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Il sistema delle fonti del diritto dell’Unione è composto da diverse categorie:

1. Trattati istitutivi: Questi includono il Trattato sull'Unione europea e il Trattato sul


funzionamento dell'Unione europea, che hanno lo stesso valore giuridico. I protocolli e gli
allegati sono equiparati ai trattati e ne costituiscono parte integrante. La Carta dei diritti
fondamentali dell'Unione europea è anche parte integrante di questi trattati. I Trattati
istitutivi sono considerati la base costituzionale dell'Unione e godono di una posizione
preminente nell'ordinamento giuridico europeo.
2. Accordi internazionali: Gli accordi internazionali conclusi dall'Unione sono anch'essi fonti
di diritto dell'Unione e devono essere rispettati dagli Stati membri.
3. Diritto derivato: Questo è il diritto emanato dalle istituzioni dell'Unione europea attraverso
i procedimenti normativi previsti. Include regolamenti, direttive, decisioni,
raccomandazioni e pareri. Queste fonti sono subordinati ai Trattati e devono conformarsi
ad essi.
4. Principi generali dell'ordinamento dell'Unione: Questi sono principi giurisprudenziali
sviluppati dalla Corte di giustizia dell'Unione europea e costituiscono una fonte non scritta
del diritto dell'Unione. Essi sono utilizzati per interpretare e integrare il diritto scritto
dell'Unione.
Tra queste fonti, i Trattati istitutivi hanno un primato in quanto rappresentano la volontà
congiunta degli Stati membri e possono essere modificati solo attraverso un nuovo trattato. La
Corte di giustizia dell'Unione europea è incaricata di identificare le disposizioni dei Trattati che non
possono essere modificate.

Le modifiche ai trattati istitutivi dell'Unione europea devono seguire procedure specifiche, che
possono essere suddivise in tre principali categorie:
1. Procedura formale di revisione dei Trattati: Questa è la procedura più complessa e
coinvolge diversi attori. Può essere avviata da qualsiasi governo degli Stati membri, dal
Parlamento europeo o dalla Commissione. Se il Consiglio europeo decide a maggioranza
semplice di esaminare le modifiche proposte, viene convocata una Convenzione per
discuterle. La Convenzione adotta una raccomandazione, che viene poi esaminata da una
Conferenza dei rappresentanti dei governi degli Stati membri. Quest'ultima adotta un atto
finale contenente il testo del trattato modificato, che entra in vigore dopo la ratifica da
parte di tutti gli Stati membri.
2. Procedure semplificate di revisione: Esistono due procedure semplificate. La prima
riguarda la modifica delle disposizioni relative alle politiche e azioni interne dell'Unione. Il
Consiglio europeo, deliberando all'unanimità, può adottare una decisione che modifica tali
disposizioni, ma queste modifiche non possono estendere le competenze dell'Unione
previste dai trattati. La seconda procedura semplificata riguarda l'utilizzo delle procedure di
adozione degli atti, dove il Consiglio può adottare atti legislativi secondo la procedura
legislativa ordinaria prevista dal TFUE o dal titolo V del TUE. Queste decisioni richiedono
l'approvazione del Parlamento europeo e, se un parlamento nazionale si oppone entro 6
mesi, la decisione non può essere adottata.
3. Modifiche tramite altre disposizioni dei Trattati: Alcune modifiche possono avvenire
attraverso disposizioni specifiche dei Trattati che attribuiscono al Consiglio il potere di
adottare atti per integrare o ampliare il loro contenuto. Tali modifiche richiedono
l'approvazione degli Stati membri.
La clausola di flessibilità prevista dall'articolo 352 del TFUE consente alle istituzioni dell'Unione di
agire anche in assenza di un'espressa attribuzione di poteri, ma il suo utilizzo è limitato e deve
rispettare determinate condizioni, tra cui l'approvazione del Parlamento europeo e il rispetto del
principio di sussidiarietà.

