostro giudice,
non può assolutamente riguardare un giudice straniero. A livello di regolamento siamo in presenza di un
SISTEMA UNIFORME A CUI SONO SOGGETTI TUTTI I GIUDICI EUROPEI, QUINDI ABBIAMO UN SISTEMA CHE
SI

APPLICA INDIPENDENTEMENTE DA QUALE GIUDICE È STATO ADITO PER PRIMO, ABBIAMO UN ISTITUTO
UNIFORME PER TUTTA LA MATERIA CIVILE E COMMERCIALE.

Art. 29: disciplina generale sulla litispendenza: La corte di giustizia europea ha sempre previsto una
interpretazione autonoma, ma quand’è che il giudice si ritiene adito? Ogni ordinamento ha le proprie
regole, per questo il legislatore europeo ha colto l’occasione per inserire delle norme uniformi, quindi
all’art. 32 del regolamento l’autorità giurisdizionale è considerata adita:
ART.32:

Ai fini della presente sezione un’autorità giurisdizionale è considerata adita:

A) la domanda giudiziale o un atto equivalente sono depositati presso l’autorità giurisdizionale,


purché successivamente l’attore non abbia omesso di prendere tutte le misure che era tenuto a
prendere affinché fosse effettuata la notificazione o comunicazione al convenuto;
B) se l’atto deve essere notificato o comunicato prima di essere depositato presso l’autorità
giurisdizionale, quando l’autorità competente per la notificazione o comunicazione lo riceve,
purché successivamente l’attore non abbia omesso di prendere tutte le misure che era tenuto ad
adottare affinché l’atto fosse depositato presso l’autorità giurisdizionale.

Causa con controparti Tizio e Caio, Tizio instaura una causa davanti al giudice di Lisbona il 12 aprile alle
10.30, allo stesso tempo Caio presenta una azione relativa alla stessa causa davanti al tribunale di Bucarest
il 12 Aprile alle 12.15, il giudice che è stato adito per primo è il giudice di Lisbona, Caio prova a sostenere
che tenendo conto del fuso orario a Lisbona erano le 10.15, ma come si fa a prendere un fuso orario di
riferimento? LA CORTE DI GIUSTIZIA HA PRECISARO CHE QUESTA DISPOSIZIONE ESCLUDE IL RIEQUILIBRIO
DEL FUSO ORARIO, CIASCUNA AUTORITÀ GIURISDIZIONALE È CONSIDERATA ADITA NEL MOMENTO IN CUI È
ADITA SECONDO IL SU FUSO ORARIO, QUELLO CHE CONTA È QUELLO CHE RISULTA DAGLI ATTI
PROCESSUALI.

STESSE PARTI NEL PROCEDIMENTO: La corte ha sempre invocato una interpretazione autonoma di queste
nozioni, ciascun ordinamento nazionale ha le proprie regole sulla litispendenza ma le norme nazionali non
possono essere usate per garantire una applicazione uniforme.

Alla fine quello che conta è che le parti siano portatrici di interessi omogenei!

La stessa interpretazione è utilizzata dalla corte di giustizia nel caso di: stesso soggetto stesso titolo, anche
qui la corte di giustizia allarga le maglie del sistema.

La società Alpha cita la società Beta chiedendo l’esecuzione coattiva del rapporto contrattuale e un
risarcimento dei danni per inadempimento, allo stesso tempo Beta cita Y per richiedere l’annullamento del
contratto, qui il petitum è differente: caso 1 è adempimento e risarcimento, nel secondo caso invece
annullamento del contratto, secondo il diritto Ue queste due cause HANNO LO STESSO OGGETTO, PERCHÉ
VIENE IN GIOCO L’ACCORDO OBBLIGATORIO DEL CONTRATTO.

Venditore agisce in Germania per ottenere il pagamento del prezzo del compratore, il venditore agisce per
chiedere l’annullamento del contratto.

Trasporto marittimo di merci: merci che arrivano danneggiate: società agisce contro il vettore lamentando
il danneggiamento delle merci, il vettore fa una azione contro il caricatore delle merci perché ritiene che sia
stato lui a danneggiare le merci. Secondo la corte di giustizia si può ravvisare la stessa causa petendi; la
causa petendi è il trasporto.

Dobbiamo collegare l’istituto della litispendenza anche alle leggi speciali, queste regole devono essere
collegate alle COMPETENZE ESCLUSIVE, la regola generale quindi subisce dei correttivi nei casi di
competenze esclusive;

l’ART. 31 “Qualora la competenza esclusiva a conoscere delle domande spetti a più autorità giurisdizionali,
quella successivamente adita rimette la causa all’autorità giurisdizionale adita in precedenza.”

Possiamo intuire dalla norma qualcosa di più, se l’articolo parla di due giudici competenti in modo
esclusivo, possiamo intuire che esista un caso in cui la regola generale non sia applicata, questo è stato
chiarito dalla Corte di Giustizia: se un giudice adito per secondo è titolare di una competenza esclusiva, non
deve sospendere il procedimento ma deve andare avanti perché lui è competente in via esclusiva.
ACCORDI DI PROROGA DELLA COMPTENZA GIURISDIZIONALE: Se un accordo di proroga ha competenza
esclusiva, in linea di principio dobbiamo trattarlo come un foro esclusivo, quindi tutti gli altri giudici europei
devono sospendere il procedimento in attesa che il giudice prorogato accerti la sua competenza, se invece
il giudice prescelto dichiara la sua incompetenza alla rivive e può proseguire.

Art31.2: Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 26, qualora sia adita l’autorità giurisdizionale di uno Stato
membro al quale, Un accordo di cui all’articolo 25 conferisce competenza esclusiva, qualunque autorità
giurisdizionale di un altro Stato membro sospende il procedimento fino a quando l’autorità giurisdizionale
adita sulla base dell’accordo dichiara di non essere competente ai sensi dell’accordo.

Nel considerando 22 del regolamento: una situazione di questo tipo di verifica quando una autorità
giurisdizionale non designata nell’accordo non è stato adito mentre successivamente viene adita quella
dell’accordo.

L’Art. 31 paragrafo due contiene un inciso “Fatto salvo quanto previsto dall’art.26”, perché questa
precisazione sull’accordo tacito di scelta del foro? Se le parti hanno scelto un foro esclusivo, nulla vieta alle
parti di cambiare idea successivamente e di rivolgersi ad un altro giudice. Se il convenuto di costituisce
senza eccepire, si deve ritenere che ci sia una proroga tacita, quindi il silenzio del convenuto deve essere
interpretato come un nuovo accordo di proroga e abbiano superato quello precedente.

Diverso è il caso in cui c’è un accordo di proroga ma il convenuto non compare: in questo caso non c’è
l’accordo tacito, e allora si pone un problema, è a questo problema a cui fa riferimento l’ART. 31 paragrafo
2 integrato dal considerando 22: in questo caso IL GIUDICE ADITO SOSPENDE IL PROCEDIMENTO IN ATTESA
CHE L’ALTRO GIUDICE DICHIARI LA SUA COMPETENZA.

Oltre alla litispendenza, abbiamo i casi di connessione intraeuropea, il regolamento non precisa cosa si
intende per connessione, ma siamo nei casi in cui NON siamo in presenza della stessa causa, ma la presenza
della connessione serve per evitare decisioni incompatibili perché è opportuna una trattazione congiunta.

Il giudice in caso di connessione sospensiva non è obbligato a sospendere ma può farlo facoltativamente.

Connessione traslativa: si può fare in presenza di alcuni requisiti: 1) le cause sono ancora in primo grado,
2) su richiesta di parte, 3) il giudice preventivamente adito sia competente a conoscere anche dell’altra
causa, 4) la legge processuale del giudice precedentemente adito deve consentire la riunione delle cause.

Il regolamento Bruxelles I Bis ha introdotto una importante novità in materia di litispendenza e


connessione, introducendo alcune disposizioni che non erano previste nella convenzione di Bruxelles I,
sono disposizioni che sono sintomatiche di una apertura anche verso i giudici stranieri, intesi come giudici
extraeuropei, sono state inserite delle disposizioni relative alla litispendenza e alla connessione
extraeuropea, sono casi in cui fenomeni di connessione e litispendenza nei casi di giudici extraeuropei
(come nel caso del Regno Unito dopo la brexit), con queste disposizioni il legislatore europeo ha voluto fare
un passo avanti per garantire comunque un coordinamento andando anche un po’ oltre che è l’obiettivo
delle decisioni intraeuropea, si tratta di una disciplina che è svincolata rispetto alla circolazione delle
decisioni, la LITISPENDENZA europea è svincolata rispetto alle disposizioni riguardanti la circolazione delle
decisioni, le regole riguardano le decisioni degli stati membri Ue, le decisioni di stati terzi NON RIENTRANO
NELL’AMBITO DI APPLICAZIONE DEL REGOLAMENTO.

Anche in questo caso le norme del regolamento possono prescrivere dei comportamenti solo ai giudici
europei. Quindi le norme sulla litispendenza, possono solo indirizzare il comportamento dei giudici europei,
inoltre proprio perché si tratta di procedimenti instaurati anche difronte a giudici di stati terzi, sicuramente
si tratta di regole più stringenti, che si applicano in un numero minore di casi, sottoposte a regole più
stringenti e a carattere facoltativo.
La regola sulla litispendenza europea, si applica solo nell’ipotesi in cui IL GIUDICE PREVIAMENTE ADITO SIA
IL GIUDICE DI UNO STATO TERZO.

Il giudice dello stato membro, adito della stessa causa può sospendere il procedimento, si tratta di una
eventualità rimessa al giudice dello stato membro quando lo stato terzo è previamente adito, quando
siamo in presenza di una stessa causa e deve trattarsi ovviamente di una causa che ricade comunque nel
campo di applicazione del regolamento, questa regola non vale per tutti i casi di litispendenza europea.

Oltre ad avere natura facoltativa, la litispendenza extraeuropea può essere attivata solo se la competenza
del giudice extraeuropeo si fonda o sul foro generale o sul foro speciale ex art. 7 oppure i casi dell’art. 8; in
questi casi il giudice successivamente adito può sospendere il procedimento.

Ci sono però almeno altri due requisiti:

1) Nella sua valutazione discrezionale il giudice europeo può valutare se sospendere il


procedimento ma che ragionamento deve fare? PUÒ SOSPENDERE QUALORA RITENGA CHE IL
GIUDICE DELLO STATO TERZO, EMETTERÀ UNA DECISIONE CHE POTRÀ ESSERE RICONOSCIUTA
ED ESEGUITA, farà un giudizio prognostico molto complesso (esempio giudice italiano viene
informato che la stessa causa è pendente dinanzi al giudice canadese, il giudice italiano valuta
se la sentenza del giudice canadese potrà essere riconosciuta ed eseguita nel nostro
ordinamento).
2) Altro requisito che occorre valutare è che la sospensione sia necessaria per la corretta
amministrazione della giustizia

Anche quando viene disposta la sospensione viene comunque data la possibilità al giudice europeo di
riprendere il procedimento:

1) Se è improbabile che il procedimento si concluda entro termine ragionevole il giudice può


riprendere la trattazione della causa
2) Può riprendere in qualunque momento il procedimento se è necessario per la corretta
amministrazione della giustizia

La litispendenza extraeuropea si verifica quindi in casi molto più marginali.

Art. 34 CONNESSIONE EXTRAEUROPEA: anche qui la possibilità è circoscritta solo nei casi in cui il giudici è
competente in qualità di foro generale o foro speciale:

Sospende quando:

1) Se opportuna una trattazione unica


2) Se ritiene che la decisione potrà essere riconosciuta ed eseguita nello stato membro
3) È necessaria per la corretta amministrazione della giustizia

Anche la connessione extraeuropea si applica su istanza di parte o se è prevista dalla legge nazionale.

Possiamo concludere dicendo che il regolamento Bruxelles Bis sia l’unico regolamento che da rilevanza alla
connessione di cause extraeuropea ma è una apertura subordinata ad una valutazione discrezionale ampia
dei giudici europei.
( Nozioni da sapere: cosa si intende per litispendenza e cosa si intende per connessione della stessa causa,
quando il giudice deve considerarsi adito, come si comporta l’istituto della litispendenza con la proroga del
foro, cosa si intende per connessione, regola generale, presupposti, cosa si intende per connessione
sospensiva e traslativa, i casi di litispendenza e connessione extraeuropee, quando si verificano e
presupposti per applicazione)
Sentenza della Corte di Cassazione 8822/2021: la Cassazione si sofferma su qual è il tipo di valutazione che
il giudice italiano, quando è successivamente adito, in un caso di litispendenza intraeuropea, quali
valutazioni deve fare e come si impugna la sentenza? Si tratta di una causa inerente alla banca Montepaschi
di Siena, la vicenda alla base è molto complessa, si trattava della operazione con cui, nel 2008, la
Montepaschi voleva acquisire un’altra banca, ma che vedeva coinvolta a vario titolo numerose banche
straniere, la Banca aveva sottoscritto una serie di contratti derivati con emissione di titoli, tra questi
contratti c’era una proroga di giurisdizione esclusiva in favore del foro di Lussemburgo, la Banca entra in
difficoltà finanziaria, viene presentato un piano di risanamento e nel frattempo però gli obbligazionisti
convenivano in giudizio difronte al tribunale distrettuale in Lussemburgo perché volevano ottenere la
declaratoria di inefficacia dei contratti; la Montepaschi conviene in giudizio le banche straniere davanti al
Tribunale di Milano. Il tribunale di Milano non è d’accordo con questa soluzione e sospende il giudizio
perché ritiene di essere difronte ad un caso di litispendenza, sospende il procedimento in attesa della
decisione del giudice di Lussemburgo. La banca ricorre per Cassazione avverso l’ordinanza di sospensione,
proponendo un regolamento necessario di competenza ex art. 42 CPC, veniva contestato 1) era necessario
il regolamento preventivo di giurisdizione ex art. 41 e non il 42, 2) si contesta l’esistenza dei presupposti per
la sospensione. La corte dice che il rimedio è QUELLO CORRETTO, si deve usare IL REGOLAMENTO
NECESSARIO DI COMPETENZA EX ART. 42 CPC, l’ART. 42 può essere utilizzato anche per le ipotesi di
sospensione del regolamento Bruxelles I e non solo per i casi indicati nell’articolo. Nel merito dea questione
della litispendenza, la corte da ragione al tribunale di Milano, proprio in virtù dei criteri a larghe maglie dei
criteri per la sospensione, la corte osserva che per l’ordinamento italiano sarebbe continenza, in realtà per
il regolamento è litispendenza.

Causa Carriè: Sentenza della Corte di Giustizia resa in rinvio pregiudiziale 27 febbraio 2014 causa C1/13 C,
certe sull’interpretazione del regolamento Bruxelles I BIS, stiamo parlando di connessione extraeuropea, la
corte di giustizia ci chiarisce cosa intende per “accertata la competenza” ex art. 29. La questione riguardava
un trasporto di merci per strada, la Carriè aveva affidato ad una società di trasporti francese la consegna di
cosmetici, la società francese conclude un contratto con un subvettore per il trasporto, abbiamo 3
subvettori; uno di questi si ferma in una stazione d servizio e si accorge del furto delle merci, inoltre la
Carriè era assicurata; in prima battuta risulta che nel 2008 la Cartier insieme al suo assicuratore agisce con
azione di responsabilità in solido di tutti i vettori presso il giudice francese; in prima udienza uno dei vettori
francesi solleva una eccezione di litispendenza perché afferma che nel 2008 lo stesso attore aveva adito il
giudice del Regno Unito.

La Cartier e il suo assicuratore ritengono che non ci sia un difetto di litispendenza perché non è mai stata
accertata dal giudice del Regno Unito, non è mai stata acclarata. Occorre una specifica declaratoria di
incompetenza. Il giudice francese di primo grado ritiene che si sia litispendenza e quindi si dichiara
incompetente deferendo la causa al giudice del Regno Unito, stessa soluzione viene prospettata dal giudice
dell’appello.

Corte di Cassazione francese: la Corte di Cassazione si chiede se sia sufficiente che la competenza non sia
stata contestata e rinvia alla Corte di Giustizia europea.

La corte si occupa di questa questione e innanzitutto individua l’iter logico che deve essere seguito, nessun
elemento degli atti sottoposti alla corte lascia intendere che siamo nelle competenze esclusive, quindi
quello che bisogna valutare è capire se è competente il giudice previamente adito ovvero il giudice inglese,
il giudice inglese non ha rilevato la sua incompetenza, inoltre il convenuto nel giudizio inglese non ha
eccepito l’incompetenza ma anzi si è difesa.
Secondo la corte il giudice dovrebbe in primo luogo sospendere il procedimento e poi accertare la sua
competenza.
La corte ricorda che nel regolamento esiste una norma sulla accettazione tacita della proroga, la
costituzione del convenuto in questo caso è ACCETTAZIONE TACITA DELLA COMPETENZA, il convenuto ha
un modo per bloccare l’accettazione tacita della competenza ovvero costituirsi è rilevare l’eccezione di
incompetenza, la corte ricorda che in questo caso la contestazione di competenza NON PUÒ AVVENIRE
DOPO LE PRIME DIFESE, SE IL CONVENUTO ECCEPISCE L’INCOMPETENZA DOPO, NON HA BLOCCATO LA
PROROGA TACITA, il sistema come ricordato dalla corte è stato elaborato per evitare che ci sia una
sospensione del procedimento dinanzi al giudice successivamente adito. Quindi è competente il giudice del
Regno Unito.

Sentenza Gasper: società austriaca che vende abbigliamento per bambini ad un’altra società con sede a
Roma, i rapporti tra le due società si incrinano, la società italiana cita quella austriaca davanti al tribunale di
Roma chiedendo la risoluzione del contratto. La società austriaca cita invece la società italiana dinanzi ai
giudici austriaci per ottenere il pagamento delle fatture rimanenti.

12/10/2022

Circolazione delle sentenze

una sezione del regolamento particolarmente delicata ed è quella che ha subito il cambiamento maggiore e
in realtà questa parte si concentra negli articoli 36 e seguenti del regolamento Bruxelles I. Naturalmente
deve essere una sentenza in materia civile e commerciale e deve essere una sentenza pronunciata da un
giudice di un paese membro dell’Ue. In realtà questa parte del regolamento si applica a tutte le decisioni
pronunciate dal giudice europeo che ha accertato la sua competenza sulla base dei criteri del regolamento
ma in realtà questa sezione del regolamento si occupa anche di garantire la circolazione delle decisioni rese
da un giudice dello stato membro, nel caso in cui il regolamento non si applica, ad esempio il convenuto è
domiciliato in uno Stato non parte dell’Ue e quindi il giudice abbia si accertato la sua competenza ma sulla
base delle norme interne, non sulla base delle norme del regolamento, da questo punto di vista
quest’ultima parte è naturalmente collegata alla parte precedente ma in realtà circoleranno anche le
sentenze rese sulla base e norme della giurisdizione interne ai paesi UE. Ovviamente sono tutt’ora divise la
parte sul riconoscimento e sull’esecuzione delle sentenze, riconoscere una sentenza significa riconoscere gli
effetti di un giudicato straniero, ovviamente quando parliamo di esecuzione invece, parliamo di esecuzione
forzata; fino a questo regolamento, mentre il riconoscimento era automatico, l’esecuzione forzata poteva
essere avviata solo dopo che vi fosse stato un vaglio da parte dell’autorità nazionale, era necessaria una
verifica da parte del giudice nazionale, la grande novità del regolamento 1215 è stata quella di dire che oggi
in Europa non si procede più solo al riconoscimento automatico ma anche all’esecuzione forzata in maniera
automatica, è così ampia la fiducia tra i sistemi processuali civili degli stati membri che la fase esecutiva
viene trattata come se fosse una sentenza nazionale, ed evidentemente questa impostazione è l’ultimo
stadio possibile di questo l’ordinamento, abbiamo abbattuto anche l’ultima barriera.

