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Nel 1951 con il trattato di parigi è stata istituita la CECA (Comunità Europea del carbone e

dell’acciaio). I paesi membri che l’avevano costituita erano 5:


 francia
 italia
 lussemburgo
 paesi bassi
 germania

Lo scopo era quello di garantire il libero accesso e la libera circolazione alle fonti di produzione
che, negli anni 50, erano il carbone e l’acciaio. 
In questa ottica di collaborazione tra gli Stati membri, nel 1957 con il trattato di Roma, fu istituita la
EURATOM che era comunità europea per l’energia atomica, che aveva lo scopo di coordinare i
vari programmi di ricerca sull’energia nucleare per scopi pacifici.
Sempre nel 1957 con il trattato di Roma fu istituita la CEE (Comunità Europea Economica).

Quest ultima era la più importante tra le 3 comunità perché il settore economico  era uno in cui tutti
i paesi avevano più interesse ad accordarsi (ecco perché il campo economico diventa
consensuale)ed era meno soggetto alla resistenza nazionale.

Con la CEE si pongono 2 obiettivi:

 Il primo è di natura politica, si mirava alla creazione di una costruzione più funzionale
dell’Europa Politica e quindi si aveva un’idea di un’unificazione più ampia dell’ Europa .
 Trasformare le condizioni economiche degli scambi e quindi le produzioni del mercato
all’interno della comunità.
Questo perché uno degli obiettivi che si pose il Trattato era proprio la CREAZIONE DI UN
MERCATO COMUNE, DI UN’UNIONE DOGANALE E DI POLITICHE COMUNI all’interno
dei Paesi membri. 

Il mercato comune si basa sulle 4 famose libertà:


 libera circolazione delle persone
 libera circolazione dei servizi
 libera circolazione delle merci
 libera circolazione dei capitali

sempre nell’ottica del mercato comune vengono aboliti i dazi doganali tra i paesi membri dell’UE
per far si che le merci venissero scambiate in un regime di libera concorrenza.

Nel 1986 fu emanato l’atto unico europeo


per revisionare i trattati di roma del 1957, per rilanciare l’integrazione europea e garantire l’effettiva
realizzazione di quel mercato interno che nei fatti non era stato poi realizzato.
quindi l’atto  va a modificare quelle che sono le regole del funzionamento delle istituzioni europee e
soprattutto allarga anche le materie  oggetto di competenza per la comunità economica. 

Fino a quel momento, in considerazione del fatto che i paesi erano 5, la maggior parte delle
decisioni, all’interno della CEE, venivano prese all’unanimità. 
Il problema era che negli anni i paesi che aderivano alla comunità economica diventavano sempre
di più. 

Nel 1986 i paesi della CEE diventarono 12 e i casi che dovevano essere presi all’unanimità
diventavano sempre di meno.
per questo il consiglio iniziò a decidere per maggioranza così da rendere più facile l’applicazione
delle disposizioni della comunità europea. 

Le ulteriori modifiche che si sono susseguite sono:


 Trattato di Maastricht 1992 che apportò le prime modifiche; le 3 comunità vengono unite
sotto la denominazione di CE.
Non si parlerà soltanto di una riunione economica ma anche monetaria, quindi si gettano le basi di
quello che sarà poi l’EURO. 
 
 1997 viene emanato il trattato di Amsterdam dove vengono ampliate e potenziate le
competenze della comunità economica attraverso la creazione di una politica comunitaria;
 2007 Trattato di Lisbona ( 27 stati membri UE) riforma le politiche interne ed esterne
dell’UE. 
Con il Trattato di Lisbona alla denominazione attuale che è l’UE e consente alle istituzioni di
legiferare e di adottare misure in diversi settori.

