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Il recesso
Il recesso prima di Lisbona, o per meglio dire prima della mancata Costituzione Europea, non era stato previsto da
nessun Trattato proprio per simboleggiare la coesione della Comunità. Nonostante ciò, il recesso prima del 2009 non era
inammissibile dal momento che la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati del 1969 prevedeva che in caso di
assenza di una clausola in materia di recesso, quest’ultimo era ammissibile quando si ha un cambiamento radicale delle
circostanze le quali sono state fondamentali per la conclusione del Trattato, ex art.69 CVDT (es. Groenlandia è uscita per
autonomia dalla Danimarca), ovvero quando vi è un consenso di tutte le parti, ex art. 54 CVDT.
Dopo Lisbona si è introdotta nel TUE una clausola di recesso disciplinato dall’art.50 del TUE che configura una forma di
recesso unilaterale, ossia senza il consenso degli altri Stati. La procedura stabilita dall’art.50 TUE è una procedura
complessa che prevede la notifica da parta dello Stato membro nei confronti del Consiglio europeo della sua volontà di
lasciare l’Unione e successivamente l’inizio della fase di negoziato tra lo Stato e l’Unione per la conclusione di un
accordo che definisce le modalità di recesso (par.2). Qualora la fase di negoziato sia un successo, il recesso diventa
effettivo al momento dell’entrata in vigore dell’accordo (par.3). Qualora, invece, il negoziato non abbia un esito positivo,
lo Stato comunque perde lo Status di membro e i Trattati cessano di essere applicati allo Stato recedente dopo 2 anni
dalla notifica (o allo scadere di un termine deciso all’unanimità dal Consiglio). La fase di negoziato prende il via dopo
l’adozione da parte del Consiglio Europeo degli orientamenti su cui dovrà essere impostata la posizione dell’Unione, tale
fase deve inoltre essere svolta secondo quanto stabilito dall’art.218 del TFUE per gli accordi internazionali dell’Unione
con i paesi terzi. L’accordo poi sarà concluso dal Consiglio dell’Unione con una maggioranza qualificata rafforzata, ossia il
72% dei membri che rappresentino il 65% della popolazione dell’Unione (senza contare lo stato recedente), previa
approvazione del Parlamento. L’accordo di recesso è un accordo internazionale dell’Unione dal momento che si applica
di fatto ad uno Stato terzo e in quanto tale non può modificare né derogare le norme dei Trattati, ovvero non è diritto
primario. L’accordo di recesso inoltre serve solamente ad “accompagnare” con norme transitorie il passaggio al futuro
rapporto tra l’Unione e quello che sarà ormai uno stato terzo, rapporto regolato da nuovi accordi futuri tra i due.
L’art.50 TUE stabilisce, inoltre, che in caso di richiesta di adesione da parte di uno Stato che ha receduto dall’Unione,
tale richiesta dovrà seguire il procedimento stabilito dall’art. 49 TUE. I Trattati invece non prevedono nulla, in caso di
revoca della notifica di recesso da parte dello stato membro.