L'efficacia diretta delle norme dei Trattati dell'Unione europea è un concetto importante che ha
implicazioni significative per i singoli cittadini e per gli Stati membri. Ecco alcuni punti chiave:
1. Effetti diretti e tutela dei diritti dei singoli: Secondo la Corte di giustizia dell'Unione
europea, le norme dei Trattati possono creare diritti soggettivi direttamente applicabili ai
singoli cittadini. Questo significa che i singoli possono invocare tali norme direttamente nei
confronti degli Stati membri davanti ai tribunali nazionali, senza la necessità di
un'attuazione nazionale. Ad esempio, le norme che vietano le discriminazioni o impongono
l'abolizione delle tasse doganali possono essere invocate direttamente dai cittadini europei
davanti ai tribunali nazionali.
2. Effetti diretti "verticali inversi" e responsabilità degli Stati membri: La Corte di giustizia ha
riconosciuto anche la possibilità per i singoli di far valere diritti derivanti dai Trattati non
solo nei confronti degli Stati membri, ma anche nei confronti di altri soggetti privati.
Questo principio, tuttavia, è stato oggetto di critiche, specialmente quando si tratta di
disposizioni che impongono agli Stati membri di adottare misure per contrastare le frodi o
altre attività illegali che danneggiano gli interessi finanziari dell'Unione.
3. Responsabilità degli Stati membri e risarcimento dei danni: Gli Stati membri sono tenuti a
dare piena applicazione alle norme dei Trattati e possono essere ritenuti responsabili per il
mancato adempimento di tali obblighi. Questo può includere il dovere di risarcire i danni
subiti dai singoli a causa dell'inadempimento degli obblighi derivanti dai Trattati. Tuttavia,
per ottenere il risarcimento, è necessario che vi sia una violazione manifesta e grave degli
obblighi da parte dello Stato membro, che la norma violata sia preordinata a conferire
diritti ai singoli e che esista un nesso di causalità tra la violazione dell'obbligo e il danno
subito dai singoli.
4. Autonomia procedurale degli Stati membri nella disciplina del risarcimento dei danni:
Spetta agli ordinamenti giuridici nazionali definire le forme e le modalità attraverso cui
disciplinare l'azione risarcitoria, in base al principio dell'autonomia procedurale degli Stati
membri.
In sintesi, l'efficacia diretta delle norme dei Trattati rappresenta uno strumento importante per
rafforzare la tutela dei diritti dei singoli nell'ordinamento dell'Unione europea e per garantire il
pieno rispetto del diritto dell'Unione da parte degli Stati membri.

Il testo discute dell'importanza dei principi generali nel diritto dell'Unione Europea (UE) e del loro
ruolo nel conferire coerenza e unità al sistema giuridico dell'UE. Ecco un riassunto dettagliato:
1. Ruolo dei Principi Generali: I principi generali sono fondamentali per l'ordinamento
giuridico dell'UE. Essi sono spesso basati sui trattati o interpretazioni della Corte di Giustizia
dell'Unione Europea (CGUE) e costituiscono una fonte non scritta di diritto dell'UE.
2. Forza Giuridica: I principi generali hanno un rango superiore agli atti normativi e si
applicano sia alle istituzioni dell'UE che agli Stati membri quando agiscono nel campo del
diritto dell'UE. Devono essere considerati anche nell'interpretazione dei trattati.
3. Riferimenti nei Trattati: Gli articoli 6(3) del Trattato sull'Unione Europea (TUE) e 340 del
Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) riconoscono esplicitamente
l'importanza dei principi generali nel diritto dell'UE.
4. Selezione dei Principi Generali: La CGUE seleziona e utilizza i principi generali per
interpretare il diritto derivato e colmare le lacune nell'ordinamento giuridico dell'UE,
assicurando la coerenza con gli ordinamenti nazionali.
5. Tipologie di Principi Generali:
o Principi Generali Derivati dagli Ordinamenti Nazionali: Basati sugli ordinamenti
degli Stati membri, includono il principio di legalità, di certezza del diritto, e di
legittimo affidamento.
o Principi Generali Propri del Diritto dell'UE: Autonomi e specifici all'UE, come
solidarietà, leale cooperazione, responsabilità degli Stati membri, preferenza
comunitaria, equilibrio istituzionale, mutuo riconoscimento, effetto utile,
proporzionalità, e sussidiarietà.
6. Principi Particolari: Alcuni principi sono considerati fondamentali per il perseguimento
degli obiettivi dell'UE e la protezione dei diritti dei cittadini europei, come il principio di
uguaglianza, di libera circolazione delle persone, di libera concorrenza, di parità di
trattamento, e di non discriminazione.
7. Impatto Negli Ordinamenti Nazionali: I principi generali dell'UE possono avere effetti
diretti negli ordinamenti nazionali e possono richiedere ai giudici nazionali di disapplicare
regole interne che sono in contrasto con essi.