Le Istituzioni comunitarie
 - commissione -> collegio indipendente dai governi degli stati membri che però la nominano. essa
rappresenta l interesse comune.
Potremmo dire che la commissione detiene il potere esecutivo per attuare le politiche comuni
dell’UE. Ha anche il compito di proporre gli atti comunitari al consiglio dell’UE ed è stata
denominata come la guardiana dei trattati perché vigila sulla corretta applicazione dei trattati.
inoltre ha un ruolo fondamentale in materia di aiuti di stato.

 consiglio dei ministri -> è composto dai rappresentanti dei governi degli stati membri 
 Ha le competenze in materia decisionale, di fatto è l’organo legislativo 
 coordina le politiche economiche degli stati
 predispone il bilancio della comunità 
 conclude i rapporti internazionali con i paesi esteri

 Parlamento europeo o assemblea parlamentare 


È colui che è dotato del potere consultivo ed emette i pareri.
Rappresenta i cittadini dell’UE e sono quest’ultimi che eleggono direttamente i rappresentanti del
Parlamento Europeo.

 Corte di giustizia 
È colei che deve garantire che il diritto europeo venga interpretato  e applicato allo stesso modo in
ogni paese europeo.

I singoli cittadini che ritengono che i loro paesi o anche un organo dell’UE abbia violato i loro
diritti, possono rivolgersi alla Corte di giustizia. 

C’è la corte dei conti che controlla che i fondi dell’UE siano raccolti in maniera corretta e
contribuisce a migliorare la gestione finanziaria. 
 Banca centrale europea
 gestisce l’euro
 gestisce la politica economica e monetaria all’interno dell’UE.
 è tenuta a mantenere la stabilità dei prezzi per favorire la crescita e l’occupazione all’interno
dell’UE

LE FONTI DELL’UNIONE EUROPEA

Dobbiamo fare una piccola premessa, si devono distinguere le fonti primarie(A) e le fonti
secondarie (B) o di diritto derivate.

Le fonti primarie sono caratterizzate dai trattati istitutivi dell’UE

Le fonti secondarie sono le norme emanate dalle istituzioni europee

Poi abbiamo i REGOLAMENTI che hanno portata generale ed è un atto SELF EXECUTING ossia
direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri. 
Ha quindi efficacia automatica non avendo bisogno del recepimento (lo stato recepisce le normative
comunitarie con una legge interna.essa può essere una legge un regolamento un atto amministrativo
generale ) e conferisce immediatamente i diritti, imponendo anche obblighi agli Stati, alle sue
istituzioni e anche ai privati.

La direttiva vincola lo Stato membro dell’UE verso il risultato da raggiungere, lasciando alla
competenza interna dei singoli stati la forma e il mezzo con cui raggiungere quel risultato. 

 Ha un’applicabilità mediata ed è necessario un atto interno di recepimento 


 si può parlare di  direttive Self executing, hanno un contenuto cosiddetto dettagliato, che
quindi vincolano lo Stato anche per la forma e per il mezzo da utilizzare per raggiungere il
risultato imposto dalla norma.
In genere le direttive individuano solo il risultato, nel cosiddetto Self executing individua non solo il
risultato ma anche il mezzo e la forma con cui raggiungerlo
Essendo appunto dettagliate diventano Self ex aequo Thing e in quanto tali come per il regolamento
non è necessario il recepimento quindi sono automaticamente efficaci .

Essendo un atto Self executing vuol dire che i consociati sono titolari di un diritto soggettivo, che
nasce nel momento in cui viene emanato quest’ultimo. Il che significa che sì per un qualunque
motivo lo Stato non si adegua agli atti self executing dell’unione europea, i soggetti consociati
possono chiedere allo Stato membro il risarcimento del danno a causa del mancato recepimento di
una direttiva Self ex nell’ordinamento interno. 

Ovviamente l’efficacia delle direttive è un’efficacia di tipo verticale, non è un efficacia in senso
orizzontale perché non regola i rapporti tra i consociati.