La corte di giustizia ha chiarito unicamente agli articoli definitori dello stesso regolamento; l’ART.2 del
regolamento Bruxelles I è un articolo che contiene semplicemente delle definizioni, la Corte ha iniziato a
chiarire cosa intende nei criteri di questo articolo, proprio la lettera A ad esempio parla di cosa si intende
per decisione:

La decisione è, A PRESCINDERE DA COME È DEFINITA DALL’ORDINAMENTO DELLO STATO MEMBRO:

1) Provvedimento a carattere decisorio


2) Emesso da una autorità giurisdizionale
3) Emesso da una autorità giurisdizionale di uno stato membro
4) Che riguardi la materia civile e commerciale
Abbiamo già visto quali devono essere le caratteristiche della autorità giurisdizionale ai sensi del
regolamento:

 Giudice deve essere in posizione di terzietà rispetto alle parti


 Deve giudicare in maniera imparziale
 Deve essere un’autorità la cui istituzione sia prevista da una legge (no arbitrato che è nominato
dalle parti)
 Deve avere una giurisdizione obbligatoria ex lege (di quali cause di occupa il tribunale di Genova se
ne occupa la legge)
 Definisce le liti applicando delle norme giuridiche
 Deve garantire il contraddittorio, deve dare la possibilità ad entrambe le parti di fare valere le
proprie difese
 Devono essere rispettati tutti i diritti essenziali della difesa

Quindi l’art. 2 dice “qualunque decisione compreso un decreto, un mandato, persino la liquidazione delle
spese in favore del cancelliere “ per decisione si intendono anche i PROVVEDIMENTI PROVVISORI
CAUTELATI EMESSI DALL’AUTORITÀ COMPETENTE A CONOSCERE NEL MERITO, invece NON È DECISIONE,
l’emissione di provvedimenti provvisori cautelari emessi da autorità giurisdizionali non competenti a
conoscere nel merito. Sempre per definizione dell’art. 2 sono considerate decidono ANCHE LE
TRANSAZIONI GIUDIZIARIE, se questa transazione è convalidata da una autorità giudiziaria o viene
effettuata durante il corso del processo, quella transazione circola come fosse una sentenza. Ultimo atto
che circola come fosse una decisione, GLI ATTI PUBBLICI, cioè qualsiasi documento che sia stato redatto o
registrato come atto pubblico nello stato di origine, purché vi sia una autorità certificativa che attesti sia la
firma sia il contenuto dell’atto stesso, tendenzialmente le autorità certificativa sono i notai, quindi gli atti
notarili che accertano la firma e il contenuto, questi atti circolano come fossero decisioni se definiscono
una controversia in materia civile e commerciale.

 Sentenza penale dove si chiedeva un risarcimento del danno, è stata chiesto il riconoscimento sulla
base di Bruxelles I, la prima eccezione che è stata sollevata è che Bruxelles I riguarda solo la materia
civile e commerciale; La corte di giustizia europea sostiene che in questo caso il giudice penale ha
agito, in altre in sede penale e in parte in sede civile, ha svolto una funzione penale per quanto
attiene la determinazione dea pena detentiva, quando però ha liquidato il risarcimento del danno
ha svolto una funzione di natura civilistica. La parte della sentenza penale, dove il giudice si è
incaricato di liquidare il danno e determinare il risarcimento, può circolare in base alle norme del
regolamento di Bruxelles!

Il riconoscimento delle sentenze è automatico, quindi anche l’esecuzione è automatica, esistono in realtà
dei motivi eccezionali che sono ostativi al riconoscimento, sono indicati nell’art. 45 e sono comuni sia al
riconoscimento sia all’esecuzione.

Laddove sorgano delle contestazioni, la parte interessata a fare valere la sentenza, può chiedere una
decisione attestante l’assenza di motivi di diniego del riconoscimento, cioè l’assenza di vizi indicati nell’art.
45; CHIEDO AL GIUDICE UNA VERIFICA PREVENTIVA, NEGATIVA, SUI VIZI.

In realtà l’autorità nazionale, può trovarsi in una situazione diversa, cioè davanti all’autorità giurisdizionale
italiana si discuta di una causa ma la decisione su questa causa presuppone il riconoscimento di una
sentenza straniera, presuppone la verifica in ordine alla riconoscibilità della sentenza straniera, la parte che
lamenti che la sentenza è viziata può sempre chiedere che il giudice che sta definendo la lite, attesti in via
incidentale la sentenza straniera (io sono parte di un contratto e cito il mio contraente perché non ha
eseguito la prestazione, questo contratto è subordinato ad un altro contratto generale, io posso chiedere al
giudice un accertamento incidentale sulla validità del contratto generale), tuttavia l’accertamento
incidentale non può avere efficacia di giudicato perché ha solo la finalità di accertare che non sussistano i
motivi ostativi.

È previsto anche un terzo tipo di procedimento l’ACCERTAMENTO SUCCESSIVO POSITIVO: io chiedo che il
giudice neghi la riconoscibilità della sentenza straniera perché accerta l’esistenza di un vizio, quindi io non
parto chiedendo l’accertamento ma posso partire chiedendo la non riconoscibilità del vizio.

Vizi che impediscono la circolazione delle sentenze, che sono sottoposti ad una interpretazione
RESTRITTIVA E TASSATIVA:

1) La contrarietà con l’ordine pubblico: parliamo dell’ordine pubblico internazionale, quello


che difende i principi base dello stato membro, la violazione deve essere una macro
violazione, manifesta e importante, che travolga il principio, l’ indagine deve essere
compiuta in concreto in via casistica, si verifica se l’applicazione in concreto della normativa
si ponga in contrasto con principi vigenti nell’ordinamento interno.L’ordine pubblico, oltre
che a carattere sostanziale può essere anche di carattere processuale, nell’ordinamento
francese è presente una norma del CPP che afferma che se un soggetto rimane contumace,
non può nominare un avvocato, o ti presenti in aula oppure non puoi nemmeno nominare
un avvocato, ovviamente siamo in Bruxelles I, la corte naturalmente si concentra sulla parte
civile; È POSSIBILE FAR CIRCOLARE UNA SENTENZA CHE NON PERMETTE AL CONVENUTO LA
POSSIBILITÀ DI DIFENDERSI? OPPURE QUESTA SENTENZA LEDE IL DIRITTO DI DIFESA? La
corte di giustizia ha detto che il giudice statale che ha come principi base il rispetto del
contraddittorio, può dire tranquillamente che quella sentenza non circola perché contraria
all’ordine pubblico, e non solo PUÒ invocare l’ordine pubblico ma anzi DEVE INVOCARLO
perché esistono dei principi sul diritto alla difesa e il diritto al contraddittorio che nessuno
stato membro può permettersi di violare, quindi questo è una sorta di ORDINE PUBBLICO
DI TUTTI GLI STATI MEMBRI DELL’UE. La Francia viene condannata dalla Corte europea dei
diritti dell’uomo e alla fine modificherà il proprio ordinamento.Altro caso riguardava la
compravendita di beni di titoli nobiliari, perché in alcuni ordinamenti questi titoli sono stati
cancellati. È da notare come a seguito di eventuali violazioni dell’ordine pubblico, gli
ordinamenti europei vadano a modificare le proprie norme.
2) Sentenza contumaciale, convenuto non si costituisce per vizio di notifica dell’atto
introduttivo del giudizio: il convenuto rimane fuori dal processo perché non sa che è stato
avviato un suo processo nei suoi confronti, questo difetto della notifica in realtà può essere
di due tipi: assoluto, non mi è mai arrivato l’atto oppure la notifica mi è stata fatta ma è
stata fatta in realtà in termini non adeguati a garantire il mio diritto di difesa e di
costituzione (vengo citato in Polonia, la notifica mi viene fatta ma ho solo poche ore per
costituirmi oppure un solo giorno). Il vizio di notifica in questo caso è equiparato alla
carenza strutturale della notifica. Questo vizio può bloccare il riconoscimento delle
sentenze, il convenuto ha a disposizione un termine per impugnare la sentenza per evitare
la circolazione. Il convenuto non può rimanere inerte dopo aver ricevuto la comunicazione
della sentenza, ma deve necessariamente attivarsi per chiedere la cancellazione della
sentenza viziata. Se non la impugna allora la sentenza verrà riconosciuta ed eseguita. In
realtà questo secondo motivo potrebbe già essere compreso nel primo perché è
sicuramente contrario all’ordine pubblico.
3) Si chiede nel foro un riconoscimento di una sentenza incompatibile con una sentenza dello
stato interno: si chiede in Italia il riconoscimento di una sentenza francese incompatibile
con una sentenza italiana, in questo caso PREVALE SEMPRE LA SENTENZA INTERNA! NON
HA ALCUN RILIEVO IL PARAMETRO CRONOLOGICO!
4) Esistono due decisioni di cui si chiede il riconoscimento nello stesso stato ma queste due
sentenze sono divergenti: in Italia si chiede il riconoscimento della sentenza francese e
della sentenza spagnola ma queste due divergono tra loro, in questo caso SI DA LA
PREVALENZA ALLA DECISIONE PRONUNCIATA PER PRIMA, SI USA UN CRITERIO
CRONOLOGICO IN QUESTO CASO. ATTENZIONE! NON IL PROCESSO INIZIATO PER PRIMO,
MA QUELLO CHE DI È CONLUSO PER ULTIMO! Cosa succede però se mi arrivasse una
sentenza spagnola, e una brasiliana tra loro contrastanti? IO MI DEVO COMPORTARE COME
SE MI ARRIVASSERO DA DUE GIUDICI EUROPEI, DEVO COMUNQUE APPLICARE IL CRITERIO
CRONOLOGICO. Se quella brasiliana è stata pronunciata per prima io dovrò eseguire
questa, naturalmente però dovrò valutare tutti i criteri che sono necessari per fare circolare
questa sentenza, OGNI STATO PER FARE QUESTO PRENDE LE NORME DEL PROPRIO
ORDINAMENTO (nel caso italiano L.218/1995)
5) La violazione dei criteri di competenza: fori esclusivi e solo i fori a protezione della parte
debole (assicurato, consumatore, lavoratore dipendente)
17/10/2022

Per quanto riguarda la riconoscibilità delle sentenze, così come la eseguibilità delle sentenze, Bruxelles
rende anche immediatamente eseguibili le sentenze straniere, in questo momento la competenza delle
corti nazionali, se sorgesse una contestazione della riconoscibilità, le competenze in questo momento sono
attribuite all’ordinamento interno. Per quanto riguarda l’eseguibilità delle sentenze abbiamo entrambe le
fasi presso la Corte d’appello e poi in Cassazione. Spetta alla Corte d’appello riconoscere l’eseguibilità della
sentenza.

La sentenza straniera, quando arriva in un ordinamento dello stato membro dell’Ue, è immediatamente
riconosciuta ma anche immediatamente eseguibile, significa che posso chiedere immediatamente al
giudice Ue l’esecuzione forzata di quella sentenza come se mi trovassi davanti ad un giudice italiano.
Tuttavia ogni stato individua autonomamente il procedimento esecutivo.

Abbiamo visto i motivi ostativi al riconoscimento ed eseguibilità delle sentenze che sono indicati nell’art.45
del regolamento, per quanto riguarda l’eseguibilità il nostro ordinamento non ha la possibilità di stabilire se
un ordinamento estero può eseguire o meno la nostra sentenza; le sentenze è come se circolassero con una
PATENTE DI CIRCOLAZIONE, il giudice emette la sentenza e compila un certificato dove si indicano i nomi
delle parti, la questione, se è eseguibile o meno, questo controllo viene effettuato dallo stesso giudice che
ha emesso la sentenza, è molto semplice aprire la parte esecutiva delle sentenze perché appunto circolano
con questo certificato che indica agli altri giudici se possono o non possono eseguirla.
Ora dobbiamo andare a vedere cosa facciamo noi Italia quando abbiamo una controversia transnazionale
oppure quando ci arriva una materia esclusa dall’ambito di applicazione di Bruxelles I, prendiamo in
considerazione la LEGGE 218/1995, ricordando che questa legge viene dopo non solo il regolamento di
Bruxelles ma viene dopo a TUTTI I REGOLAMENTI DELL’UE, È PROPRIO L’ULTIMA COSA CHE IL GIUDICE
ITALIANO DEVE ANDARE A VEDERE.

Quando si forma la giurisdizione italiana? CRITERIO GENERALE: DOMICILIO O RESIDENZA IN ITALIA DEL
CONVENUTO

Siccome il regolamento Bruxelles I ci dice che il criterio generale è già quello del domicilio del convenuto, a
cosa mi serve l’ART. 3? QUANDO IL CONVENUTO È DOMICILIATO FUORI EUROPA MA È RESIDENTE IN
ITALIA OPPURE QUANDO CI TROVIAMO IN QUELLE MATERIE CHE SONO ESCLUDE DALL’APPLICAZIONE DI
BRUXELLES I.

Il secondo comma art 3 dice che: anche quando il convenuto non è domiciliato in Italia, la competenza
italiana può essere fondata sui criteri utilizzati nella convenzione di Bruxelles del 68 INERENTI AI FORI
SPECIALI. Quindi noi estendiamo in questo modo l’ambito soggettivo di applicazione del regolamento, io i
fori speciali li applico anche quando il convenuto sia domiciliato fuori dall’Ue, alla fine il legislatore ha detto
che vorrebbe riscrivere tutte le materie inerenti ai contratti e agli illeciti (art. 7 regolamento), per questo
motivo il legislatore ritiene sufficienti i criteri di Bruxelles per queste materie. Ancora una volta il legislatore
italiano dimostra di avere una assoluta convergenza di idee e vedute con il legislatore europeo. QUINDI
L’ART. 3 COMMA 2 DEVE INTENDERSI COME UN RINVIO MOBILE AL REGOLAMENTO DI BRUXELLES!

Ultimo comma art. 3: è importante ed ha una formulazione particolare, la giurisdizione italiana può essere
radicata quando sussiste una COMPETENZA TERRITORIALE, se io ho la competenza territoriale interna la
trasformo in criteri di giurisdizione, questo modello è tipicamente tedesco, noi lo abbiamo impiegato, però
quello che occorre ricordare è che tra tutti gli altri criteri, capaci di radicare la giurisdizione per territorio, ci
è uno di questi criteri che parla di RESIDENZA DELL’ATTORE, in assenza di altri collegamenti con
l’ordinamento italiano, in realtà basterebbe che il soggetto fosse residente in Italia per instaurare una lite
presso il giudice italiano.
L’art. 3 trasforma questi criteri di competenza territoriale in realtà anche in criteri di competenza
giurisdizionale. Questo criterio però può essere definito “esorbitante”, proprio uno di quei criteri
combattuti dal regolamento.

L’Italia purtroppo è famosa proprio in senso negativo a causa della lentezza dei procedimenti, per questo
molto spesso si radica la residenza proprio in Italia per far si che la propria responsabilità sia accertata dopo
anni.

Art. 4: . Si occupa della proroga e della deroga della giurisdizione italiana.

Quando può applicarsi l’ART.4? SOLO AL DI FUORI DELLE MATERIE DI BRUXELLES I. Vale solo per i casi
esclusi da Bruxelles I;

Requisiti per la proroga:

 Accordo delle parti


 Forma scritta ad probationem

Sempre il primo comma art 4 si prosegue dicendo che la proroga espressa e la PROROGA TACITA sono la
stessa cosa, il primo comma disciplina anche la PROROGA TACITA. Si può prorogare sia in forma espressa
sia in forma tacita (senza eccepire il difetto di competenza come prima difesa)

Art. 4 comma 2: “La giurisdizione italiana può essere convenzionalmente derogata a favore di un giudice
straniero o di un arbitrato estero se la deroga è provata per iscritto e la causa verte su diritti disponibili.”
Il legislatore dice: lascio che l’autonomia privata funzioni, in una logica estensiva, ma in una logica
restrittiva si chiede un requisito in più: la causa deve vertere su diritti disponibili. Se vertesse su diritti
indisponibili, l’accordo non avrebbe valore per l’ordinamento italiano ha un senso questa previsione,
perché se il legislatore prevede dei diritti indisponibili, il legislatore gli sottrae anche la possibilità di
scegliere il giudice, perché altrimenti potrei decidere di adire un giudice di un ordinamento dove quel
diritto non è considerato come indisponibile.

Guardiamo ora i casi di LITISPENDENZA: Cosa fa il giudice italiano se pende presso un ordinamento
europeo?

Art. 7: “Quando, nel corso del giudizio, sia eccepita la previa pendenza tra le stesse parti di domanda avente
il medesimo oggetto e il medesimo titolo dinanzi a un giudice straniero, il giudice italiano, se ritiene che il
provvedimento straniero possa produrre effetto per l'ordinamento italiano, sospende il giudizio. Se il giudice
straniero declina la propria giurisdizione o se il provvedimento straniero non è riconosciuto nell'ordinamento
italiano, il giudizio in Italia prosegue, previa riassunzione ad istanza della parte interessata.”

Quali analogie e differenze troviamo rispetto al regolamento?

 Analogie riguardano l’identità di petitum, identità soggettiva e identità di causa petendi.


 Per quanto riguarda le differenze: OCCORRE L’ECCEZIONE DI PARTE, NON PUÒ ESSERE RILEVATA
D’UFFICIO
 Altra differenza: IL MECCANISMO NON È AUTOMATICO, il giudice italiano potrebbe anche rilevare
che è una causa presso un giudice Straniero ma il giudice italiano sospende solo se ritiene che la
sentenza emessa dal giudice straniero potrebbe produrre effetto nell’ordinamento italiano. Deve
aspettare il provvedimento straniero. Io devo prevedere se il processo che si sta celebrando
all’estero, condurrà ad una pronuncia che io sarò in grado di inglobare nell’ordinamento, è un
giudizio futuro, il provvedimento non c’è l’ho ancora, bisogna vedere quali sono i vizi che
nell’ordinamento italiano inficiano sulla riconoscibilità della sentenza straniera.

Motivi ostativi al riconoscimento nell’ordinamento italiano, art. 64 e seguenti:


il modello è sempre quello del riconoscimento automatico ma con limite all’esecuzione, nel nostro
ordinamento c’è ancora un controllo preventivo all’esecuzione.
Art. 64: c’è riconoscimento automatico ma devono esserci delle condizioni che sono comunque
contestabili.

 Rispetto dei principi sulla competenza giurisdizionale dell’ordinamento italiano: il giudice


straniero deve aver giudicato con dei principi simili al nostro ordinamento.
Il giudice italiano quindi deve valutare su quali criteri di giurisdizione il giudice straniero ha
valutato la questione.
 Rispetto dei principi del contraddittorio e dei diritti essenziali della difesa: si tratta di una
specificazione del principio di ordine pubblico
 Principi di diritto pubblico processuale che riguardano la regolarità della costituzione
 La decisione riconosciuta in Italia deve essere passata in giudicato secondo le leggi del luogo
dove è stata pronunciata: questo è una differenza rispetto al regolamento di Bruxelles.
 Quando essa non è contraria ad altra pronuncia di altro giudice italiano passata in giudicato:
qui non non c’è il criterio cronologico come in Bruxelles.
 Esistenza di un procedimento in Italia che non si sia ancora concluso: qui troviamo la previa
pendenza di un procedimento in Italia per la stessa causa.
 Non contrarietà all’ordine pubblico

Art. successivi prevedono una disciplina speciale ed agevolata sul riconoscimento per alcune categorie di
sentenze straniere.

 Art.65: capacità persone, rapporti di famiglia, diritti della personalità, sono soggetti ad un regime
di riconoscimento agevolato in presenza di determinate condizioni:
 Motivi ostativi sono solo due:
1) Rispetto dei diritti essenziali difesa
2) Non contrarietà ordine pubblico
Questo regime agevolato si applica solo quando SONO PRONUNCIATI DALL’AUTORITÀ DELLO STATO LA CUI
GIURISDIZIONE È RICHIAMATA NELLA PRESENTE LEGGE! È una tecnica che si definisce “tecnica del rinvio
all’ordinamento competente”

 Art. 66: provvedimenti di volontaria giurisdizione

Autorità competente nell’ordinamento italiano per eseguibilità o esecuzione: Corte d’appello del luogo di
attuazione del provvedimento

REGOLAMENTO BRUXELLES II

Art. 81 TFUE, prevede la procedura legislativa ordinaria per le materie di cooperazione giudiziaria civile,
però nel paragrafo 2 si specifica che per le materie del diritto di famiglia è prevista una procedura
legislativa speciale che richiede l’unanimità dei paesi, è un limite che esisteva già nel trattato di Lisbona ed
è anche possibile che il Consiglio decida all’unanimità un elenco di materie per cui si può tornare alla
procedura legislativa ordinaria.

In materia di famiglia le istituzioni europee possono legiferare solo se esiste l’unanimità, il diritto di famiglia
è forse una delle materie più sensibili per questo gli ordinamenti richiedono l’unanimità, quindi l’Ue non
legifera tendenzialmente sul diritto di famiglia sostanziale, su questo gli stati membri continuano ad avere
una disciplina propria, quello che fa l’Ue è quello di prevedere regole di DIRITTO PROCESSUALE CIVILE E
PRIVATO, quindi anche sotto questi aspetto è necessaria la procedura legislativa speciale.
Questa ritrosia degli ordinamenti nazionali è data anche dal fatto che in precedenza non era presente una
convenzione internazionale, in questo caso quindi ci sono state alcune proposte di convenzione ma non
sono mai entrate in vigore, non c’è una cooperazione degli stati in queste materie, solo con questi
regolamenti l’Ue è riuscita a disciplinare gli aspetti della procedura civile internazionale.

Al momento siamo nell’ambito del vigore del regolamento 111/2019 chiamato Bruxelles II-ter.IIl.