Questo estratto discute dell'evoluzione della protezione dei diritti fondamentali nell'Unione
Europea (UE) attraverso la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) e il
processo di adesione dell'UE alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e
delle libertà fondamentali (CEDU). Ecco un riassunto dettagliato:
1. Origini del Dibattito: L'azione comunitaria dell'UE, guidata da esigenze e principi specifici,
ha portato a interferenze o contrasti con i diritti fondamentali negli ordinamenti interni.
2. Ruolo Iniziale della Corte di Giustizia: Inizialmente, la CGUE ha adottato una posizione
neutrale, limitando il suo ruolo al rispetto del diritto comunitario senza garantire i diritti
fondamentali negli ordinamenti interni.
3. Evoluzione della Giurisprudenza della Corte: Successivamente, la CGUE ha riconosciuto
l'importanza di garantire i diritti fondamentali nell'UE, incorporandoli come principi
generali del diritto comunitario.
4. Incorporazione dei Diritti Fondamentali: La CGUE ha identificato e incorporato vari diritti
fondamentali nell'ordinamento comunitario, come l'uguaglianza, la libertà religiosa, di
espressione, di circolazione e di associazione, l'inviolabilità del domicilio, il diritto di
proprietà, e il diritto a un giusto processo.
5. Garanzie e Limiti: La CGUE ha stabilito che la protezione dei diritti fondamentali si applica
sia alle istituzioni dell'UE che ai giudici nazionali, ma deve essere considerata nell'ambito
della struttura e degli obiettivi dell'UE.
6. Incorporazione nella Carta dei Diritti Fondamentali: Il Trattato di Lisbona ha integrato i
diritti fondamentali nell'UE attraverso la Carta dei Diritti Fondamentali, riconoscendo la
loro importanza nel sistema giuridico dell'UE.
7. Processo di Adesione alla CEDU: Il processo di adesione dell'UE alla CEDU è stato avviato,
ma ha incontrato ostacoli, principalmente riguardanti l'autonomia e gli equilibri
dell'ordinamento giuridico dell'UE.
8. Valutazione Critica del Processo di Adesione: La CGUE ha sollevato preoccupazioni
riguardo all'equilibrio istituzionale, all'autonomia dell'UE, e alla competenza della CGUE
stessa nei confronti della CEDU.

Questo estratto discute il sindacato della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) riguardo
agli atti interni degli Stati membri alla luce dei diritti fondamentali incorporati tra i principi generali
dell'ordinamento giuridico dell'Unione. Ecco un riassunto dettagliato:
1. Controllo sugli Atti degli Stati Membri:
o La CGUE può esercitare il sindacato di conformità rispetto ai diritti fondamentali
non solo sugli atti emanati dalle istituzioni dell'Unione, ma anche sugli atti interni
degli Stati membri.
o Questo controllo si estende ai provvedimenti interni che violano i principi generali
dell'ordinamento dell'Unione, inclusi i diritti fondamentali.
2. Tre Ipotesi Principali:
o Quando la misura interna lesiva di un diritto fondamentale rientra in un settore di
esclusiva competenza dell'Unione ed è già stata disciplinata dall'UE, la CGUE può
legittimamente svolgere il sindacato.
o In caso di materie rimaste nella competenza dell'Unione e portate all'attenzione
della CGUE, in linea di principio si esclude il sindacato di conformità.
o Se il collegamento tra competenze statali e dell'Unione è indiretto o eventuale, la
CGUE può esercitare il controllo in base al grado di incidenza della disciplina dell'UE
e alla sua relazione con la normativa nazionale.
3. Riduzione dell'Eccedenza delle Competenze Nazionali:
o A causa del progresso dell'integrazione europea e dell'ampliamento del mercato
interno, le competenze statali sono sempre più limitate.
o La CGUE tende a far emergere il nesso tra la tutela di un diritto e l'ordinamento
dell'Unione, consentendo agli individui di invocare le garanzie dell'UE contro gli
Stati membri.
4. Principio di Legalità e Controllo Limite:
o Il principio di legalità impedisce situazioni, atti o comportamenti in contrasto con i
principi "costituzionali" del sistema giuridico integrato dell'Unione.
o Anche se la Carta dei Diritti Fondamentali vincola gli Stati membri solo
nell'attuazione del diritto dell'Unione, garantire tali diritti a un cittadino costituisce
l'attuazione del diritto dell'Unione.