 Decisioni
sono obbligatorie ma solo per i destinatari
Hanno una portata concreta che possono essere indirizzate o ad uno stato membro o ad una persona
fisica determinata o ad una persona giuridica determinata e solo essi sono vincolati al contenuto
della decisione.
la decisione acquista efficacia con la notifica al destinatario, quindi quando l’atto della devozione
entra nella disponibilità del soggetto interessato, in quel momento diventa vincolante.

 le raccomandazioni e i pareri
 non hanno natura vincolante 
 non fanno sorgere ne obblighi ne diritti in capo al destinatario.
sono semplici raccomandazioni e pareri da parte degli organi dell’UE e lo stato è vincolato se non
viene mandata.

Perché ci interessa l’aspetto normativo? Che cosa succede nell’ipotesi in cui sorge un conflitto tra
una norma dell’Unione Europea e una norma nazionale? 

Nella nostra costituzione ci sono due articoli che ti interessano sotto questo punto di vista:
art 10 -> al comma uno riconosce che l’ ordinamento e giuridico nazionale si conferma alla norma
di diritto internazionale generalmente riconosciuta. Questa disposizione chiaramente fa riferimento
alle norme di tipo consuetudinario in relazione acquisti avviene per tutti gli Stati, un procedimento
di adattamento automatico e permanente.questo significa che tutti gli ordinamenti, facendo
riferimento a quello italiano ovviamente, si conformano costantemente al diritto internazionale.

Per quanto riguarda l’Unione Europea i trattati istitutivi sono stati recepiti dei singoli Stati mediante
un ordine di esecuzione che è stato adottato con leggi ordinarie.
Tutti i paesi hanno adottato le leggi ordinarie in esecuzione dei trattati istitutivi dell’Unione
Europea difatti questi trattati contengono molte volte disposizioni che ovviamente potrebbero
andare ad erogare norme costituzionali e ciò richiede che il fondamento di quest’ordine di
esecuzione dei trattati deve essere ricercato nella norma costituzionale, altrimenti nessuno Stato lo
avrebbe recepito.

l’articolo 11 della costituzione consente limitazioni di sovranità per assicurare la pace e la giustizia
tra le nazioni per cui eventuali deroghe alle norme costituzionali che sono state poste dei trattati
istitutivi dell’Unione Europea sono in qualche modo autorizzate dall’articolo 11 della costituzione. 

assistiamo al primato delle norme di diritto comunitario che prevalgono sulle norme interne che
comunque vanno a contrastare sia le precedenti sia le successive.
Quindi una norma interna che contrasta una dell’Unione Europea provviste di efficacia diretta, non
può essere applicata oppure deve essere disapplicata? Il che significa che quel rapporto rimarrà
disciplinato sole d’esclusivamente dalla norma di diritto dell’Unione Europea.
La competenza sarà del giudice nazionale che all’obbligo di applicare integralmente il diritto
dell’Unione Europea e di dare al singolo la tutela che quel diritto gli attribuisce. 

quindi sostanzialmente saranno i giudici dei paesi membri che dovranno garantire le preminenza del
diritto dell’unione europea sulle normative nazionali ed eventualmente andare a disapplicare la
norma nazionale in contrasto con il diritto dell’Unione Europea. 

Diciamo che l’eccessiva estensione del diritto dell’Unione Europea e soprattutto l’invasione in tanti
settori dell’Unione Europea ha portato la corte costituzionale italiana di lavorare la teoria dei contro
limiti. 
 Questa teoria afferma che le norme comunitarie non possono violare i principi fondamentali e di
diritti inviolabili sanciti dalla costituzione nazionale e sarà proprio un compito affidato alla corte
costituzionale di assicurare il rispetto da parte Dell’istituzioni comunitarie, di quelli che sono i
principi fondamentali diritti così come interpretati nei singoli paesi dell’Unione Europea. Il che
significa che il giudice nazionale nel momento in cui devi andare a eliminare una norma nazionale a
fronte di una norma dell’Unione Europea deve innanzitutto chiedere alla corte costituzionale di
verificare che quella norma dell’Unione Europea non sia in contrasto con i principi e diritti
fondamentali del paese membro.
Quindi sostanzialmente secondo la CC nel rispetto dei cosiddetti contro limiti prima di entrare nel
merito del giudice nazionale, deve chiedere un controllo di garanzia da parte della corte di
giustizia. 