Il regolamento è DOPPIAMENTE DOPPIO perché si occupa di due grandi materie e per ciascuna di queste
materie sono dettate regole sulla giurisdizione e sul riconoscimento ed esecuzione delle decisioni; il
regolamento si occupa:

 Scioglimento vincolo matrimoniale


 Responsabilità genitoriale

Per ciascuna di queste materie il regolamento detta delle regole sulla giurisdizione e sul
riconoscimento/esecuzione, in realtà le regole sono molto simili a Bruxelles I. Si precisa che la materia del
regolamento è delimitata in base alle controversie e ai procedimenti che determinano la libertà di stato,
quindi si applica solo alle decisioni che riguardano LO SCIOGLIMENTO e non L’ACCERTAMENTO DEL
VINCOLO MATRIMONIALE, potrebbe sembrare una scelta particolare, ma nel fare questo il regolamento
dimostra di essere favorevole alla libera circolazione del vincolo matrimoniale, è importante evitare che in
Europa ci siano situazioni CLAUDICANTI, cioè un soggetto che viene considerato libero in uno stato ed in
realtà è sposato; Questo non significa che non venga preso in considerazione l’atto di celebrazione del
matrimonio, però circolerà solo la sentenza che determina l’annullamento del vincolo, in caso contrario si
deve fare riferimento ai criteri interni degli ordinamenti.

In materia di responsabilità genitoriale si applica alle questioni inerenti alla cura e presa in carico di un
minorenne, non riguarda invece l’accertamento o l’impugnazione della filiazione, non si occupa nemmeno
di adozione o alle misure che la preparano o alla revoca della adozione.

Per minorenne si intende: QUALSIASI PERSONA DI ETÀ INFERIORE AGLI ANNI 18, IL REGOLAMENTO
INTRODUCE UNA NOZIONE AUTONOMA DI MINORENNE (anche se la maggiore età negli anni 18 è fissata
nella maggior parte degli stati UE)
Non c’è definizione autonoma di matrimonio invece, IL REGOLAMENTO NON CONTIENE UNA DEFINIZIONE
DI MATRIMONIO, il legislatore europeo è sempre stato molto attento a non introdurre la definizione, si è
deciso di mantenere un rinvio al diritto interno alla nozione di matrimonio, in questo modo si riesce ad
evitare di ricomprendere nella definizione di matrimonio anche le unioni tra persone dello stesso sesso.

Il regolamento si applica per tutti i procedimenti instaurati dopo il 1 Agosto 2022, se il procedimento è
instaurato prima di questa data, la decisione circolerà in base al vecchio regolamento. SI FA RIFERIMENTO
ALLA DATA DI INSTAURAZIONE DEL RELATIVO PROCEDIMENTO.

Dal punto di visto geografico, il Regno Unito è fuori quindi è da considerarsi uno stato terzo, l’Irlanda ha
dichiarato di far parte del regolamento, la Danimarca è fuori. Quindi il regolamento vincola tutti gli stati
membri eccetto la Danimarca.

MATERIA MATRIMONIALE:

I criteri di giurisdizione sono indicati nell’art. 3 del regolamento, che ha introdotto una serie di fori che
hanno una natura ALTERNATIVA TRA LORO, rispetto alle azioni in materia di scioglimento del vincolo
matrimoniale, il regolamento ha previsto diverse possibilità per le parti, ci sono almeno 7 criteri alternativi
di giurisdizione che le parti possono utilizzare.

Sono competenti a decidere sul divorzio, annullamento, scioglimento:


1) Residenza abituale dei coniugi: per residenza abituale dei coniugi si intende la residenza
abituale della coppia, la residenza abituale è un criterio molto particolare che è stato introdotto
con i regolamenti europei, che alcuni stati membri già usavano, è un concetto FATTUALE,
MOBILE, DESTINATO A MUTARE NEL CORSO DEL TEMPO, se la cittadinanza è un concetto rigido
e facilmente accertabile, la residenza abituale è un criterio molto più fluido. Non troviamo una
definizione nel regolamento ma la corte di giustizia europea ha chiarito che è un criterio
autonomo. CONSISTE NEL CENTRO DEGLI AFFARI, INTERESSI FAMILIARI, IN UN DETERMINATO
MOMENTO, la corte si è pronunciata soprattutto in materia di residenza abituale del soggetto
minorenne, ma molte di queste pronunce possono essere usate per la residenza abituale dei
coniugi.
In materia familiare si è ritenuto di individuare il giudice competente nel giudice più vicino alla
famiglia, si vuole evitare che la controversia sia disciplinata da un giudice che non ha nessun
collegamento con la famiglia.
2) Ultima residenza abituale comune dei due coniugi
3) Residenza abituale del convenuto
4) Giudice della residenza abituale di uno di loro
5) Residenza abituale dell’attore se questi vi ha risieduto per almeno 1 anno prima della
domanda, il tempo si riduce se l’attore è anche cittadino di quello stato
6) Cittadinanza comune dei due coniugi

Sono tutti criteri alternativi! Se ci sono più procedimenti paralleli naturalmente entrerà in gioco l’istituto
della litispendenza, inoltre la previsione di 7 fori diversi prevede un vero e proprio forum shopping.

Ora esiste un regolamento che è il regolamento Roma III che si occupa di divorzio. Il regolamento Roma III
prevede una cooperazione rafforzata, significa che è un regolamento che viene concluso con effetti
vincolanti soltanto nei confronti di alcuni stati membri e non di tutti e 27 gli stati, quando non si riesce ad
arrivare all’unanimità in consiglio, alcuni stati vogliono comunque andare avanti, questo è stato fatto con il
regolamento Roma II che prevede la disciplina il divorzio.

Si tratta di una concezione molto privatistica del matrimonio, perché nel momento in cui apro a più fori
diversi, valorizzo molto l’autonomia delle parti.

Il giudice deve verificare d’ufficio la propria competenza.

Non c’è una disciplina degli accordi di proroga nel regolamento, tuttavia i privati possono scegliere il foro
che preferiscono in base ai criteri alternativi visti prima.

Sentenza: in Inghilterra divorziare è molto facile, il regno unito è fuori dal regolamento di Bruxelles II-ter. La
family court division era stata adita e si era accorta che stranamente c’era un grandissimo numero di
domande che indicava come residenza abituale sempre lo stesso indirizzo, il numero di domande inizia a
diventare importante e il giudice inglese si accorge che in realtà questo indirizzo portava ad una casella di
posta che in realtà era fittizia, casi di questo tipo costituiscono UNA DISTORSIONE DELLA DISCIPLINA DEL
REGOLAMENTO UE, quindi il giudice inglese aveva annullato tutta una serie di sentenze.

Art. 6: la competenza di ciascuno stato membro è determinata dalla legge dello stato membro, il
regolamento quindi non è un sistema chiuso ma lascia un certo margine di operatività anche al diritto
interno. Il regolamento è in qualche modo cedevole rispetto ai criteri.

Questi articolo 6 ha dato alcuni problemi, c’è stato un caso chiamato Sundelind Lopez: cittadina svedese ed
un cittadino cubano, coppia sposata e residente in Francia, la vita coniugale si incrina e il marito decide di
rientrare nel suo paese di origine mentre la moglie continua a vivere in Francia, la moglie presenta
domanda di divorzio dinanzi alle autorità svedesi, si poneva un problema di giurisdizione del giudice
svedese, i due coniugi non avevano mai messo piede in Svezia, il giudice svedese non risultava il giudice
della residenza abituale dei coniugi, non era neanche il giudice dell’ultima residenza abituale dei coniugi,
NON ERA POSSIBILE APPLICARE NESSUNO DEI 7 FORI, rispetto al convenuto si osservava che il convenuto
ormai non aveva nessun collegamento con un paese Ue, LA CORTE DI GIUSTIZIA HA PRECISATO LA
CORRETTA INTERPRETAZIONE DEL PARAGRAFO 1 DELL’ART 6: L’ART.6 FA RIVIVERE I PARAMETRI INTERNI
QUANDO NON C’È NESSUN GIUDICE IN EUROPA CHE RISULTI COMPETENTE IN BASE ALLE NORME DEL
REGOLAMENTO. Quindi in questo caso il giudice svedese dichiara la sua incompetenza.

Più complessa è la questione in materia di responsabilità genitoriale: abbiamo un criterio generale che è la
RESIDENZA ABITUALE DEL MINORE e poi alcune disposizioni che vanno ad integrare questa competenza
generale, è prevista una LIMITATA AUTONOMIA PRIVATA, in alcuni casi le parti possono scegliere il foro ma
è molto limitata questa possibilità, innanzitutto il foro può essere scelto SOLO DAI GENITORI. C’è un
principio che il legislatore europeo ha voluto valorizzare: IL SUPERIORE INTERESSE DEL MINORE, è un
principio di derivazione internazionale.

La residenza del minore è stata a lungo discussa dalla corte di giustizia perché non è definita all’interno del
regolamento, è ovvio che il primo criterio per determinare il luogo di residenza del minore è la presenza
fisica del minore, naturalmente se il minore si sposta per seguire i genitori in vacanza non modifica la sua
residenza, L’ACCERTAMENTO DEVE ESSERE FATTUALE ad esempio una futura madre viene costretta a
rimanere in uno Stato fin quando non nascerà il minore, il minore nasce in quello Stato ma logicamente
questo è frutto di un reato, la Corte però ha avuto un atteggiamento rigido e ha stabilito che comunque la
residenza del minore si trova localizzata in quello Stato anche se la madre si trovava lì in uno stato di
coercizione fisica. In alcune sentenze invece è stata data da parte dei giudici, rilevanza alla convinzione che
il minore aveva di quella che fosse la sua casa, in alcuni casi i giudici DANNO RILEVANZA AL SENTIMENTO
DEL MINORE, chiedono al bambino “dove pensi che sia casa tua?” Quando i criteri sono così tanti e io non
posso fare una indagine di tipo quantitativo, talvolta dare troppe indicazioni è come non darne nessuna.

19/10/2022

GIURISDIZIONE IN MATERIA DI RESPONSABILITÀ GENITORIALE

Accordo di proroga dei genitori: si può derogare il foro della residenza del minore

Art. 10 regolamento Bruxelles II ter: ovviamente occorre che tutti i titolari della responsabilità genitoriale
siano d’accordo sul fatto di andare a litigare difronte al giudice europeo, si può derogare ma solo difronte
ad un giudice europeo.

 Giudice europeo
 Forma scritta
 Può essere anche fatto in forma tacita ma la accettazione tacita vale solo dopo che il giudice lo
abbia informato della sua possibilità di non accettare la competenza

Collegamento effettivo: deve esserci un collegamento sostanziale, gli esercenti la responsabilità genitoriale
possono scegliere solo:

 Foro scelto deve essere il foro dove almeno uno degli esercenti della responsabilità genitoriale
risiede
 Nello stato in cui si trovava la precedente residenza del minore
 Il minore è cittadino di quello stato
Ulteriore requisito è quello del best interest of the child. Ma chi farà questa valutazione? IL GIUDICE CHE È
ADITO DALLE PARTI, questo giudice non solo controllerà l’accordo e il Gerry link ma valuterà anche il best
interest.

A questo articolo 10 si aggiunge a chiusura dei criteri l’ART. 12:

L’art.12 è una norma molto particolare, abbiamo detto che il regolamento Bruxelles I è basato sui sistemi di
civil law, invece nei sistemi di common law viene usata la teoria del forum conviniens, la corte ha ribadito
che i criteri del forum conviniens non può essere applicata; nel regolamento Bruxelles II invece l’ART. 12
apre ad una valutazione da parte del giudice competente in base ai criteri del regolamento, SULLA
OPPORTUNITÀ CHE SIA PROPRIO LUI A DECIDERE DELLA LITE NEL MOMENTO IN CUI PENSI CHE VI SIA UN
ALTRO GIUDICE EUROPEO CHE INVECE MEGLIO DI LUI POSSA GIUDICARE LA CONTROVERSIA; infatti l’ART si
intitola “trasferimento della controversia tra giudici europei”, pur di seguire il best interest of the child,
l’Unione deroga ad uno dei principi base del regolamento Bruxelles I, proprio per cercare di andare
incontro alle istante ed esigenze protettive del minore.

L’art. 12 si pone subito IN VIA ECCEZIONALE, l’unione ribadisce immediatamente che questo articolo è
eccezionale; la richiesta del trasferimento della competenza può ovviamente essere SOLLECITATA DA UNA
PARTE, ma può essere anche rilevata EX OFFICIO DAL GIUDICE.

Quando lo posso fare? Lo posso fare a favore di un altro giudice europeo ma che anch’esso presenti un
gerry link con il minore, questo legame è dato dall’acquisto della residenza del minore in corso di causa.

Potrebbe anche accadere il contrario: il giudice potrebbe ritenere che è più opportuno che a giudicare sia il
giudice della precedente residenza del minore.

Può essere anche lo stato di residenza abituale di uno dei responsabili della potestà genitoriale.

Potrebbe anche essere relativo all’amministrazione di uno dei beni di cui è titolare il minore.

Il giudice adito per primo può evidentemente sospendere il giudizio e in questo caso la palla passa al
nuovo giudice che entro 6 settimane deve accettare la controversia valutando anch’esso il best interest
del minore.

Questa meccanismo è un meccanismo a cui i giudici di Civil Law non sono abituati perché è tipica degli
ordinamenti di common law, inoltre, rispetto alla tutela del minore, i giudici hanno un atteggiamento
accentratore (nessuno tutela il minore meglio di me), tuttavia i giudici di Civil stanno iniziando ad utilizzare
questa regola e persino i giudici italiani hanno applicato questo meccanismo.

LITISPENDENZA ART.20

La LITISPENDENZA in questo regolamento ha una disciplina molto particolare e sui generis, ed è diversa da
Bruxelles I.

Innanzitutto la LITISPENDENZA è trattata in due modi diversi:

 Litispendenza per scioglimento vincolo matrimoniale: Il giudice deve sempre verificare la sua
competenza d’ufficio. L’accertamento della LITISPENDENZA deve essere effettuata d’ufficio .
Abbiamo le stesse parti, abbiamo lo stesso titolo, ma l’oggetto può essere diverso, il petitum
potrebbe essere diverso, nonostante il petitum sia diverso IL REGOLAMENTO LO TRATTA COME DE
FOSSE LITISPENDENZA. Per questo si parla di FALSA LITISPENDENZA, il regolamento sceglie di
trattare due cause che non sono identiche e che non rientrerebbero nella litispendenza come se lo
fossero per evitare troppi giudizi difformi.
 Litispendenza per responsabilità genitoriale: qui è richiesta l’identità dell’oggetto, l’identità del
titolo MA NON È RICHIESTA L’IDENTITÀ DELLE PARTI, siamo in una ipotesi di litispendenza anche se
le parti sono diverse. Le autorità giurisdizionali negli Stati membri, tutte le volte che siano adite
per cause riguardanti la responsabilità genitoriale, devono garantire al minore di poter
ESPRIMERE LA PROPRIA OPINIONE; naturalmente si fa riferimento a minori che abbiano capacità
di discernimento, ma questo vuol dire che i giudici devono garantire ai minori la possibilità di
esprimere le proprie opinioni nei procedimenti che li riguardano e lo devono poter fare o
autonomamente o tramite un rappresentante. Le sentenze rese senza aver ascoltato l’opinione del
minore VENGONO BLOCCATE IN SEDE DI RICONOSCIMENTO.

RICONOSCIMENTO IN BRUXELLES II TER: anche qui si spinge sul riconoscimento automatico, con una
precisa indicazione che viene subito data nello stesso regolamento, LA PARTE RELATIVA ALLO
SCIOGLIMENTO DEL VINCOLO CONIUGALE, TUTTI GLI EFFETTI CHE POSSONO NASCERE DA QUESTE
SENTENZE SONO EFFETTI MERAMENTE COGNITIVI, CIOÈ PASSANO TUTTE CON IL RICONOSCIMENTO, NON È
DATA ONTOLOGICAMENTE LA POSSIBILITÀ DI ESECUZIONE FORZATA (non posso spostarti fisicamente da
tua moglie…).

La trascrizione delle sentenze europee nei registri dello stato civile passa con il mero riconoscimento.

Non c’è parte su esecuzione forzata per questo tipo di sentenze.

Invece le sentenze relative alla responsabilità genitoriale possono avere una esecuzione forzata.

Tranne per due tipi di sentenze:

 Decisioni in materia di minori che hanno subito una sottrazione internazionale


 Decisioni in materia del diritto di visita

Il regolamento 1111/2019: introduce una novità, ABOLISCE L’EXEQUATOR e prevede una sorta di
passaporto europeo.

Motivi ostativi al riconoscimento art. 38 (scioglimento vincolo matrimoniale):

1. Contrarietà all’ordine pubblico


2. Contumacia quando il convenuto non è stato informato del procedimento
3. Incompatibilità con decisione resa nel foro
4. Incompatibilità con decisione resa in un altro stato membro.

Motivi ostativi al riconoscimento Art. 39 (decisioni in materia di responsabilità genitoriale), ha delle


caratteristiche diverse:

1. Ordine pubblico ma piegato all’interesse superiore del minore


2. Contumacia se il convenuto non è stato correttamente informato dell’atto introduttivo (problema
di traduzione perché è presente la parola “ovvero”)
3. Genitore che ha la responsabilità genitoriale si è vista negata la possibilità di essere ascoltata nel
corso del procedimento
4. Incompatibilità dei giudicati: la decisione è incompatibile con precedente giudicato resa dallo
stesso stato: prevale la sentenza pronunciata per ultima
5. Incompatibilità dei giudicati: sentenza resa da stato differente: prevale la sentenza pronunciata
dopo

Se io ho una sentenza pronunciata nel foro, il cerco sempre di dare precedenza alla sentenza del foro
oppure la sentenza che è stata pronunciata per prima, qui invece do sempre precedenza alla sentenza
pronunciata DOPO. Perché potrebbe ESSERE CAMBIATO L’INTERESSE DEL MINORE.

Nel caso 5 io la sentenza la riconosco solo se è stata pronunciata NELLO STATO DI RESIDENZA ABITUALE DEL
MINORE
6. Ultimo motivo ostativo, se non è rispettata la procedura dell’art. 82, questo articolo di occupa
dell’INTERNATIONAL PLACEMANT DEL MINORE, ci sono dei casi in cui il minore viene collocato dai
giudici di uno stato in un altro stato, per fare questo è necessario rispettare alcune procedure.
Devono essere avvisati gli stati di destinazione del minore! Il primo caso riguardava un minore
inglese che soffriva di disturbi di autolesionismo talmente gravi da aver bisogno di controllo 24h,
per fare questo il minore è stato sottratto ai minori per condurlo in una struttura adeguata, questa
struttura di trova in Irlanda, purtroppo però la procedura non viene rispettata perché l’Inghilterra
non ha avvisato l’Irlanda che un minore pericoloso per se e per gli altri stava per giungere in
Irlanda.

Il secondo comma dell’art. 39 inserisce in ulteriore motivo ostativo talmente importante da inserirlo in un
comma ad hoc: IL MINORE NON HA AVUTO LA POSSIBILITÀ DI ESPRIMERE LA PROPRIA OPINIONE, è
presente però una eccezione: SALVO CHE IL MINORE NON SIA STATO ASCOLTATO PER L’URGENXA DELLA
DECISIONE.
ROMA I

I criteri di giurisdizione non corrispondono ai criteri di collegamento, e quindi gli strumenti sono
diversificati,, ora l’Ue utilizza i cosiddetti regolamenti completi, l’Ue ha capito che non utilizzare i
regolamenti completi non è la soluzione migliore.

Si chiamano Roma perché il primo testo è la trasformazione del 1980 sulle obbligazioni contrattuali, e
quindi da allora i regolamenti si chiamano Roma, i regolamenti quelli completi stanno prendendo il nome
Roma.

Regolamento Roma I: operazioni contrattuali anche se non è il primo regolamento in ordine cronologico, il
regolamento Roma II è più vecchio di Roma I.

Questo regolamento, HA LA STESSA BASE GIURIDICA DEI REGOLAMENTI BRUXELLES, le norme di DIP sono
contenute nello stesso articolo 81 del TFU, quindi avremo la stessa differenziazione: per Roma III la
procedura richiesta è quella speciale con l’unanimità. Per le competenze è tutto uguale al regolamento di
Bruxelles.

A quali principi si ispira questo regolamento? I principi del regolamento Roma I sono: GARANTIRE
CERTEZZA E PREVEDIBILITÀ DELLA LEGGE APPLICATA, nel considerando numero 6 il regolamento specifica
quali sono gli obiettivi perseguiti.
Naturalmente Bruxelles I e Roma I devono essere applicati insieme, uno per la legge di individuazione del
foro, l’altro per individuare la legge applicabile, il regolamento di Bruxelles in Roma I viene proprio
richiamato. È chiaro che ci sia una sovrapposizione di concetti, ma va a riempire una delle caselle lasciate da
Bruxelles I.

Limitiamo il forum shopping: il regolamento Bruxelles I prevede una serie di fori, ma se io ho tanti fori ho a
disposizione è l’attore che sceglie a quale foro rivolgersi, quindi è evidente che scegliermi il giudice è tanto
più importante quanto più sono diversi i sistemi processuali e diverse sono le norme di DIP, perché nella
logica del legislatore europeo è facile dire “devi avere fiducia”, il forum shopping è meno importante
perché c’è la stessa norma di DIP che dovrà essere applicata, per questo gli autori del regolamento lo
specificano nel considerando del numero 7, in Roma I il forum shopping è molto più limitato rispetto a
Bruxelles I BIS.