Questo estratto offre un'analisi approfondita della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione
europea (UE) e del suo impatto sull'ordinamento giuridico dell'UE e sugli ordinamenti nazionali.
Ecco un riassunto delle principali argomentazioni:
1. Provenienza e Contenuto della Carta:
o La Carta è stata proclamata nel 2000 e raccoglie i principi e le libertà fondamentali
provenienti da vari strumenti internazionali.
o Include diritti classici civili e politici, diritti culturali, sociali ed economici, nonché
diritti della terza generazione come quelli ambientali e della protezione dei
consumatori.
2. Valore Giuridico e Impatto della Carta:
o Nonostante la mancanza di un'autentica portata normativa, la Carta ha contribuito
a rafforzare i diritti fondamentali nell'UE, conferendo loro maggiore visibilità e
sicurezza.
o Il richiamo formale alla Carta nel Trattato di Lisbona elimina i dubbi sulla sua
efficacia giuridica, rendendo tutte le sue disposizioni idonee a produrre effetti
diretti.
3. Importanza del Richiamo alla Carta:
o Il richiamo alla Carta nel Trattato di Lisbona conferisce maggiore caratterizzazione
costituzionale al sistema dell'UE e impone alle istituzioni dell'UE il rispetto dei diritti
fondamentali.
o La Carta rende visibili e certi i diritti fondamentali e crea un sistema integrato di
tutela, coinvolgendo sia le corti costituzionali interne che la Corte di giustizia dell'UE
e la Corte europea dei diritti dell'uomo.
4. Critiche e Interrogativi:
o Vi sono preoccupazioni riguardo alla sovrapposizione di diritti e alla mancanza di
coordinamento tra disciplina sostanziale e procedurale.
o Potrebbero sorgere conflitti giurisprudenziali tra la Corte di giustizia dell'UE e la
Corte europea dei diritti dell'uomo sulla interpretazione e la portata dei diritti.
5. Ambito di Applicazione della Carta:
o La Carta si applica alle istituzioni dell'UE e agli Stati membri solo quando agiscono in
attuazione del diritto dell'Unione.
o La Corte di giustizia ha affermato di essere incompetente ad applicare la Carta in
situazioni meramente interne non coperte dal diritto dell'Unione.
6. Future Prospettive:
o L'adesione dell'UE alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo potrebbe risolvere
alcune incertezze e consentire uno sviluppo armonioso della giurisprudenza.
Inoltre, l'istituzione dell'Agenzia dell'Unione per i diritti fondamentali e la strategia presentata
dalla Commissione per rendere più effettivi i diritti fondamentali contenuti nella Carta sono
ulteriori punti di discussione.

Quello che descrivi è il principio della conformità del diritto dell'Unione europea alle norme
generali del diritto internazionale. Ecco alcuni punti chiave:
1. Osservanza delle Norme del Diritto Internazionale: L'Unione europea è vincolata
all'osservanza delle norme generali del diritto internazionale. Questo significa che le sue
azioni e quelle degli Stati membri devono conformarsi a tali norme.
2. Interpretazione del Diritto dell'Unione alla Luce del Diritto Internazionale: Quando la
Corte di giustizia dell'Unione europea interpreta il diritto dell'Unione, tiene conto delle
pertinenti norme del diritto internazionale. Tuttavia, questa interpretazione avviene nei
limiti della compatibilità con la struttura, le esigenze e i principi fondamentali
dell'ordinamento dell'Unione stessa.
3. Derogabilità delle Norme Generali del Diritto Internazionale: Le norme generali del diritto
internazionale possono essere derogate dalla volontà concorde degli Stati membri,
principalmente attraverso i Trattati dell'Unione europea. Inoltre, l'Unione europea ha una
struttura e un contesto unici che la differenziano dalle organizzazioni internazionali
tradizionali, e ciò influisce sull'applicazione delle norme internazionali.
4. Vietato Violare le Norme di Diritto Internazionale e dell'Unione: Oltre alle contromisure
implicanti la violazione di norme o principi fondamentali dell'ordinamento dell'Unione, è
vietata ogni misura che comporti la violazione di una regola di diritto dell'Unione o
internazionale. Questo perché è importante mantenere l'integrità e la legalità
dell'ordinamento giuridico dell'Unione europea e garantire il rispetto dei diritti previsti.

Gli accordi conclusi dall'Unione europea con Stati terzi diventano parte integrante
dell'ordinamento giuridico dell'Unione e entrano automaticamente in vigore una volta conclusi,
senza bisogno di alcun atto di esecuzione. Tali accordi sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale
dell'Unione Europea (GUUE) con il testo allegato. Essi hanno un rango superiore alle norme
derivate ma inferiore ai Trattati dell'Unione.
La Corte di giustizia dell'Unione europea esercita un controllo preventivo sulla compatibilità degli
accordi con i Trattati. Se la Corte esprime un parere negativo, l'accordo non può entrare in vigore.
Inoltre, la Corte può esercitare un controllo a posteriori sulla compatibilità degli accordi già
conclusi con i Trattati, il che potrebbe portare all'annullamento della decisione di conclusione.
Quando l'Unione subentra agli Stati membri nell'applicazione di certi accordi, i loro effetti giuridici
devono essere precisati alla luce del diritto dell'Unione, al fine di garantire un'applicazione
uniforme delle convenzioni che coinvolgono l'Unione.
Gli accordi conclusi dall'Unione possono produrre effetti diretti, attribuendo diritti e obblighi alle
persone fisiche e giuridiche, che possono essere invocati davanti ai giudici dell'Unione e nazionali,
anche in rapporti interprivatistici. Tuttavia, l'efficacia diretta dipende dalla chiarezza e precisione
degli obblighi derivanti dall'accordo, nonché dalla sua natura e dagli obiettivi.
L'obbligo di "interpretazione conforme" si applica anche agli accordi internazionali conclusi
dall'Unione. Questo significa che i giudici nazionali devono interpretare il diritto nazionale in
conformità con gli accordi internazionali, sebbene gli accordi stessi non abbiano efficacia diretta.
Questo può creare sfide simili a quelle riscontrate con le direttive, riguardanti il confine tra
l'interpretazione e la disapplicazione.