veniamo ora alla fattispecie tributaria 


Non esisteva una fiscalità comunitaria, non esiste un sistema tributario contributi i propri
dell’Unione Europea. 
L’unica eccezione potrebbe essere quella dell’Iva che l’unica risorsa propria nonostante tutte le
attività  di accertamento, riscossione eccetera e di competenza dei singoli membri. 
Il problema era  che gli interventi comunitari nel settore tributario erano di tipo limitativo o di
prevenzione che erano tesi a garantire con le realizzazioni del mercato comune, libera circolazione.
Abbiamo visto che l’integrazione avvenuta mediante divieti e aiuti di Stato ed il problema era che
nell’ottica di un mercato comune lo scopo era evitare l’ipotesi come la doppia imposizione, quindi
sostanzialmente gli interventi a livello fiscale sono stati interventi settoriali.

abbiamo visto che uno degli obiettivi principali è stato sancito dall’articolo 110  TFUE, cioè il
divieto per gli Stati membri di applicare, direttamente o indirettamente, ai prodotti degli altri paesi
membri delle imposizioni che in qualche modo fossero comunque superiori a quelli applicati nei
singoli paesi questo perché l’art 110 cercava proprio di vietare queste forme di protezionismo nei
confronti dei prodotti nazionali, altrimenti lo scopo del libero mercato sarebbe venuto meno. 

In materia di diritto tributario permane l’UNANIMITÀ per evidenziare l’importanza che tutti i
paesi dell’UE fossero d’accordo su quanto stabilito dalle istituzioni dell’UE.

L’UE può intervenire in maniera fiscale solo se lo può fare in materia più efficace rispetto ai singoli
paesi dell’UE ( questo in attuazione del principio di sussidiarietà).
Cioè la preferenza dell’azione dell’Ue rispetto a quella statale avviene solo laddove le normative
dell’UE possono essere più efficaci e più produttive.
Allo stesso modo vige un attuazione del principio di proporzionalità non solo l’intervento dell’UE
deve essere limitato a quanto pare è strettamente necessario per raggiungere gli obiettivi dei trattati
istitutivi, altrimenti la competenza deve essere lasciata ai paesi membri.

Sempre nell’ambito degli interventi in materia fiscale, nel 1997, nel cosiddetto pacchetto monti, è
stato emanato il codice di condotta per la concorrenza fiscale dannosa.
quest’ultimo non è un atti normativo ma nel momento in cui i paesi decidono di aderire a questo
codice, diventa vincolante nei loro confronti.

Lo scopo era evitare la concorrenza fiscale dannosa all’interno dell’Ue, soprattutto lottare contro
l’evasione fiscale e contro i tentativi di frode fiscale.

che cos’è dunque il codice di condotta? è un impegno politico che i paesi membri si sono assunti
attraverso due tipi di procedure:
1 procedura di smantellamento -> i paesi membri che accettavano il codice, accettavano di abolire,
di modificare tutte le misure fiscali in vigore che costituivano concorrenza fiscale dannosa
2 procedura di mantenimento -> il cosiddetto mantenimento dello status quo. sostanzialmente i
paesi membri si impegnavano a non costruire in futuro nuove misure fiscale che avrebbero poi 
potuto causare concorrenza fiscale dannosa.

la caratteristica è che tra l’altro gli Stati membri si sono impegnati ad espellere questo codice di
condotta con i paesi terzi  , cioè sostanzialmente con i paesi fuori l’Unione Europea. 
il codice era anche volto a contrastare fenomeni di distorsione agli investimenti, evidenziando, forse
per la prima volta, un approccio globale alla fiscalità.  la finalità in qualche modo era quella di
ridimensionare la trazione di investitori stranieri verso i paesi a basse fiscalità, evitare quindi che
attraverso la politica fiscale si potesse incidere sulla scelta di in quale paese e andare ad esempio a
localizzarsi, cioè sono dannose quelle politiche fiscali volte ad incidere sulle localizzazioni delle
attività produttive all’interno dell’Unione Europea. 
Quindi lo scopo del codice e quello appunto di evitare queste forme di concorrenza sleale dannosa . 