Il regolamento si applica a partire dal 2009.

Soggettivo non c’è alcun tipo di limite.

Campo di applicazione materiale: sulla prima parte è assolutamente simile a Bruxelles I, si applica alla
materia CIVILE E COMMERCIALE, (no diritto fiscale, amministrativo, doganale). Nell’andare avanti nella
lettura dell’art.1 si trovano una serie di materie escluse dal campo di applicazione di Roma I:

 Stato e capacità delle persone


 Obbligazioni derivanti dai rapporti di famiglia (abbiamo due regolamenti che si occupano di questo)
 Successioni (Abbiamo Roma IV che è un regolamento completo)
 Assegni, cambiali, altri strumenti negoziali (non hanno un regolamento proprio)
 Contratti derivanti dagli accordi di proroga
 Diritto delle società: scioglimento, responsabilità dei soci ecc…

In caso di esclusione come questa, noi dobbiamo ricordare che la legge italiana dice che APPLICA
COMUNQUE ROMA.

SI APPLICA ROMA I PER LE OBBLIGAZIONI CONTRATTUALI.


Anche qui si utilizza la distinzione tra materia contrattuale e materia extracontrattuale, si richiama tutta la
precedente giurisprudenza su Bruxelles I.
- Materia contrattuale: volontaria assunzione di obbligazioni tra due parti
- Materia extracontrattuale: tutto ciò che non rientra nella definizione contrattuale.

Questa caratteristica è tipica di tutti i regolamenti, una cosa diversa è invece la LEGGE DESIGNATA:

Posto che il giudice sia competente, esso avrà la possibilità di applicare la legge di ordinamenti diversi, per
questo si dice che i regolamenti del filone Roma I hanno carattere UNIVERSALE O SENZA LIMITI.

Criterio principale per rintracciare la legge: VOLONTÀ DELLE PARTI, il contratto è il regno dell’autonomia
privata, quindi si scelgono la legge che vogliono applicare, È UNA PIETRA ANGOLARE DEL REGOLAMENTO,
LE PARTI SCELGONO LIBERAMENTE LA LEGGE DA APPLICARE AL REGOLAMENTO! Questo criterio
garantisce anche la certezza della legge regolatrice, perché so già quali saranno le mie responsabilità
inerenti alla legge francese per esempio, se mi scelgo la legge applicabile, logicamente so quali saranno le
possibili problematiche.

Art. 3 Regolamento Roma I: “il contratto è disciplinato dalla legge scelta dalle parti”

“La legge deve essere espressa o risultare chiaramente dalle disposizioni del contratto o dalle circostanze
del caso”

Quindi la scelta può essere espressa all’interno del contratto oppure potrebbe essere un accordo a se
stante; può anche però risultare chiaramente, quindi è una scelta che può non essere espressa ma nel caso
in cui non sia espressa ma il riferimento deve essere chiaro!

Innanzitutto si è detto che non è fattore discriminante la LINGUA: non significa niente che io abbia concluso
il contratto in lingua francese.

Si è ritenuto indicativo il fatto che le parti facessero riferimento alla normativa di un determinato Stato
(le parti hanno questi obblighi così come precisato nell’art. x del code civile), se le parti continuamente
fanno riferimento alla legge di un ordinamento allora si ritiene che abbiano scelto quella legge.

Dalle circostanze del caso: ad esempio pensiamo a tutti i contratti collegati, abbiamo una serie di contratti
derivati rispetto ad un contratto principale.

In realtà non si dice niente sul rilievo alla scelta del giudice: si è a lungo discusso se l’accordo di proroga del
regolamento di Bruxelles possa essere un indizio particolarmente rilevante sulla scelta della legge, gli Stati
si sono scontrati molto su questo aspetto, SI È DECISO DI NON METTERE UNA PREVISIONE AUTONOMA SU
QUESTO MA IN REALTÀ DI LASCIARE AD UN CONSIDERANDO DEL REGOLAMENTO ROMA I, IL FATTO CHE
QUESTO SIA UN INDIZIO, MA NON C’È UN ARTICOLO CHE LO PREVEDA. È UN INDIZIO MA NON È UN
PARAMETRO SUFFICIENTE.

Sempre il primo comma dell’art. 3 si chiude dicendo: “le parti possono designare la legge applicabile a
tutto il contratto ovvero a soltanto una parte di esso” se le parti sono soddisfatte di questa scelta,
individuando due leggi regolatrici diverse allora viene rispettata questa scelta.

Si dice sempre che la scelta deve essere e richiamare la legge regolatrice in uno Stato quindi il limite che
le parti incontrano è che devono riferirsi ad una legge statale.

Nell’ambito del regolamento si prevede che questo continuo riferimento, non significa che alle parti non sia
impedito di fare riferimento ad un DIRITTO NON STATALE O AD UNA CONVENZIONE INTERNAZIONALE: IO
POSSO FARE RIFERIMENTO AD UNA CONVENZIONE MA OCCORRE SEMPRE UNA LEGGE STATALE CHE VADA
A REGOLARE IL CONTRATTO, LA LEGGE REGOLATRICE DEL CONTRATTO NON PUÒ NON ESSERE UNA LEGGE
STATALE.

Art. 22: ordinamenti plurilegislativi, ogni autorità territoriale è considerata come uno Stato.

La scelta deve essere fatta ad uno ordinamento statale, in realtà si possono includere anche riferimenti a
convenzioni, strumenti, usi, ma non sono ritenuti sostitutivi della legge statale.

All’inizio degli anni 2000 si stava studiando il codice del contratto europeo, siccome non si sapeva che
valore avrebbe avuto il codice dei contratti, la soluzione è stata quella di fare riferimento ad una legge
statale.

Art. 3 comma 2: Le parti possono modificare la scelta di legge, le parti potrebbero decidere di accordarsi
per modificare la loro precedente scelta.

Art. 3 comma 3: contratto interno statale, si fa riferimento al contratto interno statale, tutti gli elementi
pertinenti del contratto sono relativi ad uno stesso stato, contratto stipulato in quello stato, da parti di
quello stato da eseguirsi in quello stato, TUTTI I CRITERI SOGGETTIVI ED OGGETTIVI DEL CONTRATTO, sono
interni allo Stato, per questo contratto si sceglie una legge regolatrice di uno stato esterno, per alcuni non
esisteva nemmeno la transnazionalità; la sola scelta di legge può internazionalizzare il contratto? L’UE ha
seguito una strada ibrida, ha detto che se ho un contratto interno il cui elemento estraneo è solo la scelta
di legge, la scelta innanzitutto è valida ma non puoi derogare le norme imperative in vigore dello stato a
cui il contratto è interno. Esempio contratto italiano con legge regolatrice austriaca, le norme austriache si
applicano ma non si potrà derogare alle leggi imperative italiane.
Art 3 comma 4: contratto interno europeo, gli elementi soggettivi ed oggettivi sono interni all’Ue, l’unico
elemento esterno è quello della legge regolatrice; in questo caso la scelta è valida ma non si può derogare
alle norme imperative europee. (esempio contratto interno italiano con legge regolatrice brasiliana)

Art. 3 comma 5: “Esistenza e validità e consenso delle parti sulla legge applicabile sono disciplinate dagli
articoli 11 e 13” quale legge regola l’accordo? Gli articoli dicono che LA LEGGE È QUELLA SCELTA DALLE
PARTI.

26/10/2022

Contratti legge applicabile in mancanza di scelta, alcune tipologie di contratti per cui prevede un criterio di
collegamento autonomo contratti nominati. Poi è prevista una clausola di eccezione che flessibilizza tutti i
criteri previsti, e quindi introduce una complessità per i criteri di collegamento successivi, inoltre nelle
indicazioni di Roma I abbiamo delle indicazioni per i contraenti deboli, introduciamo però in Roma I una
tipologia di contratto che ha una disciplina autonoma, LA DISCIPLINA DEL CONTRATTO DI TRASPORTO,
l’ART. 5 è proprio dedicato ai contratti di trasporto, questo contratto è come se si ritenesse che sia diviso in
due, perché mentre per il trasporto merci si ritiene che questo sia un contratto tipizzato, invece il trasporto
passeggeri si ritiene che ci siamo una parte debole da tutelare che è il passeggero.

ART. 4: “L’articolo opera in mancanza di scelta ed è cedevole rispetto agli articoli successivi”

Il contratto di vendita di beni: “disciplinato dalla legge nella quale il VENDITORE ha la RESIDENZA
ABITUALE”

Il contratto di servizi: legge nel quale il prestatore di servizi ha la residenza abituale

 Contratto avente ad oggetto un diritto reale immobiliare o la locazione di un immobile:


disciplinato dalla legge in cui il bene immobile è situato
 Contratto di franchising: affiliato ha residenza abituale
 Contratto di distribuzione: stesse regole
 Contratto di vendita di beni all’asta: legge del luogo dove ha luogo la vendita di beni all’asta
 Contratto di strumenti finanziari: disciplinato dalla legge del paese in cui il mercato è istituito,
regolato e disciplinato

La scelta del legislatore europeo va in due sensi: o residenza del prestatore di servizi oppure in altri casi si
fa una scelta opposta, si sceglie tendenzialmente una sorta di legge del luogo di localizzazione
dell’operazione (dove il bene immobile è situato, dove avviene la vendita all’asta, dove vengono venduti gli
strumenti finanziari) , quindi si va verso due soluzioni diverse cercando naturalmente un criterio
maggiormente significativo.

Quando si parla di residenza, il concetto di residenza è in realtà IN PARTE DEFINITO IN VIA AUTONOMA
NELL’ART. 19 DELLO STESSO REGOLAMENTO ROMA, questo articolo prevede che per residenza abituale
delle persone fisiche, che agiscano nell’esercizio della loro attività professionale, si fa riferimento alla sede
della loro attività principale, quando invece parliamo di residenza abituale di tutto ciò che non è persona
fisica, per residenza si intende la loro sede amministrativa. In Roma I quindi si fa una scelta diversa da
Bruxelles per le persone giuridiche, si fa una scelta definitiva prevedendo solo la sede amministrativa per le
persone giuridiche, perché la legge regolatrice deve essere una sola, quindi la nozione di residenza non
può essere ripartita ma deve essere univoca!

Al secondo comma l’ART. 4 si occupa dei contratti innominati, cioè non tipizzato nell’elenco precedente e
si occupa anche dei contratti misti.

Contratto innominato: Il contratto è disciplinato è dalla legge di chi esegue la prestazione caratteristica.
Chi è che esegue la prestazione caratteristica di solito? CHI NON PAGA!

Al terzo comma dell’art. 4 c’è una previsione che vale tanto quanto come riferimento al 1 comma quanto al
2 comma, non bisogna pensare che sia riferito solo al secondo, il terzo comma si riferisce sia ai contratti
nominati sia a quelli innominati.

Clausola di eccezione o di flessibilità: una clausola che supera il criterio indicato dal legislatore europeo sia
per le ipotesi del primo comma sia per quelle del secondo, posso decidere di applicare la legge di un paese
diverso che l’interprete ritiene rilevante. Questo significa che i criteri previsti da Roma I non sono dei
criteri rigidi, creano delle presunzioni sulla legge che si applicherà ma se l’interprete ritiene che ci sia una
legge più pertinente, deve essere applicata questa. Nel nostro ordinamento i criteri sono rigidi, l’interprete
non può interpretarli in modo flessibile! Questa clausola di flessibilità è naturalmente al di fuori di qualsiasi
cultura giuridica degli ordinamenti europei, in alcuni ordinamenti la clausola di flessibilità è inserita tra i
primi principi delle norme di DIP, nel nostro ordinamento non è così.

Ultimo comma dell’art. 4: clausola di salvaguardia, “se la legge applicabile non può essere determinata a
norma dei paragrafi 1 e 2 il contratto è disciplinato dalla legge del paese con il quale presenta un
collegamento più stretto” in questo caso, il criterio di collegamento più stretto lo uso direttamente come
criterio che posso utilizzare perché i criteri dei comma precedenti non funzionano. Questo criterio ad
esempio è stato utilizzato nei casi delle ASTE ONLINE, perché non sarebbe possibile determinare il luogo
dove si è tenuta l’asta.

CONTRATTO DI TRASPORTO disciplinato dall’art. 5, è suddiviso in trasporto merci e trasporto passeggeri. Il


terzo comma invece è inserita la clausola di eccezione/flessibilità che vale per entrambi i casi, vale sia per il
trasporto merci sia per il trasporto passeggeri.

TRASPORTO MERCI: si dice subito che se c’è la scelta della legge, la scelta è valida e prevale, la libertà di
scelta è assoluta, quindi se il vettore e il suo contraente si sono scelti la legge, vale naturalmente la legge
scelta, se non hanno scelto la legge, è applicabile QUELLA DEL LUOGO DI RESIDENZA ABITUALE DEL
VETTORE A CONDIZIONE CHE NELLO STATO IN CUI IL VETTORE HA LA RESIDENZA ABITUALE, SIA
LOCALIZZATO O IL LUOGO DI RICEZIONE O DI CONSEGNA DELLA MERCE. IN CASO CONTRARIO SI
APPLICHERÀ LA LEGGE DEL LUOGO DI CONSEGNA CONVENUTO DALLE PARTI.

Pe il trasporto merci vale la clausola di eccezione, è il luogo di consegna convenuto dalle parti.

TRASPORTO PASSEGGERI: il primo criterio di collegamento è quello della scelta delle parti ma la scelta
delle parti NON È LIBERA perché qui abbiamo un novero di leggi tra cui scegliere: la limitazione è prevista
fino a 5 ipotesi

1. Stato di residenza abituale delle parti


2. Stato di residenza abituale di uno dei due
3. Stato dove il vettore ha la sua amministrazione centrale
4. Dove è posto il luogo di partenza
5. Dove è posto il luogo di arrivo

Cosa succede se le parti non hanno scelto la legge regolatrice? Concorso a cascata di due criteri di
collegamento in cui però il focus è posto in modo assolutamente invertito rispetto al contratto di trasporto
merci, si dice che in questo caso, in mancanza di scelta, la legge regolatrice è la legge dello stato di
residenza abituale del passeggero, in alternativa legge dello stato dove il vettore ha la residenza abituale.

Clausola di eccezione: vale sempre la legge dello Stato in cui il contratto ha i collegamenti più significativi.

Norme su contraenti deboli:

Contratti di consumo art. 6: la definizione di consumatore è identica a Bruxelles, solo persona fisica che
acquista per una finalità diversa da quella professionale. In caso di acquisto misto, si perde la qualifica di
consumatore e si acquista la qualifica di professionista.
La legge che regola i contratti conclusi con i consumatori è la legge del paese del quale il consumatore ha
la residenza abituale a condizione che il professionista svolga la sua attività commerciale o professionale
nel paese di residenza abituale del consumatore oppure diriga tali attività verso quel tale paese o diriga
verso una serie di paesi tra cui anche quello di residenza del consumatore.
In realtà anche in relazione ai contratti di consumo è previsto che le parti possano scegliersi la legge
regolatrice, non è previsto che ci sia un range di leggi tra cui scegliere, posso scegliere la legge di tutti i
paesi del mondo ma sappiamo che inserire una clausola di questo tipo è estremamente facile per il
contraente forte, spesso il consumatore non legge nemmeno il contratto, per evitare che si inseriscano
queste condizioni generali scelti di legge di cui il consumatore è ignaro, il regolamento Roma I dice: “la
scelta che può ricadere su qualunque legge del mondo, NON PUÒ MAI DIMINUIRE GLI STANDARD DI
TUTELA PREVISTI PER IL CONSUMATORE NELLO STATO DI SUA RESIDENZA ABITUALE”, se la legge che il
consumatore ha scelto prevede delle tutele standard maggiori per il consumatore allora andrà bene, ma se
le riduce in questo caso la scelta non sarà valida.

Ultimo comma art. 6: si occupa della ipotesi residuale, la legge non è scelta ma non posso neanche
applicare la legge dello stato del consumatore, perché il professionista non svolge attività nel suo stato o
non dirige attività verso quello stato; si elencano una serie di soluzioni a seconda della tipologia di contratto
che il consumatore conclude; tendenzialmente si va verso una serie di ipotesi, tendenzialmente si privilegia
il criterio della residenza del prestatore caratteristico.

Altri contraenti deboli:

Assicurazioni art.7: è una delle norme più complesse che ci sono nell’ambito di un regolamento europeo,
divide il contratto di assicurazione in 3 tipologie diverse:
1) Grandi rischi: non si ritengono contratti dove è presente una parte debole, parliamo ad
esempio di contratti conclusi da armatori per assicurare le navi oppure una compagnia
ferroviaria che assicura i treni
2) Rischi di massa: qui abbiamo un consumatore ma la qualifica di assicurato prevale su quella di
consumatore
3) Assicurazioni obbligatorie ex lege (es. RC auto)

GRANDI RISCHI: non c’è una parte da proteggere, quindi libertà di scelta piena ed assoluta, i contraenti
possono scegliersi liberamente la legge. Nel caso in cui non si mettano d’accordo sulla scelta di legge, si
applica la legge dello stato di residenza dell’assicuratore, questo criterio però è soggetto alla clausola di
flessibilità.

RISCHI DI MASSA: qui c’è una parte debole, sono i contratti di assicurazione che concludiamo tutti noi, qui
si può scegliere la legge ma tra un novero limitato di opzioni, deve esserci un collegamento significativo:

1) Legge dello stato membro in cui il rischio è situato, è difficile da capire però se
parliamo di un bene immobile il rischio è localizzato dove il bene immobile si
trova, per i beni mobili registrati invece dove il bene mobile è registrato, in tutti
gli altri casi invece il rischio è localizzato dove ha la residenza abituale il
contraente assicurato.
2) Legge dove il contraente assicurato ha la residenza
3) Per assicurazione della vita, il luogo dove l’assicurato ha la cittadinanza, questo
è un parametro innovativo
4) Per eventi che si verificano in uno stato membro diverso, la legge di tale stato
membro, pensiamo ad esempio ad un contratto di assicurazione per trasporto di
opere d’arte, ho un quadro che si trova agli Uffizi, lo trasporto per 20 giorni a
Parigi perché me lo chiede il Lovre, devo assicurare il rischio in uno stato diverso,
è possibile che il rischio in questi 20 giorni si localizzerà in Francia, per questi 20
giorni posso scegliere la legge francese
5) Assicurazione conclusa con dei professionisti che abbiano sedi diverse, io posso
scegliere liberamente la legge degli stati dove ha la sede il professionista.

Queste previsioni cadono nel caso in cui le leggi interne degli stati membri consentano in realtà una scelta
più ampia della legge regolatrice, c’è una sorta di rinvio, se gli stati membri offrono più scelte la normativa
europea è cedevole rispetto a quella interna.

Criterio di localizzazione del rischio.


02/11/2022

CONTRATTI DI LAVORO SUBORDINATO

Sono disciplinati nell’art. 8 del regolamento Roma I, riguarda solo i LAVORATORI DIPENDENTI, nell’ambito
del primo comma si dice che il criterio principale è quello della SCELTA DELLA LEGGE, quindi si richiama
espressamente l’ART. 3 riguardante la scelta della legge del contratto, tuttavia qui la tutela è ancora più
forte, non c’è un range di leggi però questa scelta non potrà mai privare il lavoratore della protezione
assicuratagli dalle norme inderogabili della legge che sarebbe applicabile in mancanza di scelta, che sarebbe
la legge del luogo dove il lavoratore lavora; questo significa che la legge scelta non potrà mai avere uno
standard di tutela inferiore rispetto alla legge che si applicherebbe in mancanza di scelta.

Qual è la legge applicabile in mancanza di scelta? Comma 2:

- Luogo dove si svolge abitualmente l’attività lavorativa


- Se il lavoratore non svolge l’attività lavorativa in un solo luogo, luogo dove è partito il
lavoratore ad esercitare l’attività (se vengo distaccato in un paese straniero, si applica
sempre la legge dello stato di partenza)

Comma 3: In impossibilità di determinare la legge si applica la sede che ha provveduto ad assumere il


lavoratore.
Comma 4: A chiudere l’articolo c’è la clausola di flessibilità che dice che se dall’insieme delle circostanze
risulta che il contratto di lavoro presenta un collegamento più stretto con un altro paese, si applica la legge
di tale Stato.

Guardiamo ora le norme di chiusura del Regolamento Roma I, i primi che incontriamo sono le NORME DI
APPLICAZIONI NECESSARIA ART. 9

L’art. 9 dice che rispetto alle norme della lex cause, l’applicazione della legge richiamata può subire una
limitazione dalle norme di NAN (norme applicazione necessaria).