Gli accordi conclusi tra gli Stati membri dell'Unione europea partecipano al sistema delle fonti
dell'ordinamento dell'Unione. Questi accordi includono decisioni adottate dai rappresentanti dei
governi degli Stati membri nel Consiglio dell'Unione, nonché accordi stipulati tra Stati membri in
conformità con le disposizioni dei Trattati dell'Unione.
Tali accordi devono essere ratificati dagli Stati membri e sono soggetti alle regole generali del
diritto internazionale. Non rientrano nella competenza della Corte di giustizia dell'Unione, a meno
che non vi siano clausole o protocolli specifici che prevedano il contrario. Essi possono essere
considerati "fonti complementari" del diritto dell'Unione.
Gli accordi conclusi tra gli Stati membri dopo la loro adesione all'Unione non possono prevalere sul
diritto originario dell'Unione, a meno che i Trattati stessi non lo prevedano. Gli Stati membri non
hanno più competenza per concludere accordi internazionali nelle materie che rientrano nella
competenza esclusiva dell'Unione.
Le convenzioni concluse tra Stati membri prima dell'entrata in vigore dei Trattati dell'Unione sono
opponibili all'Unione solo nella misura in cui sono compatibili con tali Trattati.
La regola della prevalenza dei Trattati istitutivi non si applica pienamente ad alcuni accordi
precedenti tra Stati membri che istituiscono unioni regionali.

L'articolo 351 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) affronta la questione
della compatibilità con i Trattati degli accordi conclusi dagli Stati membri con Stati terzi prima di
diventare membri dell'Unione. Secondo tale articolo, l'applicazione dei Trattati non può
pregiudicare i diritti di uno Stato terzo né l'osservanza degli obblighi che uno Stato membro ha
assunto sulla base di una convenzione anteriore.
Tuttavia, le convenzioni precedenti non sono più opponibili all'Unione quando le parti coinvolte
conoscevano l'esistenza di impegni reciproci assunti nell'ambito dell'Unione dagli Stati membri. In
altre parole, se le parti sapevano che la competenza in materia sarebbe stata esercitata dalle
istituzioni dell'Unione, le convenzioni precedenti non possono essere opposte all'Unione.
La prevalenza degli accordi precedenti conclusi dagli Stati membri con Paesi terzi è ammessa solo
nei confronti di tali Paesi terzi e non per quanto riguarda i rapporti con l'Unione stessa.
In alcuni casi, l'Unione può subentrare nei diritti e negli obblighi degli Stati membri derivanti da un
trattato in materie diventate di competenza esclusiva dell'Unione, previo consenso degli Stati terzi
o divenendo parte all'accordo o negoziandolo per conto degli Stati membri.
Per quanto riguarda gli accordi con Stati terzi conclusi dopo l'entrata in vigore dei Trattati, essi non
possono più essere conclusi nelle materie oggetto della competenza dell'Unione. Resta comunque
il problema di stabilire i confini delle competenze esterne dell'Unione, che non è sempre facile da
risolvere, e possono emergere delicate questioni derivanti da un successivo intervento
dell'Unione.