Cos’è l’armonizzazione ?
tutti i paesi hanno modificato la propria struttura normativa a favore di una normativa dell’Unione
Europea, c’è stata quindi una unificazione legislativa al fine di evitare tutte le divergenze più gravi.
Lo scopo principale dell’Unione Europea era quello di creare un’imposta sui consumi che fosse
uguale alle attuazioni all’interno di tutto il perimetro degli Stati membri. 

Quando poi si è data attuazione alle direttive del 1967 che hanno portato all’istituzione dell’Iva, si
sono posti una serie di problemi pratici ed applicativi che in qualche modo nei risentivano ancora
adesso gli effetti. 
Quando è sorta l’Iva se stabilito un principio di tassazione nel paese di destinazione per favorire
l’applicazione di imposte in tutti i paesi . L’obiettivo principale era la tassazione del paese
d’origine, sostanzialmente nel momento in cui io produco un bene io andrò ad acquisire l’Iva
rispetto a quel bene e questo regime transitorio e in realtà ancora in vigore per le enormi differenze
di aliquote all’interno dei paesi dell’Unione Europea e questo reso sostanzialmente difficile la
possibilità di applicare un’unica aliquota e un’unica circolazione all’interno dei paesi e  libera
circolazione di tassazione del paese d’origine, quindi tutti i paesi che producevano i beni
acquisivano l’Iva e questo tutt’ora non è possibile. 

oltre all’Iva un’altra forma di armonizzazione si è avuta con le accise  che col vivano beni specifici
quali i tabacchi, la benzina ecc, in quanto colpisce la produzione lo scambio di quel bene. Viceversa
armonizzazione non c’è stata per le imposte dirette perché gli Stati membri difficilmente
accettavano questi effettivi limitazioni della sovranità e poi perché sono rientrati più importanti. 

Quindi tecnicamente non possiamo parlare di armonizzazione di imposte dirette ma di


riavvicinamento e cioè per il tramite di direttive, che sono sempre state assunte all’unanimità in
materia tributaria, quindi non a maggioranza sono intervenute in singoli settori: evitare la doppia
imposizione, evitare la discriminazione, stabilire in quale paese dovesse essere tassata. 

Le direttive 434/90
435/90 ‘madre/figlia’ alla fine del periodo d’imposta e la società figlia distribuisce i dividendi che
verranno tassati in capo alla società figlia, mentre la madre riconosciuto è un credito di imposta.

 il ruolo della corte di giustizia


Interpreta il diritto dell’Unione Europea al fine di garantire il rispetto e l’applicazione allo stesso
modo in tutti i paesi.
le sentenze possono riguardare delle procedure di tipo giudiziale quando c’è un problema di
interpretazione di una norma.
Siccome i tribunali nazionali devono garantire la corretta applicazione del diritto dell’Unione
Europea, il rischio è che i tribunali potrebbero dare un’interpretazione differente, soprattutto quando
la normativa e emanata da una lingua che può dar luogo a diversi interpretazioni. 
Quindi sei un giudice nazionale un dubbio può chiedere chiarimenti alla corte di giustizia. 
Le sentenze possono riguardare te le procedure di infrazione, lo scopo è di assicurare il rispetto
della legge dell’Unione Europea.questo tipo di procedure vengono adottate nei confronti di governi
che non rispettano il diritto dell’Unione Europea e possono essere avviate o dalla commissione
europea o da un paese dell’Unione Europea. 

l altro tipo di ricorso è quello per l’annullamento di fatti vi è l’annullamento di atti dei paesi
dell’Unione Europea laddove è uno Stato possa emanare una normativa che si pone in contrasto con
le normative dell’Unione Europea, in questo caso mi rivolgerò alla corte di giustizia per annullare il
provvedimento. 
posso rivolgermi anche per azioni di risarcimento del danno laddove un cittadino o UNI presa i cui
interessi siano stati lesi da un’azione dell’Unione Europea può citarli. 