IL comma 1 definisce le NAN: sono disposizioni che vengono considerati dai paesi come necessarie per
salvaguardare i suoi interessi pubblici; sono norme che il legislatore nazionale considera di necessaria
applicazione, si vanno a ritenere obbligatoriamente applicabili ad un rapporto, a prescindere da qualsiasi
norma di conflitto. Le nan sono un istituto caratteristico di tutti i sistemi di diritto internazionale privato.
Non bisogna confondere la nan con le norme imperative, le nan sono norme di necessaria applicazione,
sono tutte inderogabili ma HANNO UNA CARATTERISTICA AGGIUNTIVA, NON POSSONO ESSERE VIOLATE
NEMMENO SE SI APPLICHERÀ UNA LEGGE STRANIERA, è una categoria infinitamente più ristretta quella
delle nan.

Come faccio a capire che mi trovo difronte ad una nan? In realtà in alcuni casi è specificato dal legislatore,
in questo caso non è un problema applicarle. Se non c’è la clausola espressa, si può dedurre in via
interpretativa dalla giurisprudenza quando il rispetto di questa disposizione è ritenuta cruciale nell’ambito
di un ordinamento al fine di garantire le sue finalità di stampo politico, sociale, economico; quindi diciamo
che comunque sia il rispetto delle nan deve essere garantito.

Non a caso la giurisprudenza ha trovato diverse nan proprio nell’ambito dei contratti di lavoro. Le nan sono
delle singole previsioni che si sovrappongono e prevalgono.

Le nan di quali ordinamenti possono essere applicate al contratto sulla base delle previsioni dell’art. 9 del
regolamento? Le Nan della lex cause ovviamente si applicheranno, perché se dico che al contratto si
applicherà la legge tedesca e in Germania ci sono delle Nan, io le applicherò, l’ART. 9 nemmeno lo specifica
perché è palese che io debba farlo.
Comma 2 ART. 9: “le disposizioni del presente foro non ostano all’applicazione delle disposizioni necessarie
della legge del foro” il regolamento Roma I autorizza gli stati membri a rispettare le norme di applicazione
necessaria. È obbligatorio applicare le nan e l’ART. 9 di limita a dire “non te lo impedisco”

Comma 3 art. 9: rispetto ad un contratto regolato dalla sua l’lex cause, che si vede già impattare le nan
della legge del foro, il giudice è autorizzato a prendere in considerazione e ad applicare anche le nan di un
altro paese ancora, alle nan in vigore del luogo in cui gli obblighi derivanti dal contratto devono essere
eseguiti. Ma questo subordinatamente ad una doppia valutazione del giudice:

1) Le nan renderebbero illecito il contratto se fossero applicate


2) Il giudice deve compiere una valutazione comparativa di quello che succederebbe applicando o no
le nan a quella prestazione o a quel contratto, in base a questa valutazione può decidere se
applicarla o meno.

Eccetto queste situazioni non può darsi rilevanza alle nan di nessun altro paese.

Questa disposizione è molto più restrittiva verso le Nan rispetto alle disposizioni contenute nella
Convenzione di Roma dell’80’, in passato poteva applicarsi la nan di qualunque paese significativo con il
contratto. Nel regolamento Roma I si è deciso di ridurre fortemente il riconoscimento delle NAN.

Caso Greco: scuola a Norimberga che insegna greco e assume docenti greci, viene modificato il compenso
di questi insegnanti; quando c’è un completo cambiamento delle circostanze, rispetto ai tempi in cui
abbiamo pattuito una condizione, io posso proporre una modifica contrattuale. Se c’è un cambiamento
delle circostanze cosi grande da ritenere di poter modificare il regolamento contrattuale, però non lo puoi
applicare come norma, la situazione Greca può essere considerata come fatto rilevante.

Ad esempio nel nostro ordinamento sono nan: norme sul limite di ore lavorative, norme sul salario minimo,
norme sulle ferie, aspettative ecc…

Questa questione è maggiormente complicata perché ormai abbiamo delle NAN europee, abbiamo delle
NAN uguali per tutti gli stati europei.

Altro limite al funzionamento del regolamento Roma I è il limite dell’ordine pubblico, questo limite è
successivo e negativo ed è diverso da quello delle nan, perché questo limite intanto è successivo, in primis
applico la legge straniera e poi mi accorgo che l’applicazione della legge straniera potrebbe violare norme
interne fondamentali, norme di ordine pubblico, quindi è un limite NEGATIVO E SUCCESSIVO.

Ordine pubblico disciplinato nell’art. 21: “l’applicazione della norma di un paese, può essere esclusiva se
l’applicazione risulti manifestamente incompatibile con l’ordine pubblico del foro” quindi l’ordine pubblico
rileva solo laddove vi sia una violazione grave e manifesta.

Cosa succede se l’applicazione di una legge straniera contrasta? In base all’art. 21 ci si limita a dire che
l’applicazione può essere esclusa, non si dice come si deve procedere; nel sistema italiano all’art. ,16 della
legge 218/1995 prevede espressamente che, nel caso in cui l’applicazione di una norma straniera abbia
effetti contrastanti con l’ordine pubblico italiano, noi ricollochiamo il conflitto e applichiamo la lex fori.

In realtà non c’è scritto nulla nemmeno sua metodologia dell’accertamento dell’ordine pubblico, si dice
solo che la violazione dell’ordine pubblico deve essere grave e manifesta, non si precisa se questa
valutazione deve essere effettuata in astratto oppure in concreto. Nel nostro ordinamento la valutazione
deve essere in concreto, caso per caso, nell’ambito di Roma I non è precisato anche se si ritiene che
occorra una valutazione in concreto e non limitarsi alla differenziazione astratta tra le normative.
È importante sottolineare che sulla base dell’art 12, le norme viste in precedenza si applicano a tutte le
controversie riguardanti questi contratti!
La prima questione esclusa di Roma I è quella inerente alla CAPACITÀ NEGOZIALE, l’art. 13 però, intitolato
INCAPACITÀ, pone una eccezione al funzionamento della legge regolatrice, ogni stato disciplina secondo le
proprie norme la capacità di agire (in campo contrattuale, matrimoni, successioni ecc…) questa norma non
ci dice qual è la legge regolatrice della capacità, tendenzialmente sono due i parametri:

- Cittadinanza
- Residenza

Il legislatore italiano dice che in prima battuta la legge regolatrice della capacità è quella nazionale di
ciascun soggetto,

L'art. 13, prevede però due condizioni:

- I contraenti devono trovarsi in presenza


- È un soggetto considerato dalla legge del luogo di conclusione del contratto, capace

Esempio, sulla base dell’art. 13 del regolamento, io cittadino italiano concludo un contratto scegliendo la
legge tedesca, secondo la legge tedesca sono capace, secondo la legge italiana no, io posso invocare in
questo caso l’incapacità SOLO SE L’ALTRA PARTE HA AGITO IN MALA FEDE O PER COLPA HA IGNORATO LA
MIA INCAPACITÀ. Al di fuori di queste circostanze io non posso invocare la mia incapacità.

In base all’art. 23 della legge 218/1995, il legislatore italiano afferma che la legge sulla capacità delle
persone è quella della cittadinanza della parte.

Comma 2 art 23: se ci sono delle condizioni speciali, io applico quelle dello specifico atto.
07/11/2022

REGOLAMENTO ROMA II

Questo regolamento è stato approvato il 11 luglio 2007 quindi è più vecchio di Roma I, si chiama Roma II
perché precedentemente a Roma I c’era la Convenzione di Roma.

La base giuridica è sempre la stessa, si fa sempre riferimento all’art. 81 TFUE.

Anche questo regolamento deve essere letto in combinato disposto con Bruxelles e con le disposizioni in
materia contrattuale, non si cita la convenzione di Roma perché nel 2007 si sapeva già che sarebbe stato
sostituito dal regolamento Roma I.

Obiettivi: i principi ispiratori sono indicati nei considerando, il considerando numero 14 ci dice che lo scopo
della disciplina europea in materia di illecito è GARANTIRE LA CERTEZZA DEL DIRITTO e dall’altro ESIGENZA
DI AMMINISTRARE LA GIUSTIZIA NEI CASI CONCRETI. Per garantire la certezza del diritto è chiaro che non
si può non prevedere dei criteri uniformi. Sempre a proposito della certezza del diritto il considerando
numero 16 si dice che, nella materia di illecito civile, non c’è esigenza di punire il soggetto che ha
commesso l’illecito, ma c’è l’interesse di tutelare gli interessi del soggetto danneggiato, per questo si
prevede un criterio generale che è la LEX LOCI DANNI. È ovvio però che se io voglio garantire la certezza del
danneggiato ma voglio amministrare la giustizia nei casi concreti, è evidente che io inserirò una clausola di
flessibilità/di eccezione, questo tipo di clausola la troviamo anche nel regolamento Roma II.

Art 1: delimita il campo di applicazione materiale del regolamento, si dice che il regolamento si applica alle
OBBLIGAZIONI EXTRACONTRATTUALI IN MATERIA CIVILE E COMMERCIALE, si applica anche IN
CIRCOSTANZE CHE COMPORTANO UN CONFLITTO DI LEGGI, cioè quando qualche elemento soggettivo o
oggettivo dell’illecito si collega a più ordinamenti giuridici. Visto che anche nell’ambito del regolamento
Roma II è ammessa l’esplicazione dell’autonomia privata, L’AUTONOMIA PRIVATA È AMMESSA, LE PARTI
POSSONO SCEGLIERE LA LEGGE MA QUESTO CRITERIO È GENERALE MA NON È PRINCIPALE!! PERCHÉ NON
AVVIENE QUASI MAI LA SCELTA DELLA LEGGE (se faccio un incidente non discuto di quale legge dovrò
applicare) quindi TENDENZIALMENTE LA LEGGE È LA LEX LOCI DAMNI.

L’art. 14.2 e 14.3: se si sceglie la legge di un paese terzo, quando l’illecito è transnazionale, le norme del
diritto europeo saranno comunque applicabili all’illecito.

Dal punto di vista oggettivo occorre che l’illecito sia transnazionale, se il caso è escluso dalla applicazione di
Roma II c’è sovrapposizione con Roma I.

L’art. 2 contiene una norma di carattere definitorio in cui si precisa, dal momento che il regolamento si
applica alle obbligazioni extracontrattuali, che il danno extracontrattuale comprende ogni conseguenza
dell’illecito ma anche danni derivanti da arricchimento senza causa. Si precisa quindi che l’arricchimento
senza causa rientra nella definizione di obbligazioni extracontrattuali.

- Obbligazioni extracontrattuali
- Arricchimento senza causa
- Culpa in contraendo

Quello che c’è scritto in Roma I vale anche per Roma II e vale anche per Bruxelles I.

Se esistono questi presupposti la legge designata si applica qualunque essa sia.

ART. 4 CRITERIO GENERALE: “Salvo diversamente previsto dal regolamento “ perché si apre così? Perché
nel regolamento ci sono delle norme per alcuni tipi di illeciti tipizzati che sfuggono a questa disciplina
generale e hanno criteri diversi(es. Concorrenza sleale, atti limitativi della concorrenza). La legge è quella
del paese in cui il danno si verifica, indipendentemente da dove si è verificato il fatto che ha causato il
danno o dei luoghi dove si dispiegano gli effetti indiretti del danno: LEX LOCI DAMNI. Il regolamento
precisa che non si deve guardare il luogo dove si è tenuto il comportamento lesivo e si precisa anche che
non rilevano le conseguenze indirette del danno. (Es. Tamponamento avviene in Francia, a seguito del
tamponamento devo fare fisioterapia e ho altri problemi fisici…questo non rileva!). Anche qui il
regolamento è molto preciso perché devo avere UNA SOLA LEGGE e l’Unione ha scelto la lex loci danmni.

Art. 4 comma 2: Se danneggiante e danneggiato risiedono nello stesso stato nel momento in cui si
verifica il danno, si applica la legge dello stato di residenza comune (Amici entrambi italiani che partono
insieme per un viaggio e si tamponano una volta arrivati in Francia, si dovrebbe applicare la lex loci ma in
questo caso sono entrambi italiani quindi si permette di applicare la legge italiana, è un caso che si verifica
molto spesso, amici che partono assieme in viaggio, scontri tra sciatori…

Art. 4 comma 3: clausola di flessibilità, se l’illecito ha un collegamento più stretto con un altro ordinamento
si applicherà la legge di tale Stato.

ART 14 comma 1: “le parti possono convenire di sottoporre l’obbligazione extracontrattuale con un
accordo posteriore al verificarsi del fatto che ha causato il danno…” l’accordo quindi deve essere successivo
oppure se si tratta di due professionisti possono fare un accordo precedente rispetto al verificarsi del fatto.

- L’accordo deve essere successivo al verificarsi successivo al fatto che ha causato il danno
- In caso di due professionisti l’accordo può essere anche precedente
È abbastanza ovvio che sia ammesso solo per i professionisti, perché pensandoci, noi privati non
immaginiamo di causare un danno, non immagino che ti tamponerò in futuro.
SENTENZA LORIN LAZAR: Una precisazione è stata richiesta alla corte di giustizia in una ipotesi particolare,
come opera questo criterio generale per il danno da “perdita di rapporto parentale”, causa LORIN LAZAR: la
vicenda ha origine con un incidente stradale, un pirata della strada uccide un parente, il pirata rimane
ignoto ma si apre un contenzioso con l’assicurazione , l’incidente avviene in Italia, la signora risiede in Italia
ma è di nazionalità rumena, la causa viene intentata dai genitori della signora residente in Romania, il
giudice è italiano, si pone però il problema della legge applicabile, in questo caso gli attori sono cittadini
rumeni residenti in Romania, chiedono il risarcimento per la perdita di un loro congiunto, si tratta
comunque di un danno subito dagli attori, il giudice italiano osserva che il diritto italiano, che è anche il
luogo dove si è verificato l’evento e anche la morte, secondo il nostro diritto si tratta di un danno
direttamente subito dal familiare, tuttavia il giudice italiano si chiede, dobbiamo qualificarlo come danno
diretto in base al regolamento Roma II? Perché il regolamento Roma II esclude le conseguenze indirette.
Il giudice si chiede se deve applicare la legge italiana oppure legge rumena. La corte ricorda innanzitutto
che deve essere usato il criterio di interpretazione autonoma ed uniforme; ovviamente la corte fa
riferimento all’art. 2 inoltre la corte ricorda anche il considerando 17. Nel caso di specie secondo la corte il
danno si è verificato in Italia, le lesioni subite dai congiunti devono essere considerate come conseguenze
indirette, a prescindere dalla impostazione della legge nazionale. Per stabilire questo principio la corte fa
una serie di considerazioni, la legge applicabile deve indicare quali persone possono agire per ottenere il
risarcimento ma questo non cambia il criterio per individuare la legge applicabile; la corte poi ricorda che
per interpretare la legge europea è necessario fare riferimento a tutti i documenti utili per capire le
intenzioni del legislatore ad esempio anche alla proposta di regolamento Roma II, e proprio in questa
proposta si precisava una situazione simile a LAZAR ad esempio il danno subito a causa del decesso di un
congiunto, inoltre si voleva anche la frammentazione del danno.

Il regolamento Roma II nell’art. 24 esclude l’applicazione dell’istituto del rinvio, sempre per favorire la
certezza e prevedibilità della legge applicabile.
Danno da prodotto art. 5: la disciplina si ispira a dei criteri precisi indicati nel considerando 20: 1) ripartire
equamente i rischi 2) tutelare la salute e sicurezza del consumatore 3) favorire la concorrenza 4) agevolare
gli scambi.

Art. 5 prevede una serie di criteri a cascata, “fatto salvo quanto stabilito dall’art. 4 paragrafo 2” residenza
abituale, se hanno la stessa residenza si applica la legge di tale stato. Successivamente ci sono i criteri a
cascata:

1) Scelta delle parti


2) Legge del paese in cui la persona che ha subito il danno, risiedeva abitualmente, questo criterio
però è sottoposto ad una importante condizione: la condizione è che il prodotto deve essere stato
commercializzato in tale paese.
3) Legge del paese in cui il danneggiato ha acquistato il prodotto se il prodotto è stato
commercializzato in tale paese
4) Se il prodotto non è stato commercializzato in tale paese si tornò alla Lex loci danmni
5) Se i criteri precendenti non possono essere applicati, si applica la legge di residenza del presunto
autore del danno.

Come notiamo è una norma molto difficile da applicare soprattutto dal punto di vista dell’onere della
prova, spetterà al danneggiato provare la commercializzazione nel suo stato.

Ultimo comma art. 5: clausola di eccezione, se il danno ha un collegamento più stretto con un altro
ordinamento, si applica la legge di tale Stato.

Abbiamo fatto più volte riferimento al concetto di residenza abituale, tuttavia a seconda della materia
considerata, il criterio presenta delle differenze, il regolamento Roma II ha un articolo che fa proprio
riferimento alla nozione di residenza abituale:

Art. 23: contiene delle precisazioni per due categorie di soggetti:

- Residenza abituale persone giuridiche: esclusivamente dove si trova la loro


amministrazione centrale; quando il fatto insorga nell’esercizio di una filiale o agenzia, la
residenza è nel luogo dove si trova la filiale o agenzia
- Persone fisiche che agiscono in qualità di professionisti: sede di attività principale

Danno ambientale art. 7: si intende qualunque forma di danno da cui derivi una forma di inquinamento o
danneggiamento generale dell’ambiente e che può avere dei riflessi sulle persone fisiche, più precisamente
in base al considerando 24 “mutamento negativo di una risorsa naturale come l’acqua, il terreno, oppure il
deterioramento dell’ecosistema degli organismi viventi” il considerando 25 richiama i principi di diritto
internazionale inerenti alla tutela dell’ambiente, in particolare il principio “chi inquina paga” “principio di
prevenzione” “azione correttiva”.

L’art. 7 dice che la legge applicabile è quella dell’art. 4, luogo di insorgenza del danno a meno che la
persona che richiede il risarcimento del danno non scelga di usare la legge del luogo dove si è tenuta la
condotta. Questa disposizione però non esclude l’ART. 14 quindi l’accordo tra le parti posteriore o anteriore
è sempre ammessa.

Esposizione Sentenza 381/1998: riguarda le norme di applicazione necessaria, due società con una sede in
UK una in California con una società chiamata Ingmar concludono un contratto di agenzia, nel contratto si
stabilisce che questo accordo sarebbe stato regolato con la legge della California. La Ingmar si rivolge alla
High Court secondo la normativa del Regno Unito, la Ingmar si rivolge alla corte d’appello e la corte adisce
la Corte di giustizia europea. L’agente commerciale stava svolgendo una attività in uno stato europeo, era
stata scelta una legge di uno stato terzo. Quali sono le caratteristiche che le norme devono avere? Questo
non è un contratto di lavoro subordinato ma è un contratto di agenzia commerciale, quindi qui non
abbiamo l’applicazione delle Nan. La corte si basa sugli articoli 17 e 18 e dice che l’osservanza delle
disposizioni di tale direttiva appare necessaria per realizzare gli obiettivi della direttiva, il fatto che la Eaton
abbia scelto delle parti, perché la scelta delle parti qui viene subordinata ad un interesse maggiore.

Quindi è un contratto di agenzia commerciale, c’è stato un accordo di scelta della legge regolatrice, la
corte ritiene che le norme a tutela dell’agente commerciale sono NAN e quindi si sovrappongono alla
legge regolatrice, garantendo degli standard di tutela e vengono applicate, filtrate, dalla legge dello
stato membro che nel caso di specie è la legge inglese.

Esposizione sentenza Unamar c. NMB: la controversia deriva da un contratto di agenzia commerciale


stipulato tra la Unamar in qualità di agente commerciale con sede in Belgio e la NMB con sede in Ungheria;
tra queste due società viene stipulato un contratto che dovrà essere rinnovato in anno in anno. La NMB si
trova costretta a risolvere il contratto, La Unamar ritiene illecito questa risoluzione e propone una azione.
La NMB presenza azione contro Unamar. Le due cause vengono riunite e il giudice ritiene infondata
l’eccezione di incompetenza.

