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Introduzione
Considerazioni generali.
Il Trattato di Lisbona
6. Il recesso
I Trattati hanno una durata illimitata per gli Stati membri, art 53 TUE e 356 TFUE, a meno
che questi non decidano di esercitare il diritto di recesso. Questo diritto è oggi previsto
dall’art 50 TUE. Tale disposizione è stata introdotta dal Trattato di Lisbona, ma si poteva
ritenere che anche prima della sua introduzione gli Stati membri avessero la possibilità di
recedere dall’Unione ai sensi dell’articolo 62 della Convenzione di Vienna sul diritto dei
trattati. Questa disposizione infatti, in mancanza di una norma ad hoc, consente
l’applicazione della clausola rebus sic stantibus: può essere invocato come motivo di
recesso un sopravvenuto mutamento fondamentale delle circostanze esistenti al momento
della conclusione dei Trattati.
L’intenzione di recedere deve essere notificata dallo Stato membro al Consiglio europeo.
Tale notifica non ha come effetto l’interruzione dell’applicazione del diritto europeo
verso lo stato membro, ma apre un negoziato volto a definire l’accordo sulle modalità di
recesso (withdrawal agreement).
La conclusione di questo accordo è disciplinata dall’articolo 218 del TFUE. Lo Stato
recedente non prenderà parte all’adozione della decisione in seno al Consiglio. Questo
delibera a maggioranza qualificata (72% dei membri, 65% popolazione rappresentata),
previa approvazione del Parlamento europeo (art 238 par 3 lett. b TFUE).
Con il recesso lo Stato non sarà più membro dell’Unione e quindi non sarà più vincolato dai
Trattati a partire dall’entrata in vigore dell’accordo di recesso. Vista l’assenza di precedenti,
la Brexit ha destato preoccupazioni e ha sollevato una serie di questioni in merito
all’esercizio di recesso. In particolare l’articolo 50 non stabilisce né il contenuto né le
modalità di conclusione del withdrawal agreement né tantomeno l'organo nazionale
competente per la notifica al Consiglio europeo. In merito, la Corte ha chiarito inoltre la
questione sulla possibilità di ritirare la notifica di recesso in quanto unilaterale e non
condizionata da alcuna accettazione.
Dopo il recesso lo Stato non beneficerà di alcun trattamento speciale e per poter tornare
membro dovrà rispettare la procedura dell’articolo 49 TUE.
L’accordo di recesso tra Regno Unito e Unione si sviluppa in 185 articoli e diversi protocolli
ed è entrato in vigore il 1° febbraio 2020 seguendo un iter piuttosto travagliato. Questo
accordo ha cercato di dare una risposta alla questione dei diritti dei cittadini britannici
residenti in Europa e di quelli europei residenti in UK. A questi cittadini è stato consentito il
diritto del divieto di discriminazione in base alla cittadinanza.
La libera circolazione delle persone non sarà tuttavia applicabile per il Regno Unito ma uno
specifico protocollo per l’Irlanda del Nord ha previsto il mantenimento di questa libertà al fine
di evitare un confine fisico tra Irlanda e Irlanda. N.
7. Le cooperazioni rafforzate
Lo stato in qualità di membro dell’Unione europea è obbligato a integrare l’acquis
comunitario. L’applicazione differenziata del diritto comunitario si può distinguere in due
ambiti, territoriale e sostanziale.
L’applicazione differenziata territoriale è disciplinata dall’art. 355 TFUE che definisce due
tipologie di applicazione. Secondo questa disposizione il diritto europeo non viene applicato
ai territori dei paesi situati fuori dall’europa o ai territori metropolitani, o soggetti alla
sovranità statale riconducibile in base ad accordi giuridici.
L’applicazione differenziata sostanziale è invece più ampia e comprende le clausole
aperte ovvero disposizioni dei Trattati che abilitano qualunque Stato membro a non essere
vincolato da norme o atti dell’Unione. Queste disposizioni comprendono deroghe e
protocolli. Il Protocollo 32 per esempio autorizza la Danimarca a mantenere la sua
legislazione in materia di acquisto di residenze secondarie. Oltre alle deroghe anche le
cooperazioni rafforzate possono costituire deviazioni da un modello di integrazione
uniforme. Introdotte dal Trattato di Amsterdam, sono disciplinate dall’art 20 del TUE e dagli
articoli 326-334 TFUE. L’iniziativa deve essere portata avanti da almeno nove stati membri
eil suo oggetto deve rientrare nei limiti delle competenze dell’Unione ma non può riguardare
le competenze esclusive all’Unione (esempio UEM).
Capitolo 4. Le Fonti