La caratteristica delle sentenze  e che creano diritto e vincolano le parti tra cui sono state emanate,
infatti è interpartes. 

La corte è un organo giurisdizionale ed è composta da giudici nominati dai singoli paesi membri  e
sono assistiti dalla figura dell’avvocato generale, che ha il compito di assistere il lavoro del giudice
e spesse volte fornisce un parere che viene considerato come conclusione dando la sua
interpretazione e la corte potrà adeguarsi o distaccare. 
L’intervento degli Stati al fine di favorire le proprie produzioni è stato il mezzo adoperato per
sostenere le proprie produzioni e distribuzioni e quindi sostanzialmente per ostacolare la
concorrenza nei confronti dei beni che provenivano da altri paesi. 

con l’obiettivo del mercato comune si è sentita l’esigenza di introdurre una maggiore coerenza
dell’intero impianto normativo, quindi occorreva definire delle regole in modo tale da rendere più
proporzionato obiettivo da raggiungere e regolamentare soprattutto le procedure di controllo degli
aiuti di Stato che,. Gli Stati erogavano le proprie imprese, attraverso una legislazione che si occupa
in maniera dettagliata della concreta attuazione delle misure di aiuto. 
Quando è stato emanato il trattato si sentiva esigenza di creare un principio che limitasse la portata
degli interventi statali in maniera tributaria, e questo obiettivo ha raggiunto la sua esplicazione nel
divieto di aiuti di Stato previsto dall’articolo 107 TFUE.
Ricordiamo che l’articolo 107 l’articolo 108 formano un sistema di bilanciamento tra la volontà
degli Stati membri di rinunciare ad una parte della propria politica economica nazionale e la
consapevolezza dell’importanza che in determinati settori hanno gli aiuti di stato  . 

articolo 107 contiene in sé il divieto di aiuti di Stato incompatibili. Il divieto a una portata limitata
proprio perché il sistema adottato tende a non vietarli in maniera completa ma privilegiare un
sistema di controllo degli aiuti . Alcuni sono riconosciuti astri se sono incompatibili possono essere
cancellati o via il recupero degli aiuti soprattutto per quelli che hanno effetti distorsivi. 
E nel articoli 107 emergono delle caratteristiche come il principio una portata generale sono emesse
deroghe espresse nel trattato proprio perché consentono di evitare effetti distorsivi . 

nel 107 individuiamo anche i requisiti affinché un aiuto sia incompatibile difatti possiamo definirlo
come ogni vantaggio economicamente apprezzabile accordato ad un’impresa, attraverso un
intervento pubblico, vantaggio che altrimenti non avrebbe avuto. 
Vediamo nello specifico questi requisiti: 

1. Vantaggio economico
Affinché si possa parlare di aiuto di Stato l’intervento che viene posto in un atto improrogabilmente
deve arrecare all’impresa beneficiaria un vantaggio economico, che in una situazione normale non
avrebbe avuto . per vantaggio economico si intende un regime agevolato,  ovviamente l’impresa si
porrà in una posizione diversa più favorevole rispetto ad altre imprese concorrenti. 

NB: l’aiuto non è soltanto di tipo patrimoniale, ma possono essere tanti e diversi ad esempio
concedere condizioni particolarmente favorevoli come in ipotesi di cessazione dei beni oppure
applicare e degli sconti più favorevoli. 
Quindi l’aiuto non è solo un aiuto monetario ma il problema è che comporta situazioni di
concorrenza sleale; possono favorire forme di delocalizzazione verso Stati che lo concedono e
quindi situazioni che danneggiano imprese sane a favore di cose poco efficienti. 