Le due sentenze parlano dell’art. 9 del Regolamento Roma I, vediamo come le NAN siano delle norme
molto difficili da applicare, notiamo come queste norme creino diversi tipi di problemi, tutte le NAN sono
disposizioni imperative ma non è vero il contrario. Notiamo come applichiamo le stesse NAN ma in maniera
diversa, la corte di giustizia però modifica e stravolge la loro applicazione , le NAN sono le stesse ma in un
caso la corte dice che le norme californiane sono prevalenti, nel secondo caso invece abbiamo un caso
identico, i giudici che se ne occupano sono i giudici del Belgio del tribunale di Anversa, la legge regolatrice è
quella Bulgara, entrambi gli stati sono obbligati a trasporre la direttiva, è ovvio che sia il diritto bulgaro sia
quello belga sono soggetti alla medesima disciplina, quindi verrebbe da pensare che non ci siano problemi,
potrebbe succedere però che uno dei due Stati potrebbe non aver trasposto correttamente la direttiva,
venne richiesto in controllo sulla Bulgaria e la corte conclude l’indagine dicendo che la Bulgaria ha
correttamente trasposto le disposizioni della direttiva, il giudice belga dice però che in Belgio nel trasporre
la direttiva non si è limitato a prevedere le tutele della direttiva ma ha fatto qualcosa di più, ha previsto una
tutela aggiuntiva, ha esteso l’ambito e la portata a protezione dell’agente; il problema che aveva il giudice
belga era: io sono il giudice che sta definendo la lite, ho una lex fori attuative del regolamento europeo che
tutela maggiormente rispetto a quella Bulgara, evidentemente io mi trovo difronte ad un problema perché
ho da un lato una norma protettiva che richiede di essere applicata e dall’altro ho una norma di un altro
paese Ue che ha correttamente recepito la direttiva; la Corte di Giustizia nella sentenza cerca di
disincentivare il Belgio ad applicare la sua normativa, per riuscire a dare applicazione a questa istanza
superiore, loro dovrebbero qualificare come Nan LA PICCOLA DIFFERENZA TRA PROTEZIONE EUROPEA E
PROTEZIONE AGGIUNTIVA CHE DA IL BELGIO; SIAMO SICURI DI POTER DEFINIRE NAN QUELLA MINIMA
DIFFERENZA DI DISCIPLINA? La Corte dice di fare molta attenzione, dovrebbe esserci un obiettivo differente
e maggiore, qui la Bulgaria ha recepito la direttiva correttamente, la corte non dice che non si possa fare
ma la corte richiede delle specifiche motivazioni al Belgio per qualificare la minima differenza come NAN.
09/11/2022

Proseguiamo l’analisi degli illeciti tipizzati

Art 6 comma 1 Atti di concorrenza sleale: la legge applicabile alla obbligazione extracontrattuale derivante
da concorrenza sleale è la legge del territorio dove la concorrenza rischia di essere pregiudicata o dove
sono pregiudicati gli interessi collettivi del consumatore. Quindi si segue il principio proprio della regola del
mercato, market principle, andiamo a vedere su quale mercato sono localizzati i rapporti di concorrenza o
dove sono pregiudicati gli interessi collettivi dei consumatori (lex loci damni), quindi vado a vedere dove è
localizzato il mercato oppure tendenzialmente la regola della lex loci damni quando sono pregiudicati gli
interessi del consumatore.

Art. 6 comma 2: se l’atto di concorrenza sleale legge solo un competitor, si applica la disciplina generale
dell’art. 4, art. che ci rinvia alla Lex loci damni.

Che cosa cambia e perché si è dovuta fare questa precisazione? Che differenza c’è con la disciplina
generale? La differenza è che rendo applicabili anche gli altri criteri dell’art. 6, ad esempio il criterio dello
stato di residenza comune, faccio scattare la clausola di flessibilità/eccezione, mentre nel contesto
dell’art. 6 non c’è la possibilità di fare riferimento alcuno alla clausola di eccezione perché non è
richiamata nell’ambito dell’art.6, inoltre ai sensi dell’art. 6 non è possibile effettuare una scelta del foro.
Un esempio di atto di concorrenza sleale nei confronti di un competitor è la sottrazione dei dipendenti, in
questo modo ho la possibilità di appropriarmi al know how.

Art. 6 comma 3: atti limitativi della concorrenza, si compone di due sottosezioni:


1) legge applicabile all’obbligazione extracontrattuale che deriva da una restrizione della concorrenza è
quella del paese in cui la restrizione ha o potrebbe avere effetto,
2) qualora la restrizione ha avuto effetto sul mercato di più paesi, laddove l’attore scelga il giudice del
domicilio del convenuto, può scegliere di applicare la legge dello stato di domicilio del convenuto purché
ovviamente il mercato sia direttamente o indirettamente coinvolto nell’atto restrittivo della concorrenza.

Il comma 3 poi prosegue prevedendo l’ipotesi in cui ci sia un competitor leso da un atto restrittivo della
concorrenza ma che ha subito un atto restrittivo da più competitor, se l’attore agisce nei confronti di più
convenuti e chiama in causa sempre utilizzando in base a Bruxelles I di agire difronte ai giudici di un singolo
convenuto, l’attore può di nuovo chiedere al convenuto di applicare solo la legge del giudice adito se
ovviamente l’accordo restrittivo della concorrenza su cui baso l’azione giudiziaria interessa di nuovo
direttamente o indirettamente lo stato del giudice.

Art. 6 comma 4: non si può derogare alla legge del presente articolo con un accordo; non si può fare né
relativamente alla concorrenza sleale né per la responsabilità derivante dalla lesione degli interessi
legittimi; è importante scrivere questa preclusione perché si vuole evitare che i professionisti possano
derogare alle norme, è loro impedito di scegliersi la legge regolatrice. Non si vuole che si scelga la legge di
uno Stato terzo che possa prevedere discipline diverse per gli atti limitavi della concorrenza.

Art. 8 violazione dei diritti di proprietà intellettuale, anche qui il terzo comma non permette di derogare
alla legge, non c’è neppure la clausola di eccezione/flessibilità.

Comma 1: la legge applicabile è quella del paese per il quale la protezione è richiesta, quindi io la
proprietà intellettuale la richiedo o la registro in un paese, quindi si applicherà la legge in cui registro la
proprietà intellettuale. Io quando chiedo una protezione unitaria e mi sottometto alle regole del diritto UE,
delle varie agenzie che esistono per la tutela di opere, marchi, brevetti ecc… io ho già la disciplina materiale
in questi regolamenti, per gli aspetti che sfuggono a questa disciplina è la legge del paese dove si è
verificata la violazione della proprietà intellettuale.
Norme Generali Regolamento Roma II

Art. 16: le NAN che rilevano solo SOLO le NAN del . È una chiara indicazione a proposito del rilievo
esclusivo delle nan del foro.

Considerando 32: questo considerando commenta l’art. 16, si riferisce alle NAN, non solo si dice che
possono essere solo quelle del foro ma si dice anche che, appaiate all’ordine pubblico, devono essere anche
applicate in circostanze eccezionali, questo non stupisce perché l’ordine pubblico è un limite successivo ed
eccezionale ma non lo sono normalmente le NAN, questa eccezionalità viene ribadita anche nel campo di
applicazione del regolamento Roma II.

Art. 17: Qui si fa riferimento ad una categoria di norme particolari, le norme di sicurezza e condotta in
vigore nello Stato in cui il danneggiante ha agito. Per gli illeciti istantanei non c’è problema, perché
saranno localizzati istantaneamente, ma quando c’è dissociazione spaziale o temporale, io con la mia
azione causo un danno nell’ambito di un paese diverso, il problema si pone quando vengo chiamato a
rispondere come danneggiante anche se io ho seguito tutte le regole di sicurezza e condotta che lo Stato mi
imponeva, il regolamento dice che anche se applichi la LEX LOCI DAMNI , quando vai a valutare il
comportamento del responsabile, occorrerà tenere conto delle norme di sicurezza e condotta, uso delle
norme come se fossero degli eventi fattuali.

Considerando 34: commenta l’art.17


Come per il regolamento Roma I, nell’ambito del regolamento Roma II le previsioni sulla legge regolatrice
esclude il rinvio.
Art. 26: la previsione dell’ordine pubblico come manifesta incompatibilità è sempre legittima e possibile.
La responsabilità civile non ha la funzione di punire il danneggiante nel nostro ordinamento, in Inghilterra
ad esempio esistono degli illeciti civili a carattere punitivo, il nostro ordinamento può evitare l’applicazione
di questi illeciti proprio grazie all’ordine pubblico.

Sentenze su Regolamento Roma II:

Sentenza Da Silva: rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia effettuato dalla Corte d’appello di Lisbona, il
giudice portoghese ha avuto un dubbio sul regolamento Roma II, la causa era relativa in particolare al
modo di intendere il concetto di NAN, quindi si trattava proprio di verificare se una determinata
disposizione nazionale potesse essere qualificata come NAN in base all’art. 16 del regolamento Roma II, la
Corte di giustizia si è occupata di una questione molto particolare che riguardava la possibilità di ritenere
che fosse una NAN una norma sulla prescrizione dell’azione di risarcimento danni. In realtà la Corte di
Giustizia conclude dicendo che una norma sulla prescrizione di durata triennale per ottenere il risarcimento
danni a seguito di un incidente stradale, NON PUÒ IN LINEA GENERALE ESSERE QUALIFICATA COME NAN A
MENO CHE IL GIUDICE ADITO NON CONSTATI CHE SULLA BASE DEL 1) TENORE LETTERALE DELLA NORMA
2) IMPIANTO SISTEMATICO DELLE NORME 3) FINALITÀ DELLA DISPOSIZIONE, CHE LA NORMA SULLA
PRESCRIZIONE RIVESTA UNA IMPORTANZA TALE NELL’ORDINAMENTO GIURIDICO NAZIONALE, CHE SI
DISCOSTI DALLA LEGGE PREVISTA DALL’ART. 4 DEL REGOLAMENTO. Cosa che però la cortese dice,
regolarmente non avviene.

Sentenza Razar: riguarda la responsabilità del vettore aereo; in realtà a proposito della responsabilità del
vettore aereo ci sono una serie di normative sia a livello internazionale sia a livello di regolamento europeo,
nell’ambito di una controversia presentata proprio per far valere la responsabilità dei vettori aerei, a
seguito di un incidente, per ottenere un risarcimento danni diretto all’assicuratore del vettore aereo, si dice
che il regolamento Roma II consente di per sé l’esercizio di una azione diretta della parte lesa, nei
confronti dell’assicuratore della persona tenuta al risarcimento. Quindi parliamo di una azione diretta del
danneggiato nei confronti della compagnia di assicurazione del danneggiante, saltando il danneggiante,
questo sulla scorta di un principio che è espresso nello stesso regolamento Roma II che conferisce al
danneggiato di agire direttamente contro l’assicurazione del danneggiante. Quindi il regolamento Roma II
consente alla persona lesa onal soggetto che asserisce di aver subito un danno, di poter presentare una
azione diretta nei confronti del presunto danneggiante ovviamente qualora lo stabilisca la legge applicabile
all’obbligazione extracontrattuale ma questo indipendentemente e anzi in contrasto con quanto previsto
dalla legge applicabile dal contratto assicurativo scelto dalle parti di questo contratto; perché in base alla
legge scelta dalle parti, nel contratto di assicurazione non era ammissibile che i terzi leso facessero azione
direttamente contro l’assicurazione ma avrebbero dovuto agire previamente contro il danneggiante. Qui
abbiamo un contratto che esclude la possibilità dell’azione diretta ma in realtà l’azione diretta è
ammissibile sulla base della legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali, nel caso in cui vi sia un
contrasto questo non può avere nessun effetto negativo nei confronti dei soggetti danneggiati. Nel caso
in cui la legge applicabile all’obbligazione extracontrattuale non prevedesse l’azione diretta io invece potrei
invocare la legge applicabile al contratto di assicurazione se questa la prevedesse.
In sintesi il danneggiato può servirsi della legge più favorevole, sia se la legge del contratto non prevede
l’azione diretta ma la legge del contratto si, sia se il contratto prevede l’azione diretta e invece la legge
regolatrice non la prevede.
14/11/2022

ROMA III

Il regolamento si occupa del divorzio con esclusione responsabilità genitoriale ed annullamento dell’atto di
matrimonio, questo strumento è uno strumento che non ha la stessa base legislativa degli altri regolamenti.
Gli stati hanno approvato la procedura legislativa dell’art. 81 TFUE ma nella idea degli stati, la proposta era
quella di modificare il regolamento Bruxelles II, la proposta della commissione era quella di modificare
Bruxelles II inserendo all’interno anche la norma regolatrice del divorzio. Gli stati non si sono messi
d’accordo e allora la commissione propone di prevedere un nuovo regolamento, gli Stati non si mettono
d’accordo perché la maggior parte degli stati volevano l’autonomia delle parti, alcuni stati dicono però che
questo non è possibile perché per noi la materia di separazione e divorzio è regolata sulla base di norme
imperative, sono diritti indisponibili e quindi non posso lasciare che i coniugi possano scegliersi la legge
regolatrice. Quindi anche il secondo tentativo fallisce, perché il voto contrario di un solo Stato blocca la
procedura legislativa. A questo punto gli Stati, non vogliono più bloccarsi in questo tentativo di riforma del
regolamento e allora gli Stati membri, attivano, per la prima volta in assoluto nella storia dell’UE, lo
strumento della COOPERAZIONE RAFFORZATA, cioè di realizzare quell’Europa a più velocità dove alcune
stati parteciperanno e altri invece resteranno fuori. Gli stati membri interessati a portare avanti il
regolamento continuano e si arriva al regolamento ROMA III, quindi questo regolamento è un regolamento
a cooperazione rafforzata, e quindi non vincola tutti gli Stati membri dell’UE. Questo tipo di disciplina non
ha alcun precedente, gli stati membri non erano riusciti a dotarsi di un trattato internazionale in materia,
le differenze tra gli stati membri erano troppo forti e quindi non erano riusciti a dotarsi di uno strumento
di DIP. L’obiettivo è quello di garantire il buon funzionamento del mercato interno, garantendo che le
persone quando si spostano POSSANO PORTARSI DIETRO IL PROPRIO STATUS, se sono coniugato continuo
ad esserlo in altro Stato e se ho ottenuto una sentenza di divorzio questa può avere effetto anche in altri
ordinamenti. Avevamo ordinamenti in Europa che nel 2010 dove non si poteva divorziare ma era prevista
solo la separazione, altri ordinamenti come quello italiano dove erano previsti entrambi e altri
ordinamenti dove era previsto solo il divorzio e non la separazione. È evidente che in una situazione del
genere creò la situazione del “rush ti core”, cioè devo necessariamente ricercare la legge regolatrice, (ad
esempio nella cattolica Irlanda era previsto un tempo di 6 mesi per la separazione); il problema rimane
perché ROMA III ha uniformato la disciplina del divorzio ma solo per metà degli Stati UE.

Gli stati che hanno partecipato alla cooperazione rafforzata sono indicati nel considerando numero 6, tra gli
stati che hanno partecipato da subito troviamo l’Italia, con una soluzione particolare, nel nostro
ordinamento la materia del divorzio e separazione è una materia di diritto indisponibile ma abbiamo
deciso di fare parte di questo regolamento per uniformare il DIP, altri stati invece hanno scelto di entrare
nella cooperazione rafforzata ad esempio la Lituania ed Estonia, La Grecia inizialmente decide di
partecipare però poi nel 2010 ha abbandonato il regolamento e poi nel 2017 ha richiesto di poter
rientrare.

Campo di applicazione materiale: si applica SOLO ALLA MATERIA DI DIVORZIO E SEPARAZIONE.

NO RESPONSABILITÀ GENITORIALE.

In materia di applicazione materiale rileva anche l’art. 13 che è intitolato “divergenze tra le legislazioni
nazionali” in cui si dice che non si può obbligare le autorità di uno stato membro che non prevede il
divorzio, ad emettere una decisione che prevede il divorzio. L’istituto del divorzio in tutti gli stati
partecipanti è riconosciuto, l’unico ordinamento che non prevede il divorzio è Malta, , quest’ultima dopo
l’approvazione del regolamento indice un referendum popolare dove chiede ai cittadini se vogliono
introdurre l’istituto del divorzio, i cittadini maltesi rispondono positivamente, vogliono l’istituto del
divorzio. Questa prima parte dell’articolo quindi è completamente desueta, perché ormai hanno tutti
l’istituto del divorzio ma rimane perché alcuni stati potrebbero decidere di togliere l’istituto del divorzio.
La seconda parte dell’art. 13, dice che se uno stato non riconosce un istituto come matrimonio, il
regolamento non può obbligare lo Stato a riconoscerlo come tale, (pensiamo ai matrimoni tra persone
omosessuali).

Dal punto di vista soggettivo, non esiste alcun limite, quando esiste la competenza di un giudice europeo
questo applica il regolamento Roma III, non c’è limite nemmeno all’applicazione della legge regolatrice,
ossia se è richiamata la norma di DIP si applica anche quella di uno Stato terzo.

I giudici tedeschi avevano chiesto alla corte di giustizia ossia se si applichi questo regolamento anche ai
DIVORZI PRIVATI, la corte ha risposto in senso NEGATIVO ma occorre ricordare che sulla base delle
previsioni del regolamento Roma III, all’art. 3.2, cosa significa autorità giurisdizionale: la nozione di autorità
giurisdizionale è estremamente più ampia rispetto a Bruxelles I, perché si considera autorità
giurisdizionale qualunque autorità difronte alla quale le parti possono chiedere separazione o divorzio,
quindi potenzialmente anche l’ufficiale dello stato civile, oppure come in Svezia dove l’ordinamento
prevede che i coniugi a determinate condizioni possono rivolgersi all’ufficiale amministrativo per
ottenere il divorzio istantaneo. Quindi l’ART.3.2 prevede una definizione di autorità giurisdizionale molto
più ampia. Allora cosa si intende per divorzi privati? La corte tedesca faceva riferimento ad una sentenza di
divorzio a seguito di ripudio, una sentenza inoltre pronunciata da una autorità religiosa.

Criteri di collegamento: il regolamento introduce come primo elemento di collegamento LA SCELTA DELLA
LEGGE APPLICABILE.
Art. 5 regolamento Roma III, LA SCELTA DELLE PARTI NON È LIBERA! Non posso scegliere tra leggi
svincolate dal matrimonio. Posso scegliere tra leggi anche di Stati extra-UE, ma:
- Residenza abituale comune dei coniugi al momento della scelta regolatrice
- Ultima residenza abituale comune dei coniugi se uno di essi vi risiede ancora al momento
della scelta regolatrice
- Stato di cittadinanza di uno dei coniugi al momento della conclusione dell’accordo
- Legge del foro (legge del giudice che sta giudicando la causa di separazione/divorzio, cioè
la legge del giudice indicata nel regolamento Bruxelles II (7 fori)

Art. 5 dice inoltre che i coniugi possono designare la legge di comune accordo, sembrerebbe da una
interpretazione letterale che non siano ammessi i prenuptial agreement.

Questa scelta non è indicata nel regolamento che debba essere controllata o verificata da un organo terzo
ma il considerando 18 dice che la scelta informata di entrambi i coniugi è un principio essenziale del
presente regolamento, quindi entrambi devono essere in grado di esprimere un consenso informato,
vagliando un ventaglio di opzioni, non c’è però nessuna specificazione di come dovrà manifestarsi questo
consenso informato, non si parla di questo nel testo del regolamento. Si dice anche che ciascun coniuge
dovrebbe sapere esattamente le conseguenze giuridiche e sociali derivanti dalla scelta. A tal fine i giudici
degli stati membri partecipanti dovrebbero sapere delle conseguenze giuridiche derivanti dall’accordo
raggiunto; ma in che senso? Non c’è scritto che il giudice deve informare le parti ma nel considerando c’è
un invito al giudice. Quindi il giudice ha la possibilità di informare le parti nel corso del giudizio ma negli
altri casi, ad esempio se la scelta è compiuta prima di avviare il giudizio, come fa il giudice a capire che
entrambi i coniugi al momento della scelta erano perfettamente informati? Inoltre gli accordi sulla scelta
regolatrice, così come indicati nel regolamento ROMA III non hanno nessun limite di scadenza, qui parliamo
però di un rapporto profondamente diverso, io posso scegliere la legge in qualsiasi momento, il giudice
come fa a sapere se le parti 10 anni prima erano perfettamente informate? E poi siamo sicuri che il giudice
riterrà valido un accordo ad esempio concluso 23 anni prima? Qui parliamo di un vincolo che
potenzialmente può durare tutta la vita, ma trasporre la normativa elaborata in ambito contrattualistico
nel campo del diritto di famiglia è rischioso, oppure mettiamo il caso che nel corso del matrimonio la legge
regolatrice dello Stato cambierà, come facciamo a sapere che le parti erano informate sulle conseguenze
giuridiche e sociali. Per cercare di ovviare a questa situazione di incertezza, visto che la scelta deve essere
compiuta prima dell’avvio dell’azione e solo se l’ordinamento lo permette durante il corso della causa;
nell’ordinamento italiano si fa una cosa che non è prevista nell’ordinamento UE e non è prevista nelle
norme di diritto processuale civile, si organizza un’udienza dove il giudice spiega alle parti che hanno una
serie di scelte.

Art. 7 regolamento: prevede le cd. “condizioni minime” l’accordo deve essere almeno:

- In forma scritta
- Datato
- Sottoscritto da entrambi i coniugi

Nel comma 2 ci sono le condizioni formali delegate agli Stati, se lo stato prevede dei requisiti di forma
aggiuntivi può applicarli ma non può assolutamente scendere rispetto a quelli indicati sopra! Ad esempio
alcuni ordinamenti prevedono che l’accordo si deve fare davanti ad un notaio, l’Italia non ha posto
condizioni aggiuntive.