Gli atti normativi dell'Unione europea sono emanati dalle istituzioni secondo le competenze
conferite e i procedimenti previsti dai Trattati. Essi si suddividono in atti vincolanti e non vincolanti,
tra i primi troviamo i regolamenti, le direttive e le decisioni. Questi atti sono adottati dal Consiglio,
talvolta anche dalla Commissione, e di norma adottati congiuntamente dal Consiglio e dal
Parlamento. Questi ultimi, adottati mediante la procedura legislativa ordinaria, sono noti come
"atti legislativi" dell'Unione.
La competenza normativa delle istituzioni dell'Unione deve rispettare il principio di legalità.
Sebbene i Trattati non stabiliscano una gerarchia formale tra gli atti normativi, è possibile
individuare una sorta di gerarchia lato sensu in base alla funzione per la quale vengono adottati.
Alcune disposizioni dei Trattati attribuiscono alle istituzioni il compito di emanare atti che
comportano integrazioni o modifiche del diritto primario dell'Unione.
La scelta del tipo di atto normativo è generalmente prescritta dai Trattati, ma quando non sia
indicata o sussista un'alternativa, spetta alle istituzioni scegliere l'atto più appropriato, nel rispetto
delle procedure e del principio di proporzionalità. La scelta deve tendere verso l'atto meno
invasivo delle competenze statali e, quando gli atti sono emanati nell'ambito di competenze
concorrenti, devono essere giustificati in base al principio di sussidiarietà.
Tutti gli atti normativi devono essere adeguatamente motivati e fare riferimento alle proposte o ai
pareri obbligatoriamente richiesti. La motivazione è considerata una forma sostanziale e la sua
mancanza può comportare l'invalidità dell'atto. Inoltre, devono contenere nel preambolo
l'indicazione della base giuridica, cioè delle disposizioni dei Trattati che attribuiscono alle istituzioni
il potere di adottarli. La scelta della base giuridica è importante per la certezza del diritto e può
essere oggetto di sindacato giurisdizionale da parte della Corte di giustizia.
Infine, un principio costante nella giurisprudenza della Corte di giustizia è che gli atti dell'Unione
devono essere interpretati in conformità con il diritto primario nel suo complesso, inclusa la Carta
dei diritti fondamentali, al fine di preservarne la validità.

I regolamenti costituiscono uno strumento fondamentale dell'Unione europea per armonizzare la


legislazione tra gli Stati membri. Essi sono atti normativi con valore erga omnes, applicabili a tutti i
soggetti interessati, e si distinguono dalle decisioni per la loro portata generale. La Corte di
giustizia ha confermato che la natura di un atto normativo va valutata in base al suo contenuto e
agli effetti giuridici prodotti, non solo alla sua forma.
Essi sono vincolanti per tutte le istituzioni dell'Unione, gli Stati membri e i loro cittadini e non
ammettono un'applicazione parziale o elettiva. Inoltre, sono direttamente applicabili in tutti gli
Stati membri senza la necessità di atti di recepimento o attuazione nazionali. Questo significa che i
regolamenti attribuiscono direttamente diritti e obblighi ai cittadini dell'Unione, e i giudici
nazionali sono tenuti a tutelarli anche nei rapporti inter-individuali.
Tuttavia, i regolamenti possono richiedere ulteriori provvedimenti di attuazione o specificazione
per la loro effettiva applicazione. Se gli Stati membri devono adottare provvedimenti legislativi,
regolamentari o amministrativi per applicare le disposizioni di un regolamento, spetta ai giudici
nazionali garantire che tali disposizioni interne siano conformi al contenuto del regolamento
comunitario. La mancata adozione di tali misure potrebbe comportare la responsabilità degli Stati
membri.
I regolamenti possono essere di base o di esecuzione, a seconda se siano adottati dal legislatore
dell'Unione o dalla Commissione per l'attuazione dei primi. La Commissione deve garantire che i
regolamenti di esecuzione siano conformi a quelli di base, altrimenti possono essere dichiarati
invalidi.
I regolamenti entrano in vigore venti giorni dopo la loro pubblicazione nella GUUE, e l'entrata in
vigore immediata è ammessa per motivi di urgenza. L'efficacia retroattiva dei regolamenti di solito
è esclusa, e gli Stati membri non possono modificare la portata degli atti mediante riserve o
obiezioni unilaterali. I regolamenti mirano a stabilire una disciplina uniforme su questioni di
competenza esclusiva dell'Unione e sono utilizzati per questo scopo.