Quindi la ratio del divieto di aiuti di Stato rivede proprio nell’intento di evitare che misure di
favore, concessi da uno Stato membro, possano difatti alterare gli equilibri del mercato, ostacolando
la giusta competizione che ci dovrebbe essere tra operatori economici.

1. Selettività:
 Se leggiamo l’articolo 107 sono esclusi gli aiuti di talune imprese, talune produzioni. In questo
talune era chiuso il concetto di selettività. Nel momento in cui vado a effettuare un vantaggio diretto
e specifico ad un particolare settore, sono in presenza di un divieto di aiuti di Stato. Laddove l’aiuto
ha una portata di tipo generale, cioè vado ad aiutare tutte le imprese che operano in un determinato
settore perché c’è una crisi, ovviamente non essendo un aiuto di tipo selettivo non è un aiuto di
Stato ma anzi un aiuto per lo sviluppo dell’economia interna del paese membro. 

1. Concesso dallo stato o mediante risorse statali 


Sarà lo stato o direttamente o mediante risorse statali, ovvero servendosi di enti pubblici o privati
costituiti a tal fine, che procederà a concedere con la rateizzazione su delega dello Stato. Si parte di
aiuti emessi direttamente dallo Stato se sono previsti, sovvenzioni, partecipazioni al capitale. 

Art 107 TFUE dice che ci sono delle deroghe e infatti il 2 e 3 comma individuano le Ipotesi
tassative di deroga che possono essere commesse dalla commissione perché siamo in presenza di
aiuti compatibili.

Lo scopo della previsione di tali deroghe è sempre quello di agevolare la creazione del mercato
unico e quindi di garantire evitando discriminazioni, garantendo la crescita economica finalizzata a
creare armonia all’interno del mercato comune. 
Deroghe
l’art 107 detta gli aiuti di stato incompatibili, ma ha delle deroghe. Lo scopo è quello di agevolare il
mercato unico.
aiuti a compatibilità assoluta (comma 2 art 107): lo stato dovrà applicare automaticamente la deroga
verificando solo se essa rispetta i criteri previsti per legge.
aiuti a compatibilità relativa o discrezionale (comma 3 art 107) : potrebbero essere compatibili ma
la commissione dovrà decidere se applicare la deroga o meno.
aiuti a compatibilità assoluta:
-aiuti a carattere sociale a singoli consumatori accordati senza discriminazione
-aiuti dati per colpa di calamità naturali o eventi simili eccezionali (sempre con discrezionalità,
ovvero, se il danno non mi ha colpito non posso essere soggetto ad un aiuto di stato)
-aiuti concessi all’economia di determinate regioni della repubblica federale di Germania ( per via
della divisione del muro di Berlino) (opzione più discussa)
aiuti a compatibilità discrezionale:
-aiuti per le regioni in cui il tenore di vita è basso
-aiuti destinati a promuovere un importante progetto di comune interesse europeo
-aiuti che servono a porre rimedio a gravi turbamenti posti in essere da uno stato membro -aiuti
destinati ad agevolare lo sviluppo di talune attività e regioni economiche
-aiuti destinati alla cultura e alla conservazione del patrimonio
-aiuti di stato determinate con decisione del consiglio su proposta della commissione
Per determinati tipi di aiuti (per i disabili, per lo sviluppo...) è stato sviluppato un particolare regime
semplificato di valutazione e controllo.
come si sviluppa un aiuto di stato? Lo stato membro informa la commissione dell’entrata in vigore
di un regime di aiuti, la commissione lo controlla (i fascicoli) ed eventualmente lo stato non
informa, la commissione chiede che dai prossimi interventi in materia di aiuti dovranno essere
notificati.
Procedura concessione di aiuti
ne giudici nazionali ne cittadini sono legittimati a decidere in materia di aiuti di stato, l’unico
organo legittimato è la commissione.
ci sono degli aiuti esistenti: aiuti nati prima dell’entrata in vigore del trattato (TFUE)
poi ci sono gli aiuti nuovi: quelli emanati dopo il TFUE (procedura di compatibilità dell’aiuto,
indagine preliminare e un’indagine formale)
indagine preliminare: uno stato prima di concedere l’aiuto deve notificare tutte le informazioni alla
commissione, dopo la notifica la commissione ha 2 mesi di tempo (perentorio) per valutare la
compatibilità dell’aiuto, il controllo termina con la fase preliminare quando la commissione ritiene
che non ci siano obbiezioni con le norme del trattato e quindi l’aiuto viene concesso.
la commissione non può emanare verdetto negativo , nel momento in cui essa ha il dubbio, si avvia
l’indagine formale. se nei 2 mesi la commissione non emana nessuna decisione l’aiuto è concesso
(silenzio assenso) lo stato notifica con la doppia notifica; se tale notifica è adempiuta l’aiuto nuovo
diventa aiuto esistente.
indagine formale: se la commissione ha dei dubbi sulla compatibilità nasce un contraddittorio, dopo
le osservazioni della commissione sull’incompatibilità dell’aiuto, chiede allo stato membro di
fornire le sue ragioni, dando un mese di tempo per replicare i dubbi della commissione
il termine dell’indagine formale è di 18 mesi, esso è derogabile, allo scadere del tempo con accordo
tra stato e commissione, essa ha 2 mesi di tempo per trare la propria conclusione.
si verifica un obbligo da parte dello stato membro interessato: clausola di Stand Still ovvero di non
dare assolutamente esecuzione prima che la procedura d’indagine abbia condotto ad una decisione
finale