Nell’ambito dell’art. 7 ci si pone anche il problema di capire cosa fare se i due coniugi risiedono già in Stati
diversi, non hanno la residenza comune. Per evitare di cumulare le condizioni di forma il regolamento
dice che l’accordo è valido se rispetta le condizioni di forma aggiuntive di uno dei due Stati di residenza
dei due coniugi

Sempre articolo 7: uno dei due coniugi risiede in uno Stato membro, l’altro in uno stato extra-ue, per la
validità dell’accordo si fa riferimento solo alle condizioni dello stato di residenza del coniuge che vive in
Europa!

Cosa succede se le parti non scelgono la legge regolatrice? Sono indicati nell’art. 8 del regolamento.

Art 8 concorso successivo, criteri a cascata:

1) Residenza abituale comune dei coniugi al momento di avvio dell’azione


2) Ultima residenza comune: anche questo criterio potrebbe non funzionare perché i due coniugi
potrebbero non aver mai avuto una residenza abituale assieme.
3) Cittadinanza comune
4) Lex Fori

Questi criteri sono a cascata quindi si applicano se quello precedente non può essere applicato!

Nel regolamento ROMA III è escluso il rinvio.

NON SI PARLA DI NAN, NEMMENO DELLE NAN DEL FORO; perché questo? Perché in realtà c’è una norma
ad hoc nel regolamento, ART 10 che dice qualora la legge di un ordinamento applicabile in base ai criteri
di collegamento non preveda il divorzio oppure i coniugi sono discriminati nel chiedere il divorzio o nelle
condizioni di accesso al divorzio (in alcuni ordinamenti extra UE sono presenti questo tipo di
discriminazioni), in questo caso si obbliga lo Stato membro partecipante ad applicare la lex fori. Alcuni
commentatori del regolamento hanno detto che in fondo questa previsione è una sorta di specificazione
della clausola successiva dell’ordine pubblico, perché una norma che ad esempio impedisca alla moglie di
chiedere il divorzio sarebbe contraria all’ordine pubblico, quindi questa norma è messa lì solo per
ricordarlo.

Sentenza 2020 JR vs KF: riguarda proprio il rapporto tra Bruxelles II e Roma III, questi due soggetti sono
cittadini rumeni che si sposano in Romania, questi due cittadini vengono a vivere in Italia, quando decidono
di scogliere il loro matrimonio l’azione viene avviata difronte ai giudici rumeni, il giudice rumeno dice “io ho
la competenza ma in base a Roma III devo applicare la legge dello stato di residenza comune quindi quella
italiana”, il problema è che secondo il diritto italiano una domanda di divorzio la puoi introdurre dopo che ti
ei separato da un certo periodo di tempo e poi potrai presentare l’istanza di divorzio, in Romania non
esiste la separazione, il giudice rumeno quindi non conosce l’istituto della separazione. Il giudice rumeno
si ferma e dice alla corte che non può né separare i coniugi (perché non esiste in Romania) né divorziare i
due coniugi (perché con la legge italiana serve la separazione), in un caso del genere devo rispettare sia il
diritto italiano sia quello rumeno, l’unico modo che i giudici rumeni trovano per sbloccare la situazione è
quello di applicare l’ART. 10, la corte di Giustizia dice che l’art. 10 si applica solo in due ipotesi: 1) legge
non prevede divorzio 2) condizioni discriminatorie di accesso al divorzio, l’Italia non presenta queste due
ipotesi quindi il giudice rumeno non può forzare l’applicazione dell’art. 10. A questo punto la corte dice
che il giudice rumeno deve garantire l’applicazione del regolamento in modo da non pregiudicare
l’effetto utile delle norme contenute nel regolamento stesso, quindi IL GIUDICE RUMENO DEVE PER
FORZA APLLICARE LA LEGGE ITALIANA CHE PREVEDE LA SEPARAZIONE DI 3 ANNI. Il giudice rumeno deve
verificare che le condizioni sostanziali previste dalla legge straniera siano soddisfatte e accertarle
nell’ambito del procedimento di divorzio di cui è investito, questo significa che se in Italia il divorzio lo
dai quando il matrimonio è pregiudicato a tal punto da non poter più essere salvato, tu giudice rumeno
applichi il divorzio anche se non è stata rispettata la condizione italiana della separazione di almeno 3
anni.
Esposizione sentenza Nintendo: la causa verte su di un utilizzo non autorizzato di immagini della Nintendo,
la società citata è la società big bang tedesca che commercializzava per conto della società francese.
Vengono sollevate 3 questioni.

Si passa all’interpretazione dell’art. 20, la corte va ad interpretare cosa si intenda per queste 3 condizioni: si
impone un obbligo di lealtà.

Dobbiamo capire cosa si intende per paese della violazione: il regolamento prevede come principio
generale la Lex Loci damni, tuttavia si prevedono alcuni criteri diversi, in particolare nel caso di specie si
dovrebbe applicare la legge del luogo dove è avvenuta la contraffazione, non è raro che allo stesso
convenuto siano contestati più atti di contraffazione del convenuto, la corte dice che deve essere valutata
la condotta complessiva del convenuto. Applicazione dell’art. 8 paragrafo 2 nel caso di un operatore
economico che vende attraverso il suo sito internet con un sito accessibile anche al di fuori di uno stato
membro UE, in simili circostanze si dice che si deve andare a guarda il luogo in cui c’è stato il processo di
pubblicazione dell’offerta, quello è il luogo dove ha avuto origine il danno. Il secondo caso posto in rilievo è
il caso di un operatore che fa trasportare da un terzo della merce contraffatta in uno stato membro diverso
dalla sede anche qui bisogna valutare la condotta complessiva del convenuto e non i singoli atti di
contraffazione. Infine si chiede se questo articolo 8 paragrafo 2 debba essere applicato anche a stati diversi
rispetto all’UE ma la corte dichiara il requisito irricevibile.

Esposizione sentenza 191/2015: Corte suprema austriaca chiede alla Corte di interpretare il regolamento
Roma I, II inerenti alle clausole abusive. Abbiamo come controparti una Associazione di Consumatori
contro Amazon.eu, Amazon ha sede in Lussemburgo e fa parte di un gruppo internazionale di commercio a
distanza e attraverso un sito internet va a stipulare dei contratti con dei consumatori residenti in Austria, la
questione verte sulla clausola del trattamento dei dati personali.

Bisogna andare ad applicare l’ART. 10 paragrafo 1.

Qual è la legge applicabile alla azione inibitoria? La corte in prima battuta ribadisce che la definizione di
obbligazioni contrattuali ed extracontrattuali devono essere interpretate in modo autonomo, si deve
sempre applicare il criterio di interpretazione autonoma.

L’associazione vuole tutelare i consumatori che in futuro acquisteranno.


16/11/2022

NOTIFICHE (REGOLAMENTO 1784/2020)

Regolamento Europeo in ambito di notifiche 1784/2020, è un regolamento che si applica da questa estate.
Si tratta di un regolamento di rifusione, questo regolamento interviene su un quadro normativo che già
esisteva, cercando di migliorarlo laddove sia possibile. Questo è un realtà il terzo regolamento che è stato
adottato dall’Ue da quando l’Ue ha acquisito competenze in materia di cooperazione giudiziaria, l’unione
ha interesse alla materia delle notifiche, naturale un interesse di tipo mercantilistico, la base giuridica è
sempre la stessa, stiamo parlando dell’ART. 81 TFUE. Se l’Ue disciplina temi come la circolazione delle
decisioni, non può non intervenire in quella fase che tradizionalmente precede la procedura giurisdizionale.
Abbiamo visto nell’art. 45 di Bruxelles I che il difetto di notifica è un motivo ostativo alla circolazione della
sentenza, per evitare che ci siano motivi ostativi, l’Ue ritiene opportuno disciplinare il momento
antecedente all’instaurazione del giudizio. La disciplina cerca di bilanciare diverse esigenze, da un lato gli
interessi dell’attore, quindi le regole cercano di facilitare la vita del futuro attore, al contempo le norme
sono attente al diritto di difesa del convenuto, questo perché le notifiche transnazionali, si rivelano molto
spesso estremamente complesse, fuori dall’Ue esiste una convenzione internazionale che dovrebbe
facilitare la notifica tra gli Stati del mondo, CONVENZIONE DELL’AJA 1995.

Campo di applicazione materiale: ha una portata molto più ampia, non si applica solo alla notifica
transfrontaliera ma si applica ogni volta che sia necessaria una notifica all’estero: sentenza, appello ecc….
Tutto ciò che deve essere notificato all’estero; inoltre non solo si applica a tutte le tipologie di atto ma
questo regolamento è un regolamento molto più trasversale, si applica in TUTTE le materie CIVILI E
COMMERCIALI.

Quando si applica? Tutti gli Stati dell’UE sono vincolati, l’Irlanda ha usato il suo opting in, e anche la
Danimarca è vincolata a questo regolamento, è stato fatto un trattato internazionale tra UE e Danimarca;
questo regolamento si applica solo alle notifiche transnazionali tra stati membri.

Quando abbiamo una notifica transnazionale? C’è un rinvio all’ordinamento nazionale, è il diritto interno
che stabilisce che la notifica deve avvenire all’estero!

Questo è un meccanismo di cooperazione di tipo amministrativo, è un modello di cooperazione


amministrativa tra stati membri, questo regolamento NON INTRODUCE UNA PROCEDURA UNIFORMA DI
NOTIFICA! Si introduce invece una procedura per coordinare 27 diritti processuali diversi.

Questo meccanismo di cooperazione amministrativa si struttura intorno alle:

- Autorità mittente
- Autorità ricevente

C’è una autorità che fa la richiesta di notifica internazionale (mittente) e ci sarà una autorità che invece
riceve la notifica ed esegue sul proprio territorio (ricevente); in Italia l’autorità mittente è l'UNEP istituito
presso ogni tribunale. In Italia c’è però una particolarità, abbiamo una sola autorità ricevente, c’è una
sorta di collettore che è l’UNEP della Corte di appello di Roma, tutte le notifiche transfrontaliere arrivano
a Roma e poi verranno smistate.

Ovviamente si pongono significativi problemi in merito a come queste autorità devono comunicare l’una
con l’altra e soprattutto in quale lingua devono parlare, il modello di cooperazione amministrativa è
fortemente imperniato sui cosiddetti modelli standard uniformi (sono una sorta di certificati che vengono
compilati in una parte e nell’altra è necessario apporre delle crocette). Il problema è che le autorità
compilano questo modello nella lingua dello stato di destinazione, la risposta naturalmente sarà sempre
nella lingua del mittente. (Italia notifica a Germania scrivendo in tedesco, la Germania risponde in italiano,
questo per facilitare la cooperazione). Naturalmente il mittente invia oltre alla richiesta, anche l’atto che
deve effettivamente essere notificato. Su questo versante il nuovo regolamento ha portato delle sensibili
migliorie, c’è stata una forte spinta alla digitalizzazione, ora la comunicazione tra autorità amministrative
avviene via digitale, in passato invece c’erano dei plichi da stampare, naturalmente il destinatario invierà
la RELATA DI NOTIFICA in forma digitale.

La relata di notifica è l’atto che attesta l’avvenuta notificazione.

Questo regolamento non introduce una procedura uniforme di notifica, non ci sono regole di notifica
uguale a tutti gli stati membri; qual è il problema? Il problema è capire qual è la legge che disciplina il
modo della notifica? Ad esempio in Spagna la raccomandata va a buon fine anche se viene ritirata dal
portinaio del palazzo, in Italia questo non è concepibile, sulla base della lex loci actus la notifica è valida,
ma è invalida secondo la lex fori processus. Per evitare questi problemi il regolamento prevede la
possibilità per l’autorità mittente di specificare le modalità di notifica, ad esempio l’Italia nel nostro
esempio dovrebbe specificare alla Spagna che la raccomandata dovrà essere consegnata solo al
destinatario e non al portinaio.

Abbiamo detto che il regolamento vuole tutelare gli interessi delle parti, in questo senso la disciplina
prevede alcune regole rispetto al regime linguistico dell’atto che deve essere notifica, esistono due regimi
linguistici distinti, le autorità pubbliche si parlano sempre nella lingua di destinazione, invece per le parti, la
Convenzione dell’Aja stabilisce che, solitamente si dovrebbe tradurre nella lingua di destinazione (se
notifico l’atto di citazione in Cina, devo tradurlo in cinese), il problema è trovare delle persone competenti a
tradurre l’atto, il regolamento UE interviene rimettendo alla persona che vuole notificare la scelta, chi sta
chiedendo la notifica all’estero si assume la responsabilità del regime linguistico e può scegliere se
tradurlo o meno. Il destinatario dell’atto può legittimamente rifiutare la notifica quando l’atto non è
tradotto o nella lingua ufficiale nello stato in cui si trova oppure il destinatario può rifiutare la notifica se
il documento non è scritto in una lingua che lui comprende. Il destinatario deve essere in grado di
comprendere l’atto. (Esempio voglio citare in Germania Facebook, posso decidere di citarlo in italiano ma
corro il rischio che rifiuterà l’atto, posso tradurlo il tedesco che è la lingua ufficiale dello stato in cui si trova,
anche se FB non capisce il tedesco, infine posso tradurlo in inglese).

Ci sono state diverse sentenze della Corte UE soprattutto riguardo a cosa si possa intendere per
“comprendere l’atto”, parlare una lingua non significa necessariamente comprende un atto giudiziario che
può essere molto tecnico; l’ufficiale giudiziario non può in nessun modo contestare il fatto che io non sia
in grado di comprendere l’atto, ma potrebbe venirsi a verificare un esercizio abusivo di questo diritto, il
giudice della causa può valutare il comportamento abusivo e quindi eventualmente potrà sanzionare, ma
tutto questo è determinato dall’ordinamento interno.

Il giudice valuterà se l’opposizione alla notifica è legittima.

Cosa succede se il destinatario rifiuta l’atto, alle prescrizioni e decadenze? Il regolamento distingue le
posizioni del mittente e del destinatario:

 Il mittente deve immediatamente procedere alla traduzione e sanare la notifica, la successiva


traduzione degli atti sana la notifica che quindi rimane legittima e tempestiva.
 Per il destinatario i termini iniziano a decorrere dall’ultima notifica.

Uno dei problemi è però che uno dei destinatari dell’atto si oppone all’atto perché dice di non
comprenderlo, prima del regolamento il destinatario si limitata a dire “io non comprendo la lingua” e
questo generava incertezze, per evitare questo il regolamento impone al destinatario di indicare
espressamente la lingua nella quale vuole ricevere gli atti; in questo modo non c’è più margine per
contestare le successive traduzioni.
Altro problema è, che cosa devo tradurre? Devo tradurre l’atto giudiziario o devo anche tradurre gli
allegati? Ovviamente più estendo, più rendo gravoso l’onere per il mittente, più restringo invece rischio di
comprenderete la comprensione del destinatario, il notificante deve tradurre tutti i documenti utili e
necessari per comprendere l’azione; ti sto citando per inadempimento contrattuale? Devo tradurre atto di
citazione e anche il contratto!

Se il destinatario è una persona fisica e si oppone alla notifica, il giudice cercherà di capire se comprendo la
lingua, guarderà necessariamente le mie competenze linguistiche personali, chiede ad esempio è mai stato
nel paese x? Parla la legge x? Ha mai lavorato nel paese x? Si valutano le competenze linguistiche del
singolo. Il problema si pone quando chi riceve l’atto non è una persona fisica, quando sto notificando ad
una società o ad un ente, naturalmente anche l’ente può rifiutare la notifica, il problema è che non
abbiamo riferimenti in questo caso, potremmo adottare diversi criteri: la società comprende l’atto se
l’amministratore delegato parla quella lingua, ma questo limiterebbe il novero di lingue che la società
comprende, oppure potremmo usare il criterio dei dipendenti, la società comprende quella lingua se un
numero di dipendenti parla quella legge ma anche questo criterio è inutilizzabile.

In giurisprudenza non abbiamo un criterio che ci possa aiutare, ci sono alcune sentenze nazionali ma non
c’è una giurisprudenza della Corte di Giustizia europea che possa guidare tutti gli stati membri.

L’Austria e la Germania hanno adottato due soluzioni che sembrano ragionevoli: escludono che il punto di
riferimento debba essere la lingua dei vertici societari e allo stesso tempo escludono che le competenze dei
dipendenti possano essere il criterio; se la società ha al suo interno meccanismi di gestione di clientela in
determinate lingue, se esistono degli uffici, pagine internet, che utilizzano quella lingua in cui l’atto è
scritto, si deve ritenere che la società conosca quella lingua.
Oltre a questo meccanismo di cooperazione amministrativa, il regolamento prevede altre modalità di
notifica:

 Notifica diretta: posso notificare direttamente al destinatario senza rivolgermi all’autorità


giudiziaria.
 Notifica a mezzo posta: posso mandare una raccomandata dall’Italia direttamente in Germania
senza passare dall’autorità giudiziaria locale, questa notifica deve necessariamente seguire i
modelli che sono stati sviluppati dall'Unione postale internazionale. Questo metodo però presente
dei problemi perché la ricevuta di ritorno spesso è illeggibile per questo c’è un altro modo:
 Raccomandata con ricevuta di ritorno o mezzo equivalente: per mezzo equivalente intendiamo il
corriere. Per mezzo equivale NON SI INTENDE LA POSTA ELETTRONICA.

Per l’utilizzo delle mail come mezzo di notificazione abbiamo orientamenti molto contrastanti, es. Austria
molto favorevole, la Francia no, si raggiunge una soluzione intermedia, è stata introdotta una norma che
prevede la notificazione via posta elettronica: distinguiamo tra atto introduttivo e atti successivi.

 Atto introduttivo: fortemente limita la notificazione via posta elettronica, si può fare solo in una
ipotesi, solo laddove entrambe le parti siano parte di un sistema informatico digitale europeo.
Questo per evitare essenzialmente che un soggetto non inserito in questi sistemi informatici, possa
ricevere un atto di citazione senza saperlo (pensiamo agli anziani), la posta elettronica certifica la
data e l’ora di notificazione! Questa certezza non esiste nella mail ordinaria, se mando una mail
non ho la certezza assoluta che l’informazione sia arrivata alla sua conoscenza. La PEC invece mi
permette di avere questa certezza, il problema è che questo sistema è solo italiano, gli altri
ordinamenti non conoscono la PEC.
 Notifica atti successivi: qui invece c’è molta autonomia delle parti, durante il processo le parti
possono dichiarare che intendono accettare gli atti notificati con uno specifico strumento.
Il regolamento interviene poi anche sul tema della mancata comparizione del convenuto: bisogna capire se
la contumacia è volontaria oppure se sia determinata da un difetto della notifica.
Se inizia il procedimento e il convenuto non si costituisce, il giudice deve verificare se l’atto introduttivo è
stato notificato in tempo utile per redigere le proprie difese, il giudice una volta adito deve controllare se
la notifica è avvenuta e se è stato dato il tempo al convenuto per potersi costituire. Se l’atto è stato
notificato in tempo utile il giudizio può andare avanti, se il giudice ritiene che invece l’atto non sia stato
notificato in tempo può sospendere per un periodo di altri 6 mesi e consentire l’integrazione del
contraddittorio. A fronte di questa ulteriore sospensione, se l’attore dimostra che sono state rispettate le
regole il procedimento può continuare. Si deve poi passare alla notificazione della sentenza, il convenuto
contumace viene a scoprire della sentenza solo ora, in questa ipotesi il regolamento prevede la possibilità
di rimuovere eventuali preclusioni all’appello, in questo caso si può impugnare l’atto entro 2 anni.

Il convenuto deve essere senza colpa e i motivi del convenuto non devono essere manifestamente
infondati, si introduce una sorta di filtro, ti consento di rimuovere la preclusione se non hai avuto
conoscenza dell’atto senza tua colpa e se i tuoi motivi non sono infondati.

Le regole previste per il regime linguistico dell’atto, valgono per qualsiasi forma dell’atto, queste regole di
applicano sia che la notifica sia stata fatta dall’UNEP, sia che io abbia fatto la notifica via email.
21/11/2022

REGOLAMENTO ROMA IV

Regolamento 650/2012, è un regolamento molto complesso ed è un regolamento completo, si occupa


anche della procedura civile, si occupa della competenza giurisdizionale, circolazione delle sentenze e
materie sostanziali. È la nuova tendenza del diritto UE, si trovava tutto il DIP in materia di successioni.

Regolamento successoni è un regolamento completo.

Base giuridica: è evidente che un soggetto potrebbe avere degli eredi o dei legati in diversi paesi membri
dell’Ue, l’Unione ha usato come base giuridica il solito ART. 81, però nella sua forma originaria, il diritto
successorio non tocca il diritto di famiglia. Una serie di stati però hanno posto il problema di utilizzare la
procedura legislativa speciale, perché il fenomeno successorio è sempre legato al diritto di famiglia, il
diritto successorio è intrinsecamente collegato al diritto di famiglia, pensiamo ad esempio alle quote di
legittima, invece ha prevalso una linea rigorosa della commissione, certo esistono delle connessioni tra
diritto di famiglia e diritto successorio tuttavia in alcuni stati membri il diritto successorio è visto in modo
slegato dal diritto di famiglia. Questa materia non è soggetta alla procedura speciale.