Il testo fornisce una panoramica dettagliata sulle direttive dell'Unione Europea, sottolineando la
loro natura, funzione e impatto sui membri dell'Unione. Ecco un riassunto delle principali
informazioni fornite:
1. Caratteristiche delle Direttive: Le direttive vincolano gli Stati membri a raggiungere
determinati obiettivi, ma lasciano loro libertà nella scelta dei mezzi per farlo. A differenza
dei regolamenti, le direttive richiedono l'adozione di misure nazionali per essere applicate.
2. Fonte Normativa di Diritto Derivato: Le direttive costituiscono una fonte normativa di
diritto derivato dell'Unione Europea e favoriscono la collaborazione tra il livello normativo
dell'Unione e quello nazionale.
3. Pubblicazione e Entrata in Vigore: Le direttive entrano in vigore dalla data stabilita o dal
ventesimo giorno successivo alla loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione
Europea (GUUE).
4. Recepimento e Attuazione: Gli Stati membri devono adottare le misure necessarie per
attuare le direttive, garantendo così diritti e obblighi per i soggetti dei loro ordinamenti
nazionali.
5. Effetti Diretti: Le direttive possono produrre effetti diretti solo in determinate circostanze,
ad esempio quando impongono agli Stati membri solo obblighi negativi e quando creano
diritti individuabili nei confronti dei singoli.
6. Violazione e Sanzioni: La mancata attuazione delle direttive può portare a sanzioni, incluso
il risarcimento del danno per i soggetti danneggiati dall'inosservanza del diritto dell'Unione.
7. Effetti Orizzontali e Interpretazione Conforme: La giurisprudenza della Corte di Giustizia
dell'Unione Europea ha affrontato la questione degli effetti orizzontali delle direttive, in
particolare con il principio di interpretazione conforme, che richiede ai giudici nazionali di
disapplicare le norme interne incompatibili con le direttive.
8. Sentenza Mangold: La sentenza Mangold ha introdotto il concetto di principio di non
discriminazione in base all'età come principio generale e inderogabile del diritto
dell'Unione.
In sintesi, le direttive dell'Unione Europea svolgono un ruolo significativo nell'armonizzazione e
nell'applicazione del diritto nell'Unione, influenzando direttamente gli Stati membri e i loro
cittadini. La giurisprudenza costante della Corte di Giustizia contribuisce a chiarire e definire i loro
effetti e impatti.

Il testo fornisce informazioni sulle decisioni nell'ambito dell'Unione Europea, evidenziando le loro
caratteristiche, impugnabilità, effetti e procedure di notifica. Ecco un riassunto dei principali punti:
1. Caratteristiche delle Decisioni: Le decisioni sono atti vincolanti, obbligatori in tutti i loro
elementi, e possono avere carattere individuale o rivolgersi a un vasto numero di
destinatari. Tuttavia, talvolta può essere difficile distinguerle dai regolamenti.
2. Natura delle Decisioni: Le decisioni possono essere di due tipi: possono essere dirette a
soggetti privati, imponendo loro obblighi e attribuendo loro diritti che devono essere
garantiti dai giudici interni; oppure possono essere rivolte agli Stati membri, ma l'effetto
diretto è incerto e deve essere valutato caso per caso.
3. Efficacia delle Decisioni: Le decisioni che comportano un obbligo pecuniario per i privati
costituiscono titolo esecutivo. Tuttavia, per le decisioni rivolte agli Stati, l'effetto diretto è
dubbio e deve essere esaminato attentamente.
4. Effetti Orizzontali delle Decisioni: Un privato non può invocare la violazione di una
decisione diretta agli Stati membri in una controversia con un altro privato, poiché le
decisioni sono vincolanti solo per gli Stati membri.
5. Motivazione e Notifica delle Decisioni: Le decisioni devono essere motivate, indicando i
punti di fatto e di diritto su cui si basano. Le decisioni che designano i destinatari devono
essere notificate a essi, mentre quelle che non li designano vengono pubblicate sulla
GUUE; la mancata notifica non invalida la decisione, ma la rende inopponibile.
In sintesi, le decisioni dell'Unione Europea sono atti vincolanti che possono influenzare sia i
soggetti privati che gli Stati membri, ma la loro efficacia e impugnabilità dipendono dal contesto e
dalla natura specifica delle disposizioni.

Il testo fornisce informazioni sulle due categorie di atti non vincolanti nell'ambito dell'Unione
Europea: i pareri e le raccomandazioni. Ecco un riassunto dei principali punti:
1. Pareri: I pareri sono espressioni di punti di vista su una determinata questione, rivolti da
un'istituzione a un destinatario, che possono essere altre istituzioni, gli Stati membri o
privati. Non sono vincolanti e servono a "consigliare" o orientare il comportamento nel
senso ritenuto auspicabile. Possono essere oggetto di un ricorso in carenza se l'istituzione
si astiene dal formularli.
2. Raccomandazioni: Le raccomandazioni sono simili ai pareri ma hanno un carattere più
incisivo. Esprimono un invito o un'esortazione a tenere un certo comportamento, senza
porre alcun obbligo di risultato. Possono essere rivolte agli Stati membri, alle istituzioni o ai
privati. Anche le raccomandazioni non sono vincolanti.
3. Competenza delle Istituzioni: Il potere di adottare raccomandazioni è attribuito al
Consiglio, alla Commissione e alla BCE nei casi previsti. Tuttavia, tutte le istituzioni possono
emettere pareri e raccomandazioni.
4. Effetti indiretti: Sebbene non siano vincolanti, pareri e raccomandazioni possono avere
effetti giuridici indiretti. Ad esempio, i pareri motivati della Commissione nella procedura di
infrazione possono portare allo Stato membro in questione davanti alla Corte di giustizia.
5. Considerazione da parte dei Giudici Nazionali: I giudici nazionali sono tenuti a prendere in
considerazione le raccomandazioni per la soluzione delle controversie, soprattutto quando
contribuiscono a chiarire l'interpretazione delle disposizioni interne o completare atti
dell'Unione vincolanti.
6. Pubblicazione: Di solito, pareri e raccomandazioni sono pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale
dell'Unione Europea nella sezione dedicata alle Comunicazioni.
In sintesi, pareri e raccomandazioni sono strumenti non vincolanti utilizzati dalle istituzioni
dell'Unione Europea per esprimere punti di vista e suggerire comportamenti, senza imporre
obblighi legali. Tuttavia, possono avere implicazioni indirette e devono essere considerati dalle
autorità nazionali e dai giudici.