quale può essere la decisione finale?


-la misura non è un aiuto
-se dopo le osservazioni i dubbi si trova compatibilità allora si avrà una decisione positiva -
decisione condizionale: decisione positiva a condizione che lo stato modifichi alcuni aspetti prima
dell’emanazione dell’aiuto
-aiuto incompatibile
Sono definiti aiuti illegali quelli in violazione dell’art 108 ovvero quelli che hanno omesso la
notifica oppure la notifica c’è stata ma non hanno rispettato la clausola di Stand Still
la commissione interviene con un’ ingiunzione di sospensione dando la possibilità allo stato di
definire ulteriori informazioni per ricorrere ad una decisione finale, all’ingiunzione di sospensione
si affianca l’ingiunzione di recupero a titolo provvisorio poiché si considera che quell’aiuto possa
recare danno irreparabile nei confronti di chi non l’ha avuto.
Sono definiti Aiuti abusivi quelli utilizzati dal beneficiario in violazione della decisione della
commissione
Recupero degli aiuti
già dagli anni 70 la corte di giustizia ha affidato alla commissione oltre al potere decisionale in
materia di aiuti di stato gli ha affidato il potere di recuperare gli aiuti di stato ovvero intervenire nel
momento in cui gli aiuti di stato non sono compatibili.
qualora un giudizio di un aiuto sia negativo e lo stato lo abbia già concesso, lo stato sarà obbligato a
reintegrare l’aiuto con i relativi interessi (reintegrazione dello Status Quo, tornare nella stessa
posizione di prima) annullando qualunque tipo di vantaggio.
gli stati entro 2 mesi dalla scelta del recupero devono: -scegliere le modalità di recupero
-stilare l’elenco di soggetti che hanno beneficiato -determinare l’importo degli aiuti da recuperare -
inoltrare la richiesta di recupero
-notificare ad i beneficiare l’ingiunzione di recupero
-fare prova dei fatti antecedenti
lo stato membro ha poi 4 mesi per dimostrare alla commissione il recupero
Ci sono dei limiti che bloccano la procedura di recupero:
-legittimo affidamento dell’operatore economico: la commissione non impone il recupero qualora
sia in contrasto con i principi generali del diritto comunitario
il recupero ha un limite di 10 anni dal momento in cui è stato concesso l’aiuto
Talvolta ci possiamo trovare davanti all’impossibilità di recupero; lo stato membro ha un’
impossibilità assoluta del recupero (ci devono essere dei vizi gravissimi per accettarla).

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