In realtà il regno unito su questo regolamento non ha esercitato il diritto di opting in, perché ha una serie
di particolarità per il suo diritto successorio e quindi ha preferito non aderire.
L’obiettivo: libertà, sicurezza e giustizia. Le persone circolano ed acquistano beni ed è quindi necessario
che possano disporre e sapere con certezza quale sarà la legge che regolerà la loro successione.
Su questa materia in realtà vi è una divergenza molto forte tra gli stati membri, la commissione si è trovata
a portare avanti una proposta già difficile da confezionare a causa delle divergenze nel diritto successorio
tra gli stati membri, perché innanzitutto occorreva fare una scelta tra METODO UNIONISTA (la legge è
regolata da un’unica legge che disciplina tutto il fenomeno successorio) oppure il METODO SCISSIONISTA
(Una legge regolatrice disciplina la trasmissione del patrimonio mobiliare, tutto quello che riguarda la
successione del patrimonio immobiliare invece è disciplinato da un’altra legge regolatrice, tendenzialmente
dalla lex rei site).
La commissione ha effettuato la scelta per il METODO UNIONISTA: la successione viene disciplinata dal
punto di vista giurisdizionale in modo unitario e anche la legge regolatrice è una sola, non importa se il
bene è mobile o immobile.

Inoltre si fa una scelta altrettanto chiara sul fatto che, in realtà la soluzione migliore sarebbe quella di fare
coincidere forum e ius: far coincidere i criteri giurisdizionali con quelli della legge regolatrice. Questa
regola però non è assoluta, perché si lascia alle parti la possibilità di scegliere sia dal punto di vista
giurisdizionale sia per la legge regolatrice.

Quando è entrato in vigore addirittura la commissione diete 3 anni di tempo agli stati per riuscire ad
applicare questo regolamento, questo perché la materia successoria era molto diversificata tra gli stati
membri dell’Ue, questo regolamento introduce LA PRIMA FIGURA DI ATTO PUBBLICO EUROPEO,
INTRODUCE UN ATTO UNIFORME: CERTIFICATO SUCCESSORIO EUROPEO.

Dal punto di vista geografico né Regno Unito né Irlanda hanno presentato il cosiddetto opting-in e questo
è precisato nel considerando numero 82. In questo considerando si dice che Regno Unito e Irlanda hanno
esercitato il diritto di opting-out, si dice anche che rimane impregiudicata la possibilità per Regno Unito ed
Irlanda di poter modificare la loro scelta, ora naturalmente il Regno Unito è uscito dall’Ue e non ha più
questa possibilità, l’Irlanda potrebbe decidere in futuro di farne parte. La Danimarca non ha richiesto un
trattato per aderire a Roma IV.
ART. 1 ambito di applicazione oggettivo: il regolamento specifica nell’ART.1 che si applica alle materie di
successione a causa di morte.

Non si applica al diritto doganale, fiscale, amministrativo.

- Status personale
- Rapporti di famiglia (riconoscimento paternità, disconoscimento ecc… non rientra)
- Capacità di testare e di ricevere testamento

Dal punto di vista soggettivo: il regolamento si applica quando la persona di cui si parla, cioè il de cuius,
risiede abitualmente in uno stato membro. Torna il criterio della residenza abituale del de cuius.

Non vi è una nozione di residenza abituale specificata nel regolamento, però le istituzioni europee hanno
deciso di dare delle indicazioni con due considerando per fornire agli interpreti delle linee guida per
identificare la nozione di residenza valida quando si applica questo regolamento; considerando numero 23
e 24, definiscono cosa significhi residenza abituale del de cuius.

 Considerando numero 23: la residenza abituale va presa in considerazione al momento della


morte. Al fine di determinare la residenza abituale occorre procedere ad una valutazione globale
delle circostanze della vita del defunto, ancora una volta vediamo un accertamento fattuale, si
deve fare negli anni precedenti alla morte e al momento della morte. Inoltre si dice che questa
valutazione deve tenere conto di tutti gli elementi fattuali pertinenti, in particolare la durata del
soggiorno del defunto nello stato membro interessato. Infine si dice che si deve tenere conto di
una componente soggettiva, bisogna indagare anche le ragioni del soggiorno. (Perché il defunto si
trovava fisicamente in quello stato).
 Considerando 24: in alcuni casi l’accertamento della residenza può risultare difficile perché il
defunto potrebbe essersi stabilito per lavoro in un altro stato, pur mantenendo un collegamento
stabile con il paese di origine, in questi casi la residenza abituale per il regolamento Roma IV, la
valutazione deve essere sbilanciata verso la residenza abituale di origine in cui è collocato il
centro degli interessi della sua famiglia. Quindi se dovesse esserci una residenza lavorativa, la
Commissione afferma che la valutazione deve sbilanciarsi sulla residenza famigliare. Un altro caso
complesso è quello delle persone che vivono in due Stati oppure vivono 6 mesi nella casa al mare
e gli altri 6 mesi in un altro stato, in questo caso la residenza si deve sbilanciare nello stato in cui
il de cuius ha la cittadinanza ovvero il luogo in cui sono localizzati la maggioranza dei beni che
interessano il fenomeno successorio.
 Art. 3.2: ai fini del presente regolamento, il termine organo giurisdizionale indica qualsiasi autorità
giudiziaria e tutte le altre autorità e i professionisti legali competenti in materia di successione
purché essi garantiscano l’imparzialità e l’audizione delle parti e che prendano delle decisioni
secondo le leggi dell’ordinamento dello stato membro.
- Autorità imparziali
- Accolgano le ragioni di entrambe le parti
- Applichino la legge

Quindi una decisione che si apre a chi gestisce i trust oppure al notaio.

ART. 4 Criterio di competenza generale: i criteri di competenza sono disciplinati dagli articoli 4 e seguenti;

4.1 “Sono competenti a decidere dell’intera successione gli organi giurisdizionali dello stato membro in cui
il defunto aveva la residenza abituale al momento della morte.” Residenza abituale del de cuius al
momento della morte.

Questo articolo deve essere collegato immediatamente con l’art. 21


Art.21: “ la legge applicabile alla successione del defunto è la legge del luogo dove il defunto aveva la
residenza abituale al momento della morte.” Notiamo come il criterio giurisdizionale e la legge regolatrice
della successione siano identici.

Poi parte una disciplina molto complessa, è come se il legislatore europeo prendesse ciò che ha detto
nell’articolo precedente aggiungendo ogni volta un pezzo nuovo, è una tecnica legislativa molto strana e
che non ha precedenti nell’Ue, inoltre questa tecnica è una di quelle che maggiormente induce in errore, la
stessa Unione aveva sconsigliato di utilizzare questa tecnica legislativa.

Art. 5 Accordi di scelta del foro: sono gli accordi di proroga fatti tra gli eredi, sono naturalmente gli accordi
di proroga conclusi dagli eredi. “Se la legge scelta dal defunto per regolare la sua successione…” dobbiamo
per forza tornare all’art. 21 cioè a quel criterio generale, in realtà qui già abbiamo una differenza perché è
presente la clausola di flessibilità. La diversificazione però non dovrebbe esserci.

Art. 22: “una persona può scegliere per l’intera successione la legge dello stato in cui ha la cittadinanza al
momento della scelta o al momento della morte” il de cuius può scegliere solo come alternativa la legge
del luogo in cui ha la cittadinanza.

Quando è possibile fare gli accordi di proroga? Devo presupporre che il de cuius sia anche un cittadino di
uno stato membro. Perché se fosse cittadino di uno stato extra-ue gli accordi di proroga sarebbero vietati.
Solo in questo caso gli eredi possono scegliere la giurisdizione. Perché se si consentisse agli eredi di
scegliere la legge di un ordinamento extraeuropeo, i giudici europei non potrebbero occuparsi della
successione.

Quindi gli eredi possono scegliere il foro ma solo se il de cuius ha scelto la legge regolatrice.

Si precisa naturalmente che la competenza può essere scelta solo in via esclusiva e solo in via unitaria. Ci
deve essere un unico giudice che deve disciplinare tutta la materia successoria.

L’accordo dal punto di vista formale deve avere forma scritta, datato e firmato da tutte le parti interessate
alla successione. Se manca anche la sottoscrizione di una parte non può sussistere l’accordo.

ART. 6: L’art. 6 si pone nell’ottica del giudice adito mentre il 5 nell’ottica delle parti. “Qualora la legge scelta
dal defunto è la legge di uno Stato membro, l’organo giurisdizionale adito ai sensi dell’art. 4…” È un articolo
che riprende il significato dell’articolo precedente ma aggiunge un qualcosa di nuovo, il giudice dello stato
di residenza in mancanza di accordo di proroga può, su richiesta di almeno una delle parti del
procedimento, dichiarare la propria incompetenza ma solo a favore dei giudici dello stato di cittadinanza
se ritiene che i giudici siano più adatti a giudicare sulla base della residenza degli eredi e il luogo di
situazione dei beni. Il giudice che è stato scelto non è automaticamente quello più competente a giudicare
la controversia, ma se si localizzasse la residenza degli eredi oppure il grosso del patrimonio allora si.

ART. 7: Questo articolo si pone invece nell’ottica del giudice della lex causa cioè del giudice dello stato di
cittadinanza. Si ripete ancora che le parti possono fare un accordo di proroga in favore del giudice della
cittadinanza del de cuius. La parte nuova è inserita nella lettera C: si parla dell’accettazione tacita, è una
accettazione in corso di procedimento ma le parti devono dire espressamente.

Art. 7 c.: LE PARTI DEVONO ACCETTARE ESPRESSAMENTE LA COMPETENZA.

Art. 9: Che differenza c’è rispetto al 9? Il 9 parla solo degli eredi, gli eredi fanno un accordo ma nonostante
questo uno degli eredi va dal giudice dello Stato di cittadinanza e lo attiva. Se c’è un accordo tra alcuni degli
eredi, il giudice dello stato di cittadinanza continua ad esercitare la competenza se le parti continuano a
stare in giudizio senza contestare la sua competenza.
ART. 10: Competenza sussidiaria, se al momento della morte il defunto non risiedeva abitualmente in uno
stato membro, gli organi dello stato in cui si trovano alcuni beni ereditari; non è necessario che tutta la
massa dei beni si trovi in questo stato, diventano competenti se il defunto possedeva la cittadinanza di
quello stato al momento della morte. Il criterio è: stato in cui sono localizzati i beni ereditari, i criteri
possono essere o la cittadinanza o la residenza abituale purché non sia stata modificata nei 5 anni
successivi alla morte.

ART. 12: Introduzione del procedimento: nell’ambito della visione dell’Ue che è una visione UNIONISTA in
cui si vuole fare coincidere forum e ius; ci sono beni ereditari localizzati in uno stato terzo, però la sentenza
Ue non verrà riconosciuta perché lo stato terzo prevede un criterio esclusivo per i beni che si trovano nel
suo territorio, è una scelta obbligata dell’Ue, è inutile che l’Ue si accanisca dicendo che dovrà giudicare la
controversia perché nel paese terzo la sentenza non verrà mai riconosciuta. Quando la sentenza non
verrà riconosciuta, posso dire che questa controversia è fuori dalla giurisdizione europea.

Norme di chiusura sulla giurisdizione: sono le stesse regole viste in Bruxelles su verifica della competenza,
litispendenza.

Passiamo ora ad analizzare le norme sulla legge regolatrice.

Art. 20:“le disposizioni del presente regolamento si applicano anche se la scelta della legge regolatrice si
riferisce ad un ordinamento extra-ue”

Art. 21: lo abbiamo già analizzato, residenza abituale.

Art.22: scelta della legge regolatrice, si può scegliere solo la legge dello stato di cittadinanza. La scelta è
valida se la legge che scelgo è la legge nel momento in cui non è quello di cittadinanza ma lo diventa al
momento della morte. La dottrina ha detto che sempre per mantenere maggior sicurezza, non si è previsto
di poter focalizzare anche la legge dello stato della residenza al momento della scelta? Io posso scegliere
solo la legge di cittadinanza se no mi si applica la legge dello stato alla morte; io non posso scegliere la legge
dello stato di residenza in procinto della morte, il regolamento è molto chiaro, si può scegliere solamente
la legge dello stato di cittadinanza.

Una persona con più cittadinanze può scegliere la legge che preferisce, la scelta sarà egualmente valida.

Questa disposizione crea dei problemi con la nostra legge 218/1995 art. 19, questo articolo afferma che se
una persona ha due cittadinanze ma una di queste è italiana, prevale la cittadinanza italiana, questa
norma è del tutto incompatibile con le disposizioni dell’Ue, sarebbe una discriminazione che è
inammissibile nell’ambito europeo. Una norma interna non può andare ad impattare in senso restrittivo
quindi non rileva l’ART. 19 legge 218/1995.

Art. 22 poi di dice come deve manifestarsi la scelta, deve manifestarsi in modo espresso, a mezzo di
dichiarazione resa nella forma di una disposizione a causa di morte o risultare dalle clausole di tale
disposizione. Quindi l’optio legis deve essere effettuata seguendo le regole di forma previste dagli Stati
membri, se uno stato membro prevede che si debba utilizzare la forma dell’atto pubblico, questa
disposizione deve essere rispettata!

La validità sostanziale dell’atto è disciplinato dalla legge scelta, cioè io scelgo la legge francese, sarà essa a
determinare se io sia capace, non sottoposto a mezzi di coercizione ecc… anche tutte le tematiche sulla
diseredazione, indegnità a succede sono disciplinati dalla legge scelte.

Rinvio: il rinvio tra stati membri non funziona, se invece il rinvio è verso uno stato extra-ue, allora il rinvio
funziona. Oppure se si tratta di un rinvio altrove deve essere accettato dallo stato terzo in questione. Il
rinvio però non opera nei casi indicati negli articoli 21,22,27; 21 (scelta di legge), 22 (uso del criterio della
cittadinanza con una limitazione ad opera delle parti), 28 lettera B (possibilità di far valere la validità
formale della accettazione e rinuncia dell’eredità)
In questo regolamento non si parla di NAN, si presume la possibilità di farle valere limitatamente a quelle
del foro.

È presente l’ordine pubblico nel regolamento, se c’è una violazione grave e manifesta

Circolazione delle sentenze: il sistema di circolazione delle sentenze di Roma IV è lo stesso di Bruxelles I ma
non è il sistema aggiornato! Nel regolamento Roma IV è previsto che il riconoscimento delle sentenze sia
automatico, mentre l’exequator, cioè l’esecuzione delle sentenze è soggetto al controllo sui motivi
ostativi da parte delle corti nazionali, i motivi ostativi sono identici a Bruxelles.

CERTIFICATO SUCCESSORIO EUROPEO

Questo regolamento è molto importante perché INTRODUCE PER LA PRIMA VOLTA UN ATTO PUBBLICO
EUROPEO, con una scelta molto peculiare dell’ordinamento italiano, nel nostro ordinamento viene emesso
dai notai.

Per comprendere perché l’Ue ha deciso di introdurre un certificato successorio europeo, dobbiamo
ricordarci che la materia delle successioni è complessa ed è forse uno dei settori del diritto civile dove
esistono maggiori differenze tra gli stati europei, si tratta di un settore dove le leggi sono estremamente
eterogenee. Il legislatore europeo introduce un atto pubblico europeo, è stato introdotto nell’ambito di
un regolamento europeo e non è assimilabile a nessun altro strumento degli stati membri. Naturalmente
è stato preso spunto da alcune caratteristiche dell’ordinamenti nazionali però prevedendo uno strumento
assolutamente autonomo, non è assimilabile a nessun altro strumento.

Obiettivi: sono indicati nel considerando 63, l’esigenza avvertita era quella di consentire di poter
dimostrare ed esercitare i propri diritti. Uno dei problemi principali per gli eredi era quello di fare valere i
propri diritti. Gli strumenti offerti dagli ordinamenti nazionali non erano sufficienti per fare fronte a questi
problemi, ad esempio in Germania l’autorità giurisdizionale rilascia un certificato ed ha proprio lo scopo di
accertare la qualità di erede di un determinato soggetto oltre a determinare le quote di ciascun erede e la
consistenza del patrimonio ereditario; in Italia non abbiamo nulla di tutto ciò, in Italia si utilizzano
autodichiarazioni, se ci troviamo nell’ambito di una successione transfrontaliera, pensiamo ai problemi che
potrebbero verificarsi, mettiamo il caso che un cittadino italiano voglia fare valere i propri diritti in
Germania, in Germania sono abituati a ricevere il certificato di eredità… questo comporta delle difficoltà di
natura pratica, e per questo si è deciso di prevedere il certificato successorio europeo.

Lo scopo del certificato è indicato nell’art. 63. La disposizione fa riferimento a tutta una serie di soggetti,
senza fare riferimento ad alcun rinvio agli ordinamenti nazionali, si tratta di definizioni autonome dell’Ue.
Questi soggetti hanno necessità di fare valere i propri diritti in un altro stato UE, questo è il primo limite, è
uno strumento che non è stato concepito per sostituire gli strumenti in vigore negli ordinamenti
nazionali, infatti l’ART. 62.2 specifica che l’uso del certificato non è obbligatorio e l’ART. 62.3 ci dice che il
certificato successorio europeo non sostituisce gli strumenti nazionali.

Possiamo definirlo quindi come uno strumento facoltativo che non sostituisce gli strumenti successori
nazionali ma gli affianca e allo stesso tempo non è obbligatorio il suo rilascio, si applica solo alle
fattispecie transfrontaliere.

Una volta che il certificato viene rilasciato però dispiega i suoi effetti anche nello stato membro che lo ha
rilasciato.
Chi rilascia i certificati successori? Nel nostro ordinamento i notai, è stato chiesto agli stati membri Ue di
scegliere le autorità che hanno la possibilità di rilasciare tale certificato. L’autorità così individuata
poteva essere o l’autorità giurisdizionale oppure un’altra autorità che è competente in materia di
successioni, quindi in alcuni ordinamenti saranno i notai, in altri le autorità giurisdizionali, in casi più rari
una autorità amministrativa (ad esempio nei paesi nordici).

Questa discrezionalità lasciata agli stati membri naturalmente comporta delle differenze nel procedimento
per il rilascio, in alcuni casi apre alla legge nazionale, il regolamento non entra nel dettaglio della
procedura, e qui forse si apre un primo ordine di problemi, perché l’ordine probatorio è oneroso in alcuni
casi e soprattutto il procedimento di rilascio del certificato sarà diverso a seconda dell’autorità che lo
rilascerà.

Inoltre il regolamento prevede che, nello stabilire quale autorità di quale stato membro è competente ad
emettere un certificato successorio, si devono sempre seguire le regole previste dal regolamento in
materia di giurisdizione e di scelta della legge viste in precedenza e allo stesso tempo le regole in vigore
negli Stati membri.

Il certificato successorio europeo non è una decisione, inoltre ha una portata temporale limitata, inoltre
non è detto che gli stati siano in grado di applicare i criteri, c’è il rischio di emissione di certificati
successori europei incompatibili. Abbiamo visto che ci sono una serie di regole previste per quanto
riguarda la LITISPENDENZA, non è detto però che le stesse regole di litispendenza si applichino anche alle
autorità diverse rispetto all’autorità giurisdizionale perché non è specificato nei regolamenti.

Questo certificato una volta rilasciato è presente in un formulario, il notaio compilerà il formulario
multilingue che permetterà alla autorità straniera di comprenderlo più facilmente.

L’autorità deve conservare l’originale e rilasciare una copia autentica che sarà valida solo per 6 mesi, qui
emerge proprio la volontà di non voler assimilare il certificato ad una decisione.

Una volta rilasciato il certificato produce effetti in tutti gli stati membri e crea una presunzione: si presume
che la persona indicata nel certificato possieda la qualità indicata nel certificato e che possieda i poteri
indicati nello stesso. Il certificato fa una sorta di fotografia della situazione giuridica della successione in un
determinato momento.

Tutte le autorità di tutti gli stati membri che si trovano difronte al certificato successorio non possono
contestarlo! È un elemento di prova privilegiato.

Oltre a questo effetto puramente probatorio, la questione si complica perché il regolamento introduce
degli effetti del certificato rispetto a dei soggetti terzi.

Art. 69: un soggetto terzo che dovesse eseguire pagamenti, o dovesse effettuare delle operazioni verso la
persona che è indicata come legittimata nel certificato, fa salva la sua operazione, a patto che sia in buona
fede. È salvo il pagamento del terzo in buona fede.

Art. 69.4: se io come persona indicata nel certificato come erede vendo un bene dell’asse ereditario, il
terzo che ha acquistato da me fa salvo il suo acquisto. L’acquisto del terzo è salvo se il terzo è in buona
fede.

Queste due disposizioni sono assolutamente di diritto sostanziale!

Da ultimo, il certificato può essere utile per trascrivere gli atti relativi ai beni dell’eredità nei pubblici
registri, ad esempio se io sono un erede tedesco che ha acquisito un bene immobile in Italia mediante
successione, con il certificato successorio posso chiedere la trascrizione del mio acquisto presentando il
certificato.

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