Il testo evidenzia diverse categorie di atti che, pur avendo natura e caratteri diversi da quelli propri
degli atti tipici dell'Unione Europea, svolgono un ruolo importante nella prassi dell'Unione. Ecco un
riassunto dei principali punti:
1. Regolamenti Interni: Le istituzioni dell'Unione Europea adottano regolamenti interni per
disciplinare il proprio funzionamento e lo status dei propri funzionari. Questi atti hanno
efficacia circoscritta ai rapporti interni dell'istituzione e non possono essere invocati dalle
persone fisiche o giuridiche davanti ai giudici nazionali. Tuttavia, le violazioni dei
regolamenti interni possono essere invocate a sostegno di un ricorso in annullamento
contro un atto dell'istituzione stessa, nei limiti in cui tali disposizioni offrono sicurezza
giuridica alle persone.
2. Altri Tipi di Atti: Oltre ai regolamenti interni, vi sono altri tipi di atti non vincolanti, come
direttive, pareri e raccomandazioni, che le istituzioni rivolgono ad altre nell'ambito del
procedimento decisionale. Questi atti non hanno effetti giuridici al di fuori dei rapporti
interistituzionali.
3. Decisioni: Il termine "decisione" include anche gli atti con cui il Consiglio conclude accordi
internazionali o adotta provvedimenti sulla base di specifiche disposizioni del Trattato.
Alcune decisioni possono essere considerate accordi internazionali semplificati, soggetti
all'approvazione degli Stati membri secondo le loro procedure costituzionali. Altre decisioni
hanno portata interistituzionale.
In sintesi, oltre agli atti tipici dell'Unione Europea come regolamenti, direttive e decisioni, esistono
anche altri tipi di atti con diverse caratteristiche e efficacie, che svolgono un ruolo significativo
nell'ambito delle istituzioni dell'Unione e nei loro rapporti reciproci.

Il testo evidenzia diverse categorie di atti che non rientrano nelle tipologie tradizionali previste dai
Trattati dell'Unione Europea ma che comunque svolgono un ruolo significativo nelle dinamiche
istituzionali. Ecco un riassunto dei principali punti:
1. Comunicazioni: La Commissione emette comunicazioni per delineare linee di azione,
progetti normativi, chiarire il proprio punto di vista su determinati problemi o stabilire
dottrine in settori di sua competenza. Anche se non vincolanti, possono creare aspettative
legittime negli interessati e hanno una portata normativa.
2. Conclusioni e Risoluzioni: Il Consiglio e il Consiglio europeo adottano conclusioni e
risoluzioni per chiarire il proprio pensiero o impegnarsi politicamente su determinate
questioni. Possono anticipare l'adozione di atti normativi o fissare principi guida per
l'azione dell'Unione.
3. Altri Tipi di Atti: Tra gli altri atti citati vi sono programmi d'azione, dichiarazioni,
deliberazioni e codici di condotta, tutti privi di valore vincolante e incapaci di produrre
effetti giuridici diretti per i singoli.
4. Dichiarazioni Comuni e Accordi Interistituzionali: Questi atti, firmati dai presidenti di
Parlamento, Consiglio e Commissione, hanno una natura principalmente politica e servono
a garantire una posizione comune su questioni rilevanti o a stabilire regole di
comportamento e modalità di cooperazione. Possono avere un impatto giuridico solo se gli
autori intendono vincolarsi legalmente, indipendentemente dalla forma.
5. Base Giuridica e Controllo: Gli atti devono rispettare i Trattati e possono essere soggetti a
controllo giudiziario per garantirne la conformità. La violazione di norme derivanti da una
dichiarazione comune può portare all'annullamento degli atti stessi.
In sintesi, questi atti riflettono il dovere di leale cooperazione tra le istituzioni dell'Unione e
trovano fondamento nel potere di autorganizzazione e collaborazione delle istituzioni stesse.
Sebbene non abbiano necessariamente valore vincolante, possono influenzare significativamente
il processo decisionale e la direzione politica dell'Unione.

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